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Discorso del Santo Padre a conclusione della Preghiera ecumenica “Il Signore Dio ha progetti di pace. Insieme per il Libano”, 01.07.2021


Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Pubblichiamo di seguito il Discorso che il Santo Padre ha pronunciato a conclusione della Preghiera ecumenica “Il Signore Dio ha progetti di pace. Insieme per il Libano” che si è svolta oggi, 1° luglio 2021, in Vaticano:

Testo in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle,

ci siamo riuniti oggi per pregare e riflettere, spinti dalla preoccupazione per il Libano, preoccupazione forte, nel vedere questo Paese, che porto nel cuore e che ho il desiderio di visitare, precipitato in una grave crisi. Sono grato a tutti i partecipanti per aver accolto prontamente l’invito e per la condivisione fraterna. Noi Pastori, sostenuti dalla preghiera del Popolo santo di Dio, in questo frangente buio abbiamo cercato insieme di orientarci alla luce di Dio. E alla sua luce abbiamo visto anzitutto le nostre opacità: gli sbagli commessi quando non abbiamo testimoniato il Vangelo con coerenza e fino in fondo, le occasioni perse sulla via della fraternità, della riconciliazione e della piena unità. Di questo chiediamo perdono e con il cuore contrito diciamo: «Pietà, Signore!» (Mt 15,22).

Era questo il grido di una donna, che proprio dalle parti di Tiro e di Sidone incontrò Gesù e, in preda all’angoscia, lo implorò con insistenza: «Signore, aiutami!» (v. 25). Questo grido è diventato oggi quello di un intero popolo, il popolo libanese deluso e spossato, bisognoso di certezze, di speranza, di pace. Con la nostra preghiera abbiamo voluto accompagnare questo grido. Non desistiamo, non stanchiamoci di implorare dal Cielo quella pace che gli uomini faticano a costruire in terra. Chiediamola insistentemente per il Medio Oriente e per il Libano. Questo caro Paese, tesoro di civiltà e di spiritualità, che ha irradiato nei secoli saggezza e cultura, che testimonia un’esperienza unica di pacifica convivenza, non può essere lasciato in balia della sorte o di chi persegue senza scrupoli i propri interessi. Perché il Libano è un piccolo-grande Paese, ma è di più: è un messaggio universale di pace e di fratellanza che si leva dal Medio Oriente.

Una frase che il Signore pronuncia nella Scrittura è risuonata oggi tra noi, quasi in risposta al grido della nostra preghiera. Sono poche parole, con le quali Dio dichiara di avere «progetti di pace e non di sventura» (Ger 29,11). Progetti di pace e non di sventura. In questi tempi di sventura vogliamo affermare con tutte le forze che il Libano è, e deve restare, un progetto di pace. La sua vocazione è quella di essere una terra di tolleranza e di pluralismo, un’oasi di fraternità dove religioni e confessioni differenti si incontrano, dove comunità diverse convivono anteponendo il bene comune ai vantaggi particolari. È perciò essenziale – desidero ribadirlo – «che chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi. Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente!» (Parole a conclusione del dialogo, Bari, 7 luglio 2018). Basta usare il Libano e il Medio Oriente per interessi e profitti estranei! Occorre dare ai Libanesi la possibilità di essere protagonisti di un futuro migliore, nella loro terra e senza indebite interferenze.

Progetti di pace e non di sventura. Voi, cari Libanesi, vi siete distinti nel corso dei secoli, anche nei momenti più difficili, per intraprendenza e operosità. I vostri alti cedri, simbolo del Paese, evocano la florida ricchezza di una storia unica. E ricordano pure che rami grandi nascono solo da radici profonde. Vi ispirino gli esempi di chi ha saputo costruire fondamenta condivise, vedendo nelle diversità non ostacoli, ma possibilità. Radicatevi nei sogni di pace dei vostri anziani. Mai, come in questi mesi, abbiamo compreso che da soli non possiamo salvarci e che i problemi degli uni non possono essere estranei agli altri. Perciò, facciamo appello a tutti voi. A voi, cittadini: non vi scoraggiate, non perdetevi d’animo, ritrovate nelle radici della vostra storia la speranza di germogliare nuovamente. A voi, dirigenti politici: perché, secondo le vostre responsabilità, troviate soluzioni urgenti e stabili alla crisi economica, sociale e politica attuale, ricordando che non c’è pace senza giustizia. A voi, cari Libanesi della diaspora: perché mettiate a servizio della vostra patria le energie e le risorse migliori di cui disponete. A voi, membri della Comunità internazionale: con uno sforzo congiunto, siano poste le condizioni affinché il Paese non sprofondi, ma avvii un cammino di ripresa. Sarà un bene per tutti.

Progetti di pace e non di sventura. Come cristiani, oggi vogliamo rinnovare il nostro impegno a edificare un futuro insieme, perché l’avvenire sarà pacifico solo se sarà comune. I rapporti tra gli uomini non possono basarsi sulla ricerca di interessi, privilegi e guadagni di parte. No, la visione cristiana della società viene dalle Beatitudini, scaturisce dalla mitezza e dalla misericordia, porta a imitare nel mondo l’agire di Dio, che è Padre e vuole la concordia tra i figli. Noi cristiani siamo chiamati a essere seminatori di pace e artigiani di fraternità, a non vivere di rancori e rimorsi passati, a non fuggire le responsabilità del presente, a coltivare uno sguardo di speranza sul futuro. Crediamo che Dio indichi una sola via al nostro cammino: quella della pace. Assicuriamo perciò ai fratelli e alle sorelle musulmani e di altre religioni apertura e disponibilità a collaborare per edificare la fraternità e promuovere la pace. Essa «non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità» (Discorso, Incontro interreligioso, Piana di Ur, 6 marzo 2021). In tal senso, auspico che a questa giornata seguano iniziative concrete nel segno del dialogo, dell’impegno educativo e della solidarietà.

Progetti di pace e non di sventura. Oggi abbiamo fatto nostre le parole piene di speranza del poeta Gibran: Oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta. Alcuni giovani ci hanno appena consegnato delle lampade accese. Proprio loro, i giovani, sono lampade che ardono in quest’ora buia. Sui loro volti brilla la speranza dell’avvenire. Ricevano ascolto e attenzione, perché da loro passa la rinascita del Paese. E tutti noi, prima di intraprendere decisioni importanti, guardiamo alle speranze e ai sogni dei giovani. E guardiamo ai bambini: i loro occhi luminosi, ma rigati da troppe lacrime, scuotano le coscienze e indirizzino le scelte. Altre luci risplendono sull’orizzonte del Libano: sono le donne. Viene alla mente la Madre di tutti, che, dalla collina di Harissa, abbraccia con lo sguardo quanti dal Mediterraneo raggiungono il Paese. Le sue mani aperte sono rivolte verso il mare e verso la capitale Beirut, ad accogliere le speranze di tutti. Le donne sono generatrici di vita, generatrici di speranza per tutti; siano rispettate, valorizzate e coinvolte nei processi decisionali del Libano. E anche i vecchi, che sono le radici, i nostri anziani: guardiamoli, ascoltiamoli. Che ci diano la mistica della storia, che ci diano le fondamenta del Paese per portare avanti. Loro hanno voglia di tornare a sognare: ascoltiamoli, perché in noi quei sogni si trasformino in profezia.

Parafrasando ancora il poeta, riconosciamo che per giungere all’alba non c’è altra via se non la notte. E nella notte della crisi occorre restare uniti. Insieme, attraverso l’onestà del dialogo e la sincerità delle intenzioni, si può portare luce nelle zone buie. Affidiamo ogni sforzo e impegno a Cristo, Principe della Pace, perché, come abbiamo pregato, “quando si levano i raggi privi d’ombre della sua misericordia fuggono le tenebre, termina il crepuscolo, si dilegua l’oscurità e se ne va la notte” (cfr S. Gregorio di Narek, Libro della Lamentazione, 41). Fratelli e sorelle, si dilegui la notte dei conflitti e risorga un’alba di speranza. Cessino le animosità, tramontino i dissidi, e il Libano torni a irradiare la luce della pace.

