Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Incontro:
Testo in lingua italiana
Cari fratelli e sorelle,
«grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo» (Rm 1,7). E con le parole che l’Apostolo Paolo rivolse ai cristiani che si trovavano a Roma, desidero accogliere e salutare voi, Rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale; in particolare il Presidente, l’Arcivescovo Musa, che ringrazio per le sue parole, e il Segretario Generale, il Rev.do Martin Junge. Ricordo molto volentieri la mia visita a Lund – si ricorda? –, città in cui fu fondata la vostra Federazione. In quella indimenticabile tappa ecumenica abbiamo fatto esperienza della forza evangelica della riconciliazione, attestando che «attraverso il dialogo e la testimonianza condivisa non siamo più estranei» (Dichiarazione congiunta, 31 ottobre 2016). Non più estranei, ma fratelli.
Cari fratelli e sorelle, in cammino dal conflitto alla comunione, nel giorno della commemorazione della Confessio Augustana siete venuti a Roma perché cresca l’unità tra di noi. Vi ringrazio per questo ed esprimo la mia speranza che la riflessione comune sulla Confessio Augustana, in vista del 500° anniversario della sua lettura, il 25 giugno 2030, apporti beneficio al nostro cammino ecumenico. Ho detto “in cammino dal conflitto alla comunione”, e questo cammino si fa soltanto in crisi: la crisi che ci aiuta a maturare quello che stiamo cercando. Dal conflitto che abbiamo vissuto durante secoli e secoli, alla comunione che vogliamo, e per fare questo ci mettiamo in crisi. Una crisi che è una benedizione del Signore. All’epoca, la Confessio Augustana rappresentò il tentativo di sventare la minaccia di una scissione nel cristianesimo occidentale; originariamente intesa come documento di riconciliazione intra-cattolico, assunse solo più tardi il carattere di testo confessionale luterano. Già nel 1980, in occasione del suo 450° anniversario, Luterani e Cattolici affermarono: «Ciò che abbiamo riconosciuto nella Confessio Augustana come fede comune può aiutarci a confessare insieme questa fede in maniera nuova anche nel nostro tempo» (Dichiarazione congiunta “Tutti sotto uno stesso Cristo”, n. 27). Confessare insieme quel che ci accomuna nella fede. Vengono in mente le parole dell’Apostolo Paolo, che scriveva: «Un solo corpo […] un solo battesimo. Un solo Dio» (Ef 4,4.5-6).
Un solo Dio. Nel primo articolo, la Confessio Augustana professa la fede nel Dio uno e trino, richiamandosi appositamente al Concilio di Nicea. Il credo di Nicea è espressione vincolante di fede non solo per i Cattolici e i Luterani, ma anche per i fratelli Ortodossi e per molte altre comunità cristiane. È un tesoro comune: adoperiamoci affinché il 1700° anniversario di quel grande Concilio, che ricorrerà nel 2025, dia nuovo impulso al cammino ecumenico, che è un dono di Dio e per noi un percorso irreversibile.
Un solo battesimo. Cari fratelli e sorelle, tutto quello che la grazia di Dio ci sta dando la gioia di sperimentare e condividere – il crescente superamento delle divisioni, la progressiva guarigione della memoria, la collaborazione riconciliata e fraterna tra di noi – trova fondamento proprio nell’«unico battesimo per la remissione dei peccati» (Credo niceno-costantinopolitano). Il santo battesimo è il dono divino originario, che sta alla base di ogni nostro sforzo religioso e di ogni impegno al raggiungimento della piena unità. Sì, perché l’ecumenismo non è un esercizio di diplomazia ecclesiale, ma un cammino di grazia. Esso non poggia su mediazioni e accordi umani, ma sulla grazia di Dio, che purifica la memoria e il cuore, vince le rigidità e orienta verso una comunione rinnovata: non verso accordi al ribasso o sincretismi concilianti, ma verso un’unità riconciliata nelle differenze. In questa luce vorrei incoraggiare tutti coloro che sono impegnati nel dialogo cattolico-luterano a proseguire con fiducia nella preghiera incessante, nell’esercizio della carità condivisa e nella passione per la ricerca volta a una maggiore unità tra le varie membra del Corpo di Cristo.
