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Testo in lingua italiana
LA PANDEMIA E LA SFIDA DELL’EDUCAZIONE
Bambini e adolescenti al tempo del Covid19
Una pandemia “parallela”
L’impatto della pandemia da Covid-19 sulla vita dei minori – bambini, e adolescenti – impone di mettere a fuoco quella che è stata chiamata una “pandemia parallela”[1]. Pur se le manifestazioni cliniche sono contenute, ovunque nel mondo lo stress psico-sociale prodotto su bambini e ragazzi dalle circostanze della pandemia ha provocato disagi e patologie, con conseguenze estremamente diversificate a seconda dell’età, delle diverse condizioni sociali e ambientali.
Questa pandemia parallela, che colpisce le generazioni nella fase in cui si sviluppano le energie finalizzate ad alimentare l’immaginazione del futuro, è destinata ad incidere profondamente sulla psicologia dei ragazzi, in modo particolare sugli adolescenti. Il disorientamento generato non può non richiamare l’attenzione degli adulti. Sembra di poter osservare che tale questione, per quanto ripetutamente evocata, sia ancora lontana dall’essere formulata come un tema centrale per il loro sviluppo. I tratti più incalzanti del dibattito corrente non lasciano percepire sufficiente determinazione nell’assunzione di questa responsabilità. I bambini e i ragazzi, dentro i limiti delle loro possibilità, ci lasciano intuire – a dispetto di tutto – una grande attesa e una implicita fiducia nella capacità degli adulti di interpretare lo stallo presente con la resilienza e la creatività che sono necessarie per trarne un insegnamento. Non tutte le nostre abitudini di vita devono “ritornare come prima”. Affinché le abitudini buone possano riprendere, dobbiamo certamente “fare i conti” con quelle che ci hanno resi troppo spensierati nei confronti del bene comune e della vulnerabilità individuale.
Con questa Nota la Pontificia Accademia per la Vita, nel suo concreto esercizio di tutela e promozione della vita, vuole fare tesoro di quanto vissuto in questi mesi, riconoscendo le risorse positive emerse durante questo tempo di pandemia e evidenziando alcuni luoghi particolarmente fragili e problematici, al fine di affrontare il prossimo futuro con quella speranza che è dovuta alle giovani generazioni.
1. Le risorse di bambini e adolescenti al tempo del Covid
I bambini e i ragazzi, proprio in questo frangente così inedito, pervasivo e traumatico per gli stessi adulti, mostrano una attenta capacità di essere sensibilizzati e coinvolti nella comprensione e nell’interpretazione della pandemia e dei suoi effetti. Nei più piccoli, proprio nel momento stesso in cui cresce una maggiore comprensione della realtà, aumentala sensibilitàper le domande e le risposte che riguardano il dolore, la malattia e la cura. Tale sensibilità rappresenta un primo e rilevante passo dello sviluppo di una coscienza morale. Non si può pensare che i bambini, anche piccolissimi, non abbiano senso di empatia e capacità di capire il dolore degli altri: lo percepiscono come esperienza moralmente rilevante. Si tratta di una qualità umana, che sempre emerge e sempre ci meraviglia. Per quanto povera di esperienza e riflessività adeguate, infatti, la coscienza è umana fin dall’inizio. Già nei primi anni di vita, dunque, noi intuiamo in profondità la questione del bene e del male come tema ineludibile del senso della vita. Per quanto misteriosa – e spesso persino enigmatica – questa sensibilità per la qualità morale della vita ci avvolge interamente fin da quando siamo bambini. Davanti alla morte i più piccoli sanno esprimere una sorprendete intuizione della sua dimensione di misterioso passaggio e di ininterrotta vicinanza. L’idea stessa di Dio rimanda spontaneamente ad un affidamento ultimo, attento, sensibile. Un’intuizione originaria dell’Amore, un riconoscimento fiducioso del Padre[2], di cui i bambini sono anche capaci.
Durante questi tragici mesi è poi emersala resilienza[3]che caratterizza le giovani generazioni, che hanno continuato a proiettarsi nel futuro nonostante gli eventi destabilizzanti, le condizioni difficili, talvolta anche i gravi traumi. Si è trattato della messa in campo di una resistenza agli eventi gravi della vita attraverso la reattività di risorse interiori e di sostegni esterni. I ragazzi sono capaci di resilienza: disagio psichico e reazione resiliente possono coesistere anche nei bambini e negli adolescenti. Per questo non vanno lasciati soli: è necessario attivare percorsi di rielaborazione del trauma, riconoscendo un senso e un significato dell’esperienza umana condivisa, resa difficile da eventi traumatici collettivi. L’esercizio di un dialogo empatico e di una elaborazione narrativa adeguati sono un ausilio di attenzione e di partecipazione indispensabili: sia nelle forme di cooperazione famigliare, fra genitori e comunità locali. Sia nella diffusione e nella distribuzione più ampia di parole e incontri che danno un senso, una direzione e un orientamento alle esperienze vissute.
Il momento della rielaborazione è anche l’occasione per comunicare ai minori unafiducia nella scienza. Davanti alle malattie come il Covid19, l’intelligenza umana sta trovando risposte, secondo gli statuti propri della ricerca scientifica. Le giovani generazioni, cresciute in un mondo fortemente tecnologizzato e scientificamente spiegato possono essere aiutate a riconoscere nella scienza un processo di fallimenti e vittorie attraverso cui ci si avvicina alle soluzioni. Al contempo, in un tempo in cui emerge un pericoloso negazionismo del valore della ricerca scientifica, la pandemia si presenta come una grande occasione per ribadire il valore e l’altezza dell’essere umano e del dono delle proprie capacità intellettuali. La realizzazione di vaccini efficaci è stata, anche, il frutto della condivisione di competenze scientifiche transnazionali e di rilevanti mezzi finanziari sia pubblici che privati che permettessero la gratuità della vaccinazione. Sono, questi, elementi tipici del mondo globalizzato, che abbiamo la responsabilità di presentare come pregi e opportunità.
2. Quattro sfide gravi e urgenti
Il perpetuarsi della pandemia a livello mondiale chiede di affrontare il prossimo futuro con un’assunzione precisa e condivisa di responsabilità nei confronti delle giovani generazioni. Si segnalano qui quattro ambiti in cui è necessario avere una particolare attenzione.
2.1 Aprire il più possibile le scuole
La scelta di chiudere le scuole, operata con modalità e tempi diversi nel mondo, è stata motivata dalla comunità scientifica con la necessità di evitare la diffusione del contagio nelle comunità. L’esperienza di precedenti epidemie ha dimostrato l’efficacia di questa misura nell’ottenere un controllo dell’infezione e un appiattimento della curva del contagio. D’altra parte, non si può non sottolineare la gravità di una tale misura, che dovrà in futuro essere considerata solo l’ultimaratioda adottare in casi estremi e solo dopo aver sperimentato altre misure di controllo epidemico quali una diversa sistemazione dei locali, dei mezzi di trasporto e dell’organizzazione dell’intera vita scolastica e dei suoi orari.
Laddove infatti le misure di contenimento hanno costretto i ragazzi alla pratica abituale – e spesso singhiozzante – della didattica a distanza, l’impoverimento dell’apprendimento intellettuale e la deprivazione delle relazioni formative sono diventati un’evidenza condivisa. Questa costatazione non impedisce di apprezzare l’uso dei mezzi tecnologici che abbiamo a disposizione per non perdere semplicemente la didattica e il contatto. Dobbiamo ringraziare le risorse della rete e auspicarne un rafforzamento in alcune aree del mondo dove l’uso dei collegamenti virtuali è ancora troppo debole. Ma è del tutto evidente che non bastano. Non si deve neppure escludere, nondimeno, la possibilità che una privazione così estrema avrebbe forse stimolato una resilienza più creativa e ingegnosa: in molti paesi, ancora adesso, la drastica limitazione delle possibilità di istruzione è contrastata dalla commovente ostinazione di piccoli alunni che fanno chilometri a piedi per raggiungere la scuola e di insegnanti itineranti che raggiungono piccoli gruppi di alunni nei loro villaggi, con i mezzi più diversi.
Quello che tuttavia viene all’evidenza – degli educatori, dei clinici, dei genitori e degli operatori sociali – è l’accumulo di frustrazione e di disorientamento soprattutto degli adolescenti, particolarmente aggravato da pregressi contesti di povertà e disagio sociale. La mancanza di interazione multidimensionale nel rapporto educativo e nella relazione sociale prova un impatto negativo sul sentimento della qualità della vita, sulle motivazioni della formazione della persona, sulla cura della responsabilità sociale. Non possiamo non sottolineare che la frequenza quotidiana della scuola non è solo strumento educativo. Per tutti, ma soprattutto in età adolescenziale, si tratta anche di “scuola di vita”, di relazioni, di legami amicali e di educazione affettiva. La chiusura delle scuole ha interrotto anche le relazioni sociali o le ha gravemente mutilate.
È importante rimarcare una serie di conseguenze negative che ancora oggi destano grave preoccupazione:
1) Nei paesi del Sud del pianeta è cresciuto in modo preoccupante il tasso diabbandono scolasticoin seguito all’interruzione della scuola. Si stima che almeno 10 milioni di bambini, nel mondo, non torneranno più a scuola[4]. Molti di loro vengono riassorbiti da problematiche sociali che li costringono al lavoro minorile e allo sfruttamento.
2) È accresciuto il rischio di unaregressione importante delle abilità /acquisizioni scolastiche.L’interruzione ha di fatto limitato l’accesso all’istruzione, accentuando a questo riguardo le ineguaglianze a causa del“digital divide”[5]connesso alle pratiche di didattica a distanza, delle ridotte capacità dei genitori di supportare i figli nello studio domestico, delle diseguaglianze in ordine alle diverse tipologie abitative.
3) Si è ridotto l’apporto calorico quotidiano[6] per quei bambini che vivono in zone dove il sistema scolastico provvede anche il cibo, colmando così situazioni di svantaggio economico, per altro aumentate a causa della crisi economica generata dalla pandemia.Al contrario, la chiusura delle scuole si associa nel mondo più sviluppato a stili di vita meno sani, relativamente alle modalità di alimentazione e alla ridotta attività fisica. L’incremento del peso nel breve periodo[7],anche modesto, può avere conseguenze a lungo termine per la salute (soprattutto maggiore incidenza di diabete e patologie cardiovascolari). L’interruzione di attività sportive ha avuto un impatto negativo sia dal punto di vista fisico che mentale e relazionale.
4) L’impatto sulla salute psico-fisica, mentale e sociale dei ragazzi e sull’interazione sociale generata dalla chiusura delle scuole ha generato disturbi d’ansia, depressione e stress[8]. Inoltre, la chiusura dei centri sportivi e le altre limitazioni imposte dal distanziamento sociale hanno determinato una riduzione dell’attività fisica – raccomandata dall’OMS in misura di almeno 60 minuti al giorno per i ragazzi di età compresa tra i 5 e i 17 anni[9]– con conseguenze in termini di incremento ponderale, ma anche di salute mentale. La ridotta esposizione dei ragazzi all’aria aperta, inoltre, si associa a deficit di vitamina D e a un peggioramento della miopia[10]. La limitazione dell’attività fisica nel corso della pandemia COVID-19 è risultata maggiore nei ragazzi le cui famiglie hanno dovuto affrontare difficoltà economiche o sono state sottoposte ad un maggiore stress psicologico[11].
5) La chiusura delle scuole ha aumentato la dipendenza da internet, videogames o TV(binge watching).La restrizione drammatica del gioco all’apertoha avuto serie conseguenze. Gli studi neuro-scientifici[12]mostrano che quando si limitano le esperienze di gioco e di esplorazione prevale una sovra-stimolazione delle aree che esprimono tristezza e paura, provocando effetti negativi sullo sviluppo del bambino.
