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Santa Messa in occasione della I Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani, 25.07.2021


Parole di S.E. Mons. Rino Fisichella all’inizio della Celebrazione Eucaristica

Omelia preparata dal Santo Padre per la circostanza

Alle ore 10.00 di questa mattina, XVII Domenica del Tempo Ordinario, S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, ha celebrato - in rappresentanza del Santo Padre Francesco - la Santa Messa nella Basilica Vaticana nella I Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani.

Pubblichiamo di seguito le parole rivolte ai fedeli all’inizio della Celebrazione Eucaristica da S.E. Mons. Fisichella e l’omelia preparata dal Papa per la circostanza che è stata pronunciata dallo stesso Mons. Fisichella nel corso della Messa, dopo la proclamazione del Vangelo:

Parole di S.E. Mons. Rino Fisichella all’inizio della Celebrazione

Fratelli e sorelle, carissime nonne e carissimi nonni, voi attendevate giustamente Papa Francesco. Il Papa vi saluterà alla fine, celebrando l’Angelus. Voi sapete che questi, per lui, sono giorni di convalescenza, e noi desideriamo che non si affatichi ulteriormente, perché possa trascorrere questi ultimi giorni in riposo per riprendere pienamente le forze e il suo ministero pastorale.

[01029-IT.00] [Testo originale: Italiano]

Omelia preparata dal Santo Padre per la circostanza

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Testo in lingua italiana

Fratelli e sorelle, ho il piacere e l’onore di dare lettura dell’omelia che Papa Francesco ha preparato per questa circostanza.

Mentre sedeva per insegnare, Gesù «alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”» (Gv 6,5). Gesù non si limita a dare insegnamenti, ma si lascia interrogare dalla fame che abita la vita della gente. E, così, sfama la folla distribuendo i cinque pani d’orzo e i due pesci ricevuti da un ragazzo. Alla fine, poiché avanzano diversi pezzi di pane, dice ai suoi di raccoglierli, «perché nulla vada perduto» (v. 12).

In questa Giornata, dedicata ai nonni e agli anziani, vorrei soffermarmi proprio su questi tre momenti: Gesù che vede la fame della folla; Gesù che condivide il pane; Gesù che raccomanda di raccogliere i pezzi avanzati. Tre momenti che possono essere riassunti in tre verbi: vedere, condividere, custodire.

Il primo, vedere. L’evangelista Giovanni, all’inizio del racconto, sottolinea questo particolare: Gesù alza gli occhi e vede la folla affamata dopo aver camminato tanto per incontrarlo. Così inizia il miracolo, con lo sguardo di Gesù, che non è indifferente o indaffarato, ma avverte i morsi della fame che attanaglia l’umanità stanca. Egli si preoccupa di noi, ha premura per noi, vuole sfamare la nostra fame di vita, di amore, e di felicità. Negli occhi di Gesù vediamo lo sguardo di Dio: è uno sguardo attento, che si accorge di noi, che scruta le attese che portiamo nel cuore, che scorge la fatica, la stanchezza e la speranza con cui andiamo avanti. Uno sguardo che sa cogliere il bisogno di ciascuno: agli occhi di Dio non esiste la folla anonima, ma ogni persona con la sua fame. Gesù ha uno sguardo contemplativo, capace cioè di fermarsi davanti alla vita dell’altro e di leggervi dentro.

Questo è anche lo sguardo che i nonni e gli anziani hanno avuto sulla nostra vita. È il modo con cui essi, fin dalla nostra infanzia, si sono presi cura di noi. Dopo una vita fatta di sacrifici, non sono stati indifferenti con noi o indaffarati senza di noi. Hanno avuto occhi attenti, colmi di tenerezza. Quando stavamo crescendo e ci sentivamo incompresi, o impauriti per le sfide della vita, si sono accorti di noi, di cosa stava cambiando nel nostro cuore, delle nostre lacrime nascoste e dei sogni che portavamo dentro. Siamo passati tutti dalle ginocchia dei nonni, che ci hanno tenuti in braccio. Ed è anche grazie a questo amore che siamo diventati adulti.

E noi: quale sguardo abbiamo verso i nonni e gli anziani? Quand’è l’ultima volta che abbiamo fatto compagnia o telefonato a un anziano per dirgli la nostra vicinanza e lasciarci benedire dalle sue parole? Soffro quando vedo una società che corre, indaffarata, indifferente, presa da troppe cose e incapace di fermarsi per rivolgere uno sguardo, un saluto, una carezza. Ho paura di una società nella quale siamo tutti una folla anonima e non siamo più capaci di alzare lo sguardo e riconoscerci. I nonni, che hanno nutrito la nostra vita, oggi hanno fame di noi: della nostra attenzione, della nostra tenerezza. Di sentirci accanto. Alziamo lo sguardo verso di loro, come fa Gesù con noi.

Il secondo verbo: condividere. Dopo aver visto la fame di quelle persone, Gesù desidera sfamarle. Ma ciò avviene grazie al dono di un giovane ragazzo, che offre i suoi cinque pani e i due pesci. È bello che al centro di questo prodigio, di cui ha beneficiato tanta gente adulta – circa cinquemila persone – ci sia un ragazzo, un giovane, che condivide quello che ha.

Oggi c’è bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, c’è bisogno di condividere il tesoro comune della vita, di sognare insieme, di superare i conflitti tra generazioni per preparare il futuro di tutti. Senza questa alleanza di vita, di sogni, e di futuro, rischiamo di morire di fame, perché aumentano i legami spezzati, le solitudini, gli egoismi, le forze disgregatrici. Spesso, nelle nostre società abbiamo consegnato la vita all’idea che “ognuno pensa per sé”. Ma questo uccide! Il Vangelo ci esorta a condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo: solo così possiamo essere saziati. Tante volte ho ricordato ciò che dice in proposito il profeta Gioele (cfr Gl 3,1): giovani e anziani insieme. I giovani, profeti del futuro che non dimenticano la storia da cui provengono; gli anziani, sognatori mai stanchi che trasmettono esperienza ai giovani, senza sbarrare loro la strada. Giovani e anziani, il tesoro della tradizione e la freschezza dello Spirito. Giovani e anziani insieme. Nella società e nella Chiesa: insieme.

Il terzo verbo: custodire. Dopo che ebbero mangiato, il Vangelo annota che avanzarono molti pezzi di pane. E Gesù raccomanda: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (Gv 6,12). Così è il cuore di Dio: non solo ci dona più di quanto abbiamo bisogno, ma si preoccupa anche che nulla vada perduto, nemmeno un frammento. Un piccolo pezzo di pane può sembrare poca cosa, ma agli occhi di Dio niente deve essere scartato. A maggior ragione nessuno è da scartare. È un invito profetico che oggi siamo chiamati a far riecheggiare in noi e nel mondo: raccogliete, conservate con cura, custodite. I nonni e gli anziani non sono degli avanzi di vita, degli scarti da buttare. Sono quei pezzi di pane preziosi rimasti sulla tavola della nostra vita, che possono ancora nutrirci con una fragranza che abbiamo perso, “la fragranza della misericordia e della memoria”. Non perdiamo la memoria di cui gli anziani sono portatori, perché siamo figli di quella storia e senza radici appassiremo. Essi ci hanno custoditi lungo il cammino della crescita, ora tocca a noi custodire la loro vita, alleggerire le loro difficoltà, ascoltare i loro bisogni, creare le condizioni perché possano essere facilitati nelle incombenze quotidiane e non si sentano soli. Chiediamoci: “Ho fatto una visita ai nonni? Agli anziani della mia famiglia o del mio quartiere? Ho prestato loro ascolto? Ho dedicato loro un po’ di tempo?” Custodiamoli, perché nulla vada perduto: nulla della loro vita e dei loro sogni. Sta a noi, oggi, prevenire il rimpianto di domani per non aver dedicato abbastanza attenzione a chi ci ha amato e ci ha donato la vita.