Un solo corpo. A questo proposito, la Regola di Taizé contiene una bella esortazione: «Abbiate la passione dell’unità del Corpo di Cristo». La passione per l’unità matura attraverso la sofferenza che si prova davanti alle ferite che abbiamo inferto al Corpo di Cristo. Quando avvertiamo dolore per la divisione dei cristiani, ci avviciniamo a quello che Gesù sperimenta, continuando a vedere i suoi discepoli disuniti, le sue vesti lacerate (cfr Gv 19,23). Oggi mi avete regalato una patena e un calice provenienti proprio dai laboratori di Taizé. Vi ringrazio per questi doni, che evocano la nostra partecipazione alla Passione del Signore. Anche noi viviamo infatti una sorta di passione, nel suo duplice significato: da una parte sofferenza, perché non è ancora possibile radunarci attorno allo stesso altare, allo stesso calice; dall’altra, ardore nel servire la causa dell’unità, per la quale il Signore ha pregato e offerto la vita.
Proseguiamo dunque con passione nel nostro cammino dal conflitto alla comunione sulla strada della crisi. La prossima tappa riguarderà la comprensione degli stretti legami tra Chiesa, ministero ed Eucaristia. Sarà importante guardare con umiltà spirituale e teologica alle circostanze che portarono alle divisioni, nella fiducia che, se è impossibile annullare le tristi vicende del passato, è possibile rileggerle all’interno di una storia riconciliata. La vostra Assemblea Generale nel 2023 potrebbe essere un passo importante per purificare la memoria e valorizzare tanti tesori spirituali, che il Signore ha disposto per tutti lungo i secoli.
Cari fratelli e sorelle, il percorso che va dal conflitto alla comunione, sulla strada della crisi, non è facile, ma non siamo soli: Cristo ci accompagna. Il Signore crocifisso e risorto benedica tutti noi, e in particolare Lei, caro Reverendo Junge, caro amico Martin, che il 31 ottobre terminerà il suo servizio come Segretario Generale. Vi ringrazio ancora di cuore per la visita e vi invito a pregare insieme, ciascuno nella propria lingua, il Padre Nostro per il ristabilimento della piena unità tra i cristiani. E il modo di farla, lo lasciamo allo Spirito Santo che è creativo, molto creativo, e anche poeta.
Preghiamo il Padre Nostro. “Padre Nostro…”.
[00906-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
“Grace to you and peace from God our Father and the Lord Jesus Christ” (Rom 1:7). With these words that the Apostle Paul addressed to the Christian community in Rome, I want to welcome and greet you, the Representatives of the Lutheran World Federation, in particular your President, Archbishop Musa, whom I thank for his kind words, and your Secretary General, Reverend Martin Junge. I readily recall my visit to Lund, the city in which your Federation was founded. On that memorable ecumenical occasion, we experienced the evangelical power of reconciliation, testifying that “through dialogue and shared witness we are no longer strangers” (Joint Declaration, 31 October 2016). No longer strangers, but brothers and sisters.
Dear brothers and sisters, on the path from conflict to communion, on this day when you commemorate the Augsburg Confession, you have come to Rome to foster our unity. I thank you for this, and I express my hope that the shared reflection on the Augsburg Confession in view of the five-hundredth anniversary of its reading, 25 June 2030, may benefit our ecumenical journey. “On the path from conflict to communion”; this is path taken only in crisis: a crisis that helps us to understand more deeply what we are seeking. From the conflict we have known for centuries to the communion we desire; that is why we enter into crisis. A crisis that is a blessing from the Lord.
