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Messaggio Pasquale del Santo Padre e Benedizione “Urbi et Orbi”, 04.04.2021


Messaggio del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

 

Alle ore 12.00, dall’Altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre Francesco ha rivolto ai fedeli che lo ascoltano mediante la radio, la televisione e gli altri mezzi di comunicazione il Messaggio Pasquale.

Quindi, dopo l’annuncio della concessione dell’indulgenza dato dall’Em.mo Card. Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica di San Pietro, il Papa ha impartito la Benedizione “Urbi et Orbi”.

Pubblichiamo di seguito il Messaggio Pasquale del Santo Padre:

Messaggio del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua! Buona, Santa e serena Pasqua!

Oggi riecheggia in ogni parte del mondo l’annuncio della Chiesa: “Gesù, il crocifisso, è risorto, come aveva detto. Alleluia”.

L’annuncio di Pasqua non mostra un miraggio, non rivela una formula magica, non indica una via di fuga di fronte alla difficile situazione che stiamo attraversando. La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo – ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. E questo è lo scandalo di oggi.

Di fronte, o meglio, in mezzo a questa realtà complessa, l’annuncio di Pasqua racchiude in poche parole un avvenimento che dona la speranza che non delude: “Gesù, il crocifisso, è risorto”. Non ci parla di angeli o di fantasmi, ma di un uomo, un uomo in carne e ossa, con un volto e un nome: Gesù. Il Vangelo attesta che questo Gesù, crocifisso sotto Ponzio Pilato per aver detto di essere il Cristo, il Figlio di Dio, il terzo giorno è risorto, secondo le Scritture e come Egli stesso aveva predetto ai suoi discepoli.

Il crocifisso, non un altro, è risorto. Dio Padre ha risuscitato il suo Figlio Gesù perché ha compiuto fino in fondo la sua volontà di salvezza: ha preso su di sé la nostra debolezza, le nostre infermità, la nostra stessa morte; ha patito i nostri dolori, ha portato il peso delle nostre iniquità. Per questo Dio Padre lo ha esaltato e ora Gesù Cristo vive per sempre, e Lui è il Signore.

I testimoni riferiscono un particolare importante: Gesù risorto porta impresse le piaghe delle mani, dei piedi e del costato. Queste piaghe sono il sigillo perenne del suo amore per noi. Chiunque soffre una dura prova, nel corpo e nello spirito, può trovare rifugio in queste piaghe, ricevere attraverso di esse la grazia della speranza che non delude.

Cristo risorto è speranza per quanti soffrono ancora a causa della pandemia, per i malati e per chi ha perso una persona cara. Il Signore dia loro conforto e sostenga le fatiche di medici e infermieri. Tutti, soprattutto le persone più fragili, hanno bisogno di assistenza e hanno diritto di avere accesso alle cure necessarie. Ciò è ancora più evidente in questo tempo in cui tutti siamo chiamati a combattere la pandemia e i vaccini costituiscono uno strumento essenziale per questa lotta. Nello spirito di un “internazionalismo dei vaccini”, esorto pertanto l’intera Comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri.

Il Crocifisso Risorto è conforto per quanti hanno perso il lavoro o attraversano gravi difficoltà economiche e sono privi di adeguate tutele sociali. Il Signore ispiri l’agire delle autorità pubbliche perché a tutti, specialmente alle famiglie più bisognose, siano offerti gli aiuti necessari a un adeguato sostentamento. La pandemia ha purtroppo aumentato drammaticamente il numero dei poveri e la disperazione di migliaia di persone.

«Occorre che i poveri di tutti i tipi riprendano a sperare», diceva san Giovanni Paolo II nel suo viaggio ad Haiti. E proprio al caro popolo haitiano va in questo giorno il mio pensiero e il mio incoraggiamento, perché non sia sopraffatto dalle difficoltà, ma guardi al futuro con fiducia e speranza. E io direi che va specialmente il mio pensiero a voi, carissime sorelle e fratelli haitiani: vi sono vicino, sono vicino a voi e vorrei che i problemi si risolvessero definitivamente per voi. Prego per questo, cari fratelli e sorelle haitiani.

Gesù risorto è speranza pure per tanti giovani che sono stati costretti a trascorrere lunghi periodi senza frequentare la scuola o l’università e condividere il tempo con gli amici. Tutti abbiamo bisogno di vivere relazioni umane reali e non solamente virtuali, specialmente nell’età in cui si forma il carattere e la personalità. Lo abbiamo sentito venerdì scorso nella Via crucis dei bambini. Sono vicino ai giovani di tutto il mondo e, in quest’ora, specialmente a quelli del Myanmar, che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore.

La luce del Risorto sia fonte di rinascita per i migranti, in fuga da guerra e miseria. Nei loro volti riconosciamo il volto sfigurato e sofferente del Signore che sale al Calvario. Non manchino loro segni concreti di solidarietà e di fraternità umana, pegno della vittoria della vita sulla morte che celebriamo in questo giorno. Ringrazio i Paesi che accolgono con generosità i sofferenti che cercano rifugio, specialmente il Libano e la Giordania, che ospitano moltissimi profughi fuggiti dal conflitto siriano.

Il popolo libanese, che sta attraversando un periodo di difficoltà e incertezze, sperimenti la consolazione del Signore risorto e sia sostenuto dalla Comunità internazionale nella propria vocazione ad essere una terra di incontro, convivenza e pluralismo.

Cristo nostra pace faccia finalmente cessare il fragore delle armi nell’amata e martoriata Siria, dove milioni di persone vivono ormai in condizioni disumane, come pure in Yemen, le cui vicende sono circondate da un silenzio assordante e scandaloso, e in Libia, dove si intravvede finalmente la via di uscita da un decennio di contese e di scontri cruenti. Tutte le parti coinvolte si impegnino effettivamente per far cessare i conflitti e consentire a popoli stremati dalla guerra di vivere in pace e di avviare la ricostruzione dei rispettivi Paesi.

La Risurrezione ci porta naturalmente a Gerusalemme. Per essa imploriamo dal Signore pace e sicurezza (cfr Sal 122), perché risponda alla chiamata ad essere luogo di incontro dove tutti possano sentirsi fratelli, e dove Israeliani e Palestinesi ritrovino la forza del dialogo per raggiungere una soluzione stabile, che veda due Stati vivere fianco a fianco in pace e prosperità.

In questo giorno di festa, il mio pensiero torna pure all’Iraq, che ho avuto la gioia di visitare il mese scorso, e che prego possa continuare il cammino di pacificazione intrapreso, perché si realizzi il sogno di Dio di una famiglia umana ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli.[1]

La forza del Risorto sostenga le popolazioni africane che vedono il proprio avvenire compromesso da violenze interne e dal terrorismo internazionale, specialmente nel Sahel e in Nigeria, come pure nella regione del Tigray e di Cabo Delgado. Continuino gli sforzi per trovare soluzioni pacifiche ai conflitti, nel rispetto dei diritti umani e della sacralità della vita, con un dialogo fraterno e costruttivo in spirito di riconciliazione e di solidarietà fattiva.

Troppe guerre e troppe violenze ci sono ancora nel mondo! Il Signore, che è la nostra pace, ci aiuti a vincere la mentalità della guerra. Conceda a quanti sono prigionieri nei conflitti, specialmente nell’Ucraina orientale e nel Nagorno-Karabakh, di ritornare sani e salvi alle proprie famiglie, e ispiri i governanti di tutto il mondo a frenare la corsa a nuovi armamenti. Oggi, 4 aprile, ricorre la Giornata mondiale contro le mine antiuomo, subdoli e orribili ordigni che uccidono o mutilano ogni anno molte persone innocenti e impediscono all’umanità di «camminare assieme sui sentieri della vita, senza temere le insidie di distruzione e di morte».[2] Come sarebbe meglio un mondo senza questi strumenti di morte!

Cari fratelli e sorelle, anche quest’anno, in diversi luoghi, molti cristiani hanno celebrato la Pasqua con forti limitazioni e, talvolta, senza nemmeno poter accedere alle celebrazioni liturgiche. Preghiamo che tali limitazioni, come ogni limitazione alla libertà di culto e di religione nel mondo, possano essere rimosse e a ciascuno sia consentito di pregare e lodare Dio liberamente.

Tra le molteplici difficoltà che stiamo attraversando, non dimentichiamo mai che noi siamo sanati dalle piaghe di Cristo (cfr 1 Pt 2,24). Alla luce del Risorto le nostre sofferenze sono trasfigurate. Dove c’era morte ora c’è vita, dove c’era lutto, ora c’è consolazione. Nell’abbracciare la Croce Gesù ha dato senso alle nostre sofferenze e ora preghiamo che gli effetti benefici di questa guarigione si espandano in tutto il mondo. Buona, Santa e serena Pasqua!

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[1] Cfr Incontro Interreligioso a Ur, 6 marzo 2021.

[2] S. Giovanni Paolo II, Angelus, 28 febbraio 1999.

[00446-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers frères et sœurs, joyeuses Pâques! Joyeuses, saintes et sereines Pâques !

Aujourd’hui résonne partout dans le monde l’annonce de l’Eglise: “Jésus, le crucifié, est ressuscité comme il l’avait dit. Alléluia”.

