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Udienza ai partecipanti al Convegno Internazionale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, 23.10.2021


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Convegno Internazionale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, svoltosi in Vaticano dal 21 al 22 ottobre 2021, sul tema “Solidarietà, cooperazione e responsabilità: gli antidoti per combattere le ingiustizie, le disuguaglianze e le esclusioni”.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Sono lieto di incontrarvi nel contesto del vostro Convegno Internazionale. Grazie, Signora Presidente, per le Sue cortesi parole – e chiare, come Lei fa sempre, chiare –. In questi giorni trattate temi grandi ed essenziali: la solidarietà, la cooperazione e la responsabilità come antidoti all’ingiustizia, alla disuguaglianza e all’esclusione.

Sono riflessioni importanti, in un tempo nel quale le incertezze e le precarietà che segnano l’esistenza di tante persone e comunità sono aggravate da un sistema economico che continua a scartare vite in nome del dio denaro, istillando atteggiamenti rapaci nei confronti delle risorse della Terra e alimentando tante forme di iniquità. Dinanzi a questo non possiamo restare indifferenti. Ma la risposta alle ingiustizie e allo sfruttamento non è solo la denuncia; è soprattutto la promozione attiva del bene: denunciare il male ma promuovere il bene. E per questo vi esprimo il mio apprezzamento: per le attività che portate avanti, specialmente nel campo educativo e formativo, in particolare per l’impegno di finanziare studi e ricerche per i giovani sui nuovi modelli di sviluppo economico-sociale ispirati alla dottrina sociale della Chiesa. È importante, ne abbiamo bisogno: nel terreno inquinato dal predominio della finanza abbiamo bisogno di tanti piccoli semi che facciano germogliare un’economia equa e benefica, a misura d’uomo e degna dell’uomo. Abbiamo bisogno di possibilità che diventino realtà, di realtà che diano speranza. Questo significa tradurre in pratica la dottrina sociale della Chiesa.

Riprendo la parola “predominio della finanza”. Quattro anni fa è venuta a trovarmi una grande donna economista che aveva un lavoro, anche, in un governo. E mi disse che lei aveva cercato di fare un dialogo tra economia, umanesimo e fede, religione, e che è andato bene, è un dialogo che è andato bene e continua ad andare bene, in un gruppo di riflessione. Ho cercato lo stesso – mi disse – con la finanza, l’umanesimo e la religione, e non siamo potuti neppure partire. Interessante. Questo mi fa pensare. Quella donna mi faceva sentire che la finanza era qualcosa di inagibile, qualcosa di “liquido”, “gassoso” che finisce come la catena di Sant’Antonio… Vi dico questa esperienza, forse può servirvi.

Proprio le tre parole da voi scelte – solidarietà, cooperazione e responsabilità – rappresentano tre assi portanti della dottrina sociale della Chiesa, che vede la persona umana, naturalmente aperta alla relazione, come il vertice della creazione e il centro dell’ordine sociale, economico e politico. Con questo sguardo, attento all’essere umano e sensibile alla concretezza delle dinamiche storiche, la dottrina sociale contribuisce a una visione del mondo che si oppone a quella individualista, in quanto si fonda sull’interconnessione tra le persone e ha come fine il bene comune. E nello stesso tempo si oppone alla visione collettivistica, che oggi riemerge in una nuova versione, nascosta nei progetti di omologazione tecnocratica. Ma non si tratta di una “faccenda politica”: la dottrina sociale è ancorata alla Parola di Dio, per orientare processi di promozione umana a partire dalla fede nel Dio fattosi uomo. Per questo essa va seguita, amata e sviluppata: appassioniamoci nuovamente alla dottrina sociale, facciamola conoscere: è un tesoro della tradizione ecclesiale! È proprio studiandola che anche voi vi siete sentiti chiamati a impegnarvi contro le disuguaglianze, che feriscono in particolare i più fragili, e a lavorare per una fraternità reale ed effettiva.