Davanti a questa drammatica situazione, la capillare e universale diffusione dei vaccini e delle altre misure di prevenzione non aprirà – da sola – la strada. La ricostruzione della ricchezza formativa dell’interazione sociale e mentale che qualifica le fondamentali comunità di iniziazione e di apprendimento, è un tema di innovazione culturale e non solo di politiche economiche o allocazione di risorse.
Anche in questo i ragazzi ci vengono in aiuto. La chiusura forzata ha provocato una rinnovata consapevolezza dell’importanza di andare a scuola. La riapertura è sentita dai ragazzi come una mèta da raggiungere perché oggi se ne intuisce il valore, sia dal punto di vista educativo che sociale. Ne sono una prova i buoni risultati delle campagne vaccinali volte a favorire la vaccinazione per i giovani e gli adolescenti. La tecnologia, che è venuta in soccorso soprattutto nei paesi più sviluppati e nelle città, ha dato risalto all’importanza di un uso buono e sapiente della Rete e delle risorse che in essa possono nascondersi: il futuro del sistema scolastico potrà beneficiare di un più profondo scambio di competenze e conoscenze, possibile grazie a collegamenti, lezioni on-line e materiale condiviso in rete, di cui nel tempo della pandemia si è fatto largo uso.
2.2Custodire le relazioni familiari
L’ampliarsi obbligato della vita in famiglia ha offerto l’occasione di riscoprire iltempo condiviso come un’opportunità: una stagione da valorizzare e riempire, da mettere a frutto. La pandemia sfida i genitori e le famiglie nel loro ruolo educativo. Una improvvisa e marcata prossimità tra genitori e figli restituisce alla famiglia la visione di una responsabilità. Quella di immaginare con fantasia e creatività unarinnovata presenza nella vita dei figli. Essere genitori non significa solo mandare i figli a scuola e preoccuparsi che la frequentino. La chiusura delle scuole ha ricollocato lavocazione a essere genitorie nonnial cuore delle famiglie. I genitori svolgono un ruolo chiave nel supportare i ragazzi e nell’aiutarli a superare le difficoltà che vivono nella nuova situazione. Questa stagione si offre come una opportunità per rivedere i contenuti della sfida educativa a partire dalle famiglie.
Al contempo, gli studi mostrano come la pandemia ha mostrato i limiti di molte esperienze familiari e dei contesti vitali e abitativi in cui sono inserite. La violenza domesticadiretta opassiva (anche per lo stress economico che grava sulle famiglie) ha subito, in qualche paese, un incremento del 40-5% mentre secondo i dati di alcuni governi, le richieste di aiuto sono aumentate del 20% nei soli primi giorni dellockdown[13].Preoccupanti segnali didisturbi del comportamentosi sono verificati a livello mondiale. L’incremento dello stress genitorialedopo un periodo prolungato dilockdownsi ripercuote direttamente sul benessere mentale dei bambini. È impensabile affrontare i prossimi mesi senza un adeguato sostegno (sociale, culturale, urbanistico, economico) alle famiglie, che saranno ancora chiamate a sostenere non poche conseguenze dell’urgenza pandemica[14].
2.3 Educare alla fraternità universale
Dall’inizio del 2020 tutto il mondo si è sintonizzato su di un problema epocale di portata universale. Anche tale dimensione rappresenta unasfida educativa.La tendenza a restringere la formazione culturale entro orizzonti scolastici troppo provinciali e domestici rischia di eliminare dimensioni larghe e internazionali. La storia del Covid-19 si presenta al mondo degli educatori come unachancepreziosa. Illustrare origine, effetti e conseguenze della pandemia significa ripensare gli strumenti educativi per aiutare i bambini a scoprire e abitare il mondo, a non sentirsi estranei e a comprenderlo. Si apre la sfida per una nuovaeducazione alla mondialità e alla fraternità universale.Siamo “connessi” non solo e non tanto perché esiste internet ma perché tutti abitanti della medesima “casa comune”. Scrive papa Francesco nellaLaudato Si’ (92):“Non possiamo considerarci persone che amano veramente se escludiamo dai nostri interessi una parte della realtà: «Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere nuovamente nel riduzionismo».Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi.” Siamo al cuore teologico della vera testimonianza di fraternità cristiana che si esprime nel raccontare un Dio che è amico dell’uomo e che chiama “amici” tutti gli esseri umani (Gv15,15).
È necessario insegnare alle giovani generazioni a non fuggire le prospettive della globalizzazione, le conquiste della scienza, la sfida ecologica, la prospettiva economica e sociale con le sue diseguaglianze, il ruolo deisocial mediae della tecnologia. Non potremo né dovremo più solo lamentarci che i nostri ragazzi sono chiusi in sé stessi e dentro angusti confini culturali, fuori dal mondo e dai suoi problemi; con la pandemia tutto il mondo è entrato in ogni casa: quello dei paesi più benestanti e anziani come quello dei più giovani ma ancora in via di sviluppo. Spetta al mondo degli educatori tradurre tutto questo e farne tesoro perché le nuove generazioni aprano gli occhi e diventino più consapevoli del mondo e della loro responsabilità di cittadini e di credenti.
2.4 Trasmettere la fede nel Dio della vita
Non possiamo negare che, accanto a molti virtuosi esempi di creatività e rinnovata fantasia pastorale, per troppe realtà ecclesiali la pandemia si è rivelata una grave fonte di stressche ha generato, non di rado e con qualche ragione, una sospensione delle attività educative ordinariamente proposte dalle comunità cristiane ai bambini e ai ragazzi. L’esperienza vissuta impone, per il prossimo futuro, una doverosa e urgente ricomprensione della cura pastorale delle giovani generazioni.
La pandemia stessa, come avvenimento complesso, non può non essere considerata una occasione per approfondire e mettere a fuoco temi di enorme rilievo per l’educazione alla fede. Il Covid-19 offre la sponda per proporre ai più giovani tematiche che forse sono state troppo relegate ai margini nella pastorale ordinaria del tempo senza pandemia: da dove viene il male? Dove è Dio nel tempo dell’epidemia? Quale è il rapporto sano ed equilibrato che la Chiesa propone tra scienza e fede? Quali pagine della Scrittura illuminano questo tempo? Quali parole davanti alla malattia e quali gesti per accompagnare i malati? Sono, queste, alcune domande le cui risposte, cercate e trovate insieme ai ragazzi, in modo adeguato e rispettoso delle diverse età, costituiranno senza dubbio una fonte e un’occasione di crescita nella fede.
La pandemia, inoltre, costringendoci più nelle case, ha come riproposto l’abitazione e la famiglia come ‘spazio sapienziale’ dell’assimilazione e della partecipazione della fede, dove si trovano gesti e parole che sostengano, suscitino e rispondano alle domande profonde dei nostri figli. A questo fine è urgente lavorare perché, all’interno della comunità cristiana, le famiglie emergano come ‘nodi di rete’ dei cammini di formazione e di accompagnamento: con il valore aggiunto di una migliore evidenza del nesso fra vita familiare e vita della comunità, rispetto a quello della singola famiglia con l’istituzione parrocchiale. In questo modo, tra la vita della comunità e quella dentro le mura domestiche, si incomincerà a sanare e a colmare una eccessiva distanza, che – anche a prescindere dall’emergenza – da tempo impoverisce entrambe. In tale direzione va infatti papa Francesco che scrive inAmoris Laetitia (279): “Per rendere efficace il prolungamento della paternità e della maternità verso una realtà più ampia, «le comunità cristiane sono chiamate ad offrire sostegno alla missione educativa delle famiglie»,in modo particolare attraverso la catechesi di iniziazione. Per favorire un’educazione integrale abbiamo bisogno di ravvivare l’alleanza tra le famiglie e la comunità cristiana”.
Conclusione
Le radici della preoccupazione educativa della Chiesa per i suoi figli più piccoli affondano nelle stesse pagine evangeliche.
“Gli presentavano dei bambini perché, li toccasse, ma i discepoli li rimproveravano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro” (Marco 10, 13-16).
I discepoli non facilitarono l’avvicinamento dei bambini a Gesù, che li rimproverò. La società appare talvolta più matrigna che madre: lascia i piccoli soli e senza risposte; e quelle che offre non di rado sono pericolose e dannose.
La Chiesa Cattolica, a partire dall’esperienza della pandemia, indica l’urgenza di rimuovere pesanti ostacoli che impediscono, nel mondo, un sano e positivo inserimento dei bambini e degli adolescenti nella società,e che siano create tutte le condizioni perché questo avvenga. I ragazzi devono frequentare la scuola. Lasciamo che i bambini vadano a scuola, è il rinnovato appello che nasce dal tempo della pandemia. Lasciamo che la scuola sia un ambiente sano, dove si apprendano il sapere e la scienza del vivere insieme e delle relazioni. Lasciamo che i più piccoli abbiano buoni maestri, attenti ai talenti di ciascuno e capaci di pazienza e di ascolto.
È necessario sentire, inoltre, prepotente nei nostri cuori – e nella nostra azione pastorale – la spinta a portare i più giovani da Gesù e ad educarli alla sua scuola. Lasciamo che i bambini conoscano Gesù, medico delle anime e dei corpi, vadano a Lui con le loro domande, la loro capacità di resilienza e il loro proprio cammino di fede. La pandemia ha richiamato tutti alla necessità di affrontare le domande autentiche e sorgive dei ragazzi nei confronti di un male improvviso e collettivo. Includere le risposte a tali interrogativi nei cammini di iniziazione alla fede è un’opportunità da non eludere. L’epidemia da Covid-19 è un fenomeno globale che ripropone la sfida di aprire le menti e i cuori ad una dimensione universale e larga.Ce lo ha ricordato Papa Francesco, nel suo messaggio del 15/10/2020 in occasione del Global Compact on Education: “Siamo consapevoli che un cammino di vita ha bisogno di una speranza fondata sulla solidarietà, e che ogni cambiamento richiede un percorso educativo, per costruire nuovi paradigmi capaci di rispondere alle sfide e alle emergenze del mondo contemporaneo, di capire e di trovare le soluzioni alle esigenze di ogni generazione e di far fiorire l'umanità di oggi e di domani".
Vaticano, 22 dicembre 2021
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[1]M C Cardenas, S S Bustos, R Chakraborty,A 'parallel pandemic': The psychosocial burden of COVID-19 in children and adolescents. Acta Paediatr. 2020 Nov;109(11):2187-2188.
[2]R. Coles,The Spiritual Life of Children, 1990.
[3] ES Rome, PB Dinardo, VE Issac,Promoting resiliency in adolescents during a pandemic: A guide for clinicians and parents. Cleve Clin J Med 2020 Oct 1;87(10):613-618.
[4]J A Hoffman, E A Miller.Addressing the Consequences of School Closure Due to COVID-19 on Children's Physical and Mental Well-Being. World Med Health Policy 2020 Aug 20;10
[5]S Tang, M Xiang, T Cheung, YT Xiang. Mental health and its correlates among children and adolescents during COVID-19 school closure: The importance of parent-child discussion. J Affect Disord 2021 Jan 15;279:353-360.
[6]A R Masonbrink, E Hurley.Advocating for Children During the COVID-19 School Closures. Pediatrics 2020 Sep;146(3):e20201440.
[7]M Ab Khan, J Moverley Smith,"Covibesity," a new pandemic.Obes Med 2020 Sep;19:100282.
[8]S Tang, M Xiang, T Cheung, YT Xiang.Mental health and its correlates among children and adolescents during COVID-19 school closure: The importance of parent-child discussion.J Affect Disord 2021 Jan 15;279:353-360.
