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Veglia Pasquale nella Notte Santa di Pasqua, 03.04.2021


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Alle ore 19.30 di questa sera, il Santo Padre Francesco ha presieduto, all’Altare della Cattedra, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa.

Il rito della Benedizione del fuoco si è svolto ai piedi dell’Altare della Confessione. La processione iniziale si è svolta dall’Altare della Confessione a quello della Cattedra passando dal lato dell’“Altare di San Giuseppe”. Al canto del Gloria ha avuto luogo la progressiva accensione della Basilica, fino all’illuminazione completa. Nel corso della cerimonia è stata omessa la preparazione del Cero pasquale e non hanno avuto luogo i battesimi, ma la sola Rinnovazione delle promesse battesimali, preceduta dalla benedizione dell’acqua lustrale.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Veglia Pasquale, dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

Omelia del Santo Padre

Le donne pensavano di trovare la salma da ungere, invece hanno trovato una tomba vuota. Erano andate a piangere un morto, invece hanno ascoltato un annuncio di vita. Per questo, dice il Vangelo, quelle donne «erano piene di spavento e di stupore» (Mc 16,8), piene di spavento, timorose e piene di stupore. Stupore: in questo caso è un timore misto a gioia, che sorprende il loro cuore nel vedere la grande pietra del sepolcro rotolata via e dentro un giovane con una veste bianca. È la meraviglia di ascoltare quelle parole: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto» (v. 6). E poi quell’invito: «Egli vi precede in Galilea, là lo vedrete» (v. 7). Accogliamo anche noi questo invito, l’invito di Pasqua: andiamo in Galilea dove il Signore Risorto ci precede. Ma cosa significa “andare in Galilea”?

Andare in Galilea significa, anzitutto, ricominciare. Per i discepoli è ritornare nel luogo dove per la prima volta il Signore li ha cercati e li ha chiamati a seguirlo. È il luogo del primo incontro e il luogo del primo amore. Da quel momento, lasciate le reti, essi hanno seguito Gesù, ascoltando la sua predicazione e assistendo ai prodigi che compiva. Eppure, pur stando sempre con Lui, non lo hanno compreso fino in fondo, spesso hanno frainteso le sue parole e davanti alla croce sono scappati, lasciandolo solo. Malgrado questo fallimento, il Signore Risorto si presenta come Colui che, ancora una volta, li precede in Galilea; li precede, cioè sta davanti a loro. Li chiama e li richiama a seguirlo, senza mai stancarsi. Il Risorto sta dicendo loro: “Ripartiamo da dove abbiamo iniziato. Ricominciamo. Vi voglio nuovamente con me, nonostante e oltre tutti i fallimenti”. In questa Galilea impariamo lo stupore dell’amore infinito del Signore, che traccia sentieri nuovi dentro le strade delle nostre sconfitte. E così è il Signore: traccia sentieri nuovi dentro le strade delle nostre sconfitte. Lui è così e ci invita in Galilea per fare questo.

Ecco il primo annuncio di Pasqua che vorrei consegnarvi: è possibile ricominciare sempre, perché sempre c’è una vita nuova che Dio è capace di far ripartire in noi al di là di tutti i nostri fallimenti. Anche dalle macerie del nostro cuore – ognuno di noi sa, conosce le macerie del proprio cuore – anche dalle macerie del nostro cuore Dio può costruire un’opera d’arte, anche dai frammenti rovinosi della nostra umanità Dio prepara una storia nuova. Egli ci precede sempre: nella croce della sofferenza, della desolazione e della morte, così come nella gloria di una vita che risorge, di una storia che cambia, di una speranza che rinasce. E in questi mesi bui di pandemia sentiamo il Signore risorto che ci invita a ricominciare, a non perdere mai la speranza.

Andare in Galilea, in secondo luogo, significa percorrere vie nuove. È muoversi nella direzione contraria al sepolcro. Le donne cercano Gesù alla tomba, vanno cioè a fare memoria di ciò che hanno vissuto con Lui e che ora è perduto per sempre. Vanno a rimestare la loro tristezza. È l’immagine di una fede che è diventata commemorazione di un fatto bello ma finito, solo da ricordare. Tanti – anche noi – vivono la “fede dei ricordi”, come se Gesù fosse un personaggio del passato, un amico di gioventù ormai lontano, un fatto accaduto tanto tempo fa, quando da bambino frequentavo il catechismo. Una fede fatta di abitudini, di cose del passato, di bei ricordi dell’infanzia, che non mi tocca più, non mi interpella più. Andare in Galilea, invece, significa imparare che la fede, per essere viva, deve rimettersi in strada. Deve ravvivare ogni giorno l’inizio del cammino, lo stupore del primo incontro. E poi affidarsi, senza la presunzione di sapere già tutto, ma con l’umiltà di chi si lascia sorprendere dalle vie di Dio. Noi abbiamo paura delle sorprese di Dio; di solito siamo paurosi che Dio ci sorprenda. E oggi il Signore ci invita a lasciarci sorprendere. Andiamo in Galilea a scoprire che Dio non può essere sistemato tra i ricordi dell’infanzia ma è vivo, sorprende sempre. Risorto, non finisce mai di stupirci.

Ecco il secondo annuncio di Pasqua: la fede non è un repertorio del passato, Gesù non è un personaggio superato. Egli è vivo, qui e ora. Cammina con te ogni giorno, nella situazione che stai vivendo, nella prova che stai attraversando, nei sogni che ti porti dentro. Apre vie nuove dove ti sembra che non ci siano, ti spinge ad andare controcorrente rispetto al rimpianto e al “già visto”. Anche se tutto ti sembra perduto, per favore apriti con stupore alla sua novità: ti sorprenderà.