Fratelli e sorelle, i nonni e gli anziani sono pane che nutre la nostra vita. Siamo grati per i loro occhi attenti, che si sono accorti di noi, per le loro ginocchia che ci hanno tenuto in braccio, per le loro mani che ci hanno accompagnato e sollevato, per i giochi che hanno fatto con noi e per le carezze con cui ci hanno consolato. Per favore, non dimentichiamoci di loro. Alleiamoci con loro. Impariamo a fermarci, a riconoscerli, ad ascoltarli. Non scartiamoli mai. Custodiamoli nell’amore. E impariamo a condividere con loro del tempo. Ne usciremo migliori. E, insieme, giovani e anziani, ci sazieremo alla mensa della condivisione, benedetta da Dio.

[01026-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Frères et sœurs, j’ai le plaisir et l’honneur de lire l’homélie que le Pape François a préparée pour cette circonstance.

Alors qu’il s’asseyait pour enseigner, Jésus « leva les yeux et vit qu’une foule nombreuse venait à lui. Il dit à Philippe : “Où pourrions-nous acheter du pain pour qu’ils aient à manger ?” » (Jn 6, 5). Jésus ne se contente pas de donner des enseignements, mais il se laisse interroger par la faim qui habite la vie des gens. Et, ainsi, il nourrit la foule en distribuant cinq pains d’orge et deux poissons qu’il a reçus d’un jeune garçon. A la fin, comme il restait des morceaux de pain, il dit aux siens de les rassembler, « pour que rien ne se perde » (v. 12).

En cette Journée consacrée aux grands-parents et aux personnes âgées, je voudrais m’arrêter précisément sur ces trois moments : Jésus qui voit la faim de la foule ; Jésus qui partage le pain ; Jésus qui recommande de rassembler les morceaux qui sont restés. Trois moments qui peuvent être résumés en trois verbes : voir, partager, garder.

Voir. L’évangéliste Jean, au début du récit, souligne ce détail : Jésus lève les yeux et voit la foule affamée qui a beaucoup marché pour le rencontrer. C’est ainsi que commence le miracle, par le regard de Jésus qui n’est pas indifférent ou affairé, mais qui ressent les affres de la faim qui tenaille l’humanité épuisée. Il se préoccupe de nous, il a de la sollicitude pour nous, il veut assouvir notre faim de vie, d’amour et de bonheur. Dans les yeux de Jésus, nous voyons le regard de Dieu : c’est un regard attentif qui nous aperçoit, qui scrute les attentes que nous portons dans le cœur, qui voit la fatigue, l’épuisement et l’espoir avec lesquels nous allons de l’avant. Un regard qui sait saisir le besoin de chacun : aux yeux de Dieu il n’existe pas de foule anonyme, mais chaque personne avec sa faim. Jésus a un regard contemplatif, c’est-à-dire, capable de s’arrêter devant la vie de l’autre et de lire dedans.

C’est aussi le regard que les grands-parents et les personnes âgées ont eu sur notre vie. C’est la manière dont ils ont pris soin de nous depuis notre enfance. Après une vie souvent faite de sacrifices, ils ne nous ont pas été indifférents ou occupés sans nous. Ils ont eu des yeux attentifs, remplis de tendresse. Lorsque nous grandissions et que nous nous sentions incompris, ou apeurés par les défis de la vie, ils se sont rendus compte de ce qui changeait dans notre cœur, de nos larmes cachées et des rêves que nous portions au-dedans de nous. Nous sommes tous passés par les genoux des grands-parents, qui nous ont tenus dans les bras. Et c’est aussi grâce à cet amour que nous sommes devenus adultes.

Et nous : quel regard avons-nous sur les grands-parents et les personnes âgées ? Quelle est la dernière fois où nous avons tenu compagnie ou téléphoné à une personne âgée pour lui exprimer notre proximité et nous laisser bénir par ses paroles ? Je souffre quand je vois une société qui court, affairée et indifférente, absorbée par trop de choses et incapable de s’arrêter pour porter un regard, une salutation, une caresse. J’ai peur d’une société dans laquelle nous sommes tous une foule anonyme et nous ne sommes plus capables de lever les yeux et de nous reconnaître. Les grands-parents, qui ont nourri notre vie, ont aujourd’hui faim de nous : de notre attention, de notre tendresse. De nous sentir proches. Levons les yeux vers eux, comme Jésus le fait avec nous.

Partager. Après avoir vu la faim de ces personnes, Jésus veut les nourrir. Mais cela se fait grâce au don d’un jeune garçon, qui offre ses cinq pains et deux poissons. Il est beau qu’au centre de ce prodige, dont a bénéficié tant de personnes adultes – environs cinq mille personnes – il y ait un garçon, une jeune, qui partage ce qu’il a.

Aujourd’hui nous avons besoin d’une nouvelle alliance entre les jeunes et les personnes âgées, de partager le trésor commun de la vie, de rêver ensemble, de surmonter les conflits entre les générations afin de préparer l’avenir de tous. Sans cette alliance de vie, de rêves et d’avenir, nous risquons de mourir de faim, parce que les liens brisés, les solitudes, les égoïsmes, les forces destructrices augmentent. Souvent dans nos sociétés, nous avons donné à la vie l’idée de “chacun pour soi”. Mais cela tue ! L’Evangile nous exhorte à partager ce que nous sommes et ce que nous avons : c’est seulement ainsi que nous pouvons être rassasiés. J’ai rappelé plusieurs fois ce que dit à ce propos le prophète Joël : (cf. Jl 3, 1) : jeunes et personnes âgées ensemble. Les jeunes, prophètes de l’avenir qui n’oublient pas l’histoire d’où ils viennent ; les personnes âgées, rêveurs jamais fatigués qui transmettent l’expérience aux jeunes, sans leur barrer la route. Jeunes et personnes âgées, le trésor de la tradition et la fraîcheur de l’Esprit. Jeunes et personnes âgées ensemble. Dans la société et dans l’Eglise : ensemble.