[9]https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/physical-activity(ultimo accesso: 6 settembre 2021)
[10]E Shneor, R Doron, J Levine, et al,Objective Behavioral Measures in Children before, during, and after the COVID-19 Lockdown in Israel. Int J Environ Res Public Health. 2021 Aug; 18(16): 8732.
[11]L C Mâsse, I Y Edache, M Pitblado.The Impact of Financial and Psychological Wellbeing on Children’s Physical Activity and Screen-Based Activities during the COVID-19 Pandemic. Int J Environ Res Public Health. 2021 Aug; 18(16): 8694.
[12]M Poletti, A Raballo.Letter to the editor: Evidence on school closure and children's social contact: useful for coronavirus disease (COVID-19)?Euro Surveill 2020 Apr;25(17):2000758.
[13]M C Cardenas, S S Bustos, R Chakraborty,A 'parallel pandemic': The psychosocial burden of COVID-19 in children and adolescents. Acta Paediatr. 2020 Nov;109(11):2187-2188.
[14] D Marchetti, L Fontanesi, C Mazza et al,Parenting-Related Exhaustion During the Italian COVID-19 Lockdown. J Pediatr Psychol 2020 Nov 1;45(10):1114-1123
[01838-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
LA PANDÉMIE ET LE DÉFI DE L’ÉDUCATION
Enfants et adolescents au temps de la Covid19
Une «pandémie parallèle»
L’impact de la pandémie de Covid-19 sur la vie des mineurs – enfants et adolescents – rend nécessaire de se concentrer sur ce qui a été appelé une «pandémie parallèle»[1]. Bien que les manifestations cliniques soient limitées, partout dans le monde, le stress psycho-social produit sur les enfants et les jeunes par les circonstances de la pandémie a provoqué des malaises et des pathologies, avec des conséquences extrêmement diversifiées selon l’âge, les conditions sociales et environnementales.
Cette «pandémie parallèle», qui touche ces générations au moment où se développent en elles ces énergies qui sont destinées à alimenter leur imaginaire à l’égard de l’avenir, ne manquera pas d’avoir un effet profond sur la psychologie des enfants, et notamment des adolescents. La désorientation qui en suit ne peut manquer d’attirer l’attention des adultes. Nous observons que cette question, bien qu’évoquée à maintes reprises, semble encore loin d’être formulée comme un thème central de leur développement. Les caractéristiques les plus pressantes du débat actuel ne suggèrent pas une détermination suffisante pour assumer cette responsabilité. Les enfants et les jeunes, dans la limite de leurs possibilités, laissent pressentir – malgré tout – une grande attente et une confiance implicite dans notre capacité, en tant qu’adultes, à interpréter l’impasse actuelle avec la résilience et la créativité nécessaires pour en tirer les leçons. Toutes nos habitudes de vie ne doivent pas nécessairement «redevenir ce qu’elles étaient auparavant». Afin que les bonnes habitudes puissent reprendre, il faut certainement «en finir» avec celles qui nous ont rendus trop insouciants à l’égard du bien commun et de la vulnérabilité individuelle.
Par cette Note, l’Académie Pontificale pour la Vie, dans son exercice concret de protection et de promotion de la vie, souhaite mettre à profit ce qui a été vécu ces derniers mois, en reconnaissant les ressources positives qui ont émergé durant cette période de pandémie et en mettant en évidence certains domaines particulièrement fragiles et problématiques, afin d’affronter l’avenir proche avec l’espérance qui revient aux jeunes générations.
1. Les ressources des enfants et des adolescents au temps de la Covid
Les enfants et les jeunes, précisément en cette période sans précédent, si intrusive et traumatisante même pour les adultes, font preuve d’une grande capacité à être sensibilisés et impliqués dans la compréhension et l’interprétation de la pandémie et de ses effets. Chez les enfants les plus jeunes, au moment même où une plus grande compréhension de la réalité se développe, la sensibilité aux questions et aux réponses concernant la douleur, la maladie et le traitement augmente. Cette sensibilité est une première étape importante dans le développement d’une conscience morale. On ne peut pas supposer que les enfants, même très jeunes, n’ont pas le sens de l’empathie et la capacité de comprendre la douleur des autres : ils la perçoivent comme une expérience moralement pertinente. Il s’agit d’une qualité humaine qui émerge toujours et nous surprend toujours. En effet, bien que dépourvue d’expérience et de réflexivité adéquates, la conscience est vivante depuis le début. Dès les premières années de notre vie, nous avons donc une intuition profonde du poids du bien et du mal comme thème incontournable du sens de la vie. Aussi mystérieuse soit-elle – et souvent même énigmatique – cette sensibilité à la qualité morale de la vie nous enveloppe entièrement dès notre enfance. Face à la mort, les plus jeunes enfants sont capables d’exprimer une intuition surprenante de sa dimension de passage mystérieux et de proximité ininterrompue. L’idée même de Dieu renvoie spontanément à une confiance ultime, attentive et sensible. Une intuition originelle de l’Amour, une reconnaissance confiante du Père[2], dont les enfants sont également capables.
Au cours de ces mois tragiques, nous avons pu voir la résilience[3] qui caractérise les jeunes générations, car elles ont continué à se projeter dans l’avenir malgré des événements déstabilisants, des conditions difficiles et parfois même de graves traumatismes. Elles ont su déployer une résistance aux événements graves de la vie en réagissant à travers leurs ressources intérieures et un soutien extérieur. Les enfants et les adolescents sont capables de résilience : la détresse psychologique et les réactions résilientes peuvent également coexister chez les enfants et les adolescents. C’est pourquoi il ne faut pas les laisser seuls : il est nécessaire d’activer des parcours de réélaboration du traumatisme, en reconnaissant un sens et une signification à cette expérience humaine partagée, qui a été rendue difficile en raison d’événements traumatiques collectifs. L’exercice d’un dialogue empathique et d’une élaboration narrative adéquats sont des aides indispensables à l’attention et à la participation : tant dans les formes de coopération familiale qu’entre les parents et les communautés locales. Ainsi que dans la diffusion et la distribution plus vaste de dialogue et de rencontres qui donnent un sens, une direction et une orientation aux expériences vécues.
Ce moment de réélaboration est également l’occasion de communiquer aux mineurs qu’il faut avoir confiance dans la science. Face à des maladies comme la Covid19, l’intelligence humaine trouve des réponses, selon les statuts propres à la recherche scientifique. Les jeunes générations, élevées dans un monde hautement technologisé et scientifiquement expliqué, peuvent être aidées à reconnaître dans la science un processus d’échecs et de victoires à travers lequel il est possible de s’approcher des solutions. En même temps, à l’heure où émerge un dangereux négationnisme de la valeur de la recherche scientifique, la pandémie se présente comme une grande opportunité pour réaffirmer la valeur et la hauteur de l’être humain et du don de ses capacités intellectuelles. La réalisation des vaccins efficaces a également été le résultat du partage de compétences scientifiques transnationales et d’importantes ressources financières, aussi bien publiques que privées, afin que soit assurée la gratuité de la vaccination. Il s’agit là d’éléments typiques du monde globalisé, que nous avons la responsabilité de présenter comme des mérites et des opportunités.
2. Quatre défis sérieux et urgents
La poursuite de la pandémie au niveau mondial exige, dans un avenir proche, une prise de responsabilité claire et partagée vis-à-vis des jeunes générations. Voici quatre domaines dans lesquels une attention particulière est nécessaire.
2.1 Ouvrir le plus possible les écoles
La communauté scientifique a pris la décision de fermer les écoles, de manières différentes et à différents moments dans le monde, en motivant cette décision par la nécessité d’éviter la propagation de la contagion au sein des communautés. L’expérience des épidémies précédentes a montré l’efficacité de cette mesure afin de contrôler l’infection et aplanir la courbe de la contagion. En revanche, on ne peut manquer de souligner la gravité d’une telle mesure, qui ne doit à l’avenir être considérée que comme un dernier recours à adopter dans des cas extrêmes et seulement après avoir expérimenté d’autres mesures de contrôle de l’épidémie, telles qu’une disposition différente des locaux, des moyens de transport et de l’organisation de la vie scolaire dans son ensemble, ainsi que de son emploi du temps.
En effet, là où les mesures d’endiguement ont contraint les élèves à la pratique habituelle – et souvent titubante – de l’enseignement en distanciel, l’appauvrissement de l’apprentissage intellectuel et la privation de relations formatrices sont devenus une évidence partagée. Certes, ce constat ne nous empêche pas d’apprécier l’utilisation des moyens technologiques dont nous disposons, afin de ne pas perdre tout simplement l’enseignement et le contact. Nous devons être, en effet, reconnaissants pour les ressources du Net et espérer qu’elles seront ainsi renforcées dans certaines régions du monde où l’utilisation des connexions virtuelles est encore trop faible. Mais il est parfaitement clair que ces dernières ne sont pas suffisantes. Il ne faut pas non plus exclure la possibilité qu’un tel dénuement extrême ait pu stimuler une résilience plus créative et ingénieuse : dans de nombreux pays, aujourd’hui encore, la limitation drastique des possibilités d’éducation est contrebalancée par l’obstination émouvante de très jeunes élèves qui font des kilomètres à pied pour se rendre à l’école, et celle d’enseignants itinérants qui atteignent de petits groupes d’élèves dans leurs villages à travers les moyens les plus disparates.
Ce qui est cependant évident pour les éducateurs, les cliniciens, les parents et les personnels de la santé, c’est l’accumulation de frustrations et d’une certaine désorientation, surtout chez les adolescents, qui a été particulièrement aggravée par des contextes antérieurs de pauvreté et de détresse sociale. Le manque d’interaction multidimensionnelle dans la relation éducative et sociale a un impact négatif sur le sentiment que nous avons de la qualité de notre vie, sur les motivations liées à la formation de la personne et sur la prise en charge de la responsabilité sociale. Nous ne pouvons manquer de souligner que la fréquentation quotidienne de l’école n’est pas seulement un outil éducatif. Pour tous, mais surtout à l’âge de l’adolescence, il s’agit également d’une «école de la vie», de relations, d’amitiés et d’éducation émotionnelle. La fermeture des écoles a également interrompu les relations sociales, voire elle les a gravement mutilées.
Il est important de souligner un certain nombre de conséquences négatives qui suscitent encore aujourd’hui de vives inquiétudes :
1) Dans les pays au sud de notre planète, le taux d’abandon scolaire dû à la fermeture des écoles a augmenté de façon alarmante. Selon les dernières estimations, au moins 10 millions d’enfants dans le monde ne feront jamais retour à l’école[4]. Beaucoup d’entre eux sont rattrapés par les problèmes sociaux qui les obligent à travailler et à être ainsi exploités.
2) Le risque d’une régression majeure des compétences/réussites scolaires a augmenté. La fermeture des écoles a, en effet, limité l’accès à l’éducation et a accentué les inégalités à cet égard, en raison de la «fracture numérique»[5] liée aux pratiques d’apprentissage en distanciel, à la capacité réduite des parents à aider leurs enfants dans leurs devoirs à la maison et aux inégalités en termes de types de logement.
3) .L’apport calorique quotidien[6] s’est réduit pour tous ces enfants qui vivent dans des zones où le système scolaire prévoit également la fourniture d’un repas, ce qui avait ainsi permis jusqu’à présent de combler les différentes situations de handicap économique, qui ont par ailleurs subi une augmentation en raison de la crise économique générée par la pandémie. Et qui plus est, dans les pays développés, la fermeture des écoles s’est en outre associée à des styles de vie moins sains, en termes de régime alimentaire et d’activité physique réduite. Une prise de poids à court terme[7], même modeste, peut avoir des conséquences à long terme sur la santé (et notamment une incidence accrue du diabète et des maladies cardiovasculaires). L’arrêt des activités sportives a eu un impact négatif tant sur le plan physique que sur le plan mental et relationnel.