L’annonce de Pâquesne montre pas un mirage, elle ne révèle pas une formule magique, elle n’indique pas une échappatoire face à la situation difficile que nous traversons. La pandémie est encore en cours; la crise sociale et économique est très lourde, en particulier pour les plus pauvres; malgré cela – et c’est scandaleux – les conflits armés ne cessent pas et les arsenaux militaires se renforcent. C’est le scandale d’aujourd’hui.

Face, ou mieux, au milieu de cette réalité complexe, l’annonce de Pâques renferme en quelques mots un événement qui donne l’espérance qui ne déçoit pas: “Jésus, le crucifié, est ressuscité”.Elle ne nous parle pas d’anges ou de fantômes, mais d’un homme, un homme en chair et en os, avec un visage et un nom: Jésus.L’Evangile atteste que ce Jésus, crucifié sous Ponce Pilate pour avoir dit qu’il est le Christ, le Fils de Dieu, est ressuscité le troisième jour, selon les Ecritures et comme il l’avait prédit à ses disciples.

Le crucifié, pas un autre, est ressuscité. Dieu le Père a ressuscité son Fils Jésus parce qu’il a accompli jusqu’au bout sa volonté de salut: il a pris sur lui notre faiblesse, nos infirmités, notre propre mort; il a souffert nos douleurs, il a porté le poids de nos iniquités. C’est pourquoi Dieu le Père l’a exalté et maintenant Jésus Christ vit pour toujours, il est le Seigneur.

Les témoins rapportent un détail important: Jésus ressuscité porte gravées les plaies des mains, des pieds et du côté.Ces plaies sont le sceau éternel de son amour pour nous.Quiconque souffre une dure épreuve, dans son corps et dans son esprit, peut trouver refuge dans ces blessures, recevoir à travers elles la grâce de l’espérance qui ne déçoit pas.

Le Christ ressuscité est espérance pour tous ceux qui souffrent encore à cause de la pandémie, pour les malades et pour ceux qui ont perdu une personne chère. Que le Seigneur les réconforte et qu’il soutienne les efforts des médecins et des infirmiers. Tous, en particulier les personnes les plus fragiles, ont besoin d’assistance et ont le droit d’avoir accès aux soins nécessaires. Ceci est d’autant plus évident en ce temps où nous sommes tous appelés à combattre la pandémie et où les vaccins constituent un instrument essentiel pour cette lutte. Dans l’esprit d’un “internationalisme des vaccins”, j’exhorte donc toute la Communauté internationale à un engagement partagé afin de surmonter les retards dans leur distribution et en favoriser le partage, en particulier avec les pays les plus pauvres.

Le Crucifié ressuscité est un réconfort pour ceux qui ont perdu leur travail ou traversent de graves difficultés économiques et qui sont privés de protections sociales adéquates.Que le Seigneur inspire l’action des autorités publiques afin qu’à tous, en particulier aux familles les plus nécessiteuses, soient offertes les aides nécessaires à une subsistance suffisante. La pandémie a malheureusement augmenté dramatiquement le nombre de pauvres et le désespoir de milliers de personnes.

«Il faut que les pauvres de toute sorte se reprennent à espérer», disait saint Jean-Paul II lors de son voyage à Haïti. C’est justement au cher peuple haïtien que ma pensée et mon encouragement s’adressent en ce jour, pour qu’il ne soit pas vaincu par les difficultés mais qu’il regarde vers l’avenir avec confiance et avec espérance.

Et je dirais que ma pensée va spécialement vers vous, chers frères et sœurs haïtiens. Je vous suis proche. Je suis proche de vous et je voudrais que les problèmes se résolvent définitivement pour vous. Je prie pour cela, chers frères et sœurs Haïtiens.

Jésus ressuscité est l’espérance aussi pour de nombreux jeunes qui ont été contraints de passer de longues périodes sans aller à l’école ou à l’université ni partager le temps avec leurs amis. Nous avons tous besoin de vivre des relations humaines réelles et pas seulement virtuelles, particulièrement à l’âge où se forme le caractère et la personnalité. Nous l’avons entendu vendredi dernier dans la Via Crucis des enfants. Je suis proche des jeunes du monde entier et, en ce moment, en particulier de ceux du Myanmar, qui s’engagent pour la démocratie en faisant entendre pacifiquement leur voix, conscients que la haine ne peut être éliminée que par l’amour.

Que la lumière du Ressuscité soit source de renaissance pour les migrants fuyant la guerre et la misère. Sur leurs visages, reconnaissons le visage défiguré et souffrant du Seigneur qui monte au Calvaire. Que ne leur manquent pas des signes concrets de solidarité et de fraternité humaine, gage de la victoire de la vie sur la mort que nous célébrons en ce jour. Je remercie les pays qui accueillent avec générosité ceux qui souffrent et cherchent refuge, en particulier le Liban et la Jordanie qui accueillent de très nombreux réfugiés ayant fui le conflit syrien.

Que le peuple libanais, qui traverse une période de difficultés et d’incertitudes, fasse l’expérience de la consolation du Seigneur ressuscité et soit soutenu par la Communauté internationale dans sa vocation d’être une terre de rencontre, de coexistence et de pluralisme.

Que le Christ notre paix fasse enfin cesser le fracas des armes dans la bien-aimée et martyrisée Syrie, où des millions de personnes vivent désormais dans des conditions inhumaines, ainsi qu’au Yémen dont les événements sont entourés d’un silence assourdissant et scandaleux, et en Libye où l’on entrevoit enfin la sortie d’une décennie de disputes et d’affrontements sanglants. Que toutes les parties concernées s’engagent effectivement à faire cesser les conflits et permettre aux peuples épuisés par la guerre de vivre en paix et d’engager la reconstruction de leurs pays respectifs.

La Résurrection nous conduit naturellement à Jérusalem.Pour elle, nous implorons du Seigneur paix et sécurité (cf. Ps 122), afin qu’elle réponde à l’appel à être un lieu de rencontre où tous puissent se sentir frères, et où Israéliens et Palestiniens retrouvent la force du dialogue pour parvenir à une solution stable, qu’elle voit deux États vivre côte à côte dans la paix et la prospérité.

En ce jour de fête, ma pensée se tourne également vers l’Irak que j’ai eu la joie de visiter le mois dernier, et je prie pour que puisse continuer le chemin de pacification entrepris, afin que se réalise le rêve de Dieu d’une famille humaine hospitalière et accueillante envers tous ses enfants.[1]

Que la force du Ressuscité soutienne les populations africaines qui voient leur avenir compromis par des violences internes et par le terrorisme international, en particulier au Sahel et au Nigeria, ainsi que dans la région du Tigré et de Cabo Delgado. Que se poursuivent les efforts pour trouver des solutions pacifiques aux conflits, dans le respect des droits humains et du caractère sacré de la vie, par un dialogue fraternel et constructif dans un esprit de réconciliation et de solidarité effective.

Il y a encore trop de guerres et trop de violences dans le monde ! Que le Seigneur, qui est notre paix, nous aide à vaincre la mentalité de la guerre. Qu’il accorde à tous ceux qui sont prisonniers dans les conflits, particulièrement en Ukraine orientale et dans le Haut-Karabakh, de retourner sains et saufs dans leurs familles, qu’il inspire aux gouvernants du monde entier de freiner la course aux nouveaux armements. Aujourd’hui, 4avril, c’est la Journée mondiale de lutte contre les mines antipersonnel, sournois et horribles engins qui tuent ou mutilent chaque année de nombreuses personnes innocentes et empêchent l’humanité de « marcher ensemble sur les chemins de la vie, sans craindre les pièges de destruction et de mort ».[2]Comme un monde sans ces instruments de mort serait meilleur !

Chers frères et sœurs, cette année encore, en divers lieux, de nombreux chrétiens ont célébré la Pâques avec de fortes restrictions, et parfois, sans pouvoir accéder aux célébrations liturgiques.Prions pour que ces restrictions, comme toute restriction à la liberté de culte et de religion dans le monde, puissent être supprimées et que chacun soit autorisé à prier et à louer Dieu librement.

Parmi les multiples difficultés que nous traversons, n’oublions jamais que nous sommes guéris par les blessures du Christ (cf. 1 P 2, 24). A la lumière du Ressuscité, nos souffrances sont transfigurées. Là où il y avait mort, il y a maintenant vie, là où il y avait deuil, il y a maintenant consolation. En étreignant la Croix, Jésus a donné un sens à nos souffrances et maintenant prions pour que les effets bénéfiques de cette guérison s’étendent à travers le monde entier. Joyeuses, saintes et sereines Pâques !

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[1] Cf. Rencontre interreligieuse à Ur, 6 mars 2021.

[2] S. Jean Paul II, Angélus, 28 février 1999.

[00446-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters, a good, happy and peaceful Easter!

Today, throughout the world, the Church’s proclamation resounds: “Jesus, who was crucified, has risen as he said. Alleluia!”

The Easter message does not offer us a mirage or reveal a magic formula. It does not point to an escape from the difficult situation we are experiencing. The pandemic is still spreading, while the social and economic crisis remains severe, especially for the poor. Nonetheless – and this is scandalous – armed conflicts have not ended and military arsenals are being strengthened. That is today’s scandal.

