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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco a Cipro e in Grecia – Cerimonia di benvenuto, Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Cipro e Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico, 02.12.2021


Cerimonia di benvenuto e Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Cipro nel Palazzo Presidenziale di Nicosia

Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico nella Ceremonial Hall del Palazzo Presidenziale

Cerimonia di benvenuto e Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Cipro nel Palazzo Presidenziale di Nicosia

Questo pomeriggio, dopo aver lasciato la Cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie, il Santo Padre Francesco si è recato in auto al Palazzo Presidenziale di Nicosia per la Cerimonia di benvenuto e la Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Cipro, il Sig. Nicos Anastasiades.

Al Suo arrivo il Papa è stato accolto dal Presidente all’esterno del Palazzo, vicino alla statua dell’Arcivescovo Makarios, primo Presidente di Cipro.

Dopo la Guardia d’Onore e l’esecuzione degli inni, e dopo la deposizione di un omaggio floreale davanti alla statua di Makarios, ha avuto luogo la presentazione delle rispettive Delegazioni. Il Presidente della Repubblica ha accompagnato il Santo Padre all’ingresso del Palazzo dove hanno posato per la foto ufficiale. Al termine si sono recati nello studio del Presidente ove ha avuto luogo la visita di cortesia.

Dopo l’incontro in privato, lo scambio dei doni e la presentazione della famiglia, il Presidente della Repubblica e il Papa si sono recati nella Ceremonial Hall per l’incontro con le Autorità.

Riportiamo di seguito le parole che il Santo Padre Francesco ha rivolto in spagnolo al Presidente della Repubblica dopo il saluto di benvenuto all’inizio dell’Incontro privato:

Traduzione non ufficiale in lingua italiana

“La ringrazio, Signor Presidente, per le Sue parole di benvenuto, per il calore del Suo benvenuto. Il protocollo del calore è un protocollo da fratello, e questo arriva al cuore".

[01697-IT.02]

Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico nella Ceremonial Hall del Palazzo Presidenziale

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Questo pomeriggio, il Santo Padre Francesco ha incontrato nella Ceremonial Hall del Palazzo Presidenziale di Nicosia le Autorità politiche e religiose, i Rappresentanti della Società Civile e i Membri del Corpo Diplomatico.

Dopo il discorso del Presidente della Repubblica di Cipro, Sig. Nicos Anastasiades, il Papa ha pronunciato il Suo discorso.

Al termine il Santo Padre e il Presidente si sono recati all’ingresso principale del Palazzo per il congedo. Quindi Papa Francesco si è trasferito in auto alla Nunziatura Apostolica di Nicosia dove, al Suo arrivo, è stato accolto dal Personale.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro con le Autorità politiche e religiose, i Rappresentanti della Società Civile e i Membri del Corpo Diplomatico:

Discorso del Santo Padre

Signor Presidente della Repubblica,
Membri del Governo e del Corpo diplomatico,
distinte Autorità religiose e civili,
insigni Rappresentanti della società e del mondo della cultura,
Signore e Signori!

Vi saluto cordialmente, manifestandovi la mia gioia di essere qui. Ringrazio Lei, Signor Presidente, per l’accoglienza che mi ha riservato a nome dell’intera popolazione. Sono venuto pellegrino in un Paese piccolo per la geografia ma grande per la storia; in un’isola che nei secoli non ha isolato le genti, ma le ha collegate; in una terra il cui confine è il mare; in un luogo che segna la porta orientale dell’Europa e la porta occidentale del Medio Oriente. Siete una porta aperta, un porto che congiunge: Cipro, crocevia di civiltà, porta in sé la vocazione innata all’incontro, favorita dal carattere accogliente dei Ciprioti.

Abbiamo appena omaggiato il primo Presidente di questa Repubblica, l’Arcivescovo Makarios, e nel compiere tale gesto ho desiderato omaggiare tutti i cittadini. Il suo nome, Makarios, evoca le parole iniziali del primo discorso di Gesù: le Beatitudini (cfr Mt 5,3-12). Chi è makarios, chi è veramente beato secondo la fede cristiana, a cui questa terra è inscindibilmente legata? Beati possono essere tutti, e sono anzitutto i poveri in spirito, i feriti dalla vita, coloro che vivono con mitezza e misericordia, quanti senza apparire praticano la giustizia e costruiscono la pace. Le Beatitudini, cari amici, sono la perenne costituzione del cristianesimo. Viverle permette al Vangelo di essere sempre giovane e di fecondare la società di speranza. Le Beatitudini sono la bussola per orientare, a ogni latitudine, le rotte che i cristiani affrontano nel viaggio della vita.

Proprio da qui, dove Europa e Oriente si incontrano, è cominciata la prima grande inculturazione del Vangelo nel continente ed è per me emozionante ripercorrere i passi dei grandi missionari delle origini, in particolare dei santi Paolo, Barnaba e Marco. Eccomi dunque pellegrino tra di voi per camminare con voi, cari Ciprioti; con tutti voi, nel desiderio che la buona notizia del Vangelo da qui porti all’Europa un lieto messaggio nel segno delle Beatitudini. Quello che infatti i primi cristiani donarono al mondo con la forza mite dello Spirito fu un inaudito messaggio di bellezza. Fu la novità sorprendente della beatitudine a portata di tutti a conquistare i cuori e le libertà di molti. Questo Paese ha un’eredità particolare in tal senso, come messaggero di bellezza tra i continenti. Cipro traluce di bellezza nel suo territorio, che va tutelato e custodito con politiche ambientali opportune e concertate con i vicini. La bellezza traspare anche nell’architettura, nell’arte, in particolare sacra, nell’artigianato religioso, nei tanti tesori archeologici. Traendo dal mare che ci circonda un’immagine, vorrei dire che quest’isola rappresenta una perla di grande valore nel cuore del Mediterraneo.

Una perla, infatti, diventa quello che è perché si forma nel tempo: richiede anni perché le varie stratificazioni la rendano compatta e lucente. Così la bellezza di questa terra deriva dalle culture che nei secoli si sono incontrate e mescolate. Anche oggi la luce di Cipro ha molte sfaccettature: tanti sono i popoli e le genti che, con diverse tinte, compongono la gamma cromatica di questa popolazione. Penso pure alla presenza di molti immigrati, percentualmente la più rilevante tra i Paesi dell’Unione Europea. Custodire la bellezza multicolore e poliedrica dell’insieme non è facile. Richiede, come nella formazione della perla, tempo e pazienza, domanda uno sguardo ampio che abbracci la varietà delle culture e si protenda al futuro con lungimiranza. È importante, in questo senso, tutelare e promuovere ogni componente della società, in modo speciale quelle statisticamente minoritarie. Penso anche a vari enti cattolici che beneficerebbero di un opportuno riconoscimento istituzionale, perché il contributo che recano alla società attraverso le loro attività, in particolare educative e caritative, sia ben definito dal punto di vista legale.

Una perla porta alla luce la sua bellezza in circostanze difficili. Nasce nell’oscurità, quando l’ostrica “soffre” dopo aver subito una visita inattesa che ne mina l’incolumità, come ad esempio un granello di sabbia che la irrita. Per proteggersi reagisce assimilando quanto l’ha ferita: avvolge ciò che per lei è pericoloso ed estraneo e lo trasforma in bellezza, in una perla. La perla di Cipro è stata oscurata dalla pandemia, che ha impedito a tanti visitatori di accedervi e di vederne la bellezza, aggravando, come in altri luoghi, le conseguenze della crisi economico-finanziaria. In questo periodo di ripresa non sarà tuttavia la foga di recuperare quanto perduto a garantire uno sviluppo solido e duraturo, ma l’impegno a promuovere il risanamento della società, in particolare attraverso una decisa lotta alla corruzione e alle piaghe che ledono la dignità della persona; penso ad esempio al traffico di esseri umani.

Ma la ferita che più soffre questa terra è data dalla terribile lacerazione che ha subito negli ultimi decenni. Penso al patimento interiore di quanti non possono tornare alle loro case e ai loro luoghi di culto. Prego per la vostra pace, per la pace di tutta l’isola, e la auspico con tutte le forze. La via della pace, che risana i conflitti e rigenera la bellezza della fraternità, è segnata da una parola: dialogo, che Lei, Signor Presidente, ha ripetuto tante volte. Dobbiamo aiutarci a credere nella forza paziente e mite del dialogo, quella forza della pazienza, di “portare sulle spalle”, hypomoné, attingendola dalle Beatitudini. Sappiamo che non è una strada facile; è lunga e tortuosa, ma non ci sono alternative per giungere alla riconciliazione. Alimentiamo la speranza con la forza dei gesti anziché sperare in gesti di forza. Perché c’è un potere dei gesti che prepara la pace: non quello dei gesti di potere, delle minacce di ritorsione e delle dimostrazioni di potenza, ma quello dei gesti di distensione, dei concreti passi di dialogo. Penso, ad esempio, all’impegno a disporsi a un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione, a un coinvolgimento sempre più fattivo della Comunità internazionale, alla salvaguardia del patrimonio religioso e culturale, alla restituzione di quanto in tal senso è particolarmente caro alla gente, come i luoghi o almeno le suppellettili sacre. A questo proposito, vorrei esprimere apprezzamento e incoraggiamento nei riguardi del Religious Track of the Cyprus Peace Project, promosso dall’Ambasciata di Svezia, perché tra i Capi religiosi si coltivi il dialogo.

Proprio i tempi che non paiono propizi e nei quali il dialogo langue sono quelli che possono preparare la pace. Ce lo ricorda ancora la perla, che diventa tale nella pazienza oscura di tessere sostanze nuove insieme all’agente che l’ha ferita. In questi frangenti non si lasci prevalere l’odio, non si rinunci a curare le ferite, non si dimentichi la situazione delle persone scomparse. E quando viene la tentazione di scoraggiarsi, si pensi alle generazioni future, che desiderano ereditare un mondo pacificato, collaborativo, coeso, non abitato da rivalità perenni e inquinato da contese irrisolte. A questo serve il dialogo, senza il quale crescono sospetto e risentimento. Ci sia di riferimento il Mediterraneo, ora purtroppo luogo di conflitti e di tragedie umanitarie; nella sua bellezza profonda è il mare nostrum, il mare di tutti i popoli che vi si affacciano per essere collegati, non divisi. Cipro, crocevia geografico, storico, culturale e religioso, ha questa posizione per attuare un’azione di pace. Sia un cantiere aperto di pace nel Mediterraneo.

