Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Vescovi Amici del Movimento dei Focolari e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
vi saluto tutti con affetto, e vi ringrazio di aver voluto questo incontro, anche se la maggior parte di voi vi partecipa da lontano. Ma siamo vicini, anzi, uniti nell’unico Corpo e nell’unico Spirito!
Saluto il Cardinale Francis Xavier Kovithavanij, che non è potuto venire per la malattia: preghiamo per una pronta ripresa! E ringrazio i Vescovi che hanno presentato l’esperienza di questi vostri incontri, iniziati quarant’anni fa. Un cammino di amicizia che ha una radice forte, una radice solida. E su questo vorrei riflettere con voi.
L’Opera di Maria, o Movimento dei Focolari, ha sempre coltivato, per il carisma ricevuto dalla fondatrice Chiara Lubich, il senso e il servizio dell’unità: unità nella Chiesa, unità tra tutti i credenti, unità nel mondo intero, “a cerchi concentrici”. Questo ci fa pensare alla definizione che il Concilio Vaticano II ha dato della Chiesa: «il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Cost. Lumen gentium, 1). In mezzo alle lacerazioni e alle distruzioni della guerra, lo Spirito pose nel cuore giovane di Chiara un seme di fraternità, un seme di comunione. Un seme che da quel gruppo di amiche, a Trento, si è sviluppato ed è cresciuto, attirando uomini e donne di ogni lingua e nazione con la forza dell’amore di Dio, che crea unità senza annullare le diversità, anzi, valorizzandole e armonizzandole. Mi viene alla mente quello che dice di Basilio [di Cesarea] dello Spirito: “Ipse unitas est, ipse est harmonia”.
È evidente la “parentela” – per così dire – che c’è tra questo carisma e il ministero dei vescovi. Noi vescovi siamo al servizio del popolo di Dio, perché si edifichi nell’unità della fede, della speranza e della carità. Nel cuore del vescovo, lo Spirito Santo imprime la volontà del Signore Gesù: che tutti i cristiani siano una cosa sola, a lode e gloria di Dio Uno e Trino e perché il mondo creda in Gesù Cristo (cfr Gv 17,21). Papa, vescovi, siamo al servizio non di un’unità esteriore, di una “uniformità”, no, ma del mistero di comunione che è la Chiesa in Cristo e nello Spirito Santo, la Chiesa come Corpo vivo, come popolo in cammino nella storia e nello stesso tempo oltre la storia. Popolo inviato nel mondo a testimoniare Cristo, perché Lui, Lumen gentium, Luce delle genti, possa attirare tutti a sé, con la forza mite e misericordiosa del suo Mistero pasquale.
Cari fratelli, questo, possiamo dire, è il “sogno” di Dio. È il suo disegno di riconciliare e armonizzare in Cristo tutto e tutti (cfr Ef 1,10; Col 1,20). È questo anche il “sogno” della fraternità, a cui ho dedicato l’Enciclica Fratelli tutti. Davanti alle “ombre di un mondo chiuso”, dove tanti sogni di unità “vanno in frantumi”, dove manca “un progetto per tutti” e la globalizzazione naviga “senza una rotta comune”, dove il flagello della pandemia rischia di esasperare le disuguaglianze, lo Spirito ci chiama ad “avere l’audacia – la parresia – di essere uno”, come dice il titolo del vostro incontro. Osare l’unità. Partendo dalla consapevolezza che l’unità è dono – è l’altra parte del titolo.
Il coraggio dell’unità ce lo testimoniano soprattutto i santi: pochi giorni fa abbiamo celebrato San Cornelio, Papa, e San Cipriano, vescovo. Proprio a quest’ultimo dobbiamo la stupenda definizione della Chiesa come «popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (De Orat. Dom. 23: PL 4, 553). Ma pensiamo anche a tanti testimoni dei nostri tempi, pastori e laici, che hanno avuto “l’audacia dell’unità”, pagando di persona un prezzo a volte molto alto. Perché l’unità che ci ha donato e ci dona Gesù Cristo non è unanimismo, non è andare d’accordo a tutti i costi. Obbedisce a un criterio fondamentale, che è il rispetto della persona, il rispetto del volto dell’altro, specialmente del povero, del piccolo, dell’escluso.
Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio ancora di questo incontro. Soprattutto vi ringrazio per l’impegno con cui portate avanti questo cammino di amicizia – mi raccomando: sempre aperto, mai esclusivo –, per crescere nel servizio alla comunione. Continuate a sorridere, che è parte del vostro carisma. Prego per voi e per le vostre comunità. Il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.
Ci benedica tutti il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.
[01282-IT.02] [Testo originale: Italiano]
[B0599-XX.02]