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Lettera della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ai Presidenti delle Conferenze dei Vescovi sul Rito di istituzione dei Catechisti, 13.12.2021


Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Testo in lingua italiana

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

LETTERA

AI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE DEI VESCOVI

SUL RITO DI ISTITUZIONE DEI CATECHISTI

Eminenza / Eccellenza Reverendissima,

recentemente Papa Francesco è intervenuto con due Lettere Apostoliche in forma di «Motu Proprio» sul tema dei ministeri istituiti. La prima, Spiritus Domini, del 10 gennaio 2021, ha modificato il can. 230 §1 del Codice di Diritto Canonico circa l’accesso delle persone di sesso femminile al ministero istituito del Lettorato e dell’Accolitato. La seconda, Antiquum ministerium, del 10 maggio 2021, ha istituito il ministero di Catechista.

Gli interventi del Santo Padre mentre approfondiscono la riflessione sui ministeri che san Paolo VI aveva avviato con la Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio» Ministeria quaedam del 15 agosto 1972, con la quale nella Chiesa latina è stata rinnovata la disciplina riguardante la prima tonsura, gli ordini minori e il suddiaconato, la orientano verso il futuro.

La pubblicazione del Rito di Istituzione dei Catechisti, a motivo del fatto che legem credendi lex statuat supplicandi[1], offre un’ulteriore opportunità di riflessione sulla teologia dei ministeri per giungere ad una visione organica delle distinte realtà ministeriali.

Per rispondere in tempi brevi alla necessità di un rito di istituzione, questa Editio typica, che è parte del Pontificale Romanum, viene pubblicata senza Praenotanda. Il 50° anniversario di Ministeria quaedam (1972 / 2022) potrebbe essere l’occasione per la pubblicazione di una Editio typica altera, corredata da un testo di Praenotanda.

La presente Editio typica può essere ampiamente adattata da parte delle Conferenze Episcopali che hanno il compito di chiarire il profilo e il ruolo dei Catechisti, di offrire loro percorsi formativi adeguati, di formare le comunità perché ne comprendano il servizio.[2] Tale adattamento dovrà seguire quanto disposto dal Decreto generale attuativo del Motu Proprio Magnum Principium[3] per ottenere la confirmatio o la recognitio da parte della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

La presente lettera che accompagna la pubblicazione dell’Editio typica del Rito di istituzione dei Catechisti vuole offrire un contributo alla riflessione delle Conferenze Episcopali, proponendo alcune note sul ministero di Catechista, sui requisiti necessari, sulla celebrazione del rito di istituzione.

I. Il ministero di Catechista

1. Il ministero di Catechista è un “servizio stabile reso alla Chiesa locale secondo le esigenze pastorali individuate dall’Ordinario del luogo, ma svolto in maniera laicale come richiesto dalla natura stessa del ministero” [4]: esso si presenta ampio e differenziato.

2. Anzitutto occorre sottolineare che si tratta di un ministero laicale che ha per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel Sacramento del Battesimo ed è essenzialmente distinto dal ministero ordinato che si riceve con il Sacramento dell’Ordine.[5]

3. La “stabilità” del ministero di Catechista è analoga a quella degli altri ministeri istituiti. Definire tale ministero come stabile, oltre ad esprimere il fatto che nella Chiesa esso è “stabilmente” presente, significa anche affermare che i laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti in modo stabile (come i Lettori e gli Accoliti)[6] al ministero di Catechista: ciò avviene mediante il rito di istituzione che, pertanto, non può essere ripetuto. Tuttavia, l’esercizio del ministero può e deve essere regolato nella durata, nel contenuto e nelle modalità dalle singole Conferenze Episcopali secondo le esigenze pastorali.[7]

4. I Catechisti in virtù del Battesimo sono chiamati ad essere corresponsabili nella Chiesa locale per l’annuncio e la trasmissione della fede, svolgendo tale ruolo in collaborazione con i ministri ordinati e sotto la loro guida. «Catechizzare è condurre qualcuno a scrutare il mistero di Cristo in tutte le sue dimensioni. […] È svelare nella persona di Cristo l’intero disegno di Dio, che in essa si compie. È cercare di comprendere il significato dei gesti e delle parole di Cristo, dei segni da lui operati, poiché essi ad un tempo nascondono e rivelano il suo mistero. In questo senso, lo scopo definitivo della catechesi è di mettere qualcuno non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo: egli solo può condurre all’amore del Padre nello Spirito e può farci partecipare alla vita della santa Trinità».[8]

5. Tale finalità comprende diversi aspetti e il suo raggiungimento si esprime in molteplici forme, definite dalle esigenze delle comunità e dal discernimento dei Vescovi. Per questo motivo, al fine di evitare fraintendimenti, occorre tenere presente che il termine “catechista” indica realtà differenti tra loro in relazione al contesto ecclesiale nel quale viene usato. I Catechisti nei territori di missione si differenziano da quelli operanti nelle Chiese di antica tradizione. Inoltre, anche le singole esperienze ecclesiali determinano caratteristiche e modalità di azione molto diversificate, tanto da risultare difficile farne una descrizione unitaria e sintetica.[9]

6. Nella grande varietà di forme, si possono distinguere – non in modo rigido – due tipologie principali delle modalità di essere Catechisti. Alcuni hanno il compito specifico della catechesi, altri quello più ampio di una partecipazione alle diverse forme di apostolato, in collaborazione con i ministri ordinati e obbedienti alla loro guida. La concretezza della realtà ecclesiale (Chiese di antica tradizione; giovani Chiese; ampiezza del territorio; numero dei ministri ordinati; organizzazione pastorale …) determina l’affermarsi dell’una o dell’altra tipologia.[10]

7. È opportuno notare che, avendo questo ministero “una forte valenza vocazionale che richiede il dovuto discernimento da parte del Vescovo” [11] ed essendo il suo contenuto definito dalle singole Conferenze Episcopali (ovviamente in conformità a quanto espresso in Antiquum ministerium), non tutti coloro che vengono chiamati “catechisti”, svolgendo un servizio di catechesi o di collaborazione pastorale, devono essere istituiti.

8. Di preferenza non dovrebbero essere istituiti come Catechisti:

­ coloro che hanno già iniziato il cammino verso l’Ordine sacro e in particolare sono stati ammessi tra i candidati al diaconato e al presbiterato: come già ricordato, il ministero di Catechista è un ministero laicale ed è essenzialmente distinto dal ministero ordinato che si riceve con il Sacramento dell’Ordine [12];

­ i religiosi e le religiose (indipendentemente dalla loro appartenenza ad Istituti che hanno come carisma la catechesi), a meno che non svolgano il ruolo di referenti per una comunità parrocchiale o di coordinatori dell’attività catechistica. Si ricorda che, in mancanza di ministri istituiti, possono – come tutti i battezzati – esercitare i ministeri “di fatto”, proprio in forza del Battesimo, che è fondamento anche della loro professione religiosa;

­ coloro che svolgono un servizio rivolto esclusivamente verso gli appartenenti di un movimento ecclesiale: tale funzione, ugualmente preziosa, viene, infatti, affidata dai responsabili dei singoli movimenti ecclesiali e non, come nel ministero di Catechista, dal Vescovo diocesano in seguito ad un suo discernimento in relazione alle necessità pastorali;

­ coloro che insegnano la religione cattolica nelle scuole, a meno che non svolgano insieme altri compiti ecclesiali a servizio della parrocchia o della diocesi.

9. Un’attenta riflessione – che potrà certamente essere approfondita ripensando nel loro insieme e in modo armonico tutti i ministeri istituiti – merita il caso di coloro che accompagnano il percorso di iniziazione dei fanciulli, dei ragazzi e degli adulti. Non pare opportuno che tutti vengano istituiti come Catechisti: come già ricordato, questo ministero ha “una forte valenza vocazionale che richiede il dovuto discernimento da parte del Vescovo” [13]. È, piuttosto, assolutamente conveniente che tutti costoro ricevano all’inizio di ogni anno catechistico un pubblico mandato ecclesiale con il quale viene loro affidata tale indispensabile funzione.[14]

Non è escluso che alcuni di coloro che seguono l’iniziazione, dopo opportuno discernimento, vengano istituiti come ministri. Tuttavia, occorre domandarsi, in ragione del contenuto specifico di ogni ministero, quale sia il più adatto tra quello di Lettore e quello di Catechista.

Infatti, il rito di istituzione dei Lettori afferma che è loro compito educare alla fede i fanciulli e gli adulti e guidarli a ricevere degnamente i Sacramenti[15]. Considerando che è antica tradizione che ogni ministero sia direttamente legato ad un particolare ufficio nella celebrazione liturgica, risulta senz’altro evidente che il proclamare la Parola nell’assemblea ben esprime il servizio di chi accompagna il cammino di iniziazione: coloro che ricevono l’insegnamento catechistico vedrebbero nel Lettore che si fa voce della Parola l’espressione liturgica del servizio che rende a loro.

Se, invece, a coloro che seguono l’iniziazione venisse affidato – sotto la moderazione dei ministri ordinati – un compito di formazione o una responsabilità nel coordinare tutta l’attività catechistica, allora sembrerebbe più opportuno che vengano istituiti come Catechisti.

In conclusione: non tutti coloro che preparano all’iniziazione fanciulli, ragazzi e adulti devono essere istituiti Catechisti: il discernimento del Vescovo può chiamare alcuni di loro, a seconda delle capacità e delle esigenze pastorali, al ministero o di Lettore o di Catechista.

10. A motivo di quanto ora affermato, i candidati al ministero istituito di Catechista – dovendo aver maturato una previa esperienza di catechesi[16]– possono, dunque, essere scelti tra quelli che in modo più specifico svolgono il servizio dell’annuncio: essi sono chiamati a trovare forme efficaci e coerenti per il primo annuncio, per poi accompagnare quanti lo hanno accolto nella tappa propriamente iniziatica.

Il loro essere parte attiva nei riti dell’iniziazione cristiana degli adulti esprime l’importanza del loro ministero.[17] Nella fase del pre-catecumenato i Catechisti collaborano con i Pastori, i Garanti e i Diaconi a trovare le forme più coerenti del primo annuncio del Vangelo, sensibilizzando alla fede e alla conversione; aiutano a discernere i segni esterni delle disposizioni di quanti intendono essere ammessi nel catecumenato.[18] In questa fase compiono un’opportuna catechesi, adattata all’anno liturgico e fondata sulle celebrazioni della Parola di Dio, capace di portare “i catecumeni non solo a una conveniente conoscenza dei dogmi e dei precetti, ma anche all’intima conoscenza del mistero della salvezza”.[19] Ai “catechisti veramente degni e opportunamente preparati” il Vescovo affida la celebrazione degli esorcismi minori.[20]

Introdotti i catecumeni nei Sacramenti dell’iniziazione cristiana, i Catechisti rimangono nella comunità come testimoni della fede, maestri e mistagoghi, accompagnatori e pedagoghi disponibili a favorire in ogni modo la vita dei fedeli perché si conformi al battesimo ricevuto.[21] Essi sono anche chiamati a trovare vie nuove e audaci per l’annuncio del Vangelo che permettano di suscitare e risvegliare la fede nel cuore di quanti non ne sperimentano più la necessità.[22]

11. L’ambito dell’annuncio e dell’insegnamento descrive, tuttavia, solo una parte dell’attività dei Catechisti istituiti: essi, infatti, sono chiamati a collaborare con i ministri ordinati nelle diverse forme di apostolato svolgendo, sotto la guida dei pastori, molteplici funzioni. Volendone offrire un elenco – seppur non esaustivo – possono essere indicate: la guida della preghiera comunitaria, specialmente della liturgia domenicale in assenza del presbitero o del diacono; l’assistenza ai malati; la guida delle celebrazioni delle esequie; la formazione e la guida degli altri Catechisti; il coordinamento delle iniziative pastorali; la promozione umana secondo la dottrina sociale della Chiesa; l’aiuto ai poveri; il favorire la relazione tra la comunità e i ministri ordinati.