La pace non nasce spesso dai grandi personaggi, ma dalla determinazione quotidiana – tutti i giorni – dei più piccoli. Il continente europeo ha bisogno di riconciliazione e di unità, ha bisogno di coraggio e di slancio per camminare in avanti. Perché non saranno i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti ad aiutarne il progresso, e neppure la sola ripresa economica potrà garantirne sicurezza e stabilità. Guardiamo alla storia di Cipro e vediamo come l’incontro e l’accoglienza hanno portato frutti benefici a lungo termine. Non solo in riferimento alla storia del cristianesimo, per la quale Cipro fu “il trampolino di lancio” nel continente, ma anche per la costruzione di una società che ha trovato la propria ricchezza nell’integrazione. Questo spirito di allargamento, questa capacità di guardare oltre i propri confini ringiovanisce, permette di ritrovare la lucentezza perduta.

Riferendosi a Cipro, gli Atti degli Apostoli raccontano che Paolo e Barnaba per giungere a Pafos “attraversarono tutta l’isola” (cfr At 13,6). È per me una gioia attraversare in questi giorni la storia e l’animo di questa terra, con il desiderio che il suo anelito di unità e il suo messaggio di bellezza continuino a guidarne il cammino. O Theós na evloghí tin Kípro! [Dio benedica Cipro!]

[01680-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Monsieur le Président de la République,
Membres du Gouvernement et du Corps diplomatique,
Distinguées autorités religieuses et civiles,
Eminents représentants de la société et du monde de la culture,
Mesdames et messieurs !

Je vous salue cordialement, et vous exprime ma joie d'être ici. Je vous remercie, Monsieur le Président, pour l'accueil que vous m'avez réservé au nom de toute la population. Je suis venu en pèlerin dans ce pays, petit par la géographie mais grand par l'histoire ; une île qui, au fil des siècles, n'a pas isolé les peuples mais les a reliés ; une terre qui a la mer pour frontière ; un lieu qui forme la porte orientale de l'Europe et la porte occidentale du Moyen-Orient. Vous êtes une porte ouverte, un port qui relie : Chypre, carrefour de civilisations, porte en elle une vocation innée à la rencontre, facilitée par le caractère accueillant des Chypriotes.

Nous venons de rendre hommage au premier Président de cette République, l'archevêque Makarios, et en faisant ce geste, j'ai voulu rendre hommage à tous les citoyens. Son nom, Makarios, évoque les paroles initiales du premier discours de Jésus : les Béatitudes (cf. Mt 5, 3-12). Qui est makarios, qui est vraiment bienheureux selon la foi chrétienne, à laquelle cette terre est inséparablement liée ? Tous peuvent être bienheureux, mais surtout les pauvres en esprit, les blessés de la vie, ceux qui vivent avec douceur et miséricorde, ceux qui, sans le montrer, pratiquent la justice et construisent la paix. Les Béatitudes, chers amis, sont la constitution pérenne du christianisme. Les vivre permet à l'Évangile d'être toujours jeune et de féconder d'espérance la société. Les Béatitudes sont la boussole qui guide, sous toutes les latitudes, les itinéraires que les chrétiens affrontent sur le chemin de la vie.

C'est ici même où l’Europe et l’Orient se rencontrent que la première grande inculturation de l'Évangile a commencé sur le continent, et il est émouvant pour moi de marcher à mon tour sur les pas des grands missionnaires des origines, en particulier les saints Paul, Barnabé et Marc. Me voici donc pèlerin parmi vous pour marcher avec vous, chers Chypriotes ; avec vous tous, dans le désir que, d’ici, la Bonne Nouvelle de l'Évangile puisse apporter à l’Europe son joyeux message sous le signe des Béatitudes. Ce que les premiers chrétiens ont donné au monde par la douce force de l'Esprit était un message de beauté sans précédent. Ce fut la nouveauté surprenante du bonheur à portée de tous, à gagner les cœurs et les libertés de tant de personnes. Ce pays a un héritage particulier à cet égard, en tant que messager de beauté entre continents. Le territoire de Chypre resplendit de beauté, une beauté qui doit être protégée et sauvegardée par des politiques environnementales appropriées et concertées avec ses voisins. La beauté transparaît également à travers l’architecture, l’art, notamment l'art sacré, l’artisanat religieux et les nombreux trésors archéologiques. En utilisant une image à partir de la mer qui nous entoure, je dirais que cette île est comme une perle de grande valeur au cœur de la Méditerranée.

Une perle, en effet, se forme au fil du temps : il faut des années pour que les différentes stratifications la rendent compacte et brillante. De la même façon, la beauté de cette terre provient des cultures qui se sont rencontrées et mélangées au fil des siècles. Aujourd'hui encore, la lumière de Chypre offre de multiples facettes : il y a tant de peuples et de personnes qui, avec des couleurs différentes, composent la gamme chromatique de cette population. Je pense aussi à la présence de nombreux immigrés, le plus grand pourcentage parmi les pays de l'Union Européenne. Préserver la beauté multicolore et polyédrique de l'ensemble n'est pas chose aisée. Comme pour la formation d'une perle, cela exige du temps et de la patience, une vision large qui englobe la variété des cultures et envisage l'avenir avec clairvoyance. En ce sens, il est important de protéger et de promouvoir chaque composante de la société, en particulier celles qui sont statistiquement minoritaires. Je pense également aux différents organismes catholiques qui pourraient bénéficier d'une reconnaissance institutionnelle appropriée, afin que la contribution qu'ils apportent à la société par leurs activités, notamment éducatives et caritatives, soit définie clairement d'un point de vue juridique.

Une perle fait ressortir sa beauté dans les circonstances difficiles. Elle naît dans l'obscurité, lorsque l'huître "souffre" après une visite inattendue qui menace son intégrité, comme par exemple un grain de sable qui l'irrite. Pour se protéger, elle réagit en assimilant ce qui l'a blessée : elle enveloppe ce qui lui est dangereux et étranger, et le transforme en beauté, en perle. La perle de Chypre a été obscurcie par la pandémie, qui a empêché de nombreux visiteurs d'y accéder et d’en voir la beauté, aggravant, comme en d'autres lieux, les conséquences de la crise économique et financière. En ce temps de reprise, ce ne sera pourtant pas la frénésie à rattraper le temps perdu qui garantira un développement solide et durable, mais plutôt l'engagement à promouvoir une société plus saine, notamment à travers une lutte déterminée contre la corruption et les fléaux qui portent atteinte à la dignité de la personne ; je pense en particulier aux trafics des êtres humains.

Mais la blessure dont souffre le plus cette terre est la terrible lacération subie au cours des dernières décennies. Je pense à la souffrance intérieure de tous ceux qui ne peuvent pas retourner dans leurs maisons ni dans leurs lieux de culte. Je prie pour votre paix, pour la paix de toute l'île, et je la souhaite de toutes mes forces. Le chemin de la paix, qui guérit les conflits et régénère la beauté de la fraternité, est balisé par un mot : le dialogue, mot que vous avez répété tant de fois, Monsieur le Président. Nous devons nous aider à croire à la force patiente et douce du dialogue, cette force de la patience, qui supporte tout, l’hypomoné, en la puisant dans les Béatitudes. Nous savons que ce chemin n'est pas facile, qu'il est long et sinueux, mais il n'y a pas d'alternative pour parvenir à la réconciliation. Nourrissons l’espérance par la force des gestes, plutôt que de mettre son espoir dans les gestes de force. Parce que les gestes qui préparent la paix ont une force : non pas celle des gestes de pouvoir, des menaces de représailles ou des démonstrations de force, mais celle des gestes de détente, des pas concrets de dialogue. Je pense, par exemple, à l'engagement en faveur d’une discussion franche qui mette au premier plan les besoins de la population, ou encore à une implication toujours plus active de la Communauté internationale, à la sauvegarde du patrimoine religieux et culturel, et en ce sens à la restitution de ce qui est particulièrement cher à la population, comme les lieux ou au moins le mobilier sacré. À ce propos, je voudrais exprimer mon appréciation et mon encouragement pour le Religious Track of the Cyprus Peace Project, promu par l'ambassade de Suède, afin de cultiver le dialogue entre les chefs religieux.

Ce sont précisément les périodes en apparence peu propices et durant lesquelles le dialogue piétine, qui peuvent pourtant préparer la paix. C’est encore une fois la perle qui nous le rappelle, lorsqu’elle devient elle-même en tissant, dans une obscure patience, de nouvelles substances avec l'agent qui l'a blessée. Dans ces moments-là, ne laissons pas la haine l'emporter, ne renonçons pas à panser les plaies, n'oublions pas le sort des disparus. Et lorsque vient la tentation du découragement, pensons aux générations futures qui souhaitent hériter d'un monde pacifique, coopératif et uni, qui ne soit pas habité par d'éternelles rivalités et pollué par des querelles non résolues. C'est à cela que sert le dialogue, sans lequel la suspicion et le ressentiment grandissent. Que la Méditerranée soit notre point de référence, aujourd'hui malheureusement lieu de conflits et de tragédies humanitaires. Dans sa profonde beauté, elle est la Mare nostrum, la mer de tous les peuples qui l’entourent pour être reliés et non divisés. Chypre, carrefour géographique, historique, culturel et religieux, bénéficie de cette position pour mettre en œuvre une action de paix. Qu’elle soit un chantier ouvert pour la paix en Méditerranée.

Bien souvent, la paix ne vient pas des grands personnages, mais de la détermination quotidienne – tous les jours – des plus petits. Le continent européen a besoin de réconciliation et d'unité, il a besoin de courage et d'élan pour aller de l'avant. Parce que les murs de la peur et les vetos dictés par des intérêts nationalistes ne contribueront pas à sa progression, pas plus que la reprise économique ne garantira à elle seule sa sécurité et sa stabilité. Regardons l'histoire de Chypre et voyons comment la rencontre et l'accueil ont porté des fruits bénéfiques à long terme. Non seulement au regard de l'histoire du christianisme, dont Chypre a été le "tremplin" vers le continent, mais aussi pour la construction d'une société qui a trouvé sa richesse dans l'intégration. Cet esprit d'ouverture, cette capacité à regarder au-delà de ses propres frontières rajeunit, et permet de retrouver le lustre perdu.