[00952-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers frères et sœurs,

Nous nous sommes réunis aujourd’hui pour prier et réfléchir, poussés par la préoccupation pour le Liban, préoccupation forte, à la vue de ce pays que je porte dans le cœur et que j’ai le désir de visiter, précipité dans une grave crise. Je suis reconnaissant à tous les participants d’avoir accueilli rapidement l’invitation et pour le partage fraternel.Nous, pasteurs, soutenus par la prière du Peuple saint de Dieu, en ce moment sombre, nous avons cherché ensemble à nous tourner vers la lumière de Dieu.Et à sa lumière, nous avons vu avant tout nos opacités: les erreurs commises lorsque nous n’avons pas témoigné de l’Evangile avec cohérence et jusqu’au bout, les occasions perdues sur la voie de la fraternité, de la réconciliation et de la pleine unité.De cela nous demandons pardon et, le cœur contrit, nous disons: «Prends pitié, Seigneur» (Mt 15, 22).

Tel était le cri d’une femme qui, précisément du côté de Tyr et de Sidon, rencontra Jésus et, en proie à l’angoisse, l’implora avec insistance: «Seigneur, viens à mon secours!» (v. 25). Ce cri est devenu aujourd’hui celui de tout un peuple, le peuple libanais déçu et épuisé, en quête de certitudes, d’espérance, de paix.Par notre prière, nous avons voulu accompagner ce cri.Ne nous résignons pas, ne nous lassons pas d’implorer du Ciel cette paix que les hommes peinent à construire sur la terre.Demandons-la avec insistance pour le Moyen-Orient et pour le Liban.Ce cher pays, trésor de civilisation et de spiritualité, qui a rayonné au cours des siècles sagesse et culture, qui témoigne d’une expérience unique de coexistence pacifique, ne peut être laissé à la merci du sort ou de ceux qui poursuivent sans scrupules leurs intérêts personnels. Le Liban est un petit-grand pays, mais il est davantage : il est un message universel de paix et de fraternité qui se lève du Moyen-Orient.

Une phrase que le Seigneur prononce dans l’Ecriture a retenti aujourd’hui parmi nous, presqu’en réponse au cri de notre prière. Ce sont peu de paroles par lesquelles Dieu déclare avoir des «projets de paix et non de malheur» (Jr 29, 11). Projets de paix et non de malheur. En ces temps de malheur, nous voulons affirmer avec force que le Liban est, et doit demeurer, un projet de paix. Sa vocation est celle d’être une terre de tolérance et de pluralisme, une oasis de fraternité où religions et confessions différentes se rencontrent, où communautés diverses cohabitent en mettant le bien commun avant les intérêts particuliers. Il est donc essentiel – je tiens à le répéter – « que celui qui détient le pouvoir se mette enfin et résolument au vrai service de la paix, et non pas de ses propres intérêts. Cela suffit, les avantages de quelques-uns sur le dos d’un grand nombre! Cela suffit, la domination des vérités de parti, sur les espérances des gens!» (Paroles en conclusion du dialogue, Bari, 7 juillet 2018).Cela suffit d’utiliser le Liban et le Moyen-Orient pour des intérêts et des profits étrangers! Il faut donner aux Libanais la possibilité d’être protagonistes d’un avenir meilleur, sur leur terre et sans ingérences abusives.

Projets de paix et non de malheur. Chers Libanais, vous vous êtes distingués au cours des siècles, même dans les moments les plus difficiles, par votre initiative et votre activité.Vos hauts cèdres, symboles du pays, évoquent la richesse florissante d’une histoire unique.Et ils rappellent aussi que les grandes branches ne naissent que de racines profondes.Que vous inspirent les exemples de ceux qui ont su construire des fondations partagées, en voyant dans les diversités non pas des obstacles mais des opportunités.Enracinez-vous dans les rêves de paix de vos aînés.Jamais, comme ces derniers mois, nous n’avons autant compris que nous ne pouvons pas nous sauver tout seuls et que les problèmes des uns ne peuvent être étrangers aux autres. C’est pourquoi, nous lançons un appel à vous tous. A vous, citoyens: ne vous découragez pas!, ne faiblissez pas !, retrouvez dans les racines de votre histoire l’espérance de germer à nouveau. A vous, dirigeants politiques: pour que, selon vos responsabilités, vous trouviez des solutions urgentes et stables à la crise économique, sociale et politique actuelle, en vous rappelant qu’il n’y a pas de paix sans justice. A vous, chers Libanais de la diaspora: pour que vous mettiez au service de votre patrie les énergies et les meilleures ressources dont vous disposez. A vous, membres de la Communauté internationale: par un effort conjoint, que les conditions soient posées pour que le pays ne s’effondre pas, mais entame un chemin de reprise. Ce sera un bien pour tous.

Projets de paix et non de malheur. En tant que chrétiens, nous voulons renouveler aujourd’hui notre engagement à construire un avenir ensemble, parce que l’avenir ne sera pacifique que s’il est commun. Les relations entre les hommes ne peuvent pas reposer sur la recherche d’intérêts, de privilèges et de gains partisans.Non, la vision chrétienne de la société vient des Béatitudes, elle jaillit de la douceur et de la miséricorde, elle porte à imiter dans le monde l’agir de Dieu qui est Père et qui veut la concorde entre ses enfants.Nous, chrétiens, nous sommes appelés à être des semeurs de paix et des artisans de fraternité, à ne pas vivre de rancœurs et de remords passés, à ne pas fuir les responsabilités du présent, à cultiver un regard d’espérance sur l’avenir. Nous croyons que Dieu indique une seule voie à notre marche: celle de la paix. Assurons donc aux frères et sœurs musulmans, et des autres religions, ouverture et disponibilité à collaborer pour construire la fraternité et pour promouvoir la paix. Celle-ci «n’exige ni vainqueurs ni vaincus, mais des frères et des sœurs qui, malgré les incompréhensions et les blessures du passé, cheminent du conflit à l’unité» (Discours, Rencontre interreligieuse, Plaine de Ur, 6 mars 2021). En ce sens, je souhaite que cette journée soit suivie d’initiatives concrètes sous le signe du dialogue, de l’engagement éducatif et de la solidarité.

Projets de paix et non de malheur. Nous avons aujourd’hui fait nôtres les paroles pleines d’espérance du poète Gibran: Au-delà du voile noir de la nuit, une aube nous attend.Certains jeunes viennent de nous remettre des lampes allumées.Ce sont eux, les jeunes, qui sont des lampes qui brûlent en cette heure sombre.Sur leurs visages brille l’espérance de l’avenir.Qu’ils reçoivent attention et écoute, car c’est par eux que passe la renaissance du pays.Et nous tous, avant de prendre des décisions importantes, regardons les espérances et les rêves des jeunes.Et regardons les enfants: que leurs yeux brillants, mais remplis de trop de larmes, secouent les consciences et orientent les choix.D’autres lumières brillent à l’horizon du Liban: ce sont les femmes. Il vient à l’esprit la Mère de tous qui, de la colline d’Harissa, embrasse du regard ceux qui de la Méditerranée rejoignent le pays. Ses mains ouvertes sont tournées vers la mer et vers la capitale Beyrouth, pour accueillir les espérances de chacun.Les femmes sont génératrices de vie, génératrices d’espérance pour tous;qu’elles soient respectées, valorisées et impliquées dans les processus décisionnels du Liban. Et même les personnes âgées, qui sont les racines, nos aînés: regardons-les, écoutons-les. Qu’ils nous donnent la mystique de l’histoire, qu’ils nous donnent les fondements du pays pour avancer. Ils ont envie de recommencer à rêver: écoutons-les, pour qu’en nous ces rêves se transforment en prophétie.

Paraphrasant encore le poète, reconnaissons que, pour arriver à l’aube, il n’y a d’autre voie que la nuit. Et dans la nuit de la crise, il faut rester unis.Ensemble, à travers l’honnêteté du dialogue et la sincérité des intentions, on peut apporter la lumière dans les zones sombres.Confions tout effort et tout engagement au Christ, Prince de la Paix, afin que, comme nous avons prié, “ quand les rayons de sa miséricorde, dépourvus d’ombres, se lèvent, les ténèbres fuient, le crépuscule s’achève, l’obscurité disparaisse et la nuit s’en aille” (cf. S. Grégoire de Narek, Livre de la Lamentation, n. 41). Frères et sœurs, que la nuit des conflits se dissipe et qu’une aube d’espérance resurgisse. Que cessent les animosités, que disparaissent les désaccords, et que le Liban recommence à rayonner la lumière de la paix.

