Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Questa mattina, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Partecipanti alla 94.ma Assemblea della “Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali” (R.O.A.C.O.) in corso a Roma presso la Casa Bonus Pastor dal 21 al 24 giugno.
Pubblichiamo il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Cari amici,
sono lieto di incontrarvi al termine dei lavori di questa vostra sessione Plenaria. Saluto il Cardinale Leonardo Sandri, il Cardinale Zenari, Monsignor Pizzaballa, gli altri Superiori del Dicastero – che nel frattempo sono cambiati – gli Officiali e i membri delle Agenzie che compongono la vostra Assemblea.
Il fatto di ritrovarsi in presenza dà fiducia e aiuta il vostro lavoro, mentre l’anno scorso fu possibile soltanto collegarsi a distanza per riflettere insieme; ma sappiamo che non è la stessa cosa: abbiamo bisogno di incontrarci, di far dialogare meglio le parole e i pensieri, per accogliere le domande e il grido che giungono da tante parti del mondo, in modo particolare dalle Chiese e dai Paesi per i quali svolgete la vostra opera. Ne sono testimone io stesso, perché fu proprio in questo contesto, nel 2019, che annunciai la mia intenzione di recarmi in Iraq, e grazie a Dio pochi mesi fa ho potuto realizzare questo desiderio. Sono stato contento di inserire, tra le persone del seguito, una vostra Rappresentante, anche in segno di gratitudine per quello che avete fatto e che farete.
Nonostante la pandemia, avete avuto riunioni straordinarie nel corso di quest’anno, sia per affrontare la situazione dell’Eritrea, sia per seguire quella del Libano, dopo la terribile esplosione nel porto di Beirut il 4 agosto scorso. E a questo proposito ringrazio per l’impegno a sostenere il Libano in questa grave crisi; e vi chiedo di pregare e invitare a farlo per l’incontro che avremo il 1° luglio, insieme ai Capi delle Chiese cristiane del Paese, perché lo Spirito Santo ci guidi e ci illumini.
Attraverso di voi desidero far giungere il mio ringraziamento a tutte le persone che sostengono i vostri progetti e che li rendono possibili: spesso sono semplici fedeli, famiglie, parrocchie, volontari…, che sanno di essere “tutti fratelli” e destinano un po’ del loro tempo e delle loro risorse per quelle realtà di cui voi vi prendete cura. Mi hanno riferito che nel 2020 la Colletta per la Terra Santa ha potuto raccogliere circa la metà rispetto agli anni passati. Certamente hanno pesato i lunghi mesi in cui la gente non ha potuto radunarsi nelle chiese per le celebrazioni, ma anche la crisi economica generata dalla pandemia. Se da un lato questo ci fa bene, perché ci spinge a una maggiore essenzialità, tuttavia non può lasciarci indifferenti, anche pensando alle strade deserte di Gerusalemme, senza pellegrini che vanno a rigenerarsi nella fede, ma anche ad esprimere solidarietà concreta con le Chiese e le popolazioni locali. Rinnovo pertanto l’appello a tutti perché si riscopra l’importanza di questa carità, di cui parlava già San Paolo nelle sue Lettere e che San Paolo VI ha voluto riorganizzare con l’Esortazione Apostolica Nobis in animo, del 1974, che ripropongo nella sua piena attualità e validità.
Nella vostra riunione vi siete soffermati su diversi contesti geografici ed ecclesiali. Anzitutto la stessa Terra Santa, con Israele e Palestina, popoli per i quali sogniamo sempre che nel cielo si distenda l’arco della pace, dato da Dio a Noè come segno dell’alleanza tra Cielo e terra e della pace tra gli uomini (cfr Gen 9,12-17). Troppo spesso invece, anche di recente, quei cieli sono solcati da ordigni che portano distruzione, morte e paura!
Il grido che si leva dalla Siria è sempre presente al cuore di Dio, ma sembra non riesca a toccare quello degli uomini che hanno in mano le sorti dei popoli. Rimane lo scandalo di dieci anni di conflitto, milioni di sfollati interni ed esterni, le vittime, l’esigenza di una ricostruzione che resta ancora in ostaggio di logiche di parte e della mancanza di decisioni coraggiose per il bene di quella martoriata Nazione.
Oltre a quella del Cardinale Zenari, Nunzio Apostolico a Damasco, la presenza dei Rappresentanti Pontifici in Libano, Iraq, Etiopia, Armenia e Georgia, che saluto e ringrazio di cuore, vi ha consentito di riflettere sulla situazione ecclesiale in quei Paesi. Il vostro stile è prezioso, perché aiuta i Pastori e i fedeli a concentrarsi sull’essenziale, cioè su ciò che serve all’annuncio del Vangelo, manifestando insieme il volto della Chiesa, che è Madre, con particolare attenzione ai piccoli e ai poveri. A volte bisogna ricostruire gli edifici e le cattedrali, comprese quelle distrutte dalle guerre, ma anzitutto bisogna avere a cuore le pietre vive che sono ferite e disperse.
Seguo con apprensione la situazione che si è generata con il conflitto nella regione del Tigray, in Etiopia, sapendo che la sua portata abbraccia anche la vicina Eritrea. Al di là delle differenze religiose e confessionali, ci rendiamo conto di quanto sia essenziale il messaggio della Fratelli tutti, quando le differenze tra etnie e le conseguenti lotte per il potere sono erette a sistema.