12. Tale ampiezza e varietà di funzioni non deve sorprendere: l’esercizio di questo ministero laicale esprime in pienezza le conseguenze dell’essere battezzati e, nella particolare situazione di una non stabile presenza di ministri ordinati, è partecipazione alla loro azione pastorale. È quanto afferma il Codice di Diritto Canonico[23] nel prevedere la possibilità di affidare ad una persona non insignita del carattere sacerdotale una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia, sempre sotto la moderazione di un presbitero. Occorre, dunque, formare la comunità perché non veda nel Catechista un sostituto del presbitero o del diacono ma un fedele laico che vive il suo battesimo in una feconda collaborazione e corresponsabilità con i ministri ordinati perché la loro cura pastorale raggiunga tutti.[24]

13. È, dunque, compito delle Conferenze Episcopali chiarire il profilo, il ruolo e le forme più coerenti per l’esercizio del ministero dei Catechisti per il territorio di loro competenza, in linea con quanto indicato nel Motu Proprio Antiquum ministerium. Devono, inoltre, essere definiti adeguati percorsi formativi per i candidati. [25] Infine, si abbia cura anche di preparare le comunità perché ne comprendano il senso.

II. Requisiti

14. È compito del Vescovo diocesano discernere sulla chiamata al ministero di Catechista valutando le necessità della comunità e le capacità dei candidati[26]. Possono essere ammessi tra i candidati uomini e donne che abbiano ricevuto i Sacramenti dell’iniziazione cristiana e abbiano presentato al Vescovo diocesano una petizione liberamente scritta e firmata.

15. Nel descrivere i requisiti, il Motu Proprio così si esprime: «È bene che al ministero istituito di Catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi. È richiesto che siano fedeli collaboratori dei presbiteri e dei diaconi, disponibili a esercitare il ministero dove fosse necessario, e animati da vero entusiasmo apostolico».[27]

III. Celebrazione

16. Il ministero di Catechista è conferito dal Vescovo diocesano, o da un sacerdote da lui delegato, mediante il rito liturgico De Institutione Catechistarum promulgato dalla Sede Apostolica.

17. Il ministero può essere conferito durante la Messa o durante una celebrazione della Parola di Dio.

18. La struttura del rito prevede, dopo la liturgia della Parola, una esortazione (questo testo si presta bene all’adattamento da parte delle Conferenze Episcopali in relazione a come vorranno specificare il ruolo dei Catechisti); l’invito alla preghiera; un testo di benedizione; la consegna del crocifisso.

* * *

In conclusione, desidero riascoltare con voi le parole – ancora una volta profetiche – di san Paolo VI nell’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi:

«Non senza provare nel Nostro intimo una grande gioia osserviamo una legione di Pastori, di religiosi e di laici i quali, appassionati della loro missione evangelizzatrice, cercano modi sempre più adatti di annunziare efficacemente il Vangelo. Noi incoraggiamo l’apertura che, in questa linea e con questa sollecitudine, la Chiesa sta oggi realizzando. Innanzitutto apertura alla riflessione, poi a ministeri ecclesiastici capaci di ringiovanire e di rafforzare il suo dinamismo evangelizzatore. Certamente, accanto ai ministeri ordinati, grazie ai quali alcuni sono annoverati tra i Pastori e si consacrano in maniera particolare al servizio della comunità, la Chiesa riconosce il ruolo di ministeri non ordinati ma adatti ad assicurare speciali servizi della Chiesa stessa».[28]

Affidiamo a Maria, Madre della Chiesa, il nostro servizio per la costruzione del Regno.

Dalla Sede della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 3 dicembre 2021, memoria di san Francesco Saverio, presbitero.

✠ Arthur Roche

Prefetto

_____________________

[1] Cf. Indiculus, cap. 8: Denz. n. 246 [ex n. 139]. Cfr. anche Prospero di Aquitania, De vocatione omnium gentium, 1,12: CSEL 97,104.

[2] Cf. Francesco, Antiquum ministerium, n. 9.

[3] Cf. Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Postquam Summus Pontifex. Decreto attuativo delle disposizioni del can. 838 del Codice di Diritto Canonico (22 ottobre 2021).

[4] Francesco, Antiquum ministerium, n. 8.

[5] Cf. Francesco, Spiritus Domini, s.n.

[6] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 230 §1: «I laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti; tuttavia tale conferimento non attribuisce loro il diritto al sostentamento o alla rimunerazione da parte della Chiesa».

[7] Cf. Francesco, Antiquum ministerium, n. 9.

[8] Cf. Giovanni Paolo ii, Esortazione apostolica Catechesi tradendae (16 ottobre 1979), n. 5, in: AAS 71 (1979) 1281.

[9] Cf. Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Guida per i catechisti (3 dicembre 1993), n. 4.

[10] Cf. ibidem.

[11] Francesco, Antiquum ministerium, n. 8.

[12] Cf. Francesco, Spiritus Domini, s.n.

[13] Francesco, Antiquum ministerium, n. 8.

[14] Cf. Rituale Romanum, De Benedictionibus, editio typica 1984, nn. 361-377.

[15] Cf. Pontificale Romanum, De institutione Lectorum et Acholytorum, n. 4: «Lectores seu verbi Dei relatores effecti, adiutorium huic muneri praestabitis, et proinde peculiare officium in populo Dei suscipietis, et servitio fidei, quae in verbo Dei radicatur, deputabimini. Verbum enim Dei in coetu liturgico proferetis, pueros et adultos in fide et ad Sacramenta digne recipienda instituetis, nuntiumque salutis hominibus, qui adhuc illud ignorant, annuntiabitis. Hac via et vestro auxilio, homines ad cognitionem Dei Patris Filiique eius, Iesu Christi, quem ipse misit, pervenire poterunt et vitam assequi aeternam».

[16] Cf. Francesco, Antiquum ministerium, n. 8.

[17] Cf. Rituale Romanum, Ordo initiationis christianæ adultorum. Prænotanda, editio typica 1972, n. 48.

[18] Cf. ibidem nn. 11.16.

[19] Cf. ibidem n.19 §1.

[20] Cf. ibidem n. 44.

[21] Cf. Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la catechesi, n. 113.

[22] Cf. ibidem n. 41.

[23] Codex Iuris Canonici, can. 517 §2. «Nel caso che il Vescovo diocesano, a motivo della scarsità di sacerdoti, abbia giudicato di dover affidare ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia, costituisca un sacerdote il quale, con la potestà e le facoltà di parroco, sia il moderatore della cura pastorale».

[24] Cf. Giovanni Paolo ii, Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), n. 15; Benedetto xvi, Discorso di apertura del convegno pastorale della Diocesi di Roma sul tema:“Appartenenza ecclesiale e corresponsabilità pastorale” (26 maggio 2009); Francesco, Discorso all’Azione Cattolica Italiana (3 maggio 2014).

[25] Cf. Francesco, Antiquum ministerium, n. 9.

[26] Cf. ibidem n. 8.

[27] Ibidem.

[28] Paolo VI, Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), n. 73, in: AAS 68 (1976) 72-73.

[01773-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements

LETTRE

AUX PRÉSIDENTS DES CONFÉRENCES DES ÉVÊQUES

SUR LE RITE D’INSTITUTION DES CATÉCHISTES

Éminence/ Excellence Révérendissime,

récemment, le pape François est intervenu avec deux Lettres Apostoliques en forme de « Motu Proprio » sur le thème des ministères institués. La première, Spiritus Domini, datée du 10 janvier 2021, a modifié le canon 230 §1 du Code de droit canonique concernant l'accès des femmes au ministère institué de lecteur et d'acolyte. La seconde, Antiquum ministerium, du 10 mai 2021, institue le ministère de catéchiste.

Les interventions du Saint-Père, tout en approfondissant la réflexion sur les ministères que saint Paul VI avait entamée avec la Lettre Apostolique en forme de « Motu Proprio » Ministeria quaedam du 15 août 1972, par laquelle la discipline concernant la première tonsure, les ordres mineurs et le sous-diaconat a été renouvelée dans l'Église latine, l'orientent vers l'avenir.

La publication du Rite d'Institution des Catéchistes, sur la base de la legem credendi lex statuat supplicandi,[1] offre une nouvelle opportunité de réflexion sur la théologie des ministères, afin de parvenir à une vision organique des différentes réalités ministérielles.

Afin de répondre rapidement au besoin d'un rite d'institution, cette Editio typica, qui fait partie du Pontificale Romanum, est publiée sans Praenotanda. Le 50ème anniversaire de Ministeria quaedam (1972 / 2022) pourrait être l'occasion pour la publication d'une Editio typica altera, accompagnée d'un texte Praenotanda.

La présente Editio typica peut être largement adaptée par les Conférences Épiscopales, qui ont la tâche de clarifier le profil et le rôle des catéchistes, de leur offrir des cours de formation adéquats, de former les communautés pour qu'elles comprennent leur service.[2] Cette adaptation devra suivre les dispositions du Décret général d'application du « Motu Proprio » Magnum Principium[3] afin d'obtenir la confirmatio ou recognitio de la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements.

La présente lettre, qui accompagne la publication de l'Editio typica du Rite d'institution des Catéchistes, veut offrir une contribution à la réflexion des Conférences Épiscopales, en proposant quelques notes sur le ministère du Catéchiste, sur les conditions requises et sur la célébration du rite d'institution.

I. Le ministère de catéchiste

1. Le ministère de Catéchiste est un « service stable rendu à l'Église locale selon les besoins pastoraux identifiés par l'Ordinaire du lieu, mais exercé de manière laïque comme l'exige la nature même du ministère » [4]; celui-ci est ample et différencié.

2. Tout d'abord, il convient de souligner qu'il s'agit d'un ministère laïc fondé sur la condition baptismale commune et le sacerdoce royal reçu dans le Sacrement du Baptême, et qu'il est essentiellement distinct du ministère ordonné reçu dans le Sacrement de l'Ordre. [5]

3. « stabilité » du ministère de Catéchiste est analogue è celle des autres ministères institués. Définir ce ministère come stable, en plus d’exprimer le fait qu’il est présent de façon « stable » dans l’Église, signifie aussi affirmer que les laïcs qui ont l’âge et les qualités (dons) déterminés par décret de la Conférence épiscopale, peuvent être assumés de façon stable (comme les Lecteurs et les Acolytes)[6] dans le ministère de Catéchiste : cela se fait à travers le rite d’institution qui, par conséquent, ne peut être répété. Cependant, l’exercice du ministère peut et doit être réglementé en termes de durée, de contenu et de modalités par chacune des Conférences épiscopales en fonction des besoins pastoraux.[7]

4. Les catéchistes, en vertu de leur Baptême, sont appelés à être coresponsables dans l'Église locale pour l'annonce et la transmission de la foi, exerçant ce rôle en collaboration avec les ministres ordonnés et sous leur direction. « Catéchiser, c'est en quelque sorte amener quelqu'un à scruter ce Mystère en toutes ses dimensions. […] C'est dévoiler dans la Personne du Christ tout le dessein éternel de Dieu qui s'accomplit en elle. C'est chercher à comprendre la signification des gestes et des paroles du Christ, des signes réalisés par lui, parce qu'ils cachent et révèlent à la fois son Mystère. En ce sens, le but définitif de la catéchèse est de mettre quelqu'un non seulement en contact mais en communion, en intimité avec Jésus-Christ : lui seul peut conduire à l'amour du Père dans l'Esprit et nous faire participer à la vie de la Trinité Sainte ».[8]

5. Cette finalité comporte divers aspects et sa réalisation s'exprime sous des formes multiples, définies par les besoins des communautés et le discernement des Évêques. C'est pourquoi, afin d'éviter tout malentendu, il est nécessaire de tenir compte du fait que le terme "catéchiste" indique des réalités différentes en fonction du contexte ecclésial dans lequel il est utilisé. Les Catéchistes des territoires de mission diffèrent de ceux qui travaillent dans les Eglises de tradition ancienne. En outre, les différentes expériences ecclésiales déterminent également des caractéristiques et des modes d'action très différents, à tel point qu'il est difficile d'en donner une description unitaire et synthétique. [9]

6. Dans la grande variété des formes, on peut distinguer – de manière non rigide – deux grands types de manières d'être Catéchistes. Certains ont la tâche spécifique de la catéchèse, d'autres la tâche plus large de participer aux différentes formes d'apostolat, en collaboration avec les ministres ordonnés et en obéissant à leurs directives. Le caractère concret de la réalité ecclésiale (Églises de tradition ancienne ; jeunes Églises ; taille du territoire ; nombre de ministres ordonnés ; organisation pastorale...) détermine l'affirmation de l'un ou l'autre type.[10]

7. Il convient de noter que, étant donné que ce ministère a « une forte valeur vocationnelle qui requiert un discernement de la part de l'Évêque »[11] et que son contenu est défini par chacune des Conférences Épiscopales (évidemment en accord avec ce qui est exprimé dans Antiquum ministerium), non pas tous ceux qui sont appelés « catéchistes » et qui accomplissent un service de catéchèse ou de collaboration pastorale doivent être institués.