[00952-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear brothers and sisters,

We assembled today to pray and reflect, impelled by our deep concern for Lebanon – a country very close to my heart and which I wish to visit – as we see it plunged into a serious crisis. I am grateful to all the participants for having readily accepted the invitation and for their fraternal sharing. Sustained by the prayers of the Holy People of God, in facing this dark situation, we, as pastors, have sought together to be guided by God’s light. And in God’s light, we have seen our own lack of clarity: the mistakes we have made in failing to bear consistent witness to the Gospel, and above all the opportunities we have missed along the path to fraternity, reconciliation and full unity. For all this, we ask forgiveness, and with contrite hearts we pray: “Lord, have mercy” (Mt 15:22).

This was the plea of the woman from the region of Tyre and Sidon, who in her suffering insistently begged Jesus: “Lord, help me” (v. 25). Today her plea has become that of an entire people, the disillusioned and weary Lebanese people in need of certainty, hope and peace. With our prayers, we have sought to accompany this plea. Let us not desist, let us not tire of imploring heaven for that peace which men and women find so difficult to build on earth. Let us insistently offer this prayer for the Middle East, and for the beloved country of Lebanon, a treasury of civilization and spirituality that has radiated wisdom and culture down the centuries and bears witness to a singular experience of peaceful coexistence. Lebanon cannot be left prey to the course of events or those who pursue their own unscrupulous interests. It is a small yet great country, but even more, it is a universal message of peace and fraternity arising from the Middle East.

A phrase from the Scriptures resounded among us today, as if in response to our fervent prayer. In a few short words, the Lord declares that he has “plans for peace and not for woe” (Jer 29:11). Plans for peace and not for woe. In these woeful times, we want to affirm with all our strength that Lebanon is, and must remain, a project of peace. Its vocation is to be a land of tolerance and pluralism, an oasis of fraternity where different religions and confessions meet, where different communities live together, putting the common good before their individual interests. Here I would reiterate how essential it is that “those in power choose finally and decisively to work for true peace and not for their own interests. Let there be an end to the few profiting from the sufferings of many! No more letting half-truths continue to frustrate people’s aspirations!” (Address at the Conclusion of the Dialogue, Bari, 7 July 2018). Stop using Lebanon and the Middle East for outside interests and profits! The Lebanese people must be given the opportunity to be the architects of a better future in their land, without undue interference.

Plans for peace and not for woe. Dear Lebanese brothers and sisters, even in the most difficult moments over the centuries, you have distinguished yourselves by your resourcefulness and industriousness. Your tall cedars, the symbol of the country, evoke the flourishing treasures of a unique history. They remind us that large branches can only grow from deep roots. May you be inspired by the example of those who have gone before you, who saw in diversity not obstacles but possibilities, and could thus build common foundations. Sink your roots in their dreams of peace. Never more than in recent months have we come to realize that we cannot save ourselves alone or remain indifferent to the problems of others. Therefore, we appeal to all of you. Citizens: do not be discouraged, do not lose heart, find in the roots of your history the hope of a new flowering. Political leaders: in accordance with your responsibilities, may you find urgent and durable solutions to the current economic, social and political crisis, mindful that there can be no peace without justice. Beloved Lebanese of the diaspora: place the best energies and resources at your disposal at the service of your homeland. Members of the international community: through joint efforts, may conditions be created so that the country will not collapse, but embark upon a path of recovery. This will be to everyone’s advantage.

Plans for peace and not for woe. As Christians, today we wish to renew our commitment to building a future together. For our future will be peaceful only if it is shared. Human relationships cannot be based on the pursuit of partisan interests, privileges and advantages. No, the Christian vision of society arises from the Beatitudes; it is born of meekness and mercy, and it inspires us to imitate in this world God’s own way of acting, for he is a father who desires his children to live in peace. We Christians are called to be sowers of peace and builders of fraternity, not nursing past grudges and regrets, not shirking the responsibilities of the present, but looking instead with hope to the future. We believe that God has shown us but one way: the way of peace. Let us therefore assure our Muslim brothers and sisters, and those of other religions, of our openness and readiness to work together in building fraternity and promoting peace. For “peace does not call for winners or losers, but rather for brothers and sisters who, despite the misunderstandings and hurts of the past, are journeying from conflict to unity” (Address, Interreligious Meeting, Plain of Ur, 6 March 2021). It is my hope that this day will be followed by concrete initiatives under the aegis of dialogue, of efforts to educate, and of solidarity.

Plans for peace and not for woe. Today we have made our own the hope-filled words of the poet Gibran: beyond the black curtain of the night, there is a dawn that awaits us. Several young people have just given us lighted lamps. The young are themselves lamps burning brightly at his dark hour. Their faces reflect hope for the future. May their voices be heard and heeded, for the country’s rebirth depends on them. May all of us, before making important decisions, learn to look to the hopes and dreams of young people. Let us also look to little children: may their eyes, shining brightly yet brimming with tears, disturb our consciences and guide our decisions. Still other lights are shining on the horizon: they are women. We think of the Mother of us all, who from the mountain of Harissa, looks out upon those who have come to the country from the Mediterranean. Her hands are outstretched towards the sea and towards Beirut, to embrace the hopes of all. Women generate life and hope for everyone. May they be respected, valued and included in decision-making processes in Lebanon. Let us also look to the elderly; they are our roots. Let us look to them and listen to them. May they give us the sense of history, the foundations of the country, to carry forward. They desire to dream once more: may we listen to their voices, so that, in us, their dreams may become prophecy.

To paraphrase the poet once again, let us recognize that there is no other way to come to the dawn than by passing through the night. And in the night of crisis, all of us need to remain united. Together, through honest dialogue and pure intentions, we can bring light where there is darkness. Let us entrust every effort and commitment to Christ, the Prince of Peace, so that, as we have prayed, “by the uneclipsed rays of his mercy, darkness will flee, twilight vanish, shadows be dispelled and the night recede” (cf. SAINT GREGORY OF NAREK, Book of Lamentations, 41). Brothers and sisters, may the night of conflicts recede before a new dawn of hope. May hostilities cease, disagreements fade away, and Lebanon once more radiate the light of peace.

[00952-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern,

heute sind wir, angetrieben von der Sorge um den Libanon, zum Gebet und zum Nachdenken zusammengekommen. Es regt sich eine starke Sorge, wenn man auf dieses in eine schwere Krise geratene Land schaut. Ich trage dieses Land im Herzen und hege den Wunsch, es zu besuchen. Allen Teilnehmern bin ich dankbar für die bereitwillige Annahme der Einladung und für die brüderliche Gemeinschaft. Gestützt durch das Gebet des heiligen Gottesvolkes, haben wir Hirten in dieser dunklen Stunde gemeinsam versucht, uns am Licht Gottes zu orientieren. Und in seinem Licht haben wir vor allem unsere Trübheit gesehen: die Fehler, die wir begangen haben, als wir das Evangelium nicht konsequent und vollumfänglich bezeugt haben, die verpassten Chancen auf dem Weg der Geschwisterlichkeit, der Versöhnung und der vollen Einheit. Hierfür bitten wir um Verzeihung und mit reuevollem Herzen rufen wir: „Hab Erbarmen mit mir, Herr!“ (Mt 15,22).

Dies war der Schrei einer Frau, die gerade in der Gegend von Tyrus und Sidon Jesus begegnete und ihn angsterfüllt und unaufhörlich anflehte: „Herr, hilf mir!“ (V. 25). Dieser Schrei ist heute zu dem eines gesamten Volkes geworden, des libanesischen Volkes, das enttäuscht und abgekämpft ist und Gewissheiten, Hoffnung und Frieden benötigt. Mit unserem Gebet wollten wir diesen Schrei begleiten. Lassen wir nicht davon ab, werden wir nicht müde, vom Himmel jenen Frieden zu erbitten, für dessen Schaffung auf Erden sich die Menschen abmühen. Erbitten wir ihn inständig für den Nahen Osten und den Libanon. Dieses liebenswerte Land, das ein Schatz der Zivilisation und Spiritualität ist, über die Jahrhunderte Weisheit und Kultur ausgestrahlt hat und die einzigartige Erfahrung eines friedlichen Zusammenlebens bezeugt, kann nicht einfach dem Schicksal oder denen ausgeliefert werden, die skrupellos ihre eigenen Interessen verfolgen. Denn der Libanon ist ein kleines und großes Land zugleich, aber er ist noch mehr: Er ist eine universale Botschaft des Friedens und der Geschwisterlichkeit, die aus dem Nahen Osten aufsteigt.