At the time, the Augsburg Confession represented an attempt to avoid the threat of a division in Western Christianity; originally conceived as a document of intra-Catholic reconciliation, only later did it take on the character of a Lutheran confessional text. In 1980, on its 450th anniversary, Lutherans and Catholics stated that: “the common faith which we have discovered in the Augsburg Confession can also help us to confess this faith anew in our own times” (Joint Declaration “All Under One Christ”, No. 27). To confess together what joins us in faith: we are reminded of the words of the Apostle Paul, “one body… one baptism, one God” (Eph 4:4.5-6).
One God. In its first article, the Augsburg Confession professes faith in the Triune God, expressly referring to the Council of Nicaea. The Nicene Creed is a binding expression of faith, not only for Catholics and Lutherans, but also for our Orthodox brothers and sisters and for many other Christian communities. It is a treasure we hold in common. Let us make every effort to ensure that the 1700th anniversary of that great Council, to be celebrated in 2025, will give new impulse to the ecumenical journey, which is God’s gift and for us an irreversible commitment.
One baptism. Dear brothers and sisters, everything that God’s grace is giving us the joy to experience and share – progress in overcoming divisions, the gradual healing of memory, reconciled and fraternal cooperation – is grounded in the “one baptism for the forgiveness of sins” (Niceno-Constantinopolitan Creed). Holy baptism is the primordial divine gift at the basis of all our religious efforts and our commitment to the achievement of full unity. For ecumenism is not an exercise of ecclesial diplomacy but a journey of grace. It depends not on human negotiations and agreements, but on the grace of God, which purifies memories and hearts, overcomes attitudes of inflexibility and directs towards renewed communion: not towards reductive agreements or forms of irenic syncretism, but towards a reconciled unity amid differences. In this light, I would like to encourage all those engaged in the Catholic-Lutheran dialogue to persevere with confidence, in constant prayer, in the exercise of mutual charity, and in passionate efforts to achieve greater unity between the different members of the body of Christ.
One body. Here, the Rule of Taizé contains a fine exhortation: “Make the unity of the body of Christ your passionate concern”. A passion for unity deepens through the suffering we experience before the wounds we have inflicted on the body of Christ. Whenever we are pained by divisions between Christians, we draw close to Jesus’ own experience of seeing his disciples still disunited, his tunic rent (cf. Jn 19:23). Today you have given me the gift of a paten and a chalice produced in the workshops of Taizé. I thank you for these gifts, which evoke our sharing in the Lord’s passion. We too are experiencing a kind of passion, in both its senses: on the one hand, suffering because it is not yet possible to assemble around the same altar, the same chalice; and on the other, enthusiasm in our service of the cause of unity for which the Lord prayed and offered his life.
Let us continue, then, with passion on our journey from conflict to communion along the path of crisis. The next stage will seek to explore the close bonds uniting Church, ministry and the Eucharist. It will be important to examine with spiritual and theological humility the circumstances that led to the divisions, trusting that, although it is impossible to undo the sad events of the past, it is possible to reinterpret them as part of a reconciled history. Your General Assembly in 2023 could be an important step towards purifying memory and valuing the many spiritual treasures that the Lord has prepared over the centuries for all.
Dear brothers and sisters, the path from conflict to communion is not easy, but we are not alone: Christ accompanies us. May the crucified and risen Lord bless all of us, and in particular you, dear Reverend Junge, dear Martin, who on 31 October will conclude your service as Secretary General. Once more I thank you heartily for your visit, and I now invite you to pray together the Our Father, each in his or her own language, for the restoration of full unity between Christians. And the way to bring that about we can leave to the Holy Spirit, who is creative, very creative, and also a poet.
Let us now pray the Our Father.
