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Santa Messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, 21.11.2021


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 10.00 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Santa Messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, in occasione della ricorrenza diocesana della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto” (cfr At 26,16).

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della celebrazione eucaristica:

Omelia del Santo Padre

Due immagini, tratte dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato, ci aiutano ad accostarci a Gesù Re dell’Universo. La prima, tratta dall’Apocalisse di san Giovanni e anticipata dal profeta Daniele nella prima Lettura, è descritta dalle parole: «Viene con le nubi» (Ap 1,7; Dn 7,13). Si riferisce alla venuta gloriosa di Gesù come Signore e fine della storia. La seconda immagine è quella del Vangelo: Cristo che sta davanti a Pilato e gli dice: «Io sono re» (Gv 18,37). Ci fa bene, cari giovani, fermarci a contemplare queste immagini di Gesù, mentre iniziamo il cammino verso la Giornata Mondiale del 2023 a Lisbona.

Soffermiamoci allora sulla prima: Gesù che viene con le nubi. È un’immagine che parla della venuta di Cristo nella gloria alla fine dei tempi: ci fa capire che l’ultima parola sulla nostra esistenza sarà di Gesù, non la nostra! Egli – dice ancora la Scrittura – è Colui che «cavalca le nubi» (Sal 68,5) e nei cieli manifesta la sua potenza (cfr ibid., v. 34-35): è cioè il Signore, il Signore che viene dall’alto e non tramonta mai, è Colui che resiste a ciò che passa, è la nostra eterna incrollabile fiducia. È il Signore. Questa profezia di speranza illumina le nostre notti. Ci dice che Dio viene, che Dio è presente, che Dio è all’opera e che Dio volge la storia verso di Lui, verso il bene. Viene “con le nubi” per rassicurarci, come a dire: “Non vi lascio soli quando la vostra vita è avvolta da nubi oscure. Io sono sempre con voi. Vengo per rischiarare e far risplendere il sereno”.

Il profeta Daniele, però, specifica di aver visto il Signore venire con le nubi «guardando nelle visioni notturne» (Dn 7,13). Nelle visioni notturne: cioè Dio viene nella notte, tra le nubi spesso tenebrose che si addensano sulla nostra vita. Ognuno di noi conosce questi momenti. C’è bisogno di riconoscerlo, di guardare oltre la notte, di alzare lo sguardo per vederlo in mezzo alle oscurità.

Cari giovani, guardare nelle visioni notturne! Cosa vuol dire questo? Avere occhi luminosi anche dentro le tenebre, non smettere di cercare la luce in mezzo alle oscurità che tante volte portiamo nel cuore e vediamo attorno a noi. Alzare lo sguardo da terra, verso l’alto, non per fuggire, ma per vincere la tentazione di rimanere stesi sui pavimenti delle nostre paure. Questo è il pericolo: che ci reggano le nostre paure. Non rimanere rinchiusi nei nostri pensieri a piangerci addosso. Alza lo sguardo, àlzati! Questo è l’invito: alza lo sguardo, àlzati! È l’invito che il Signore ci rivolge, e al quale ho voluto fare eco nel Messaggio dedicato a voi giovani per accompagnare questo anno di cammino. È il compito più arduo, ma è il compito affascinante che vi è consegnato: stare in piedi mentre tutto sembra andare a rotoli; essere sentinelle che sanno vedere la luce nelle visioni notturne; essere costruttori in mezzo alle macerie – ce ne sono tante in questo mondo di oggi, tante! –; essere capaci di sognare. E questo per me è la chiave: un giovane che non è capace di sognare, poveretto, è diventato vecchio prima del tempo! Essere capaci di sognare, perché questo fa chi sogna: non si lascia assorbire dalla notte ma accende una fiamma, accende una luce di speranza che annuncia il domani. Sognate, siate svelti e guardate al futuro con coraggio.

Vorrei dirvi questo: noi, noi tutti, vi siamo grati quando sognate. “Ma davvero? I giovani quando sognano a volte fanno chiasso…”. Fate chiasso, perché il vostro chiasso è il frutto dei vostri sogni. Vuol dire che non volete vivere nella notte, quando fate di Gesù il sogno della vostra vita e lo abbracciate con gioia, con un entusiasmo contagioso che ci fa bene! Grazie, grazie, quando siete capaci di portare avanti i sogni con coraggio, per quando non smettete di credere nella luce anche dentro le notti della vita, per quando vi impegnate con passione per rendere più bello e umano il nostro mondo. Grazie per quando coltivate il sogno della fraternità, per quando avete a cuore le ferite del creato, lottate per la dignità dei più deboli e diffondete lo spirito della solidarietà e della condivisione. E soprattutto grazie perché in un mondo che, appiattito sui guadagni del presente, tende a soffocare i grandi ideali, non perdete in questo mondo la capacità di sognare! Non vivere o addormentati o anestetizzati. No: sognare vivi. Questo aiuta noi adulti e la Chiesa. Sì, abbiamo bisogno anche come Chiesa di sognare, abbiamo bisogno dell’entusiasmo, abbiamo bisogno dell’ardore dei giovani per essere testimoni di Dio che è sempre giovane!

E vorrei dirvi un’altra cosa: tanti vostri sogni corrispondono a quelli del Vangelo. La fraternità, la solidarietà, la giustizia, la pace: sono gli stessi sogni di Gesù per l’umanità. Non abbiate paura di aprirvi all’incontro con Lui: Egli ama i vostri sogni e vi aiuta a realizzarli. Il Cardinale Martini diceva che alla Chiesa e alla società servono «sognatori che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo» (Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, p. 61). Sognatori che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo. È bello! Vi auguro di essere tra questi sognatori!

Ed ora veniamo alla seconda immagine, a Gesù che dice a Pilato: “Io sono re”. Colpiscono la sua determinazione, il suo coraggio, la sua suprema libertà. È stato arrestato, viene portato nel pretorio, è interrogato da chi può condannarlo a morte. E in una circostanza del genere, avrebbe potuto lasciar prevalere un naturale diritto a difendersi, magari cercando di “aggiustare le cose”, trovando un compromesso. E invece Gesù non nasconde la propria identità, non camuffa le sue intenzioni, non approfitta di uno spiraglio di salvezza che pure Pilato lasciava aperto. No, non approfitta. Con il coraggio della verità risponde: “Io sono re”. Si prende la responsabilità della sua vita: sono venuto per una missione e vado fino in fondo per testimoniare il Regno del Padre. Dice: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità» (Gv 18,37). Gesù è così. È venuto senza doppiezze, per proclamare con la vita che il suo Regno è diverso da quelli del mondo, che Dio non regna per aumentare il suo potere e schiacciare gli altri; non regna con gli eserciti e con la forza. Il suo è il Regno dell’amore: “io sono re”, ma di questo regno dell’amore; “io sono re” del regno di chi dona la propria vita per la salvezza degli altri.

Cari giovani, attira la libertà di Gesù! Lasciamo che ci vibri dentro, che ci scuota, che susciti in noi il coraggio della verità. E noi possiamo chiederci: se fossi qui, ora, al posto di Pilato davanti a Gesù, a guardarlo negli occhi, di che cosa mi vergognerei? Davanti alla verità di Gesù, alla verità che è Gesù, quali sono le mie falsità che non stanno in piedi, le mie doppiezze che a Lui non piacciono? Ognuno di noi ne ha. Cercarle, cercarle. Tutti ne abbiamo di queste doppiezze, di questi compromessi, di questo “aggiustare le cose” perché la croce si allontani. Ci serve metterci davanti a Gesù per fare la verità in noi. Ci serve adorarlo per essere liberi dentro, per fare luce sulla vita e non lasciarci ingannare dalle mode del momento, dai fuochi d’artificio del consumismo che abbaglia e paralizza. Amici, non siamo qui per farci incantare dalle sirene del mondo, ma per prendere in mano la nostra vita, per “mordere la vita”, per viverla pienamente!

Così, nella libertà di Gesù troviamo anche il coraggio di andare controcorrente. E questa è una parola che vorrei sottolineare: andare controcorrente, avere il coraggio di andare controcorrente; non contro qualcuno – che è la tentazione di ogni giorno –, come fanno i vittimisti e i complottisti, che caricano la colpa sempre sugli altri; no, contro la corrente malsana del nostro io egoista, chiuso e rigido, che tante volte cerca delle cordate per sopravvivere, no, non questo. Andare controcorrente per metterci nella scia di Gesù. Egli ci insegna ad andare contro il male con la sola forza mite e umile del bene. Senza scorciatoie, senza falsità, senza doppiezze. Il nostro mondo, ferito da tanti mali, non ha bisogno di altri compromessi ambigui, di gente che va di qua e di là come le onde del mare – dove li porta il vento, dove li portano i propri interessi –, di chi sta un po’ a destra e un po’ a sinistra dopo aver fiutato che cosa conviene. Gli “equilibristi”. Un cristiano che va così, sembra essere più equilibrista che cristiano. Gli equilibristi che cercano sempre una strada per non sporcarsi le mani, per non compromettere la vita, per non giocarsi sul serio. Per favore, abbiate paura di essere giovani equilibristi. Siate liberi, siate autentici, siate coscienza critica della società. Non avere paura di criticare! Noi abbiamo bisogno delle vostre critiche. Tanti di voi stanno criticando, per esempio, contro l’inquinamento ambientale. Abbiamo bisogno di questo! Siate liberi nelle critiche. Abbiate la passione della verità, perché con i vostri sogni possiate dire: la mia vita non è schiava delle logiche di questo mondo, perché regno con Gesù per la giustizia, per l’amore e la pace! Cari giovani, vi auguro che ciascuno di voi possa sentire la gioia di dire: “Con Gesù anch’io sono re”. Sono re: sono un segno vivente dell’amore di Dio, della sua compassione e della sua tenerezza. Sono un sognatore abbagliato dalla luce del Vangelo e guardo con speranza nelle visioni notturne. E quando cado, ritrovo in Gesù il coraggio di lottare e sperare, il coraggio di tornare a sognare. Ad ogni età della vita.