8. De préférence, on ne devrait pas instituer comme Catéchistes:

­ ceux qui ont déjà commencé leur cheminement vers les Saints Ordres, et en particulier ont été admis parmi les candidats au diaconat et au presbytérat : comme déjà mentionné, le ministère de Catéchiste est un ministère laïc et est essentiellement distinct du ministère ordonné qui est reçu avec le Sacrement de l'Ordre.[12]

­ les religieux et religieuses (indépendamment de leur appartenance à des Instituts dont le charisme est la catéchèse), à moins qu'ils ne soient les référents d'une communauté paroissiale ou les coordinateurs d'une activité catéchétique. Il faut rappeler que, en l'absence de ministres institués, ils peuvent – comme tous les baptisés – exercer des ministères « de facto », précisément en raison de leur baptême, qui est aussi le fondement de leur profession religieuse ;

­ ceux qui accomplissent un service destiné exclusivement aux membres d'un mouvement ecclésial : cette fonction, tout aussi précieuse, est en effet confiée par les responsables des différents mouvements ecclésiaux et non, comme dans le cas du ministère de Catéchiste, par l'évêque diocésain à la suite de son discernement par rapport aux besoins pastoraux ;

­ ceux qui enseignent la religion catholique dans les écoles, à moins qu'ils n'accomplissent également d'autres tâches ecclésiales au service de la paroisse ou du diocèse.

9. Une réflexion approfondie – qui peut certainement être approfondie en repensant tous les ministères institués dans leur ensemble et de manière harmonieuse – mérite une attention particulière dans le cas de ceux qui accompagnent le chemin d'initiation des enfants, des jeunes et des adultes. Il ne semble pas opportun d'instituer tout le monde comme catéchiste : comme on l'a déjà dit, ce ministère a « une forte valeur vocationnelle qui requiert un discernement de la part de l'évêque ».[13] Au contraire, il est absolument opportun que tous reçoivent, au début de chaque année catéchétique, un mandat ecclésial public leur confiant cette fonction indispensable.[14]

Il n'est pas exclu que certains de ceux qui suivent l'initiation, après un discernement approprié, puissent être institués comme ministres. Toutefois, il faut se demander, compte tenu du contenu spécifique de chaque ministère, lequel est le plus adapté entre celui de Lecteur et celui de Catéchiste.

En effet, le rite d'institution des lecteurs précise qu'ils ont pour tâche d'éduquer les enfants et les adultes dans la foi et de les guider pour recevoir dignement les sacrements[15]. Si l'on considère qu'une tradition ancienne veut que chaque ministère soit directement lié à un office particulier dans la célébration liturgique, il est certainement évident que la proclamation de la Parole dans l'assemblée exprime bien le service de ceux qui accompagnent le chemin de l'initiation : ceux qui reçoivent l'instruction catéchétique verraient dans le lecteur qui devient la voix de la Parole l'expression liturgique du service qu'il leur rend.

Si, par contre, ceux qui accompagnent l'initiation se voient confier – sous la modération des ministres ordonnés – une tâche de formation ou une responsabilité de coordination de toute l'activité catéchétique, il semble plus approprié qu'ils soient institués catéchistes.

En conclusion : ce ne sont pas tous ceux qui préparent les enfants, les jeunes et les adultes à l'initiation qui doivent être institués catéchistes : le discernement de l'évêque peut appeler certains d'entre eux, selon leurs capacités et les besoins pastoraux, au ministère soit de Lecteur, soit de Catéchiste.

10. Pour cette raison, les candidats au ministère institué de Catéchiste – qui doivent avoir mûri une expérience préalable de catéchèse[16] – peuvent donc être choisis parmi ceux qui accomplissent plus spécifiquement le service de l'annonce : ils sont appelés à trouver des formes efficaces et cohérentes pour la première annonce, afin d'accompagner ensuite ceux qui l'ont accueillie dans la phase plus spécifique d'initiation.

Leur participation active aux rites d'initiation chrétienne des adultes exprime l'importance de leur ministère.[17] Dans la phase de pré-catéchuménat, les Catéchistes collaborent avec les Pasteurs, les Garants et les Diacres pour trouver les formes les plus cohérentes de la première annonce de l'Evangile, sensibilisant à la foi et à la conversion ; ils aident à discerner les signes extérieurs des dispositions de ceux qui entendent être admis au catéchuménat.[18] Dans cette phase, ils réalisent une catéchèse appropriée, adaptée à l'année liturgique et basée sur les célébrations de la Parole de Dieu, à partir de laquelle ils peuvent amener « les catéchumènes non seulement à une connaissance convenable des dogmes et des préceptes, mais aussi à une connaissance intime du mystère du salut ».[19] À des « catéchistes vraiment dignes et bien préparés », l'évêque confie la célébration des exorcismes mineurs.[20]

Une fois que les catéchumènes ont été introduits aux Sacrements de l'initiation chrétienne, les Catéchistes restent dans la communauté comme témoins de la foi, enseignants et mystagogues, accompagnateurs et éducateurs disponibles pour encourager de toutes les manières la vie des fidèles à se conformer au baptême qu'ils ont reçu.[21] Ils sont également appelés à trouver des méthodes nouvelles et audacieuses d'annoncer l'Évangile qui leur permettront de susciter et de réveiller la foi dans le cœur de ceux qui n'en ressentent plus le besoin.[22]

11. Le domaine de l'annonce et de l'enseignement ne décrit toutefois qu'une partie de l'activité des Catéchistes institués : ils sont en effet appelés à collaborer avec les ministres ordonnés dans les diverses formes d'apostolat, en exerçant, sous la conduite des pasteurs, de nombreuses fonctions. Pour en donner une liste, non exhaustive, on peut indiquer : la direction (l’animation) de la prière communautaire, en particulier de la liturgie dominicale en l'absence du prêtre ou du diacre ; l'assistance aux malades ; la direction des célébrations des funérailles ; la formation et la direction des autres Catéchistes ; la coordination des initiatives pastorales ; la promotion humaine selon la doctrine sociale de l'Église ; l'aide aux pauvres ; la promotion du rapport entre la communauté et les ministres ordonnés.

12. Cette ampleur et cette variété de fonctions ne doivent pas surprendre : l'exercice de ce ministère laïc exprime pleinement les conséquences du baptême et, dans la situation particulière de la présence instable des ministres ordonnés, il est une participation à leur action pastorale. C'est ce qu'affirme le Code de droit canonique [23] lorsqu'il prévoit la possibilité de confier à une personne qui n'est pas ordonnée une part de l'exercice de la charge pastorale dans une paroisse, toujours sous la modération d'un prêtre. Il est donc nécessaire de former la communauté pour qu'elle ne voie pas dans le Catéchiste un substitut du prêtre ou du diacre, mais plutôt un fidèle laïc qui vit son baptême dans une coopération et une coresponsabilité fécondes avec les ministres ordonnés, afin que leur pastorale puisse atteindre tout le monde.[24]

13. l revient donc aux Conférences épiscopales de clarifier le profil, le rôle et les formes les plus cohérentes pour l'exercice du ministère des Catéchistes pour le territoire de leur compétence, dans la ligne de ce qui est indiqué dans le Motu Proprio Antiquum ministerium. Des programmes de formation adéquats pour les candidats doivent également être définis.[25] Enfin, il faut également veiller à préparer les communautés afin qu'elles comprennent le sens du ministère.

II. Conditions requises

14. Il appartient à l'Évêque diocésain de discerner l'appel au ministère de Catéchiste en évaluant les besoins de la communauté et les capacités des candidats[26]. Les hommes et les femmes qui ont reçu les sacrements de l'initiation chrétienne et qui ont présenté une requête librement écrite et signée à l'évêque diocésain peuvent être admis parmi les candidats.

15. En décrivant les conditions requises, le Motu Proprio affirme : « Il est bon que soient appelés au ministère institué de Catéchiste des hommes et des femmes de foi profonde et de maturité humaine, qui ont une participation active à la vie de la communauté chrétienne, qui sont capables d'accueil, de générosité et de vie de communion fraternelle, qui reçoivent la formation biblique, théologique, pastorale et pédagogique nécessaire pour être des communicateurs attentifs de la vérité de la foi, et qui ont déjà acquis une expérience préalable de catéchèse. Ils doivent être de fidèles collaborateurs des prêtres et des diacres, disponibles pour exercer le ministère en cas de besoin, et animés d'un véritable enthousiasme apostolique ». [27]

III. Célébration

16. Le ministère de Catéchiste est conféré par l'Évêque diocésain, ou par un prêtre délégué par lui, selon le rite liturgique De Institutione Catechistarum promulgué par le Siège Apostolique.

17. Le ministère peut être conféré pendant la messe ou lors d'une célébration de la Parole de Dieu.

18. La structure du rite prévoit, après la liturgie de la Parole, une exhortation (ce texte se prête bien à une adaptation par les Conférences épiscopales en fonction de la manière dont elles souhaitent préciser le rôle des catéchistes), une invitation à la prière, un texte de bénédiction, et la remise du crucifix.

* * *

En conclusion, je voudrais me faire l'écho avec vous des paroles – une fois de plus prophétiques – de saint Paul VI dans son Exhortation Apostolique Evangelii Nuntiandi :

« Ce n’est pas sans éprouver intimement une grande joie que Nous voyons une légion de Pasteurs, religieux et laïcs, épris de leur mission évangélisatrice, chercher des façons toujours plus adaptées d’annoncer efficacement l’Evangile et Nous encourageons l’ouverture que, dans cette ligne et avec ce souci, l’Eglise accomplit aujourd’hui. Ouverture à la réflexion d’abord, puis à des ministères ecclésiaux capables de rajeunir et de renforcer son propre dynamisme évangélisateur. Il est certain qu’à côté des ministères ordonnés, grâce auxquels certains sont mis au rang des Pasteurs et se consacrent d’une manière particulière au service de la communauté, l’Eglise reconnaît la place de ministères non ordonnés, mais qui sont aptes à assurer un service spécial de l’Eglise ». [28]

 

Confions à Marie, Mère de l'Église, notre service pour la construction du Royaume.

Donné au Siège de la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements, le 3 décembre 2021, mémoire de saint François Xavier, prêtre.

✠ Arthur Roche

Préfet

_________________________

[1] Cf. Indiculus, chap. 8: Denz. n. 246 [ex n. 139]. Cfr. aussi Prosper d’Aquitaine, De vocatione omnium gentium, 1,12 : CSEL 97, 104.

[2] Cf. François, Antiquum ministerium, n. 9.

[3] Cf. CongrÉgation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements, Postquam Summus Pontifex. Décret d’application des dispositions du can. 838 du Code de Droit Canonique (22 octobre 2021).

[4] François, Antiquum ministerium, n. 8.

[5] Cf. François, Spiritus Domini, s.n.

[6]Cf. Code de Droit Canonique, can. 230 §1: « Les laïcs qui ont l'âge et les qualités requises établies par décret de la conférence des évêques, peuvent être admis d'une manière stable par le rite liturgique prescrit aux ministères du lectorat et de l’acolytat; cependant, cette collation de ministère ne leur confère pas le droit à la subsistance ou à une rémunération de la part de l'Eglise ».

[7] Cf. François, Antiquum ministerium, n. 9.

[8] Cf. Jean-Paul II, Exhortation Apostolique Catechesi tradendae (16 octobre 1979), n. 5, in : AAS 71 (1979) 1281.

[9] Cf. CongrÉgation pour l’ÉvangÉlisation des Peuples, Guide pour les Catéchistes (3 décembre 1993), n. 4.

[10] Cf. ibidem.

[11] François, Antiquum ministerium, n. 8.

[12] Cf. François, Spiritus Domini, s.n.

[13] François, Antiquum ministerium, n. 8.

[14] Cf. Rituale Romanum, De Benedictionibus, editio typica 1984, nn. 361-377.

[15] Cf. Pontificale Romanum, De institutione Lectorum et Acholytorum, n. 4 : « Lectores seu verbi Dei relatores effecti, adiutorium huic muneri praestabitis, et proinde peculiare officium in populo Dei suscipietis, et servitio fidei, quae in verbo Dei radicatur, deputabimini. Verbum enim Dei in coetu liturgico proferetis, pueros et adultos in fide et ad Sacramenta digne recipienda instituetis, nuntiumque salutis hominibus, qui adhuc illud ignorant, annuntiabitis. Hac via et vestro auxilio, homines ad cognitionem Dei Patris Filiique eius, Iesu Christi, quem ipse misit, pervenire poterunt et vitam assequi aeternam ».