Andare in Galilea significa, inoltre, andare ai confini. Perché la Galilea è il luogo più distante: in quella regione composita e variegata abitano quanti sono più lontani dalla purezza rituale di Gerusalemme. Eppure Gesù ha iniziato da lì la sua missione, rivolgendo l’annuncio a chi porta avanti con fatica la vita quotidiana, rivolgendo l’annuncio agli esclusi, ai fragili, ai poveri, per essere volto e presenza di Dio, che va a cercare senza stancarsi chi è scoraggiato o perduto, che si muove fino ai confini dell’esistenza perché ai suoi occhi nessuno è ultimo, nessuno escluso. Lì il Risorto chiede ai suoi di andare, anche oggi ci chiede di andare in Galilea, in questa “Galilea” reale. È il luogo della vita quotidiana, sono le strade che percorriamo ogni giorno, sono gli angoli delle nostre città in cui il Signore ci precede e si rende presente, proprio nella vita di chi ci passa accanto e condivide con noi il tempo, la casa, il lavoro, le fatiche e le speranze. In Galilea impariamo che possiamo trovare il Risorto nel volto dei fratelli, nell’entusiasmo di chi sogna e nella rassegnazione di chi è scoraggiato, nei sorrisi di chi gioisce e nelle lacrime di chi soffre, soprattutto nei poveri e in chi è messo ai margini. Ci stupiremo di come la grandezza di Dio si svela nella piccolezza, di come la sua bellezza splende nei semplici e nei poveri.

Ecco, allora, il terzo annuncio di Pasqua: Gesù, il Risorto, ci ama senza confini e visita ogni nostra situazione di vita. Egli ha piantato la sua presenza nel cuore del mondo e invita anche noi a superare le barriere, vincere i pregiudizi, avvicinare chi ci sta accanto ogni giorno, per riscoprire la grazia della quotidianità. Riconosciamolo presente nelle nostre Galilee, nella vita di tutti i giorni. Con Lui, la vita cambierà. Perché oltre tutte le sconfitte, il male e la violenza, oltre ogni sofferenza e oltre la morte, il Risorto vive e il Risorto conduce la storia.

Sorella, fratello se in questa notte porti nel cuore un’ora buia, un giorno che non è ancora spuntato, una luce sepolta, un sogno infranto, vai, apri il cuore con stupore all’annuncio della Pasqua: “Non avere paura, è risorto! Ti attende in Galilea”. Le tue attese non resteranno incompiute, le tue lacrime saranno asciugate, le tue paure saranno vinte dalla speranza. Perché, sai, il Signore ti precede sempre, cammina sempre davanti a te. E, con Lui, sempre la vita ricomincia.

[00445-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Les femmes pensaient trouver le cadavre à oindre, au contraire elles ont trouvé un tombeau vide. Elles étaient allé pleurer un mort, au contraire elles ont entendu une annonce de vie. C’est pourquoi, dit l’Evangile, ces femmes «étaient remplies de frayeur et d’étonnement» (Mc 16, 8). Remplies de frayeur, craintives, et remplies d’étonnement. Etonnement: ici c’est une crainte mêlée de joie, qui surprend leur cœur à la vue de la grande pierre du tombeau roulée et à l’intérieur un jeune homme avec un vêtement blanc. C’est l’étonnement d’entendre ces paroles: «Ne soyez pas effrayées! vous cherchez Jésus de Nazareth, le Crucifié? il est ressuscité» (v. 6). Et ensuite cette invitation: «Il vous précède en Galilée. Là vous le verrez» (v. 7). Accueillons nous aussi cette invitation, l’invitation de Pâques: allons en Galilée où le Seigneur Ressuscité nous précède. Mais que signifie «aller en Galilée»?

Aller en Galilée signifie, d’abord, recommencer. Pour les disciples c’est retourner sur le lieu où, pour la première fois, le Seigneur les a cherchés et les a appelés à le suivre. C’est le lieu de la première rencontre, le lieu du premier amour. A partir de ce moment, ayant laissé leurs filets, ils ont suivi Jésus, écoutant sa prédication et assistant aux prodiges qu’il accomplissait. Pourtant, étant toujours avec lui, ils n’ont pas compris complètement, souvent ils ont mal interprété ses paroles et devant la croix ils ont fui, le laissant seul. Malgré cet échec, le Seigneur Ressuscité se présente comme celui qui, encore une fois, les précède en Galilée; les précède, c’est-à-dire se tient devant eux. Il les appelle et les invite à le suivre, sans jamais se fatiguer. Le Ressuscité leur dit: “ Repartons d’où nous avons commencé. Recommençons. Je vous veux de nouveau avec moi, malgré et au-delà de tous les échecs”. Dans cette Galilée, nous apprenons l’étonnement de l’amour infini du Seigneur, qui trace des sentiers nouveaux à l’intérieur des routes de nos défaites. Le Seigneur est ainsi: il trace des sentiers nouveaux sur les routes de nos défaites. Il est ainsi, et il nous invite en Galilée à faire cela.

Voilà la première annonce de Pâques que je voudrais vous livrer: il est possible de toujours recommencer, parce qu’il y a toujours une vie nouvelle que Dieu est capable de faire repartir en nous au-delà de tous nos échecs. Même sur les décombres de notre cœur – chacun de nous sait, connaît les décombres de son propre cœur – même sur les décombres de notre cœur Dieu peut construire une œuvre d’art, même des fragments désastreux de notre humanité Dieu prépare une histoire nouvelle. Il nous précède toujours: sur la croix de la souffrance, de la désolation et de la mort, comme dans la gloire d’une vie qui ressuscite, d’une histoire qui change, d’une espérance qui renaît. Et en ces sombres mois de pandémie, nous entendons le Seigneur ressuscité qui nous invite à recommencer, à ne jamais perdre l’espérance.

Aller en Galilée, en second lieu, signifie parcourir des chemins nouveaux. C’est aller dans la direction opposée au tombeau. Les femmes cherchent Jésus au tombeau, elles vont faire mémoire de ce qu’elles ont vécu avec lui et qui maintenant est perdu pour toujours. Elles vont ressasser leur tristesse. C’est l’image d’une foi qui est devenue commémoration d’un fait beau mais fini, seulement à rappeler. Beaucoup – nous aussi – vivent la “foi des souvenirs”, comme si Jésus était un personnage du passé, un ami de jeunesse désormais loin, un fait arrivé il y a longtemps, quand étant enfant je fréquentais le catéchisme. Une foi faite d’habitudes, de choses du passé, de beaux souvenirs de l’enfance, qui ne me touche plus, ne m’interpelle plus. Par contre, aller en Galilée signifie apprendre que la foi, pour être vivante, doit se remettre en route. Elle doit faire revivre chaque jour le début du chemin, l’étonnement de la première rencontre. Et ensuite faire confiance, sans la présomption de tout savoir déjà, mais avec l’humilité de celui qui se laisse surprendre par les voies de Dieu. Nous avons peur des surprises de Dieu. En général, nous avons peur que Dieu nous surprenne. Et aujourd’hui le Seigneur nous invite à nous laisser surprendre. Allons en Galilée découvrir que Dieu ne peut pas être rangé parmi les souvenirs de l’enfance mais qu’il est vivant, qu’il surprend toujours. Ressuscité, il ne finit jamais de nous étonner.