Ein Satz, den der Herr in der Schrift sagt, ist heute unter uns erklungen, gleichsam als Antwort auf den Schrei unseres Gebets. Es sind wenige Worte, mit denen Gott erklärt, „Gedanken des Friedens und nicht des Unheils“ (Jer 29,11) zu hegen. Gedanken des Friedens und nicht des Unheils. In diesen Zeiten des Unheils wollen wir mit all unseren Kräften beteuern, dass der Libanon ein Gedanke des Friedens ist und bleiben muss. Seine Berufung ist, ein Land der Toleranz und des Pluralismus zu sein, eine Oase der Geschwisterlichkeit, wo die verschiedenen Religionen und Konfessionen sich begegnen, wo unterschiedliche Gemeinschaften zusammenleben, indem sie das Gemeinwohl vor die Partikularinteressen stellen. Es ist daher von wesentlicher Bedeutung, das möchte ich unterstreichen, »dass sich die Machthabenden endlich entschlossen in den Dienst des Friedens stellen und nicht ihren eigenen Interessen dienen. Es muss damit Schluss sein, dass die Gewinne einiger weniger auf Kosten so vieler erwirtschaftet werden. … Schluss damit, dass parteiische Wahrheiten über den Hoffnungen der Menschen stehen!« (Ansprache am Ende des Dialogtreffens, Bari, 7. Juli 2018). Schluss damit, den Libanon und den Nahen Osten für fremde Interessen und Profite zu benutzen! Es tut not, den Libanesen die Möglichkeit zu geben, in ihrem Land ohne ungebührliche Einmischungen Akteure einer besseren Zukunft zu sein.

Gedanken des Friedens und nicht des Unheils. Ihr, liebe Libanesen, habt euch im Lauf der Jahrhunderte auch in den schwierigsten Augenblicken durch Unternehmungsgeist und Fleiß ausgezeichnet. Eure hohen Zedern, die das Wahrzeichen des Landes sind, rufen den florierenden Reichtum einer einzigartigen Geschichte in Erinnerung. Und sie erinnern auch daran, dass große Äste nur aus tiefen Wurzeln hervorgehen. Es mögen euch die Beispiele derer anregen, die es verstanden haben, gemeinsame Fundamente zu legen, weil sie in der Unterschiedlichkeit nicht Hindernisse, sondern Möglichkeiten erblickten. Lasst die Friedensträume eurer alten Menschen in euch Wurzeln schlagen. Niemals haben wir es so wie in diesen Monaten verstanden, dass wir uns allein nicht retten können und die Probleme der einen den anderen nicht fremd sein können. Daher appellieren wir an euch alle. An euch, Bürger: Lasst euch nicht entmutigen, verzagt nicht, findet in den Wurzeln eurer Geschichte die Hoffnung wieder, um erneut aufzukeimen. An euch, Politiker in Führungspositionen: auf dass ihr entsprechend euren Verantwortlichkeiten dringliche und solide Lösungen für die gegenwärtige wirtschaftliche, soziale und politische Krise findet, und denkt daran, dass es keinen Frieden ohne Gerechtigkeit gibt. An euch, liebe Diasporalibanesen: auf dass ihr die Energien und die besten Ressourcen, über die ihr verfügt, in den Dienst eures Heimatlandes stellt. An euch, Mitglieder der internationalen Gemeinschaft: Bemüht euch gemeinsam darum, die Bedingungen zu schaffen, damit das Land nicht versinkt, sondern einen Weg des Aufschwungs einleitet. Das wird für alle gut sein.

Gedanken des Friedens und nicht des Unheils. Als Christen wollen wir heute unseren Einsatz zum Aufbau einer gemeinsamen Zukunft erneuern, weil diese nur friedlich sein wird, wenn sie gemeinschaftlich sein wird. Die Beziehungen unter den Menschen können nicht auf der Suche nach parteiischen Interessen, Privilegien oder Gewinnen gründen. Nein, die christliche Sicht der Gesellschaft kommt von den Seligpreisungen, sie entspringt der Milde und der Barmherzigkeit, sie führt dazu, in der Welt das Handeln Gottes nachzuahmen, der Vater ist und Eintracht unter den Kindern will. Wir Christen sind gerufen, Sämänner des Friedens und Erbauer der Geschwisterlichkeit zu sein, nicht vom Groll und dem Bedauern der Vergangenheit zu leben, nicht vor der Verantwortung der Gegenwart zu flüchten und einen Blick der Hoffnung auf die Zukunft zu pflegen. Wir glauben, dass Gott uns eine einzige Richtung für unseren Weg weist: jene des Friedens. Versichern wir daher den muslimischen Brüdern und Schwestern und der anderen Religionen Offenheit und Verfügbarkeit zur Zusammenarbeit, um die Geschwisterlichkeit aufzubauen und den Frieden zu fördern. Dieser »erfordert weder Sieger noch Besiegte, sondern Brüder und Schwestern, die trotz der Missverständnisse und Wunden der Vergangenheit den Weg vom Konflikt zur Einheit gehen« (Ansprache bei der interreligiösen Begegnung, Ebene von Ur, 6. März 2021). In diesem Sinne bringe ich den Wunsch zum Ausdruck, dass auf diesen Tag konkrete Initiativen im Zeichen des Dialogs, des Einsatzes für die Bildung und der Solidarität folgen.

Gedanken des Friedens und nicht des Unheils. Heute haben wir uns die von Hoffnung erfüllten Worte des Dichters Gibran zu eigen gemacht: Über dem dunklen Vorhang der Nacht gibt es eine Morgendämmerung, die uns erwartet. Einige junge Menschen haben uns gerade brennende Lampen überreicht. Gerade sie, die jungen Menschen, sind Lampen, die in diesen dunklen Stunden brennen. Auf ihren Gesichtern glänzt die Hoffnung der Zukunft. Sie mögen Gehör und Aufmerksamkeit finden; denn von ihnen geht der Neuanfang des Landes aus. Und schauen wir alle, bevor wir wichtige Entscheidungen treffen, auf die Hoffnungen und die Träume der jungen Menschen. Schauen wir auf die Kinder: ihre strahlenden, aber von zu vielen Tränen getränkten Augen mögen die Gewissen wachrütteln und die Entscheidungen orientieren. Weitere Lichter leuchten am Horizont des Libanon auf: Es sind die Frauen. Es kommt uns die Mutter aller in den Sinn, die vom Berg Harissa aus mit ihrem Blick all die umarmt, die vom Mittelmeer her das Land erreichen. Ihre offenen Hände richten sich auf das Meer und die Hauptstadt Beirut, um die Hoffnungen von allen entgegenzunehmen. Die Frauen sind Lebens- und Hoffnungsspenderinnen für alle; sie mögen respektiert, wertgeschätzt und in die Entscheidungsprozesse für den Libanon eingebunden werden. Und auch die älteren Menschen, die die Wurzeln sind, die älteren Menschen: Schauen wir auf sie, hören wir ihnen zu. Sie mögen uns den Sinn für die Geschichte geben, die Grundfesten des Landes legen, um weiterzukommen. Sie wollen wieder träumen können: Hören wir ihnen zu, auf dass diese Träume sich in uns zur Prophetie verwandeln.

Wenn wir den Dichter nochmals frei wiedergeben, so erkennen wir, dass es, um zur Mordendämmerung zu gelangen, keinen anderen Weg außer der Nacht gibt. Und in der Nacht der Krise ist es notwendig, vereint zu bleiben. Gemeinsam, durch die Aufrichtigkeit des Dialogs und die Ehrlichkeit der Absicht kann man Licht in die dunklen Gegenden bringen. Vertrauen wir jede Mühe und jeden Einsatz Christus an, dem Friedensfürsten, denn, wie wir gebetet haben, „wenn sich die schattenlosen Strahlen seiner Barmherzigkeit erheben, wird die Finsternis zerstreut, endet die Dämmerung, verflüchtigt sich die Dunkelheit und die Nacht vergeht“ (vgl. Hl. Gregor von Narek, Buch der Klagelieder, 41). Brüder und Schwestern, die Nacht der Konflikte möge sich verflüchtigen und die Morgendämmerung der Hoffnung heraufziehen. Die Feindseligkeiten mögen aufhören, die Zwistigkeiten untergehen, und der Libanon strahle wieder das Licht des Friedens hinaus in die Welt.