A propos de Chypre, les Actes des Apôtres rapportent que Paul et Barnabé ont « traversé toute l'île » pour atteindre Paphos (cf. Actes 13, 6). C'est une joie pour moi de parcourir l'histoire et l'âme de cette terre au cours de ces journées, avec le désir que son aspiration à l'unité et son message de beauté continuent à en guider le chemin. O Theós na evloghi tin Kipro ! [Que Dieu bénisse Chypre !]

[01680-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Mr President of the Republic,
Members of Government and of the Diplomatic Corps,
Distinguished Religious and Civil Authorities,
Illustrious Representatives of Society and the World of Culture,
Ladies and Gentlemen,

I greet you most cordially and I am most pleased to be present among you. I thank you, Mr President, for the welcome you have offered me in the name of the entire population. I have come as a pilgrim to a country geographically small, but historically great; to an island that down the centuries has not isolated peoples but brought them together; to a land whose borders are the sea; to a place that is the eastern gate of Europe and the western gate of the Middle East. You are an open door, a harbour that unites. Cyprus, as a crossroads of civilizations, has an innate vocation to encounter, favoured by the welcoming character of the Cypriot people.

We have just paid homage to the first President of this Republic, Archbishop Makarios, and by that gesture, I wished to render homage to all its citizens. His name, “Makarios”, reminds us of the opening of Jesus’ Sermon on the Mount: the Beatitudes (cf. Mt 5:3-12). Who is makarios, truly blessed, according to the Christian faith to which this land is inseparably bound? Everyone can be blessed, and blessed are above all the poor in spirit, those who have experienced suffered in their lives, those who live in meekness and mercy, all those who without pretense practice justice and are peacemakers. The Beatitudes, dear friends, are the perennial charter of Christianity. When they are lived out, the Gospel becomes youthful and fills society with fresh hope. The Beatitudes are the compass that, in every latitude, indicates the routes that Christians must take in the voyage of life.

Precisely from this place, where Europe and the East meet, there began the first great inculturation of the Gospel on this continent. I am deeply moved to be able to retrace the steps of the great missionaries of the early Church, particularly Saints Paul, Barnabas and Mark. So here I am, a pilgrim in your midst, to walk with you, dear Cypriots, all of you, in the desire that the good news of the Gospel may bring from here to Europe a message of joy, under the banner of the Beatitudes. For what the earliest Christians gave to the world with the gentle power of the Spirit was an unprecedented message of beauty. It was the amazing newness of the Beatitudes, addressed to everyone, that won hearts and bestowed freedom upon many. This country has inherited a particular responsibility in that regard, namely, to be a messenger of beauty among the continents. Cyprus radiates a natural beauty that must be protected and preserved by suitable environmental policies, adopted in concert with its neighbours. A beauty that is evident as well in its architecture, its art, especially its sacred art, and its religious crafts, and its many archaeological treasures. To draw an image from the sea all around us, I would even say that this island, small in size, represents a pearl of great price in the heart of the Mediterranean.

A pearl in fact becomes what it is, because it takes shape over time. It takes years for its various layers to become compact and give it lustre. So too, the beauty of this land comes from the cultures which over the centuries have met and blended here. Today too, the light of Cyprus is richly variegated. Many peoples and nations have contributed different shades and tints to this people. I think too of the presence of many immigrants: percentagewise, more than any other country of the European Union. To preserve the multicolored and multifaceted beauty of the whole is no easy thing. As in the formation of a pearl, it takes time and patience; it demands a broad vision capable of embracing a variety of cultures and looking to the future with foresight. I think in this regard of the importance of protecting and supporting all the members of society, especially those who are statistically a minority. I think too of the various Catholic agencies that would benefit from a suitable institutional recognition, so that the contribution they make to society through their activities, particularly their educational and charitable works, can be clearly defined from the legal standpoint.

A pearl develops its beauty in situations of difficulty. It is born in obscurity, when the oyster “suffers” after experiencing an unexpected threat to its safety, such as a grain of sand that irritates it. To protect itself, it reacts by assimilating the thing that wounded it: it encloses the foreign body that endangers it and makes it into something beautiful: a pearl. The pearl of Cyprus has been darkened by the pandemic, which has prevented many visitors from visiting it and seeing its beauty; here, as in other places, this has aggravated the effects of the financial and economic crisis. In this period of recovery, however, it will not be anxious efforts to recover what was lost that will ensure and consolidate growth, but the commitment to promote the recovery of society, especially through a decisive fight against corruption and everything that violates the dignity of the person; here I think, for example, of the scourge of human trafficking.

Yet the greatest wound suffered by this land has been the terrible laceration it has endured in recent decades. I think of the deep suffering of all those people unable to return to their homes and their places of worship. I pray for your peace, for the peace of the entire island, and I make it my fervent hope. The way of peace, which reconciles conflicts and regenerates the beauty of fraternity, has a single word as its signpost. That word is dialogue, a word which you, Mr President, have frequently repeated. We ought to help one another to believe in the patient and unassuming power of dialogue, that power of patience, of “carrying on our shoulders”, hypomoné, on the basis of the Beatitudes. We know that it is no easy road; it is long and winding, but there is no other way to achieve reconciliation. Let us nurture hope by the power of gestures, rather than hoping in gestures of power. There is a power of gestures, which prepares the way of peace. Not gestures of power, threats of reprisal and shows of force, but gestures of détente and concrete steps towards dialogue. I think, for example, of openness to sincere discussion that would give priority to people’s needs, ever more effective involvement on the part of the international community, the need to protect the religious and cultural heritage, and the restitution of all that people hold most precious in that regard, such as places or at least sacred furnishings. With this in mind, I would like to express my appreciation and encouragement for the Religious Track of the Cyprus Peace Project, promoted by the Embassy of Sweden, for the cultivation of dialogue among religious leaders.

Times that seem least favourable, when dialogue languishes, can be the very times that prepare for peace. The pearl also reminds us of this, for it takes shape in the patient, hidden process of weaving new substances together with the agent that caused the wound. In these circumstances, may hatred not be allowed to prevail, efforts be made to bind up wounds and to keep in mind the situation of those who have disappeared. And when tempted to yield to discouragement, to think of coming generations, who long to inherit a world of peace, cooperation and cohesiveness, not one marred by perennial rivalries and poisoned by unresolved disputes. For this, dialogue is necessary, to avoid the growth of suspicion and resentment. Let us think in this regard of the Mediterranean, now sadly a place of conflicts and humanitarian tragedies; in its profound beauty it is mare nostrum, the sea of all those peoples who border it, in order to be connected, not divided. Cyprus, as a geographic, historical, cultural and religious crossroads, is in a position to be a peacemaker. May it be a workshop of peace in the Mediterranean.

Peace is not often achieved by great personalities, but by the daily determination of ordinary men and women. The European continent needs reconciliation and unity; it needs courage and enthusiasm, if it is to move forward. For it will not be the walls of fear and the vetoes dictated by nationalist interests that ensure its progress, nor will economic recovery alone serve to guarantee its security and stability. May we look to the history of Cyprus to see how encounter and welcome have brought forth good fruits that endure. Not only in the history of Christianity, for which Cyprus was “the springboard” on this continent, but also for the building of a society which found its richness in integration. This spirit of enlargement, this ability to look beyond one’s own borders, brings rejuvenation and makes possible the rediscovery of a brilliance that was lost.

The Acts of the Apostles speak of Cyprus, telling us that Paul and Barnabas “traversed the whole island” in order to reach Paphos (cf. Acts 13:6). I rejoice, in these days, that I can traverse the history and spirit of this land, in the desire that its yearning for unity and its message of beauty will continue to guide its journey towards the future. [In Greek:] May God bless Cyprus!

[01680-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Herr Staatspräsident,
Mitglieder von Regierung und diplomatischen Korps,
verehrte religiöse und zivile Verantwortungsträger,
liebe Vertreter von Gesellschaft und Kultur,
meine Damen und Herren!

Ich begrüße Sie herzlich und bringe meine Freude zum Ausdruck, hier zu sein. Ich danke Ihnen, Herr Präsident, für den Empfang, den Sie mir im Namen der gesamten Bevölkerung bereitet haben. Ich bin als Pilger in ein geografisch kleines, aber geschichtsträchtiges Land gekommen; auf eine Insel, welche die Völker im Laufe der Jahrhunderte nicht isoliert, sondern verbunden hat; in ein Land, dessen Grenze das Meer ist; an einen Ort, der das östliche Tor zu Europa und das westliche Tor zum Nahen Osten markiert. Ihr seid eine offene Tür, ein Hafen, der verbindet: Zypern, ein Kreuzungspunkt der Zivilisationen, trägt die natürliche Berufung zur Begegnung in sich, die durch den gastfreundlichen Charakter der Zyprioten gefördert wird.

Wir haben gerade den ersten Präsidenten dieser Republik, Erzbischof Makarios, geehrt, und mit dieser Geste wollte ich allen Bürgern dieser Republik meine Anerkennung aussprechen. Sein Name Makarios erinnert an die einleitenden Worte der ersten Rede Jesu: die Seligpreisungen (vgl. Mt 5,3-12). Wer ist makarios, wer ist wahrhaft selig nach dem christlichen Glauben, mit dem dieses Land untrennbar verbunden ist? Gesegnet können alle sein, vor allem aber die Armen im Geiste, die vom Leben Verwundeten, die Sanftmütigen und Barmherzigen, die, die im Verborgenen Gerechtigkeit üben und Frieden schaffen. Die Seligpreisungen, liebe Freunde, sind das immerwährende Grundgesetz des Christentums. Wenn sie gelebt werden, kann das Evangelium immer jung bleiben und die Gesellschaft mit Hoffnung bereichern. Die Seligpreisungen sind der Kompass, der den Christen auf allen Breitengraden den Weg im Leben weist.