4) L’impact sur la santé psycho-physique, mentale et sociale des enfants et des adolescents, et sur l’interaction sociale générée par la fermeture des écoles a engendré des troubles anxieux, des dépressions et du stress[8]. En outre, la fermeture des centres sportifs et toutes les autres limitations imposées par la distanciation sociale ont entraîné une réduction de l’activité physique – recommandée par l’OMS à raison d’au moins 60 minutes par jour pour les 5-17 ans[9] – avec des conséquences en termes de prise de poids, mais également sur la santé mentale. Une réduction des activités à l’air libre pour les enfants est également associée à une carence en vitamine D, ainsi qu’à une aggravation de la myopie[10]. Par ailleurs, les statistiques démontrent que l’activité physique restreinte pendant la pandémie de COVID-19 a été plus importante chez les enfants dont les familles ont été confrontées à des difficultés économiques ou soumises à un stress psychologique accru[11].
5) La fermeture des écoles a amplifié la dépendance à internet, aux jeux vidéo et à la télévision (binge watching). La restriction dramatique des jeux en plein air a eu de graves conséquences. Des études neuroscientifiques[12] montrent que lorsque les expériences de jeu et d’exploration sont limitées, la surstimulation des zones exprimant la tristesse et la peur prévaut, ce qui a des effets négatifs sur le développement de l’enfant.
Face à cette situation dramatique, la diffusion vaste et universelle des vaccins et d’autres mesures préventives ne sera pas suffisante à ouvrir la voie, à elle seule. Reconstruire la richesse formative de l’interaction sociale et mentale, qui qualifie les communautés fondamentales d’initiation et d’apprentissage, est plutôt une question d’innovation culturelle que seulement de politiques économiques ou d’allocation de ressources.
C’est dans ce contexte que les enfants et les adolescents nous viennent en aide. La fermeture forcée des écoles a entraîné une nouvelle prise de conscience quant à l’importance de se rendre à l’école. La réouverture des écoles est perçue par les enfants et les adolescents comme un objectif à atteindre car ils en comprennent désormais la valeur, tant d’un point de vue éducatif que social. Ainsi, les bons résultats des campagnes de vaccination destinées aux jeunes et aux adolescents en sont la preuve. La technologie, qui est venue à la rescousse surtout dans les pays les plus développés et dans les villes, a mis en évidence l’importance d’une bonne et sage utilisation du Net, ainsi que des ressources qui peuvent s’y cacher : l’avenir du système scolaire peut bénéficier d’un échange plus profond de compétences et de connaissances, ce qui est possible grâce aux liens, aux leçons en ligne et au matériel partagé sur le Net, dont il a été fait grand usage au moment de la pandémie.
2.2 Prendre soin des relations familiales
L’allongement obligé de la vie passée en famille a été l’occasion de redécouvrir le temps partagé comme une opportunité : une période à valoriser et à remplir, à mettre à profit. La pandémie interpelle les parents et les familles dans leur rôle éducatif. Une proximité soudaine et marquée entre parents et enfants redonne à la famille la vision d’une responsabilité, à savoir celle d’imaginer avec fantaisie et créativité une présence renouvelée dans la vie de leurs enfants. Être parents ne signifie pas seulement envoyer ses enfants à l'école et veiller à ce qu’ils la fréquentent. La fermeture des écoles a remis au cœur des familles la vocation d’être parents et grands-parents. Les parents jouent un rôle essentiel pour soutenir les jeunes et les aider à surmonter les difficultés qu’ils rencontrent dans leur nouvelle situation. Cette période est l’occasion de revoir le contenu du défi éducatif en commençant par les familles.
En même temps, les études montrent comment la pandémie a révélé les limites de nombreuses expériences familiales et des contextes de vie et de logement dans lesquels elles s’inscrivent. La violence domestique directe ou passive (due également au stress économique qui pèse sur les familles) a augmenté de 40 à 50% dans certains pays. Selon les données de certains gouvernements, les demandes d’aide ont augmenté de 20 % rien que dans les premiers jours du confinement[13]. Des signes inquiétants de troubles du comportement sont apparus dans le monde entier. Le stress accru des parents après une période de confinement prolongée a un impact direct sur le bien-être mental des enfants. Il est impensable d’affronter les mois à venir sans un soutien adéquat (au niveau social, culturel, urbain et économique) pour les familles, qui seront encore appelées à supporter encore bien des conséquences de l’urgence pandémique[14].
2.3 Éduquer à la fraternité universelle
Depuis le début des années 2020, le monde entier s’est sensibilisé sur un problème historique de portée universelle. Cette dimension représente également un défi éducatif. La tendance à restreindre la formation culturelle à des horizons scolaires trop provinciaux et nationaux risque d’éliminer les dimensions plus larges et internationales. L’histoire de la Covid-19 se présente au monde des éducateurs comme une opportunité précieuse. Illustrer l’origine, les effets et les conséquences de la pandémie implique de repenser les outils pédagogiques utilisés afin d’aider les enfants à découvrir et à habiter le monde, pour qu’ils ne se sentent pas étrangers et le comprennent. Ainsi s'ouvre le véritable défi à une nouvelle éducation à la globalité et à la fraternité universelle. Nous sommes «connectés» non seulement et pas tellement parce qu’Internet existe, mais parce que nous sommes tous habitants de cette même «maison commune». Le Pape François écrit, en effet, dans Laudato Si' (n° 92) : «Nous ne pouvons pas considérer que nous aimons beaucoup si nous excluons de nos intérêts une partie de la réalité : « Paix, justice et sauvegarde de la création sont trois thèmes absolument liés, qui ne pourront pas être mis à part pour être traités séparément sous peine de tomber de nouveau dans le réductionnisme ». Tout est lié, et, comme êtres humains, nous sommes tous unis comme des frères et des sœurs dans un merveilleux pèlerinage, entrelacés par l’amour que Dieu porte à chacune de ses créatures et qui nous unit aussi ». Nous sommes au cœur théologique du véritable témoignage de la fraternité chrétienne, qui s’exprime dans le récit d’un Dieu qui est ami de l’homme et qui appelle tous les êtres humains «amis» (Jn 15,15).
Il est nécessaire d’apprendre aux jeunes générations à ne pas fuir les perspectives de la mondialisation, les acquis de la science, le défi écologique, la perspective économique et sociale avec ses inégalités, le rôle des médias sociaux et de la technologie. Nous ne pourrons plus, et ne devrons plus, nous contenter de nous plaindre que nos enfants sont repliés sur eux-mêmes et dans des limites culturelles étroites, déconnectés du monde et de ses problèmes ; avec la pandémie, le monde entier est entré dans chaque foyer : celui des pays riches et âgés, comme celui des pays plus jeunes mais encore en développement. Il appartient au monde des éducateurs de traduire tout cela et d’en tirer le meilleur parti afin que les nouvelles générations ouvrent les yeux et prennent une plus grande conscience du monde et de leur responsabilité en tant que citoyens et croyants.
2.4 Transmettre la foi dans le Dieu de la vie
Nous ne pouvons pas nier qu’à côté des nombreux exemples vertueux de créativité et d’imagination pastorale renouvelée, pour trop de réalités ecclésiales, la pandémie s’est avérée être une source sérieuse de stress qui a généré, non rarement et avec quelques raisons, une suspension des activités éducatives habituellement proposées par les communautés chrétiennes aux enfants et aux jeunes. Pour l’avenir proche, cette expérience appelle à repenser de manière nécessaire et urgente le soin pastoral des jeunes générations.
La pandémie elle-même, en tant qu’événement complexe, ne peut qu’être considérée comme une occasion d’approfondir et de se concentrer sur des questions d’une énorme importance pour l’éducation à la foi. La Covid-19 offre l’opportunité de proposer aux plus jeunes des thèmes qui ont peut-être été trop mis de côté dans la pastorale ordinaire du temps sans pandémie : d’où vient le mal ? Où est Dieu dans cette période d’épidémie ? Quelle est la relation saine et équilibrée que l’Église propose entre la science et la foi ? Quelles sont les pages des Écritures qui éclairent ce temps ? Quels mots face à la maladie et quels gestes pour accompagner les malades ? Ce sont là quelques-unes des questions dont les réponses, recherchées et trouvées avec les jeunes, d’une manière appropriée et respectueuse de leurs différents âges, constitueront sans aucun doute une source et une occasion de croître dans la foi.
En outre, en nous forçant à rester davantage chez nous, la pandémie a, d’une certaine manière, proposé à nouveau la maison et la famille comme «espace sapientiel» pour une assimilation et une participation de la foi, où l’on peut trouver des gestes et des mots qui soutiennent, stimulent et répondent aux questions profondes de nos enfants. Dans ce but, il est urgent de travailler afin qu’au sein de la communauté chrétienne, les familles soient considérées comme des «nœuds de réseau» des parcours de formation et d’accompagnement : avec la valeur ajoutée d’une meilleure évidence du lien entre la vie familiale et la vie communautaire par rapport à celui de la famille individuelle avec l’institution paroissiale. De cette façon, nous commencerons à guérir et à combler une distance excessive entre la vie de la communauté et la vie au sein du foyer, qui – même si nous mettons de côté toute urgence – continue de les appauvrir toutes deux, et ce depuis un certain temps. C’est ce que le Pape François déclare lui-même, en allant dans cette direction, lorsqu’il écrit dans Amoris Laetitia (n° 279) : «Pour rendre effectif ce prolongement de la paternité à un niveau plus vaste, «les communautés chrétiennes sont appelées à offrir leur soutien à la mission éducative des familles», surtout à travers la catéchèse de l’initiation. Afin de favoriser une éducation intégrale, il nous faut «raviver l’alliance entre la famille et la communauté chrétienne».
Conclusion
Les racines de la préoccupation éducative de l’Église pour ses plus jeunes enfants se trouvent dans les pages de l’Évangile elles-mêmes.
«On lui amena des petits enfants, afin qu’il les touchât. Mais les disciples reprirent ceux qui les amenaient. Jésus, voyant cela, fut indigné, et leur dit : Laissez venir à moi les petits enfants, et ne les en empêchez pas ; car le royaume de Dieu est pour ceux qui leur ressemblent. Je vous le dis en vérité, quiconque ne recevra pas le royaume de Dieu comme un petit enfant n'y entrera point. Puis il les prit dans ses bras, et les bénit, en leur imposant les mains» (Évangile selon saint Marc, chap. 10, 13-16).
Les disciples n’ont pas facilité l’approche des enfants à Jésus, qui les a réprimandés. La société est parfois plus une marâtre qu’une mère : elle laisse les enfants seuls et sans réponses, et celles qu’elle offre sont souvent dangereuses et nuisibles.
L’Église catholique, partant de l’expérience de la pandémie, souligne l’urgence d’éliminer les lourds obstacles qui empêchent, dans le monde, les enfants et les adolescents de s’intégrer dans la société de manière saine et positive, et que toutes les conditions soient créées afin que cela se vérifie. Les jeunes doivent fréquenter l’école. Laissons les enfants aller à l’école!Tel est l’appel renouvelé qui est né à la suite de la pandémie. Que l’école soit un environnement sain, où l’on apprend la connaissance et la science du vivre ensemble et des relations! Que les plus jeunes aient de bons professeurs, attentifs aux talents de chacun et capables de patience et d’écoute!