[00952-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Nos hemos reunido hoy para rezar y reflexionar, movidos por la preocupación por Líbano, gran preocupación al ver este país ―que llevo en el corazón y que tengo el deseo de visitar― sumido en una grave crisis. Agradezco a todos los participantes por haber aceptado de buen grado la invitación y por el intercambio fraternal. Nosotros, Pastores, sostenidos por la oración del Pueblo santo de Dios, en este momento difícil, hemos tratado de orientarnos juntos a la luz de Dios. Y a su luz hemos visto, sobre todo, nuestras propias carencias: los errores que hemos cometido cuando no hemos sabido dar testimonio creíble y coherente del Evangelio; las oportunidades que hemos perdido en el camino de la fraternidad, la reconciliación y la plena unidad. De esto pedimos perdón y con el corazón contrito decimos: «¡Señor, ten piedad!» (Mt 15,22).

Este era el grito de una mujer que, precisamente en las cercanías de Tiro y Sidón, se encontró con Jesús y, angustiada, le imploró con insistencia: «¡Señor, ayúdame!» (v. 25). Hoy este grito se ha convertido en el de todo un pueblo, el libanés, decepcionado y agotado, necesitado de certidumbre, esperanza y paz. Con nuestra oración hemos querido acompañar este grito. No nos demos por vencidos, no nos cansemos de implorar al Cielo esa paz que los hombres tienen dificultad de construir en la tierra. Pidámosla con insistencia para Medio Oriente y para Líbano. Este querido país, tesoro de civilización y espiritualidad, que a lo largo de los siglos ha irradiado sabiduría y cultura, que es testigo de una experiencia única de convivencia pacífica, no puede quedar a merced del destino o de quienes persiguen sin escrúpulos sus propios intereses. Porque Líbano es un pequeño gran país, pero es más que eso: es un mensaje universal de paz y fraternidad que se eleva desde Medio Oriente.

Una frase que el Señor pronuncia en la Escritura resonó hoy entre nosotros, casi como respuesta al clamor de nuestra oración. Son pocas palabras con las que Dios declara que tiene «planes de paz y no de desgracia» (Jr 29,11). Planes de paz y no de desgracia. En estos tiempos de desgracia queremos afirmar con todas nuestras fuerzas que Líbano es, y debe seguir siendo, un plan de paz. Su vocación es ser una tierra de tolerancia y pluralismo, un oasis de fraternidad donde diferentes religiones y confesiones se encuentran, donde conviven diversas comunidades anteponiendo el bien común a las ventajas particulares. Por ello es esencial ―quisiera reiterarlo― «que quien tiene el poder se ponga decidida y sin más dilaciones al servicio verdadero de la paz y no al de los propios intereses. ¡Basta del beneficio de unos pocos a costa de la piel de muchos! ¡Basta con el prevalecer de las verdades parciales a costa de las esperanzas de la gente!» (Palabras al término de la Jornada, Bari, 7 de julio de 2018). ¡Basta de utilizar al Líbano y Medio Oriente para intereses y beneficios ajenos! Es necesario dar a los libaneses la oportunidad de ser protagonistas de un futuro mejor, en su tierra y sin injerencias indebidas.

Planes de paz y no de desgracia. Vosotros, queridos libaneses, os habéis distinguido a lo largo de los siglos, incluso en los momentos más difíciles, por vuestro espíritu emprendedor y vuestra laboriosidad. Vuestros altos cedros, símbolo del país, evocan la floreciente riqueza de una historia única. Y también recuerdan que las grandes ramas sólo nacen de raíces profundas. Que os inspiren los ejemplos de quienes han sabido construir cimientos compartidos, viendo en la diversidad no obstáculos sino posibilidades. Arraigaos en los sueños de paz de vuestros mayores. Nunca antes, como en estos meses, hemos comprendido que no podemos salvarnos solos y que los problemas de unos no pueden ser ajenos a los demás. Por tanto, hacemos un llamado a todos vosotros. A vosotros, ciudadanos: no os desmoralicéis, no perdáis el ánimo, encontrad en las raíces de vuestra historia la esperanza de florecer nuevamente. A vosotros, dirigentes políticos: para que, de acuerdo con vuestras responsabilidades, encontréis soluciones urgentes y estables a la actual crisis económica, social y política, recordando que no hay paz sin justicia. A vosotros, queridos libaneses de la diáspora: para que pongáis al servicio de vuestra patria las mejores energías y recursos de que disponéis. A vosotros, miembros de la comunidad internacional: con vuestro esfuerzo común, que se den las condiciones para que el país no se hunda, sino que emprenda un camino de recuperación. Esto será un bien para todos.

Planes de paz y no de desgracia. Como cristianos, hoy queremos renovar nuestro compromiso de construir juntos un futuro, porque el porvenir será pacífico sólo si será común. Las relaciones entre los hombres no pueden basarse en la búsqueda de intereses, privilegios y ganancias particulares. No, la visión cristiana de la sociedad viene de las Bienaventuranzas, brota de la mansedumbre y la misericordia, lleva a imitar en el mundo el actuar de Dios, que es Padre y quiere la concordia entre sus hijos. Los cristianos estamos llamados a ser sembradores de paz y artesanos de fraternidad, a no vivir de rencores y remordimientos pasados, a no huir de las responsabilidades del presente, a cultivar una mirada de esperanza hacia el futuro. Creemos que Dios nos muestra una sola dirección para nuestro camino: la de la paz. Por lo tanto, aseguramos a nuestros hermanos y hermanas musulmanes y a los de otras religiones nuestra apertura y disposición para colaborar en la construcción de la fraternidad y la promoción de la paz. Ésta «no exige vencedores ni vencidos, sino hermanos y hermanas que, a pesar de las incomprensiones y las heridas del pasado, se encaminan del conflicto a la unidad» (Discurso, Encuentro Interreligioso, Llanura de Ur, 6 de marzo de 2021). En este sentido, espero que a esta jornada le sigan iniciativas concretas en nombre del diálogo, el compromiso educativo y la solidaridad.

Planes de paz y no de desgracia. Hoy hemos hecho nuestras las esperanzadoras palabras del poeta Gibran: Más allá de la negra cortina de la noche hay un amanecer esperándonos. Algunos jóvenes acaban de entregarnos lámparas encendidas. Son precisamente ellos, los jóvenes, las lámparas que arden en esta hora oscura. En sus rostros brilla la esperanza del futuro. Hay que escucharlos y atenderlos, porque de ellos depende el renacimiento del país. Y todos nosotros, antes de tomar decisiones importantes, miremos las esperanzas y los sueños de los jóvenes. Y miremos a los niños: que sus ojos radiantes, aunque cubiertos de demasiadas lágrimas, sacudan las conciencias y guíen las decisiones. Otras luces brillan en el horizonte de Líbano: son las mujeres. Me viene a la mente la Madre de todos que, desde la colina de Harissa, abraza con su mirada a los que llegan al país desde el Mediterráneo. Sus manos abiertas están dirigidas hacia el mar y hacia la capital, Beirut, para acoger las esperanzas de todos. Las mujeres son generadoras de vida, y generadoras de esperanza para todos; Que sean respetadas, valoradas e involucradas en los procesos de toma de decisiones de Líbano. Y también vuestros mayores, que son las raíces, nuestros ancianos: mirémoslos, escuchémoslos. Que no den la mística de la historia, que nos den los cimientos del país para avanzar. Tienen ganas de volver a soñar: escuchémoslos, para que en nosotros esos sueños se conviertan en profecía.

Parafraseando de nuevo al poeta, reconocemos que para llegar al amanecer no hay otro camino que la noche. Y en la noche de la crisis tenemos que permanecer unidos. Juntos, a través de un diálogo honesto y de intenciones sinceras, podemos llevar luz a las zonas oscuras. Encomendemos todo esfuerzo y compromiso a Cristo, Príncipe de la Paz, para que, como hemos rezado, “cuando se levantan los rayos no eclipsados de su misericordia, huyen las tinieblas, el crepúsculo desaparece, huyen las tinieblas, termina el crepúsculo, desaparecen las tinieblas y se va la noche” (cf. S. Gregorio de Narek, Libro de las Lamentaciones, 41). Hermanos y hermanas, que la noche de los conflictos se desvanezca y surja un amanecer de esperanza. Que cese el rencor, desaparezcan las discordias y Líbano vuelva a irradiar la luz de la paz.

[00952-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs!