In the face of, or better, in the midst of this complex reality, the Easter message speaks concisely of the event that gives us the hope that does not disappoint: “Jesus who was crucified has risen”. It speaks to us not about angels or ghosts, but about a man, a man of flesh and bone, with a face and a name: Jesus. The Gospel testifies that this Jesus, crucified under Pontius Pilate for claiming he was the Christ, the Son of God, rose on the third day in accordance with the Scriptures, just as he had foretold to his disciples.

The crucified Jesus, none other, has risen from the dead. God the Father raised Jesus, his Son, because he fully accomplished his saving will. Jesus took upon himself our weakness, our infirmities, even our death. He endured our sufferings and bore the weight of our sins. Because of this, God the Father exalted him and now Jesus Christ lives forever; he is the Lord.

The witnesses report an important detail: the risen Jesus bears the marks of the wounds in his hands, feet and side. These wounds are the everlasting seal of his love for us. All those who experience a painful trial in body or spirit can find refuge in these wounds and, through them, receive the grace of the hope that does not disappoint.

The risen Christ is hope for all who continue to suffer from the pandemic, both the sick and those who have lost a loved one. May the Lord give them comfort and sustain the valiant efforts of doctors and nurses. Everyone, especially the most vulnerable among us, requires assistance and has the right to have access to necessary care. This is even more evident in these times when all of us are called to combat the pandemic. Vaccines are an essential tool in this fight. I urge the entire international community, in a spirit of global responsibility, to commit to overcoming delays in the distribution of vaccines and to facilitate their distribution, especially in the poorest countries.

The crucified and risen Lord is comfort for those who have lost their jobs or experience serious economic difficulties and lack adequate social protection. May he inspire public authorities to act so that everyone, especially families in greatest need, will be offered the assistance needed for a decent standard of living. Sadly, the pandemic has dramatically increased the number of the poor and the despair of thousands of people.

“The poor of every kind must begin once more to hope”. Saint John Paul II spoke these words during his visit to Haiti. It is precisely to the beloved Haitian people that my thoughts turn in these days. I urge them not to be overwhelmed by difficulties, but to look to the future with confidence and hope. And my thoughts turn especially to you, my dear Haitian brothers and sisters. I am close to you and I want a definitive resolution to your problems. I am praying for this, dear Haitian brothers and sisters.

The risen Jesus is also hope for all those young people forced to go long periods without attending school or university, or spending time with their friends. Experiencing real human relationships, not just virtual relationships, is something that everyone needs, especially at an age when a person’s character and personality is being formed. We realized this clearly last Friday, in the Stations of the Cross composed by the children. I express my closeness to young people throughout the world and, in these days, especially to the young people of Myanmar committed to supporting democracy and making their voices heard peacefully, in the knowledge that hatred can be dispelled only by love.

May the light of the risen Jesus be a source of rebirth for migrants fleeing from war and extreme poverty. Let us recognize in their faces the marred and suffering face of the Lord as he walked the path to Calvary. May they never lack concrete signs of solidarity and human fraternity, a pledge of the victory of life over death that we celebrate on this day. I thank the nations that generously receive people who are suffering and seeking refuge. Lebanon and Jordan in particular are taking in many refugees who have fled from the conflict in Syria.

May the people of Lebanon, who are undergoing times of difficulty and uncertainty, experience the consolation of the Risen Lord and find support from the international community in their vocation to be a land of encounter, coexistence and pluralism.

May Christ our peace finally bring an end to the clash of arms in beloved and war-torn Syria, where millions of people are presently living in inhumane conditions; in Yemen, whose situation has met with a deafening and scandalous silence; and in Libya, where at last there is hope that a decade of bloody strife and clashes may come to an end. May all parties involved commit themselves effectively to ending conflicts and allowing war-weary peoples to live in peace and to begin the reconstruction of their respective countries.

The Resurrection naturally takes us to Jerusalem. On Jerusalem we ask the Lord to grant peace and security (cf. Ps 122), so that it can embrace its calling to be a place of encounter where all can see one another as brothers and sisters, and where Israelis and Palestinians will rediscover the power of dialogue for reaching a stable solution that will enable the two states to dwell side by side in peace and prosperity.

On this festive day, my thoughts also return to Iraq, which I had the joy of visiting last month. I pray that it may continue along the path of peace and thus fulfil God’s dream for a human family hospitable and welcoming to all his children.[1]

May the power of the risen Lord sustain the peoples of Africa who see their future compromised by internal violence and international terrorism, especially in the Sahel and Nigeria, as well as in Tigray and the Cabo Delgado region. May the efforts to resolve conflicts peacefully continue, in respect for human rights and the sacredness of life, through fraternal and constructive dialogue in a spirit of reconciliation and true solidarity.

There are still too many wars and too much violence in the world! May the Lord, who is our peace, help us to overcome the mindset of war. May he grant that prisoners of conflicts, especially in eastern Ukraine and Nagorno-Karabakh, may return safely to their families, and may he inspire world leaders to curb the race for new weaponry. Today, April 4, marks the International Awareness Day against anti-personnel landmines, insidious and horrible devices that kill or maim many innocent people each year and prevent humanity from “walking together on the paths of life without fearing the threat of destruction and death!”[2] How much better our world would be without these instruments of death!

Dear brothers and sisters, once again this year, in various places many Christians have celebrated Easter under severe restrictions and, at times, without being able to attend liturgical celebrations. We pray that those restrictions, as well as all restrictions on freedom of worship and religion worldwide, may be lifted and everyone be allowed to pray and praise God freely.

Amid the many hardships we are enduring, let us never forget that we have been healed by the wounds of Christ (cf. 1 Pet 2:24). In the light of the Risen Lord, our sufferings are now transfigured. Where there was death, now there is life. Where there was mourning, now there is consolation. In embracing the cross, Jesus bestowed meaning on our sufferings and now we pray that the benefits of that healing will spread throughout the world. A good, happy and serene Easter to all of you!

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[1] Address at the Interreligious Meeting in Ur, 6 March 2021.

[2] John Paul II, Angelus, 28 February 1999.

[00446-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern, frohe Ostern! Frohe, gesegnete und friedvolle Ostern!

Heute erschallt in aller Welt die Botschaft der Kirche: „Jesus, der Gekreuzigte, ist auferstanden, wie er gesagt hat. Halleluja.“

Die Osterbotschaft ist keine Einbildung, sie offenbart keine Zauberformel, sie zeigt keinen Fluchtweg angesichts der schwierigen Situation, die wir gerade durchleben. Die Pandemie ist immer noch in vollem Gange; die soziale und wirtschaftliche Krise ist sehr schwer, besonders für die Ärmsten. Trotzdem – und das ist skandalös – nehmen die bewaffneten Konflikte kein Ende und werden die militärischen Arsenale verstärkt. Und das ist skandalös für heute.

Angesichts oder vielmehr inmitten dieser komplexen Realität enthält die Osterbotschaft in wenigen Worten ein Ereignis, das eine Hoffnung schenkt, die nicht enttäuscht: „Jesus, der Gekreuzigte, ist auferstanden.“ Sie berichtet uns nicht von Engeln oder Geistern, sondern von einem Menschen, einem Menschen aus Fleisch und Blut mit einem Gesicht und einem Namen: Jesus. Das Evangelium bezeugt, dass dieser Jesus, der unter Pontius Pilatus gekreuzigt wurde, weil er gesagt hat, er sei der Christus, der Sohn Gottes, am dritten Tag auferstanden ist gemäß der Schrift und wie er es selbst seinen Jüngern vorausgesagt hatte.

Der Gekreuzigte, nicht ein anderer, ist auferstanden. Gott der Vater hat seinen Sohn Jesus auferweckt, weil er seinen Heilswillen bis zum Ende erfüllt hat: Er hat unsere Schwachheit, unsere Leiden, ja unseren Tod auf sich genommen; er hat unsere Schmerzen gelitten, er hat die Last unserer Sünden getragen. Darum hat Gott der Vater ihn erhöht, und nun lebt Jesus Christus in Ewigkeit, und er ist der Herr.

Die Zeugen berichten ein wichtiges Detail: Der auferstandene Jesus trägt die eingeprägten Wunden an Händen, Füßen und an der Seite. Diese Wundmale sind das ewige Siegel seiner Liebe zu uns. Jeder, der eine schwere Prüfung an Leib und Geist erlebt, kann in diesen Wunden Zuflucht finden und durch sie die Gnade der Hoffnung erlangen, die nicht enttäuscht.

Der auferstandene Christus bedeutet Hoffnung für alle, die weiterhin unter der Pandemie leiden, für die Kranken und für diejenigen, die einen geliebten Menschen verloren haben. Der Herr schenke ihnen Trost und unterstütze die Anstrengungen der Ärzte und des Pflegepersonals. Alle Menschen, vor allem die schwächsten, brauchen Betreuung und haben ein Recht darauf, Zugang zu der notwendigen Pflege zu erhalten. Dies wird in dieser Zeit noch deutlicher, in der wir alle aufgerufen sind, die Pandemie zu bekämpfen, und in diesem Kampf stellen die Impfstoffe ein wesentliches Instrument dar. Im Sinne eines „Internationalismus der Impfstoffe“ fordere ich daher die gesamte internationale Gemeinschaft auf, in gemeinsamer Anstrengung die Verzögerungen bei der Impfstoffversorgung zu überwinden und eine solidarische Verteilung, speziell mit den ärmsten Ländern, zu fördern.