Hier, an der Schnittstelle zwischen Europa und dem Orient, begann die erste große Inkulturation des Evangeliums auf dem Kontinent, und es ist für mich bewegend, den Spuren der großen ersten Missionare, insbesondere der Heiligen Paulus, Barnabas und Markus, zu folgen. Hier bin ich also als Pilger unter euch, um mit euch, liebe Zyprioten, mit euch allen zu gehen, in dem Wunsch, dass die frohe Botschaft des Evangeliums von hier aus eine frohe Botschaft im Zeichen der Seligpreisungen nach Europa bringen möge. Was die ersten Christen der Welt durch die sanfte Kraft des Geistes gaben, war eine unerhörte Botschaft der Schönheit. Es war die überraschende Neuheit einer für alle erreichbaren Glückseligkeit, die die Herzen und die Freiheit vieler Menschen eroberte. Dieses Land hat in dieser Hinsicht ein besonderes Erbe: Es ist ein Bote der Schönheit zwischen den Kontinenten. Zypern verfügt über ein wunderschönes Gebiet, das durch eine angemessene, mit den Nachbarn abgestimmte Umweltpolitik geschützt und bewahrt werden muss. Schönheit zeigt sich auch in der Architektur, der Kunst, insbesondere der sakralen Kunst, dem religiösen Kunsthandwerk und den zahlreichen archäologischen Schätzen. In Anlehnung an das Meer, das uns umgibt, würde ich sagen, dass diese Insel eine Perle von großem Wert inmitten des Mittelmeers darstellt.

Eine Perle wird nämlich zu dem, was sie ist, weil sie sich im Laufe der Zeit heranbildet: Es dauert Jahre, bis die verschiedenen Schichten sie kompakt und glänzend machen. Die Schönheit dieses Landes ergibt sich also aus den Kulturen, die sich im Laufe der Jahrhunderte getroffen und vermischt haben. Auch heute noch hat das Licht Zyperns viele Facetten: Es gibt so viele Völker und Menschen, die mit unterschiedlichen Schattierungen die Farbpalette dieser Bevölkerung ausmachen. Ich denke auch an die Anwesenheit vieler Einwanderer, prozentual die größte Gruppe unter den Ländern der Europäischen Union. Es ist nicht einfach, die bunte und vielseitige Schönheit des Ganzen zu bewahren. Das erfordert Zeit und Geduld, wie bei der Formung einer Perle, und einen weiten Blick, der die Vielfalt der Kulturen einbezieht und mit Weitblick in die Zukunft schaut. In diesem Sinne ist es wichtig, alle Mitglieder der Gesellschaft zu schützen und zu fördern, insbesondere diejenigen, die statistisch gesehen in der Minderheit sind. Ich denke auch an verschiedene katholische Einrichtungen, die von einer angemessenen institutionellen Anerkennung profitieren würden, damit der Beitrag, den sie durch ihre Aktivitäten, insbesondere im Bildungs- und karitativen Bereich, für die Gesellschaft leisten, rechtlich definiert ist.

Eine Perle bringt ihre Schönheit unter schwierigen Umständen zum Vorschein. Sie wird im Dunkeln geboren, wenn die Auster nach einem unerwarteten Besuch, der ihre Sicherheit bedroht, z. B. durch ein Sandkorn, das sie reizt, „leidet“. Um sich zu schützen, reagiert sie, indem sie das, was sie verletzt hat, in sich aufnimmt: Sie umhüllt das, was ihr gefährlich und fremd ist, und verwandelt es in Schönheit, in eine Perle. Die Perle Zyperns wurde durch die Pandemie verdunkelt, die viele Besucher davon abgehalten hat, sie zu besuchen und ihre Schönheit zu sehen, und die, wie an anderen Orten, die Folgen der Wirtschafts- und Finanzkrise verschlimmert hat. In dieser Zeit des Wiederaufschwungs wird jedoch nicht der Eifer, das Verlorene wiederzugewinnen, eine solide und dauerhafte Entwicklung garantieren, sondern das Engagement, die Sanierung der Gesellschaft voranzutreiben, insbesondere durch einen entschlossenen Kampf gegen die Korruption und die Geißeln, die die Menschenwürde untergraben; ich denke dabei zum Beispiel an den Menschenhandel.

Aber die Wunde, die dieses Land am meisten schmerzt, ist der schreckliche Riss, unter dem es in den letzten Jahrzehnten leidet. Ich denke an den inneren Schmerz jener Menschen, die nicht in ihre Häuser und zu ihren Gebetsstätten zurückkehren können. Ich bete für Euren Frieden, für den Frieden der ganzen Insel, den ich ganz fest erhoffe. Der Weg zum Frieden, der Konflikte heilt und die Schönheit der Geschwisterlichkeit wiederherstellt, ist durch ein Wort gekennzeichnet: Dialog – ein Wort, das Sie, Herr Präsident, viele Male wiederholt haben. Wir müssen danach streben, an die geduldige und sanfte Kraft des Dialogs zu glauben, jene Kraft der Geduld, des „Auf-die-Schultern-Nehmens“, hypomoné, die wir aus den Seligpreisungen schöpfen. Wir wissen, dass es kein leichter Weg ist; er ist lang und kurvenreich, aber es gibt keine Alternative, um Versöhnung zu erreichen. Nähren wir die Hoffnung lieber mit der Kraft von Gesten, als dass auf Gesten der Stärke zu hoffen. Denn es gibt eine Kraft der Gesten, die den Frieden vorbereitet: nicht die der anmaßenden Gesten, der Androhung von Vergeltung und der Machtdemonstration, sondern die der Gesten der Entspannung, der konkreten Schritte zum Dialog. Ich denke zum Beispiel an die Verpflichtung zu einer aufrichtigen Auseinandersetzung, die die Bedürfnisse der Bevölkerung in den Vordergrund stellt, an eine immer aktivere Beteiligung der internationalen Gemeinschaft, an die Bewahrung des religiösen und kulturellen Erbes, an die Rückgabe dessen, was den Menschen in diesem Bereich besonders am Herzen liegt, wie Orte oder zumindest heilige Kultgegenstände. In diesem Zusammenhang möchte ich meine Wertschätzung und Ermutigung für das Religious Track of the Cyprus Peace Project zum Ausdruck bringen, das von der schwedischen Botschaft gefördert wird, um den Dialog zwischen religiösen Führern zu pflegen.

Gerade in Zeiten, die nicht günstig erscheinen und in denen der Dialog stockt, kann der Frieden vorbereitet werden. Daran erinnert uns die Perle, die in der verborgenen Geduld des Verschmelzens neuer Substanzen mit dem Gegenstand, der sie verletzt hat, erst zu einer solchen wird. In solchen Zeiten dürfen wir nicht zulassen, dass der Hass die Oberhand gewinnt, dürfen wir nicht aufgeben, die Wunden zu heilen, dürfen wir nicht die Not der Verstorbenen vergessen. Und wenn die Versuchung groß ist, sich entmutigen zu lassen, denken wir an die künftigen Generationen, die eine friedliche, kooperative und vereinte Welt erben wollen, die nicht von ständigen Rivalitäten und ungelösten Streitigkeiten belastet ist. Dazu dient der Dialog, ohne den Misstrauen und Ressentiments nur zunehmen. Das Mittelmeer, das heute leider ein Ort des Konflikts und der humanitären Tragödie ist, soll unser Bezugspunkt sein; in seiner tiefen Schönheit ist es das mare nostrum, das Meer aller Völker, die auf es blicken, um verbunden und nicht getrennt zu sein. Zypern, ein geografischer, historischer, kultureller und religiöser Kreuzungspunkt, hat diese Position, um Friedenstaten zu verwirklichen. Es soll eine offene Baustelle für den Frieden im Mittelmeerraum sein.

Der Frieden kommt oft nicht von großen Persönlichkeiten, sondern durch die tägliche Entschlossenheit der Kleinen – jeden Tag! Der europäische Kontinent braucht Versöhnung und Einigkeit, er braucht Mut und Schwung, um voranzukommen. Denn die Mauern der Angst und die Vetos, die von nationalistischen Interessen diktiert werden, werden ihn nicht voranbringen, und auch der wirtschaftliche Aufschwung allein wird seine Sicherheit und Stabilität nicht garantieren. Werfen wir einen Blick auf die Geschichte Zyperns und sehen wir, wie Begegnung und Aufnahme langfristig positive Früchte getragen haben. Nicht nur im Hinblick auf die Geschichte des Christentums, für das Zypern das „Sprungbrett“ zum Kontinent war, sondern auch für den Aufbau einer Gesellschaft, die ihren Reichtum in der Integration gefunden hat. Dieser Geist der Erweiterung, diese Fähigkeit, über die eigenen Grenzen hinauszuschauen, verjüngt, lässt einen verlorenen Glanz wiedergewinnen.

Die Apostelgeschichte meint Zypern, wenn sie berichtet, dass Paulus und Barnabas »die ganze Insel durchzogen« (Apg 13,6), um Paphos zu erreichen. Es ist mir eine Freude, in diesen Tagen durch die Geschichte und die Seele dieses Landes zu durchqueren, mit dem Wunsch, dass seine Sehnsucht nach Einheit und seine Botschaft der Schönheit ihm weiterhin den Weg weisen mögen. O Theós na evloghí tin Kípro! (Gott segne Zypern!)

[01680-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Señor Presidente de la República,
miembros del gobierno y del Cuerpo diplomático,
distinguidas Autoridades religiosas y civiles,
insignes Representantes de la sociedad y del mundo de la cultura,
señoras y señores:

Los saludo cordialmente, manifestándoles mi alegría por estar aquí. Le agradezco, señor Presidente, el recibimiento que me ha dado en nombre de toda la población. He venido como peregrino a un país pequeño por su geografía, pero grande por su historia; a una isla que a lo largo de los siglos no ha aislado a la gente, sino que la ha unido; a una tierra cuyo límite es el mar; a un lugar que representa la puerta oriental de Europa y la puerta occidental de Oriente Medio. Son una puerta abierta, un puerto que reúne. Chipre, encrucijada de civilizaciones, lleva en sí la vocación innata al encuentro, favorecida por el carácter acogedor de los chipriotas.