Reunimo-nos hoje para rezar e refletir, impelidos por uma grande preocupação pelo Líbano ao ver mergulhado numa grave crise este país, que trago no coração e desejo visitar. Agradeço a todos os participantes por terem acolhido prontamente o convite e pela partilha fraterna. Nós pastores, sustentados pela oração do Povo santo de Deus, neste momento escuro procuramos, juntos, orientar-nos à luz de Deus. E, na sua luz, vimos antes de mais nada as nossas sombras: os erros cometidos quando não testemunhamos o Evangelho com toda a coerência, as ocasiões perdidas no caminho da fraternidade, reconciliação e plena unidade. Disto, pedimos perdão e, de coração contrito, dizemos: «Senhor, misericórdia!» (cf. Mt 15, 22).

Este era o grito duma mulher que veio precisamente dos lados de Tiro e Sídon ao encontro de Jesus e, cheia de angústia, Lhe implorava insistentemente: «Socorre-me, Senhor!» (15, 25). Este grito tornou-se, hoje, o grito dum povo inteiro, o povo libanês desiludido e exausto, carecido de certezas, de esperança, de paz. Com a nossa oração, quisemos acompanhar este grito. Não desistamos, não nos cansemos de implorar, do Céu, aquela paz que os homens têm dificuldade em construir na terra. Peçamo-la insistentemente para o Médio Oriente e para o Líbano. Este querido país, escrínio de civilização e espiritualidade, que irradiou ao longo dos séculos sabedoria e cultura, que testemunha uma experiência única de convivência pacífica, não pode ser deixado à mercê do destino ou de quem busca sem escrúpulos os próprios interesses. Pois, sendo sem dúvida um pequeno-grande país, o Líbano é mais do que isso: é uma mensagem universal de paz e fraternidade que se eleva do Médio Oriente.

Quase como resposta ao grito de nossa oração, hoje ressoou entre nós uma frase, que o Senhor pronuncia na Escritura. São poucas palavras, pelas quais Deus declara que tem «projetos de paz e não de desgraça» (Jr 29, 11). Projetos de paz e não de desgraça. Nestes tempos de desgraça, queremos afirmar com todas as forças que o Líbano é e deve continuar a ser um projeto de paz. A sua vocação é ser uma terra de tolerância e pluralismo, um oásis de fraternidade onde diferentes religiões e confissões se encontram, onde comunidades diversas convivem, sobrepondo o bem comum às vantagens particulares. Por isso é essencial – desejo reiterá-lo – «que os detentores do poder se ponham, final e decididamente, ao serviço autêntico da paz e não dos interesses próprios. Basta com os lucros de poucos, à custa da pele de muitos! (…) Basta com fazer prevalecer verdades de parte sobre as esperanças da gente!» (Palavras na conclusão do diálogo, Bari, 07/VII/2018). Basta com usar o Líbano e o Médio Oriente para interesses e lucros alheios! É preciso dar aos libaneses a possibilidade de serem protagonistas dum futuro melhor, na sua terra e sem interferências indevidas.

Projetos de paz e não de desgraça. Vós, queridos libaneses, distinguistes-vos ao longo dos séculos, mesmo nos momentos mais difíceis, pelo vosso espírito de iniciativa e laboriosidade. Os vossos cedros altos, símbolo do país, evocam a riqueza florescente duma história única. E lembram também que os grandes ramos só podem nascer de raízes profundas. Inspirem-vos os exemplos de quem soube construir fundamentos compartilhados, vendo as diversidades, não como obstáculos, mas como possibilidades. Radicai-vos nos sonhos de paz dos vossos idosos. Nestes meses, como nunca, compreendemos que não podemos salvar-nos sozinhos e que os problemas de uns não podem ser alheios aos outros. Por isso, apelamos a todos vós. A vós, cidadãos: não percais a coragem, não desanimeis; encontrai nas raízes da vossa história a esperança de voltar a germinar. A vós, dirigentes políticos: para que, de acordo com as vossas responsabilidades, encontreis soluções urgentes e perduráveis para a crise económica, social e política atual, lembrando-vos de que não há paz sem justiça. A vós, queridos libaneses da diáspora: para que coloqueis ao serviço da vossa pátria as energias e os recursos melhores de que dispondes. A vós, membros da Comunidade Internacional: com um esforço conjunto, sejam estabelecidas as condições para que não soçobre o país, mas inicie um caminho de recuperação. Será bom para todos.

Projetos de paz e não de desgraça. Hoje, como cristãos, queremos renovar o nosso compromisso de construir um futuro juntos, porque o futuro só será pacífico se for comum. As relações entre os homens não se podem basear na busca de interesses, privilégios e lucros de parte. Isto não! A visão cristã da sociedade deriva das Bem-aventuranças, brota da mansidão e da misericórdia, leva a imitar no mundo o agir de Deus, que é Pai e deseja a concórdia entre os filhos. Nós, cristãos, somos chamados a ser semeadores de paz e artesãos de fraternidade, a não viver de rancores e remorsos passados, não fugir das responsabilidades do presente, a cultivar um olhar de esperança sobre o futuro. Acreditamos que Deus indique um único rumo para o nosso caminho: o rumo da paz. Por isso, aos irmãos e irmãs muçulmanos e doutras religiões, asseguramos abertura e disponibilidade para colaborar na construção da fraternidade e na promoção da paz. Esta «não exige vencedores nem vencidos, mas irmãos e irmãs que, não obstante as incompreensões e as feridas do passado, passem do conflito à unidade» (Discurso no Encontro inter-religioso, Ur 06/III/2021). Neste sentido, espero que este dia seja seguido de iniciativas concretas sob o signo do diálogo, do empenho educativo e da solidariedade.

Projetos de paz e não de desgraça. Hoje adotamos como nossas as palavras cheias de esperança do poeta Gibran: Mais além da cortina negra da noite, há uma aurora que nos espera. Alguns jovens entregaram-nos agora mesmo lâmpadas acesas. Eles, precisamente os jovens, são lâmpadas que ardem nesta hora escura. Nos seus rostos, brilha a esperança do futuro. Seja-lhes prestada escuta e atenção, pois passa por eles o renascimento do país. E todos nós, antes de empreender decisões importantes, tenhamos em conta as esperanças e sonhos dos jovens. E tenhamos em conta as crianças: os seus olhos luminosos, mas banhados por demasiadas lágrimas, sacudam as consciências e orientem as opções. Outras luzes resplandecem no horizonte do Líbano: são as mulheres. Vem à mente a Mãe de todos que, da colina de Harissa, abraça com o olhar a quantos chegam ao país vindos do Mediterrâneo. As suas mãos abertas estão voltadas para o mar e para a capital Beirute, para acolher as esperanças de todos. As mulheres são geradoras de vida, geradoras de esperança para todos; que elas sejam respeitadas, valorizadas e envolvidas nos processos decisórios do Líbano. E também os idosos, que são as raízes. Os nossos anciãos: tenhamo-los em conta, escutemo-los. Que eles nos deem a mística da história, que nos deem os alicerces do país para continuarmos. Eles querem voltar a sonhar: escutemo-los, para que, em nós, aqueles sonhos se transformem em profecia.

Parafraseando novamente o poeta, reconhecemos que, para chegar à aurora, não há outra estrada senão a noite. E na noite da crise, é preciso permanecer unidos. Juntos, mediante a honestidade do diálogo e a sinceridade das intenções, é possível levar luz às áreas escuras. Confiamos cada um dos nossos esforços e compromissos a Cristo, Príncipe da Paz, porque – como antes rezamos –, «quando se elevam sem sombras os raios da sua misericórdia, fogem as trevas, termina o crepúsculo, dissipa-se a obscuridade e passa a noite» (cf. São Gregório de Narek, Livro da Lamentação, 41). Irmãos e irmãs, oxalá se dissipe a noite dos conflitos e ressurja uma aurora de esperança. Cessem as animosidades, extingam-se os dissídios e o Líbano volte a irradiar a luz da paz.