Al termine del mio Viaggio Apostolico in Armenia, nel 2016, insieme al Catholicos Karekin II abbiamo liberato in cielo delle colombe, come segno e auspicio della pace nell’intera regione del Caucaso. Purtroppo, essa negli ultimi mesi è stata un’altra volta ferita, e per questo vi ringrazio per l’attenzione che avete posto alla realtà della Georgia e dell’Armenia, affinché la comunità cattolica continui ad essere segno e fermento di vita evangelica.
Carissimi, grazie della vostra presenza, grazie del vostro ascolto e della vostra opera. Benedico ciascuno di voi e il vostro lavoro. E voi, per favore, continuate a pregare per me. Grazie!
[00898-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear Friends,
I am happy to meet you at the conclusion of the work of your Plenary Session. I greet Cardinal Leonardo Sandri, Cardinal Zenari, Msgr. Pizzaballa, the other Superiors of the Dicastery – who have changed in the meantime – the Officials and the members of the Agencies that make up your Assembly.
The fact that we are able to meet in person instils confidence and proves helpful for your work, since last year it was possible only to reflect together at a distance. We know that it was not the same. For we need to encounter one another, to share ideas in fruitful dialogue and to hear the questions and the cries for help coming to us from so many parts of the world, particularly from the Churches in the countries where you carry out your work. I can testify personally to this, for it was precisely in this setting that, in 2019, I announced my intention to visit Iraq. A few months ago, thank God, I was able realize this desire. I was happy to include one of your representatives in the entourage, as a sign of gratitude for what you have done and continue to do.
Despite the pandemic, you have had additional meetings over the past year to face the situation of Eritrea, but also to follow that of Lebanon following the terrible Beirut port explosion of 4 August last. In this regard, I thank you for your efforts to support Lebanon in this grave crisis, and I ask you to pray, and invite others to pray, for our meeting on 1 July with the Heads of the Christian Churches in Lebanon, that the Holy Spirit will enlighten and guide us.
I would also like, through you, to extend my gratitude to all those who support and make possible your projects: ordinary members of the faithful, families, parishes and volunteers who understand what it means to be “brothers and sisters all” and who devote a portion of their time and resources to assisting you in the services you provide. I have been told that the income from the 2020 collection for the Holy Land was only about half of that received in previous years. Certainly, this was due in part to the long months when attendance at church services was reduced, but also to the economic crisis generated by the pandemic. While the crisis may have encouraged us to focus on what is essential, we cannot remain indifferent when we think of the deserted streets of Jerusalem and the loss of those pilgrims who go there to strengthen their faith, but also to express concrete solidarity with the local Churches and their people. Once again, I ask everyone to appreciate the significance of this form of charity, which Saint Paul refers to in his letters, and Saint Paul VI restructured in his 1974 Apostolic Exhortations Nobis in Animo, whose continued timeliness and validity I reaffirm.
In your Meeting, you have discussed a variety of geographical and ecclesial situations. In the first place, the Holy Land itself, with Israel and Palestine, peoples who we hope and pray will see the bow of peace that God showed to Noah as a sign of the covenant between heaven and earth, and of peace among peoples. For all too often, even lately, those skies have been darkened by missiles bringing destruction, death and fear!
The pleas for help rising from Syria are never far from God’s heart, yet do not seem to have touched the hearts of leaders in a position to affect the destiny of peoples. We think of the continuing scandal of ten years of conflict, millions of internally and externally displaced persons, the victims and the need for reconstruction, all held hostage to partisan thinking and the lack of courageous decisions for the good of that war-torn nation.
The presence of Cardinal Zenari, Apostolic Nuncio in Syria, and that of the Papal Representatives in Lebanon, Iraq, Ethiopia, Armenia and Georgia, whom I greet and heartily thank, has enabled you to consider the situation of the Church in those countries. Your own way of life is important, for it helps pastors and faithful to concentrate on what is essential and helpful for the proclamation of the Gospel, as together you show the face of a Church that is a Mother, with particular concern for the poor and the vulnerable. If at times it is necessary to reconstruct buildings and cathedrals, including those destroyed by war, we need to be concerned above all for the living stones who have been wounded and dispersed.
I am following with apprehension the situation arising from the conflict in the Tigray region in Ethiopia, knowing that it is also affecting nearby Eritrea. Beyond religious and confessional differences, we come to see the essential importance of the message of Fratelli Tutti, whenever differences between ethnic groups and the resulting struggles for power become systemic.
At the conclusion of my Apostolic Journey in Armenia in 2016, Catholicos Karekin II and I released doves into the sky as a sign of hope for peace in the entire Caucasus region. Sadly, in recent months that hope has once more been disappointed. For this reason, I am grateful for the concern you have shown for the situation in Georgia and Armenia, in order to enable the Catholic community to continue to be a sign and leaven of evangelical life.
Dear friends, thank you for your presence, thanks for your attention and the projects and activities you carry out. I bless each of you and your work. And I ask you please, to continue to pray for me. Thank you!
[00898-EN.02] [Original text: Italian]
[B0406-XX.02]