[01615-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Deux images, tirées de la Parole de Dieu que nous venons d’entendre, nous aident à nous approcher de Jésus, Roi de l'Univers. La première, issue de l'Apocalypse de saint Jean, et anticipée par le prophète Daniel dans la première lecture, est décrite par les mots : «Voici qu’il vient avec les nuées » (Ap 1,7 ; Dn 7,13). C’est une référence à la venue glorieuse de Jésus comme Seigneur et fin de l'histoire. La deuxième image est celle de l'Évangile : le Christ se tient devant Pilate et lui dit : «Je suis roi» (Jn 18,37). Cela nous fait du bien, chers jeunes, de nous arrêter et de contempler ces images de Jésus, alors que nous commençons le chemin vers les Journées mondiales de la jeunesse 2023 à Lisbonne.

Attardons-nous donc sur la première : Jésus qui vient avec les nuées. C'est une image qui parle de la venue du Christ en gloire à la fin des temps : elle nous fait prendre conscience que le dernier mot sur notre existence viendra de Jésus, pas de nous. Il est - poursuit l'Écriture - celui qui «chevauche les nuées» (Ps 68, 5) et qui, dans les cieux, manifeste sa puissance (cf. ibid., v. 34-35) : il est le Seigneur, le Seigneur qui vient d'en haut et ne disparaîtra jamais, il est celui qui résiste à tout ce qui passe, il est notre inébranlable et éternelle confiance. Il est le Seigneur. Cette prophétie d’espérance illumine nos nuits. Elle nous dit que Dieu vient, que Dieu est présent, que Dieu est à l'œuvre et que Dieu oriente l'histoire vers lui, vers le bien. Il vient «avec les nuées» pour nous rassurer, comme pour dire : "Je ne vous laisse pas seuls quand votre vie est enveloppée de sombres nuages. Je suis toujours avec vous. Je viens apporter la lumière et ramener la sérénité".

Le prophète Daniel précise cependant qu'il a vu le Seigneur venir avec les nuées «au cours des visions de la nuit» (Dn 7,13). Les visions de la nuit : Dieu vient dans la nuit, parmi les nuages souvent sombres qui s'amoncellent sur nos vies. Chacun de nous connaît ces moments, il faut le reconnaître. Regarder au-delà de la nuit, élever notre regard pour le voir dans l'obscurité.

Chers jeunes, regardez les visions de la nuit ! Qu’est-ce que cela veut dire? Avoir un regard lumineux même dans les ténèbres, ne pas cesser de chercher la lumière au milieu de l’obscurité que, souvent, nous portons dans notre cœur et que nous voyons autour de nous. Lever le regard de terre, vers le haut, pas pour fuir mais pour vaincre la tentation de rester sur le sol de nos peurs. Voilà le danger: que nos peurs nous commandent. Ne pas rester enfermé dans nos pensées et pleurer sur notre sort. Lève les yeux, lève-toi ! Voilà l’invitation: Lève les yeux, lève-toi! C'est l'invitation que le Seigneur nous adresse et dont j'ai voulu me faire l'écho dans le Message qui vous est dédié, chers jeunes, pour accompagner le chemin de cette année. C'est la tâche la plus ardue mais la tâche la plus fascinante qui vous a été confiée : vous tenir debout quand tout semble s'écrouler ; être des sentinelles capables de voir la lumière au cours des visions de la nuit ; être des bâtisseurs au milieu des décombres – il y en a tellement dans ce monde aujourd’hui, tellement - ; être capables de rêver. Et cela c’est pour moi la clé: un jeune qui n’est pas capable de rêver, le pauvre, il est devenu vieux avant l’heure! Etre capables de rêver car ceux qui rêventfont ceci : ils ne se laissent pas engloutir par la nuit mais ils allument une flamme, une lumière d'espoir qui annonce le lendemain. Rêvez, soyez vifs et regardez l’avenir avec courage.

Je voudrais vous dire ceci : nous, nous tous, nous vous sommes reconnaissants lorsque vous rêvez - “Mais vraiment? Parfois quand les jeunes rêvent ils font du vacarme…”. Faites du vacarme car votre vacarme est le fruit de vos rêves. Cela veut dire que vous ne voulez pas vivre dans la nuit -, lorsque vous faites de Jésus le rêve de votre vie et que vous l'embrassez avec joie, avec un enthousiasme contagieux qui nous fait du bien ! Merci, merci de savoir poursuivre vos rêves avec courage, de ne jamais cesser de croire à la lumière même dans les nuits de la vie, de vous engager avec passion à rendre notre monde plus beau et plus humain. Merci de cultiver le rêve de la fraternité, d’avoir le souci des blessures de la création, de lutter pour la dignité des plus faibles et de diffuser l'esprit de solidarité et de partage. Et, surtout, merci parce que, dans un monde qui est écrasé par les gains de l’instant et qui tend à étouffer les grands idéaux, vous ne perdez pas dans ce monde la capacité de rêver ! Ne vivez pas endormis ni anesthésiés. Non rêvez vivants. Cela nous aide, nous les adultes, et l'Église. Oui, en tant qu'Église, nous avons aussi besoin de rêver, nous avons besoin de l'enthousiasme, nous avons besoin de l'ardeur des jeunes pour être des témoins de Dieu qui est toujours jeune !

Je voudrais vous dire autre chose : beaucoup de vos rêves correspondent à ceux de l'Évangile. Fraternité, solidarité, justice, paix: ce sont les rêves de Jésus pour l'humanité. N'ayez pas peur de vous ouvrir à la rencontre avec lui : il aime vos rêves et vous aide à les réaliser. Le Cardinal Martini disait que l'Église et la société ont besoin de «rêveurs qui nous maintiennent ouverts aux surprises de l'Esprit Saint» (Conversations nocturnes à Jérusalem. Sur le risque de la foi, p.61). Des rêveurs qui restent ouverts aux surprises du Saint Esprit. C’est beau! Je vous souhaite de faire partie de ces rêveurs !

Nous en arrivons à la deuxième image, celle de Jésus disant à Pilate : «Je suis roi». Sa détermination, son courage, sa liberté suprême sont frappants. Il a été arrêté, il est emmené au prétoire, il est interrogé par ceux qui peuvent le condamner à mort. Dans une telle circonstance, il aurait pu mettre en avant un droit naturel à se défendre, peut-être en essayant «d’ajuster les choses», en trouvant un compromis. Au contraire, Jésus ne cache pas son identité, il ne déguise pas ses intentions, il ne profite pas de la porte de sortie que même Pilate avait pourtant laissée ouverte. Non, il n’en profite pas. Avec le courage de la vérité, il répond : «Je suis roi». Il prend la responsabilité de sa propre vie : je suis venu pour une mission et je vais jusqu'au bout pour témoigner du Royaume du Père. Il dit : «Je suis né et je suis venu dans le monde pour rendre témoignage à la vérité» (Jn 18,37). Jésus est ainsi. Il est venu sans duplicité, pour proclamer par sa vie que son Royaume est différent des autres royaumes du monde, que Dieu ne règne pas pour accroître son pouvoir et écraser les autres ; il ne règne pas avec des armées et par la force. Son Royaume est le Royaume de l'amour: «Je suis roi», mais de ce Royaume d’amour; «Je suis roi» du Royaume de ceux qui donnent leur vie pour le salut des autres.

Chers jeunes, la liberté de Jésus attire ! Laissons-la vibrer en nous, qu’elle nous secoue, qu’elle suscite en nous le courage de la vérité. Et nous pouvons nous demander : si j'étais ici, maintenant, à la place de Pilate, face à Jésus, en le regardant dans les yeux, de quoi aurais-je honte ? Face à la vérité de Jésus, à la vérité qui est Jésus, quelles sont mes faussetés qui ne tiennent pas, mes duplicités qui ne lui plaisent pas ? Chacun de nous en a. Cherche-les, cherche-les. Nous avons tous de ces duplicités, de ces compromis, de cet “arranger les choses” pour que la croix s’éloigne. Nous avons besoin de nous mettre devant Jésus pour faire la vérité en nous. Nous avons besoin de l'adorer pour être libres intérieurement, pour éclairer notre vie et ne pas nous laisser tromper par les modes du moment, par les feux d'artifice de la consommation qui éblouissent et paralysent. Chers amis, nous ne sommes pas ici pour nous laisser séduire par les sirènes du monde, mais pour prendre notre vie en main, pour «mordre à pleine dents dans la vie», pour la vivre pleinement !