Garder. Après qu’ils eurent mangé, l’Evangile mentionne que de nombreux morceaux de pain sont restés. Et Jésus recommande : « Rassemblez les morceaux en surplus, pour que rien ne se perde » (Jn 6, 12). C’est ainsi qu’est le cœur de Dieu: non seulement il nous donne plus que ce dont nous avons besoin, mais il se soucie aussi que rien ne se perde, pas même un fragment. Un petit morceau de pain peut sembler peu de chose, mais aux yeux de Dieu rien ne doit être rejeté. A plus forte raison personne ne doit être rejeté. C’est une invitation prophétique que nous sommes appelés aujourd’hui à faire retentir en nous et dans le monde : rassemblez, conservez avec soin, gardez. Les grands-parents et les personnes âgées ne sont pas des restes de vie, des déchets à jeter. Ils sont ces précieux morceaux de pain qui sont restés sur la table de notre vie, qui peuvent encore nous nourrir d’une odeur agréable que nous avons perdue, “l’odeur agréable de la mémoire”. Ne perdons pas la mémoire dont sont porteuses les personnes âgées, car nous sommes fils de cette histoire et sans racines nous flétrirons. Elles nous ont protégés tout au long du chemin de la croissance, maintenant c’est à nous de protéger leur vie, d’alléger leurs difficultés, d’écouter leurs besoins, de créer les conditions pour qu’elles puissent être facilitées dans les tâches quotidiennes et ne se sentent pas seules. Demandons-nous : “Est-ce que j’ai rendu visite aux grands-parents ? Aux personnes âgées de ma famille ou de mon quartier ? Est-ce que je les ai écoutés ? Est-ce que je leur ai accordé un peu de temps ?”. Protégeons-les, afin que rien ne se perde : rien de leur vie et de leurs rêves. Il nous revient, aujourd’hui, de prévenir le regret de demain de ne pas avoir consacré assez d’attention à ceux qui nous ont aimés et nous ont donné la vie.

Frères et sœurs, les grands-parents et les personnes âgées sont le pain qui nourrit notre vie. Soyons reconnaissants pour leurs yeux attentifs, qui nous ont aperçus, pour leurs genoux qui nous ont tenus dans les bras, pour leurs mains qui nous ont accompagnés et soulevés, pour les jeux qu’ils ont faits avec nous et pour les caresses avec lesquelles ils nous ont consolés. S’il vous plaît, ne les oublions pas. Allions-nous à eux. Apprenons à nous arrêter, à les reconnaître, à les écouter. Ne les rejetons jamais. Gardons-les dans l’amour. Et apprenons à partager du temps avec eux. Nous en sortirons meilleurs. Et ensemble, jeunes et personnes âgées, nous nous rassasierons à la table du partage bénie par Dieu.

[01026-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

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[01026-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern, es freut mich und es ist mir eine Ehre, die Homilie vorzulesen, die Papst Franziskus zu diesem Anlass vorbereitet hat.

Jesus saß, um zu lehren; als er »aufblickte und sah, dass so viele Menschen zu ihm kamen, fragte er Philippus: Wo sollen wir Brot kaufen, damit diese Leute zu essen haben?« (Joh 6,5). Jesus begnügt sich nicht damit zu lehren, sondern stellt sich der Anfrage durch den Hunger, der im Leben der Menschen beständig da ist. Und so speist er die Menge, indem er die fünf Gerstenbrote und die zwei Fische verteilt, die er von einem kleinen Jungen erhalten hat. Da einige Brotstücke übrig geblieben sind, befiehlt er am Ende seinen Jüngern, sie einzusammeln, »damit nichts verdirbt« (V. 12).

An diesem Tag, der den Großeltern und älteren Menschen gewidmet ist, möchte ich mich genau auf diese drei Momente konzentrieren: Jesus sieht den Hunger der Menge; Jesus teilt das Brot; Jesus fordert dazu auf, die übrig gebliebenen Stücke einzusammeln. Drei Momente, die sich in drei Verben zusammenfassen lassen: sehen, teilen, behüten.

Das erste ist sehen. Der Evangelist Johannes hebt zu Beginn der Erzählung dieses Detail hervor: Jesus blickt auf und sieht die vielen Menschen, die hungrig sind, nachdem sie weit gelaufen sind, um ihm zu begegnen. So beginnt das Wunder, mit dem Blick Jesu, der nicht gleichgültig oder zu beschäftigt ist, sondern den quälenden Hunger spürt, der die müde Menschheit plagt. Er macht sich Sorgen um uns, er sorgt für uns, er will unseren Hunger nach Leben, nach Liebe, nach Glück stillen. In den Augen Jesu finden wir den Blick Gottes: Es ist ein aufmerksamer Blick, der uns wahrnimmt, der die Erwartungen, die wir im Herzen tragen, erforscht, der die Mühen, die Müdigkeit und die Hoffnung sieht, mit der wir weitermachen. Ein Blick, der die Not jedes einzelnen Menschen zu erfassen weiß: In Gottes Augen gibt es keine anonyme Masse, sondern jeden einzelnen Menschen mit seinem eigenen Hunger. Jesus hat einen tiefer schauenden Blick, der nämlich in der Lage ist, vor dem Leben eines anderen Menschen stehen zu bleiben und darin zu lesen.

Dies ist auch der Blick, den die Großeltern und älteren Menschen auf unser Leben geworfen haben. Es ist die Art und Weise, wie sie sich seit unserer Kindheit um uns gekümmert haben. Nach einem opfervollen Leben sind sie nicht gleichgültig gegenüber uns gewesen oder zu beschäftigt ohne uns. Sie hatten einen wachen Blick, voll von Zärtlichkeit. Als wir aufwuchsen und uns unverstanden fühlten, oder wenn wir Angst vor den Herausforderungen des Lebens hatten, bemerkten sie uns und was sich in unseren Herzen veränderte, unsere heimlichen Tränen und die Träume, die wir in uns trugen. Wir sind alle auf den Knien unserer Großeltern gesessen, die uns in ihren Armen hielten. Und auch dieser Liebe ist es zu verdanken, dass wir erwachsen geworden sind.

Und wir: Welchen Blick haben wir für die Großeltern und älteren Menschen? Wann haben wir das letzte Mal einem älteren Menschen Gesellschaft geleistet oder ihn angerufen, um ihm zu sagen, dass wir ihm nahe sind, und um uns von seinen Worten segnen zu lassen? Ich leide, wenn ich eine Gesellschaft sehe, die umherhetzt, die sehr beschäftigt, gleichgültig ist, von zu vielen Dingen in Beschlag genommen und unfähig, für einen Blick, einen Gruß, eine Liebkosung innezuhalten. Ich habe Angst vor einer Gesellschaft, in der wir alle eine anonyme Masse bilden und nicht mehr fähig sind, aufzublicken und uns gegenseitig zu erkennen. Die Großeltern, die unser Leben genährt haben, sind jetzt hungrig nach uns: nach unserer Aufmerksamkeit, nach unserer Zärtlichkeit; danach, unsere Nähe zu spüren. Richten wir unseren Blick auf sie, so wie es Jesus mit uns tut.

Das zweite Verb: teilen. Nachdem Jesus den Hunger dieser Menschen gesehen hat, möchte er sie speisen. Dies aber geschieht dank der Gabe eines kleinen Jungen, der seine fünf Brote und zwei Fische anbietet. Es ist schön, dass im Zentrum dieses Wunders, von dem so viele Erwachsene – etwa fünftausend Menschen – profitiert haben, ein Junge steht, ein Jugendlicher, der teilt, was er hat.