Der auferstandene Gekreuzigte bedeutet Stärkung für alle, die ihre Arbeit verloren haben oder sich in ernsten wirtschaftlichen Schwierigkeiten befinden und nicht über entsprechende soziale Sicherheiten verfügen. Der Herr lenke das Handeln der Behörden, damit allen, besonders den bedürftigsten Familien, die notwendigen Hilfen für einen angemessenen Lebensunterhalt angeboten werden. Die Pandemie führte leider zu einem dramatischen Anstieg der Zahl der Armen und zur weiteren Verzweiflung von Tausenden Menschen.

»Es ist erforderlich, dass die Armen aller Art wieder neue Hoffnung zu schöpfen beginnen«, sagte der heilige Johannes Paul II. auf seiner Reise nach Haiti. So denke ich in diesen Tagen gerade an das geliebte haitianische Volk und möchte es ermutigen, sich nicht von den Schwierigkeiten überwältigen zu lassen, sondern voll Vertrauen und Hoffnung in die Zukunft zu blicken. Und ich möchte sagen, dass ich besonders an euch denke, liebe Schwestern und Brüder in Haiti. Ich bin euch nahe, ich bin euch sehr nahe und mein Wunsch ist, dass für euch die Probleme endgültig gelöst werden. Darum bete ich, liebe Brüder und Schwestern in Haiti.

Der auferstandene Jesus bedeutet Hoffnung auch für so viele junge Menschen, die gezwungenermaßen für längere Perioden keine Schule oder Universität besuchen und keine Zeit mit Freunden verbringen konnten. Für uns alle ist es erforderlich, echte menschliche Beziehungen zu leben und nicht nur virtuelle, vor allem in dem Alter, in dem sich Charakter und Persönlichkeit ausbilden. Das haben wir am Karfreitag beim Kreuzweg der Kinder und Jugendlichen gehört. Ich bin den jungen Menschen auf der ganzen Welt nahe, und in dieser Stunde besonders denen in Myanmar, die sich für die Demokratie starkmachen und sich friedlich Gehör verschaffen, da sie wissen, dass Hass nur durch Liebe vertrieben werden kann.

Das Licht des auferstandenen Herrn möge eine Quelle neuen Lebens sein für die Migranten, die vor Krieg und Elend fliehen. In ihren Gesichtern erkennen wir das entstellte und leidende Gesicht des Herrn, der den Kalvarienberg hinaufgeht. Es soll ihnen nicht an konkreten Zeichen menschlicher Solidarität und Geschwisterlichkeit fehlen, die ein Unterpfand des Sieges des Lebens über den Tod sind, den wir an diesem Tag feiern. Ich danke den Ländern, welche die leidgeprüften Menschen auf ihrer Suche nach Zuflucht großzügig aufnehmen, insbesondere dem Libanon und Jordanien, die so viele Flüchtlinge des Syrienkonflikts beherbergen.

Möge das libanesische Volk, das schwierige und ungewisse Zeiten durchmacht, den Trost des auferstandenen Herrn erfahren und von der internationalen Gemeinschaft in seiner Berufung unterstützt werden, ein Land der Begegnung, des Miteinanders und des Pluralismus zu sein.

Christus, unser Friede, gebe es, dass das Getöse der Waffen im geliebten und gemarterten Syrien endlich aufhöre, wo Millionen von Menschen bereits unter unmenschlichen Bedingungen leben, ebenso im Jemen, dessen Ereignisse von einem ohrenbetäubenden und skandalösen Schweigen umhüllt sind, und in Libyen, wo sich nun ein Ausweg aus einem Jahrzehnt der Auseinandersetzungen und blutigen Zusammenstöße abzeichnet. Alle beteiligten Parteien mögen sich effektiv dafür einsetzen, die Konflikte zu beenden und es den vom Krieg ausgezehrten Völkern zu ermöglichen, in Frieden zu leben und mit dem Wiederaufbau ihrer jeweiligen Länder zu beginnen.

Die Auferstehung führt uns natürlich nach Jerusalem. Wir bitten den Herrn um Frieden und Sicherheit für die Stadt (vgl. Ps 122), damit sie ihrer Berufung entsprechen möge, ein Ort der Begegnung zu sein, an dem alle fühlen, dass sie Brüder und Schwestern sind, und Israelis und Palästinenser die Kraft des Dialogs finden, um eine stabile Lösung zu erreichen, nach der zwei Staaten Seite an Seite in Frieden und Wohlstand leben können.

An diesem Festtag kehre ich in Gedanken zum Irak zurück, den ich im vergangenen Monat besuchen durfte. Ich bete darum, dass er den eingeschlagenen Weg des Friedens fortsetzen kann, damit Gottes Traum von einer Menschheitsfamilie, die gegenüber allen ihren Kinder gastfreundlich und aufnahmebereit ist, Wirklichkeit wird.[1]

Die Kraft des auferstandenen Herrn möge die Völker Afrikas stützen, die ihre Zukunft durch interne Gewalt und durch den internationalen Terrorismus gefährdet sehen – besonders in der Sahelzone und in Nigeria sowie in der Region Tigray und in der Provinz Cabo Delgado. Alle Bemühungen mögen fortgesetzt werden, friedliche Lösungen für die Konflikte zu finden, und zwar unter Achtung der Menschenrechte und der Heiligkeit des Lebens sowie durch einen geschwisterlichen und konstruktiven Dialog im Geiste der Versöhnung und der tatkräftigen Solidarität.

Es gibt immer noch zu viele Kriege und zu viel Gewalt auf der Welt! Der Herr, der unser Friede ist, helfe uns, die Mentalität des Krieges zu überwinden. Er schenke es, dass alle Gefangenen der Konflikte, vor allem in der Ostukraine und in Berg-Karabach, gesund und heil zu ihren Familien zurückkehren können, und er rege die Regierenden in aller Welt dazu an, den neuen Rüstungswettlauf einzudämmen. Heute am 4. April wird der Welttag gegen die Antipersonenminen begangen. Diese heimtückischen und schrecklichen Sprengkörper töten oder verstümmeln jedes Jahr viele unschuldige Menschen und hindern die Menschheit daran, »gemeinsam Wege des Lebens [zu gehen], ohne die Gefahr von Zerstörung und Tod fürchten zu müssen«.[2] Wie viel besser wäre eine Welt ohne diese Instrumente des Todes!

Liebe Brüder und Schwestern, auch in diesem Jahr haben vielerorts Christen das Osterfest unter großen Einschränkungen gefeiert, mitunter sogar ohne die Möglichkeit, an den liturgischen Feiern teilzunehmen. Beten wir, dass diese Einschränkungen, wie alle Einschränkungen der Kult- und Religionsfreiheit in der Welt, beseitigt werden können und dass es jedem gestattet ist, frei zu beten und Gott zu loben.

Inmitten der vielfältigen Schwierigkeiten, die wir durchmachen, wollen wir nie vergessen, dass wir durch die Wunden Christi geheilt sind (vgl. 1Petr 2,24). Im Licht des Auferstandenen werden unsere Leiden verklärt. Wo Tod war, ist jetzt Leben; wo Trauer war, ist jetzt Trost. Dadurch, dass er das Kreuz auf sich nahm, hat Jesus unseren Leiden einen Sinn gegeben, und nun wollen wir beten, dass sich die segensreichen Wirkungen dieser Heilung in aller Welt ausbreiten. Frohe, gesegnete und friedvolle Ostern!

[00446-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas: ¡Feliz Pascua! Una feliz, santa y serena Pascua.

Hoy resuena en cada lugar del mundo el anuncio de la Iglesia: “Jesús, el crucificado, ha resucitado, como había dicho. Aleluya”.

El anuncio de la Pascua no muestra un espejismo, no revela una fórmula mágica ni indica una vía de escape frente a la difícil situación que estamos atravesando. La pandemia todavía está en pleno curso, la crisis social y económica es muy grave, especialmente para los más pobres; y a pesar de todo —y es escandaloso— los conflictos armados no cesan y los arsenales militares se refuerzan. Y este es el escándalo de hoy.

Ante esto, o mejor, en medio a esta realidad compleja, el anuncio de Pascua recoge en pocas palabras un acontecimiento que da esperanza y no defrauda: “Jesús, el crucificado, ha resucitado”. No nos habla de ángeles o de fantasmas, sino de un hombre, un hombre de carne y hueso, con un rostro y un nombre: Jesús. El Evangelio atestigua que este Jesús, crucificado bajo el poder de Poncio Pilato por haber dicho que era el Cristo, el Hijo de Dios, al tercer día resucitó, según las Escrituras y como Él mismo había anunciado a sus discípulos.

El Crucificado, no otro, es el que ha resucitado. Dios Padre resucitó a su Hijo Jesús porque cumplió plenamente su voluntad de salvación: asumió nuestra debilidad, nuestras dolencias, nuestra misma muerte; sufrió nuestros dolores, llevó el peso de nuestras iniquidades. Por eso Dios Padre lo exaltó y ahora Jesucristo vive para siempre, y Él es el Señor.

Los testigos señalan un detalle importante: Jesús resucitado lleva las llagas impresas en sus manos, en sus pies y en su costado. Estas heridas son el sello perpetuo de su amor por nosotros. Todo el que sufre una dura prueba, en el cuerpo y en el espíritu, puede encontrar refugio en estas llagas y recibir a través de ellas la gracia de la esperanza que no defrauda.