Voilà la deuxième annonce de Pâques: la foi n’est pas un répertoire du passé, Jésus n’est pas un personnage dépassé. Il est vivant, ici et maintenant. Il marche avec toi chaque jour, dans la situation que tu vis, dans l’épreuve que tu traverses, dans les rêves que tu portes en toi. Il ouvre des chemins nouveaux où il te semble qu’il n’y en a pas, il te pousse à aller à contrecourant par rapport au regret et au “ déjà vu”. Même si tout te semble perdu, s’il te plait, ouvre-toi avec étonnement à sa nouveauté: il te surprendra.

Aller en Galilée signifie, en outre, aller aux frontières. Parce que la Galilée est le lieu le plus éloigné: dans cette région composite et variée habitent ceux qui sont plus loin de la pureté rituelle de Jérusalem. Pourtant Jésus a commencé sa mission à partir de là, adressant l’annonce à ceux qui mènent leur vie quotidienne avec peine, adressant l’annonce aux exclus, aux personnes fragiles, aux pauvres, pour être visage et présence de Dieu qui va chercher sans se lasser celui qui est découragé ou perdu, qui va jusqu’aux limites de l’existence parce qu’à ses yeux personne n’est dernier, personne n’est exclus. C’est là que le Ressuscité demande aux siens d’aller, encore aujourd’hui, il nous demande d’aller en Galilée, cette “Galilée” réelle. C’est le lieu de la vie quotidienne, ce sont les routes que nous parcourrons chaque jour, ce sont les recoins de nos villes où le Seigneur nous précède et se rend présent, justement dans la vie de celui qui passe à côté de nous et partage avec nous le temps, la maison, le travail, les peines et les espérances. En Galilée nous apprenons que nous pouvons trouver le Ressuscité dans le visage des frères, dans l’enthousiasme de celui qui rêve et dans la résignation de celui qui est découragé, dans les sourires de celui qui se réjouit et dans les larmes de celui qui souffre, surtout dans les pauvres et en celui qui est mis en marge. Nous nous étonnerons de la façon dont la grandeur de Dieu se révèle dans la petitesse, de la façon dont sa beauté resplendit dans les simples et dans les pauvres.

Voilà, alors, la troisième annonce de Pâques: Jésus, le Ressuscité, nous aime sans limites et visite chacune de nos situations de vie. Il a planté sa présence au cœur du monde et nous invite aussi à dépasser les barrières, vaincre les préjugés, approcher celui qui est à côté chaque jour, pour retrouver la grâce de la quotidienneté. Reconnaissons-le présent dans nos Galilée, dans la vie de tous les jours. Avec lui, la vie changera. Parce que au-delà de toutes les défaites, du mal et de la violence, au-delà de toute souffrance et au-delà de la mort, le Ressuscité vit et le Ressuscité conduit l’histoire.

Sœur, frère, si en cette nuit tu portes dans le cœur une heure sombre, un jour qui n’a pas encore surgi, une lumière ensevelie, un rêve brisé, va, ouvre ton cœur avec étonnement à l’annonce de la Pâque: “ N’aie pas peur, il est ressuscité! Il t’attend en Galilée”. Tes attentes ne resteront pas déçues, tes larmes seront séchées, tes peurs seront vaincues par l’espérance. Parce que le Seigneur te précède toujours, il marche toujours devant toi. Et, avec lui, toujours la vie recommence.

[00445-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

The women thought they would find a body to anoint; instead they found an empty tomb.  They went to mourn the dead; instead they heard a proclamation of life.  For this reason, the Gospel tells us, the women “were seized with trembling and amazement” (Mk 16:8); they were filled with trembling, fear and amazement.  Amazement.  A fear mingled with joy that took their hearts by surprise when they saw the great stone before the tomb rolled away and inside a young man in a white robe.  Wonder at hearing the words: “Do not be afraid!  You seek Jesus of Nazareth, who was crucified.  He has risen” (v. 6).  And a message: “He is going ahead of you to Galilee; there you will see him” (v. 7).  May we too accept this message, the message of Easter.  Let us go to Galilee, where the Risen Lord has gone ahead of us.  Yet what does it mean “to go to Galilee”?

To go to Galilee means, first, to begin anew.  For the disciples it meant going back to the place where the Lord first sought them out and called them to follow him.  The place of their first encounter and the place of their first love.  From that moment on, leaving their nets behind, they followed Jesus, listening to his preaching and witnessing the miracles he performed.  Yet, though they were always with him, they did not fully understand him.  Frequently they misunderstood his words and in the face of the cross they abandoned him and fled.  Even so, the Risen Lord once more appears as the one who goes ahead of them to Galilee.  He precedes them.  He stands before them and constantly calls them to follow him.  He says to them: “Let us start over from where we began.  Let us begin anew.  I want you to be with me again, in spite of everything”.  In this Galilee, we learn to be amazed by the Lord’s infinite love, which opens new trails along the path of our defeats. This is how the Lord is: he creates new paths on the road of our defeats.  This is how he is; and he invites us to Galilee to do this.

This is the first Easter message that I would offer you: it is always possible to begin anew, because there is always a new life that God can awaken in us in spite of all our failures.  From the rubble of our hearts – and each one of us knows the rubble of our hearts – God can create a work of art; from the ruined remnants of our humanity, God can prepare a new history.  He never ceases to go ahead of us: in the cross of suffering, desolation and death, and in the glory of a life that rises again, a history that changes, a hope that is reborn.  In these dark months of the pandemic, let us listen to the Risen Lord as he invites us to begin anew and never lose hope.

