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Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio per la 55.ma Giornata Mondiale della Pace, 21.12.2021


 

Abstract dell’Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson

Intervento di Sr. Alessandra Smerilli, F.M.A.

Intervento del Rev.do Padre Fabio Baggio, C.S.

Intervento del Dott. Aboubakar Soumahoro

 

Alle ore 11.30 di questa mattina, ha avuto luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede, la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio per la 55.ma Giornata Mondiale della Pace sul tema: “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”, che si celebra il 1° gennaio 2022.

Sono intervenuti l’Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; la Rev.da Sr. Alessandra Smerilli, F.M.A., Segretario ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; il Rev.do Padre Fabio Baggio, C.S., Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; il Dott. Aboubakar Soumahoro, Presidente di Lega Braccianti e Portavoce di Invisibili in Movimento.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Abstract dell’Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson

Education, Work and Dialogue between Generations: Tools for Building Peace

In the introductory verse, Isaiah is captivated by the beauty of the feet of the peace-bearer: a cpativation that reveals a great yearning for peace which God’s people have nourished within itself during a protracted period of experience of hardship and disaster which had befallen it. This is the experience of the exile and its consequences which the Book of Baruch captures as:

· Lack of conversion/change

· Rejection of path to peace

· Alienation

· Exposure to hostility

· Inactivity/lack of productive existence (languishing)

· Experience of death/threats to life

These characteristics which are emblematic of Israel’s life in exile and which undergird and explain Israel’s great yearning for peace are verifiable in our world today:

§ The lack of moral/ethical fibre and political will to embrace and commit to life-saving measure in the face of life-threatening climate crises, pandemics and economic inequalities.

§ Short term gains and profits which becloud our vision of long term benefits and advantages.

§ The resultant crises of volumes of displaced peoples: migration and refugee crises.

§ Real life and real time experience of fear (angst), hostility and insecurity.

§ Privation of global civilization and human culture of a working capital.

§ General experience of disasters and growing threats to human culture and existence.

Against this background of the Message of Peace 2022 begins with some characterizations of Peace derived from the teaching of Pope Francis:

Negotiation often becomes necessary for shaping concrete paths to peace. Yet the processes of change that lead to lasting peace are crafted above all by peoples; each individual can act as an effective leaven by the way he or she lives each day…... This means that “everyone has a fundamental role to play in a single great creative project: to write a new page of history, a page full of hope, peace and reconciliation. There is an “architecture” of peace, to which different institutions of society contribute, each according to its own area of expertise, but there is also an “art” of peace that involves us all. From the various peace processes that have taken place in different parts of the world, “we have learned that these ways of making peace, of placing reason above revenge, of the delicate harmony between politics and law, cannot ignore the involvement of ordinary people. Peace is not achieved by normative frameworks and institutional arrangements between well-meaning political or economic groups… It is always helpful to incorporate into our peace processes the experience of those sectors that have often been overlooked, so that communities themselves can influence the development of a collective memory”.  And this means that ……

Despite obstacles, differences and varying perspectives on the way to achieve peaceful coexistence, this task summons us to persevere in the struggle to promote a ‘culture of encounter’. This requires us to place at the centre of all political, social and economic activity the human person, who enjoys the highest dignity, and respect for the common good.

(Fratelli tutti, 231-2)

- As a Gift of God.

- As Work of the human person and fruit of Culture of dialogue & encounter.

- Having an Architecture of its own multi-sectoral, multi-disciplinary and multi-actors (rooted in encounter and dialogue).

- Resulting as a Work of Art (Art of Peace).

- Enhancing the realization of Human dignity and respects Common good.

- Baptized by Pope Paul VI as Development, Peace corresponds to the vocation of the human person to transform creation with the fruit of his labour…… WORK

These various characteristics and attributes of peace will be illustrated by our co-panelists!

[01827-EN.01] [Original text: English]

Intervento di Sr. Alessandra Smerilli, F.M.A.