Ainsi, dans la liberté de Jésus, nous trouvons aussi le courage d'aller à contre-courant. Et c’est un mot que je voudrais souligner: aller à contre-courant, avoir le courage d’aller à contre-courant; non pas contre quelqu'un – c’est la tentation de tous les jours - , comme le font les victimistes et les complotistes, qui rejettent toujours la faute sur les autres. Non. Contre le courant malsain de notre moi égoïste, fermé et rigide, qui très souvent cherche des moyens pour survivre, non, pas ça. Aller à contre-courant pour nous mettre sur les pas de Jésus. Il nous apprend à aller contre le mal avec la seule force humble et douce du bien. Sans raccourcis, sans mensonges, sans duplicités. Notre monde, blessé par tellement de maux, n'a pas besoin de compromis ambigus, de personnes qui vont de-ci de-là comme les vagues de la mer – où le vent les porte, où leurs propres intérêts les portent -, celles qui sont un peu à droite et un peu à gauche après avoir flairé ce qui convient. Les “équilibristes”. Un chrétien qui fait ainsi ressemble plus à un équilibriste qu’à un chrétien. Les équilibristes qui cherchent toujours une manière pour ne pas se salir les mains, pour ne pas engager leur vie, pour ne pas se mettre en jeu sérieusement. S’il vous plait, ayez peur de devenir de jeunes équilibristes. Soyez libres, soyez authentiques, soyez la conscience critique de la société. N’ayez pas peur de critiquer! Nous avons besoin de vos critiques. Beaucoup parmi vous critiquent, par exemple, la pollution de l’environnement. Nous avons besoin de cela! Soyez libres dans la critique. Ayez la passion de la vérité, pour qu'avec vos rêves vous puissiez dire : ma vie n'est pas esclave des logiques de ce monde, car je règne avec Jésus pour la justice, pour l'amour et la paix ! Chers jeunes, je souhaite que chacun d'entre vous puisse ressentir la joie de dire : "Avec Jésus, moi aussi je suis roi". Je suis roi : je suis un signe vivant de l'amour de Dieu, de sa compassion et de sa tendresse. Je suis un rêveur ébloui par la lumière de l'Évangile et j'attends avec impatience les visions de la nuit. Et quand je tombe, je retrouve en Jésus le courage de me battre et d'espérer, le courage de rêver à nouveau. À tous les âges de la vie.

[01615-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Two images drawn from the word of God that we have heard, can help us approach Jesus as King of the Universe. The first, taken from the Book of Revelation and foreshadowed by the prophet Daniel in the first reading, is described in the words, “He is coming with the clouds” (Rev 1:7; Dan 7:13). The reference is to the glorious coming of Jesus as Lord at the end of history. The second image is from the Gospel: Christ who stands before Pilate and tells him: “I am a king” (Jn 18:37). Dear young friends, it is good to stop and think about these two images of Jesus, as we begin our journey towards the 2023 World Youth Day in Lisbon.

Let us reflect, then, on the first image: Jesus who comes with the clouds. The imagery evokes Christ’s coming in glory at the end of time; it makes us realize that the final word on our life will belong to Jesus, not to us. He is – so the Scriptures tell us – the one who “rides upon the clouds” (Ps 68:5), whose power is in the heavens (cf. ibid., v. 34). He is the Lord, the sun that dawns from on high and never sets, the One who endures while everything else passes away, our sure and eternal hope. He is the Lord. This prophecy of hope illumines our nights. It tells us that God is indeed coming, that he is present and at work, guiding our history towards himself, towards all goodness. He comes “with the clouds” to reassure us. As if to say: “I will not leave you alone when storms gather over your life. I am always with you. I come to bring back the bright sky”.

The prophet Daniel, on the other hand, tells us that he saw the Lord coming with the clouds as he “watched in the night visions” (Dan 7:13). Night visions: God also comes in the night, amid the often dark clouds that gather over our life. We all know such moments. We need to be able to recognize him, to look beyond the night, to lift our gaze in order to see him amid the gloom.

Dear young people, may you too “watch in the night visions”! What does this mean? It means letting your eyes remain bright even amid the darkness. Never stop seeking the light amid whatever darkness we may often bear in our hearts or see all around us. Lift your gaze from earth to heaven, not in order to flee but to resist the temptation to remain imprisoned by our fears, for there is always the danger that our fears will rule us. Do not remain closed in on ourselves and our complaints. Lift up your eyes! Get up! This is the word of encouragement that the Lord speaks to us, the invitation to lift up our eyes, to get up, and I wanted to repeat it in my Message to you for this year of journeying together. You have been entrusted with an exciting but also challenging task: to stand tall while everything around us seems to be collapsing; to be sentinels prepared to see the light in night visions; to be builders amid the many ruins of today’s world; to be capable of dreaming. This is crucial: a young person unable to dream, has sadly become old before his time! To be capable of dreaming, because this is what people who dream do: they do not remain in the darkness, but light a candle, a flame of hope that announces the coming of the dawn. Dream, make haste, and look to the future with courage.

I would like to tell you something: we, all of us, are grateful to you when you dream. “But really? When young people dream, sometimes they make a din…”. Make a noise, because your noise is the fruit of your dreams. When you make Jesus your life’s dream, and you embrace him with joy and a contagious enthusiasm, it means you do not wish to live in the night. This does us good! Thank you for all those times when you work courageously to make your dreams come true, when you keep believing in the light even in dark moments, when you commit yourselves passionately to making our world more beautiful and humane. Thank you for all those times when you cultivate the dream of fraternity, work to heal the wounds of God’s creation, fight to ensure respect for the dignity of the vulnerable and spread the spirit of solidarity and sharing. Thank you above all, because in a world that thinks only of present gain, that tends to stifle grand ideals, you have not lost the ability to dream in this world! Do not live your lives numbly or asleep. Instead, dream and live. This helps us adults, and the Church as well. Yes, as a Church too, we need to dream, we need youthful enthusiasm in order to be witnesses of the God who is always young!

Let me tell you another thing: many of your dreams are the same as those of the Gospel. Fraternity, solidarity, justice, peace: these are Jesus’ own dreams for humanity. Don’t be afraid to encounter Jesus: he loves your dreams and helps you to make them come true. Cardinal Martini used to say that the Church and society need “dreamers who remain ever open to the surprises of the Holy Spirit” (Conversazioni notturne a Gerusalemme, Sul rischio della fede, p. 61). Dreamers who keep us open to the surprises of the Holy Spirit. This is beautiful! I hope and pray that you will be one of these dreamers!

Now we come to the second image, to Jesus who says to Pilate: “I am a king”. We are struck by Jesus’ determination, his courage, his supreme freedom. Jesus was arrested, led to the praetorium, interrogated by those who had the power to condemn him to death. In such a situation, he had every right to defend himself, and even “make an arrangement” by coming to a compromise. Instead, Jesus did not hide his identity, he did not mask his intentions, or take advantage of the opening that even Pilate had left for him. With the courage born of truth, he answered: “I am a king”. He took responsibility for his own life: I have a mission and I will carry it to fulfilment in order to bear witness to my Father’s Kingdom. “For this”, he says, “I was born, and for this I came into the world, to testify to the truth” (Jn 18:37). This is Jesus, who came without duplicity, in order to proclaim by his life that his Kingdom is different from the kingdoms of the world; that God does not reign in order to increase his power and to crush others; he does not reign by force of arms. His is the Kingdom of love: “I am a king”, but of this Kingdom of love; “I am a king” of the Kingdom of those who give their lives for the salvation of others.

Dear young people, Jesus’ freedom draws us in. Let us allow it to resonate within us, to challenge us, to awaken in us the courage born of truth. Let us ask ourselves this: Were I in Pilate’s place, looking Jesus in the eye, what would I be ashamed of? Faced with the truth of Jesus, the truth that is Jesus, what are the ways I am deceitful or duplicitous, the ways I displease him? Each of us will find such ways. Look for them, seek them out. We all have these duplicities, these compromises, this “arranging things” so that the cross will go away. It is good to stand before Jesus, who is truth, in order to be set free from our illusions. It is good to worship Jesus, and as a result, to be inwardly free, to see life as it really is, and not be deceived by the fashions of the moment and the displays of consumerism that dazzle but also deaden. Friends, we are not here to be enchanted by the sirens of the world, but to take our lives in hand, to “take a bite out of life”, in order to live it to the full!

In this way, with the freedom of Jesus, we find the courage we need to swim against the current. I would like to emphasize this: swimming against the current, having the courage to swim against the current. Not the daily temptation to swim against other people, like those perpetual victims and conspiracy theorists who are always casting blame on others; but rather against the unhealthy current of our own selfishness, closed-mindedness and rigidity, that often seeks like-minded groups to survive. Not this, but swimming against the tide so as to become more like Jesus. For he teaches us to meet evil only with the mild and lowly force of good. Without shortcuts, without deceit, without duplicity. Our world, beset by so many evils, does not need any more ambiguous compromises, people who move back and forth like the tide – wherever the wind blows them, wherever their own interests take them – or swing to the right or left, depending on what is most convenient, those who “sit on the fence”. A Christian like that seems more of an “equilibrist” than a Christian. Those who are always performing a balancing act are looking for ways to avoid getting their hands dirty, so as not to compromise their lives, not to take life seriously. Please, be afraid of being young people like that. Instead, be free and authentic, be the critical conscience of society. Don’t be afraid to criticize! We need your criticism. Many of you, for example, are critical of environmental pollution. We need this! Be free in criticism. Be passionate about truth, so that, with your dreams, you can say: “My life is not captive to the mindset of the world: I am free, because I reign with Jesus for justice, love and peace!” Dear young people, it is my hope and prayer that each of you can joyfully say: “With Jesus, I too am a king”. I too reign: as a living sign of the love of God, of his compassion and his tenderness. I am a dreamer, dazzled by the light of the Gospel, and I watch with hope in the night visions. And whenever I fall, I discover anew in Jesus the courage to continue fighting and hoping, the courage to keep dreaming. At every stage in life.