Going to Galilee also means setting out on new paths.  It means walking away from the tomb.  The women were looking for Jesus in the tomb; they went to recall what they had experienced with him, which was now gone forever.  They went to indulge in their grief.  There is a kind of faith that can become the memory of something once beautiful, now simply to be recalled.  Many people – including us – experience such a “faith of memories”, as if Jesus were someone from the past, an old friend from their youth who is now far distant, an event that took place long ago, when they attended catechism as a child.  A faith made up of habits, things from the past, lovely childhood memories, but no longer a faith that moves me, or challenges me.  Going to Galilee, on the other hand, means realizing that faith, if it is to be alive, must get back on the road.  It must daily renew the first steps of the journey, the amazement of the first encounter.  And it must continue to trust, not thinking it already knows everything, but embracing the humility of those who let themselves be surprised by God’s ways.  We are usually afraid of God’s surprises; we are always worried that God will surprise us.  And today the Lord invites us to let ourselves be surprised.  Let us go to Galilee, then, to discover that God cannot be filed away among our childhood memories, but is alive and filled with surprises.  Risen from the dead, Jesus never ceases to amaze us.

This, then, is the second message of Easter: faith is not an album of past memories; Jesus is not outdated.  He is alive here and now.  He walks beside you each day, in every situation you are experiencing, in every trial you have to endure, in your deepest hopes and dreams.  He opens new doors when you least expect it, he urges you not to indulge in nostalgia for the past or cynicism about the present.  Even if you feel that all is lost, please, let yourself be open to amazement at the newness Jesus brings: he will surely surprise you.

Going to Galilee also means going to the peripheries.  Galilee was an outpost: the people living in that diverse and disparate region were those farthest from the ritual purity of Jerusalem.  Yet that is where Jesus began his mission.  There he brought his message to those struggling to live from day to day, the excluded, the vulnerable and the poor.  There he brought the face and presence of God, who tirelessly seeks out those who are discouraged or lost, who goes to the very peripheries of existence, since in his eyes no one is least, no one is excluded.  The Risen Lord is asking his disciples to go there even now: he asks us to go to Galilee, to the real “Galilee” of daily life, the streets we travel every day, the corners of our cities.  There the Lord goes ahead of us and makes himself present in the lives of those around us, those who share in our day, our home, our work, our difficulties and hopes.  In Galilee we learn that we can find the Risen One in the faces of our brothers and sisters, in the enthusiasm of those who dream and the resignation of those who are discouraged, in the smiles of those who rejoice and the tears of those who suffer, and above all in the poor and those on the fringes.  We will be amazed how the greatness of God is revealed in littleness, how his beauty shines forth in the poor and simple.

And this is the third message of Easter: Jesus, the Risen Lord, loves us without limits and is there at every moment of our lives.  Having made himself present in the heart of our world, he invites us to overcome barriers, banish prejudices and draw near to those around us every day in order to rediscover the grace of everyday life.  Let us recognize him here in our Galilees, in everyday life.  With him, life will change.  For beyond all defeats, evil and violence, beyond all suffering and death, the Risen One lives and guides history.

Dear sister, dear brother: if on this night you are experiencing an hour of darkness, a day that has not yet dawned, a light dimmed or a dream shattered, go, open your heart with amazement to the message of Easter: “Do not be afraid, he has risen!  He awaits you in Galilee”.  Your expectations will not remain unfulfilled, your tears will be dried, your fears will be replaced by hope.  For the Lord always goes ahead of you, he always walks before you.  And, with him, life always begins anew.

[00445-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Die Frauen waren in der Absicht gekommen, den Leichnam zu salben, stattdessen fanden sie ein leeres Grab. Sie waren losgezogen, einen Toten zu betrauern, stattdessen hörten sie die Botschaft vom Leben. Aus diesem Grund, so das Evangelium, waren die Frauen voller »Schrecken und Entsetzen« (Mk 16,8), voller Schrecken, Furcht und Entsetzen. Entsetzen: in diesem Fall ist die Furcht jedoch gemischt mit Freude, als sie im Innersten überrascht sehen, dass der große Stein vom Grab weggewälzt war und ein junger Mann in einem weißen Gewand dort saß. Verwundert hören sie diese Worte: »Erschreckt nicht! Ihr sucht Jesus von Nazaret, den Gekreuzigten. Er ist auferstanden« (V. 6), und darauf die Einladung: »Er geht euch voraus nach Galiläa, dort werdet ihr ihn sehen« (V. 7). Nehmen auch wir diese Einladung an, diese österliche Einladung: Gehen wir nach Galiläa, wohin der auferstandene Herr uns vorausgegangen ist. Was aber bedeutet „nach Galiläa gehen“?

Nach Galiläa gehen bedeutet vor allem, neu anzufangen. Für die Jünger bedeutet es, an den Ort zurückzukehren, an dem der Herr sie zum ersten Mal aufgesucht und sie berufen hat, ihm nachzufolgen. Es ist der Ort der ersten Begegnung und der Ort der ersten Liebe. Sie verließen ihre Netze und sind von da an Jesus nachgefolgt; sie haben seiner Verkündigung gelauscht und wurden zu Zeugen der Wunder, die er tat. Doch obwohl sie immer bei ihm waren, verstanden sie ihn nicht wirklich; oft haben sie seine Worte missverstanden, und vor dem Kreuz sind sie weggelaufen und haben ihn allein gelassen. Trotz dieses Versagens erscheint ihnen der Auferstandene als der, der ihnen noch einmal nach Galiläa vorausgeht; er geht ihnen voraus, das heißt, er geht vor ihnen. Er ruft sie, unermüdlich ruft er sie, ihm zu folgen. Der Auferstandene sagt zu ihnen: „Lasst uns wieder dort anfangen, wo alles begann. Lasst uns noch einmal neu beginnen. Ich will euch wieder neu bei mir haben, trotz all eures Scheiterns“. In diesem Galiläa lernen wir das Staunen über die unendliche Liebe des Herrn, der neue Wege aufzeigt dort, wo wir versagt haben. Aber so ist der Herr: Er zeigt neue Wege auf, wo wir versagt haben. Er ist so, und dazu er lädt uns nach Galiläa ein.