Il est également nécessaire de ressentir dans nos cœurs, ainsi que dans notre action pastorale, un fort désir d’amener les plus jeunes à Jésus et de les éduquer à son école. Laissons les enfants apprendre à connaître Jésus, le médecin des âmes et des corps, laissons-les aller à Lui avec leurs questions, leur capacité de résilience et leur propre chemin de foi. La pandémie a rappelé à tous la nécessité de répondre aux questions sincères et profondes des enfants à l’égard d’un mal soudain et collectif. Inclure les réponses à ces questions dans les programmes d’initiation à la foi est une opportunité à ne pas manquer. L’épidémie de Covid-19 est un phénomène mondial qui pose le nouveau défi d’ouvrir nos esprits et nos cœurs à une dimension universelle et vaste. Le Pape François nous l’a rappelé, dans son Message du 15 Octobre 2020, à l’occasion du Global Compact on Education (Pacte mondial pour l’éducation) : «Nous sommes aussi conscients qu’un chemin de vie a besoin d’une espérance fondée sur la solidarité, et que tout changement nécessite un parcours éducatif pour construire de nouveaux paradigmes capables de répondre aux défis et aux urgences du monde contemporain, de comprendre et de trouver les solutions aux exigences de chaque génération et de faire fleurir l’humanité d’aujourd’hui et de demain » .
Cité du Vatican, 22 Décembre 2021
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[1] M C. Cardenas, S. S. Bustos, R Chakraborty, A 'parallel pandemic' : The psychosocial burden of COVID-19 in children and adolescents. Acta Paediatr. 2020 Nov ; 109(11) : 2187-2188.
[2] R. Coles, The Spiritual Life of Children, 1990.
[3] E.S. Rome, P.B. Dinardo, V.E. Issac, Promoting resiliency in adolescents during a pandemic: A guide for clinicians and parents. Cleve Clin J Med 2020 Oct 1 ; 87 (10) : 613-618.
[4] J. A. Hoffman, E A Miller. Addressing the Consequences of School Closure Due to COVID-19 on Children's Physical and Mental Well-Being. World Med Health Policy 2020 Aug 20 ; 10.
[5] S. Tang, M. Xiang, T. Cheung, YT. Xiang. Mental health and its correlates among children and adolescents during COVID-19 school closure : The importance of parent-child discussion. J Affect Disord 2021 Jan 15 ; 279 : 353-360.
[6] A R Masonbrink, E Hurley. Advocating for Children During the COVID-19 School Closures. Pediatrics 2020 Sep ; 146(3) : e20201440.
[7] M. Ab Khan, J. Moverley Smith, «Covibesity», a new pandemic. Obes Med 2020 Sep ; 19 : 100282.
[8] S. Tang, M. Xiang, T. Cheung, YT. Xiang. Mental health and its correlates among children and adolescents during COVID-19 school closure : The importance of parent-child discussion. J Affect Disord 2021 Jan 15 ; 279 :3 53-360.
[9] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/physical-activity (dernier accès : 6 Septembre 2021).
[10] E. Shneor, R. Doron, J. Levine, et al, Objective Behavioral Measures in Children before, during, and after the COVID-19 Lockdown in Israel. Int J Environ Res Public Health. 2021 Aug ; 18(16) : 8732.
[11] L. C. Mâsse, Y. Edache, M. Pitblado. The Impact of Financial and Psychological Wellbeing on Children’s Physical Activity and Screen-Based Activities during the COVID-19 Pandemic. Int J Environ Res Public Health. 2021 Aug ; 18(16) : 8694.
[12] M. Poletti, A Raballo. Letter to the editor : Evidence on school closure and children's social contact : useful for coronavirus disease (COVID-19) ? Euro Surveill 2020 Apr ; 25(17) : 2000758.
[13] M. C. Cardenas, S. S. Bustos, R. Chakraborty, A 'parallel pandemic' : The psychosocial burden of COVID-19 in children and adolescents. Acta Paediatr. 2020 Nov ; 109(11) : 2187-2188.
[14] D. Marchetti, L. Fontanesi, C. Mazza et autres, Parenting-Related Exhaustion During the Italian COVID-19 Lockdown. J. Pediatr. Psychol 2020 Nov 1 ; 45(10) : 1114-1123.
[01838-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
PANDEMIC AND CHALLENGES FOR EDUCATION
Children and adolescents dealing with Covid19
A “parallel” pandemic
The impact of the Covid-19 pandemic on the lives of children and adolescents requires a focus on what has been called a “parallel pandemic.” Even if its effects are not immediately evident, all over the world the psychosocial stress that children are subjected to as a result of the pandemic has resulted in distress and illnesses that have widely differing consequences based on age and social and environmental conditions.[1]
This parallel pandemic, which affects generations just when they are developing the energies that will fuel their imaginations and deal with the future, will have a profound impact on the psychology of the youth, especially adolescents. The disorientation following from pandemic cannot fail to attract the attention of adults. But even though the question has been raised many times, the effects of the pandemic have not yet become a central theme of youth development. And the principal directions the current debate do not show an adequate commitment to taking on the task. Children and young people, to the extent they can, are showing us that, in spite of everything, they are hoping and implicitly trusting us to deal with the current slowdown with the resilience and creativity that are necessary for the slowdown to be a learning experience. . Not all we do must be a return to “the way it was.” For good practices to return, we must “come to terms” with practices where we have not taken sufficient account of the common good and individual vulnerability.
With this Note, the Pontifical Academy for Life, in the exercise of it mission to protect and promote life, wants to take advantage of the experience of recent months and be aware of the positive resources that have been developed during the pandemic, identifying some particularly fragile and problematic areas in order to face the immediate future with that hope that the younger generations deserve.
1. The resources that children and adolescents have during Covid
Children and young people, in a situation that even adults are finding unprecedented, all-encompassing and traumatic are showing a mature ability to be sensitized to and involved in the understanding and interpretation of the pandemic and its effects. Among the youngest, just when greater understanding of reality is being acquired, their sensitivity to questions and answers concerning pain, illness and treatment increases. This sensitivity represents a first and important step in the development of a moral conscience. It is not true that children, including very young ones, lack a sense of empathy and the ability to understand the pain of others: they perceive pain as a morally relevant experience. Empathy is a human quality that always reveals itself and always surprises. No matter how lacking in experience and relevant applications, conscience is acting from the beginning. From the first years of life, we perceive in depth the influence of good and evil as an inescapable theme that gives meaning to life. It is mysterious – and often enigmatic as well – but , this sensitivity to the moral quality of life envelops us from infancy. When confronting death, children show a surprising understanding of the mysteriousness of this passage as well as of the uninterrupted closeness that it represents. The very concept of God brings to mind spontaneously a sense of complete, caring, and tender belonging An inborn awareness of Love, a trusting recognition of the Father that even babies are capable of. [2]
During these tragic months, the resilience[3] that characterizes younger generations has emerged. The youth have continued to launch themselves toward the future, despite destabilizing events, the difficult conditions, the sometimes even serious traumas. We have seen the implementation of resistance to gravely negative events thanks to the strength of inner resources and external support structures. Young people know how to resist. Children and young people are subject psychological distress and even though they are resilient; they should not be left to their own devices. Traumatic events must be put into a context that recognizes the meaning and significance of shared human experiences that have been rendered harmful because traumatic. The exercise of empathic dialogue and appropriate narrative recounting provide necessary attention and sharing in the form of intra-familial cooperation and collaboration between parents and local communities, as well in the dissemination and wider distribution of stories and encounters that give meaning, direction, and orientation to lived-out experiences.
Reconstructing events also provides an opportunity to develop in children a trust for science. Faced with diseases such as Covid-19, human intelligence is finding answers that respect the principles governing scientific research. The younger generations, raised in a highly technological and scientifically explainable world, can be helped to recognize that science is a process of success and failure that brings us closer to the truth. At the same time, when ideological denials of the value of scientific research are emerging, the pandemic presents a significant opportunity to reaffirm the value and nobility of the human being and of the gift of one’s own intellectual abilities. The formulation of effective vaccines was, in addition, a result of the sharing of transnational scientific expertise and of public and private financial resources that allowed for distribution of vaccines without charge. These processes are characteristic of the globalized world, and we have a responsibility to point them out as positives and opportunities.
2. Four serious and urgent challenges
The continuing nature of the pandemic worldwide requires us to face the near future with a specific and shared acceptance of responsibility for the younger generations. Four areas to which it is necessary to pay particular attention are:
2.1 Re-Open schools as fully as possible
The decision to close schools, implemented in different ways and at different times around the world, was justified by the scientific community on the basis of a perceived need to avoid the spread of contagion. Experience with previous epidemics has shown the effectiveness of this measure in achieving infection control and a flattening of the contagion curve. On the other hand, one cannot fail to emphasize the seriousness of such a measure, which in the future will have to be considered as only the last resort, to be adopted in extreme cases and only after having tried other epidemic control measures, such as different arrangements of the classrooms, pupil transportation, scholastic life and classroom schedules.
Where, in fact, containment measures have forced children to the continued---and often unpredictable---practice of remote learning, the impoverishment of academic development, the loss of formative relationships intellectual learning and the deprivation of formative relationships have become well-known phenomena. This awareness does not prevent us from appreciating the technological means we have at our disposal to preserve teaching opportunities and pupil socialization. We must be grateful for the resources that the internet provides and hope that they will be strengthened in areas of the world where they are still weak. Yet it is clear that the internet is not in itself sufficient. Then too, we shouldn’t rule out the possibility that such extreme electronic deprivation would perhaps have stimulated a more creative and ingenious response. In many countries, even now, the drastic lack of possibilities for schooling is overcome by the striking obstinacy of young pupils who walk miles to reach school and itinerant teachers who teach small groups of pupils in their own villages, getting there by the most diverse means.
However, what many are seeing---educators, clinicians, parents and social workers–is growing frustration and disorientation among, in particular, adolescents. This situation is aggravated by precedent poverty and social hardship. Education relationships as well as social relationships lack multidimensional interaction, and this has a negative impact on the perception of the quality of life, on the motivations of personal formation, and on the care for social responsibility. We must emphasize that daily school attendance is not just an educational tool. For everyone, but particularly adolescents, it is where “life” --- relationships, friendly ties and affective education---is learned. The closure of schools has severed many social relations or at lease severely disrupted them.
With respect to re-opening the schools, another five points (which are negative) are to be considered:
1) In the countries of the Global South, the rate of early school-leaving has grown to a troubling extent as a result of school closures. It is estimated that at least 10 million children in the world today will not return to school. Many of them become victims of social conditions that force them into child labor and exploitation.[4]
2) The risk of a significant loss of acquired skills and knowledge has increased. Closings have limited access to education, accentuating the inequalities due to the “digital divide”[5] identified with remote learning, with the reduced ability of parents to support their children in remote learning, and with the inequalities related to differing types of housing.
3) The daily caloric intake of children who live in areas where school lunches are provided has been reduced, thus aggravating situations of economic[6]disadvantage, which have as well increased due to the economic crisis generated by the pandemic. To the contrary, in more developed parts of the world the closure of schools affects lifestyles that are unhealthy by reason of diet and reduced physical activity. Short term weight gain,[7] even modest, can have long-term health consequences (especially a higher incidence of diabetes and cardiovascular diseases). Further, the discontinuance of athletic activities has had a negative impact on human physicality, mental acuity, and relationships.