[01615-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Zwei Bilder aus dem Wort Gottes, das wir gerade gehört haben, helfen uns dabei, uns Jesus, dem König des Weltalls, zu nähern. Das erste ist der Offenbarung des Johannes entnommen und kommt bereits beim Propheten Daniel in der ersten Lesung vor. Dort heißt es: »Er kommt mit den Wolken« (Offb 1,7; Dan 7,13). Die Worte beziehen sich auf das glorreiche Kommen Jesu als Herr und Endziel der Geschichte. Das zweite Bild ist das des Evangeliums: Christus steht vor Pilatus und sagt zu ihm: »Ich bin ein König« (Joh 18,37). Es ist gut für uns, liebe junge Freunde, innezuhalten und diese Bilder Jesu zu betrachten, während wir unseren Weg zum Weltjugendtag 2023 in Lissabon beginnen.

Verweilen wir zunächst beim ersten Bild: Jesus kommt mit den Wolken. Das ist ein Bild, das von der Wiederkunft Christi in Herrlichkeit am Ende der Zeiten spricht: Es lässt uns verstehen, dass Jesus das letzte Wort bezüglich unserer Existenz hat, nicht wir! Er ist der Herr, der »durch die Steppen einherfährt« (Ps 68,5) und seine Macht am Himmel manifestiert (vgl. ebd., V. 34-35): Er ist der Herr; der Herr, der aus der Höhe herabkommt und niemals untergeht, er ist derjenige, der der Vergänglichkeit widersteht, er ist unser ewiges, unerschütterliches Vertrauen. Er ist der Herr. Diese hoffnungsvolle Prophezeiung erhellt unsere Nächte. Sie sagt uns, dass Gott kommt, dass Gott gegenwärtig ist, dass Gott am Werk ist und dass Gott die Geschichte zu sich, zum Guten hin wendet. Er kommt »mit den Wolken«, um uns zu beruhigen, als wollte er sagen: „Ich lasse euch nicht allein, wenn euer Leben in dunkle Wolken gehüllt ist. Ich bin immer bei euch. Ich komme, um es wieder hell werden und die Sonne scheinen zu lassen“.

Der Prophet Daniel wird noch genauer und sagt, dass er den Herrn mit den Wolken »in nächtlichen Visionen« (Dan 7,13) kommen sah. Visionen in der Nacht: also Gott kommt in der Nacht, inmitten der oft dunklen Wolken, die sich über unserem Leben zusammenziehen. Jeder von uns kennt diese Momente. Wir müssen ihn erkennen, über die Nacht hinausschauen, unsere Augen erheben, um ihn inmitten der Dunkelheit zu sehen.

Liebe junge Freunde, in nächtlichen Visionen schauen! Was heißt das? Auch in der Dunkelheit einen hellen Blick zu behalten, nicht aufzuhören, inmitten der Dunkelheit, die wir oft in unserem Herzen tragen und um uns herum sehen, nach dem Licht zu suchen. Vom Boden aufschauen, nach oben, nicht um auszuweichen, sondern um der Versuchung zu widerstehen, auf dem Boden unserer Ängste liegen zu bleiben. Das ist die Gefahr, dass unsere Ängste uns festhalten. Wir sollen uns nicht in unseren Gedanken verschließen und uns selbst bemitleiden. Schau auf, steh auf! Dies ist die Aufforderung: Schau auf, steh auf! Das ist die Einladung des Herrn an uns, die ich in der Botschaft an euch Jugendliche wiedergeben wollte, um euch auf diesem einjährigen Weg zu begleiten. Es ist die mühsamste Aufgabe, aber auch die faszinierendste Aufgabe, die euch zukommt: festzustehen, wenn alles zusammenzubrechen scheint; Wächter zu sein, die in der Lage sind, in nächtlichen Visionen das Licht zu sehen; Baumeister inmitten von Trümmern zu sein – da gibt es viele in dieser heutigen Welt, ganz viele! –; fähig sein zu träumen. Und das ist für mich der Schlüssel: ein junger Mensch, der nicht fähig ist zu träumen, der Arme, er ist vorzeitig gealtert. Fähig sein zu träumen, denn wer träumt, tut folgendes: er lässt sich nicht von der Nacht verschlingen, sondern entzündet eine Flamme, zündet ein Licht der Hoffnung an, welche das Morgen ankündigt. Träumt, seid aufgeweckt und blickt mutig in die Zukunft.

Ich möchte euch sagen: Wir, wir alle, sind euch dankbar, wenn ihr träumt. „Ach, wirklich? Wenn die Jugendlichen träumen, stiften sie manchmal Durcheinander …“ Macht Durcheinander, denn euer Durcheinander ist die Frucht euer Träume. Das heißt, dass ihr nicht in der Nacht leben wollt, wenn ihr Jesus zum Traum eures Lebens macht und ihn mit Freude annehmt, mit einer ansteckenden Begeisterung, die uns gut tut! Danke, danke, dass ihr eure Träume mutig weiterträumt, dass ihr auch in den Nächten des Lebens nie aufhört, an das Licht zu glauben, dass ihr euch leidenschaftlich dafür einsetzt, unsere Welt schöner und menschlicher zu machen. Danke, dass ihr den Traum von Geschwisterlichkeit pflegt, euch um die Wunden der Schöpfung kümmert, für die Würde der Schwächsten kämpft und den Geist der Solidarität und des Teilens verbreitet. Und vor allem danke ich euch dafür, dass ihr in einer Welt, die nicht über den gegenwärtigen Nutzen hinaussieht und dazu neigt, große Ideale zu ersticken, in dieser Welt nicht die Fähigkeit zu träumen verliert! Weder eingeschlafen, noch betäubt leben. Nein: lebendig träumen. Das hilft uns Erwachsenen und der Kirche. Ja, auch als Kirche müssen wir Träume haben, wir brauchen den Enthusiasmus, wir brauchen den Eifer junger Menschen, um Zeugen Gottes zu sein, der allzeit jung ist!

Und ich möchte euch noch etwas sagen: Viele eurer Träume entsprechen denen des Evangeliums. Geschwisterlichkeit, Solidarität, Gerechtigkeit, Frieden: das sind auch die Träume Jesu für die Menschheit. Habt keine Angst, euch für eine Begegnung mit ihm zu öffnen: Er liebt eure Träume und hilft euch, sie zu verwirklichen. Kardinal Martini sagte einmal, dass die Kirche und die Gesellschaft »Träumende brauchen, die uns für die Überraschungen des Heiligen Geistes offen halten« (Jerusalemer Nachtgespräche. Über das Risiko des Glaubens, S. 69). Träumende, die uns wach halten für die Überraschungen des Heiligen Geistes. Das ist schön! Ich wünsche euch, dass ihr solche Träumende seid!

Und nun kommen wir zum zweiten Bild, zu Jesus, der zu Pilatus sagt: »Ich bin ein König«. Seine Entschlossenheit, sein Mut, seine große Freiheit sind beeindruckend. Er wurde verhaftet, ins Prätorium gebracht und von dem verhört, der ihn zum Tode verurteilen kann. In einer solchen Situation hätte er sein natürliches Recht auf Selbstverteidigung geltend machen können, indem er vielleicht versucht hätte, die Dinge „zurechtzurücken“ und einen Kompromiss zu finden. Stattdessen verbirgt Jesus seine Identität nicht, er verschleiert seine Absichten nicht, er nutzt nicht den Fluchtweg, den Pilatus ihm ja offengelassen hatte. Nein, er macht sich das nicht zunutze. Mit dem Mut der Wahrheit antwortet er: „Ich bin ein König“. Er übernimmt die Verantwortung für sein Leben: Ich bin gekommen, um eine Sendung zu erfüllen, und ich gehe diesen Weg bis zum Ende, um das Reich des Vaters zu bezeugen. Er sagt: »Ich bin dazu geboren und dazu in die Welt gekommen, dass ich für die Wahrheit Zeugnis ablege« (Joh 18,37). So ist Jesus. Er kam ohne Doppelzüngigkeit, um mit seinem Leben zu verkünden, dass sein Reich anders ist als die Reiche der Welt; dass Gott nicht regiert, um seine Macht zu vergrößern und andere zu vernichten; er regiert nicht mit Armeen und Gewalt. Sein Reich ist das Reich der Liebe: „Ich bin ein König“, doch dieses Königreichs der Liebe; „ich bin ein König“ des Reichs derer, die ihr Leben für das Heil der anderen hingeben.

Liebe Jugendliche, die Freiheit Jesu ist anziehend! Lassen wir uns davon berühren, erschüttern; lassen wir zu, dass sie den Mut der Wahrheit in uns aufweckt. Und wir können uns fragen: Wenn ich hier, jetzt, an Pilatus' Stelle vor Jesus stünde und ihm in die Augen sähe, wofür würde ich mich schämen? Angesichts der Wahrheit Jesu, der Wahrheit, die Jesus ist, was sind meine Unwahrheiten, die nicht standhalten, meine Doppeldeutigkeiten, die ihm nicht gefallen? Jeder von uns hat welche. Suche sie, suche sie. Wir alle haben diese Doppeldeutigkeiten, wir alle machen diese Kompromisse, dieses „die Dinge regeln“, um das Kreuz zu umgehen. Es hilft uns, wenn wir uns vor Jesus stellen, um zur Wahrheit zu gelangen. Wir müssen ihn anbeten, um innerlich frei zu werden, um das Leben zu erhellen und uns nicht von den augenblicklichen Modetrends und dem Feuerwerk des Konsumismus, das blendet und lähmt, täuschen zu lassen. Liebe Freunde, wir sind nicht hier, um uns von den Sirenen der Welt einlullen zu lassen, sondern um unser Leben selbst in die Hand zu nehmen, um es „auszuprobieren“, um es in vollen Zügen zu leben!