Das ist die erste Botschaft von Ostern, die ich euch überbringen möchte: Es ist immer möglich, neu anzufangen, weil es immer ein neues Leben gibt, das Gott in uns neu beginnen lassen kann, jenseits von all unserem Scheitern. Auch aus den Trümmern unserer Herzen – jeder von uns kennt, weiß um die Trümmer des eigenen Herzens – auch aus den Trümmern unserer Herzen kann Gott ein Kunstwerk schaffen, auch aus dem Scherbenhaufen unserer Menschheitsgeschichte lässt Gott etwas Neues entstehen. Er geht uns immer voraus: im Kreuz des Leidens, der Trostlosigkeit und des Todes, aber auch in der Herrlichkeit eines Lebens, das neu ersteht, eines Schicksals, das sich ändert, einer Hoffnung, die neu geboren wird. Und in diesen dunklen Monaten der Pandemie hören wir den auferstandenen Herrn, der uns einlädt, neu anzufangen und niemals die Hoffnung zu verlieren.

Nach Galiläa gehen bedeutet dann aber auch, neue Wege zu beschreiten. Sich vom Grab wegzubewegen. Die Frauen suchen Jesus im Grab, das heißt, sie gehen dorthin in Erinnerung an das, was sie mit ihm erlebt haben und was nun für immer verloren ist. Sie gehen, um ihrer Traurigkeit neue Nahrung zu geben. Da wird ein Glaube sichtbar, der zum Gedenken an etwas Schönes, aber Vergangenes geworden ist, an das man sich nur noch erinnern kann. Viele – auch wir – leben einen „Erinnerungs-Glauben“, so als ob Jesus eine Gestalt aus der Vergangenheit wäre, ein inzwischen fernstehender Jugendfreund, ein Ereignis, das vor langer Zeit geschah, als man als Kind den Religionsunterricht besuchte. Ein Glaube bestehend aus Gewohnheiten, aus Dingen der Vergangenheit, aus schönen Kindheitserinnerungen, der mich nicht mehr berührt, der mich nicht mehr herausfordert. Nach Galiläa gehen bedeutet jedoch zu lernen, dass der Glaube, soll er lebendig sein, sich wieder neu auf den Weg machen muss. Der Glaube muss jeden Tag den Beginn des Weges, das Staunen bei der ersten Begegnung neu erleben. Und dann muss er vertrauen, er darf nicht meinen, er wüsste schon alles, sondern muss sich demütig von Gottes Wegen überraschen lassen. Wir haben Angst vor den Überraschungen Gottes; meist fürchten wir uns davor, dass Gott uns überraschen könnte. Doch heute lädt uns der Herr ein, uns überraschen zu lassen. Gehen wir nach Galiläa, um zu entdecken, dass Gott nicht in die Kategorie der Kindheitserinnerungen gehört, sondern dass er lebendig ist, dass er immer überrascht. Der Auferstandene hört nie auf, uns in Staunen zu versetzen.

Hier ist die zweite Botschaft von Ostern: Der Glaube ist keine Antiquitätensammlung, Jesus ist nicht eine Gestalt, die längst überholt ist. Er lebt, hier und jetzt. Er begleitet dich jeden Tag – bei der Situation, die du gerade erlebst, bei der Prüfung, die du durchmachst, bei den Träumen, die du hegst. Er eröffnet neue Wege, wo du meinst, es gäbe keine, er bringt dich dazu, dagegen anzukämpfen, dem Vergangenem nachzuweinen oder alles als „schon dagewesen“ abzutun. Auch wenn dir alles verloren erscheint, bitte öffne dich staunend für das Neue, das er verheißt: Er wird dich überraschen.

Nach Galiläa gehen bedeutet auch, an die Grenzen zu gehen. Denn Galiläa ist der am weitesten entfernte Ort: In dieser bunt zusammengesetzten Region leben diejenigen, die am weitesten von der rituellen Reinheit Jerusalems entfernt sind. Und doch beginnt Jesus von dort aus seine Mission und wendet sich mit seiner Verkündigung an alle, die sich im Alltag nur mühsam durchschlagen, er wendet sich mit seiner Verkündigung an die Ausgegrenzten, die Schwachen, die Armen. Er will für sie Antlitz und Gegenwart Gottes sein, der unermüdlich die Verzagten und die Verlorenen sucht, der bis an die Grenzen der Existenz geht, weil in seinen Augen niemand ein Letzter, niemand ausgeschlossen ist. Der Auferstandene bittet die Seinen, dorthin zu gehen, auch heute bittet er uns, nach Galiläa zu gehen, in dieses wirkliche „Galiläa“. Dorthin, wo sich das täglichen Leben abspielt, zu den Straßen, auf denen wir jeden Tag unterwegs sind, in die verschiedenen Winkel unserer Städte – dorthin geht der Herr uns voraus und dort zeigt er sich, gerade im Leben derer, die an unserer Seite leben und mit uns Zeit, Haus, Arbeit, Nöte und Hoffnungen teilen. In Galiläa lernen wir, dass wir den auferstandenen Herrn in den Gesichtern unserer Brüder und Schwestern finden können – im Enthusiasmus derer, die träumen, und in der Resignation derer, die verzagt sind, im Lächeln derer, die sich freuen, und in den Tränen derer, die leiden, besonders in den Armen und in denen, die an den Rand der Gesellschaft gedrängt werden. Wir werden staunen, wie sich Gottes Größe im Kleinen offenbart, wie seine Schönheit in den Einfachen und Armen aufstrahlt.

Dies also ist die dritte Botschaft von Ostern: Jesus, der Auferstandene, liebt uns uneingeschränkt und kommt zu uns in jeder Lebenslage. Er hat seine Gegenwart in das Herz der Welt eingepflanzt und lädt auch uns ein, Barrieren zu überwinden, Vorurteile abzubauen, auf die Menschen um uns herum zuzugehen und die Gnade des Alltäglichen neu zu entdecken. Lasst uns erkennen, dass er in unserem Galiläa, in unserem Alltag gegenwärtig ist. Mit ihm wird sich das Leben verändern. Denn jenseits aller Niederlagen, des Bösen und der Gewalt, jenseits allen Leids und jenseits des Todes lebt der Auferstandene und lenkt er die Geschichte.