Heute braucht es eine neue Allianz zwischen Jungen und Alten, man muss den gemeinsamen Schatz des Lebens teilen, gemeinsam träumen, die Konflikte zwischen den Generationen überwinden und die Zukunft für alle vorbereiten. Ohne diese Allianz des Lebens, der Träume, der Zukunft laufen wir Gefahr zu verhungern, weil die abgebrochenen Beziehungen, die Einsamkeit, der Egoismus und die Auflösungskräfte zunehmen. Oft haben wir in unserer Gesellschaft das Leben der Idee gewidmet: „Jeder denkt an sich selbst“. Aber das ist tödlich! Das Evangelium ermahnt uns, zu teilen, was wir sind und was wir haben – nur so wird unser Hunger gestillt werden. Oft habe ich daran erinnert, was der Prophet Joël dazu sagt (vgl. Joël 3,1): Junge und Alte zusammen. Die jungen Menschen, Propheten der Zukunft, die die Geschichte, von der sie herkommen, nicht vergessen; die älteren Menschen, nimmermüde Träumer, die ihre Erfahrung an die Jungen weitergeben, ohne ihnen den Weg zu versperren. Junge und Alte, der Schatz der Tradition und die Frische des Geistes. Junge Menschen und ältere Menschen zusammen. In Gesellschaft und Kirche: gemeinsam.

Das dritte Verb: behüten. Nachdem sie gegessen hatten, so merkt das Evangelium an, waren viele Brotstücke übrig geblieben. Und Jesus mahnt: »Sammelt die übrig gebliebenen Brocken, damit nichts verdirbt« (Joh 6,12). So ist das Herz Gottes: Er gibt uns nicht nur mehr, als wir brauchen, sondern er ist auch darauf bedacht, dass nichts verloren geht, nicht einmal ein Bruchstück. Ein kleines Stück Brot mag wenig erscheinen, aber in Gottes Augen darf nichts weggeworfen werden. Umso mehr ist niemand auszusondern. Es ist ein prophetischer Aufruf, den wir heute in uns selbst und in der Welt wieder neu erschallen lassen müssen: sammelt, bewahrt sorgfältig und behütet. Die Großeltern und älteren Menschen sind keine wegzuwerfenden Reste des Lebens. Sie sind jene kostbaren Brotstücke auf dem Tisch unseres Lebens, die uns immer noch mit einem Duft nähren können, den wir verloren haben, nämlich mit dem „Duft der Barmherzigkeit und der Erinnerung“. Verlieren wir nicht die Erinnerung, deren Träger die Älteren sind. Wir sind Kinder dieser Geschichte und ohne Wurzeln werden wir verdorren. Sie haben uns auf dem Weg des Wachstums behütet, jetzt ist es an uns, ihr Leben zu behüten, ihre Schwierigkeiten zu lindern, auf ihre Bedürfnisse zu hören, die Bedingungen zu schaffen, damit ihnen bei ihren täglichen Aufgaben geholfen werden kann und sie sich nicht allein fühlen. Fragen wir uns: „Habe ich meine Großeltern besucht? Die älteren Menschen in meiner Familie oder Nachbarschaft? Habe ich ihnen zugehört? Habe ich ihnen etwas Zeit geschenkt?“ Kümmern wir uns um sie, damit nichts verloren geht: nichts von ihrem Leben und ihren Träumen. Es liegt an uns, heute vorzubeugen, um morgen nicht zu bedauern, dass wir denen, die uns geliebt und uns das Leben geschenkt haben, nicht genug Aufmerksamkeit gewidmet haben.

Brüder und Schwestern, die Großeltern und älteren Menschen sind das Brot, das unser Leben nährt. Wir sind dankbar für ihren wachen Blick, der uns wahrgenommen hat, für ihren Schoß, auf dem wir sitzen durften, wenn sie uns in den Arm genommen haben, für ihre Hände, die uns begleitet und aufgerichtet haben, für die Spiele, die sie mit uns gespielt haben, und für die Liebkosungen, mit denen sie uns getröstet haben. Bitte, vergessen wir sie nicht. Verbünden wir uns mit ihnen. Lernen wir, innezuhalten, sie anzuerkennen und ihnen zuzuhören. Sondern wir sie niemals aus. Lasst sie uns in Liebe behüten. Und lernen wir, Zeit mit ihnen zu verbringen. Dadurch werden wir zu besseren Menschen. Und gemeinsam, junge Menschen und ältere Menschen, werden wir satt am Tisch des Teilens, der von Gott gesegnet ist.

[01026-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Hermanos y hermanas, tengo el placer y el honor de leer la homilía que el Papa Francisco ha preparado para esta ocasión.

Mientras estaba sentado enseñando, «al levantar la vista, Jesús vio que una gran multitud acudía a él, y le preguntó a Felipe: “¿Dónde compraremos pan para que coma esta gente?”» (Jn 6,5). Jesús no se limita a enseñar, sino que se deja interrogar por el hambre que anida en la vida de la gente. Y, de ese modo, da de comer a la multitud distribuyendo los cinco panes de cebada y los dos pescados que un muchacho le ofreció. Al final, como sobraron bastantes pedazos de pan, les dijo a los suyos que los recogieran, «para que no se pierda nada» (v. 12).

En esta Jornada, dedicada a los abuelos y a los mayores, quisiera detenerme precisamente en estos tres momentos: Jesús que ve el hambre de la multitud; Jesús que comparte el pan; Jesús que ordena recoger los pedazos sobrantes. Tres momentos que se pueden resumir en tres verbos: ver, compartir, custodiar.

El primero, ver. El Evangelista Juan, al principio de la narración, señala este particular: Jesús levanta los ojos y ve a la multitud hambrienta después de haber caminado mucho para encontrarlo. Así inicia el milagro, con la mirada de Jesús, que no es indiferente ni está atareado, sino que advierte los espasmos del hambre que atormentan a la humanidad cansada. Él se preocupa por nosotros, nos cuida, quiere saciar nuestra hambre de vida, de amor y de felicidad. En los ojos de Jesús descubrimos la mirada de Dios: una mirada que es atenta, que escudriña los anhelos que llevamos en el corazón, que ve la fatiga, el cansancio y la esperanza con las que vamos adelante. Una mirada que sabe captar la necesidad de cada uno. A los ojos de Dios no existe la multitud anónima, sino cada persona con su hambre. Jesús tiene una mirada contemplativa, es decir, capaz de detenerse ante la vida del otro y descifrarla.

Esta es también la mirada con la que los abuelos y los mayores han visto nuestra vida. Es el modo en el que ellos, desde nuestra infancia, se han hecho cargo de nosotros. Habiendo tenido una vida muy sacrificada, no nos han tratado con indiferencia ni se han desentendido de nosotros, sino que han tenido ojos atentos, llenos de ternura. Cuando estábamos creciendo y nos sentíamos incomprendidos o asustados por los desafíos de la vida, se fijaron en nosotros, en lo que estaba cambiando en nuestro corazón, en nuestras lágrimas escondidas y en los sueños que llevábamos dentro. Todos hemos pasado por las rodillas de los abuelos, que nos han llevado en brazos. Y es gracias también a este amor que nos hemos convertido en adultos.

Y nosotros, ¿qué mirada tenemos hacia los abuelos y los mayores? ¿Cuándo fue la última vez que hicimos compañía o llamamos por teléfono a un anciano para manifestarle nuestra cercanía y dejarnos bendecir por sus palabras? Sufro cuando veo una sociedad que corre, atareada, indiferente, afanada en tantas cosas e incapaz de detenerse para dirigir una mirada, un saludo, una caricia. Tengo miedo de una sociedad en la que todos somos una multitud anónima e incapaces de levantar la mirada y reconocernos. Los abuelos, que han alimentado nuestra vida, hoy tienen hambre de nosotros, de nuestra atención, de nuestra ternura, de sentirnos cerca. Alcemos la mirada hacia ellos, como Jesús hace con nosotros.