La frase di Isaia che Papa Francesco ha scelto per questa 55* Giornata Mondiale della Pace è tratta da uno dei capitoli dei canti del Servo sofferente di YHWH - “Come molti si stupirono di lui - tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo” (52,13). Quel messaggero di pace è un messaggero di una pace difficile perché vera, non di una pace facile e romantica. È l’annuncio di un profeta che sa che la ricerca e la costruzione della pace convive con la sofferenza di molti, troppi, uomini e donne ‘sfigurati’ nel loro aspetto e nella loro dignità. Noi continuiamo, insieme ad Isaia, ad annunciare la pace, ma non dimentichiamo il dolore di chi subisce le guerre e la mancanza di pace di questo mondo. Che, come dice il Santo Padre in questo messaggio, non sono solo le guerre guerreggiate con le armi; sono anche la guerra che da molto tempi gli umani hanno ingaggiato con la natura, con la madre terra, e con le altre specie viventi. I giovani, che sono i primi protagonisti di questo messaggio, giovani che sono da sempre al centro del magistero di Papa Francesco, sanno ormai molto bene di trovarsi dentro questo conflitto tra noi e la terra. Non lo hanno chiesto, non lo vorrebbero, ma sanno di star lottando per salvare il pianeta, e noi stessi esseri umani, da questo assurdo conflitto che il nostro Sistema economico ha dichiarato all’ambiente naturale. E il Papa è con loro. Lo ha ripetuto molte volte, lo ripete ancora una volta: il ‘grido della terra e il grido dei poveri sono lo stesso gridò, nel grido della terra si ode quello dei poveri, e in quello dei poveri si sente il grido della terra. I giovani lo sanno, lo sanno i giovani di EoF (Economy of Francesco), che il Papa Francesco ha convocato ormai due anni e mezzo fa e che oggi in tutto il mondo stanno rispondendo a questo grido. E lo fanno cercando il dialogo con gli adulti, ci propongono un’alleanza. Inoltre, come ricorda il Papa nel messaggio, il lavoro, con questa grave crisi Covid, è sempre più il centro della questione sociale. Non c’è giustizia senza lavori giusti, senza lavoro per tutti, senza lavori decenti e rispettosi per tutti. Il lavoro è molto di più di un mezzo per guadagnarsi da vivere: il lavoro è espressione della nostra identità e dignità, della nostra vocazione sociale e relazionale, del nostro custodire e coltivare la terra, con Dio e con gli altri. Per questo motive come Dicastero, attraverso la Commissione Covid-19 e in collaborazione con altri Dicasteri, stiamo avviamo un Progetto dal titolo “Lavoro per tutti”: sarà una grande operazione di ascolto di tutti coloro che nei diversi luoghi stanno cercando soluzioni creative ai problemi del lavoro. Ascolto, discernimento e messa in comune, creare le condizioni perché qualcosa di nuovo accada. Perché si costruisca la pace attraverso condizioni di lavoro dignitose per tutti.

Infine, la cura. Il lavoro non può essere più sganciato dalla cura. In una società globale che, grazie a Dio, vivrà sempre più a lungo, la cura, l’offerta e la domanda di cura, sarà la grande sfida della sostenibilità umana e spirituale della nostra forma di vita. Se la lasceremo tutta al mercato, gli scartati aumenteranno, e saranno scartati dal reddito e dalla cura; dobbiamo rimettere la cura al centro del patto sociale, sapendo che c’è bisogno di una cura che resti e diventi dono e gratuità, espressione del principio di fraternità (FT).

“I vecchi faranno sogni, i giovani faranno profezie” (Giole). Papa Francesco continua a fare sogni, affinché i giovani facciano profezie.

[01825-IT.01] Testo originale: Italiano]

Intervento del Rev.do Padre Fabio Baggio, C.S.

Il Messaggio del Santo Padre per la cinquantacinquesima Giornata Mondiale della Pace, intitolato “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”, si discosta leggermente dalla tradizionale contrapposizione tra pace e guerra. Esso, infatti, insiste sull’idea di pace intesa come la meta di un cammino che, come ci ha insegnato San Paolo VI, si definisce come sviluppo umano integrale.

Il mondo di oggi è positivamente interconnesso grazie ad un flusso globale di idee e di innovazioni tecnologiche che si propongono di accrescere il bene comune. Ma è anche interdipendente in senso negativo, soprattutto se consideriamo gli effetti della crisi climatica e delle malattie che non possono essere contenuti all'interno delle frontiere nazionali.

Il mondo è la nostra casa comune, l’unica dimora possibile per la nostra famiglia comune. E tanto la famiglia comune quanto la casa comune perdono sempre quando si verificano guerre al loro interno. I governanti che pensano di risolvere i problemi con il conflitto armato appartengono al passato, non al futuro.

La pace in tutta la casa e famiglia comuni è una condizione necessaria per evitare la catastrofe e per promuovere il bene comune di tutti e di tutte. Essa, però, per essere duratura, va edificata seguendo un’architettura adeguata alle sfide contemporanee, che ne assicuri l’ampiezza e la solidità.

A questo fine, il messaggio mette in evidenza tre strumenti essenziali: il dialogo fra generazioni, l’educazione e il lavoro.