[16] Cf. François, Antiquum ministerium, n. 8.

[17] Cf. Rituale Romanum, Ordo initiationis christianæ adultorum. Prænotanda, editio typica 1972, n. 48.

[18] Cf. ibidem, nn. 11.16.

[19] Cf. ibidem, n.19 §1.

[20] Cf. ibidem, n. 44.

[21] Cf. Conseil Pontifical pour la promotion de la nouvelle Évangélisation, Directoire pour la catéchèse, n. 113.

[22] Cf. ibidem n. 41.

[23] Code de Droit Canonique, can. 517 §2. « Si, à cause de la pénurie de prêtres, l'Évêque diocésain croit qu'une participation à l'exercice de la charge pastorale d'une paroisse doit être confiée à un diacre ou à une autre personne non revêtue du caractère sacerdotal, ou encore à une communauté de personnes, il constituera un prêtre pour être muni des pouvoirs et facultés du curé, le modérateur de la charge pastorale ».

[24] Cf. Jean-Paul II, Exhortation apostolique post-synodale Christifideles laici (30 décembre 1988), n. 15; Benoît XVI, Discours pour l’Ouverture du Congrès ecclésial du diocèse de Rome sur le thème “Appartenance ecclésiale et coresponsabilité pastorale” (26 mai 2009); François, Discours à l’Action Catholique italienne (3 mai 2014).

[25] Cf. François, Antiquum ministerium, n. 9.

[26]Cf. ibidem, n. 8.

[27] Ibidem.

[28] Paul VI, Exhortation Apostolique Evangelii nuntiandi (8 décembre 1975), n. 73, in : AAS 68 (1976) 72-73.

[01773-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments

LETTER

TO THE PRESIDENTS OF THE EPISCOPAL CONFERENCES

ON THE RITE OF INSTITUTION OF CATECHISTS

Your Eminence / Your Excellency,

Recently, Pope Francis intervened with two Apostolic Letters in the form of “Motu Proprio” on the subject of instituted ministries. The first, Spiritus Domini, dated 10 January 2021, amended canon 230 §1 of the Code of Canon Law regarding the access of women to the instituted ministry of Lector and Acolyte. The second, Antiquum ministerium, dated 10 May 2021, instituted the ministry of Catechist.

The Holy Father’s interventions orient reflection on the ministries towards the future while at the same time deepening the reflection already begun by St Paul VI with the Apostolic Letter “Motu Proprio data” Ministeria quaedam of 15 August 1972, by which the discipline concerning first tonsure, the minor orders and the sub-diaconate were renewed in the Latin Church.

The publication of the Rite of Institution of Catechists offers a further opportunity for reflection on the theology of ministries in order to arrive at an organic vision of the distinct ministerial realities, on the understanding that legem credendi lex statuat supplicandi[1].

In order to respond quickly to the need for a rite of institution, this Editio typica, which is part of the Pontificale Romanum, is published without a Praenotanda. The 50th anniversary of Ministeria quaedam (1972 / 2022) will provide the occasion for the publication of an Editio typica altera (De institutione Lectorum, Acolythorum et Catechistarum), accompanied by Praenotanda.

The present editio typica can be widely adapted by the Episcopal Conferences which have the responsibility of clarifying the description and the role of Catechists, of offering them adequate formation programmes, and in forming communities so that they understand their service.[2] This adaptation must follow the provisions of the General Decree implementing the Motu Proprio Magnum Principium[3] for obtaining the confirmatio or recognitio from the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments.

This letter, which accompanies the publication of the Editio typica of the Rite of Institution of Catechists, aims to offer a contribution to the reflection of the Bishops’ Conferences, proposing some notes on the ministry of Catechist, on the necessary requirements, and on the celebration of the rite of institution.

I. The ministry of Catechist

1. The ministry of Catechist is a “stable form of service rendered to the local Church in accordance with pastoral needs identified by the local Ordinary, yet one carried out as a work of the laity, as demanded by the very nature of the ministry”.[4] It is a broad and varied ministry.

2. First of all, it should be emphasised that this is a lay ministry based on the common baptismal state and the royal priesthood received in the Sacrament of Baptism and is essentially distinct from the ordained ministry received in the Sacrament of Orders.[5]

3. The “stability” of the ministry of Catechist is analogous to that of the other instituted ministries. This definition of stability, as well as expressing the fact that it is a “stable” ministry in the Church, also affirms that lay people who have the age and qualifications determined by decree of the Episcopal Conference, can be admitted in a stable manner (like Lectors and Acolytes)[6] into the ministry of Catechist. This takes place through the rite of institution which is therefore not to be repeated. The exercise of the ministry, however, can and must be regulated by the individual Episcopal Conferences in terms of duration, content and modalities, in accordance with pastoral needs.[7]

4. Catechists, by virtue of their Baptism, are called to be co-responsible in the local Church for the proclamation and transmission of the faith, carrying out this role in collaboration with the ordained ministers and under their guidance. “Catechizing is, in a way, to lead a person to study this mystery [of Christ] in all its dimensions. […] It is therefore to reveal in the Person of Christ the whole of God's eternal design reaching fulfilment in that Person. It is to seek to understand the meaning of Christ's actions and words and of the signs worked by Him, for they simultaneously hide and reveal His mystery. Accordingly, the definitive aim of catechesis is to put people not only in touch but in communion, in intimacy, with Jesus Christ: only He can lead us to the love of the Father in the Spirit and make us share in the life of the Holy Trinity”.[8]

5. Such a goal includes various aspects and its attainment is expressed in multiple forms, depending on the needs of the communities and the discernment of the Bishops. For this reason, and in order to avoid misunderstandings, it is necessary to bear in mind that the term ‘catechist’ indicates different realities in relation to the ecclesial context in which it is used. Catechists in mission territories differ from those working in churches of long-standing tradition. Moreover, individual ecclesial experiences also produce very different characteristics and patterns of action, so much so that it is difficult to give it a unitary and synthetic description. [9]

6. Among the great variety of forms, one can distinguish - though not rigidly - two main types of Catechists. Some have the specific task of catechesis, others the broader task of participating in different forms of apostolate, in collaboration with the ordained ministers and obedient to their guidance. The context of the ecclesial reality (Churches of long standing tradition; young Churches; the size of the territory; the number of ordained ministers; pastoral organisation, etc) determines one or the other type.[10]

7. It is important to note that, since this ministry has “a definite vocational aspect […] and consequently calls for due discernment on the part of the Bishop,”[11] and since its content is defined by the individual Bishops’ Conferences (obviously in conformity with what is stated in Antiquum ministerium), not everyone who carries out a service of catechesis or pastoral assistance and who are called ‘catechists’ have to be instituted.

8. It is preferable that the following should not be instituted as Catechists:

­ those who have already begun their journey towards Holy Orders and in particular have been admitted among the candidates for the Diaconate and the Priesthood. As already mentioned, the ministry of Catechist is a lay ministry and is essentially distinct from the ordained ministry which is received with the Sacrament of Orders;[12]

­ men and women religious (irrespective of whether they belong to Institutes whose charism is catechesis), unless they act as leaders of a parish community or coordinators of catechetical activity. It should be remembered that, in the absence of instituted ministers, they can - like all the baptised - exercise ministries “de facto,” precisely because of their Baptism, which is also the basis of their religious profession;

­ those who carry out a role exclusively for the members of an ecclesial movement: this function, which is equally valuable, is in fact assigned by the leaders of the individual ecclesial movements and not, as in the case of the ministry of Catechist, by the diocesan Bishop following his discernment in relation to pastoral needs;

­ those who teach Catholic religion in schools, unless they also carry out other ecclesiastical tasks in the service of the parish or diocese.

9. Careful reflection - which can truly be deepened by a comprehensive and balanced reconsideration of the instituted ministries as a whole - is required in the case of those who accompany the initiation of children, young people and adults. It does not seem appropriate for everyone to be instituted as a catechist. As already mentioned, this ministry has “a definitevocational aspect […] and consequently calls for due discernment on the part of the Bishop”.[13] Instead, it is absolutely appropriate that at the beginning of each catechetical year they all should receive a public ecclesial mandate entrusting them with this important function.[14]

It is not ruled out, however, that after suitable discernment, some who are involved in initiation programmes may be instituted as ministers. However, it would be wise to ask the question which ministry is the most suitable, that of Lector or of Catechist, in view of the specific content of each.

In fact, the rite of institution of Lectors states that it is their task to educate children and adults in the faith and to guide them to receive the sacraments in a worthy manner.[15] Considering that it is an ancient tradition that every ministry is directly linked to a particular office in the liturgical celebration, it is certainly evident that proclaiming the Word in the assembly clearly expresses the service of those who accompany candidates on the path of initiation. Those who receive catechetical instruction should see the liturgical expression of the service being rendered to them in the Lector who becomes the voice of the Word.

If, however, those who are involved in initiation are entrusted - under the moderation of ordained ministers - with a task of formation or the responsibility for coordinating all catechetical activity, then it would seem more appropriate for them to be instituted as Catechists.

In conclusion: not everyone who prepares children, young people and adults for initiation need to be instituted as Catechists. The Bishop’s discernment may call some of them to the ministry of either Lector or Catechist, according to their abilities and to pastoral needs.

10. Because of what has now been established, candidates for the instituted ministry of Catechist – having some prior experience of catechesis[16]– can, therefore, be chosen from among those who carry out the service of proclamation in a more specific manner: they are called to find effective and coherent means for this first evangelization, and then to accompany those who have received it into the initiatory stage.

They play an active part in the rites of the Christian initiation of adults which expresses the importance of their ministry.[17] In the period of the pre-catechumenate, Catechists collaborate with Pastors, Sponsors and Deacons to find the most suitable forms for the first proclamation of the Gospel, awakening the candidates to faith and to conversion; they help to discern the external signs of the dispositions of those who intend to be admitted to the catechumenate.[18] During this period they carry out an appropriate catechesis suited to the liturgical year and supported by celebrations of the Word of God, from which they are able to bring the catechumens “not only to a suitable knowledge of dogmas and precepts, but also to an intimate knowledge of the mystery of salvation”.[19] The Bishop delegates “truly worthy and suitably prepared” Catechists to celebrate the Minor Exorcisms.[20]

Once the catechumens have been initiated, Catechists remain with the community as witnesses to the faith, teachers and mystagogues, companions and pedagogues who, in every way, are willing to encourage the faithful to conform their lives to the baptism they have received.[21] They are also called upon to find new and bold ways of proclaiming the Gospel that will enable them to stir up and reawaken the faith in the hearts of those who no longer feel the need for it.[22]

11. However, the area of proclamation and teaching describes only a part of the activity of instituted Catechists. In fact, they are called to collaborate with ordained ministers in the various forms of the apostolate, carrying out many functions under the guidance of the pastors. In attempting to offer a by no means exhaustive list of these functions, the following can be indicated: guiding community prayer, especially the Sunday liturgy in the absence of a Priest or Deacon; assisting the sick; leading funeral celebrations; training and guiding other Catechists; coordinating pastoral initiatives; human promotion according to the Church’s social doctrine; helping the poor; fostering the relationship between the community and the ordained ministers.

12. This breadth and variety of functions should not come as a surprise: the exercise of this lay ministry fully expresses the consequences of being baptised and, in the particular situation of the lack of a stable presence of ordained ministers, it is a participation in their pastoral action. This is what the Code of Canon Law[23] affirms when it provides for the possibility of entrusting to a non-ordained person a share in the exercise of pastoral care in a parish, always under the moderation of a priest. It is necessary, therefore, to form the community so that it does not see the Catechist as a substitute for the Priest or Deacon, but as a member of the lay faithful who lives their baptism in fruitful collaboration and shared responsibility with the ordained ministers, so that their pastoral care may reach everyone.[24]

13. It is the task of the Episcopal Conferences, therefore, to clarify the description, the role and the most appropriate forms for the exercise of the ministry of Catechists in line with what is indicated in Motu Proprio Antiquum ministerium. Adequate formation programmes for candidates must also be defined.[25] Finally, care must also be taken to prepare communities so that they may understand the meaning of this ministry.

II. Requirements

14. It is the task of the diocesan Bishop to discern the call to the ministry of Catechist by assessing the needs of the community and the abilities of the candidates.[26] Men and women who have received the sacraments of Christian initiation and have presented a freely written and signed petition to the diocesan Bishop may be admitted as candidates.