Cristo resucitado es esperanza para todos los que aún sufren a causa de la pandemia, para los enfermos y para los que perdieron a un ser querido. Que el Señor dé consuelo y sostenga las fatigas de los médicos y enfermeros. Todas las personas, especialmente las más frágiles, precisan asistencia y tienen derecho a acceder a los tratamientos necesarios. Esto es aún más evidente en este momento en que todos estamos llamados a combatir la pandemia, y las vacunas son una herramienta esencial en esta lucha. Por lo tanto, en el espíritu de un “internacionalismo de las vacunas”, insto a toda la comunidad internacional a un compromiso común para superar los retrasos en su distribución y para promover su reparto, especialmente en los países más pobres.

El Crucificado Resucitado es consuelo para quienes han perdido el trabajo o atraviesan serias dificultades económicas y carecen de una protección social adecuada. Que el Señor inspire la acción de las autoridades públicas para que todos, especialmente las familias más necesitadas, reciban la ayuda imprescindible para un sustento adecuado. Desgraciadamente, la pandemia ha aumentado dramáticamente el número de pobres y la desesperación de miles de personas.

«Es necesario que los pobres de todo tipo recuperen la esperanza», decía san Juan Pablo II en su viaje a Haití. Y precisamente al querido pueblo haitiano se dirige en este día mi pensamiento y mi aliento, para que no se vea abrumado por las dificultades, sino que mire al futuro con confianza y esperanza. Y yo diría que mi pensamiento se dirige especialmente a vosotros, queridas hermanas y hermanos haitianos. Os tengo presentes, estoy cerca de vosotros y quisiera que vuestros problemas se resolvieran definitivamente. Rezo por esto, queridos hermanos y hermanas haitianas.

Jesús resucitado es esperanza también para tantos jóvenes que se han visto obligados a pasar largas temporadas sin asistir a la escuela o a la universidad, y sin poder compartir el tiempo con los amigos. Todos necesitamos experimentar relaciones humanas reales y no sólo virtuales, especialmente en la edad en que se forman el carácter y la personalidad. Lo hemos escuchado el pasado viernes en el Vía Crucis de los niños. Me siento cercano a los jóvenes de todo el mundo y, en este momento, de modo particular a los de Myanmar, que están comprometidos con la democracia, haciendo oír su voz de forma pacífica, sabiendo que el odio sólo puede disiparse con el amor.

Que la luz del Señor resucitado sea fuente de renacimiento para los emigrantes que huyen de la guerra y la miseria. En sus rostros reconocemos el rostro desfigurado y sufriente del Señor que camina hacia el Calvario. Que no les falten signos concretos de solidaridad y fraternidad humana, garantía de la victoria de la vida sobre la muerte que celebramos en este día. Agradezco a los países que acogen con generosidad a las personas que sufren y que buscan refugio, especialmente al Líbano y a Jordania, que reciben a tantos refugiados que han huido del conflicto sirio.

Que el pueblo libanés, que atraviesa un período de dificultades e incertidumbres, experimente el consuelo del Señor resucitado y sea apoyado por la comunidad internacional en su vocación de ser una tierra de encuentro, convivencia y pluralismo.

Que Cristo, nuestra paz, silencie finalmente el clamor de las armas en la querida y atormentada Siria, donde millones de personas viven actualmente en condiciones inhumanas, así como en Yemen, cuyas vicisitudes están rodeadas de un silencio ensordecedor y escandaloso, y en Libia, donde finalmente se vislumbra la salida a una década de contiendas y enfrentamientos sangrientos. Que todas las partes implicadas se comprometan de forma efectiva a poner fin a los conflictos y permitir que los pueblos devastados por la guerra vivan en paz y pongan en marcha la reconstrucción de sus respectivos países.

La Resurrección nos remite naturalmente a Jerusalén; imploremos al Señor que le conceda paz y seguridad (cf. Sal 122), para que responda a la llamada a ser un lugar de encuentro donde todos puedan sentirse hermanos, y donde israelíes y palestinos vuelvan a encontrar la fuerza del diálogo para alcanzar una solución estable, que permita la convivencia de dos Estados en paz y prosperidad.

En este día de fiesta, mi pensamiento se dirige también a Irak, que tuve la alegría de visitar el mes pasado, y que pido pueda continuar por el camino de pacificación que ha emprendido, para que se realice el sueño de Dios de una familia humana hospitalaria y acogedora para todos sus hijos.[1]

Que la fuerza del Señor resucitado sostenga a los pueblos de África que ven su futuro amenazado por la violencia interna y el terrorismo internacional, especialmente en el Sahel y en Nigeria, así como en la región de Tigray y Cabo Delgado. Que continúen los esfuerzos para encontrar soluciones pacíficas a los conflictos, en el respeto de los derechos humanos y la sacralidad de la vida, mediante un diálogo fraterno y constructivo, en un espíritu de reconciliación y solidaridad activa.

¡Todavía hay demasiadas guerras y demasiadas violencias en el mundo! Que el Señor, que es nuestra paz, nos ayude a vencer la mentalidad de la guerra. Que conceda a cuantos son prisioneros en los conflictos, especialmente en Ucrania oriental y en Nagorno-Karabaj, que puedan volver sanos y salvos con sus familias, e inspire a los líderes de todo el mundo para que se frene la carrera armamentista. Hoy, 4 de abril, se celebra el Día Mundial contra las minas antipersona, artefactos arteros y horribles que matan o mutilan a muchos inocentes cada año e impiden «que los hombres caminen juntos por los senderos de la vida, sin temer las asechanzas de destrucción y muerte».[2] ¡Cuánto mejor sería un mundo sin esos instrumentos de muerte!

Queridos hermanos y hermanas: También este año, en diversos lugares, muchos cristianos han celebrado la Pascua con graves limitaciones y, en algunos casos, sin poder siquiera asistir a las celebraciones litúrgicas. Recemos para que estas restricciones, al igual que todas las restricciones a la libertad de culto y de religión en el mundo, sean eliminadas y que cada uno pueda rezar y alabar a Dios libremente.

En medio de las numerosas dificultades que atravesamos, no olvidemos nunca que somos curados por las llagas de Cristo (cf. 1 P 2,24). A la luz del Señor resucitado, nuestros sufrimientos se transfiguran. Donde había muerte ahora hay vida; donde había luto ahora hay consuelo. Al abrazar la Cruz, Jesús ha dado sentido a nuestros sufrimientos. Y ahora recemos para que los efectos beneficiosos de esta curación se extiendan a todo el mundo. ¡Feliz, santa y serena Pascua!

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[1]Cf.Encuentro Interreligioso en Ur(6 marzo 2021).

[2]S. Juan Pablo II,Ángelus(28 febrero 1999).

[00446-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs, boa Páscoa! Boa, santa e serena Páscoa!

Hoje ressoa, em todas as partes do mundo, o anúncio da Igreja: «Jesus, o crucificado, ressuscitou, como tinha dito. Aleluia».

O anúncio de Páscoa não oferece uma miragem, não revela uma fórmula mágica, não indica uma via de fuga face à difícil situação que estamos a atravessar. A pandemia está ainda em pleno desenvolvimento; a crise social e económica é muito pesada, especialmente para os mais pobres; apesar disso – e é escandaloso –, não cessam os conflitos armados e reforçam-se os arsenais militares. Isto é o escândalo de hoje.

Perante, ou melhor, no meio desta complexa realidade, o anúncio de Páscoa encerra em poucas palavras um acontecimento que dá a esperança que não dececiona: «Jesus, o crucificado, ressuscitou». Não nos fala de anjos nem de fantasmas, mas dum homem, um homem de carne e osso, com um rosto e um nome: Jesus. O Evangelho atesta que este Jesus, crucificado sob Pôncio Pilatos por ter dito que era o Cristo, o Filho de Deus, ao terceiro dia ressuscitou, conforme as Escrituras e como Ele próprio predissera aos seus discípulos.

O próprio Crucificado, não outra pessoa, ressuscitou. Deus Pai ressuscitou o seu Filho Jesus, porque cumpriu até ao fim o seu desígnio de salvação: tomou sobre Si a nossa fraqueza, as nossas enfermidades, a nossa própria morte; sofreu as nossas dores, carregou o peso das nossas iniquidades. Por isso Deus Pai O exaltou, e agora Jesus Cristo vive para sempre, Ele é o Senhor.

As testemunhas referem um detalhe importante: Jesus ressuscitado traz impressas as chagas das mãos, dos pés e do peito. Estas chagas são a chancela perene do seu amor por nós. Quem sofre uma provação dura, no corpo e no espírito, pode encontrar refúgio nestas chagas, receber através delas a graça da esperança que não dececiona.

Cristo ressuscitado é esperança para quantos ainda sofrem devido à pandemia, para os doentes e para quem perdeu um ente querido. Que o Senhor lhes dê conforto, e apoie médicos e enfermeiros nas suas fadigas! Todos, sobretudo as pessoas mais frágeis, precisam de assistência e têm direito a usufruir dos cuidados necessários. Isto é ainda mais evidente neste tempo em que todos somos chamados a combater a pandemia, e um instrumento essencial nesta luta são as vacinas. Por isso, no espírito dum «internacionalismo das vacinas», exorto toda a comunidade internacional a um empenho compartilhado para superar os atrasos na distribuição delas e facilitar a sua partilha, especialmente com os países mais pobres.