El segundo verbo: compartir. Después de haber visto el hambre de aquellas personas, Jesús desea saciarlas. Y lo hace gracias al don de un muchacho joven, que ofrece sus cinco panes y los dos peces. Es muy hermoso que un muchacho, un joven, que comparte lo que tiene, esté en el centro de este prodigio del que se benefició tanta gente adulta —unas cinco mil personas—.

Hoy tenemos necesidad de una nueva alianza entre los jóvenes y los mayores, hoy tenemos necesidad de compartir el común tesoro de la vida, de soñar juntos, de superar los conflictos entre generaciones para preparar el futuro de todos. Sin esta alianza de vida, de sueños, de futuro, nos arriesgamos a morir de hambre, porque aumentan los vínculos rotos, las soledades, los egoísmos, las fuerzas disgregadoras. Frecuentemente, en nuestras sociedades hemos entregado la vida a la idea de que “cada uno se ocupe de sí mismo”. Pero eso mata. El Evangelio nos exhorta a compartir lo que somos y lo que tenemos, ese es el único modo en que podemos ser saciados. He recordado muchas veces lo que dice a este propósito el profeta Joel (cf. Jl 3,1): Jóvenes y ancianos juntos. Los jóvenes, profetas del futuro que no olvidan la historia de la que provienen; los ancianos, soñadores nunca cansados que trasmiten la experiencia a los jóvenes, sin entorpecerles el camino. Jóvenes y ancianos, el tesoro de la tradición y la frescura del Espíritu. Jóvenes y ancianos juntos. En la sociedad y en la Iglesia: juntos.

El tercer verbo: custodiar. Después de que todos comieron, el Evangelio refiere que sobraron muchos pedazos de pan. Ante esto, Jesús da una indicación: «Recojan los pedazos que han sobrado, para que no se pierda nada» (Jn 6,12). Es así el corazón de Dios, no sólo nos da mucho más de lo que necesitamos, sino que se preocupa también de que nada se desperdicie, ni siquiera un fragmento. Un pedacito de pan podría parecer poca cosa, pero a los ojos de Dios nada se debe descartar. Es una invitación profética que hoy estamos llamado a hacer resonar en nosotros mismos y en el mundo: recoger, conservar con cuidado, custodiar. Los abuelos y los mayores no son sobras de la vida, desechos que se deben tirar. Ellos son esos valiosos pedazos de pan que han quedado sobre la mesa de nuestra vida, que pueden todavía nutrirnos con una fragancia que hemos perdido, “la fragancia de la misericordia y de la memoria”. No perdamos la memoria de la que son portadores los mayores, porque somos hijos de esa historia, y sin raíces nos marchitaremos. Ellos nos han custodiado a lo largo de las etapas de nuestro crecimiento, ahora nos toca a nosotros custodiar su vida, aligerar sus dificultades, estar atentos a sus necesidades, crear las condiciones para que se les faciliten sus tareas diarias y no se sientan solos. Preguntémonos: “¿He visitado a los abuelos? ¿a los mayores de la familia o de mi barrio? ¿Los he escuchado? ¿Les he dedicado un poco de tiempo?”. Custodiémoslos, para que no se pierda nada. Nada de su vida ni de sus sueños. Depende de nosotros, hoy, que no nos arrepintamos mañana de no haberles dedicado suficiente atención a quienes nos amaron y nos dieron la vida.

Hermanos y hermanas, los abuelos y los mayores son el pan que alimenta nuestras vidas. Estemos agradecidos por sus ojos atentos, que se fijaron en nosotros, por sus rodillas, que nos acunaron, por sus manos, que nos acompañaron y alzaron, por haber jugado con nosotros y por las caricias con las que nos consolaron. Por favor, no nos olvidemos de ellos. Aliémonos con ellos. Aprendamos a detenernos, a reconocerlos, a escucharlos. No los descartemos nunca. Custodiémoslos con amor. Y aprendamos a compartir el tiempo con ellos. Saldremos mejores. Y, juntos, jóvenes y ancianos, nos saciaremos en la mesa del compartir, bendecida por Dios.

[01026-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Irmãos e irmãs, tenho o prazer e a honra de ler a homilia que o Papa Francisco preparou para esta ocasião (palavras do Arcebispo D. Salvatore Fisichella, Presidente do Pontifício Conselho para a promoção da Nova Evangelização, que presidiu à Celebração Eucarística em nome do Santo Padre).

Estava Jesus sentado a ensinar quando, «erguendo o olhar e reparando que uma grande multidão viera ter com Ele, disse a Filipe: “Onde havemos de comprar pão para esta gente comer?”» (Jo 6, 5). Jesus não Se limita a ensinar, mas deixa-Se interpelar também pela fome que se faz sentir na vida das pessoas. E assim alimenta a multidão, distribuindo os cinco pães de cevada e os dois peixes recebidos dum jovem. Ao fim, sobram ainda numerosos pedaços de pão, dizendo aos seus discípulos que os recolham, «para que nada se perca» (6, 12).

Neste Dia dedicado aos avós e aos idosos, gostaria de deter-me precisamente nestes três momentos: Jesus vê a fome da multidão; Jesus partilha o pão; Jesus recomenda a recolha dos pedaços que sobraram. Três momentos que podem resumir-se em três verbos: ver, partilhar, guardar.

O primeiro, ver. Ao início da narração, o evangelista João sublinha este detalhe: Jesus levanta os olhos e vê a multidão faminta depois de tanto ter caminhado para O encontrar. O milagre começa assim, com o olhar de Jesus; um olhar não indiferente nem apressado mas que sente as aguilhoadas da fome que atribulam a humanidade cansada. Preocupa-Se connosco, cuida de nós, quer saciar a nossa fome de vida, de amor, de felicidade. Nos olhos de Jesus, vemos o olhar de Deus: é um olhar atento, que se dá conta de nós, perscruta os anseios que trazemos no coração, entrevê a fadiga, o cansaço e a esperança com que avançamos. Um olhar que sabe captar as necessidades de cada um: aos olhos de Deus, não existe a multidão anónima, mas cada pessoa com a sua fome. Jesus tem um olhar contemplativo, isto é, capaz de parar em frente da vida do outro e ler dentro dela.

Este é também o olhar que os avós e os idosos tiveram sobre a nossa vida. Foi o modo como cuidaram de nós, desde a nossa infância. Depois duma vida feita de sacrifícios, não se mostraram indiferentes a nosso respeito nem apressados sem nos ligar; mas tiveram olhos atentos, cheios de ternura. No nosso crescimento quando nos sentíamos incompreendidos ou com medo dos desafios da vida, eles deram-se conta de nós, do que estava a mudar no nosso coração, das nossas lágrimas escondidas e dos sonhos que trazíamos dentro de nós. Todos nos sentamos nos joelhos dos avós, que nos tiveram ao colo. E foi também graças a este amor que nos tornamos adultos.

E nós! Que olhar temos para com os avós e os idosos? Quando foi a última vez que fizemos companhia ou telefonamos a um idoso para o certificar da nossa proximidade e deixar-nos abençoar pelas suas palavras? Sofro quando vejo uma sociedade que corre, apressada, indiferente, ocupada com tantas coisas e incapaz de parar para dar um olhar, uma saudação, uma carícia. Tenho medo duma sociedade onde todos formamos uma multidão anónima e já não somos capazes de erguer os olhos e reconhecer-nos. Os avós, que alimentaram a nossa vida, hoje têm fome de nós: da nossa atenção, da nossa ternura; de nos sentir ao pé deles. Ergamos o olhar para eles, como Jesus faz connosco.