4) The impact on the psycho-physical, psychological, and social health of children and on the social interaction generated by the closure of schools has generated anxiety disorders, depression and stress. In addition, the closure of fitness centers and social distancing measures have led to a reduction in physical activity – recommended by the World Health Organization to last at least sixty minutes a day for children aged between 5 and 17 years – resulting is frequent weight gain and negativities for mental health. A reduction in outdoor activity by children is associated with vitamin D deficiency and a worsening of myopia. Moreover, the limitation of physical activity during the COVID-19 pandemic was greater in children whose families had to face economic difficulties or were subjected to greater psychological stress.[8][9][10][11]
5) The closure of schools has increased addiction to the internet, video games or television (binge watching). The dramatic restriction of outdoor play has had serious consequences. Neuroscientific studies show that when limiting the experiences of play and exploration, an over-stimulation of the areas expressing sadness and fear prevails, with negative effects on the development of the child.[12]
Faced with this dramatic situation, the pervasive and worldwide adoption of vaccine therapies and other preventive measures will not—by itself—solve the problem. Reacquisition of the formational richness of social and mental interaction that is the mark of fundamental learning and research communities is a matter for cultural innovation, and not just for economic policies or resource allocation.
Young people help us out here too. Mandatory school closings have made us realize how important it is to “go to” school. Young people today believe reopening is a goal to be achieved because they sense its educational and social value. Proof is the good results of vaccination campaigns targeting young people and adolescents. Technology, which has been very useful, particularly in the most developed countries and in cities, has revealed the importance of a good and wise use of the internet and of the resources it makes available. The future of school systems will benefit from a wider exchange of skills and knowledge, made possible thanks to innumerable links, online instruction, and sharing capabilities, all these widely used during the pandemic.
2.2 Safeguarding family relationships
The necessary expansion of life activities within the family circle has offered the opportunity to rediscover shared time as an opportunity, a time to be valued and used fully, to bear much fruit. The pandemic challenges parents and families as educators. ` A sudden and striking closeness between parents and children restores to the family an understanding of its responsibilities. Parents are realizing with imagination creativity a renewed presence in the lives of their children. Parenting isn't just about sending one’s children to school and making sure that they actually go. The closure of schools has returned vocation to be parents and grandparents to the heart of the family. Parents play the primary role in raising children and particularly in helping them overcome the difficulties they experience in the new situation. This period of pandemic offers an opportunity to reexamine challenge of education, starting with families.
At the same time, studies show how the pandemic has revealed the limitations of family experiences, with the lifestyle and housing contexts in which they are inserted. Domestic violence (including that due to the economic stress that weighs on families) has, in some countries, experienced a 40-50% increase, while according to trustworthy data requests for government assistance increased by 20% just in the first days of lockdowns.[13] Worrying signs of behavioral disorders have been noted worldwide. The increase in parental stress after prolonged lockdowns has a direct impact on the psychological well-being of children. It is unthinkable to face the coming winter months without adequate support (social, cultural, urban, economic) for families, who will continue to be called upon to bear the many consequences of the pandemic.[14]
2.3 Education toward universal fraternity
Since the beginning of 2020, the whole world has been focused on an epochal problem of universal scope. This universal scope also includes an educational challenge. A tendency to limit cultural formation within educational horizons that are too provincial risks eliminating broad and international dimensions. The phenomenon of Covid-19 represents a valuable opportunity to educators. Communicating the origin, effects and consequences of the pandemic means rethinking educational tools in a way that helps children discover and inhabit the world, not to feel like strangers, to understand it. They are challenged to educate to a world-wide dimension, to fraternity with all. We are “connected” not only and not really much because we have the internet but because we are all inhabitants of the same “common home.” Pope Francis writes in Laudato si’(92): “We can hardly consider ourselves to be fully loving if we disregard any aspect of reality: ‘Peace, justice and the preservation of creation are three absolutely interconnected themes, which cannot be separated and treated individually without once again falling into reductionism.’ Everything is related, and we human beings are united as brothers and sisters on a wonderful pilgrimage, woven together by the love God has for each of his creatures and which also unites us….” We are at the theological heart of that genuine witness of Christian fraternity shown in preaching a God who is a friend to man and who calls all humankind His “friends” (Jn 15:15).
It is necessary to teach the younger generations not to flee the prospects of globalization, the achievements of science, the ecological challenge, the economic and social perspective with its inequalities, the role of social media and technology. We can no longer, and should no longer, just complain that our children are closed in on themselves and within narrow cultural boundaries, outside the world and its problems. With the pandemic the whole world has entered every home--that of the wealthiest and oldest countries as well as that of those that are youngest but still developing. It is up to the world of educators to translate all this and value it so that the new generations might open their eyes and become more aware of the world and of their responsibility as citizens and believers.
2.4 Transmitting faith in the God of life
We cannot deny that even with many virtuous examples of creativity and renewed pastoral imagination, the pandemic has proved to be a serious source of stress for too many ecclesial realities and has generated, not infrequently and with some reason, a suspension of educational activities ordinarily offered by Christian communities to children and young people. Our recent experiences require, for the immediate future, a dutiful and urgent re-thinking of the pastoral care of the younger generations.
The pandemic itself, as a complex event, needs to be considered an opportunity to deepen and focus on themes of enormous importance for education in the faith. Covid-19 offers the opportunity to propose to the youngest children themes that perhaps have been left too much at the margins of pastoral care before the pandemic broke out: Where does evil come from? Where is God in this pandemic? What is the healthy and balanced relationship that the Church proposes between science and faith? What pages of Scripture help us understand these times? What can we say in the face of this illness, and what can we do to accompany the sick? These are some questions whose answers, if sought and found together with children, in a way that is appropriate and respectful of differing age groups, will undoubtedly constitute a source and an opportunity for growth in the faith.
The pandemic, moreover, by keeping us at home, has re-proposed the home and the family as a “sapiential space” of assimilation and participation in the faith, where there are gestures and words that support, arouse and respond to the profound questions our children raise. To this end, it is urgent to work so that, within the Christian community, families emerge as “network nodes” on the paths of formation and accompaniment. That way, families will give better witness of the link between family life and community life, than does an individual family dealing with the parish administration. In this way, we will begin to heal and life of the community and that within the walls of the home, we will begin to heal and bridge the excessive distance that—even before the pandemic—has separated the life of the community from the life within the four walls of the family home, and has impoverished both. In fact, this is what Pope Francis refers to in Amoris Laetitia (279): “To help expand the parental relationship to broader realities, ‘Christian communities are called to offer support to the educational mission of families,’ particularly through the catechesis associated with Christian initiation. To foster an integral education, we need to ‘renew the covenant between the family and the Christian community”.
Conclusion
The roots of the Church's educational concern for her youngest children reach into the very pages of the Gospel.
“And people were bringing children to him that he might touch them, but the disciples rebuked them. When Jesus saw this, he became indignant and said to them, ‘Let the children come to me; do not prevent them, for the kingdom of God belongs to such as these. Amen, I say to you, whoever does not accept the kingdom of God like a child will not enter it.’ Then he embraced them and blessed them, placing his hands on them.” (Mk 10:13-16)
The disciples did not want the children to approach Jesus, but He rebuked them. Human society sometimes appears more like a wicked stepmother than a mother. It leaves the little ones alone and without answers; and the answers it offers are often dangerous and harmful.
The Catholic Church, learning from the experience of the pandemic, points out the urgency of removing the serious obstacles that prevent, in the world, a healthy and positive entry of children and adolescents into society, and calls for the creation of all the conditions necessary for this to happen. Children must attend school. Let the children go to school! This is the renewed appeal that comes from the pandemic. Let the school be a healthy environment, where knowledge and the science of life together, and of relationships, are learned. Let the little ones have good teachers, aware of the talents of each pupil, able to be patient and to listen.
It is also necessary to feel in our hearts – and in our pastoral action – the commitment to bringing the young to Jesus and to teaching them in His school. Let the children know Jesus, healer of souls and bodies, let them go to Him with their questions, their resilience and their own journey of faith. The pandemic has reminded everyone of the need to face the authentic and heartfelt questions of young people that are their response to a sudden and collective evil. Addressing the answers to these questions as part of the initiation into the faith is an opportunity not to be missed. The Covid-19 epidemic is a global phenomenon that once again lays down the challenge of opening minds and hearts to a broad and world-wide reality. Pope Francis reminded us of this in his message of October 15, 2020, on the occasion of the Global Compact on Education: “We also know that the journey of life calls for hope grounded in solidarity. All change requires a process of education in order to create new paradigms capable of responding to the challenges and problems of the contemporary world, of understanding and finding solutions to the needs of every generation, and in this way contributing to the flourishing of humanity now and in the future.”
Vatican City, December 22, 2021
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[1] M C Cardenas, S S Bustos, R Chakraborty, A 'parallel pandemic': The psychosocial burden of COVID-19 in children and adolescents. Acta Paediatr. 2020 Nov;109(11):2187-2188.
[2] R. Coles, The Spiritual Life of Children, 1990.
[3] ES Rome, PB Dinardo (Dinardo)'VE Issac, Promoting resiliency in adolescents during a pandemic: A guide for clinicians and parents. Cleve Clin J Med 2020 Oct 1;87(10):613-618.
[4] J to Hoffman, and miller. Addressing the Consequences of School Closure Due to COVID-19 on Children's Physical and Mental Well-Being. World Med Health Policy 2020 Aug 20;10
[5] S Tang, M Xiang, T Cheung, YT Xiang. Mental health and its correlates among children and adolescents during COVID-19 school closure: The importance of parent-child discussion. J Affect Disord Jan 2021 15; 279:353-360.
[6] A R Masonbrink, and Hurley. Advocating for Children During the COVID-19 School Closures. Pediatrics 2020 Sep;146(3):and20201440.
[7] M Ab Khan, J Moverley Smith "Covibesity," a new pandemic. Obes Med 2020 Sep; 19:100282.
[8] S Tang, M Xiang, T Cheung, YT Xiang. Mental health and its correlates among children and adolescents during COVID-19 school closure: The importance of parent-child discussion. J Affect Disord Jan 2021 15; 279:353-360.
[9] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/physical-activity (last accessed: 6 September 2021)
[10] And Shneor, R Doron, J Levine, et al, Objective Behavioral Measures in Children before, during, and after the COVID-19 Lockdown in Israel. Int J Environ Res Public Health. 2021 Aug; 18(16): 8732.
[11] L C Mâsse, I Y11 Edache, M Pitblado. The Impact of Financial and Psychological Wellbeing on Children's Physical Activity and Screen-Based Activities during the COVID-19 Pandemic. Int J Environ Res Public Health. 2021 Aug; 18(16): 8694.
[12] M Poletti, A Raballo (Raballo). Letter to the editor: Evidence on school closure and children's social contact: useful for coronavirus disease (COVID-19)? Euro Surveill 2020 Apr;25(17):2000758.
[13] M C Cardenas, S S Bustos, R Chakraborty, A 'parallel pandemic': The psychosocial burden of COVID-19 in children and adolescents. Acta Paediatr. 2020 Nov;109(11):2187-2188.
[14] D Marchetti, L Fontanesi (Fountains), C Mazza et al, Parenting-Related Exhaustion During the Italian COVID-19 Lockdown. J Pediatricians Psychol 2020 Nov 1;45(10):1114-1123
[01838-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua spagnola
LA PANDEMIA Y EL DESAFÍO DE LA EDUCACIÓN
Niños y adolescentes en el tiempo de Covid-19
Una pandemia “paralela”
El impacto de la pandemia de la Covid-19 en la vida de los menores -niños y adolescentes- hace necesario centrarse en lo que se ha llamado una "pandemia paralela"[1]. Aunque las manifestaciones clínicas son limitadas, en todo el mundo el estrés psicosocial producido en niños y jóvenes por las circunstancias de la pandemia ha provocado malestar y patologías, con consecuencias muy diversificadas según la edad y las condiciones sociales y ambientales.