Acabamos de homenajear al primer Presidente de esta República, el Arzobispo Makarios, y al realizar este gesto he deseado homenajear a todos los ciudadanos. Su nombre, Makarios, evoca las palabras iniciales del primer discurso de Jesús: las Bienaventuranzas (cf. Mt 5,3-12). ¿Quién es ese makarios, quién es realmente ese bienaventurado según la fe cristiana, a quien esta tierra está ligada indisolublemente? Bienaventurados pueden ser todos, y son ante todo los pobres de espíritu, los que han sido heridos por la vida, aquellos que viven con mansedumbre y misericordia, cuantos practican la justicia y construyen la paz sin hacerse notar. Las Bienaventuranzas, queridos amigos, son la constitución perenne del cristianismo. Vivirlas permite que el Evangelio sea siempre joven y fecunde la sociedad de esperanza. Las Bienaventuranzas son la brújula que orienta, en todas las latitudes, las rutas que los cristianos abordan en el viaje de la vida.

Justamente desde aquí, donde Europa y Oriente se encuentran, comenzó la primera gran inculturación del Evangelio en el continente y para mí es emocionante recorrer los pasos de los grandes misioneros de los orígenes, en particular de los santos Pablo, Bernabé y Marcos. Heme aquí, pues, peregrino entre ustedes para caminar con ustedes, queridos chipriotas; con todos ustedes, con el deseo de que la buena noticia del Evangelio lleve desde aquí a Europa un alegre mensaje en el signo de las Bienaventuranzas. Aquello que los primeros cristianos dieron al mundo con la fuerza humilde del Espíritu fue en efecto un inaudito mensaje de belleza. Fue la novedad sorprendente de la bienaventuranza al alcance de todos para conquistar los corazones y la libertad de muchos. Este país tiene una herencia particular en ese sentido, como mensajero de belleza entre los continentes. Chipre trasluce belleza en su territorio, que debe conservarse y protegerse con políticas ambientales oportunas y concertadas con los vecinos. La belleza se refleja también en la arquitectura, en el arte —particularmente en el arte sacro—, en el artesanado religioso y en los numerosos tesoros arqueológicos. Trayendo una imagen del mar que nos rodea, quisiera decir que esta isla representa una perla de gran valor en el corazón del Mediterráneo.

Una perla, en efecto, se convierte en lo que es porque se forma con el paso del tiempo, requiere años para que las diversas estratificaciones la hagan compacta y reluciente. De este modo, la belleza de esta tierra deriva de las culturas que a lo largo de los siglos se encontraron y mezclaron. También hoy la luz de Chipre tiene muchos matices, varios son los pueblos y las personas que, con tonalidades diversas, componen la gama cromática de esta población. Pienso también en la presencia de muchos inmigrantes, que porcentualmente es la más relevante entre los países de la Unión Europea. Salvaguardar la belleza multicolor y poliédrica del conjunto no es fácil. Se necesita tiempo y paciencia, como para la formación de la perla. Se requiere una mirada amplia que abrace la variedad de las culturas y tienda hacia el futuro con amplitud de miras. En este sentido, es importante tutelar y promover a cada componente de la sociedad, de modo especial a los que estadísticamente son minoritarios. Pienso además en varias entidades católicas que se beneficiarían de un oportuno reconocimiento institucional, para que la contribución que aportan a la sociedad por medio de sus actividades, en particular educativas y caritativas, sea definido adecuadamente desde el punto de vista legal.

Una perla pone de manifiesto su belleza en circunstancias difíciles. Nace de la oscuridad, cuando la ostra “sufre” después de haber recibido una visita inesperada que amenaza su incolumidad, como, por ejemplo, un grano de arena que la irrita. Para protegerse, reacciona asimilando aquello que la ha herido, envuelve aquello que para ella es peligroso y extraño y lo transforma en belleza, en una perla. La perla de Chipre fue eclipsada por la pandemia, que impidió a muchos visitantes que accedan a ver su belleza, agravando, como en otros lugares, las consecuencias de la crisis económica y financiera. Lo que garantizará un desarrollo sólido y duradero en este período de reactivación no será el entusiasmo por recobrar cuanto se ha perdido, sino el compromiso por promover la recuperación de la sociedad, particularmente por medio de una decidida lucha contra la corrupción y las plagas que atentan contra la dignidad de la persona; me refiero, por ejemplo, al tráfico de seres humanos.

Pero la herida que más hace sufrir a esta tierra es la provocada por la terrible laceración que ha padecido en los últimos decenios. Me refiero al sufrimiento interior de cuantos no pueden regresar a sus casas y lugares de culto. Ruego por la paz de ustedes, por la paz de toda la isla, y la deseo con todas las fuerzas. El camino de la paz, que sana los conflictos y regenera la belleza de la fraternidad, está marcado por una palabra: diálogo, que usted, señor Presidente, ha repetido tantas veces. Tenemos que ayudarnos a creer en la fuerza paciente y humilde del diálogo, esa fuerza de la paciencia, de “llevar sobre las espaldas”, hypomoné, que podemos extraer de las Bienaventuranzas. Sabemos que no es un camino fácil; es largo y tortuoso, pero no hay alternativas para llegar a la reconciliación. Alimentemos la esperanza con el poder de los gestos en lugar de poner la esperanza en los gestos de poder. Porque hay un poder de los gestos que prepara la paz, no se trata de los gestos de poder, de las amenazas de venganza y de las demostraciones de fuerza, sino de los gestos de distensión, de los pasos concretos de diálogo. Me refiero, por ejemplo, al compromiso por entablar un debate sincero que ponga las exigencias de la población en primer lugar, a una implicación cada vez más activa de la Comunidad internacional, a la salvaguardia del patrimonio religioso y cultural, a la restitución de cuanto en este sentido es más querido por la gente, como los lugares o al menos los objetos sagrados. A este respecto, quisiera expresar mi aprecio y animarlos en relación al Religious Track of the Cyprus Peace Project, promovido por la Embajada de Suecia, para cultivar el diálogo entre los líderes religiosos.

Los tiempos que no parecen favorables y en los que el diálogo decae son precisamente aquellos que pueden preparar la paz. Nos lo recuerda una vez más la perla, que se vuelve tal cuando, con paciencia y en la oscuridad, teje sustancias nuevas junto al agente que la ha herido. En esta coyuntura, no dejemos prevalecer el odio, no renunciemos a curar las heridas, no olvidemos los casos de las personas desaparecidas. Y cuando venga la tentación del desánimo, pensemos en las generaciones futuras, que desean heredar un mundo pacificado, colaborador, unido, no habitado por rivalidades perennes y contaminadas por conflictos no resueltos. Para esto es necesario el diálogo, sin el cual la sospecha y el resentimiento crecen. Que nuestra referencia sea el Mediterráneo, que ahora lamentablemente es lugar de conflictos y de tragedias humanitarias; en su belleza profunda es el mare nostrum, el mar de todos los pueblos que se asoman a él para estar conectados, no divididos. Chipre, encrucijada geográfica, histórica, cultural y religiosa, tiene esta posición para poner en marcha una acción de paz. Que sea una obra abierta en la que se construye la paz en medio del Mediterráneo.

Con frecuencia, la paz no nace de los grandes personajes, sino de la determinación cotidiana, todos los días, de los más pequeños. El continente europeo necesita reconciliación y unidad, necesita valentía e impulso para caminar hacia adelante. Porque no serán los muros del miedo ni los vetos dictados por intereses nacionalistas los que contribuirán al progreso, ni tampoco la recuperación económica por sí sola podrá garantizar la seguridad y la estabilidad. Miremos la historia de Chipre y veamos cómo el encuentro y la acogida han dado frutos beneficiosos a largo plazo; no sólo en lo que se refiere a la historia del cristianismo, para la que Chipre fue “el trampolín de lanzamiento” en el continente, sino también por la construcción de una sociedad que ha encontrado su propia riqueza en la integración. Este espíritu amplio, esta capacidad de mirar más allá de las propias fronteras rejuvenece, permite volver a encontrar el brillo perdido.

Refiriéndose a Chipre, los Hechos de los Apóstoles narran que Pablo y Bernabé «atravesaron toda la isla hasta llegar a Pafos» (Hch 13,6). Para mí es un motivo de alegría atravesar durante estos días la historia y el alma de esta tierra, con el deseo de que su anhelo de unidad y su mensaje de belleza sigan guiando su camino. O Theós na evloghí tin Kípro! [¡Que Dios bendiga a Chipre!]

[01680-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Senhor Presidente da República,
Ilustres Membros do Governo e do Corpo Diplomático,
Distintas Autoridades religiosas e civis,
Insignes Representantes da sociedade e do mundo da cultura,
Senhoras e Senhores!

Saúdo-vos cordialmente, testemunhando a minha alegria por estar aqui. Agradeço-lhe, Senhor Presidente, o acolhimento que me reservou em nome de todo o povo. Vim como peregrino a um país geograficamente pequeno, mas grande pela história; a uma ilha que ao longo dos séculos não isolou as pessoas, mas interligou-as; a uma terra cuja fronteira é o mar; a um lugar que assinala a porta oriental da Europa e a porta ocidental do Médio Oriente. Sois uma porta aberta, um porto que une: Chipre, encruzilhada de civilizações, traz em si a vocação inata ao encontro, favorecida pelo caráter acolhedor dos cipriotas.

Acabamos de homenagear o primeiro Presidente desta República, o Arcebispo Makarios, e, na realização deste gesto, quis homenagear todos os cidadãos. O seu nome, Makarios, evoca as palavras iniciais do primeiro discurso de Jesus: as Bem-aventuranças (cf. Mt 5, 3-12). Quem é makarios, quem é verdadeiramente bem-aventurado segundo a fé cristã, à qual está indivisivelmente ligada esta terra? Todos podem ser bem-aventurados, mas são-no em primeiro lugar os pobres em espírito, os feridos pela vida, os que vivem com mansidão e misericórdia, os que sem dar nas vistas praticam a justiça e constroem a paz. As Bem-aventuranças, queridos amigos, são a Constituição perene do cristianismo. Vivê-las permite ao Evangelho ser sempre jovem e fecundar de esperança a sociedade. As Bem-aventuranças são a bússola que orienta, em todas as latitudes, as rotas que os cristãos empreendem na viagem da vida.