 

O segundo verbo: partilhar. Depois de ter visto a fome daquelas pessoas, Jesus quer alimentá-las. Mas isto acontece graças à dádiva dum jovem, que oferece os seus cinco pães e os dois peixes. É belo encontrar, no centro deste prodígio que beneficiou tantos adultos – cerca de cinco mil pessoas –, um rapaz, um jovem, que partilha o que tem.

Hoje há necessidade duma nova aliança entre jovens e idosos, há necessidade de partilhar o tesouro comum da vida, sonhar juntos, superar os conflitos entre as gerações para preparar o futuro de todos. Sem esta aliança de vida, de sonhos, de futuro, corremos o risco de morrer de fome, porque aumentam os laços desfeitos, as solidões, os egoísmos e as forças desagregadoras. Frequentemente, na nossa sociedade, deixamos a vida guiar-se por esta ideia: «cada um pensa por si». Mas isto mata! O Evangelho exorta-nos a partilhar o que somos e temos: só assim poderemos ser saciados. A propósito, já muitas vezes recordei o que diz o profeta Joel (cf. 3, 1): jovens e idosos juntos. Os jovens, profetas do futuro que não esquecem a história donde provêm; os idosos, sonhadores sempre incansáveis que transmitem experiência aos jovens, sem lhes bloquear o caminho. Jovens e idosos, o tesouro da tradição e o frescor do Espírito. Jovens e idosos juntos. Na sociedade e na Igreja: juntos.

 

O terceiro verbo: guardar. Depois de terem comido, o Evangelho observa que sobraram muitos pedaços de pão. E Jesus recomenda: «Recolhei os pedaços que sobraram, para que nada se perca» (Jo 6, 12). Assim é o coração de Deus: não apenas nos dá mais do que precisamos, mas preocupa-se também que nada se perca, nem um pedaço sequer. Um pedaço de pão pode parecer insignificante, mas aos olhos de Deus nada deve ser descartado; e, com mais forte razão, ninguém deve ser descartado. É um convite profético que, hoje, somos chamados a fazer ressoar em nós e no mundo: recolhei, conservai cuidadosamente, guardai. Os avós e os idosos não são sobras de vida, desperdícios para deitar fora. Mas são aqueles preciosos pedaços de pão deixados na mesa da nossa vida, que ainda nos podem nutrir com uma fragrância que perdemos, «a fragrância da misericórdia e da memória». Não percamos a memória de que os idosos são portadores, porque somos filhos daquela história e, sem raízes, murcharemos. Guardaram-nos no caminho do nosso crescimento, agora cabe a nós guardar a vida deles, aliviar as suas dificuldades, atender às suas necessidades, criar as condições que lhes permitam ver facilitadas as suas tarefas diárias e não se sintam sozinhos. Perguntemo-nos: «Visitei os avós? Os idosos da minha família ou do meu bairro? Prestei-lhes atenção? Dediquei-lhes algum tempo?» Guardemo-los, para que nada se perca: nada da sua vida e dos seus sonhos. Cabe a nós, hoje, prevenir o lamento de amanhã por não termos dedicado suficiente atenção a quem nos amou e nos deu a vida.

Irmãos e irmãs, os avós e os idosos são pão que nutre a nossa vida. Sejamos agradecidos pelos seus olhos atentos, que se aperceberam de nós, pelos seus joelhos que nos deram colo, pelas suas mãos que nos acompanharam e levantaram, pelos jogos que fizeram connosco e pelas carícias com que nos consolaram. Por favor, não nos esqueçamos deles. Aliemo-nos com eles. Aprendamos a parar, a reconhecê-los, a ouvi-los. Nunca os descartemos. Guardemo-los amorosamente. E aprendamos a partilhar tempo com eles. Sairemos melhores. E juntos, jovens e idosos, saciar-nos-emos à mesa da partilha, abençoada por Deus.

[01026-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Bracia i siostry, mam przyjemność i zaszczyt odczytać homilię, którą na tę okoliczność przygotował Ojciec Święty Franciszek.

Gdy Pan Jezus, usiadłszy, by nauczać, „podniósł oczy i ujrzał, że liczne tłumy schodzą się do Niego, rzekł do Filipa: «Gdzie kupimy chleba, aby oni się najedli?»” (J 6, 5). Jezus nie tylko naucza, ale pozwala, by wyzwania stawiał mu głód, który jest obecny w życiu ludzi. W ten sposób zaspokaja głód tłumu, rozdając pięć chlebów jęczmiennych i dwie ryby, które otrzymał od chłopca. Na koniec, ponieważ zostało jeszcze kilka ułomków chleba, mówi uczniom, żeby je zebrali, „aby nic nie zginęło” (w. 12).

W tym dniu, poświęconym dziadkom i osobom starszym, chciałbym skupić się właśnie na tych trzech momentach: Jezus, który widzi głód tłumu; Jezus, który dzieli chleb z innymi; Jezus, który poleca zebrać pozostałe ułomki. Trzy momenty, które można streścić w trzech czasownikach: widzieć, dzielić z innymi, strzec.

Pierwszy, widzieć. Ewangelista Jan, na początku opisu, podkreśla ten szczegół: Jezus podnosi oczy i widzi zgłodniały tłum, który przeszedł bardzo długą drogę, żeby się z Nim spotkać. W ten sposób rozpoczyna się cud, od spojrzenia Jezusa, który nie jest obojętny ani zajęty, lecz zauważa dotkliwy głód, dotykający zmęczoną ludzkość. Martwi się o nas, troszczy się o nas, chce zaspokoić nasz głód życia, miłości i szczęścia. W oczach Jezusa widzimy spojrzenie Boga: jest to spojrzenie uważne, które dostrzega nas, które przenika oczekiwania, jakie nosimy w sercu, które zauważa zmęczenie, znużenie i nadzieję, z jakimi podążamy naprzód. Jest to spojrzenie, które potrafi uchwycić potrzeby każdego człowieka: w oczach Boga nie ma anonimowego tłumu, ale każda osoba ze swoim głodem. Jezus ma spojrzenie kontemplacyjne, to znaczy zdolne, by zatrzymać się w obliczu życia drugiego człowieka i wczytać się w nie.

Jest to również spojrzenie, jakie dziadkowie i osoby starsze kierowali na nasze życie. W ten sposób opiekowali się nami od dzieciństwa. Po życiu pełnym wyrzeczeń, nie byli obojętni wobec nas, ani pochłonięci własnymi sprawami. Mieli oczy wrażliwe, pełne czułości. Kiedy dorastaliśmy i czuliśmy się niezrozumiani lub lękaliśmy się życiowych wyzwań, oni nas zauważali, dostrzegali, co zmieniało się w naszych sercach, nasze ukryte łzy i marzenia, jakie nosiliśmy w sobie. Wszyscy byliśmy na kolanach naszych dziadków, którzy trzymali nas w objęciach. I również dzięki tej miłości staliśmy się dorośli.