Solidarietà, cooperazione, responsabilità: tre parole che in questi giorni ponete come cardini delle vostre riflessioni e che richiamano lo stesso mistero di Dio, che è Trinità. Dio è una comunione di Persone e ci orienta a realizzarci attraverso l’apertura generosa agli altri (solidarietà), attraverso la collaborazione con gli altri (cooperazione), attraverso l’impegno per gli altri (responsabilità). E a farlo in ogni espressione della vita sociale, attraverso le relazioni, il lavoro, l’impegno civile, il rapporto con il creato, la politica: in ogni ambito siamo oggi più che mai tenuti a testimoniare l’attenzione per gli altri, a uscire da noi stessi, a impegnarci con gratuità per lo sviluppo di una società più giusta ed equa, dove non prevalgano gli egoismi e gli interessi di parte. E nello stesso tempo siamo chiamati a vigilare sul rispetto della persona umana, sulla sua libertà, sulla tutela della sua inviolabile dignità. Ecco la missione di attuare la dottrina sociale della Chiesa.

Cari amici, nel portare avanti questi valori e questo stile di vita – lo sappiamo – si va spesso controcorrente, ma – ricordiamolo sempre – non siamo soli. Dio si è fatto vicino a noi. Non a parole, ma con la sua presenza: in Gesù Dio si è incarnato. E con Gesù, fattosi nostro fratello, riconosciamo in ogni uomo un fratello, in ogni donna una sorella. Animati da questa comunione universale, come comunità credente possiamo collaborare senza paura con ciascuno per il bene di tutti: senza chiusure, senza visioni escludenti, senza pregiudizi. Come cristiani siamo chiamati a un amore senza frontiere e senza limiti, segno e testimonianza che si può andare oltre i muri degli egoismi e degli interessi personali e nazionali; oltre il potere del denaro che spesso decide le cause dei popoli; oltre gli steccati delle ideologie, che dividono e amplificano gli odi; oltre ogni barriera storica e culturale e, soprattutto, oltre l’indifferenza, quella cultura dell’indifferenza che, purtroppo, è quotidiana. Possiamo essere fratelli tutti, e dunque possiamo e dobbiamo pensare e operare come fratelli di tutti. Può sembrare un’utopia irrealizzabile. Preferiamo invece credere che sia un sogno possibile, perché è lo stesso sogno del Dio uno e trino. Con il suo aiuto è un sogno che può cominciare a realizzarsi anche in questo mondo.

È dunque un grande compito quello della costruzione di un mondo più solidale, giusto ed equo. Per un credente non è qualcosa di pratico staccato dalla dottrina, ma è dare corpo alla fede, a lode di Dio, amante dell’uomo, amante della vita. Sì, cari fratelli e sorelle, il bene che fate ad ogni uomo sulla terra rallegra il cuore di Dio nei cieli. Continuate con coraggio il vostro cammino. Vi accompagno con la preghiera e benedico voi e il vostro impegno. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

[01458-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Dear brothers and sisters, good morning!

I am pleased that we can be with one another during your International Convention. Thank you, Madam President, for your kind and, as ever, clear words. In these days, you are discussing significant, and indeed fundamental, issues: solidarity, cooperation and responsibility as antidotes to injustice, inequality and exclusion.

These are timely issues, since the uncertainty and instability present in the lives of many individuals and communities have been aggravated by an economic system that continues to discard people’s lives in the name of the god of money, fostering greed and destructive attitudes towards the resources of the earth and fueling various forms of injustice. In the face of this, we cannot remain indifferent. At the same time, our response to injustice and exploitation must be more than mere condemnation; first and foremost, it must be the active promotion of the good: condemnation of what is wrong, yet promotion of what is good. For this reason, I am most appreciative of your work, especially in the areas of education and training, and in particular for your commitment to financing study and research by young people on new models of economic and social development inspired by the Church’s social doctrine. This is important and greatly needed: in soil contaminated by the predominance of finance, we need to sow many small seeds that can bear fruit in an economy that is equitable and beneficial, humane and people-centred. We need possibilities able to become realities, and realities able to offer hope. This means putting into practice the social teaching of the Church.