[00906-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern,
»Gnade sei mit euch und Friede von Gott, unserem Vater, und dem Herrn Jesus Christus« (Röm 1,7). Mit diesen Worten, die der Apostel Paulus an die Christen in Rom richtete, möchte ich Sie, die Vertreter des Lutherischen Weltbundes, begrüßen und willkommen heißen; insbesondere den Präsidenten, Erzbischof Musa, dem ich für seine Worte danke, und den Generalsekretär, Pfarrer Martin Junge. Ich erinnere mich sehr gerne an meinen Besuch in Lund – erinnern Sie sich? –, der Stadt, wo der Weltbund gegründet wurde. Bei diesem unvergesslichen ökumenischen Ereignis erlebten wir die dem Evangelium innewohnende Kraft der Versöhnung und wir bezeugten, dass wir »durch Dialog und gemeinsames Zeugnis […] nicht länger Fremde« sind (Gemeinsame Erklärung, 31. Oktober 2016). Nicht mehr Fremde, sondern Brüder und Schwestern.
Liebe Brüder und Schwestern, auf dem Weg vom Konflikt zur Gemeinschaft sind Sie am Tag des Gedenkens an die Confessio Augustana nach Rom gekommen, damit die Einheit unter uns wächst. Ich danke Ihnen dafür und bringe meine Hoffnung zum Ausdruck, dass die gemeinsame Reflexion über die Confessio Augustana im Hinblick auf den 500. Jahrestag ihrer Verlesung am 25. Juni 2030 unserem ökumenischen Weg zugutekommen wird. Ich sagte „auf dem Weg vom Konflikt zur Gemeinschaft“, und diesen Weg geht man nur in der Krise: die Krise, die uns dabei hilft, das reifen zu lassen, wonach wir streben. Vom Konflikt, den wir über die Jahrhunderte erlebt haben, zur Gemeinschaft, die wir wollen. Und um das zu tun, begeben wir uns in die Krise. Eine Krise, die ein Segen des Herrn ist. Die Confessio Augustana stellte damals einen Versuch dar, die drohende Spaltung der westlichen Christenheit abzuwenden; ursprünglich als Dokument innerkatholischer Versöhnung gedacht, nahm sie erst später den Charakter eines lutherischen Bekenntnistextes an. Bereits 1980, anlässlich des 450-jährigen Jubiläums, stellten Lutheraner und Katholiken fest: »Was wir in der Confessio Augustana als gemeinsamen Glauben erkannt haben, kann uns helfen, diesen Glauben auch in unserer Zeit gemeinsam neu zu bekennen« (Gemeinsame Erklärung „Alle unter dem einem Christus“, Nr. 27). Gemeinsam bekennen, was uns im Glauben eint. Da kommen einem die Worte des Apostels Paulus in den Sinn, der schrieb: »Ein Leib ... eine Taufe, ein Gott« (Eph 4, 5-6).
Ein Gott. Im ersten Artikel bekennt die Confessio Augustana den Glauben an den dreieinen Gott und bezieht sich dabei auf das Konzil von Nizäa. Das Glaubensbekenntnis von Nizäa ist ein verbindlicher Ausdruck des Glaubens nicht nur für die Katholiken und die Lutheraner, sondern auch für unsere orthodoxen Brüder und Schwestern und für viele andere christliche Gemeinschaften. Es ist ein gemeinsamer Schatz. Bemühen wir uns darum, dass der 1700. Jahrestag dieses großen Konzils im Jahr 2025 dem ökumenischen Weg, der ein Geschenk Gottes und für uns ein unumkehrbarer Weg ist, neuen Schwung verleiht.