So finden wir in der Freiheit Jesu auch den Mut, gegen den Strom zu schwimmen. Das ist ein Wort, das ich unterstreichen möchte: gegen den Strom schwimmen, den Mut haben, gegen den Strom zu schwimmen. Nicht gegen andere Menschen – das ist die tägliche Versuchung –, wie es diejenigen tun, die sich immer in der Opferrolle sehen, die Verschwörungstheoretiker, die die Schuld immer anderen zuschieben; nein, gegen den ungesunden Strom unseres egoistischen, verschlossenen und starren Egos, das oft Verbündete sucht, um zu überleben, nein nicht das. Gegen den Strom schwimmen, um uns in die Spur Jesu zu begeben. Er lehrt uns, allein mit der sanften und demütigen Kraft des Guten gegen das Böse anzugehen. Ohne Schleichwege, ohne Unwahrheiten, ohne Doppeldeutigkeiten. Unsere von so vielen Übeln verwundete Welt braucht keine doppeldeutigen Kompromisse mehr, keine Menschen, die wie die Wellen des Meeres hin und her wogen – wo sie der Wind hintreibt, wo sie ihre eigenen Interessen hintragen –; keine, die ein wenig rechts und ein wenig links stehen, nachdem sie herausgefunden haben, was gerade günstig ist. Die „Gleichgewichtskünstler“. Ein Christ, der so etwas macht, scheint mehr ein Gleichgewichtskünstler als ein Christ zu sein. Die Gleichgewichtskünstler suchen immer einen Weg, ohne sich die Hände schmutzig zu machen, um das Leben nicht bloßzustellen, um sich nicht ernsthaft zu gefährden. Bitte, hütet euch, Gleichgewichtskünstler zu sein. Seid frei, seid authentisch, seid das kritische Gewissen der Gesellschaft. Habt keine Furcht zu kritisieren! Wir brauchen eure Kritik. Viele von euch kritisieren zum Beispiel die Umweltverschmutzung. Wir brauchen das! Seid freimütig in eurer Kritik. Habt eine Leidenschaft für die Wahrheit, damit ihr mit euren Träumen sagen könnt: Mein Leben ist nicht ein Sklave der Logik dieser Welt, denn ich regiere mit Jesus für Gerechtigkeit, Liebe und Frieden! Liebe junge Freunde, ich wünsche mir, dass jeder von euch die Freude verspürt, sagen zu können: „Mit Jesus bin auch ich ein König“. Ich bin ein König: Ich bin ein lebendiges Zeichen der Liebe Gottes, seines Mitleids und seiner Zärtlichkeit. Ich bin ein Träumender, der vom Licht des Evangeliums geblendet ist, und ich blicke hoffnungsvoll in die nächtlichen Visionen hinein. Und wenn ich falle, finde ich in Jesus wieder den Mut, zu kämpfen und zu hoffen, den Mut, wieder zu träumen. In jedem Lebensalter.

[01615-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

 Traduzione in lingua spagnola

Dos imágenes, tomadas de la Palabra de Dios que hemos escuchado, nos ayudan a acercarnos a Jesús Rey del Universo. La primera, basada en el Apocalipsis de san Juan y anticipada por el profeta Daniel en la primera lectura, está descrita con estas palabras: “Viene entre las nubes” (cf. Ap 1,7; Dn 7,13). Se refiere a la venida gloriosa de Jesús como Señor y como el fin de la historia. La segunda imagen es del Evangelio, Cristo está ante Pilato y le dice: «Soy rey» (Jn 18,37). Nos hace bien, queridos jóvenes, detenernos a contemplar estas imágenes de Jesús, mientras iniciamos el camino hacia la Jornada Mundial del 2023 en Lisboa.

Detengámonos entonces en la primera: Jesús que viene entre las nubes. Es una imagen que habla de la venida de Cristo en la gloria al final de los tiempos. Nos hace comprender que la última palabra sobre nuestra existencia será de Jesús, no la nuestra. Él —dice la Escritura— es Aquel que “cabalga sobre las nubes” y manifiesta su poder en los cielos (cf. Sal 68,5.34-35), es el Señor que viene de lo alto y no conoce el ocaso, es Aquel que permanece frente a lo contingente, es nuestra eterna e inquebrantable confianza. Es el Señor. Esta profecía de esperanza ilumina nuestras noches. Nos dice que Dios viene, que Dios está presente, que Dios está obrando, y que dirige la historia hacia Él, hacia el bien. Viene “entre las nubes” para tranquilizarnos, como diciendo: “No los dejo solos cuando sus vidas están envueltas por nubes oscuras. Yo estoy siempre con ustedes. Vengo para iluminar y hacer brillar la calma”.

El profeta Daniel, además, especifica que vio al Señor que venía entre las nubes, contemplándolo “en una visión nocturna” (cf. Dn 7,13), esto quiere decir que Dios viene durante la noche, entre las nubes a menudo tenebrosas que se ciernen sobre nuestra vida. Cada uno de nosotros conoce estos momentos. Es necesario que lo reconozcamos, que miremos más allá de la noche, que levantemos la mirada para verlo en medio de la oscuridad.

Queridos jóvenes, ¡profundicen en las visiones nocturnas! ¿Qué significa esto? Tengan ojos luminosos aun en medio de las tinieblas, no dejen de buscar la luz en medio de las oscuridades que tantas veces llevamos en el corazón y que vemos a nuestro alrededor. Elevemos la mirada desde la tierra hacia lo alto, no para escapar, sino para vencer la tentación de quedar tumbados en el piso de nuestros miedos. Este es el peligro, que nuestros miedos nos gobiernen. No permanezcamos encerrados en nuestros pensamientos, compadeciéndonos de nosotros mismos. Alza la mirada, ¡levántate! Esta es la invitación, alza la mirada, ¡levántate! Es la invitación que el Señor nos dirige, y de la que quise hacer eco en el Mensaje que les dediqué a ustedes jóvenes para acompañar este año de camino. Es la tarea más ardua, pero es la fascinante tarea que les he dado: quedarse de pie mientras parece que todo se derrumba, ser centinelas que saben distinguir la luz en las visiones nocturnas, ser constructores en medio de los escombros —y hay muchos en este mundo de hoy, muchos—, ser capaces de soñar. Y esta para mí es la clave: un joven que no es capaz de soñar, pobrecito, ha envejecido antes de tiempo. Ser capaces de soñar, porque esto hace quien sueña: no se deja absorber por la noche, sino que enciende una llama, enciende una luz de esperanza que anuncia el mañana. Sueñen, estén despiertos y miren el futuro con valentía.

Quisiera decirles esto: nosotros, todos nosotros, les estamos agradecidos cuando ustedes sueñan. “Pero, ¿en serio? Los jóvenes cuando sueñan, a veces hacen lío”. Hagan lío, porque el ruido que ustedes hacen es fruto de sus sueños. Esto significa que no quieren vivir en la noche, cuando hacen de Jesús el sueño de sus vidas y lo abrazan con alegría, con un entusiasmo contagioso que nos hace bien. Gracias, gracias por las veces que son capaces de seguir soñando con valentía, por las veces que no dejan de creer en la luz aun en medio de las noches de la vida, por las veces que se comprometen con pasión para hacer nuestro mundo más hermoso y humano. Gracias por las veces que cultivan el sueño de la fraternidad, por las veces que se preocupan de las heridas causadas a la creación, por las veces que luchan por la dignidad de los más débiles y difunden el espíritu de la solidaridad y el compartir. Y, sobre todo, gracias porque en un mundo que, reducido por el beneficio inmediato, tiende a sofocar los grandes ideales, ustedes no pierden la capacidad de soñar en este mundo. No vivan dormidos o anestesiados, no, sueñen estando vivos. Esto nos ayuda a nosotros adultos y a la Iglesia. Sí, también como Iglesia necesitamos soñar, ¡necesitamos el entusiasmo y el ardor de los jóvenes para ser testigos de Dios que es siempre joven!

Y quisiera decirles otra cosa, muchos de sus sueños se corresponden con los del Evangelio. La fraternidad, la solidaridad, la justicia, la paz, son los mismos sueños de Jesús para la humanidad. No tengan miedo de abrirse al encuentro con Él, que ama sus sueños y los ayuda a cumplirlos. El Cardenal Martini decía que la Iglesia y la sociedad necesitan «soñadores que nos mantengan abiertos a las sorpresas del Espíritu Santo» (cf. Conversaciones nocturnas en Jerusalén. Sobre el riesgo de la fe). Soñadores que nos mantengan abiertos a las sorpresas del Espíritu Santo. ¡Es hermoso! Me gustaría que ustedes se encuentren entre esos soñadores.

Y ahora vamos a la segunda imagen, a Jesús que dice a Pilato: “Soy rey”. Impacta su determinación, su valentía, su libertad suprema. Ha sido arrestado, llevado al pretorio, interrogado por quien puede condenarlo a muerte. En semejante circunstancia hubiera podido dejar que prevaleciera el derecho natural a defenderse, quizá buscando “arreglar las cosas”, pactando una solución de compromiso. En cambio, Jesús no escondió la propia identidad, no camufló sus intenciones, no se aprovechó de un resquicio que Pilato le dejaba abierto para salvarlo. No, no se aprovechó. Con la valentía de la verdad respondió: “Soy rey”. Asumió la responsabilidad de su vida: he venido para una misión y llegaré hasta el final para dar testimonio del Reino del Padre. Dijo: «Para esto he nacido y he venido al mundo, para dar testimonio de la verdad» (Jn 18,37). Jesús es así. Vino sin dobleces, para proclamar con la vida que su Reino es diferente de los del mundo, que Dios no reina para aumentar su poder y aplastar a los demás, que no reina con los ejércitos y con la fuerza. Su Reino es de amor, “yo soy rey”, pero de este reino de amor, “yo soy rey” de quien da la propia vida por la salvación de los demás.