15. The Motu Proprio describes the requirements as follows: “It is fitting that those called to the instituted ministry of Catechist be men and women of deep faith and human maturity, active participants in the life of the Christian community, capable of welcoming others, being generous and living a life of fraternal communion. They should also receive suitable biblical, theological, pastoral and pedagogical formation to be competent communicators of the truth of the faith and they should have some prior experience of catechesis. It is essential that they be faithful co-workers with priests and deacons, prepared to exercise their ministry wherever it may prove necessary, and motivated by true apostolic enthusiasm”.[27]

II. Celebration

16. The ministry of Catechist is conferred by the diocesan Bishop, or by a priest delegated by him, by means of the liturgical rite De Institutione Catechistarum promulgated by the Apostolic See.

17. The ministry can be conferred during Mass or during a celebration of the Word of God.

18. After the liturgy of the Word the structure of the rite envisages an exhortation (this given text lends itself well to adaptation by the Bishops’ Conferences in relation to how they wish to specify the role of the Catechists); an invitation to prayer; a blessing; the handing over of a crucifix.

* * *

In conclusion I would like us to return to the ever prophetic words of Saint Paul VI in the Apostolic Exhortation Evangelii Nuntiandi:

“We cannot but experience a great inner joy when we see so many pastors, religious and lay people, fired with their mission to evangelize, seeking ever more suitable ways of proclaiming the Gospel effectively. We encourage the openness which the Church is showing today in this direction and with this solicitude. It is an openness to meditation first of all, and then to ecclesial ministries capable of renewing and strengthening the evangelizing vigour of the Church. It is certain that, side by side with the ordained ministries, whereby certain people are appointed pastors and consecrate themselves in a special way to the service of the community, the Church recognizes the place of non-ordained ministries which are able to offer a particular service to the Church”.[28]

To Mary, Mother of the Church, we entrust our service for the building up of the Kingdom.

From the Offices of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments, 3 December 2021, the Memorial of Saint Francis Xavier, Priest.

✠ Arthur Roche

Prefect

_____________________

[1] Cf. Indiculus, cap. 8: Denz n. 246 [ex n. 139]. Cf. also Prosper of Aquitane, De vocatione omnium gentium, 1,12: CSEL 97, 104.

[2] Cf. Francis, Antiquum ministerium, n. 9.

[3] Cf. Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments, Postquam Sumus Pontifex. Decree giving effect to the dispositions of can. 838 of the Code of Canon Law (22 October 2021).

[4] Francis, Antiquum ministerium, n. 8.

[5] Cf. FRANCIS, Spiritus Domini, s.n.

[6] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 230 §1: “Lay persons who possess the age and qualifications established by decree of the Conference of Bishops can be admitted on a stable basis through the prescribed liturgical rite to the ministries of lector and acolyte. Nevertheless, the conferral of these ministries does not grant them the right to obtain support or remuneration from the Church”.

[7] Francis, Antiquum ministerium, n. 9.

[8] Cf. John Paul II, Apostolic Exhortation Catechesi tradendae (16 October 1979), n. 5, in: AAS 71 (1979) 1281.

[9] Cf. Congregation for the Evangelisation of Peoples, Guide for Catechists (3 December 1993), n. 4.

[10] Cf. ibid.

[11] Francis, Antiquum ministerium, n. 8.

[12] Cf. Francis, Spiritus Domini, s.n.

[13] Francis, Antiquum ministerium, n. 8.

[14] Cf. Rituale Romanum, De Benedictionibus, editio typica 1984, nn. 361-377.

[15] Cf. Pontificale Romanum, De institutione Lectorum et Acholytorum, n. 4: “Lectores seu verbi Dei relatores effecti, adiutorium huic muneri praestabitis, et proinde peculiare officium in populo Dei suscipietis, et servitio fidei, quae in verbo Dei radicatur, deputabimini. Verbum enim Dei in coetu liturgico proferetis, pueros et adultos in fide et ad Sacramenta digne recipienda instituetis, nuntiumque salutis hominibus, qui adhuc illud ignorant, annuntiabitis. Hac via et vestro auxilio, homines ad cognitionem Dei Patris Filiique eius, Iesu Christi, quem ipse misit, pervenire poterunt et vitam assequi aeternam”.

[16] Cf. Francis, Antiquum ministerium, n. 8.

[17] Cf. Rituale Romanum, Ordo initiationis christianæ adultorum. Prænotanda, editio typica 1972, n. 48.

[18] Cf. ibid, nn. 11.16.

[19] Cf. ibid, n.19 §1.

[20] Cf. ibid, n. 44.

[21] Cf. Pontifical Council for Promoting the New Evangelisation, Directory for Catechesis, n. 113.

[22] Cf. ibid, n. 41.

[23] Codex Iuris Canonici, can. 517 §2: “If, because of a lack of priests, the diocesan bishop has decided that participation in the exercise of the pastoral care of a parish is to be entrusted to a deacon, to another person who is not a priest, or to a community of persons, he is to appoint some priest who, provided with the powers and faculties of a pastor, is to direct the pastoral care.”

[24] Cf. St. John Paul II, Apostolic Exhortation, Christifideles laici (30 December 1988), n. 15; Benedict XVI, Address opening the Pastoral Convention of the Diocese of Rome on the theme: “Church Membership and Pastoral Co-responsibility” (26 May 2009); Francis, Address to the Italian Catholic Action (3 May 2014).

[25] Francis, Antiquum ministerium, n. 9.

[26] Ibid, n. 8.

[27] Ibid.

[28] Paul VI, Apostolic Exhortation Evangelii nuntiandi (8 December 1975), n. 73, in: AAS 68 (1976) 72-73.

[01773-EN.01] [Original text: Italian]

 

Traduzione in lingua tedesca

Kongregation für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung

SCHREIBEN

AN DIE PRÄSIDENTEN DER BISCHOFSKONFERENZEN

ÜBER DEN RITUS DER BEAUFTRAGUNG DER KATECHETEN

Hochwürdigste Eminenz / Exzellenz,

kürzlich hat sich Papst Franziskus mit zwei Apostolischen Schreiben in Form eines „Motu Proprio“ zum Thema der Beauftragungen zu Diensten geäußert. Das erste, Spiritus Domini, vom 10. Januar 2021, änderte Kanon 230 §1 des Codex des Kanonischen Rechts in Bezug auf den Zugang von Frauen zum Dienst des Lektors und des Akolythen. Das zweite, Antiquum ministerium, vom 10. Mai 2021, führte den Dienst des Katecheten ein.

Die Ausführungen des Heiligen Vaters vertiefen die Überlegungen über die Dienste, die der heilige Paul VI. mit dem Apostolischen Schreiben in Form des „Motu Proprio“ Ministeria quaedam vom 15. August 1972 eingeführt hatte, mit dem die Disziplin bezüglich der ersten Tonsur, der niederen Weihen und des Subdiakonats in der lateinischen Kirche erneuert wurde, und richten sie auf die Zukunft aus.

Die Veröffentlichung des Ritus der Beauftragung der Katecheten bietet – auf der Grundlage „legem credendi lex statuat supplicandi[1]eine weitere Gelegenheit, über die Theologie der Dienste nachzudenken, um zu einer übergreifenden Sichtweise der verschiedenen Formen von Diensten zu gelangen.

Um rasch auf den Bedarf an einem Beauftragungsritus reagieren zu können, wird diese Editio typica, die Teil des Pontificale Romanum ist, ohne Praenotanda veröffentlicht. Der 50. Jahrestag von Ministeria quaedam (1972 / 2022) könnte der Anlass für die Veröffentlichung einer Editio typica altera (De institutione Lectorum, Acolythorum et Catechistarum) sein, die mit Praenotanda ausgestattet sein wird.

Die vorliegende Editio typica kann weitgehend durch die Bischofskonferenzen angepasst werden, die die Aufgabe haben, das Profil und die Rolle der Katecheten zu klären, ihnen angemessene Ausbildungsprogramme anzubieten und die Gemeinden so auszubilden, dass sie deren Dienst verstehen.[2] Diese Anpassung muss, den Bestimmungen des allgemeinen Dekrets zur Umsetzung des Motu Proprio Magnum Principium[3] entsprechend, seitens der Kongregation für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung die confirmatio oder recognitio erhalten.

Das vorliegende Schreiben, das die Veröffentlichung der Editio typica des Beauftragungsritus für Katecheten begleitet, möchte einen Beitrag zu den Überlegungen der Bischofskonferenzen leisten, indem es einige Hinweise zum Dienst des Katecheten, zu den notwendigen Voraussetzungen und zur Feier des Beauftragungsritus gibt.

I. Der Dienst des Katecheten

1. Der Dienst des Katecheten ist ein „dauerhafter Dienst an der Ortskirche entsprechend der vom Ortsordinarius erkannten pastoralen Erfordernisse, der aber auf laikale Weise durchgeführt wird, wie es das Wesen dieses Dienstes erfordert“ [4]: er ist vielfältig und unterschiedlich.

2. Zunächst ist zu betonen, dass es sich um einen laikalen Dienst handelt, der als Fundament das gemeinsame Getauftsein, das im Sakrament der Taufe empfangene königliche Priestertum hat und sich wesentlich vom geweihten Amt unterscheidet, das im Sakrament der Weihe empfangen wird. [5]

3. Die „Dauerhaftigkeit“ des Dienstes des Katecheten ist analog den anderen Beauftragungen zu Diensten. Diesen Dienst als auf Dauer zu definieren bedeutet nicht nur, dass er in der Kirche „dauerhaft“ vorhanden ist, sondern auch, dass die Laien, die über das von der Bischofskonferenz festgelegte Alter und die entsprechenden Gaben verfügen, wie die Lektoren und die Akolythen[6] dauerhaft in den Dienst des Katecheten aufgenommen werden können: Dies geschieht durch den Beauftragungsritus, der deshalb nicht wiederholt werden kann. Dauer und Inhalt sowie die Art und Weise der Ausübung des Dienstes können und müssen jedoch von den einzelnen Bischofskonferenzen entsprechend den pastoralen Bedürfnissen geregelt werden.[7]

4. Die Katecheten sind kraft ihrer Taufe berufen, in der Ortskirche für die Verkündigung und Weitergabe des Glaubens Mitverantwortung zu tragen und diese Aufgabe in Zusammenarbeit mit den geweihten Amtsträgern und unter deren Leitung wahrzunehmen. „Katechisieren heißt in gewisser Weise, jemanden anleiten, das Geheimnis Christi in all seinen Dimensionen zu erforschen. […] Es geht also darum, in der Person Christi den gesamten ewigen Plan Gottes aufzuzeigen, der sich in ihr erfüllt. Es ist das Bemühen, die Bedeutung der Taten und Worte Christi und der von ihm gewirkten Zeichen zu verstehen; denn sie verhüllen und offenbaren zugleich sein Geheimnis. In diesem Sinn ist es das Endziel der Katechese, jemanden nicht nur in Kontakt, sondern in Gemeinschaft, in Lebenseinheit mit Jesus Christus zu bringen: er allein kann zur Liebe des Vaters im Heiligen Geiste hinführen und uns Anteil am Leben der Heiligsten Dreifaltigkeit geben.“ [8]

5. Dieses Ziel umfasst verschiedene Aspekte, und seine Verwirklichung drückt sich in vielfältigen Formen aus, die durch die Bedürfnisse der Gemeinden und die Unterscheidung der Bischöfe bestimmt werden. Um Missverständnissen vorzubeugen, muss man sich daher vor Augen halten, dass der Begriff „Katechet“ je nach dem kirchlichen Kontext, in dem er verwendet wird, Unterschiedliches bezeichnet. Die Katecheten in den Missionsgebieten unterscheiden sich von denen, die in den Kirchen mit alter Tradition arbeiten. Darüber hinaus bestimmen die einzelnen kirchlichen Erfahrungen auch sehr unterschiedliche Merkmale und Handlungsweisen, so dass es schwierig ist, eine knappe und einheitliche Beschreibung zu geben.[9]

6. In der großen Vielfalt der Formen kann man – nicht strikt – zwei Haupttypen von Katecheten unterscheiden. Einige haben die spezifische Aufgabe der Katechese, andere die umfassendere Aufgabe der Teilnahme an den verschiedenen Formen des Apostolats, in Zusammenarbeit mit den geweihten Amtsträgern und im Gehorsam gegenüber ihrer Leitung. Durch die konkrete kirchliche Situation (Kirchen mit alter Tradition; junge Kirchen; Größe des Gebietes; Anzahl der geweihten Amtsträger; pastorale Organisation...) wird der Schwerpunkt auf dem einen oder dem anderen Typ liegen. [10]

7. Da dieser Dienst „starke Züge einer Art von Berufung auf[weist], die eine entsprechende Unterscheidung von Seiten des Bischofs erfordert“ [11], und sein Inhalt (natürlich in Übereinstimmung mit dem, was in Antiquum ministerium ausgeführt ist) von den einzelnen Bischofskonferenzen festgelegt wird, ist es angebracht, darauf hinzuweisen, dass nicht alle, die als „Katecheten“ bezeichnet werden und einen Dienst in der Katechese oder der Mitarbeit in der Pastoral ausüben, beauftragt werden müssen.