Il primo strumento è la comunicazione sincera, feconda e generativa tra le vecchie e le nuove generazioni. La saggezza di chi ha più esperienza deve servire a moderare i facili entusiasmi di chi ne ha meno, così come la temerarietà dei più giovani deve servire di sprone a chi tende a fermarsi sul “si è sempre fatto così”. La conoscenza della storia e dei processi è un elemento imprescindibile del discernimento, ma non deve mai essere d’impedimento alla crescita, alla creatività e all’innovazione.

Le dinamiche studiate in ambito migratorio dimostrano come taluni cambiamenti sostanziali siano spesso opera delle seconde e delle terze generazioni, le cui capacità di dialogo interculturale diventano volano dei processi di vera ed effettiva integrazione.

Il secondo strumento è l’educazione, intesa come insegnamento che genera cultura e assicura libertà e responsabilità. In questa ottica, il messaggio insiste particolarmente sull’educazione verso una cultura della “cura”, intesa come cura della casa comune e della famiglia comune. Ogni essere umano è chiamato a prendersi cura del creato e dei fratelli e delle sorelle, come una vocazione personale, e per questo gli devono essere assicurate le conoscenze e le competenze necessarie.

E anche qui non possiamo non fare riferimento al contesto migratorio, sempre più popolato da lavoratori impiegati nel settore della cura, esempi silenziosi ed umili di dedizione e sacrificio.

L'ultimo strumento è il lavoro, un altro tema centrale del magistero di Papa Francesco. Considerando gli impegni del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale per il 2022 sono sicuro che avremo occasione di approfondire questo strumento da diverse angolature nei prossimi mesi. Solo mi permetto di ricordare la sua centralità nella comprensione del fenomeno migratorio.

Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro non sono gli unici strumenti per costruire una pace duratura, ma rappresentano senza dubbio un ottimo equipaggiamento per il viaggio che ancora ci aspetta.

Grazie.

[01826-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento del Dott. Aboubakar Soumahoro

Permettetemi, innanzitutto, di ringraziare per l’invito.

È un onore essere qui soprattutto in questa Giornata Mondiale della PACE.

In un mondo che giace nella malvagità e dove tutte le fondamenta della terra sono smosse per colpa del dio di questo secolo che ha accecato le menti delle persone, la PACE è diventata un valore imprescindibile.

Tuttavia La PACE di cui abbisogniamo, non è quella che il mondo dà, ma è quella pace perfetta capace di conferire alle nostre anime e ai nostri spiriti riposo, coraggio e forza per affrontare ogni sfida.

Oggi, una delle principali sfide che siamo chiamati ad affrontare è il “grido dei poveri e della terra”, come ha detto il Santo Padre, Papa Francesco, nel Suo solenne messaggio in occasione di questa Giornata Mondiale della Pace.

Oggi, ci sono quasi 100 milioni di persone in più (secondo la Banca Mondiale) a livello mondiale che vivono in stato di impoverimento a causa della pandemia da Covid-19. Sicuramente la Pandemia avrà acuito lo stato di impoverimento ma si tratta di una condizione già preesistente. Parliamo di persone che non riescono a soddisfare i propri bisogni vitali e di quelli delle proprie famiglie a causa delle crescenti disuguaglianze materiali.

Oggi, tutto il creato (sottomesso alla caducità causata dalla crisi climatica) attende con impazienza di essere liberato dalla schiavitù della corruzione dello spirito dell’avidità.

Accanto al “grido dei poveri e della terra”, occorre affrontare con urgenza anche lo smarrimento spirituale che crea, tra le altre cose, un vuoto di senso che coinvolge tutti (in modo intergenerazionale) e che genera nel contempo egoismo e individualismo in questa nostra società governata del dio danaro.

Per potere affrontare queste 3 sopracitate sfide, occorre aver il coraggio di avviare una RIVOLUZIONE SPIRITUALE capace di calarsi nelle dinamiche della vita reale anche per ricostruire il senso di appartenenza alla stessa comunità umana.

Il raggiungimento di questo obbiettivo richiede ascolto, generosità e sacrifici ma è realizzabile solo attraverso la centralità delle “tre vie per la costruzione di una pace duratura, come ha indicato il Santo Padre, Papa Francesco. Vale a dire “Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana”.

Per questo, abbiamo la responsabilità di metterci al servizio della nostra comunità umana al fine di edificare l’architettura di una pace ancorata alla giustizia sociale in armonia con la natura e dentro una prospettiva economica al servizio della persona. Tutto questo richiede l’idea di un agire sociale e politico di respiro popolare e non populista. Una politica capace di ridare speranza e non di esasperare le sofferenze unendo e federando persone diverse ma accomunate da bisogni e sogni comuni.

Vi ringrazio per la vostra amabile attenzione.

[01824-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0868-XX.02]