A my: jak patrzymy na dziadków i osoby starsze? Kiedy ostatni raz dotrzymaliśmy towarzystwa lub zadzwoniliśmy do osoby starszej, by wyrazić jej naszą bliskość i pozwoliliśmy, by pobłogosławiła nas swoimi słowami? Cierpię, widząc społeczeństwo, które pędzi, jest zajęte i obojętne, pochłonięte zbyt wieloma sprawami i nie potrafi zatrzymać się na jedno spojrzenie, pozdrowienie, wyraz czułości. Boję się społeczeństwa, w którym wszyscy jesteśmy anonimowym tłumem i nie potrafimy już podnieść oczu i rozpoznać się nawzajem. Dziadkowie, którzy karmili nasze życie, dziś są głodni nas: naszej uwagi, naszej czułości, by poczuć, że jesteśmy blisko nich. Wznieśmy oczy ku nim, tak jak Jezus ku nam.

Drugi czasownik: dzielić się. Widząc głód tych osób, Jezus pragnie ich nakarmić. Dzieje się to jednak dzięki darowi małego chłopca, który daje swoje pięć chlebów i dwie ryby. To piękne, że w centrum tego cudu, z którego skorzystało tak wielu dorosłych - około pięciu tysięcy osób - jest chłopiec, młody człowiek, który dzieli się tym, co ma.

Dzisiaj potrzebne jest nowe przymierze między młodymi a starszymi osobami, jest potrzebne, aby dzielić się wspólnym skarbem życia, aby wspólnie marzyć, aby przezwyciężyć konflikty między pokoleniami, aby przygotować przyszłość wszystkich. Bez tego przymierza życia, marzeń, przyszłości, grozi nam śmierć głodowa, ponieważ narastają zerwane więzi, samotność, egoizm i siły dezintegrujące. Często w naszych społeczeństwach podporządkowaliśmy życie idei, że „każdy musi zadbać o siebie”. Ale to zabija! Ewangelia zachęca nas do dzielenia się tym, czym jesteśmy i co posiadamy: tylko wtedy możemy być nasyceni. Wiele razy przypominałem to, co na ten temat mówi prorok Joel (por. Jl 3, 1): młodzi i starsi razem. Młodzi, prorocy przyszłości, którzy nie zapominają o historii, z której się wywodzą; starsi, nigdy nie znużeni marzyciele, którzy przekazują doświadczenie młodym, nie blokując im drogi. Młodzi i starsi, skarb tradycji i świeżość Ducha. Młodzi i starsi razem. W społeczeństwie i w Kościele: razem.

Trzeci czasownik: strzec. Potem, jak zjedli, Ewangelia wspomina, że pozostało wiele ułomków chleba. I Jezus poleca: „zbierzcie pozostałe ułomki, aby nic nie zginęło” (J 6, 12). Takie jest serce Boga: nie tylko daje nam więcej niż potrzebujemy, ale także troszczy się o to, aby nic nie zginęło, nawet ułomek. Mały kawałek chleba może wydawać się czymś niewiele znaczącym, ale w oczach Boga nic nie powinno być odrzucone. Tym bardziej nikogo nie można odrzucać. Jest to prorocza zachęta, a my jesteśmy wezwani, żeby sprawić jej rozbrzmiewanie w nas samych i w świecie: zbierajcie, troskliwie przechowujcie, strzeżcie. Dziadkowie i osoby starsze nie są okruchami życia, odpadami, które trzeba wyrzucić. Są to te cenne kawałki chleba pozostawione na stole naszego życia, które mogą nas jeszcze karmić zapachem, który utraciliśmy, „wonią miłosierdzia i pamięci”. Nie zatraćmy pamięci, którą niosą ludzie starsi, bo jesteśmy dziećmi tej historii i bez korzeni uschniemy. Oni nas strzegli na drodze rozwoju, teraz do nas należy strzeżenie ich życia, łagodzenie ich trudności, wsłuchiwanie się w ich potrzeby, stwarzanie warunków, aby można było im pomagać w codziennych zadaniach i aby nie czuli się samotni. Zadajmy sobie pytanie: „Czy odwiedziłem swoich dziadków? Osoby starsze w mojej rodzinie lub sąsiedztwie? Czy ich wysłuchałem? Czy poświęciłem im trochę czasu?”. Strzeżmy ich, aby nic nie zginęło: nic z ich życia i marzeń. To my musimy dziś zapobiegać jutrzejszym żalom, że nie poświęciliśmy wystarczająco dużo uwagi tym, którzy nas kochali i dali nam życie.

Bracia i siostry, dziadkowie i osoby starsze są chlebem, który karmi nasze życie. Bądźmy wdzięczni za ich uważne oczy, które nas dostrzegły, za ich kolana, które nas trzymały, za ich ręce, które nam towarzyszyły i podnosiły, za wspólne zabawy, i za pieszczoty, którymi nas pocieszali. Proszę was, nie zapominajmy o nich. Bądźmy ich sojusznikami. Nauczmy się zatrzymywać, rozpoznawać ich, wysłuchiwać. Nigdy ich nie odrzucajmy. Strzeżmy ich w miłości. I nauczmy się dzielić z nimi czas. Wyjdziemy z tego lepsi. I razem, młodzi i starsi, nasycimy się przy stole dzielenia się, pobłogosławionym przez Boga.

[01026-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

في القدّاس الإلهيّ

في مناسبة اليوم العالمي الأوّل للأجداد وكبار السّن

يوم الأحد 25 تموز / يوليو 2021

بازيليكا القدّيس بطرس

أيّها الإخوة والأخوات، يسعدني ويشرفني أن أقرأ العظة التي أعدّها البابا فرنسيس في هذه المناسبة.

وفيما كان يسوع جالسًا يعلّم، "رَفَعَ عَينَيه، فرأَى جَمعًا كثيرًا مُقبِلًا إِلَيه. فقالَ لِفيلِبُّس: مِن أَينَ نَشتَري خُبزًا لِيأكُلَ هٰؤلاء؟" (يوحنّا 6، 5). لا يكتفي يسوع بالتّعليم، ولكنّه يهتم للجوع الذي يسكن حياة الناس. وهكذا، أطعم الجموع بتوزيع الأرغفة الخمسة والسمكتين التي كانت مع أحد الفتيان. في النهاية، حيث فَضَلَت عدّة كِسَر من الخبز، طلب من تلاميذه أن يجمعوها، "لِئَلاَّ يَضيعَ شَيءٌ مِنها" (الآية 12).

في هذا اليوم، المكرّس للأجداد وكبار السّن، أودّ التركيز على هذه اللحظات الثلاث: يسوع يرى جوع الجموع، ويشارك في الخبز، ويوصي بجمع الكِسَر التي فَضَلَت. ثلاث لحظات يمكن تلخيصها في ثلاثة أفعال: رأى، وشارك، وحافظ.

الفعل الأوّل: رأى. يركّز الإنجيلي يوحنا، في بداية الرواية، على هذه الحركة: رفع يسوع عينيه فرأى الجموع الجائعة، بعد أن سارت طويلًا للقائه. هكذا تبدأ المعجزة: بنظرة يسوع الذي لا يبدو غير مبالٍ أو كثير الأشغال، بل يشعر بآلام الجوع التي تجتاح البشريّة المُتعبة. إنّه يقلق علينا، ويهتمّ بنا، ويريد إطعام جوعنا للحياة والحبّ والسعادة. نرى في عينَي يسوع نظرة الله: إنّها نظرة متنبهة، ترانا، وتتفحص التطلّعات التي نحملها في قلوبنا، وتلاحظ التعب والإرهاق والرجاء الذي به نسير. إنّها نظرة تعرف كيف تدرك حاجة كلّ فرد: في نظر الله لا توجد جموع مبهمة لا اسم لها، بل يوجد كلّ شخص مع جوعه. نظرة يسوع تتأمل وتنفَذ. إنّها قادرة على الوقوف أمام حياة الآخر وتقرأ في داخله.