O Crucificado Ressuscitado é conforto para quantos perderam o trabalho ou atravessam graves dificuldades económicas e carecem de adequada proteção social. O Senhor inspire a ação das autoridades públicas para que a todos, especialmente às famílias mais necessitadas, sejam oferecidas as ajudas necessárias para um condigno sustento. Infelizmente a pandemia elevou de maneira dramática o número dos pobres, fazendo cair no desespero milhares de pessoas.

«É necessário que os “pobres” de todo o género reaprendam a esperar», disse São João Paulo II na sua viagem ao Haiti. E é precisamente para o querido povo haitiano que, neste dia, vai o meu pensamento e encorajamento a fim de não se deixar vencer pelas dificuldades, mas olhar para o futuro com confiança e esperança. É verdade! O meu pensamento dirige-se de forma especial para vós, queridas irmãs e irmãos haitianos: estou unido e solidário convosco e faço votos de que se resolvam definitivamente os vossos problemas. Rezo por isso, queridos irmãos e irmãs haitianos.

Jesus ressuscitado é esperança também para tantos jovens que foram forçados a transcorrer longos períodos sem ir à escola ou à universidade e sem partilhar o tempo com os amigos. Todos precisamos de viver relações humanas reais e não apenas virtuais, sobretudo na idade em que se formam o caráter e a personalidade. Ouvimo-lo na passada sexta-feira durante a Via-Sacra das crianças. Estou unido aos jovens de todo o mundo e, neste momento, especialmente aos da Birmânia que se empenham pela democracia, fazendo ouvir pacificamente a sua voz, cientes de que o ódio só pode ser dissipado pelo amor.

Que a luz do Ressuscitado seja fonte de renascimento para os migrantes que fogem da guerra e da miséria. Nos seus rostos, reconhecemos o rosto desfigurado e sofredor do Senhor que sobe ao Calvário. Oxalá não lhes faltem sinais concretos de solidariedade e fraternidade humana, penhor da vitória da vida sobre a morte que celebramos neste dia. Agradeço aos países que acolhem com generosidade os atribulados à procura de refúgio, especialmente o Líbano e a Jordânia, que alojam muitos refugiados em fuga do conflito sírio.

Possa o povo libanês, que atravessa um período de dificuldades e incertezas, sentir a consolação do Senhor ressuscitado e ter o apoio da comunidade internacional na sua vocação de ser uma terra de encontro, convivência e pluralismo.

Cristo, nossa paz, faça cessar finalmente o fragor das armas na amada e atormentada Síria, onde vivem já em condições desumanas milhões de pessoas, bem como no Iémen, cujas vicissitudes estão rodeadas por um silêncio ensurdecedor e escandaloso, e na Líbia, onde se vislumbra finalmente a via de saída dum decénio de contendas e confrontos sangrentos. Que todas as partes envolvidas se empenhem efetivamente por fazer cessar os conflitos e permitir aos povos exaustos pela guerra que vivam em paz e iniciem a reconstrução dos respetivos países.

A Ressurreição leva-nos, naturalmente, a Jerusalém. Para ela imploramos do Senhor paz e segurança (cf. Sal 122), a fim de que corresponda à sua vocação de ser lugar de encontro onde todos se possam sentir irmãos e onde israelitas e palestinenses encontrem a força do diálogo para alcançar uma solução estável, em que convivam lado a lado dois Estados em paz e prosperidade.

Neste dia de festa, o meu pensamento volta ainda ao Iraque, que tive a alegria de visitar no mês passado e pelo qual rezo a fim de continuar o caminho de pacificação empreendido e deste modo realizar o sonho de Deus duma família humana hospitaleira e acolhedora para todos os seus filhos.[1]

A força do Ressuscitado sustente as populações africanas que veem o seu futuro comprometido por violências internas e pelo terrorismo internacional, especialmente no Sahel e na Nigéria, bem como na região de Tigré e Cabo Delgado. Continuem os esforços para se encontrar soluções pacíficas para os conflitos, no respeito pelos direitos humanos e a sacralidade da vida, através dum diálogo fraterno e construtivo em espírito de reconciliação e operosa solidariedade.

No mundo, há ainda demasiadas guerras e violências! O Senhor, que é a nossa paz, nos ajude a vencer a mentalidade da guerra. Conceda a quantos estão prisioneiros nos conflitos, especialmente no leste da Ucrânia e no Nagorno-Karabakh, a graça de retornarem sãos e salvos às suas famílias, e inspire os governantes de todo o mundo a travarem a corrida a novos armamentos. Hoje, 4 de abril, celebra-se o Dia Mundial contra as Minas Antipessoais, munições velhacas e terríveis que, anualmente, matam ou mutilam tantas pessoas inocentes e impedem os seres humanos de «caminhar juntos pelas sendas da vida, sem ter receio das ciladas de destruição e de morte».[2] Como seria melhor um mundo sem estes instrumentos de morte!

Queridos irmãos e irmãs, também este ano, em vários lugares, muitos cristãos celebram a Páscoa no meio de grandes limitações e, às vezes, sem poderem sequer ir às celebrações litúrgicas. Rezemos para que tais limitações, bem como toda a limitação à liberdade de culto e religião no mundo, sejam removidas e cada um possa livremente rezar e louvar a Deus.

No meio das múltiplas dificuldades que estamos a atravessar, nunca esqueçamos que fomos curados pelas chagas de Cristo (cf. 1 Ped 2, 24). À luz do Ressuscitado, os nossos sofrimentos são transfigurados. Onde havia morte, agora há vida; onde havia luto, agora há consolação. Ao abraçar a Cruz, Jesus deu sentido aos nossos sofrimentos. E, agora, rezemos para que os efeitos benéficos daquela cura se espalhem por todo o mundo. Boa, santa e serena Páscoa!

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[1]Cf.Encontro Inter-religiosoem Ur,6/III/2021.

[2]São João Paulo II,Angelus, 28/II/1999.

[00446-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Drodzy bracia i siostry, dobrych świąt wielkanocnych! Dobrych, świętych i pogodnych świąt wielkanocnych!

Dziś rozbrzmiewa na całym świecie proklamacja Kościoła: „Jezus, ukrzyżowany, zmartwychwstał, jak zapowiedział. Alleluja”.

            Wielkanocna proklamacja nie ukazuje iluzji, nie ujawnia formuły magicznej, nie wskazuje drogi ucieczki w obliczu trudnej sytuacji, jaką przeżywamy. Pandemia jest nadal w pełnym rozkwicie; bardzo uciążliwy jest kryzys społeczny i gospodarczy, zwłaszcza dla najuboższych; mimo to – i jest to skandaliczne – nie ustają konflikty zbrojne, i rozbudowywane są arsenały wojskowe. I to jest dzisiejszym skandalem.

            Wobec tej złożonej rzeczywistości, a raczej pośród niej, proklamacja wielkanocna zawiera w niewielu słowach wydarzenie, które daje niezawodną nadzieję: „Jezus, ukrzyżowany, zmartwychwstał”. Nie mówi nam o aniołach, czy zjawach, ale o człowieku, człowieku z krwi i kości, z twarzą i imieniem: Jezus. Ewangelia zaświadcza, że ten Jezus, ukrzyżowany pod Poncjuszem Piłatem za to, iż powiedział, że jest Chrystusem, Synem Bożym, zmartwychwstał trzeciego dnia, zgodnie z Pismami i jak sam zapowiedział swoim uczniom.

            To właśnie Ukrzyżowany, nie kto inny, zmartwychwstał. Bóg Ojciec wskrzesił swego Syna Jezusa, ponieważ wypełnił On do końca Jego wolę zbawienia: wziął na siebie nasze słabości, nasze ułomności, wręcz naszą śmierć; znosił nasze cierpienia, dźwigał ciężar naszych nieprawości. Dlatego też Bóg Ojciec wywyższył Go i teraz Jezus Chrystus żyje na wieki, i On jest Panem.

            Świadkowie relacjonują ważny szczegół: zmartwychwstały Jezus nosi na dłoniach, stopach i boku odciśnięte rany. Te rany są wieczną pieczęcią Jego miłości do nas. Każdy, kto doznaje ciężkich doświadczeń, na ciele i na duchu, może znaleźć w tych ranach schronienie, otrzymać przez nie łaskę nadziei, która nie zawodzi.

            Zmartwychwstały Chrystus jest nadzieją dla tych, którzy nadal cierpią z powodu pandemii, dla chorych i dla tych, którzy stracili bliskich. Niech Pan da im pocieszenie i wspiera trud lekarzy, pielęgniarzy i pielęgniarek. Wszyscy, zwłaszcza najsłabsi, potrzebują pomocy i mają prawo, by mieć dostęp do niezbędnej opieki. Jest to jeszcze bardziej widoczne w chwili, gdy wszyscy jesteśmy wezwani do walki z pandemią, a podstawowym narzędziem w tej walce są szczepionki. W duchu „internacjonalizmu szczepionek” wzywam zatem całą wspólnotę międzynarodową do wspólnego zaangażowania, by przezwyciężyć opóźnienia w ich dystrybucji oraz ułatwić dzielenie się nimi, zwłaszcza z krajami najuboższymi.