Esta pandemia paralela, que afecta a las generaciones en la etapa en que se desarrollan las energías finalizadas a alimentar la imaginación del futuro, ejercerá un profundo efecto en la psicología de los niños, especialmente de los adolescentes. La desorientación que genera no puede dejar de atraer la atención de los adultos. Parece observarse que esta cuestión, aunque se evoca repetidamente, está aún lejos de formularse como un tema central para su desarrollo. Los rasgos más acuciantes del debate actual no sugieren una determinación suficiente para asumir esta responsabilidad. Los niños y los jóvenes, dentro de los límites de sus posibilidades, dejan entrever -a pesar de todo- una gran expectativa y una confianza implícita en la capacidad de los adultos para interpretar el impasse actual con la resiliencia y la creatividad que son necesarias para obtener una enseñanza. No todos nuestros hábitos de vida tienen que "volver a ser como antes". Para reanudar los buenos hábitos, debemos ciertamente "reconciliarnos" con aquellos que nos hicieron despreocuparnos demasiado del bien común y de la vulnerabilidad individual.
Con esta Nota, la Pontificia Academia para la Vida, en su ejercicio concreto de salvaguardia y promoción de la vida, quiere hacer un balance de lo vivido en los últimos meses, reconociendo los recursos positivos que han surgido en este tiempo de pandemia y poniendo de relieve algunas áreas particularmente frágiles y problemáticas, para afrontar el futuro próximo con la esperanza que corresponde a las jóvenes generaciones.
1. Los recursos de los niños y adolescentes en el tiempo de la Covid
Los niños y los jóvenes, precisamente en esta coyuntura inédita, omnipresente y traumática para los propios adultos, muestran una gran capacidad para sensibilizarse e implicarse en la comprensión e interpretación de la pandemia y sus efectos. En los niños más pequeños, en el momento en que crece una mayor comprensión de la realidad, aumenta la sensibilidad a las preguntas y respuestas sobre el dolor, la enfermedad y el tratamiento. Esta sensibilidad es un primer paso importante en el desarrollo de la conciencia moral. No se puede suponer que los niños, incluso los más pequeños, no tengan sentido de la empatía y la capacidad de comprender el dolor de los demás: lo perciben como una experiencia moralmente relevante. Es una cualidad humana que siempre emerge y siempre nos maravilla. Aunque carece de experiencia y reflexividad adecuadas, la conciencia está viva desde el principio. Ya en los primeros años de vida, por tanto, intuimos profundamente la cuestión del bien y del mal como tema ineludible del sentido de la vida. Por misteriosa que sea -y a menudo incluso enigmática- esta sensibilidad respecto a la calidad moral de la vida nos envuelve por completo desde que somos niños. Ante la muerte, los más pequeños pueden expresar una sorprendente intuición de su dimensión de paso misterioso y cercanía ininterrumpida. La idea misma de Dios remite espontáneamente a una confianza última, atenta y sensible. Una intuición original del Amor, un reconocimiento confiado del Padre[2], del que también son capaces los niños.
Durante estos trágicos meses, salió a relucir laresiliencia[3]que caracteriza a las generaciones más jóvenes, que siguieron proyectándose hacia el futuro a pesar de los acontecimientos desestabilizadores, las condiciones difíciles y, en ocasiones, los graves traumas. Fue el despliegue de la resistencia a los acontecimientos vitales graves mediante la reactividad de los recursos internos y el apoyo externo. Los niños son resilientes: el malestar psicológico y las reacciones resilientes también pueden coexistir en los niños y adolescentes. Por eso no hay que dejarlos solos: es necesario activar vías de reelaboración del trauma, reconociendo un sentido y un significado de la experiencia humana compartida, dificultada por los acontecimientos traumáticos colectivos. El ejercicio del diálogo empático y la elaboración narrativa adecuada son ayudas indispensables para la atención y la participación: tanto en las formas de cooperación familiar, como entre los padres y las comunidades locales. Así como en la difusión y distribución más amplia de palabras y encuentros que dan sentido, dirección y orientación a las experiencias vividas.
El momento de la reelaboración es también una oportunidad para transmitir a los niños laconfianza en la ciencia. Ante enfermedades como la Covid-19, la inteligencia humana está encontrando respuestas, según los estatutos propios de la investigación científica. Se puede ayudar a las generaciones más jóvenes, criadas en un mundo altamente tecnificado y científicamente explicado, a reconocer en la ciencia un proceso de fracasos y victorias a través del cual se abordan las soluciones. Al mismo tiempo, en un momento en que surge un peligroso negacionismo del valor de la investigación científica, la pandemia se presenta como una gran oportunidad para reafirmar el valor y la altura del ser humano y el don de sus capacidades intelectuales. La elaboración de vacunas eficaces fue también el resultado de la puesta en común de conocimientos científicos transnacionales y de importantes recursos financieros públicos y privados para garantizar la gratuidad de la vacunación. Son elementos típicos del mundo globalizado, que tenemos la responsabilidad de presentar como méritos y oportunidades.
2. Cuatro desafíos graves y urgentes
La continuación de la pandemia mundial exige afrontar el futuro próximo con una asunción clara y compartida de la responsabilidad hacia las generaciones más jóvenes. He aquí cuatro áreas a las que hay que prestar especial atención.
2.1 Abrir lo más posible las escuelas
La decisión de cerrar las escuelas, que se ha tomado de diferentes maneras y en diferentes momentos en todo el mundo, ha sido justificada por la comunidad científica como una forma de prevenir la propagación de la infección en las comunidades. La experiencia de epidemias anteriores ha demostrado la eficacia de esta medida para controlar la infección y aplanar la curva de infección. Por otra parte, no se puede dejar de insistir en la gravedad de una medida de este tipo, que en el futuro deberá considerarse sólo como un último recurso que se adoptará en casos extremos y sólo después de experimentar otras medidas de control de la epidemia, como una disposición diferente de los locales, los medios de transporte y la organización de la vida escolar en su conjunto y su horario.
De hecho, allí donde las medidas de contención han forzado a los alumnos a la práctica habitual -y a menudo inconstante- de la enseñanza a distancia, el empobrecimiento del aprendizaje intelectual y la privación de las relaciones formativas se han convertido en algo habitual. Esta constatación no impide apreciar la utilización de los medios tecnológicos de que disponemos para no perder simplemente la enseñanza y el contacto. Debemos agradecer los recursos de la red y esperar que se refuercen en ciertas zonas del mundo donde el uso de las conexiones virtuales es todavía demasiado débil. Pero está claro que no son suficientes. Sin embargo, tampoco debemos descartar la posibilidad de que una privación tan extrema haya estimulado una resistencia más creativa e ingeniosa: en muchos países, incluso ahora, la drástica limitación de las oportunidades educativas se contrarresta con la conmovedora obstinación de pequeños alumnos que caminan kilómetros para llegar a la escuela y de maestros itinerantes que llegan a pequeños grupos de alumnos en sus pueblos, por los medios más diversos.
Sin embargo, lo que salta a la vista -para educadores, médicos, padres y trabajadores sociales- es la acumulación de frustración y desorientación, sobre todo entre los adolescentes, especialmente agravada por contextos previos de pobreza y dificultades sociales. La falta de interacción multidimensional en la relación educativa y social tiene un impacto negativo en el sentimiento de calidad de vida, en las motivaciones para la formación de la persona, en el cuidado de la responsabilidad social. No podemos dejar de subrayar que la asistencia diaria a la escuela no es sólo una herramienta educativa. Para todos, pero especialmente en la adolescencia, es también una "escuela de vida", de relaciones, amistades y educación emocional. El cierre de escuelas también ha interrumpido las relaciones sociales o las ha mutilado gravemente.
Es importante señalar una serie de consecuencias negativas que todavía hoy son motivo de gran preocupación:
1) En los países del Sur, la tasa deabandono escolarha aumentado de forma alarmante. Se calcula que al menos 10 millones de niños en el mundo no volverán nunca a la escuela[4]. Muchos de ellos son reabsorbidos por problemas sociales que los conducen al trabajo de menores y a la explotación.
2) Ha aumentado el riesgo de unaregresión importante en las habilidades/logros escolares. De hecho, la interrupción ha limitado el acceso a la educación, acentuando las desigualdades en este sentido debido a la“digital divide”[5](brecha digital) vinculada a las prácticas de aprendizaje a distancia, la menor capacidad de los padres para apoyar a sus hijos en el estudio en casa y las desigualdades en cuanto a los diferentes tipos de vivienda.
3) La ingesta calórica diaria[6]se ha reducido para aquellos niños que viven en zonas donde el sistema escolar también proporciona alimentos, salvando así las situaciones de desventaja económica, que también han aumentado debido a la crisis económica generada por la pandemia. Por el contrario, el cierre de escuelas se asocia en el mundo más desarrollado con estilos de vida menos saludables, en términos de dieta y reducción de la actividad física. El aumento de peso a corto plazo[7], aunque sea modesto, puede tener consecuencias para la salud a largo plazo (especialmente una mayor incidencia de diabetes y enfermedades cardiovasculares). La interrupción de las actividades deportivas tuvo un impacto negativo tanto físico como mental y en términos de relaciones.
4) El impacto en la salud psicofísica, mental y socialde los niños y en la interacción social producido por el cierre de las escuelas ha generado trastornos de ansiedad, depresión y estrés[8]. Además, el cierre de centros deportivos y otras limitaciones impuestas por el distanciamiento social han provocado una reducción de la actividad física -recomendada por la OMS de al menos 60 minutos al día para los jóvenes de 5 a 17 años[9]- con consecuencias en términos de aumento de peso, pero también de salud mental. La reducción de la exposición de los niños al aire fresco también se asocia con la deficiencia de vitamina D y el empeoramiento de la miopía[10]. Se comprobó que la restricción de la actividad física durante la pandemia de Covid-19 fue mayor en los niños cuyas familias tenían dificultades económicas o un mayor estrés psicológico[11].
5) El cierre de los colegios aumentó la adicción a Internet, los videojuegos o latelevisión (binge watching). La dramática restricción del juego al aire libreha tenido graves consecuencias. Los estudios neurocientíficos[12]demuestran que cuando se restringen las experiencias de juego y exploración, prevalece la sobreestimulación de las áreas que expresan tristeza y miedo, lo que provoca efectos negativos en el desarrollo del niño.
Ante esta dramática situación, la difusión generalizada y universal de las vacunas y otras medidas preventivas no allanará por sí sola el camino. Reconstruir la riqueza formativa de la interacción social y mental que califica a las comunidades fundamentales de iniciación y aprendizaje es una cuestión de innovación cultural y no sólo de políticas económicas o de asignación de recursos.
También en este caso, los niños acuden en nuestra ayuda. El cierre forzoso ha llevado a una renovada conciencia de la importancia de ir a la escuela. La reapertura de la escuela es percibida por los niños como una meta a alcanzar porque ahora comprenden su valor, tanto desde el punto de vista educativo como social. Prueba de ello son los buenos resultados de las campañas de vacunación dirigidas a jóvenes y adolescentes. La tecnología, que ha acudido al rescate sobre todo en los países más desarrollados y en las ciudades, ha puesto de manifiesto la importancia de un buen y sabio uso de la Red y de los recursos que en ella se pueden esconder: el futuro del sistema escolar se beneficiará de un intercambio más profundo de habilidades y conocimientos, posible gracias a las conexiones, las lecciones en línea y el material compartido en la Red, del que se hizo mucho uso en la época de la pandemia.
2.2Salvaguardar las relaciones familiares
La obligada ampliación de la vida familiar ha ofrecido la posibilidad de redescubrirel tiempo compartido como una oportunidad: un tiempo que hay que valorar y llenar, que hay que aprovechar. La pandemia supone un reto para los padres y las familias en su papel educativo. Una repentina y marcada proximidad entre padres e hijos devuelve a la familia la visión de una responsabilidad. La de imaginar con fantasía y creatividaduna presencia renovada en la vida de sus hijos. Ser padres no sólo significa enviar a los hijos a la escuela y asegurarse de que asisten. El cierre de las escuelas ha vuelto a poner lavocación de ser padres y abuelosen el centro de las familias. Los padres desempeñan un papel fundamental a la hora de apoyar a los niños y ayudarles a superar las dificultades que experimentan en su nueva situación. Esta temporada ofrece la oportunidad de revisar el contenido del desafío educativo empezando por las familias.