بمثل هذه النظرة، نظر أيضًا الأجداد وكبار السّن في حياتنا. بهذه الطريقة اعتنوا بنا منذ طفولتنا. بعد حياة مليئة بالتضحيات، لم يصيروا غير مبالين بنا أو كثيري المشاغل من دوننا. عيونهم ظلت متنبهة، مليئة بالحنان. لمّا كنا ننمو، وكنّا نشعر بأنّ لا أحد يفهمنا، أو كنا خائفين أمام تحدّيات الحياة، هم انتبهوا إلينا، وإلى ما كان يتغيّر في قلوبنا، وإلى دموعنا الخفيّة والأحلام التي كنّا نحملها في داخلنا. مررنا جميعًا بأحضان أجدادنا الذين حملونا بين أيديهم. وبفضل هذا الحبّ أيضًا أصبحنا بالغين.

ونحن، بأيّ نظرة ننظر إلى الأجداد وكبار السّن؟ متى كانت آخر مرّة قمنا فيها بمرافقة شخص مسن أو اتصلنا به هاتفيًّا لنخبره أنّنا قريبون منه وليباركنا بكلماته؟ أنا أتألّم عندما أرى مجتمعًا يركض، كثير الأشغال وغير مبالٍ، مأخوذ بأشياء كثيرة، وغيرِ قادر على التوقف ليلقي نظرة، أو تحيّة، أو يلاطف أحدًا. إنّي أخاف من مجتمع نكون فيه جميعًا جموعًا مبهمة لا اسم لها، ولم نعد نقدر أن نرفع نظرنا والتعرّف بعضنا على بعض. إنّ أجدادنا الذين غذّوا حياتنا، أصبحوا اليوم جائعين إلينا: إلى اهتمامنا، وإلى حناننا، إلى الشعور بقربنا منهم. لنرفع نظرنا إليهم، كما يفعل يسوع معنا.

الفعل الثاني: شارك. بعد أن رأى يسوع جوع الناس، أراد أن يطعمهم. وهذا حصل بفضل عطيّة فتى شاب، قدّم أرغفته الخمسة وسمكتين. من الجميل أنّه في قلب هذه المعجزة، التي أفادت بالغين كثيرين- حوالي خمسة آلاف شخص – كان هناك فتى، شاب، شارك في ما لديه.

إنّنا بحاجة اليوم إلى تحالف جديد بين الشباب والكبار، إنّنا بحاجة للمشاركة في كنز الحياة المشترك، وللحلم معًا، وللتغلّب على صراع الأجيال، لإعداد مستقبل الجميع. من دون هذا التحالف في الحياة والأحلام والمستقبل، فإننا نوشك أن نموت جوعًا: فقد زادت العلاقات المحطّمة، والوحدة، والأنانيّة، والقوى المفكِّكة. غالبًا، في مجتمعاتنا، نسلّم الحياة إلى المبدأ "كلّ واحدٍ يهتم لنفسه". لكنَّ هذا قاتل! يحثّنا الإنجيل على أن نشارك في ما نحن وفي ما نملك: بهذه الطريقة فقط يمكننا أن نجد الشِّبَع. أذكر مرارًا ما قاله النبي يوئيل في هذا الموضوع (را. يوئيل 3، 1): شبّانًا وشيوخًا معًا. الشبّان، أنبياء المستقبل الذين لا ينسون التاريخ الذي أتوا منه. والشيوخ، الحالمون الذين لم يتعبوا قط، والذين ينقلون تجاربهم إلى الشباب، من دون أن يعرقلوا طريقهم. شباب وشيوخ، كنز التقليد ونضارة الرّوح. شباب وشيوخ معًا. في المجتمع وفي الكنيسة، معًا.

الفعل الثالث: حافظ. بعد أن أكلوا، يقول الإنجيل إن كِسَرًا كثيرة من الخبز قد فَضَلَت. فأوصاهم يسوع: "اجمعوا ما فَضَلَ مِنَ الكِسَرِ لِئَلاَّ يَضيعَ شَيءٌ مِنها" (يوحنّا 6، 12). هكذا يكون قلب الله: فهو يهبنا أكثر ممّا نحتاج إليه، وليس هذا فقط، بل إنّه يهتم حتى لا يضيع شيء، ولا كسرة واحدة. قد تبدو قطعة صغيرة من الخبز شيئًا صغيرًا، ولكن في نظر الله لا شيء يجب أن يلقى جانبًا. وبحجة أولى، لا أحد يُلقَى جانبًا. إنّها دعوة نبويّة، نحن مدعوّون إلى ترديد صداها اليوم فينا وفي العالم: اجمعوا، واهتموا لكلّ شيء، واحفظوا. الأجداد وكبار السّن ليسوا بقايا حياة، ليسوا فضلة تُلقَى جانبًا. إنّهم قطع الخبز الثمينة التي بقيت على مائدة حياتنا، والتي يمكنها أن تغذّينا، بعِطرٍ فقدناه، "عطر الرّحمة والذاكرة". لا نفقد الذكرى التي يحملها كبار السّن، لأنّنا أبناء ذلك التاريخ، ومن دون جذور سنذبل. هم حافظوا علينا على طول الطريق ونحن ننمو، والآن يجب علينا نحن أن نحافظ على حياتهم، وأن نخفّف صعوباتهم، وأن نستمع إلى احتياجاتهم، ونهيئ الظروف التي تمكنهم من تسهيل مهامهم اليوميّة وعدم الشعور بالوَحدة. لنسأل أنفسنا: هل قمت بزيارة أجدادي؟ وكبار السّن في عائلتي أو في الحيّ؟ هل استمعت إليهم؟ هل خصصت لهم بعض الوقت؟ " لنحرسهم حتى لا يضيع شيء: لا شيء، من حياتهم ومن أحلامهم. هذه هي مهمتنا اليوم، لنتدارك ندم الغد، إن لم نهتم الاهتمام الكافي للذين أحبونا ومنحونا الحياة.

الإخوة والأخوات، الأجداد وكبار السّن هم الخبز الذي يغذي حياتنا. نحن شاكرون لعيونهم المتنبهة، التي رأتنا، ولأحضانهم وأذرعهم التي حملتنا، وأيديهم التي رافقتنا ورفعتنا، وللألعاب التي لعبوها معنا وللملاطفات التي عزونا بها. من فضلكم، لا ننساهم. لنتحالف معهم. لنتعلّم أن نتوقّف، ونتعرّف عليهم، ونستمع إليهم. لا نتجاهلهم أبدًا. لنحافظ عليهم في الحبّ. ولنتعلّم أن نتشارك الوقت معهم. كذلك نكون أفضل. ومعًا، شبانًا وشيوخًا، سنشبع على مائدة المشاركة، التي يباركها الله.

[01026-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0477-XX.02]