8. Vorzugsweise sollten nicht als Katecheten eingesetzt werden:

­ diejenigen, die ihren Weg zu den heiligen Weihen bereits begonnen haben, insbesondere, die unter die Kandidaten für den Diakonat und den Presbyterat aufgenommen wurden: Wie bereits erwähnt, ist der Dienst des Katecheten ein laikaler Dienst und unterscheidet sich wesentlich vom geweihten Amt, das mit dem Weihesakrament empfangen wird[12];

­ Ordensmänner und Ordensfrauen (unabhängig davon, ob sie Instituten angehören, deren Charisma die Katechese ist), es sei denn, sie wirken als Referenten für eine Pfarrgemeinde oder als Koordinatoren für katechetische Aktivitäten. Es sei daran erinnert, dass sie – wie alle Getauften – in Ermangelung Beauftragter die Dienste aufgrund ihrer Taufe, die auch die Grundlage ihrer Ordensprofess ist, „de facto“ ausüben können.

­ diejenigen, die einen Dienst ausüben, der sich ausschließlich an die Mitglieder einer kirchlichen Bewegung richtet: Diese ebenso wertvolle Funktion wird nämlich von den Leitern der einzelnen kirchlichen Bewegungen übertragen und nicht, wie im Falle des Dienstes des Katecheten, vom Diözesanbischof nach seiner Abwägung der pastoralen Erfordernisse;

­ diejenigen, die an Schulen katholische Religion unterrichten, sofern sie nicht auch andere kirchliche Aufgaben im Dienst der Pfarrei oder der Diözese wahrnehmen.

9. Eine sorgfältige Reflexion – die sicherlich durch eine ganzheitliche und harmonische Neubetrachtung aller Beauftragungen zu Diensten vertieft werden kann – verdient der Fall derjenigen, die den Weg der Eingliederung von Kindern, Jugendlichen und Erwachsenen in die Kirche begleiten. Es scheint nicht angebracht zu sein, alle als Katecheten einzusetzen: Wie bereits erwähnt, hat dieser Dienst „starke Züge einer Art von Berufung […], die eine entsprechende Unterscheidung von Seiten des Bischofs erfordert“ [13]. Vielmehr ist es unbedingt angemessen, dass sie alle zu Beginn eines jeden katechetischen Jahres einen öffentlichen kirchlichen Auftrag erhalten, der sie mit dieser unverzichtbaren Aufgabe betraut.[14]

Es ist nicht ausgeschlossen, dass einige von jenen, die bei der Eingliederung mitwirken, nach angemessener Unterscheidung zum Dienst beauftragt werden. Allerdings muss man sich angesichts des besonderen Inhalts jedes Dienstes fragen, welcher Dienst – der des Lektors oder der des Katecheten – der geeignetere ist.

Im Beauftragungsritus der Lektoren heißt es nämlich, dass es ihre Aufgabe ist, Kinder und Erwachsene im Glauben zu erziehen und sie zum würdigen Empfang der Sakramente[15] anzuleiten. Wenn man bedenkt, dass es eine alte Tradition ist, dass jeder Dienst direkt mit einer bestimmten Aufgabe in der liturgischen Feier verbunden ist, ist ganz offensichtlich, dass die Verkündigung des Wortes in der Versammlung den Dienst derer, die den Weg der Eingliederung begleiten, gut zum Ausdruck bringt: Diejenigen, die katechetischen Unterricht erhalten, würden im Lektor, der zur Stimme des Wortes wird, den liturgischen Ausdruck des Dienstes sehen, den er ihnen leistet.

Wenn hingegen diejenigen, die die Eingliederung begleiten, unter der Anleitung der geweihten Amtsträger mit einer Aufgabe der Ausbildung oder mit Verantwortung für die Koordinierung der gesamten katechetischen Tätigkeit betraut werden, dann scheint es angemessener, sie zu Katecheten zu beauftragen.

Zusammenfassend lässt sich sagen, dass nicht alle, die Kinder, Jugendliche und Erwachsene auf die Eingliederung in die Kirche vorbereiten, als Katecheten eingesetzt werden müssen: Der Bischof kann einige von ihnen je nach ihren Fähigkeiten und pastoralen Bedürfnissen zum Dienst als Lektor oder Katechet berufen.

10. Aufgrund des bisher Gesagten können die Kandidaten für den Dienst des Katecheten – die vorher reife Erfahrung in der Katechese gesammelt haben müssen[16]– unter denjenigen ausgewählt werden, die in besonderer Weise den Dienst der Verkündigung ausüben: Sie sind dazu berufen, wirksame und stimmige Formen für die Erstverkündigung zu finden, um dann diejenigen, die sie empfangen haben, in der Phase der eigentlichen Einführung zu begleiten.

Ihre aktive Teilhabe an den Riten der christlichen Eingliederung der Erwachsenen bringt die Bedeutung ihres Dienstes zum Ausdruck.[17] In der Phase des Vorkatechumenats arbeiten die Katecheten mit den Pfarrern, den Bürgen und den Diakonen zusammen, um die stimmigsten Formen der Erstverkündigung des Evangeliums zu finden und für den Glauben und die Bekehrung zu begeistern; sie helfen, die äußeren Zeichen der Disposition derjenigen zu erkennen, die in den Katechumenat aufgenommen werden wollen.[18] In dieser Phase führen sie eine angemessene, an das liturgische Jahr angepasste Katechese durch, die sich auf die Feier des Wortes Gottes stützt und von der aus sie in der Lage sind, den Katechumenen „nicht nur eine entsprechende Kenntnis der Glaubenswahrheiten und Gebote, sondern auch eine tiefere Erkenntnis des Heilsmysteriums“[19] zu vermitteln. Den „wirklich würdigen und gut vorbereiteten Katecheten“ vertraut der Bischof die Feier der kleinen Exorzismen an. [20]

Nachdem die Katechumenen in die Sakramente der christlichen Eingliederung eingeführt worden sind, bleiben die Katecheten in der Gemeinde als Glaubenszeugen, Lehrer und Mystagogen, Begleiter und Pädagogen, die zur Verfügung stehen, um das Leben der Gläubigen in jeder Weise zu fördern, damit es mehr und mehr der empfangenen Taufe entspreche.[21] Sie sind auch aufgerufen, neue und mutige Wege der Verkündigung des Evangeliums zu finden, die es ihnen ermöglichen, den Glauben in den Herzen derer zu entflammen und wiederzuerwecken, die ihn nicht mehr für notwendig halten.[22]

11. Der Bereich der Verkündigung und des Unterrichts beschreibt jedoch nur einen Teil der Tätigkeit der Katecheten: Sie sind nämlich dazu berufen, mit den geweihten Amtsträgern in den verschiedenen Formen des Apostolats zusammenzuarbeiten und unter der Leitung der Hirten vielfältige Aufgaben wahrzunehmen. Eine – keineswegs erschöpfende – Aufzählung dieser Aufgaben kann wie folgt lauten: die Leitung des Gemeindegebets, insbesondere der sonntäglichen Liturgie in Abwesenheit des Priesters oder Diakons; die Begleitung der Kranken; die Leitung von Beerdigungsfeiern; die Ausbildung und Anleitung anderer Katecheten; die Koordinierung pastoraler Initiativen; die menschliche Förderung gemäß der Soziallehre der Kirche; die Hilfe für die Armen; die Pflege der Beziehungen zwischen der Gemeinde und den geweihten Amtsträgern.

12. Diese Breite und Vielfalt der Aufgaben darf nicht überraschen: Die Ausübung dieses laikalen Dienstes bringt die Folgen des Getauftseins in Fülle zum Ausdruck und ist in der besonderen Situation der nicht ständigen Verfügbarkeit geweihter Amtsträger eine Teilhabe an ihrem pastoralen Handeln. Dies bekräftigt der Codex des Kanonischen Rechts[23], wenn er die Möglichkeit vorsieht, einer Person, die nicht zum Priester geweiht ist, einen Anteil an der Ausübung der pastoralen Sorge in einer Pfarrei – immer unter der Leitung eines Priesters – anzuvertrauen. Es ist daher notwendig, die Gemeinde so zu bilden, dass sie im Katecheten keinen Ersatz für den Priester oder Diakon sieht, sondern einen gläubigen Laien, der seine Taufe in fruchtbarer Zusammenarbeit und Mitverantwortung mit den geweihten Amtsträgern lebt, damit ihre pastorale Sorge alle erreicht.[24]

13. Es ist daher Aufgabe der Bischofskonferenzen, das Profil, die Rolle und die stimmigsten Formen für die Ausübung des Dienstes der Katecheten zu klären, wie es im Motu Proprio Antiquum ministerium vorgesehen ist. Außerdem müssen angemessene Ausbildungsprogramme für die Kandidaten festgelegt werden.[25] Schließlich muss auch darauf geachtet werden, dass die Gemeinden darauf vorbereitet werden, damit sie die Bedeutung dieser Maßnahmen verstehen können.

II. DIE ANFORDERUNGEN

14. Es ist Aufgabe des Diözesanbischofs, die Berufung zum Dienst des Katecheten zu beurteilen, indem er die Bedürfnisse der Gemeinde und die Fähigkeiten der Kandidaten abwägt.[26] Als Kandidaten können Männer und Frauen zugelassen werden, die die Sakramente der christlichen Eingliederung empfangen haben und dem Diözesanbischof einen frei verfassten und unterzeichneten Antrag vorgelegt haben.

15. Das Motu Proprio drückt die Anforderungen wie folgt aus: „Es ist gut, wenn Männer und Frauen mit einem tiefen Glauben und menschlicher Reife zu diesem Dienst des Katecheten berufen werden. Sie sollen am Leben der christlichen Gemeinde aktiv teilnehmen, die Menschen annehmen können, großherzig und fähig zu geschwisterlicher Gemeinschaft sein. Sie sollen die gebührende biblische, theologische, pastorale und pädagogische Ausbildung erhalten, um aufmerksame Kommunikatoren der Glaubenswahrheiten zu sein, und sie sollen bereits eine vorhergehende Erfahrung in der Katechese haben. Es wird vorausgesetzt, dass sie treue Mitarbeiter der Priester und Diakone sind, bereit, ihren Dienst dort auszuüben, wo es notwendig ist, und beseelt von wahrem apostolischen Eifer.“ [27]

III. DIE FEIER

16. Der Dienst des Katecheten wird vom Diözesanbischof oder von einem von ihm beauftragten Priester durch den vom Apostolischen Stuhl promulgierten liturgischen Ritus De Institutione Catechistarum übertragen.

17. Der Dienst kann während der Messe oder während der Feier eines Wortgottesdienstes übertragen werden.

18. Die Gliederung des Ritus sieht nach dem Wortgottesdienst eine Exhortation vor (dieser Text eignet sich gut für eine Anpassung durch die Bischofskonferenzen entsprechend der Art und Weise, wie sie die Rolle der Katecheten spezifizieren wollen), eine Einladung zum Gebet, einen Segenstext und die Übergabe des Kruzifixes.