            Zmartwychwstały Ukrzyżowany jest pocieszeniem dla tych, którzy stracili pracę lub przeżywają poważne trudności ekonomiczne i są pozbawieni odpowiedniej opieki społecznej. Niech Pan zainspiruje działania władz publicznych, aby wszyscy, a zwłaszcza rodziny najbardziej potrzebujące, otrzymały pomoc niezbędną do zapewnienia odpowiednich warunków życia. Pandemia niestety dramatycznie zwiększyła liczbę ubogich i desperację tysięcy ludzi.

"Trzeba, aby ubodzy wszelkiego rodzaju odnaleźli nadzieję" - powiedział św. Jan Paweł II podczas swojej podróży na Haiti. I to właśnie do drogiego narodu haitańskiego kieruję w tym dniu moje myśli i słowa zachęty, aby nie był przytłoczony trudnościami, ale z ufnością i nadzieją patrzył w przyszłość. I powiedziałbym, że maja myśl specjalnie biegnie do was, drogie siostry i bracia Haitańczycy: jestem blisko was, jestem z wami i chciałbym, aby wasze problemy rozwinęły się definitywnie. Modlę się o to, drodzy bracia i siostry Haitańczycy.

            Jezus Zmartwychwstały jest również nadzieją dla wielu ludzi młodych, którzy zostali zmuszeni do spędzenia długich okresów bez możliwości uczęszczania do szkoły lub na uniwersytet i dzielenia czasu z przyjaciółmi. Wszyscy potrzebujemy przeżywania prawdziwych relacji międzyludzkich, a nie tylko wirtualnych, zwłaszcza w wieku, w którym kształtuje się charakter i osobowość. Słyszeliśmy o tym w ubiegły piątek podczas Drogi Krzyżowej dzieci. Jestem blisko ludzi młodych na całym świecie, a w tej chwili szczególnie tych w Mijanmie, dążących do demokracji, pokojowo wyrażając swój głos, będąc świadomymi, że nienawiść można rozproszyć jedynie miłością.

            Niech światło Zmartwychwstałego Pana będzie źródłem odrodzenia dla migrantów uciekających przed wojną i nędzą. W ich obliczu rozpoznajemy oszpecone i cierpiące oblicze Pana, który wchodzi na Kalwarię. Niech nie zabraknie im konkretnych znaków solidarności i ludzkiego braterstwa, zadatków zwycięstwa życia nad śmiercią, które świętujemy w tym dniu. Dziękuję krajom, które hojnie przyjmują cierpiących, szukających schronienia, zwłaszcza Libanowi i Jordanii, które goszczą bardzo wielu uchodźców uciekających przed konfliktem syryjskim.

            Niech naród libański, przeżywający okres trudności i niepewności, doświadczy pociechy Zmartwychwstałego Pana i niech będzie wspierany przez wspólnotę międzynarodową w swoim powołaniu do bycia ziemią spotkania, współistnienia i pluralizmu.

            Niech Chrystus, który jest naszym pokojem, położy wreszcie kres szczękowi broni w umiłowanej i udręczonej Syrii, gdzie miliony osób żyją wręcz w nieludzkich warunkach, a także w Jemenie, gdzie wydarzeniom towarzyszy głuche i skandaliczne milczenie, oraz w Libii, gdzie wreszcie widać drogę wyjścia z dekady sporów i krwawych starć. Niech wszystkie zaangażowane strony podejmą skuteczne starania, aby zakończyć konflikty i pozwolić narodom wyczerpanym wojną żyć w pokoju oraz rozpocząć odbudowę swoich krajów.

Zmartwychwstanie w sposób naturalny prowadzi nas do Jerozolimy. Błagamy Pana, aby obdarzył ją pokojem i bezpieczeństwem (por. Ps 122), aby odpowiedziała na powołanie do bycia miejscem spotkania, gdzie wszyscy mogliby się czuć braćmi, gdzie Izraelczycy i Palestyńczycy odnaleźliby siłę dialogu, aby osiągnąć stabilne rozwiązanie, które pozwoli dwóm państwom żyć obok siebie w pokoju i dobrobycie.

            W tym świątecznym dniu moje myśli powracają też do Iraku, który mogłem odwiedzić w minionym miesiącu i modlę się, aby nadal podążał drogą pokoju, na którą wszedł, aby spełniło się marzenie Boga o ludzkiej rodzinie, gościnnej i otwartej wobec  wszystkich swoich dzieci[1].

            Niech moc Zmartwychwstałego Pana wspiera ludy Afryki, których przyszłość jest zagrożona przez przemoc wewnętrzną i międzynarodowy terroryzm, zwłaszcza w regionie Sahelu i Nigerii, a także w regionie Tigraj i Cabo Delgado. Niech nadal trwają wysiłki na rzecz znalezienia pokojowych rozwiązań konfliktów, z poszanowaniem praw człowieka i świętości życia, poprzez braterski i konstruktywny dialog w duchu pojednania i czynnej solidarności.

            Na świecie wciąż jest zbyt wiele wojen i nazbyt wiele przemocy! Niech Pan, który jest naszym pokojem, pomoże nam przezwyciężyć mentalność wojny. Niech sprawi, by jeńcy w konfliktach, zwłaszcza na wschodzie Ukrainy i w Górskim Karabachu, mogli bezpiecznie powrócić do swoich rodzin, niech też zainspiruje światowych przywódców do zahamowania wyścigu zbrojeń. Dziś, 4 kwietnia, obchodzony jest Światowy Dzień Walki z Minami Przeciwpiechotnymi, podstępnymi i strasznymi urządzeniami, które co roku zabijają lub okaleczają wielu niewinnych ludzi i nie pozwalają ludzkości „iść razem ścieżkami życia, nie lękając się groźby zniszczenia i śmierci”[2].  O ileż lepszy byłby świat bez tych narzędzi śmierci!

            Drodzy bracia i siostry, także w tym roku, w różnych miejscach, wielu chrześcijan obchodziło Wielkanoc z poważnymi ograniczeniami, a czasem nawet bez możliwości uczestniczenia w celebracjach liturgicznych. Módlmy się, aby te ograniczenia, podobnie jak wszystkie ograniczenia wolności kultu i religii na świecie, zostały usunięte, i aby każdy mógł swobodnie modlić się i uwielbiać Boga.

            Pośród wielu trudności, które przeżywamy, nie zapominajmy nigdy, że jesteśmy uzdrowieni ranami Chrystusa (por. 1 P 2, 24). W świetle Zmartwychwstałego nasze cierpienia się przemieniają. Tam, gdzie była śmierć, jest obecnie życie; gdzie był smutek, jest obecnie pocieszenie. Przyjmując krzyż, Jezus nadał sens naszym cierpieniom, a teraz modlimy się, aby dobroczynne skutki tego uzdrowienia rozprzestrzeniły się na cały świat. Dobrych, świętych i pogodnych świąt wielkanocnych!

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[1] Por. Spotkanie międzyreligijne w Ur, 6 marca 2021.

[2] ŚW. JAN PAWEŁ II, Rozważanie przed modlitwą „Anioł Pański”. 28 II 1999

[00446-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

بركة قداسة البابا فرنسيس

لمدينة روما وللعالم

في مناسبة عيد الفصح

يوم الأحد 4 أبريل/ نيسان 2021

بازليكا القديس بطرس

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، أتمنّى لكم فصحًا مجيدًا! فصحًا مجيدًا ومقدّسًا وهادئًا!

يتردّد اليوم في العالمِ كلّه صدى بشارة الكنيسة: "يسوع، المصلوب، قد قامَ، كما قالَ، هلِّلويا".

إنّ بشارة الفصح لا تُظهِرُ سرابًا، ولا تكشف عن صيغة سحريّة، ولا إلى سبيل للهرب إزاء الوضع الصّعب الذي نمرّ به. إنّ الجائحة لا تزال في تقدّم؛ والأزمة الاجتماعيّة والاقتصاديّة ثقيلة للغاية، خاصّة بالنسبة للفقراء؛ وعلى الرّغم من هذا – وهذا أمرٌ مشين - فالنزاعات المسلّحة تستمرّ والترسانات العسكريّة تتعزّز. وهذا ما هو مشين اليوم.

إزاء هذا الواقع أو بالأحرى في خضمّ هذا الواقع المُعَقَّد، تتضمّن بشارة عيد الفصح، عبر كلمات قليلة، حدثًا يمنح رجاءً لا يخيّب: "يسوع، المصلوب، قد قام من بين الأموات". وهذا الحدث لا يحدّثنا عن ملائكة أو أشباح، بل عن رجل، رجل من لحم ودم، له وجهٌ واسمٌ وهو: يسوع. يشهد الإنجيل أنّ يسوع هذا، المصلوب على عهد بيلاطس البنطيّ لأنّه قال إنّه المسيح ابن الله، قد قام في اليوم الثالث كما جاء في الكتاب المقدّس وكما قال هو نفسه لتلاميذه.

إنّ المصلوب قد قام، وليس شخصًا آخر. أقامَ اللهُ الآبُ ابنَه يسوع لأنه تمّم مشيئته الخلاصيّة حتى النهاية: أخذ على عاتقه ضعفنا وأمراضنا وموتنا ذاته؛ أخذ أوجاعنا وحمل ثقل آثامنا. لِذلِك رَفَعَه اللهُ الآب إِلى العُلى، ويسوع المسيح يحيا الآن إلى الأبد، إنّه هو الرّبّ.