[00952-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

[00952-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

كَلِمَةُ قَداسَةُ البابا فرنسيس

في خِتامِ الصَّلاةِ المَسْكُونِيَّة

"لَدَى الله أفكارُ سَلام. معًا مِن أجْلِ لبنان"

1 تموز/يوليو 2021

أيُّها الإخِوَةُ والأخَواتُ الأعِزّاء،

اجْتَمَعَنا اليَوم لِنُصَلِّيَ وَلْنُفَكِّرَ معًا، يَدْفَعُنا القَلَقُ على لبنان، قَلَقٌ شَدِيد، إذْ نَرَى هذا البَلَد، الذي أَحْمِلُهُ في قَلْبِي والذي أَرْغَبُ في زِيارَتِه، يَتَعَرَّضُ لأَزْمَةٍ خَطِيرَة. أنا شاكِرٌ لِجَميعِ المُشارِكينَ لِقُبُولِ الدَعْوَةِ فَوْرًا وَلِلْمُشَارَكَةِ الأَخَوِيَّة. نَحْنُ الرُّعاة، الذينَ تُسْنِدُنا صَلاةُ شَعْبِ اللهِ المُقَدَّس، حاوَلْنا، في هذا الزَمَنِ المُظْلِم، أنْ نَتَوَجَّهَ مَعًا إلى نُورِ الله. وَفي نُورِهِ رأيْنا أوّلًا ظُلُماتِنا: الأَخْطاءَ التي ارْتُكِبَتْ عِنْدَما لَمْ نَشْهَدْ لِلإنْجِيلِ بِصُورَةٍ كامِلَة وِبانْسِجامٍ مَعَ الإنْجِيل، وَرَأَيْنا الفُرَصَ الضائِعَة علَى طَريقِ الأُخُوَّةِ والمُصالَحَةِ والوَحْدَةِ الكامِلَة. لِهذا كُلِّهِ نَطْلُبُ المَغْفِرَةَ وَبِقَلْبٍ مُنْسَحِق نَقول: "رُحْماكَ يا ربّ!" (متى 15، 22).

كانَتْ هَذِهِ صَرْخَةَ امْرأَةٍ التَقَتْ يَسُوع، وَكانَتْ بالتَحْديدِ مِن جِهاتِ صُورَ وَصَيْدا. تَوَسَّلَتْ إليْهِ بِقَلَقٍ شَديد بإلحاح: "أَغِثْني يا رَبّ!" (الآية 25). أصْبَحَتْ هَذِهِ الصَّرْخَةُ اليَوْم صَرْخَةَ شَعْبٍ بِأكْمَلِه، الشَّعْبِ اللبناني المُحْبَطِ والمُنْهَك، والمُحْتاجِ إلى أمانٍ أَكيد وَرَجاءٍ وَسَلام. بِصَلواتِنا أَرَدْنا أنْ نُرافِقَ هَذِهِ الصَّرْخَة. لا نَسْتَسْلِمْ، ولا نَتْعَبْ مِنَ الابْتِهالِ إلى السَّماءِ وَطَلَبِ السَّلامَ الذي يَعْجَزُ عَنْ صُنْعِهِ الناسُ علَى الأرْض. لِنَطْلُبْهُ بإلحاحٍ مِنْ أجلِ الشَّرقِ الأوْسَط وَمِنْ أجلِ لبنان. هذا البَلَدُ الحَبِيب، كَنْزُ الحَضارةِ والحياةِ الرُّوحِيَّة، الذي شَعَّ الحِكْمَةَ والثَقَافَةَ عَبْرَ القُرُون، والذي يَشْهَدُ علَى خِبْرَةٍ فَريدَةٍ مِنَ العَيْشِ السِّلْمِي مَعًا، لا يُمْكِنُ أنْ يُتْرَكَ رَهينَةَ الأقْدارِ أو الَّذينَ يَسْعَوْنَ بِدونِ رادِعِ ضَمير وَراءَ مَصالِحِهِم الخاصَّة. لبنان بَلَدٌ صَغيرٌ كَبِير، وَهُوَ أكْثَرُ مِنْ ذَلِك: هُوَ رِسالَةٌ عالَمِيَّة، رِسالَةُ سَلامٍ وأُخُوَّة تَرْتَفِعُ مِنَ الشَّرْقِ الأوْسَط.

آيَةً قالَها الله يَوْمًا في الكِتابِ المُقَدَّس، يَتَرَدَّدُ صَداها اليَوْمَ بَيْنَنا، وَكأنَّها جَوابٌ لِصَرْخَةِ صَلاتِنا. هِيَ كَلِماتٌ قَليلَة يُعْلِنُ بِها الله أنَّ أفكَارَهُ "أَفكارُ سَلامٍ لا بَلْوَى" (إرميا 29، 11). أَفكارُ سَلامٍ لا بَلْوَى. في أوْقاتِ البَلْوَى، نُريدُ أنْ نُؤَكِّدَ بِكُلِّ قُوَتِنا أنَّ لبنانَ هُوَ، وَيَجِبُ أنْ يَبْقَى، مَشْرُوعَ سَلام. رِسَالَتُهُ هُيَ أنْ يَكُونَ أرْضَ تَسامُحٍ وَتَعَدُدِيَّة، وَواحَةَ أُخُوَّةٍ تَلْتَقِي فِيها الأدْيانُ والطَوائِفُ المُخْتَلِفَة، وَتَعِيشُ فِيها مَعًا جَماعاتٌ مُخْتَلِفَة، وَتُفَضِّلُ الخَيْرَ العام علَى المَصَالِحِ الخاصَة. لِذَلِكَ مِنَ الضَّرُورِيّ - وَأَوَدُّ أنْ أُكَرِّرَ ذَلِك – "كُلُّ مَنْ فيِ يَدِهِ السُّلْطَة، فليَضَعْ نَفْسَهُ نِهائِيًا وَبِشَكْلٍ قاطِعٍ في خِدْمَةِ السَّلام، لا في خِدْمَةِ مَصالِحِهِ الخاصَة. كَفَى أنْ يَبْحَثَ عَدَدٌ قَليلٌ مِنَ الناسِ عَنْ مَنْفَعَةٍ أنانِيَّة علَى حِسابِ الكَثيرين! كَفَى أنْ تُسَيْطِرَ أَنْصافُ الحَقائِقِ علَى آمالِ الناس!" (كلمة في ختام الصّلاة، باري، 7 تموز/يوليو 2018). كَفَى اسْتِخْدامُ لبنانَ والشَّرْقِ الأوْسَط لِمَصالِحَ وَمَكاسِبَ خارجِيَّة! يَجِبُ إعْطاءُ اللبنانِيِّينَ الفُرْصَةَ لِيَكُونوا بُناةَ مُسْتَقْبَلٍ أفْضَل، علَى أرْضِهِم وَبِدونِ تَدَخُّلاتٍ لا تَجُوز.

أَفْكارُ سَلامٍ لا بَلْوَى. أَنْتُم أعزائي اللُبْنانِيِّين، لَقَدْ تَمَيَّزْتُم علَى مَرِّ القُرُون، حَتَى في أَصْعَبِ اللحَظات، بِرُوحِ المُبادَراتِ والاجْتِهاد. أَرْزُكُم العالي، رَمْزُ بَلَدِكُم، يُذَكِّرُ بِغَنَى وازْدِهارِ تارِيخِكُم الفَريد. أَرْزُكُم يُذَكِّرُ أيْضًا أنَّ الأغْصانَ العاليَّة تَنْطَلِقُ مِنْ جُذُورٍ عَميقَة. لِيُلْهِمْكُم مِثالُ الذينَ عَرِفُوا أنْ يَبْنُوا أَسُسًا مُشْتَرَكَة، لأَنَّهُم رأَوا، في التَنَّوِعِ لا عَقَبات، بَلْ فُرَصًا لِلبِناء. تَأَصَّلُوا في أَحلامِ أَجدادِكُم، أَحلامِ السَّلام. في الأشهُرِ الأَخِيرَة، فَهِمْنا، كَما لَمْ يُتِحْ لنَا أنْ نَفْهَمَ مِنْ قَبْل، أنَّنا وَحْدَنا لا نَسْتَطيِعُ أنْ نَخْلُص، وأنَّ شِدَّةَ البَعْضِ لا يُمْكِنُ أنْ تَكُونَ غَريبة عَنِ الآخَرين. لِهَذا نُناشِدُكُم جَمِيعًا. أَنْتُم المُواطِنين: لا تَيْأَسُوا، وَلا تَفْقِدُوا رُوحَكُم، ابْحَثُوا في جُذورِ تاريخِكُم عَنِ الرَّجاء، لِتُزْهِروا وَتَزْدَهِرُوا مِنْ جَدِيد. وَأَنْتُم القادَة السِياسِيِّين: لِتَجِدُوا، حَسَبَ مَسْؤُولِياتِكُم، حُلُولًا عاجِلَة وَمُسْتَقِرَة لِلأَزْمَةِ الاقتِصادِيَّة والاجتِماعِيَّة والسِياسِيَّة الحالِيَّة، وَتَتَذَكَرُوا أنَّهُ لا سَلامَ بِدونِ عَدْل. وَأَنْتُم اللُبنانِيِّين الأحَباء في الشَّتات: لِتَضَعُوا أفْضَلَ الطاقاتِ والمَوارِدِ المُتَوَفِرَة لَدَيْكُم في خِدْمَةِ وَطَنِكُم. وَأَنْتُم أعَضاءَ المُجْتَمَعِ الدَوْليّ: بِجُهْدٍ مُشْتَرَك، وَفِّرُوا لِلْبَلَدِ الظُروفَ المُناسِبَة حتَى لا يَغْرَق، بَلْ يَنْطَلِقُ في حَياةٍ جَدِيدة. سَيَكُونُ ذَلِكَ خَيْرًا لِلجَميع.