* * *

Abschließend möchte ich mit Ihnen nochmals die – einmal mehr prophetischen – Worte des heiligen Paul VI. in seinem Apostolischen Schreiben Evangelii Nuntiandi hören:

„Mit großer innerer Freude sehen Wir vor Uns die unübersehbare Zahl der Hirten, Ordensleute und Laien, die ihren Auftrag zur Evangelisierung begriffen haben und immer besser geeignete Wege suchen, das Evangelium wirksam zu verkündigen. Wir ermutigen die Öffnung, die die Kirche auf diesem Gebiet heute vorgenommen hat. Sie öffnet sich nicht nur neuen Einsichten, sondern auch neuen kirchlichen Diensten, die dazu beitragen können, die der Kirche eigene Dynamik in der Evangelisierung zu erneuern und zu stärken. Neben den Dienstämtern, die eine Weihe erfordern und durch die einige zu Hirten bestellt werden und sich in besonderer Weise dem Dienst an der Gemeinschaft widmen, erkennt die Kirche sicher auch die nicht an eine Weihe gebundenen Dienste an; diese müssen der Kirche freilich einen besonderen Nutzen gewährleisten.“[28]

Vertrauen wir Maria, der Mutter der Kirche, unseren Dienst für den Aufbau des Reiches Gottes an.

Am Sitz der Kongregation für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung, dem 3. Dezember 2021, Gedenktag des heiligen Priesters Franz Xaver.

✠ Arthur Roche

Präfekt

________________________

[1] Vgl. Indiculus, Kap. 8: Denz Nr. 246 [ex Nr. 139]. Vgl. auch Prosper von Aquitanien, De vocatione omnium gentium, 1,12: CSEL 97, 104.

[2] Vgl. Franziskus, Antiquum ministerium, Nr. 9.

[3] Vgl. Kongregations für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung, Postquam Summus Pontifex. Anwendung der Bestimmungen des can. 838 des Codex des Kanonischen Rechts (22. Oktober 2021).

[4] Franziskus, Antiquum ministerium, Nr. 8.

[5] Vgl. Franziskus, Spiritus Domini, o. Nr.

[6] Vgl. Codex Iuris Canonici, can. 230 §1: „Laien, die das Alter und die Begabung haben, die durch Dekret der Bischofskonferenz dafür bestimmt sind, können durch den vorgeschriebenen liturgischen Ritus für die Dienste des Lektors und des Akolythen auf Dauer bestellt werden, die Übertragung dieser Dienste gewährt ihnen jedoch nicht das Recht auf Unterhalt oder Vergütung von Seiten der Kirche.“

[7] Franziskus, Antiquum ministerium, Nr. 9.

[8] Vgl. Johannes Paul II., Apostolisches Schreiben Catechesi tradendae (16. Oktober 1979), Nr. 5, in: AAS 71 (1979) 1281.

[9] Vgl. Kongregation für die Evangelisierung der Völker, Führer für Katechisten (3. Dezember 1993), Nr. 4.

[10] Vgl. ibidem.

[11] Franziskus, Antiquum ministerium, Nr. 8.

[12] Vgl. Franziskus, Spiritus Domini, o. Nr.

[13] Franziskus, Antiquum ministerium, Nr. 8.

[14] Vgl. Rituale Romanum, De Benedictionibus, editio typica 1984, Nrn. 361-377.

[15] Vgl. Pontificale Romanum, De institutione Lectorum et Acholytorum, Nr. 4: „Lectores seu verbi Dei relatores effecti, adiutorium huic muneri praestabitis, et proinde peculiare officium in populo Dei suscipietis, et servitio fidei, quae in verbo Dei radicatur, deputabimini. Verbum enim Dei in coetu liturgico proferetis, pueros et adultos in fide et ad Sacramenta digne recipienda instituetis, nuntiumque salutis hominibus, qui adhuc illud ignorant, annuntiabitis. Hac via et vestro auxilio, homines ad cognitionem Dei Patris Filiique eius, Iesu Christi, quem ipse misit, pervenire poterunt et vitam assequi aeternam“.

[16] Vgl. Franziskus, Antiquum ministerium, Nr. 8.

[17] Vgl. Rituale Romanum, Ordo initiationis christianæ adultorum. Prænotanda, editio typica 1972, Nr. 48.

[18] Vgl. ibidem Nrn. 11.16.

[19] Vgl. ibidem Nr.19 §1.

[20] Vgl. ibidem Nr. 44.

[21] Vgl. Päpstlicher Rat zur Förderung der Einheit der Christen, Direktorium für die Katechese, Nr. 113.

[22] Vgl. ibidem Nr. 41.

[23] Codex Iuris Canonici, can. 517 §2: „Wenn der Diözesanbischof wegen Priestermangels glaubt, einen Diakon oder eine andere Person, die nicht die Priesterweihe empfangen hat, oder eine Gemeinschaft von Personen an der Wahrnehmung der Seelsorgsaufgaben einer Pfarrei beteiligen zu müssen, hat er einen Priester zu bestimmen, der, mit den Vollmachten und Befugnissen eines Pfarrers ausgestattet, die Seelsorge leitet.“

[24] Vgl. Johannes Paul II., Nachsynodales Apostolisches Schreiben Christifideles laici (30. Dezember 1988), Nr. 15; Benedikt XVI., Ansprache zur Eröffnung der Pastoraltagung der Diözese Rom zum Thema „Kirchliche Zugehörigkeit und pastorale Mitverantwortung” (26. Mai 2009); Franziskus, Ansprache an die Katholische Aktion Italiens (3. Mai 2014).

[25] Franziskus, Antiquum ministerium, Nr. 9.

[26] Vgl. ibidem Nr. 8.

[27] Ibidem.

[28] Paul VI., Apostolisches Schreiben Evangelii nuntiandi (8. Dezember 1975), Nr. 73, in: AAS 68 (1976) 72-73.

[01773-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos

CARTA

A LOS PRESIDENTES DE LAS CONFERENCIAS DE OBISPOS

SOBRE EL RITO DE INSTITUCIÓN DE LOS CATEQUISTAS

Eminencia / Excelencia Reverendísima:

Recientemente, el papa Francisco ha intervenido con dos Cartas Apostólicas en forma de «Motu Proprio» sobre el tema de los ministerios instituidos. La primera, Spiritus Domini, de 10 de enero de 2021, ha modificado el can. 230 §1 del Código de Derecho Canónico sobre el acceso de las personas de sexo femenino al ministerio instituido del Lectorado y del Acolitado. La segunda, Antiquum ministerium, ha instituido el ministerio del Catequista.

Las intervenciones del Santo Padre, a la vez que profundizan en la reflexión sobre los ministerios que san Pablo VI había iniciado con la Carta Apostólica en forma de «Motu Proprio» Ministeria quaedam de 15 de agosto de 1972, con la cual se renovaba en la Iglesia latina la disciplina relativa a la primera tonsura, las órdenes menores y el subdiaconado, la orientan hacia el futuro.

La publicación del Rito de Institución de Catequistas, sobre la base legem credendi lex statuat supplicandi[1], ofrece una nueva oportunidad para reflexionar sobre la teología de los ministerios a fin de llegar a una visión orgánica de las distintas realidades ministeriales.

Para responder, por el momento, a la necesidad de un rito de institución, esta Editio typica, que forma parte del Pontificale Romanum, se publica sin Praenotanda. El 50º aniversario de Ministeria quaedam (1972 / 2022) podría ser la ocasión para la publicación de una Editio typica altera, acompañada de un texto de Praenotanda.

La presente Editio typica puede ser ampliamente adaptada por parte de las Conferencias Episcopales, que tienen la tarea de clarificar el perfil y el papel de los Catequistas, de ofrecerles adecuados programas de formación, de formar a las comunidades para que entiendan su servicio.[2] Tal adaptación deberá seguir cuanto ha sido dispuesto por el Decreto General aplicativo del Motu Proprio Magnum Principium[3] para obtener la confirmatio o la recognitio por parte de la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos.

La presente carta, que acompaña la publicación de la Editio typica del Rito de Institución de Catequistas, quiere ser una aportación a la reflexión de las Conferencias Episcopales, proponiendo algunas notas sobre el ministerio del Catequista, los requisitos necesarios, la celebración del rito de institución.

I. El ministerio del Catequista

1. El ministerio del catequista es un «servicio estable que se presta a la Iglesia local según las necesidades pastorales identificadas por el Ordinario del lugar, pero realizado de manera laical como lo exige la naturaleza misma del ministerio»[4]: éste se presenta amplio y diferenciado.

2. Sobre todo, hay que subrayar que se trata de un ministerio laical que tiene como fundamento la condición común de ser bautizados y el sacerdocio real recibido en el Sacramento del Bautismo, y es esencialmente distinto del ministerio ordenado recibido en el Sacramento del Orden.[5]

3. La “estabilidad” del ministerio de Catequista es análoga a la de los demás ministerios instituidos. Definir tal ministerio como estable, además de expresar el hecho de que está “establemente” presente en la Iglesia, significa también afirmar que los laicos que tienen la edad y las dotes determinadas por decreto de la Conferencia Episcopal, pueden ser admitidos establemente (como los Lectores y los Acólitos)[6] en el ministerio del Catequista: esto tiene lugar a través del rito de institución que, por tanto, no puede ser repetido. Sin embargo, el ejercicio del ministerio puede y debe ser regulado por las Conferencias Episcopales, según las exigencias pastorales, con respecto a la duración, el contenido y las modalidades.[7]

4. Los catequistas, en virtud del Bautismo, están llamados a ser corresponsables en la Iglesia local para el anuncio y la transmisión de la fe, desempeñando tal función en colaboración con los ministros ordenados y bajo su guía. «Catequizar es, en cierto modo, llevar a uno a escrutar ese Misterio en toda su dimensión […] Se trata, por lo tanto, de descubrir en la Persona de Cristo el designio eterno de Dios que se realiza en Él. Se trata de procurar comprender el significado de los gestos y de las palabras de Cristo, los signos realizados por Él mismo, pues ellos encierran y manifiestan a la vez su Misterio. En este sentido, el fin definitivo de la catequesis es poner a uno no sólo en contacto sino en comunión, en intimidad con Jesucristo: sólo Él puede conducirnos al amor del Padre en el Espíritu y hacernos partícipes de la vida de la Santísima Trinidad».[8]

5. Tal finalidad comprende diversos aspectos y su consecución se expresa de múltiples formas, definidas por las exigencias de las comunidades y por el discernimiento de los Obispos. Por eso, para evitar malentendidos, es necesario tener presente que el término “catequista” indica realidades diferentes en relación con el contexto eclesial en el cual se hace uso del mismo. Los Catequistas en los territorios de misión son diferentes a los que trabajan en las Iglesias de antigua tradición. Además, las diversas experiencias eclesiales determinan también características y modos de actuación muy diferentes, hasta el punto de que es difícil hacer una descripción unitaria y sintética.[9]

6. En la gran variedad de formas, se pueden distinguir – no de manera rígida – dos tipologías principales de las modalidades de ser Catequistas. Algunos tienen la tarea específica de la catequesis; otros, la tarea más amplia de una participación en las diferentes formas de apostolado, en colaboración con los ministros ordenados y obedientes a ellos. La concreción de la realidad eclesial (Iglesias de antigua tradición; Iglesias jóvenes; amplitud del territorio; número de ministros ordenados; organización pastoral...) determina la afirmación de una u otra tipología.[10]

7. Es oportuno señalar que, al tener este ministerio «un fuerte valor vocacional que requiere el debido discernimiento por parte del Obispo»[11] y siendo su contenido definido por cada una de las Conferencias Episcopales (obviamente en conformidad con lo expresado en Antiquum ministerium), no todos los que son llamados “catequistas”, realizando un servicio de catequesis o de colaboración pastoral, deben ser instituidos.

8. Preferiblemente no deberían ser instituidos como Catequistas:

­ aquellos que ya han iniciado el camino hacia el Orden sagrado y, en particular, han sido admitidos como candidatos al diaconado y al presbiterado: como ya ha sido recordado, el ministerio del Catequista es un ministerio laical y es esencialmente distinto del ministerio ordenado que se recibe con el Sacramento del Orden[12];

­ los religiosos y religiosas (independientemente de su pertenencia a Institutos que tienen como carisma la catequesis), a no ser que sean referentes de una comunidad parroquial o coordinadores de la actividad catequética. Hay que recordar que, en ausencia de ministros instituidos, pueden – como todos los bautizados – ejercer “de hecho” los ministerios, precisamente en virtud del Bautismo, que es también fundamento de su profesión religiosa;

­ aquellos que llevan a cabo un servicio dirigido exclusivamente a los miembros de un movimiento eclesial: tal función, igualmente valiosa, es confiada, de hecho, por los responsables de cada movimiento eclesial y no, como en el caso del ministerio del Catequista, por el Obispo diocesano tras su discernimiento con respecto a las necesidades pastorales.

­ aquellos que enseñan religión católica en las escuelas, a menos que también desempeñen otras tareas eclesiales al servicio de la parroquia o la diócesis.