Precisamente daqui, onde se encontram Europa e Oriente, começou a primeira grande inculturação do Evangelho no continente, sendo com profunda emoção que percorro os passos dos grandes missionários das origens, em particular de São Paulo, São Barnabé e São Marcos. Aqui estou peregrino entre vós para caminhar convosco, queridos cipriotas; com todos vós, no desejo de que a boa nova do Evangelho daqui leve uma mensagem feliz à Europa sob o signo das Bem-aventuranças. De facto, aquilo que os primeiros cristãos deram ao mundo, com a força suave do Espírito, foi uma mensagem de beleza sem precedentes. Foi a surpreendente novidade da bem-aventurança ao alcance de todos que conquistou os corações e a liberdade de muitos. Este país possui uma herança particular em tal sentido, como mensageiro de beleza entre os continentes. Chipre refulge de beleza no seu território, que deve ser protegido e salvaguardado com oportunas políticas ambientais concordadas com os vizinhos. A beleza transparece também na arquitetura, na arte – especialmente sacra –, no artesanato religioso, nos inúmeros tesouros arqueológicos. Tomando uma imagem do mar que nos rodeia, gostaria de dizer que esta ilha representa uma pérola de grande valor no coração do Mediterrâneo.

Com efeito, uma pérola torna-se naquilo que é, porque se forma com o tempo: requer anos para que as várias estratificações a tornem compacta e reluzente. De igual modo a beleza desta terra deriva das culturas que se cruzaram e misturaram ao longo dos séculos. Mesmo hoje a luz de Chipre tem muitas tonalidades: muitos são os povos e as raças que, com cores diferentes, compõem a gama cromática desta população. Penso também na presença de muitos imigrantes, a percentagem mais significativa entre os países da União Europeia. Guardar a beleza multicolor e poliédrica do conjunto não é fácil; requer, como na formação da pérola, tempo e paciência, exige um olhar amplo que abrace a variedade das culturas e se incline para o futuro com clarividência. Neste sentido, é importante tutelar e promover todas as componentes da sociedade, de forma especial aquelas que são estatisticamente minoritárias. Penso também nos vários entes católicos que poderiam beneficiar dum oportuno reconhecimento institucional, de modo que o contributo prestado à sociedade através das suas atividades, nomeadamente educativas e caritativas, esteja bem definido sob o ponto de vista legal.

Uma pérola gera a sua beleza em circunstâncias difíceis. Nasce na obscuridade, quando a ostra «padece» depois de ter sofrido uma visita inesperada que mina a sua incolumidade, como, por exemplo, um grão de areia que a irrita. Para se proteger, reage assimilando aquilo que a feriu: envolve o que é perigoso e estranho para ela e transforma-o em beleza, numa pérola. A pérola de Chipre viu-se obscurecida pela pandemia, que impediu muitos visitantes de entrar e ver a sua beleza, agravando – como noutros lugares – as consequências da crise económico-financeira. Neste período de retoma, porém, não há de ser a ânsia de recuperar o perdido que pode garantir um desenvolvimento sólido e duradouro, mas o empenho em promover a sanidade da sociedade, particularmente através duma decidida luta à corrupção e às pragas que lesam a dignidade da pessoa; penso, por exemplo, no tráfico de seres humanos.

Mas a ferida que mais faz sofrer esta terra, é causada pela terrível laceração que padeceu nas últimas décadas. Penso no sofrimento interior de quantos não podem voltar para as suas casas e locais de culto. Rezo pela vossa paz, pela paz de toda a ilha, e almejo-a com todas as forças. O caminho da paz, que sara os conflitos e regenera a beleza da fraternidade, está marcado por uma palavra – diálogo – que Vossa Excelência, Senhor Presidente, repetiu várias vezes. Devemos ajudar-nos a crer na força paciente e serena do diálogo (a força da paciência, de «carregar às costas», hypomoné), haurindo-a das Bem-aventuranças. Sabemos que não é uma estrada fácil; é longa e tortuosa, mas não há alternativa para se chegar à reconciliação. Alimentemos a esperança com a força dos gestos, em vez de esperar em gestos de força. Pois há um poder dos gestos que prepara a paz: não o dos gestos de poder, das ameaças de retaliação e das demonstrações de força, mas o dos gestos de distensão, dos passos concretos de diálogo. Penso, por exemplo, no empenho de se predispor para um debate sincero que coloque em primeiro lugar as necessidades da população, num envolvimento cada vez mais ativo da comunidade internacional, na salvaguarda do património religioso e cultural, na restituição de quanto neste sentido é particularmente caro às pessoas, como os lugares ou pelo menos as alfaias sagradas. A este respeito, gostaria de exprimir apreço e encorajamento relativamente ao Religious Track of the Cyprus Peace Project, promovido pela Embaixada da Suécia, para que se cultive o diálogo entre os líderes religiosos.

São precisamente os tempos que não parecem propícios e em que definha o diálogo que podem preparar para a paz. Recorda-no-lo ainda a pérola, que se torna tal na paciência obscura de tecer novas substâncias juntamente com o agente que a feriu. Nestas situações, não se deixe prevalecer o ódio, não se desista de curar as feridas, não se esqueça a situação das pessoas desaparecidas. E quando vier a tentação de desanimar, pense-se nas gerações futuras, que desejam herdar um mundo pacificado, colaborador, coeso, não habitado por rivalidades perenes e poluído por disputas não resolvidas. Para isso serve o diálogo, sem o qual crescem a suspeita e o ressentimento. Tomemos como referência o Mediterrâneo, agora lugar infelizmente de conflitos e tragédias humanitárias; na sua beleza profunda, é o mare nostrum, o mar de todos os povos que se banham nele para estar ligados, não divididos. Chipre, encruzilhada geográfica, histórica, cultural e religiosa, tem esta posição para implementar uma ação de paz. Seja um estaleiro aberto de paz no Mediterrâneo.

Com frequência, a paz não nasce dos grandes personagens, mas da determinação diária – a determinação de todos os dias – dos mais pequenos. O continente europeu precisa de reconciliação e unidade, tem necessidade de coragem e ímpeto para seguir em frente. Pois não serão os muros do medo e os vetos ditados por interesses nacionalistas que ajudarão o seu progresso, nem a recuperação económica por si só poderá garantir a sua segurança e estabilidade. Olhemos a história de Chipre e vejamos como o encontro e o acolhimento deram frutos benéficos a longo prazo: não só no que se refere à história do cristianismo, para a qual Chipre foi «a rampa de lançamento» no continente, mas também para a construção duma sociedade que encontrou a sua riqueza na integração. Este espírito de alargamento, esta capacidade de olhar para além das próprias fronteiras rejuvenesce, permite reencontrar o brilho perdido.

Referindo-se a Chipre, os Atos dos Apóstolos contam que Paulo e Barnabé «percorreram toda a ilha até Pafos» (13, 6). Para mim é uma alegria atravessar nestes dias a história e a alma desta terra, com a esperança que o seu anseio de unidade e a sua mensagem de beleza lhe continuem a guiar o caminho. O Theós na evloghí tin Kípro [Deus abençoe Chipre]!

[01680-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Panie Prezydencie Republiki,
Członkowie rządu i korpusu dyplomatycznego
Dostojni przedstawiciele władz religijnych i cywilnych
Szanowni przedstawiciele społeczeństwa i świata kultury,
Panie i panowie!

Serdecznie Państwa pozdrawiam, wyrażając radość, że jestem tutaj. Dziękuję panu, Panie Prezydencie, za zgotowane mi przyjęcie w imieniu wszystkich mieszkańców. Przybyłem jako pielgrzym do kraju małego pod względem geograficznym, lecz wielkiego pod względem historycznym; na wyspę, która przez wieki nie izolowała narodów, ale je łączyła; na ziemię, której granicą jest morze; na miejsce, które wyznacza wschodnią bramę Europy i zachodnią bramę Bliskiego Wschodu. Jesteście otwartymi drzwiami, portem, który łączy: Cypr, skrzyżowanie dróg cywilizacji, nosi w sobie naturalne powołanie do spotkania, czemu sprzyja gościnny charakter Cypryjczyków.

Przed chwilą oddaliśmy cześć pierwszemu prezydentowi tej Republiki, arcybiskupowi Makariosowi, a czyniąc ten gest, chciałem oddać hołd wszystkim jej obywatelom. Jego imię, Makarios, przywołuje słowa otwierające pierwszą mowę Jezusa: Błogosławieństwa (por. Mt 5, 3-12). Kto jest makarios, kto jest naprawdę błogosławiony według wiary chrześcijańskiej, z którą ta ziemia jest nierozerwalnie związana? Błogosławionymi mogą być wszyscy, a są nimi przede wszystkim ubodzy w duchu, zranieni przez życie, ci, którzy żyją w łagodności i miłosierdziu, ci, którzy, nie robiąc niczego na pokaz, czynią sprawiedliwość i budują pokój. Drodzy przyjaciele, Błogosławieństwa są odwieczną konstytucją chrześcijaństwa. Życie nimi pozwala, aby Ewangelia była ciągle młoda i ubogacała społeczeństwo nadzieją. Błogosławieństwa są, pod każdą szerokością geograficzną, kompasem wskazującym drogi, którymi chrześcijanie podążają w podróży życia.