Queridos jóvenes, la libertad de Jesús atrae. Dejemos que vibre dentro de nosotros, que nos sacuda, que suscite en nosotros la valentía de la verdad. Y nosotros podemos preguntarnos: si estuviera aquí, ahora, en el lugar de Pilato, delante de Jesús, mirándolo a los ojos, ¿de qué me avergonzaría? Ante la verdad de Jesús, ante la verdad que es Jesús, ¿cuáles son esas falsedades mías que no se sostienen, esas dobleces mías que a Él no le gustan? Cada uno de nosotros las tiene. Búsquenlas, búsquenlas. Todos tenemos estos dobleces, estos compromisos, este “arreglar las cosas” para que la cruz se aleje. Necesitamos ponernos delante de Jesús para reconocer nuestra propia verdad. Necesitamos adorarlo para ser interiormente libres, para iluminar nuestra vida y no dejarnos engañar por las modas del momento, por los fuegos artificiales del consumismo que deslumbra y paraliza. Amigos, no estamos aquí para dejarnos encantar por las sirenas del mundo, sino para tomar las riendas de la propia vida, para “gastar la vida”, para vivirla plenamente.

De este modo, en la libertad de Jesús también encontramos la valentía de ir contracorriente. Y esta es una palabra que deseo subrayar, ir contracorriente, tener el coraje de ir contracorriente, no contra alguien —que es la tentación de todos los días—, como hacen los victimistas y los complotistas, que siempre cargan la culpa sobre los demás; no, contra la corriente malsana de nuestro yo egoísta, cerrado y rígido, que tantas veces busca acuerdos para sobrevivir. No, no es esto. Ir contracorriente significa ir tras las huellas de Jesús. Él nos enseña a ir contra el mal con la única fuerza mansa y humilde del bien. Sin atajos, sin falsedad, sin doblez. Nuestro mundo, herido por tantos males, no necesita de más pactos ambiguos, de gente que va de aquí para allá como las olas del mar —donde los lleva el viento, donde los lleva el propio interés—, de quienes están un poco a la derecha y un poco a la izquierda después de haber olfateado lo que les conviene. Los “equilibristas”. Un cristiano que actúa así parece ser más un equilibrista que un cristiano. Los equilibristas que siempre buscan la forma de no ensuciarse las manos, para no comprometer su vida, para no jugarse en serio. Por favor, tenga miedo de ser jóvenes equilibristas. Sean libres, sean auténticos, sean la conciencia crítica de la sociedad. ¡No tengan miedo de criticar! Necesitamos de sus críticas. Muchos de ustedes están criticando, por ejemplo, la contaminación ambiental. Necesitamos eso, sean libres de criticar. Tengan pasión por la verdad, para que con sus sueños puedan decir: mi vida no es esclava de las lógicas de este mundo, porque reino con Jesús por la justicia, por el amor y la paz. Queridos jóvenes, les deseo que cada uno de ustedes pueda sentir la alegría de decir: “También yo soy rey con Jesús”. Soy rey, soy un signo viviente del amor de Dios, de su compasión y ternura. Soy un soñador deslumbrado por la luz del Evangelio y profundizo con esperanza en las visiones nocturnas. Y cuando caigo, encuentro en Jesús la valentía de luchar y de esperar, el coraje de volver a soñar. En cualquier edad de la vida.

[01615-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

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[01615-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Dwa obrazy, zaczerpnięte ze Słowa Bożego, którego wysłuchaliśmy, pomagają nam w zbliżeniu się do Chrystusa Króla Wszechświata.  Pierwszy z nich, zaczerpnięty z Apokalipsy św. Jana, uprzedzony zostaje przez proroka Daniela w dzisiejszym pierwszym czytaniu i opisany słowami „przychodzi na obłokach” (Ap 1,7; Dn 7,13). Odnosi się do pełnego radości przyjścia na końcu czasów Jezusa jako Pana. Drugi obraz, to ten, pochodzący z Ewangelii: Chrystus, który stoi przed Piłatem i mówi mu: „Ja jestem królem” (J 18,37). Rozpoczynając drogę ku Światowym Dniom Młodzieży 2023 w Lizbonie, dobrze jest, drodzy młodzi, zatrzymać się, by kontemplować te wizerunki Jezusa.

Zatrzymajmy się zatem na pierwszym z nich: Jezus, który przychodzi na obłokach. To obraz, który mówi o przyjściu Jezusa w chwale na końcu czasów: pomaga nam zrozumieć, że ostatnie słowo co do naszego istnienia będzie miał Jezus, nie my! On – mówi dalej Pismo – jest Tym, który „cwałuje na obłokach” (Ps 68, 5) i na niebiosach manifestuje swoją potęgę (por. tamże w. 34-35): jest zatem Panem - Panem, który przychodzi z wysoka i nigdy nie znika; jest Tym, który trwa wobec tego, co przemija; jest naszą wieczną i niezachwianą ufnością. Jest Panem. To proroctwo nadziei oświeca nasze noce. Mówi nam, że Bóg przychodzi, że Bóg jest obecny, że Bóg działa i kieruje bieg historii ku Sobie, ku temu, co dobre. Przychodzi „na obłokach”, by nas upewnić, jakby mówiąc nam: „Nie zostawiam was samymi, kiedy wasze życie spowite jest ciemnymi chmurami. Ja jestem z wami zawsze. Przychodzę by rozproszyć ciemności i sprawić, by zajaśniał pokój”.

Prorok Daniel natomiast precyzuje, że, kiedy „patrzył w nocnych widzeniach”, widział Pana przychodzącego w chmurach. W nocnych wizjach: zatem Pan przychodzi nocą, pośród często ciemnych chmur, które gromadzą się nad naszym życiem. Wszyscy znamy takie chwile. Trzeba umieć rozpoznać Go, spoglądać poza noc, podnieść wzrok, by zobaczyć Go pośród ciemności.

Drodzy młodzi, przyglądać się nocnym widzeniom! Co to znaczy? Mieć światłe oczy także pośród ciemności, nie przestawać szukać światła także pośród mroków, które często nosimy w sercu i widzimy wokół nas. Podnosić wzrok z ziemi ku górze, nie po to, aby uciekać, ale aby pokonywać pokusę bycia unieruchomionym na gruncie naszych strachów. Jest takie niebezpieczeństwo, że będą nami rządzić nasze lęki. Nie zamykać się w naszych myślach i nie użalać się nad sobą. Unieś wzrok, powstań! To zaproszenie: unieś wzrok, powstań! Jest to zaproszenie, które Pan kieruje do nas i do którego chciałem nawiązać w Orędziu skierowanym do was, młodych, aby towarzyszyć wam w tegorocznej wędrówce. To zadanie najbardziej żmudne, ale zarazem fascynujące, jakie wam powierzono: stać twardo na ziemi, kiedy wszystko wydaje się walić; być strażnikami, którzy umieją dostrzec światło wśród nocnych wizji; być budowniczymi pośród gruzowisk – jest ich wiele w dzisiejszym świecie, wiele!; być zdolnymi do tego, by marzyć. I to według mnie jest kluczowe: młody człowiek, który nie potrafi marzyć, biedaczek, stał się przedwcześnie stary! Umieć marzyć, bo ten, kto marzy robi to: nie pozwala, aby wchłonęła go noc, ale rozpala płomyk, rozpala światło nadziei, które zwiastuje nadejście jutra. Marzcie, bądźcie czujni i z odwagą patrzcie w przyszłość.

To chciałbym wam powiedzieć: my, my wszyscy, jesteśmy wam wdzięczni, za to, że marzycie. „Ale naprawdę? Kiedy młodzi ludzie marzą, czasami hałasują…”. Zróbcie hałas, ponieważ wasz hałas jest owocem waszych marzeń. To znaczy, że nie chcecie żyć w nocy, że czynicie Jezusa marzeniem waszego życia i, że przyjmujecie Go z radością, z zaraźliwym entuzjazmem, który nam pomaga! Dziękuję, dziękuję za to, jak jesteście zdolni do odważnego niesienia naprzód sennych marzeń, jak nie przestajecie wierzyć w światło, nawet pośród nocy życia, jak z pasją angażujecie się w czynienie naszego świata piękniejszym i bardziej ludzkim. Dziękuję za to, jak pielęgnujecie marzenie o braterstwie, jak bardzo nosicie w sercach rany stworzenia, jak walczycie o godność najsłabszych i niesiecie ducha solidarności i dzielenia się. I przede wszystkim dziękuję, bowiem w świecie spłaszczonym bieżącymi zyskami, który tłumi wielkie ideały, w tym świecie nie tracicie zdolności marzenia! Nie żyć śpiący albo znieczuleni. Nie: marzyć żywi. To pomaga nam, dorosłym i Kościołowi. Tak, także jako Kościół potrzebujemy marzyć, potrzebujemy entuzjazmu, potrzebujemy zapału młodych ludzi, aby być świadkami Boga, który zawsze jest młody!