9. Una atenta reflexión – que ciertamente podrá ser profundizada reconsiderando todos los ministerios instituidos en su conjunto y de modo armónico – merece el caso de quienes acompañan el camino de iniciación de niños, jóvenes y adultos. No parece oportuno que todos sean instituidos Catequistas: como ya se ha dicho, este ministerio tiene «un fuerte valor vocacional que requiere el debido discernimiento por parte del Obispo»[13]. Por el contrario, es absolutamente conveniente que todos ellos reciban, al inicio de cada año catequético, un mandato eclesial público con el cual se les confía esta indispensable función. [14]

No se excluye que algunos de los que siguen la iniciación, tras un oportuno discernimiento, puedan ser instituidos como ministros. Sin embargo, es necesario preguntarse, en razón del contenido específico de cada ministerio, cuál sea el más adecuado entre el de Lector y el de Catequista.

En efecto, el rito de institución de Lectores afirma que su tarea es educar en la fe a los niños y a los adultos y guiarlos para que reciban dignamente los Sacramentos[15]. Considerando una antigua tradición que cada ministerio esté directamente vinculado a un oficio particular en la celebración litúrgica, es ciertamente evidente que la proclamación de la Palabra en la asamblea expresa bien el servicio de quien acompaña el camino de la iniciación: aquellos que reciben la instrucción catequética verían en el Lector, que se hace voz de la Palabra, la expresión litúrgica del servicio que les presta.

Si, por el contrario, a los que siguen la iniciación se les confía – bajo la moderación de los ministros ordenados – una tarea de formación o una responsabilidad para coordinar toda la actividad catequética, entonces parece más oportuno que sean instituidos como Catequistas.

En conclusión, no todos los que preparan a los niños, a los jóvenes y a los adultos para la iniciación deben ser instituidos Catequistas: el discernimiento del Obispo puede llamar a algunos de ellos, según las capacidades y exigencias pastorales, al ministerio de Lector o de Catequista.

10. Por cuanto se ha afirmado, los candidatos al ministerio instituido de Catequista – debiendo tener una madura experiencia previa de catequesis[16] –pueden, por tanto, ser elegidos entre aquellos que realizan de manera más específica el servicio del anuncio: están llamados a encontrar formas eficaces y coherentes para el primer anuncio, para luego acompañar a cuantos lo han recibido en la etapa propiamente iniciática.

Su participación activa en los ritos de iniciación cristiana de los adultos expresa la importancia de su ministerio. [17] En la fase del pre-catecumenado los Catequistas colaboran con los Pastores, los Padrinos y los Diáconos para encontrar las formas más coherentes del primer anuncio del Evangelio, sensibilizando a la fe y a la conversión; ayudan a discernir los signos externos de las disposiciones de quienes pretenden ser admitidos al catecumenado.[18] En esta fase llevan a cabo una adecuada catequesis adaptada al año litúrgico y basada en las celebraciones de la Palabra de Dios, a partir de la cual son capaces de llevar «a los catecúmenos no sólo al conveniente conocimiento de los dogmas y de los preceptos, sino también al íntimo conocimiento del misterio de la salvación».[19] A los «catequistas que realmente sean dignos y estén bien preparados» el Obispo confía la celebración de los exorcismos menores.[20]

Una vez insertados ya los catecúmenos en los Sacramentos de la iniciación cristiana, los Catequistas permanencen en la comunidad como testigos de la fe, maestros y mistagogos, acompañadores y pedagogos disponibles para favorecer, en todo lo posible, la vida de los fieles, a fin que sean conformes al bautismo recibido.[21] También están llamados a descubrir formas nuevas y audaces de anunciar el Evangelio que permitan suscitar y despertar la fe en el corazón de quienes ya no sienten necesidad de la misma.[22]

11. El ámbito del anuncio y de la enseñanza, sin embargo, describe sólo una parte de la actividad de los Catequistas instituidos: de hecho, están llamados a colaborar con los ministros ordenados en las diversas formas de apostolado, desempeñando, bajo la guía de los pastores, múltiples funciones. Queriendo ofrecer un elenco – aunque no exhaustivo – puede señalarse: la guía de la oración comunitaria, especialmente de la liturgia dominical en ausencia del presbítero o diácono; la asistencia a los enfermos; la guía de las celebraciones de las exequias; la formación y la guía a otros Catequistas; la coordinación de las iniciativas pastorales; la promoción humana según la doctrina social de la Iglesia; la ayuda a los pobres; el fomento las relaciones entre la comunidad y los ministros ordenados.

12. Tal amplitud y variedad de funciones no debe sorprender: el ejercicio de este ministerio laical expresa plenamente las consecuencias del ser bautizado y, en la situación particular de la presencia inestable de ministros ordenados, es participación en su acción pastoral. Esto es lo que afirma el Código de Derecho Canónico[23] cuando prevé la posibilidad de encomendar a una persona que no tiene el carácter sacerdotal una participación en el ejercicio de la cura pastoral de una parroquia, siempre bajo la moderación de un presbítero. Es necesario, por tanto, formar la comunidad para que no vea en el Catequista un sustituto del presbítero o del diácono, sino un fiel laico que vive su bautismo en fecunda colaboración y corresponsabilidad con los ministros ordenados, para que su atención pastoral llegue a todos.[24]

13. Por tanto, es tarea de las Conferencias Episcopales clarificar el perfil, el papel y las formas más coherentes para el ejercicio del ministerio de los Catequistas en el territorio de su competencia, en línea con cuanto ha sido indicado en el Motu Proprio Antiquum ministerium. Además, deben ser definidos programas de formación adecuados para los candidatos. [25] Por último, se procure también preparar a las comunidades para que comprendan su significado.

II. Requisitos

14. Es tarea del Obispo diocesano discernir sobre la llamada al ministerio de Catequista valorando las necesidades de la comunidad y las capacidades de los candidatos[26]. Pueden ser admitidos como candidatos hombres y mujeres que hayan recibido los Sacramentos de la iniciación cristiana y hayan presentado libremente al Obispo diocesano una petición escrita y firmada.

15. Al describir los requisitos, el Motu Proprio se expresa así: «Es conveniente que al ministerio instituido de Catequista sean llamados hombres y mujeres de profunda fe y madurez humana, que participen activamente en la vida de la comunidad cristiana, que puedan ser acogedores, generosos y vivan en comunión fraterna, que reciban la debida formación bíblica, teológica, pastoral y pedagógica para ser comunicadores atentos de la verdad de la fe, y que hayan adquirido ya una experiencia previa de catequesis. Se requiere que sean fieles colaboradores de los sacerdotes y los diáconos, dispuestos a ejercer el ministerio donde sea necesario, y animados por un verdadero entusiasmo apostólico».[27]

III. Celebración

16. El ministerio de Catequista es conferido por el Obispo diocesano, o por un sacerdote delegado por él, mediante el rito litúrgico De Institutione Catechistarum promulgado por la Sede Apostólica.

17. El ministerio puede ser conferido durante la Misa o durante una celebración de la Palabra de Dios.

18. La estructura del rito prevé, después de la liturgia de la Palabra, una exhortación (este texto se presta bien a ser adaptado por parte de las Conferencias Episcopales con respecto a la forma en que deseen especificar el papel de los Catequistas); una invitación a la oración; un texto de bendición; la entrega del crucifijo.

* * *

Para concluir, quisiera hacer resonar las palabras – todavía proféticas – de san Pablo VI en la Exhortación Apostólica Evangelii Nuntiandi:

«No sin experimentar íntimamente un gran gozo, vemos cómo una legión de Pastores, religiosos y seglares, enamorados de su misión evangelizadora, buscan formas cada vez más adaptadas de anunciar eficazmente el Evangelio, y alentamos la apertura que, en esta línea y con este afán, la Iglesia está llevando a cabo hoy día. Apertura a la reflexión en primer lugar, luego a los ministerios eclesiales capaces de rejuvenecer y de reforzar su propio dinamismo evangelizador. Es cierto que al lado de los ministerios con orden sagrado, en virtud de los cuales algunos son elevados al rango de Pastores y se consagran de modo particular al servicio de la comunidad, la Iglesia reconoce un puesto a ministerios sin orden sagrado, pero que son aptos a asegurar un servicio especial a la Iglesia».[28]

Confiamos a María, Madre de la Iglesia, nuestro servicio para la construcción del Reino.

En la Sede de la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, a 3 de diciembre de 2021, memoria de san Francisco Javier, presbítero.

✠ Arthur Roche

Prefecto

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[1] Cf. Indiculus, cap. 8: Denz n. 246 [ex n. 139]. Cf. también Próspero dE Aquitania, De vocatione omnium gentium, 1,12: CSEL 97, 104.

[2] Cf. Francisco, Antiquum ministerium, n. 9.

[3] Cf. Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, Postquam Summus Pontifex. Decreto para aplicar las disposiciones del can. 838 del Código de Derecho Canónico (22 de octubre de 2021).

[4] Francisco, Antiquum ministerium, n. 8.

[5] Cf. Francisco, Spiritus Domini, s.n.

[6] Cf. Codex Iuris Canonici, can. 230 §1: «Los laicos que tengan la edad y condiciones determinadas por decreto de la Conferencia Episcopal, pueden ser llamados para el ministerio estable de lector y acólito, mediante el rito litúrgico prescrito; sin embargo, la colación de esos ministerios no les da derecho a ser sustentados o remunerados por la Iglesia».

[7] Francisco, Antiquum ministerium, n. 9.

[8] Cf. Juan Pablo II, Exhortación apostólica Catechesi tradendae (16 de octubre de 1979), n. 5, en: AAS 71 (1979) 1277-1340.

[9] Cf. Congregación para la Evangelización de los Pueblos, Guía para los catequistas (3 de diciembre de 1993), n. 4.

[10] Cf. ibidem.

[11] Francisco, Antiquum ministerium, n. 8.

[12] Cf. Francisco, Spiritus Domini, s.n.

[13] Francisco, Antiquum ministerium, n. 8.

[14] Cf. Rituale Romanum, De Benedictionibus, editio typica 1984, nn. 361-377.

[15] Cf. Pontificale Romanum, De institutione Lectorum et Acholitorum, n. 4: «Lectores seu verbi Dei relatores effecti, adiutorium huic muneri praestabitis, et proinde peculiare officium in populo Dei suscipietis, et servitio fidei, quae in verbo Dei radicatur, deputabimini. Verbum enim Dei in coetu liturgico proferetis, pueros et adultos in fide et ad Sacramenta digne recipienda instituetis, nuntiumque salutis hominibus, qui adhuc illud ignorant, annuntiabitis. Hac via et vestro auxilio, homines ad cognitionem Dei Patris Filiique eius, Iesu Christi, quem ipse misit, pervenire poterunt et vitam assequi aeternam».

[16] Cf. Francisco, Antiquum ministerium, n. 8.

[17] Cf. Rituale Romanum, Ordo initiationis christianæ adultorum. Prænotanda, editio typica 1972, n. 48.

[18] Cf. ibidem, nn. 11.16.

[19] Cf. ibidem, n.19 §1.

[20] Cf. ibidem, n. 44.

[21] Cf. Pontificio Consejo para la Promoción de la Nueva Evangelización, Directorio para la catequesis, n. 113.

[22] Cf. ibidem, n. 41.

[23] Codex Iuris Canonici, can. 517 §2. «Si, por escasez de sacerdotes, el Obispo diocesano considera que ha de encomendarse una participación en el ejercicio de la cura pastoral de la parroquia a un diácono o a otra persona que no tiene el carácter sacerdotal, o a una comunidad, designará a un sacerdote que, dotado de las potestades propias del párroco, dirija la actividad pastoral».

[24] Cf. Cf. Juan Pablo II, Exhortación apostólica postsinodal Christifideles laici (30 dicembre 1988), n. 15; Benedetto XVI, Discurso de apertura del congreso pastoral de la Diócesis de Roma con el tema: “Pertenencia eclesial y corresponsabilidad pastoral” (26 de mayo de 2009); Francisco, Discurso a la Acción Católica Italiana (3 de mayo de 2014).

[25] Francisco, Antiquum ministerium, n. 9.

[26] Cf. ibidem, n. 8.

[27] Ibidem.

[28] Pablo VI, Exhortación apostólica Evangelii nuntiandi (8 de diciembre de 1975), n. 73, en: AAS 68 (1976) 72-73.

[01773-ES.01] [Texto original: Italiano]

[B0845-XX.01]