Al mismo tiempo, los estudios muestran cómo la pandemia ha puesto de manifiesto los límites de muchas experiencias familiares y los contextos de vida y vivienda en los que están inmersas. La violencia domésticadirecta opasiva (también debida al estrés económico de las familias) ha aumentado entre un 40 y un 5% en algunos países, mientras que, según los datos de algunos gobiernos, las peticiones de ayuda aumentaron un 20% ya en los primeros días del confinamiento[13]. En todo el mundo se han producido signos preocupantes dealteraciones del comportamiento. Elaumento del estrés de los padrestras un periodo de confinamiento prolongado tiene un impacto directo en el bienestar mental de los niños. Es impensable afrontar los próximos meses sin un apoyo adecuado (social, cultural, urbano, económico) para las familias, que todavía tendrán que soportar bastantes consecuencias de la emergencia pandémica[14].
2.3Educar a la fraternidad universal
Desde el comienzo de la década de 2020, el mundo entero ha tenido que afrontar un problema de importancia universal que ha marcado una época. Esta dimensión también representa undesafío educativo. La tendencia a restringir la educación cultural dentro de horizontes escolares demasiado provinciales y domésticos corre el riesgo de eliminar las dimensiones amplias e internacionales. La historia de la Covid-19 se presenta al mundo de los educadores como una valiosa oportunidad. Ilustrar el origen, los efectos y las consecuencias de la pandemia significa repensar las herramientas educativas utilizadas para ayudar a los niños a descubrir y habitar el mundo, para que no se sientan extraños y lo comprendan. Queda abierto el desafío para una nuevaeducación a la mundialidad y a la fraternidad universal. Estamos "conectados" no sólo y no tanto porque exista Internet, sino porque todos somos habitantes de la misma "casa común". El Papa Francisco escribeen Laudato Si’ (92): "No podemos considerarnos grandes amantes si excluimos de nuestros intereses alguna parte de la realidad: «Paz, justicia y conservación de la creación son tres temas absolutamente ligados, que no podrán apartarse para ser tratados individualmente so pena de caer nuevamente en el reduccionismo». Todo está relacionado, y todos los seres humanos estamos juntos como hermanos y hermanas en una maravillosa peregrinación, entrelazados por el amor que Dios tiene a cada una de sus criaturas y que nos une también entre nosotros”. Estamos en el corazón teológico del verdadero testimonio de la fraternidad cristiana, que se expresa en el relato de un Dios amigo del hombre que llama "amigos" a todos los seres humanos (Jn 15,15).
Es necesario enseñar a las jóvenes generaciones a no huir de las perspectivas de la globalización, de los logros de la ciencia, del desafío ecológico, de la perspectiva económica y social con sus desigualdades, del papel de los medios sociales y de la tecnología. Ya no podremos, ni deberemos, quejarnos simplemente de que nuestros hijos están encerrados en sí mismos y dentro de estrechos límites culturales, sin contacto con el mundo y sus problemas; con la pandemia, el mundo entero ha entrado en todos los hogares: el de los países más ricos y antiguos, así como el de los más jóvenes, pero aún en desarrollo. Al mundo de los educadores le corresponde traducir todo esto y aprovecharlo para que las nuevas generaciones abran los ojos y tomen conciencia del mundo y de su responsabilidad como ciudadanos y creyentes.
2.4Transmitir la fe en el Dios de la vida
No podemos negar que, junto a muchos ejemplos virtuosos de creatividad y de imaginación pastoral renovada, para demasiadas realidades eclesiales la pandemia se ha revelado como una grave fuente de estrés que ha generado, no pocas veces y con cierta razón, una suspensión de las actividades educativas habitualmente propuestas por las comunidades cristianas a los niños y a los jóvenes. Para el futuro próximo, esta experiencia exige un replanteamiento necesario y urgente de la pastoral de las jóvenes generaciones.
La misma pandemia, como acontecimiento complejo, no puede dejar de considerarse una oportunidad para profundizar y hacer hincapié en cuestiones de enorme importancia para la educación en la fe. La Covid-19 ofrece la oportunidad de proponer a los más jóvenes temas que quizás han quedado demasiado relegados en la pastoral ordinaria del tiempo sin la pandemia: ¿de dónde viene el mal? ¿Dónde está Dios en el tiempo de la epidemia? ¿Cuál es la relación sana y equilibrada que la Iglesia propone entre la ciencia y la fe? ¿Qué páginas de la Escritura iluminan este tiempo? ¿Qué palabras ante la enfermedad y qué gestos para acompañar al enfermo? Estas son algunas de las preguntas, cuyas respuestas, buscadas y encontradas junto a los jóvenes de forma adecuada y respetuosa de sus diferentes edades, constituirán sin duda una fuente y una oportunidad de crecimiento en la fe.
Además, la pandemia, al obligarnos a estar más en casa, ha vuelto a proponer el hogar y la familia como un "espacio sapiencial" de asimilación y participación de la fe, donde se pueden encontrar gestos y palabras que apoyen, susciten y respondan a las preguntas profundas de nuestros hijos. Para ello, es urgente trabajar para que, en el seno de la comunidad cristiana, las familias surjan como "nodos de red" de los caminos de formación y acompañamiento: con el valor añadido de una mejor evidencia del vínculo entre la vida familiar y la vida comunitaria, respecto al de la familia individual con la institución parroquial. De este modo, empezaremos a sanar y a salvar una distancia excesiva entre la vida de la comunidad y la vida en el hogar, que -incluso dejando de lado la emergencia- lleva tiempo empobreciendo a ambas. De hecho, el Papa Francisco indica esta dirección cuando escribe enAmoris laetitia (279): "Para hacer efectiva esa prolongación de la paternidad en una realidad más amplia, «las comunidades cristianas están llamadas a ofrecer su apoyo a la misión educativa de las familias», de manera particular a través de la catequesis de iniciación. Para favorecer una educación integral necesitamos «reavivar la alianza entre la familia y la comunidad cristiana»".
Conclusión
Las raíces de la preocupación educativa de la Iglesia por sus hijos más pequeños nacen del mismo Evangelio.
“Le presentaban unos niños para que los tocara; pero los discípulos les reñían. Mas Jesús, al ver esto, se enfadó y les dijo: «Dejad que los niños vengan a mí, no se lo impidáis, porque de los que son como éstos es el Reino de Dios. Yo os aseguro: el que no reciba el Reino de Dios como niño, no entrará en él.» Y abrazaba a los niños, y los bendecía poniendo las manos sobre ellos" (Mc 10, 13-16).
Los discípulos no dejaban que los niños se acercaran a Jesús, quien los reprendió. La sociedad a veces parece más una madrastra que una madre: deja a los pequeños solos y sin respuestas, y las que ofrece son a menudo peligrosas y dañinas.
La Iglesia católica, partiendo de la experiencia de la pandemia, señala la necesidad urgente de eliminar los pesados obstáculos que impiden a los niños y adolescentes integrarse en la sociedad y de que se creen todas las condiciones para que esto ocurra. Los niños deben ir a la escuela. Dejemos que los niños vayan a la escuela, es el renovado llamamiento que surge desde la época de la pandemia. Que la escuela sea un entorno saludable, donde se aprendan los conocimientos y la ciencia de la convivencia y las relaciones. Que los más jóvenes tengan buenos profesores, atentos a los talentos de cada uno y capaces de tener paciencia y escuchar.
También es necesario sentir un fuerte impulso en nuestro corazón -y en nuestra acción pastoral- para llevar a los más jóvenes a Jesús y educarlos en su escuela. Dejemos que los niños conozcan a Jesús, el médico de las almas y los cuerpos, dejemos que acudan a Él con sus preguntas, su capacidad de resiliencia y su propio camino de fe. La pandemia ha recordado a todo el mundo la necesidad de abordar las preguntas genuinas e indagatorias de los niños sobre un mal repentino y colectivo. Incluir las respuestas a estas preguntas en los programas de iniciación a la fe es una oportunidad que no hay que desaprovechar. La epidemia de Covid-19 es un fenómeno global que plantea el desafío de abrir las mentes y los corazones a una dimensión universal y amplia. El Papa Francisco lo recordó en su mensaje del 15 de octubre de 2020 con motivo del Pacto Mundial por la Educación:"Somos conscientes de que un camino de vida necesita una esperanza basada en la solidaridad, y que todo cambio requiere una trayectoria educativa, para construir nuevos paradigmas capaces de responder a los desafíos y emergencias del mundo contemporáneo, para comprender y encontrar soluciones a las necesidades de cada generación y para hacer que la humanidad florezca hoy y mañana".
Vaticano, 22 diciembre 2021
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[1]M C Cardenas, S S Bustos, R Chakraborty,A 'parallel pandemic': The psychosocial burden of COVID-19 in children and adolescents. Acta Paediatr. 2020 Nov;109(11):2187-2188.
[2]R. Coles,The Spiritual Life of Children, 1990.
[3] ES Rome, PB Dinardo, VE Issac,Promoting resiliency in adolescents during a pandemic: A guide for clinicians and parents. Cleve Clin J Med 2020 Oct 1;87(10):613-618.
[4]J A Hoffman, E A Miller.Addressing the Consequences of School Closure Due to COVID-19 on Children's Physical and Mental Well-Being. World Med Health Policy 2020 Aug 20;10
[5]S Tang, M Xiang, T Cheung, YT Xiang.Mental health and its correlates among children and adolescents during COVID-19 school closure: The importance of parent-child discussion. J Affect Disord 2021 Jan 15;279:353-360.
[6]A R Masonbrink, E Hurley.Advocating for Children During the COVID-19 School Closures. Pediatrics 2020 Sep;146(3):e20201440.
[7]M Ab Khan, J Moverley Smith,"Covibesity," a new pandemic.Obes Med 2020 Sep;19:100282.
[8]S Tang, M Xiang, T Cheung, YT Xiang.Mental health and its correlates among children and adolescents during COVID-19 school closure: The importance of parent-child discussion.J Affect Disord 2021 Jan 15;279:353-360.
[9]https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/physical-activity(ultimo accesso: 6 settembre 2021)
[10]E Shneor, R Doron, J Levine, et al,Objective Behavioral Measures in Children before, during, and after the COVID-19 Lockdown in Israel. Int J Environ Res Public Health. 2021 Aug; 18(16): 8732.
[11]L C Mâsse, I Y Edache, M Pitblado.The Impact of Financial and Psychological Wellbeing on Children’s Physical Activity and Screen-Based Activities during the COVID-19 Pandemic. Int J Environ Res Public Health. 2021 Aug; 18(16): 8694.
[12]M Poletti, A Raballo.Letter to the editor: Evidence on school closure and children's social contact: useful for coronavirus disease (COVID-19)?Euro Surveill 2020 Apr;25(17):2000758.
[13]M C Cardenas, S S Bustos, R Chakraborty,A 'parallel pandemic': The psychosocial burden of COVID-19 in children and adolescents. Acta Paediatr. 2020 Nov;109(11):2187-2188.
[14] D Marchetti, L Fontanesi, C Mazza et al,Parenting-Related Exhaustion During the Italian COVID-19 Lockdown. J Pediatr Psychol 2020 Nov 1;45(10):1114-1123
[01838-ES.01] [Texto original: Italiano]
[B0871-XX.02]