Eine Taufe. Liebe Brüder und Schwestern, all das, was uns die Gnade Gottes freudig erleben und miteinander teilen lässt – die wachsende Überwindung von Trennungen, die fortschreitende Heilung des Gedächtnisses, die versöhnte und geschwisterliche Zusammenarbeit unter uns –, findet seine Grundlage eben in der »eine[n] Taufe zur Vergebung der Sünden« (Nicaeno-Konstantinopolitanisches Glaubensbekenntnis). Die heilige Taufe ist die ursprüngliche Gabe Gottes, die all unserem religiösen Bemühen und all unserem Engagement zur Erlangung der vollen Einheit zugrunde liegt. Ja, denn die Ökumene ist nicht Ausübung kirchlicher Diplomatie, sondern ein Weg der Gnade. Sie beruht nicht auf menschlicher Vermittlung und Übereinkünften, sondern auf der Gnade Gottes, die das Gedächtnis und das Herz reinigt, alle Starrheit überwindet und auf eine erneuerte Gemeinschaft hin ausrichtet. Sie zielt nicht auf ein Herunterhandeln oder auf konziliante Synkretismen, sondern auf eine Einheit in versöhnter Verschiedenheit. In diesem Sinne möchte ich alle, die sich im katholisch-lutherischen Dialog engagieren, ermutigen, mit Zuversicht im unablässigen Gebet, im gemeinsamen karitativen Handeln und in der Leidenschaft für die Suche nach größerer Einheit unter den verschiedenen Gliedern des Leibes Christi fortzufahren.
Ein Leib. Diesbezüglich enthält die Regel von Taizé eine schöne Ermahnung: »Mach die Einheit des Leibes Christi zu deiner eigenen leidenschaftlich angestrebten Überzeugung«. Die Passion für die Einheit reift durch das Leiden, das wir angesichts der Wunden, die wir dem Leib Christi zugefügt haben, empfinden. Wenn wir Schmerz über die Spaltung der Christen empfinden, nähern wir uns dem an, was Jesus erlebt, wenn er weiterhin mitansehen muss, wie seine Jünger uneins sind und sein Gewand zerrissen ist (vgl. Joh 19,23). Heute haben Sie mir eine Patene und einen Kelch aus den Werkstätten von Taizé geschenkt. Ich danke Ihnen für diese Gaben, die uns an unsere Teilnahme an der Passion des Herrn denken lassen. In der Tat erleben auch wir eine Art Passion, im doppelten Sinn des Wortes: einerseits empfinden wir Leid, weil es noch nicht möglich ist, sich um denselben Altar, um denselben Kelch zu versammeln; andererseits aber verspüren wir auch die Leidenschaft im Dienst an der Sache der Einheit, für die der Herr gebetet und sein Leben hingegeben hat.
Gehen wir also mit solcher Passion auf dem Weg der Krise unseren Weg vom Konflikt zur Gemeinschaft weiter. Im nächsten Schritt wird es um das Verständnis der engen Verbindung zwischen Kirche, Amt und Eucharistie gehen. Dabei wird es wichtig sein, mit geistlicher und theologischer Demut auf die Umstände zu schauen, die zu den Spaltungen geführt haben, im Vertrauen darauf, dass es – wenngleich die traurigen Ereignisse der Vergangenheit nicht ungeschehen gemacht werden können – dennoch möglich ist, sie im Rahmen einer versöhnten Geschichte neu zu sehen. Ihre Generalversammlung im Jahr 2023 könnte ein wichtiger Schritt sein, um das Gedächtnis zu reinigen und die vielen geistlichen Schätze zu würdigen, die der Herr über die Jahrhunderte für alle angelegt hat.
Liebe Brüder und Schwestern, der Weg vom Konflikt zur Gemeinschaft, auf dem Weg der Krise, ist nicht leicht, aber wir sind nicht allein: Christus begleitet uns. Der gekreuzigte und auferstandene Herr segne uns alle, besonders Sie, lieber Herr Pfarrer Junge, lieber Freund Martin, der Sie zum 31. Oktober Ihren Dienst als Generalsekretär beenden. Ich danke Ihnen nochmals herzlich für Ihren Besuch und lade Sie ein, gemeinsam, jeder in seiner eigenen Sprache, das Vaterunser für die Wiederherstellung der vollen Einheit unter den Christen zu beten. Und wie das geschieht, das überlassen wir dem Heiligen Geist, der kreativ ist, sehr kreativ und auch poetisch.
Beten wir das Vaterunser. „Vater unser …“.
[00906-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
[B0412-XX.02]