Schwester, Bruder, wenn du in dieser Nacht in deinem Herzen eine dunkle Stunde trägst, einen Tag, der noch nicht angebrochen ist, ein verschüttetes Licht, einen zerbrochenen Traum, dann geh und öffne dein Herz voll Staunen für die Osterbotschaft: „Erschrick nicht, er ist auferstanden! Er wartet auf dich in Galiläa“. Deine Erwartungen werden nicht unerfüllt bleiben, deine Tränen werden getrocknet werden, deine Ängste werden von der Hoffnung besiegt werden. Denn der Herr geht dir immer voraus, er geht immer vor dir. Und mit ihm beginnt das Leben immer neu.

[00445-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Las mujeres pensaron que iban a encontrar el cuerpo para ungirlo, en cambio, encontraron una tumba vacía. Habían ido a llorar a un muerto, pero en su lugar escucharon un anuncio de vida. Por eso, dice el Evangelio que aquellas mujeres estaban «asustadas y desconcertadas» (Mc 16,8), estaban asustadas, temerosas y desconcertadas. Desconcierto: en este caso es miedo mezclado con alegría lo que sorprende sus corazones cuando ven la gran piedra del sepulcro removida y dentro un joven con una túnica blanca. Es la maravilla de escuchar esas palabras: «¡No se asusten! Aquel al que buscan, Jesús, el de Nazaret, el crucificado, resucitó» (v. 6). Y después esa invitación: «Él irá delante de ustedes a Galilea y allí lo verán» (v. 7). Acojamos también nosotros esta invitación, la invitación de Pascua: vayamos a Galilea, donde el Señor resucitado nos precede. Pero, ¿qué significa “ir a Galilea”?

Ir a Galilea significa, ante todo, empezar de nuevo. Para los discípulos fue regresar al lugar donde el Señor los buscó por primera vez y los llamó a seguirlo. Es el lugar del primer encuentro y el lugar del primer amor. Desde aquel momento, habiendo dejado las redes, siguieron a Jesús, escuchando su predicación y siendo testigos de los prodigios que realizaba. Sin embargo, aunque estaban siempre con Él, no lo entendieron del todo, muchas veces malinterpretaron sus palabras y ante la cruz huyeron, dejándolo solo. A pesar de este fracaso, el Señor resucitado se presenta como Aquel que, una vez más, los precede en Galilea; los precede, es decir, va delante de ellos. Los llama y los invita a seguirlo, sin cansarse nunca. El Resucitado les dice: “Volvamos a comenzar desde donde habíamos empezado. Empecemos de nuevo. Los quiero de nuevo conmigo, a pesar y más allá de todos los fracasos”. En esta Galilea experimentamos el asombro que produce el amor infinito del Señor, que traza senderos nuevos dentro de los caminos de nuestras derrotas. El Señor es así, traza senderos nuevos dentro de los caminos de nuestras derrotas. Él es así y nos invita a ir a Galilea para hacer lo mismo.

Este es el primer anuncio de Pascua que quisiera ofrecerles: siempre es posible volver a empezar, porque siempre existe una vida nueva que Dios es capaz de reiniciar en nosotros más allá de todos nuestros fracasos. Incluso de los escombros de nuestro corazón —cada uno de nosotros los sabe, conoce las ruinas de su propio corazón—, incluso de los escombros de nuestro corazón Dios puede construir una obra de arte, aun de los restos arruinados de nuestra humanidad Dios prepara una nueva historia. Él nos precede siempre: en la cruz del sufrimiento, de la desolación y de la muerte, así como en la gloria de una vida que resurge, de una historia que cambia, de una esperanza que renace. Y en estos meses oscuros de pandemia oímos al Señor resucitado que nos invita a empezar de nuevo, a no perder nunca la esperanza.

Ir a Galilea, en segundo lugar, significa recorrer nuevos caminos. Es moverse en la dirección opuesta al sepulcro. Las mujeres buscaban a Jesús en la tumba, es decir, iban a hacer memoria de lo que habían vivido con Él y que ahora habían perdido para siempre. Van a refugiarse en su tristeza. Es la imagen de una fe que se ha convertido en conmemoración de un hecho hermoso pero terminado, sólo para recordar. Muchos —incluso nosotros— viven la “fe de los recuerdos”, como si Jesús fuera un personaje del pasado, un amigo de la juventud ya lejano, un hecho ocurrido hace mucho tiempo, cuando de niño asistía al catecismo. Una fe hecha de costumbres, de cosas del pasado, de hermosos recuerdos de la infancia, que ya no me conmueve, que ya no me interpela. Ir a Galilea, en cambio, significa aprender que la fe, para que esté viva, debe ponerse de nuevo en camino. Debe reavivar cada día el comienzo del viaje, el asombro del primer encuentro. Y después confiar, sin la presunción de saberlo ya todo, sino con la humildad de quien se deja sorprender por los caminos de Dios. Nosotros tenemos miedo de las sorpresas de Dios, normalmente tenemos miedo de que Dios nos sorprenda. Y hoy el Señor nos invita a dejarnos sorprender. Vayamos a Galilea para descubrir que Dios no puede ser depositado entre los recuerdos de la infancia, sino que está vivo, siempre sorprende. Resucitado, no deja nunca de asombrarnos.

Luego, el segundo anuncio de Pascua: la fe no es un repertorio del pasado, Jesús no es un personaje obsoleto. Él está vivo, aquí y ahora. Camina contigo cada día, en la situación que te toca vivir, en la prueba que estás atravesando, en los sueños que llevas dentro. Abre nuevos caminos donde sientes que no los hay, te impulsa a ir contracorriente con respecto al remordimiento y a lo “ya visto”. Aunque todo te parezca perdido, por favor déjate alcanzar con asombro por su novedad: te sorprenderá.

Ir a Galilea significa, además, ir a los confines. Porque Galilea es el lugar más lejano, en esa región compleja y variopinta viven los que están más alejados de la pureza ritual de Jerusalén. Y, sin embargo, fue desde allí que Jesús comenzó su misión, dirigiendo su anuncio a los que bregan por la vida de cada día, dirigiendo su anuncio a los excluidos, a los frágiles, a los pobres, para ser rostro y presencia de Dios, que busca incansablemente a quien está desanimado o perdido, que se desplaza hasta los mismos límites de la existencia porque a sus ojos nadie es último, nadie está excluido. Es allí donde el Resucitado pide a sus seguidores que vayan, también hoy nos pide de ir a Galilea, en esta “Galilea” real. Es el lugar de la vida cotidiana, son las calles que recorremos cada día, los rincones de nuestras ciudades donde el Señor nos precede y se hace presente, precisamente en la vida de los que pasan a nuestro lado y comparten con nosotros el tiempo, el hogar, el trabajo, las dificultades y las esperanzas. En Galilea aprendemos que podemos encontrar a Cristo resucitado en los rostros de nuestros hermanos, en el entusiasmo de los que sueñan y en la resignación de los que están desanimados, en las sonrisas de los que se alegran y en las lágrimas de los que sufren, sobre todo en los pobres y en los marginados. Nos asombraremos de cómo la grandeza de Dios se revela en la pequeñez, de cómo su belleza brilla en los sencillos y en los pobres.