Chciałbym też powiedzieć wam coś jeszcze: wiele waszych marzeń odpowiada tym, zapisanym w Ewangelii. Braterstwo, solidarność, sprawiedliwość, pokój: to te same marzenia, jakie żywi Jezus wobec ludzkości. Nie bójcie się otworzyć na spotkanie z Nim: On miłuje wasze marzenia i pomaga wam w ich spełnianiu. Kard. Martini mówił, że Kościół i społeczeństwo potrzebują „marzycieli, którzy sprawiają, że pozostajemy otwarci na niespodzianki Ducha Świętego” (Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, str. 61). Marzycieli, którzy sprawiają, że pozostajemy otwarci na niespodzianki Ducha Świętego! To piękne! Życzę wam, abyście byli w gronie tych marzycieli!

Przejdźmy teraz do drugiego obrazu, do Jezusa mówiącego Piłatowi: „Ja jestem królem”. Uderza Jego determinacja, Jego odwaga, Jego najwyższa wolność. Został zaaresztowany, przyprowadzono go do pretorium, jest przesłuchiwany przez tego, kto może skazać Go na śmierć. W takich okolicznościach górę mogłoby wziąć naturalne prawo do bronienia się, być może próbując „dostosować się”, znajdując pewien kompromis. Jednak Jezus nie ukrywa Swej prawdziwej tożsamości, nie kamufluje swoich intencji, nie korzysta z koła ratunkowego, które rzuca mu Piłat. Nie. Z odwagą prawdy odpowiada: „Ja jestem królem”. Bierze odpowiedzialność za Swoje życie: przyszedłem wypełnić misję i aż do końca będę świadczył o Królestwie Ojca. Mówi: „Ja się na to narodziłem i na to przyszedłem na świat, aby dać świadectwo prawdzie” (J 18, 37). Przyszedł pozbawiony dwulicowości, aby Swym życiem głosić, że Jego Królestwo różni się od królestw tego świata, że Bóg nie króluje po to, aby zwiększać swą potęgę i miażdżyć pozostałych; nie króluje przy pomocy wojsk ani siły. Jego Królestwo jest Królestwem miłości, tego, kto oddaje swoje życie dla zbawienia innych.

Drodzy młodzi, jakże fascynująca jest ta Jezusowa wolność! Pozwólmy, by w nas tętniła, by nami wstrząsnęła i by wzbudziła w nas odwagę prawdy. Możemy zadać sobie pytanie: gdybym stanął tutaj, teraz, zamiast Piłata, przed Jezusem, patrząc Mu w oczy, czego bym się wstydził? Wobec prawdy Jezusa, wobec prawdy, którą jest Jezus, co jest moim fałszem, który wobec Niego upada, co jest moją dwulicowością, która Mu się nie podoba? Trzeba stanąć przed Jezusem, aby móc stanąć w prawdzie przed samym sobą. Trzeba adorować Go, aby stać się wewnętrznie wolnymi, aby rzucić światło na życie, a nie dawać się zwodzić chwilowym modom, sztucznym ogniom konsumpcjonizmu, który oślepia i paraliżuje. Przyjaciele, nie jesteśmy tutaj po to, aby dać się oczarować syrenom tego świata, ale aby wziąć w ręce nasze życie, aby „wgryźć się w nasze życie”, aby przeżywać je w pełni!

W ten sposób w Jezusowej wolności odnajdziemy także odwagę, by pójść pod prąd: nie przeciw komukolwiek, jak czynią ci, którzy stawiają się w roli ofiar i spiskowcy, którzy zawsze zrzucają winę na innych. Nie. Pójść pod prąd naszego niezdrowego egoizmu, tego, co w nas zamknięte i surowe, aby podążać drogą Jezusa. On uczy nas sprzeciwiania się złu jedynie poprzez cichą i pokorną siłę dobra. Bez dróg na skróty ani fałszu. Nasz świat, zraniony tak licznym złem, nie potrzebuje kolejnych ambiwalentnych kompromisów, nie potrzebuje osób, które podążają raz tu, raz tam, niczym morskie fale, nie potrzebuje tego, kto jest trochę z lewej, a trochę z prawej strony, zorientowawszy się, co się opłaca. Nie, drodzy młodzi! Bądźcie wolni, autentyczni, bądźcie krytycznym sumieniem społeczeństwa. Miejcie w sobie pasję prawdy, abyście waszymi marzeniami mogli powiedzieć: moje życie nie jest zniewolone logikami tego świata, ponieważ króluję wraz z Jezusem dla sprawiedliwości, miłości i pokoju! Życzę wam, aby każdy z was mógł odczuć radość mówienia: „Z Jezusem ja także jestem królem”. Jestem królem: jestem żywym znakiem Bożej miłości, Jego współczucia i czułości. Jestem marzycielem, oślepionym światłem Ewangelii i patrzę z nadzieją w nocne widzenia. A kiedy upadam, w Jezusie odnajduję odwagę do tego, by walczyć i mieć nadzieję, a także odwagę, by powracać do marzeń. Na każdym etapie życia.

[01615-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

في القدّاس الإلهيّ

في مناسبة عيد يسوع الملك

يوم الأحد 21 نوفمبر / تـشرين الثّاني 2021

بازليكا القدّيس بطرس

تساعدنا الصّورتان اللتان سمعناهما، والمأخوذتان من كلمة الله، أن نقترب ونتأمّل في يسوع ملك الكون. الصّورة الأولى، مأخوذة من سِفرِ رّؤيا القدّيس يوحنّا، والتي سبقتها نبؤة دانيال النّبي في القراءة الأولى، وتلخَّص في الكلمات التّالية: "آتٍ في الغَمام" (رؤيا يوحنّا 1، 7؛ دانيال النّبي 7، 13). وتشير إلى مجيء يسوع المجيد ربًّا، ونهايةً للتّاريخ. والصّورة الثّانية هي صورة الإنجيل: صورة المسيح الواقف أمام بيلاطس ويقول له: "إِنِّي مَلِك" (يوحنّا 18، 37). حسنٌ لنا أيّها الشّباب الأعزّاء، أن نتوقّف ونتأمّل في صور يسوع هذه، ونحن نبدأ مسيرتنا نحو اليوم العالمي للشّبيبة في عام 2023 في لشبونة.

لنتوقّف عند الصّورة الأولى وهي: يسوع آتٍ في الغَمام. إنّها صورة تتكلّم عن مجيء المسيح الثّاني في المجد، في نهاية الأزمنة، وبها نفهم أنّ الكلمة الأخيرة في حياتنا هي ليسوع، وليست لنا. ويقول الكتاب المقدّس أيضًا: "الرَّاكِبِ على الغَمام" (المزامير 68، 5) الذي أظهر قدرته في السّماوات (راجع المرجع نفسه، الآيات 34-35): أي إنّ الرّبّ يسوع، الذي يأتي من العُلى وليس له مغيب أبدًا، هو الذي يقاوم كلّ ما يزول، وهو ثقتنا الأبديّة التي لا تتزعزع. هو الرّبّ يسوع. نبوءة الرّجاء هذه تنير ليالينا. وتقول لنا إنّ الله آتٍ، وإنّ الله حاضر، وإنّ الله يعمل، وإنّ الله يوجّه التّاريخ نحوه، نحو الخير. ويأتي ”في الغّمام“ ليطمئننا، وكأنّه يقول: ”لن أترككم وحدكم عندما تلّف الغيوم الدّاكنة حياتكم. أنا معكم دائمًا. جئت نورًا لكم ولأعيد إليكم الصّفاء“.

وحدّد دانيال النّبي في كلامه أنّه رأى الرّبّ يسوع آتيًا في الغَمام، ويقول ذلك: فيما "كُنتُ أَنظُرُ في رُؤيايَ لَيلاً" (دانيال النّبي 7، 13). في الرّؤى الليليّة: أيّ يأتي الله في الليل، بين الغمام المظلم غالبًا، والذي يدْلَهِمُّ ويشتدُّ ظلامه في حياتنا. يعرف كلّ واحدٍ منّا هذه اللحظات. ويجب أن نتعرّف عليه، فننظر إلى ما وراء الليل، ونرفع نظرنا حتّى نرى الله في وسط الظّلام.

أيّها الشّباب الأعزّاء، أن ننظر في الرّؤى الليليّة! ماذا يعني هذا؟ أن تكون لنا عيون مضيئة حتّى في الظّلام، ولا نتوقّف عن البحث عن النّور في وسط الظّلمة التي نحملها كثيرًا في قلوبنا ونراها حولنا. أن نرفع نظرنا عن الأرض، نحو الأعلى، ليس من أجل أن نهرب، بل حتّى نتغلّب على تجربة البقاء مستلقِين على أرضيّات مخاوفنا. هذا هو الخطر: أن تقودنا مخاوفنا. لا نبقى منغلقين في أفكارنا باكين على أنفسنا. ارفع نظرك، وانهض! هذه هي الدّعوة: ارفع نظرك، وانهض! إنّها الدّعوة التي يوجّهها الرّبّ يسوع إلينا، والتي أرَدْتُ أن أردّدها في الرّسالة الموجهة إليكم، أيّها الشّباب، حتّى ترافق مسيرة هذه السنة. إنّها أصعب مهمّة، ولكنّها المهمّة الأروع التي تكلَّفون بها: أن تبقوا واقفين بينما يبدو أنّ كلّ شيء حولكم ينهار، وأن تكونوا حُرّاسًا يعرفون أن يروا النّور في الرّؤى الليليّة، وأن تكونوا بَنَّائين في وسط الأنقاض – هناك العديد منها في عالم اليوم، العديد -، وأن تكونوا قادرين أن تحلموا. وهذا بالنّسبة لي المفتاح: الشّاب الذي لا يقدر أن يحلم، المسكين، أصبح متقدّمًا في السّن قبل أوانه! أن تكونوا قادرين أن تحلموا، لأنّ هذا ما يفعله الحَالِم: لا يسمح أن يمتصّه الليل، بل يضيءُ شعلةً، ونورَ رجاء يُبشر بالغَد. احلموا، وكونوا فطنين، وانظروا إلى المستقبل بشجاعة.