أَفْكارُ سَلامٍ لا بَلْوَى. بِكَوْنِنا مَسِيحِيِّين، نُريدُ اليَوْمَ أنْ نُجِدَّدَ التِزامَنا بِبِناءِ مُسْتَقْبَلٍ مَعًا، لأنَّ المُسْتَقْبَلَ سَيَكُونُ سِلْمِيًّا فَقَطْ إذا كان مُشْتَرَكًا. لا يُمْكِنُ أنْ تَقُومَ العَلاقَاتُ بَيْنَ الناسِ علَى السَّعي وَراءَ المَصالِحِ والامْتِيازاتِ والمَكاسِبِ الخاصَة لِلبَعض. لا، إنَّ الرُؤيَّةَ المَسِيحِيَّة لِلمُجْتَمَعِ مَبنِيَّةٌ علَى التَطْويبات، وَتَنْبُعُ مِنَ الوَداعَةِ والرَّحْمَة، وَتَحْمِلُ علَى الاقْتِداءِ بِعَمَلِ اللهِ في العالَم. فَهُوَ أبٌ وَيُريدُ الوِئامَ بَيْنَ الأبْناء. نَحْنُ المَسِيحيِّين مَدْعُوونَ لأن نَكون زارِعِي سَلامٍ وَصانِعي أُخُوَّة، وأَلَّا نَعِيشَ علَى أحقادِ الماضي والتَحَسُّر، وأَلَّا نَهْرُبَ مِنْ مَسؤُولياتِ الحاضِر، وأَنْ نُنَمِيَ نَظْرَةَ رَجاءٍ في المُسْتَقْبَل. نَحْنُ نُؤْمِنُ أنَّ اللهَ يَدُلُنا علَى طريقٍ واحدٍ فَقَط في مَسيرَتِنا: هُوَ طَريقُ السَّلام. لِهَذا نُؤَكِدُ لإخْوَتِنا وأَخَواتِنا المُسْلِمينَ وَمِنَ الدِياناتِ الأُخْرَى الانْفِتاحَ والاسْتِعْدادَ لِلتَعاوِنِ لِبِناءِ الأُخُوَّةِ وَتَعْزِيزِ السَّلام. السَّلام "لَيْسَ فِيهِ غالِبونَ وَمَغْلُوبون، بَلْ إخْوَةٌ وأَخَوات، يَسِيرونَ مِنَ الصِّراعِ إلى الوَحْدَة، رَغْمَ سُوءِ التَفاهُمِ وَجِراحِ الماضي" (كلمة، اللقاء بين الأديان، سهل أور، 6 آذار/مارس 2021). وَبِهَذا المَعْنَى، أَتَمَنَى أنْ تَنْجُمَ عَنْ هذا اليَوْمِ مُبادَراتٌ عَمَلِيَّة في إطارِ الحِوارِ والالتِزامِ التَرْبَوِي والتَضامُن.

أَفكارُ سَلامٍ لا بَلْوَى. اليَوم نُكَرِّرُ نَحْنُ الكَلِماتِ الملِيئَة بالأمَلِ لِلشّاعِرِ جبران خليل جبران: وَراءَ سِتارِ الليْل الأَسْوَد هُنَاكَ فَجْرٌ يَنْتَظِرُنا. أعْطانا بَعْضُ الشَّبابِ قَبْلَ قَليلٍ المَصابِيحَ المُضاءَة. بالتَحْدِيد، الشَّبابُ هُم مَصابِيحُ تُضيءُ في هَذِهِ السَّاعَة المُظْلِمَة. لِيُضِئْ علَى وُجُوهِهِم أَمَلُ المُسْتَقْبَل. وَلْنُصْغِ وَنَنْتَبِهْ لَهُم، لأنَّ وِلادَةَ البَلَدِ تَكُونُ علَى يَدِهِم. وَنَحْنُ جَمِيعًا، قَبْلَ أنْ نَتَخِذَ قَراراتٍ مُهِمَة، لِنَنْظُرْ إلى آمالِ وأحلامِ الشَّباب. وَلْنَنْظُرْ إلى الأَطْفال: عُيُونُهُم مُشِعَّة، وَلَكِنَّها مَلِيئَةٌ بالدُموع، وَتَهِزُّ الضَّمائِرَ وَتُصَحِّحُ المَقاصِد. أَنْوارٌ أُخْرَى تَلْمَعُ في أُفُقِ لُبنان: هُنَّ النِساء. تَتَبادَرُ إلى ذِهْنِي أوَّلًا سَيِّدَتُنا مَرْيَمُ العَذْراء والِدَةُ الجَميع، التي تُعانِقُ بِنَظَراتِها، مِنْ تَلَةِ حَريصا، كُلَّ الوافِدينَ إلى البَلَدِ مِنَ البَحْرِ الأبْيَضِ المُتَوَسِّط. يَداها مَفْتُوحَتان نَحْوَ البَحْرِ وَنَحْوَ العاصِمَةِ بَيْرُوت لِتَسْتَقْبِلَ آمالَ الجَمِيع. النِساءُ هُنَّ والِداتُ الحَياةِ والأَمَلِ لِلجَميع، يَجِبُ أنْ يَحْظَيْنَ بالاحْتِرامِ والتَقْديرِ والمُشارَكَةِ في صُنْعِ القَرارِ في لبنان. هناك أيضًا المُسِنون، وَهُم الجُذور وكِبارُ السِّن: لِنَنْظُرْ إليهِم، وَلْنُصْغِ لَهُم. لِيُعطونا معنَى التاريخ، وَلْيُعطونا القِيَّمَ الأساسَيَّة لِبَلَدِكُم مِن أجلِ المِضيِّ قُدُمًا. لَدَيْهِم الرَغْبَةَ في أنْ يَعُودوا يحلمون: لِنُصْغِ لَهُم، حتى تَتَحَوَّلَ تِلْكَ الأحلامُ فينا إلى نُبُوءَة.

مَرَّةً أخْرَى نُعَلِّقُ علَى كَلِماتِ الشَّاعِر، وَنُدْرِكُ أنَّهُ لا يُوْجَدُ طَرِيقٌ آخَرَ لِلْوُصُولِ إلى الفَجْرِ سَوَى طَرِيقِ الليْل. وَفِي لَيْلَةِ الأَزْمَةِ نَحْتاجُ إلى أنْ نَبْقَى مُتَحِدِين. مَعًا، مِنْ خِلالِ اسْتِقامَةِ الحِوار وَصِدْقِ النَوايا، يُمْكِنُنا أنْ نَحْمِلَ النُورَ إلى الأماكِنِ المُظْلِمَة. لِنَضَعْ كُلَّ جُهُودِنا وَكُلَّ التِزامِنا بَيْنَ يَدَي المَسِيح، رَئِيسِ السَّلام، لأنَّهُ كَما صَلَّيْنا، "عِنْدَما تُشْرِقُ أشِعَةُ رَحْمَتِهِ التَي لا ظِلَّ لَها، تَهْرُبُ الظُلُمات، وَيَنْتَهِي الغُسُق، وَيَزولُ الظَلامُ وَيَذْهَبُ الليْل." (راجع القديس غريغوريوس دي ناريك، كتاب الرثاء، 41). أيُّها الإخِوَةُ والأخَوات، فَلْتَخْتَفِ لَيْلَةُ الصِّراعاتِ وَلْيُشْرِقْ مِنْ جَديد فَجْرُ الأَمَل. لِتَتَوَقَّفْ العَداوات، وَلْتَغْرُبْ النِزاعات، فَيَعُودَ لبنانُ إشْعاعًا لِنورِ السَّلام.

[00952-AR.02] [Testo originale: Arabo]

 

[B0430-XX.02]