Por último, el tercer anuncio de Pascua: Jesús, el Resucitado, nos ama sin límites y visita todas las situaciones de nuestra vida. Él ha establecido su presencia en el corazón del mundo y nos invita también a nosotros a sobrepasar las barreras, a superar los prejuicios, a acercarnos a quienes están junto a nosotros cada día, para redescubrir la gracia de la cotidianidad. Reconozcámoslo presente en nuestras Galileas, en la vida de todos los días. Con Él, la vida cambiará. Porque más allá de toda derrota, maldad y violencia, más allá de todo sufrimiento y más allá de la muerte, el Resucitado vive y el Resucitado gobierna la historia.

Hermana, hermano si en esta noche tu corazón atraviesa una hora oscura, un día que aún no ha amanecido, una luz sepultada, un sueño destrozado, ve, abre tu corazón con asombro al anuncio de la Pascua: “¡No tengas miedo, resucitó! Te espera en Galilea”. Tus expectativas no quedarán sin cumplirse, tus lágrimas serán enjugadas, tus temores serán vencidos por la esperanza. Porque, sabes, el Señor te precede siempre, camina siempre delante de ti. Y, con Él, siempre la vida comienza de nuevo.

[00445-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

As mulheres esperavam encontrar o cadáver para o ungir; em vez disso, encontraram um túmulo vazio. Foram chorar um morto; em vez disso, escutaram um anúncio de vida. Por isso, como diz o Evangelho, aquelas mulheres «estavam cheias de medo e maravilha» (Mc 16, 8), cheias de medo, assustadas e maravilhadas. Maravilha: neste caso, é uma mistura de medo e alegria que se apodera dos seus corações, ao verem a grande pedra do túmulo rolada para o lado e, dentro, um jovem de túnica branca. É maravilha pelas palavras escutadas: «Não vos assusteis! Buscais a Jesus de Nazaré, o crucificado? Ressuscitou» (16, 6). E depois por este convite: «Ele precede-vos a caminho da Galileia; lá O vereis» (16, 7). Acolhamos, também nós, este convite, o convite de Páscoa: vamos para a Galileia, onde nos precede o Senhor Ressuscitado. Mas, que significa «ir para a Galileia»?

Ir para a Galileia significa, antes de mais nada, recomeçar. Para os discípulos, é voltar ao lugar onde inicialmente o Senhor os procurou e chamou para O seguirem. É o lugar do primeiro encontro e o lugar do primeiro amor. Desde então, deixadas as redes, seguiram Jesus, escutando a sua pregação e assistindo aos prodígios que realizava. E todavia, apesar de estar sempre com Ele, não O compreendiam totalmente, muitas vezes entenderam mal as suas palavras e, à vista da cruz, fugiram deixando-O sozinho. Não obstante este falimento, o Senhor Ressuscitado apresenta-Se como Aquele que os precede uma vez mais na Galileia; precede-os, isto é, está diante deles. Chamara-os para O seguirem, e volta a chamá-los sem nunca Se cansar. O Ressuscitado está a dizer-lhes: «Partamos donde iniciamos. Recomecemos. Quero-vos de novo comigo, não obstante e para além de todos os falimentos». Nesta Galileia, aprendemos a maravilhar-nos com o amor infinito do Senhor, que traça novas sendas nos caminhos das nossas derrotas. O Senhor é assim: traça sendas novas nos caminhos das nossas derrotas. Ele é assim e, a fim de fazer isso mesmo, nos convida a ir para a Galileia.

Aqui está o primeiro anúncio de Páscoa que gostava de vos deixar: é possível recomeçar sempre, porque sempre há uma vida nova que Deus é capaz, independentemente de todos os nossos falimentos, de fazer reiniciar em nós. Deus pode construir uma obra de arte inclusive a partir dos escombros do nosso coração – cada um de nós sabe, conhece os escombros do próprio coração –; inclusive a partir dos pedaços arruinados da nossa humanidade, Deus prepara uma história nova. Ele sempre nos precede: na cruz do sofrimento, da desolação e da morte, bem como na glória duma vida que ressurge, duma história que muda, duma esperança que renasce. E, nestes meses sombrios de pandemia, ouçamos o Senhor ressuscitado que nos convida a recomeçar, a nunca perder a esperança.

Ir para a Galileia significa, em segundo lugar, percorrer caminhos novos. É mover-se na direção oposta ao túmulo. As mulheres procuram Jesus no túmulo, isto é, vão recordar o que viveram com Ele e que, agora, se perdeu para sempre. Vão repassar a sua tristeza. É a imagem duma fé que se tornou comemoração duma coisa linda mas que acabou, apenas para se recordar. Muitos – nós também – vivem a «fé das recordações», como se Jesus fosse um personagem do passado, um amigo da juventude já distante, um facto sucedido há muito tempo quando, ainda criança, frequentava a catequese. Uma fé feita de hábitos, coisas do passado, belas recordações da infância, uma fé que já não me toca nem interpela. Ao contrário, ir para a Galileia significa aprender que a fé, para estar viva, deve continuar a caminhar. Deve reavivar cada dia o princípio do caminho, a maravilha do primeiro encontro. E depois confiar, sem a presunção de já saber tudo, mas com a humildade de quem se deixa surpreender pelos caminhos de Deus. Nós temos medo das surpresas de Deus; habitualmente temos medo que Deus nos surpreenda. E hoje o Senhor convida-nos a deixar-nos surpreender. Vamos para a Galileia descobrir que Deus não pode ser arrumado entre as recordações da infância, mas está vivo, sempre surpreende. Ressuscitado, nunca cessa de nos surpreender.