I want to return to the term “predominance of finance”. Four years ago a distinguished economist who had also worked in government came to see me. She told me that she had tried to create a dialogue between the economy, humanism and religion in a think-tank, and that it had gone well and continues to go well. I tried the same thing, she said, between finance, humanism and religion, yet we could not even begin. Interesting. That made me think. This economist made me feel that finance was something impractical, something “fluid”, “ephemeral” that ends up like a chain letter. I share this experience with you and perhaps it may help you.

The three words you have chosen – solidarity, cooperation and responsibility –represent three pillars of the Church’s social teaching, which sees the human person, naturally open to relationships, as the summit of creation and the centre of the social, economic and political order. Based on this vision, with concern for human beings and sensitivity to concrete historical processes, the Church’s teaching contributes to a vision of the world opposed to individualistic visions, since it is based on the interplay between persons and directed to the common good. At the same time, that teaching is opposed to the collectivistic visions that today are reemerging in a new form, concealed behind projects of technocratic standardization. This is not simply a matter of “politics”; the Church’s social teaching is grounded in the word of God and seeks to promote integral human development on the basis of our faith in the God who became man. For this reason, it should be practised, cherished and developed. Let us once more become passionate about that teaching, let us make it known, for it is a treasure of the Church’s tradition! It is precisely from your study of the Church’s social doctrine that you too have felt called to combat forms of inequality that strike especially the most fragile, and to work in promoting a real and effective fraternity.

Solidarity, cooperation and responsibility: in these days you have placed these three words at the centre of your discussions. Three words that recall the mystery of God himself, who, as Trinity, a communion of persons, inspires us to find our fulfilment in generous openness to others (solidarity), through collaboration with others (cooperation) and through commitment to others (responsibility). He inspires us to do this in every aspect of our life in society, through our relationships, our work and civic engagements, our relationship with creation and our participation in political life. In every sphere of life, today more than ever, we are bound to witness our concern for others, to think not only of ourselves, and to commit ourselves freely to the development of a more just and equitable society where forms of selfishness and partisan interests do not prevail. At the same time, we are called to be vigilant in upholding respect for the human person and his or her freedom, and in safeguarding his or her inviolable dignity. This is the mission of implementing the Church’s social doctrine.

Dear friends, in promoting these values and this way of living – as we know – we often find ourselves going against the grain, yet let us always remember that we are not alone. God has drawn near to us. Not merely in words, but by his very presence: in Jesus, God became incarnate. With Jesus, who became our brother, we recognize in every man a brother, in every woman a sister. This universal communion inspires us, as a believing community, to cooperate readily with everyone for the common good: without forms of rejection, exclusivity or prejudice. As Christians, we are called to a love that transcends borders and limits; we are called to be a sign and witness that it is possible to pass beyond the walls of selfishness and personal and national interest. Beyond the power of money that often decides the destiny of peoples; beyond ideological divisions that foster hatred; beyond all historical and cultural barriers and, above all, beyond indifference, that culture of indifference which, sadly, we experience daily. We can be “brothers and sisters all”, and so we can and must think and work as “brothers and sisters of all”. This may seem to be an unrealistic utopia. But we prefer to believe that it is a dream that can come true. For it is the dream of the triune God. With his help, it is a dream that can begin to become reality, also in our world.

Building a more solidary, just and equitable world is a daunting enterprise. For believers, however, it is not simply a practical matter, with no relation to doctrine. Indeed, it is the way to embody our faith, to praise the God who loves men and women, who loves life. Dear brothers and sisters, the good that you do for every person on earth brings joy to the heart of God in heaven. Continue resolutely on this path. I accompany you with my prayers and I bless you in your work. And I ask you, please, not to forget to pray for me. Thank you.

[01458-EN.02] [Original text: Italian]

[B0687-XX.03]