يَذكُر الشهودُ تفصيلًا هامًّا: ما زالت الجراح مطبوعة في يديّ يسوع القائم من بين الأموات وقدميه وجنبه. هذه الجراح هي ختم محبّته الدائمة لنا. كلّ مَن يعاني من محنة شديدة، جسديًا وروحيًّا، يستطيع أن يجد ملاذًا في هذه الجراح، وأن ينال من خلالها نعمة الرجاء التي لا تخيّب.

إنّ المسيح القائم من بين الأموات هو رجاء للذين ما زالوا يعانون من الجائحة، وللمرضى وللذين فقدوا أحبّاءهم. عسى أن يمنحهم الرّبّ يسوع العزاء ويعضد جهود الأطبّاء والممرّضين. يحتاج الجميع إلى المساعدة، وخاصّة الأشخاص الأكثر هشاشة، ولهم الحقّ في الحصول على الرعاية اللازمة. وهذا ما يظهر بشكل أوضح في هذا الوقت الذي دُعينا فيه جميعًا إلى محاربة الجائحة؛ أمّا اللقاحات فتشكّل أداة أساسيّة لهذه المعركة. وحرصًا على انتشارٍ "دوليٍّ للقاحات"، إني أحثّ المجتمع الدولي بأسره على التزام مشترك من أجل التغلّب على التأخير في توزيعها وتسهيل مشاركتها، ولا سيّما مع البلدان الأشدّ فقرًا.

إنّ المصلوب القائم من بين الأموات هو العزاء للذين فقدوا وظائفهم أو يمرّون بصعوبات اقتصاديّة شديدة ويفتقرون إلى الخدمات الاجتماعيّة اللازمة. عسى أن يلهم الرّبُّ يسوع عمل السلطات العامّة حتى يُمنَحَ الجميعُ، وخاصّة العائلات الأكثر احتياجًا، المساعدات الضرورية من أجل الحصول على المعيشة الكافية. للأسف، لقد أدت الجائحة، إلى زيادة كبيرة في عدد الفقراء ويأس الآلاف من الأشخاص.

قال القدّيس يوحنا بولس الثاني خلال رحلته إلى هايتي: "يجب أن يستعيدَ الرجاءَ جميعُ الذين يعانون الفقر على أنواعه". وأتوجّه بفكري وتشجيعي هذا اليوم إلى شعب هايتي العزيز، حتى لا تتغلّب عليه الصعوبات، بل يتطلّع إلى المستقبل بثقة ورجاء. وأقول إنَّ فكري يتوجّه بشكل خاصّ إليكم أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء في هايتي: أنا قريب منكم، وأتمنّى أن تُحلَّ مشاكلُكم بشكل نهائي. وأصلّي على هذه النيّة، أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء في هايتي.

إنّ يسوع القائم من بين الأموات هو كذلك رجاء الكثير من الشباب الذين أُجبِروا على قضاء فترات طويلة دون الذهاب إلى المدرسة أو الجامعة ودون لقاء الأصدقاء. نحتاج جميعًا إلى أن نعيش علاقات إنسانيّة حقيقيّة وليس علاقات افتراضيّة فقط، خاصّة خلال فترة العمر التي تتكوّن فيها الشخصيّة والأطباع. هذا ما سمعناه مساء الجمعة خلال درب الصليب الذي أعدّه الأطفال. إنّي قريب من شباب العالم كلّه، وفي هذه اللحظات، إنّي قريب بشكل خاصّ من شباب ميانمار الذي يعملون جاهدًا من أجل الديمقراطيّة، ويُسمِعُون أصواتهم بأسلوب مسالم مدركين أنّه لا يمكن تبديد الكراهية إلّا بالمحبّة.

عسى أن يكون نور القيامة مصدر ولادة جديدة للمهاجرين الهاربين من الحرب والبؤس. إنّنا نرى في وجوههم وجهَ الرّبّ المشوّه والمتألّم وهو في طريقه إلى الجلجلة. نرجو ألّا يفتقروا إلى علامات ملموسة من التضامن والأخوّة الإنسانيّة، عربونًا لانتصار الحياة على الموت الذي نحتفل به في هذا اليوم. أشكر البلدان التي استقبلت بسخاء الذين يعانون ويبحثون عن ملجأ، وخاصّة لبنان والأردن، اللذين يستضيفان العديد من اللاجئين الذين هربوا من الصّراع في سوريا.

عسى أن ينال الشعب اللبناني، الذي يمرّ بفترة من الصّعوبة وعدم اليقين، عزاء الرّبّ يسوع القائم من بين الأموات وأن يدعمه المجتمع الدولي في دعوته الخاصّة، أي في أن يكون أرض لقاء وتعايش وتعدّدية.

عسى أن يوقّف المسيحُ، سلامُنا، دويَّ الأسلحة في سوريا الحبيبة والمعذبة، حيث يعيش ملايين الأشخاص اليوم في ظروف غير إنسانيّة، وكذلك في اليمن، الذي يحيط بأحداثه صمتٌ مشين يصمّ الآذان، وكذلك في ليبيا حيث نرى أخيرًا بصيصَ مخرج من عقدٍ من الخلافات والاشتباكات الدموية. يجب على جميع الأطراف المعنيّة أن تبذل جهودًا فعّالةً من أجل وضع حدّ للنزاعات فتسمح للشعوب التي أنهكتها الحرب بأن تعيش بسلام وتبدأ في إعادة بناء بلدانها.

إنّ القيامة تحملنا بطبيعة الحال إلى القدس/أورشليم. ومن أجل هذه المدينة نطلب من الرّبّ السّلام والأمان (را. مز 122)، حتى تستجيب للدعوة لأن تكون ملتقًى يشعرُ فيه الجميعُ أنّهم إخوة، وحيث يستعيد الإسرائيليّون والفلسطينيّون قوّة الحوار حتى يتوصّلوا إلى حلّ دائم، تعيش فيه الدولتان جنبًا إلى جنب في سلام وازدهار.

أعود في هذا العيد فأفكّر أيضًا بالعراق، الذي سررت بزيارته الشهر الماضي، والذي أطلب له من الله أن يستمرَّ في مسيرة السّلم التي باشر بها، حتى يتحقّق حلمُ الله بعائلة بشريّة مضيافة وسخيّة تجاه جميع أبنائه[1].

عسى أن تعضد قوّة المسيح القائم من بين الأموات الشعوبَ الأفريقية التي ترى الخطر الذي يهدّد مستقبلها بسبب العنف الداخلي والإرهاب الدولي، وخاصّة في منطقة الساحل ونيجيريا، وكذلك في منطقة تيغراي وكابو ديلجادو. لتستمرّ كذلك الجهود لإيجاد حلول سلمية للنزاعات، مع احترام حقوق الإنسان وقدسيّة الحياة، من خلال حوار أخويّ وبنّاء وبروح المصالحة والتضامن الفعليّ.

لا يزال هناك الكثير من الحروب والكثير العنف في العالم! ليساعدنا الرّبُّ يسوع، سلامُنا، في التغلّب على عقليّة الحرب. ليمنحَ أسرى النزاعات، خاصّة في شرق أوكرانيا وناغورنو كاراباخ، أن يعودوا سالمين إلى عائلاتهم، ويلهم الحكّام في جميع أنحاء العالم حتى يحدّوا من السباق إلى أسلحة جديدة. يصادف اليوم 4 نيسان/أبريل اليوم العالمي للتوعية بشأن خطر الألغام، وهي متفجرات مبطّنة ومروعة تقتل أو تشوّه العديد من الأبرياء كلّ عام وتمنع البشريّة من "السير معًا على دروب الحياة دون خوف من مخاطر الدمار والموت"[2]. سيكون العالمُ أفضل لو خلى من أدوات الموت هذه!

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، هذا العام أيضًا، وفي أماكن مختلفة، احتفل العديد من المسيحيّين بعيد الفصح في ظلّ قيود صارمة، وأحيانًا دون أن يتمكّنوا حتى من المشاركة بالاحتفالات الليتورجيّة. لنصلِّ من أجل إزالة هذه القيود، وكذلك القيود على حرّية العبادة والدين في العالم، ومن أجل أن يُسمَح للجميع بالصلاة وتسبيح الله بكلّ حرّية.

من بين الصّعوبات العديدة التي نمرّ بها، لا ننسى أبدًا أنّنا قد شُفينا بجراح المسيح (را. 1 بط 2، 24). وبنور القائم من بين الأموات تتغيّر آلامنا. فحيث كان الموت قد حلّت الحياة، وحيث كان الحزن قد حلّ العزاء. إنّ معانقة صليب يسوع قد أعطت معنى لآلامنا، والآن لنصلّ من أجل أن ينتشر المفعول المفيد لهذا الشفاء في جميع أنحاء العالم. عيد فصح مجيد ومقدّس وهادئ!

[00446-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0207-XX.02]

 

 

[1] را. كلمة قداسة البابا فرنسيس خلال اللقاء بين الأديان، أور، 6 آذار/مارس 2021.

 

 

[2] القديس البابا يوحنا بولس الثاني، صلاة التبشير الملائكي، 28 شباط/فبراير 1999.