To właśnie stąd, z miejsca, w którym Europa i Wschód się spotykają, rozpoczęła się pierwsza wielka inkulturacja Ewangelii na tym kontynencie, a ja ze wzruszeniem przemierzam ślady wielkich misjonarzy początków chrześcijaństwa, zwłaszcza świętych Pawła, Barnaby i Marka. Oto więc jestem pielgrzymem pośród was, aby iść z wami, drodzy Cypryjczycy, z wami wszystkimi, pragnąc, aby płynąca stąd dobra nowina Ewangelii przyniosła Europie radosne przesłanie w duchu Błogosławieństw. To, co pierwsi chrześcijanie przekazali światu wraz z łagodną mocą Ducha, było niezwykłym orędziem piękna. To właśnie zaskakująca nowość błogosławieństwa, dostępna dla wszystkich, zdobyła serca i wolność wielu osób. Ten kraj ma pod tym względem szczególne dziedzictwo, jako posłaniec piękna pośród kontynentów. Cypr jaśnieje pięknem swojego terytorium, które musi być chronione i zabezpieczane poprzez odpowiednią politykę środowiskową, uzgodnioną z sąsiadami. Piękno przejawia się również w architekturze, sztuce, zwłaszcza sakralnej, rzemiośle religijnym i wielu skarbach archeologicznych. Posługując się obrazem otaczającego nas morza, powiedziałbym, że ta mała wyspa stanowi perłę o wielkiej wartości w sercu Morza Śródziemnego.

Perła, staje się tym, czym jest, ponieważ kształtuje się wraz z upływem czasu: potrzeba lat, aby różne jej warstwy sprawiły, żeby stała się zwarta i jaśniejąca. Tak więc piękno tej ziemi wywodzi się z kultur, które spotykały się i przenikały na przestrzeni wieków. Także dzisiaj światło Cypru ma wiele odcieni: jest tu wiele ludów i ludzi, którzy z różnymi odcieniami tworzą paletę barw tej populacji. Mam na myśli również obecność wielu imigrantów, stanowiących tu największy odsetek wśród krajów Unii Europejskiej. Zachowanie wielobarwnego i wielopłaszczyznowego piękna całości nie jest łatwe. Wymaga czasu i cierpliwości, jak przy formowaniu się perły, a także szerokiego spojrzenia, które ogarnęłoby różnorodność kultur i pozwalało dalekowzrocznie patrzeć w przyszłość. W tym celu ważna jest ochrona i wspieranie każdego elementu społeczeństwa, zwłaszcza tych, którzy statystycznie stanowią mniejszość. Myślę także o różnych organizacjach katolickich, które skorzystałyby z odpowiedniego uznania instytucjonalnego, tak aby wkład, jaki wnoszą do społeczeństwa poprzez swoją działalność, zwłaszcza edukacyjną i charytatywną, był właściwie określony od strony prawnej.

Perła wydobywa swoje piękno na światło dzienne w trudnych okolicznościach. Rodzi się w mroku, gdy ostryga „cierpi” po niespodziewanym spotkaniu zagrażającym jej bezpieczeństwu, na przykład drażniącego ją ziarnka piasku. Aby się obronić, reaguje asymilacją tego, co ją zraniło: otacza to, co jest dla niej niebezpieczne i obce, i przekształca w piękno, w perłę. Perła Cypru została przesłonięta przez pandemię, która uniemożliwiła wielu turystom dostęp do niej i zobaczenie jej piękna, pogłębiając, podobnie jak w innych miejscach, skutki kryzysu gospodarczego i finansowego. Jednakże w tym okresie odbudowy to nie chęć odzyskania tego, co zostało utracone, zapewni skonsolidowany rozwój, ale zaangażowanie w promowanie odrodzenia społeczeństwa, w szczególności poprzez zdecydowaną walkę z korupcją i plagami, które podważają ludzką godność. Mam tu na myśli na przykład handel ludźmi.

Ale raną, która najbardziej boli tę ziemię, jest straszliwe okaleczenie, jakiego doznała w ostatnich dekadach. Myślę o wewnętrznym cierpieniu wielu ludzi, którzy nie mogą wrócić do swoich domów i miejsc kultu. Modlę się o wasz pokój, o pokój całej wyspy, i pragnę go z całych sił. Drogę do pokoju, który leczy konflikty i odnawia piękno braterstwa, wyznacza jedno słowo: dialog, które Pan, Panie Prezydencie powtarzał wielokrotnie. Musimy pomóc sobie uwierzyć w cierpliwą i cichą moc dialogu, tę moc cierpliwości, „niesienia na ramionach”, hypomoné, czerpiąc ją z Błogosławieństw. Wiemy, że nie jest to droga łatwa; jest długa i kręta, ale nie ma innego wyjścia, aby dojść do pojednania. Podsycajmy nadzieję siłą gestów, zamiast pokładania ufności w gestach siły. Istnieje bowiem taka siła gestów, która przygotowuje pokój: nie manifestacji siły, gróźb odwetu i demonstracji siły, ale gestów odprężenia, konkretnych kroków w kierunku dialogu. Myślę na przykład o dążeniu do podjęcia szczerej rozmowy, która na pierwszym miejscu stawiałaby potrzeby mieszkańców; o coraz aktywniejszym zaangażowaniu wspólnoty międzynarodowej; o ochronie dziedzictwa religijnego i kulturowego; o zwrocie tego, co jest w związku z tym szczególnie drogie ludziom: jak miejsca lub przynajmniej przedmioty sakralne. W tym względzie chciałbym wyrazić moje uznanie i zachętę dla „Religijnej drogi do pokoju na Cyprze” (Religious Track of the Cyprus Peace Project), promowanej przez Ambasadę Szwecji, aby pomiędzy przywódcami religijnymi był prowadzony dialog.

Właśnie czasy, które nie wydają się sprzyjające, i w których dialog słabnie, mogą przygotować pokój. Znów przypomina się nam perła, która staje się perłą w mrocznej cierpliwości tkania nowej materii wspólnie z tym, co spowodowało jej zranienie. Nie pozwalajmy, by takich chwilach zwyciężała nienawiść, nie rezygnujmy z leczenia ran, nie zapominajmy o losie osób zaginionych. A kiedy pojawia się pokusa zniechęcenia, trzeba byśmy myśleli o przyszłych pokoleniach, które pragną odziedziczyć świat pokojowy, spójny i oparty na współpracy, wolny od odwiecznych rywalizacji i skażenia nierozwiązanymi sporami. Temu właśnie służy dialog, bez którego narastają podejrzenia i urazy. Niech naszym punktem odniesienia będzie Morze Śródziemne, będące obecnie niestety miejscem konfliktów i tragedii humanitarnych. W głębi swego piękna, jest ono mare nostrum, morzem wszystkich ludów, które nad nim mieszkają, morzem, które powinno je łączyć, a nie dzielić. Cypr, będący rozdrożem geograficznym, historycznym, kulturowym i religijnym, jest tak umiejscowiony, że może wdrażać działania pokojowe. Niech będzie on otwartym warsztatem pokoju w regionie Morza Śródziemnego.

Często pokój nie jest dziełem wielkich osobowości, lecz codziennej determinacji tych najmniejszych – każdego dnia. By móc się rozwijać, kontynent europejski potrzebuje pojednania i jedności, potrzebuje odwagi i energii. Bowiem to nie mury strachu i protesty dyktowane przez interesy nacjonalistyczne przyczynią się do postępu kontynentu, ani też jedynie ożywienie gospodarcze nie zapewni mu bezpieczeństwa i stabilności. Przyjrzyjmy się historii Cypru, a zobaczymy, jak korzystne owoce w perspektywie długoterminowej przyniosły spotkanie i gościnność. Nie tylko pod względem historii chrześcijaństwa, dla którego Cypr był „trampoliną” w drodze ku kontynentowi, lecz także dla budowania społeczeństwa, które swoje bogactwo odnalazło w integracji. Ten duch poszerzenia, ta umiejętność spojrzenia poza własne granice odmładza, pozwala odzyskać utracony blask.

Nawiązując do Cypru, Dzieje Apostolskie wspominają, że Paweł i Barnaba „przeszli przez całą wyspę”, aby dotrzeć do Pafos (por. Dz 13, 6). Z radością przemierzam w tych dniach historię i ducha tej ziemi, pragnąc, by jej tęsknota za jednością i jej przesłanie piękna nadal prowadziły jej drogę. O Theós na evloghí tin Kípro! [Niech Bóg błogosławi Cypr!]

[01680-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرسوليّة إلى قبرص واليونان

كلمة قداسة البابا فرنسيس

في اللقاء مع السُّلُطات والمجتمع المدنيّ والسّلك الدبلوماسيّ

في قاعة الاحتفالات في القصر الرئاسيّ في نيقوسيا - قبرص

الخميس 2 كانون الأوّل/ديسمبر 2021

السّيّد رئيس الجمهوريّة،

أعضاء الحكومة والسّلك الدبلوماسيّ،

السّلطات المدنيّة والدينيّة المحترمين،

ممثّلي المجتمع وعالم الثّقافة المحترمين،

سيداتي سادتي،

أحيّيكم تحيّة قلبيّة، وأُبدي لكم سعادتي لوجودي هنا. أشكرك، سيادة الرّئيس، على التّرحيب الذي قدّمته لِي باسم كلّ الشعب. لقد جئت حَاجًّا إلى بلد صغير في جغرافيّته، ولكنّه كبير بتاريخه. جئت إلى جزيرة لم تَعزِل النّاس عبر القرون، بل ربطت فيما بينهم، وإلى أرض البحر هو حدودها، وإلى مكان هو البوّابة الشرقيّة لأوروبا والبوّابة الغربيّة للشّرق الأوسط. أنتم بابٌ مفتوح، وميناء يجمع قبرص، مفترق طرق للحضارات، تحمل في ذاتها دعوة طبيعية إلى اللقاء، ويميّزها طابع أهل قبرص المضيافين.

كرّمنا قبل قليل أوّل رئيس لهذه الجمهوريّة، رئيس الأساقفة مكاريوس، وبهذا التّكريم أريد أن أكرّم جميع المواطنين. يستحضر اسمه، مكاريوس (ومعنى اسمه الطوباوي)، الكلمات الافتتاحيّة لعظة يسوع الأولى في التّطويبات (راجع متّى 5، 3-12). من هو مكاريوس، من هو الطوباوي حقًا بحسب الإيمان المسيحي، والذي ترتبط به هذه الأرض ارتباطًا وثيقًا؟ الجميع يمكنهم أن يكونوا طوباويين، ولا سيّما فقراء الرّوح، وجرحى الحياة، الذين يعيشون بوداعة ورحمة، والذين يمارسون العدل ويبنون السّلام من دون أن يظهروا. التّطويبات، أيّها الأصدقاء الأعزّاء، هي دستور للمسيحيّة الدّائم. وعيشنا التطويبات يسمح للإنجيل أن يظلّ شابًّا دائمًا وأن يُخصب المجتمع بالرّجاء. التّطويبات هي البوصلة التي توجّه، في كلّ أنحاء العالم، المسارات التي يواجهها المسيحيّون في رحلة الحياة.