أودّ أن أقول لكم هذا: نحن، جميعًا، شاكرون لكم عندما تحلمون. ”حقًّا؟ عندما يحلم الشّباب، يحدثون أحيانًا ضجيجًا...“. أحدثوا ضجيجًا، لأن ضجيجكم هو ثمرة أحلامكم. هذا يعني أنّكم لا تريدون أن تعيشوا في الليل، وعندما تجعلون يسوع حلم حياتكم وتعانقونه بفرح، وبحماسة مُعدية تفيدنا جميعًا! شكرًا، شكرًا عندما تكونون قادرين على الاستمرار في الأحلام بشجاعة، وعندما لا تتوقّفون عن الإيمان بالنّور، حتّى في ليالي الحياة، وعندما تلتزمون باندفاع شديد في جعل عالمنا أكثر جمالًا وإنسانيّة. شكرًا لكم عندما تزرعون حلم الأخوّة، وعندما تهتمّون بجراح الخليقة، وتناضلون من أجل كرامة الأضعفين، وتنشرون روح التّضامن والمشاركة. وقبل كلّ شيء، شكرًا، لأنّه في عالم، انحط حتّى الحضيض، حضيض مكاسب الحاضر، وينزع إلى خنق المُثُل الكُبرى، لم تفقدوا في هذا العالم القدرة على أن تحلموا! لا تحيوا إمّا نائمين وإمّا مخدّرين، لا: احلموا وأنتم أحياء. هذا يساعدنا، نحن البالغين، ويساعد الكنيسة. نعم، نحن بحاجة أيضًا بكوننا كنيسة إلى أن نحلم، ونحن بحاجة إلى حماس الشّباب واندفاعهم، حتّى يكونوا شهودًا لله، الذي هو دائم الشباب!

وأودّ أن أقول لكم شيئًا آخر: تتفق العديد من أحلامكم مع أحلام الإنجيل. الأخوّة، والتّضامن، والعدالة، والسّلام: إنّها أحلام يسوع نفسها من أجل البشريّة. لا تخافوا من الانفتاح على اللقاء معه: فهو يحبّ أحلامكم ويساعدكم على تحقيقها. قال الكاردينال مارتيني إنّ الكنيسة والمجتمع بحاجة إلى "حالمين يبقوننا منفتحين على مفاجآت الرّوح القدس" (حوارات ليليّة في أورشليم/القدس. في خطر الإيمان، صفحة 61). الحالمين الذين يبقون منفتحين على مفاجآت الرّوح القدس. هذا جميل! أتمنّى لكم أن تكونوا من بين هؤلاء الحالمين!

ونأتي الآن إلى الصّورة الثّانية، إلى يسوع الذي قال لبيلاطس: "إِنِّي مَلِك". يدهشنا تصميمه، وشجاعته، وحرّيّته المطلقة. اعتقلوه، واقتادوه إلى دار الحاكم، واستجوبه الذين يمكنهم أن يحكموا عليه بالموت. وفي مثل هذه الظّروف، كان بإمكانه أن يلجأ إلى حقّه الطّبيعي في الدّفاع عن نفسه، ربّما من خلال محاولته ”إصلاح الأمور“، وإيجاد حلٍّ وسط. ولكن يسوع لم يُخْفِ هويّته، ولم يُخبّئ نواياه، ولم يستغلّ فتحة النجاة التي تركها بيلاطس مفتوحة له أيضًا. لا، لم يستغلّها. بل أجاب بشجاعة الحقيقة وقال: "إِنِّي مَلِك". تحمّل مسؤوليّة حياته: لقد جئت من أجل رسالة وسأذهب إلى النّهاية حتّى أشهد لملكوت الآب. وقال: "أَنا ما وُلِدتُ وأَتَيتُ العالَم إِلّا لأَشهَدَ لِلحَقّ" (يوحنّا 18، 37). هكذا هو يسوع. أتى من دون ازدواجيّة، ليعلن بواسطة حياته أنّ مملكته مختلفة عن مملكة العالم، وأنّ الله لا يحكم حتّى يزيد قوّته ويسحق الآخرين، ولا يحكم بالجّيوش وبالقوّة. بل ملكوته هو ملكوت المحبّة: ”إِنِّي مَلِك“، ولكن ملك لملكوت المحبّة، ”إِنِّي مَلِك“ لملكوت مَن بذل حياته من أجل خلاص الآخرين.

أيّها الشّباب الأعزّاء، في حرّيّة يسوع قوة جاذبة! لتهتزّ في داخلنا، ولتخضّنا، ولتنبِّهْ فينا شجاعة الحقّ. ويمكننا أن نسأل أنفسنا: لو كنت هنا الآن، مكان بيلاطس أمام يسوع، وأنظر إليه في عينيه، فما الذي سأخجل منه؟ أمام حقيقة يسوع، أمام الحقيقة التي هي يسوع، ما هي أكاذيبي التي لا تصمد، وازدواجيّتي التي لا يحبّها؟ كلّ واحدٍ منّا لديه شيئًا منها. لنبحث عنها، لنبحث عنها. جميعنا لدينا هذه الازدواجيّة، وهذه التّنازلات، و”إصلاح الأمور“ حتّى نُبعد عنّا الصّليب. نحن بحاجة إلى أن نضع أنفسنا أمام يسوع لنصنع الحقّ فينا. ونحن بحاجة إلى أن نسجد له حتّى نكون أحرارًا في الدّاخل، وحتّى نضيء حياتنا ولا ننخدع بصرعات اللحظة، وبألعابٍ ناريّة في عالم الاستهلاك تَبهَر عيوننا وتشلّ حركتنا. أيّها الأصدقاء، نحن هنا لا لنُفتَتَن بكل ما يفتن في هذا العالم، بل حتّى نأخذ بيدنا بزمام أمور حياتنا، ”لنسيطر على حياتنا“، ونعيشها بشكل كامل!

ونجد في حرّيّة يسوع أيضًا الشّجاعة كي نذهب عكس التّيّار. وأودّ أن أؤكّد على هذه الكلمة: أن نذهب عكس التيّار، وأن يكون لدينا الشّجاعة كي نذهب عكس التيّار، وليس ضدّ أحد – وهي تجربة كلّ يوم -، مثلما يفعل الذين يدّعون أنّهم ضحيّة أو المتآمرون، الذين يلقون اللوم دائمًا على الآخرين، لا، نذهب ضدّ التّيّار غير الصّحي في ذاتنا الأنانيّة، المغلقة، والمتصلّبة، والتي تبحث في كثير من الأحيان عن اتفاقات حتّى تبقى على قيد الحياة، لا، ليس هذا. نذهب عكس التّيّار حتّى نسير على خُطى يسوع. هو يعلّمنا أن نقاوم الشّرّ بقوّة الخير المتواضعة والوديعة فقط. من دون طرق ملتوية، ومن دون أكاذيب، ومن دون ازدواجيّة. عالمنا المُصاب بِشّرور عديدة، لا يحتاج إلى المزيد من التفاهمات الملتبسة وأنصاف الحلول، وإلى أُناسٍ يذهبون- حيث يحملهم الرّيح، وحيث تحملهم مصالحهم الخاصّة - قليلاً إلى اليمين وقليلًا إلى اليسار يتحسّسوا ويرون ما هو المناسب. ”المعتدلون“. المسيحيّ الذي يكون هكذا، يبدو أنّه معتدل أكثر من كونه مسيحيّ. المعتدلون الذين يبحثون دائمًا عن طريق حتّى لا يلطّخوا أيديهم، ولا يخاطروا بحياتهم، ولا يأخذون الأمور بجدّيّة. من فضلكم، ليكن عندكم الخوف من أن تكونوا شبابًا معتدلين. كونوا أحرارًا، وكونوا أصيلين، وكونوا ضميرًا ناقدًا للمجتمع. لا تخافوا من أن تنتقدوا! نحن بحاجة إلى انتقاداتكم. ينتقد الكثير منكم، على سبيل المثال، التلوّث البيئي. نحن بحاجة إلى هذا! كونوا أحرارًا في الانتقاد. كونوا مولعين بالحقّ، بحيث يمكنكم أن تقولوا مع أحلامكم: ليست حياتي عَبْدَة لمنطق هذا العالم، لأنّني أَمْلِكُ مع يسوع من أجل العدالة، والمحبّة، والسّلام! أيّها الشّباب الأعزّاء، أتمنّى أن يشعر كلّ واحد منكم بفرح القول: ”مع يسوع، أنا أيضًا مَلِكٌ“. إنّي مَلك: إنّي علامة حيّة لمحبّة الله، ورحمته وحنانه. إنّي حالم بهرني نور الإنجيل، وأنظر برجاء في رؤى الليل. وإذا وقعتُ وجدتُ في يسوع الشّجاعة لأناضل وأرجوا، والشّجاعة لأعود أحلم. مهما كان عمري في الحياة.

[01615-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0766-XX.02]