من هنا بالتّحديد، حيث تلتقي أوروبّا والشّرق، بدأ أوّل انثقاف كبير للإنجيل في القارّة، وإنّه لمؤثّر لِي أن أسير من جديد في خُطى المُرسلين الكبار لأصولنا المسيحيّة، ولا سيّما القدّيسين بولس وبرنابا ومرقس. لذلك، أنا هنا حاجٌّ بينكم حتّى أسير معكم، يا أهل قبرص الأعزّاء، معكم جميعًا، وأرغب في أن تحمل بُشرى الإنجيل، من هنا، رسالة الفرح إلى أوروبّا تحت علامة التّطويبات. في الواقع، ما أعطاه المسيحيّون الأوائل للعالم بقوّة الرّوح الوديعة، كان رسالة جمال غير مسبوقة. وكان الجديد المدهش فيها أنّ التطويبات التي كانت في متناول الجميع، افتتحت قلوب وحرّيّات الكثيرين. لهذا البلد تراث خاصّ بهذا المعنى، فهو رسول الجمال بين القارّات. قبرص تسطع بالجمال في أراضيها، ويجب حمايتها والحفاظ عليها من خلال سياسات بيئيّة مناسبة ومنسجمة مع البلاد المجاورة. ويظهر الجمال أيضًا في الهندسة المعماريّة، وفي الفن، وخاصّة الفن المقدّس، وفي الحِرَف الدينيّة، وفي العديد من الكنوز الأثريّة. أودّ أن أقول، مستمدًّا من صورة البحر الذي يحيط بنا، إنّ هذه الجزيرة هي لؤلؤة ذات قيمة كبيرة في قلب البحر الأبيض المتوسّط.

في الواقع، تصير اللؤلؤة ما هي، لأنها تتكوّن مع الوقت، وتقتضي سنين حتّى تجعل الطّبقات المختلفة فيها متماسكة ولامعة. وهكذا تكوَّن جمال هذه الأرض، من الثّقافات التي التقت فيها واختلطت عبر القرون. اليوم أيضًا، نور هذه الجزيرة له جوانب عديدة: شعوب عديدة وأناس كثيرون يكوِّنون، بألوان مختلفة، سُلَّم الألوان لشعب هذه الجزيرة. أفكّر أيضًا في حضور المهاجرين الكثيرين، ونسبتهم من أعلى النسب في دول الاتّحاد الأوروبيّ. والحفاظ على الجمال متعدّد الألوان والأَوجُه للكلّ ليس بالأمر السّهل. إنّه يتطلّب، كما في تكوين اللؤلؤة، وقتًا وصبرًا، ونظرة واسعة تعانق تنوّع الثقافات وتتطلّع إلى المستقبل بِبُعدِ نظر. بهذا المعنى، من المهمّ حماية وتعزيز كلّ مكوّن من مكوّنات المجتمع، وخاصّة الأقلّيّات، من ناحية العدد. أفكّر أيضًا في المؤسسات الكاثوليكيّة المتعددة التي قد تستفيد من الاعتراف المؤسّسي المناسب، فتكون المساهمة التي تقدّمها للمجتمع من خلال أنشطتها، وخاصّة التعليميّة والخيريّة، محدّدة بوضوح من وجهة نظر قانونيّة.

تُظهِرُ اللؤلؤة جمالها في ظروف صعبة. تولد في الظّلام، و”تعاني“ المحارة أحيانًا من زيارة غير متوقّعة تهدّد سلامتها، على سبيل المثال من حبّة رمل تُثير وجودها. ولكي تحمي نفسها، تقاوم، باستيعاب ما أضرّ بها، فتغلّف ما هو خطير وغريب عليها، وتحوّله إلى جمال، إلى لؤلؤة. بلؤلؤة قبرص أحاط ظلام الجائحة أيضًا، فمنع العديد من الزّوّار الاقتراب منها ورؤية جمالها، وأدّى، كما حدث في أماكن أخرى، إلى تفاقم تداعيات الأزمة الاقتصاديّة والماليّة. ومع ذلك، في فترة التّعافي هذه، لن يكون الاندفاع لاستعادة ما فُقِد هو الذي يضمن التّنمية المتينة والمستمرة، بل الالتزام بتعزيز إعادة تأهيل المجتمع، لا سيّما من خلال مكافحة حاسمة للفساد والإصابات التي تضرّ بكرامة الإنسان. أفكّر، على سبيل المثال، في الإتجار بالبشر.

ولكن الجرح الذي تتألّم منه هذه الأرض بصورة خاصة، ناتج عن التمزّق الرّهيب الذي عانت منه في العقود الأخيرة. أفكّر في الآلام الداخليّة للذين لا يستطيعون العودة إلى بيوتهم وأماكن عبادتهم. أصلّي من أجل سلامكم، ومن أجل سلام الجزيرة كلّها، وأتمنّاه بكلّ قوّة. إنّ طريق السّلام، والذي يشفي النّزاعات ويجدّد جمال الأخوّة، يتميّز بكلمة واحدة وهي: الحوار، والتي ردّدتها عدّة مرّات، سيادة الرّئيس. يجب أن نساعد أنفسنا على أن نؤمن بقوّة الحوار الصّبور والوديع، وبقوّة الصّبر وأن ”نحمل على الأكتاف“، والمثابرة، مستمدّين إيّاه من التّطويبات. نعلم أنّه ليس طريقًا سهلًا. إنّه طويل ومتعرّج، ولكن لا توجد بدائل للوصول إلى المصالحة. لنغذِّ الرّجاء بقوّة الأعمال، ولا نضَعْ رجاءنا في أعمال القوّة. لأنّ هناك قوّة في بعض الأعمال تهيّئ السّلام: ليس قوّة السّلطة والتّهديدات بالانتقام واستعراض القوى، ولكن القوّة في إرخاء الشد، وفي خطوات الحوار العمليّة. أفكّر، على سبيل المثال، في الالتزام بالإعداد لمواجهة صادقة تضع احتياجات السّكان في المقام الأوّل، وفي المشاركة الفعّالة المتزايدة للمجتمع الدولي، وفي حماية التّراث الدّيني والثّقافي، واستعادة ما هو بهذا المعنى، عزيز على النّاس بشكل خاصّ، مثل الأماكن أو على الأقل الأواني المقدّسة. في هذا الخصوص، أودّ أن أُعرب عن تقديري وتشجيعي ”للمسار الدّيني لمشروع السّلام القبرصي“، الذي تروّج له سفارة السّويد، حتّى ينمو الحوار بين القادة الدينيّين.

إنّ الأوقات التي تبدو غير ملائمة وفيها يَخمد الحوار، هي بالتّحديد الأوقات التي يمكن أن تُحَضّر للسّلام. تذكّرنا اللؤلؤة بذلك، فهي تصير لؤلؤة بالصّبر وفي الظلام تنسج مواد جديدة مع مسبِّب الجرح لها. في هذه الحالات الصّعبة، لا نسمَحْ أن تسود الكراهية، ولا نيأسْ من مداواة الجروح، ولا ننسَ وضع الأشخاص المفقودين. وعندما تأتينا تجربة الإحباط، لنفكّر في الأجيال القادمة، الذين يرغبون في أن يرثوا عالمًا مُسالمًا ومتعاونًا ومتماسكًا، لا تسكنه خصوماتٌ دائمة ولا تلوّثه نزاعاتٌ عالقة. هذا هو هدف الحوار، الذي من دونه ينمو الشّكّ والاستياء. ليكن البحر الأبيض المتوسّط مرجعيّتنا، والذي أصبح الآن للأسف مكانًا للصّراعات والمآسي الإنسانيّة. إنّه بَحْرُنَا بجماله العميق، وبَحْرُ جميع الشّعوب التي تُطِلُّ عليه حتّى تكون متّصلة فيما بينها، لا منقسمة. قبرص، مفترق طرق، جغرافيًّا وتاريخيًّا وثقافيًّا ودينيًّا، لها هذا الموقع وهذه المهمة: تحقيق عمليّة السّلام. لتكن ”مصنعًا مفتوحًا“ للسلام في البحر الأبيض المتوسّط.

لا يأتي السّلام غالبًا من الشخصيّات الكبيرة، ولكن من الإصرار اليومي – كلّ يوم - للشخصيّات الصّغيرة. تحتاج القارّة الأوروبيّة إلى المصالحة والوَحدة، وإلى الشّجاعة والاندفاع من أجل السّير نحو الأمام. لن تكون جدران الخوف وحقوق النّقض التي تُملِيها المصالح القوميّة هي التي تساعدها على التقدّم، ولا الانتعاش الاقتصادي وحده يضمن لها الأمن والاستقرار. لننظر إلى تاريخ قبرص ولنرَ كيف أثمر اللقاء والاستقبال ثمارًا مفيدة على المدى الطّويل، ليس فقط فيما يختص بتاريخ المسيحيّة، والتي كانت قبرص ”نقطة الانطلاق“ لها في القارّة، ولكن أيضًا لبناء مجتمع وجد ثروته في التّكامل بين جميع مكوناته. هذه الروح الرحبة، والقدرة على النّظر إلى ما وراء حدودنا يزيدنا شبابًا، ويسمح لنا أن نجد من جديد البريق الذي فقدناه.

ذكر سفر أعمال الرسل قبرص، وقال إنّ بولس وبرنابا ”اجتازا الجَزيرَةَ كُلَّها“ من أجل الوصول إلى بافُس (راجع أعمال الرّسل 13، 6). إنّه لمن دواعي سروري أن أجتاز في هذه الأيّام تاريخ هذه الأرض وروحها، وكلّي أمل أن يستمرّ شوقها إلى الوَحدة ورسالة الجمال فيها، في توجيه مسارها. O Theós na evloghí tin Kípro! [بارك الله قبرص!]

[01680-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0808-XX.02]