Aqui está o segundo anúncio de Páscoa: a fé não é um repertório do passado, Jesus não é um personagem ultrapassado. Ele está vivo, aqui e agora. Caminha contigo todos os dias, na situação que estás a viver, na provação que estás a atravessar, nos sonhos que trazes dentro de ti. Abre novos caminhos onde te parece que não existem, impele-te a ir contracorrente relativamente a nostalgias e ao «já visto». Mesmo que tudo te pareça perdido, por favor abre-te maravilhado à sua novidade: surpreender-te-á.

Ir para a Galileia significa, além disso, ir aos confins. Porque a Galileia é o lugar mais distante: naquela região composta e diversificada, moram aqueles que estão mais longe da pureza ritual de Jerusalém. E todavia Jesus começou de lá a sua missão, dirigindo o anúncio a quem carrega fadigosamente a vida diária, dirigindo o anúncio aos excluídos, aos frágeis, aos pobres, para ser rosto e presença de Deus que incansavelmente vai à procura de quem está desanimado ou perdido, que Se move até aos confins da existência porque, a seus olhos, ninguém é último, ninguém está excluído. E hoje também é lá que o Ressuscitado pede aos seus para irem, também hoje nos pede que vamos para a Galileia, para esta «Galileia» real. É o lugar da vida diária, são os caminhos que percorremos todos os dias, são os recantos das nossas cidades onde o Senhor nos precede e Se torna presente, precisamente na vida de quem se encontra ao nosso lado e partilha connosco o tempo, a casa, o trabalho, as fadigas e as esperanças. Na Galileia, aprendemos que é possível encontrar o Ressuscitado no rosto dos irmãos, no entusiasmo de quem sonha e na resignação de quem está desanimado, nos sorrisos de quem exulta e nas lágrimas de quem sofre, sobretudo nos pobres e em quem é marginalizado. Ficaremos maravilhados ao ver como a grandeza de Deus se revela na pequenez, como a sua beleza resplandece nos simples e nos pobres.

E assim temos o terceiro anúncio de Páscoa: Jesus, o Ressuscitado, ama-nos sem fronteiras e visita todas as situações da nossa vida. Ele plantou a sua presença no coração do mundo e convida-nos também a nós a superar as barreiras, vencer os preconceitos, aproximar-nos de quem está ao nosso lado dia a dia, para redescobrir a graça da quotidianidade. Reconheçamo-Lo presente nas nossas «galileias», na vida de todos os dias. Com Ele, a vida mudará. Porque, para além de todas as derrotas, do mal e da violência, para além de todo sofrimento e para além da morte, o Ressuscitado vive e guia a história.

Irmã, irmão, se nesta noite tens no coração uma hora escura, um dia que ainda não raiou, uma luz sepultada, um sonho despedaçado, coragem! Abre o coração maravilhado ao anúncio da Páscoa: «Não tenhas medo, ressuscitou! Espera-te na Galileia». Os teus anseios serão realizados, as tuas lágrimas serão enxugadas, os teus medos serão vencidos pela esperança. Porque – sabes? – o Senhor sempre te precede, caminha sempre à tua frente. E, com Ele, a vida sempre recomeça.

[00445-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

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[00445-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

عظة قداسة البابا فرنسيس

في القدّاس الإلهيّ

عشيّة عيد القيامة المجيدة

سبت النور 3 أبريل/نيسان 2021

بازليكا القدّيس بطرس

ظنّت النساء أنهنَّ سيجدْنَ الجثمان ليمسَحْنَهُ بالطِّيب، لكنهُنَّ وجدن قبرًا فارغًا. ذهبن ليبكين على الذي مات، ولكن سمِعْنَ من يبشِّرُهنَّ بالحياة. لهذا السبب، يقول الإنجيل، امتلَأَت تلك النساءُ "بالرِّعدَةِ والدَّهَش" (مر 16، 8)، امتلَأَت بالرِّعدَة، الخوف، وامتلَأت بالدَّهَش. الدَّهش، في هذه الحالة، هو خوف ممزوج بالفرح، يفاجئ قلوبهن لدى رؤيةِ الحجرِ الكبيرِ مدحرجًا عن بابِ القبر، وفي الداخل شابٌّ يرتدي حُلَّةً بَيضاء. وكانت الدهشة الكبرى عند سماع هذه الكلمات: «لا تَرتَعِبنَ! أَنتُنَّ تَطلُبْنَ يسوعَ النَّاصريَّ المَصْلوب" (آية 6). ثمَّ هذه الدعوة: "إِنَّه يَتَقَدَّمُكم إِلى الجَليل، وهُناكَ تَرَونَه" (آية 7). لنستقبل نحن أيضًا هذه الدعوة، دعوة الفصح: لنذهب إلى الجليل حيث يتقدمنا الرّبّ القائم من بين الأموات. لكن ماذا يعني "الذهاب إلى الجليل"؟

الذهاب إلى الجليل، يعني قبل كلّ شيء، أن نبدأ من جديد. بالنسبة للتلاميذ يعني العودة إلى المكان حيث بحث عنهم الرّبّ يسوع لأوّل مرة ودعاهم لاتباعه. إنّه مكان اللقاء الأوّل ومكان الحبّ الأوّل. منذ تلك اللحظة، تركوا الشِباك، وتبعوا يسوع، وأصغوا إلى وعظه وشهدوا المعجزات التي كان يصنعها. ومع ذلك، على الرّغم من أنّهم كانوا دائمًا معه، إلّا أنّهم لم يفهموه تمامًا، وغالبًا ما أساءوا فهم كلامه، وأمام الصّليب هربوا، وتركوه وحده. على الرّغم من هذا الفشل، قدّم الرّبّ القائم من بين الأموات نفسه على أنّه هو الذي يسبقهم مرةً أخرى إلى الجليل. إنّه يسبقهم أي إنّه يقف أمامهم. يدعوهم لاتباعه دون أن يتعبوا أبدًا. قال لهم القائم من بين الأموات: "لننطلق مرة أخرى من حيث بدأنا. لنبدأ من جديد. أريدكم أن تكونوا معي مرةً أخرى، رغم كلّ الإخفاقات وما بعدها". نتعلم في هذا الجليل الاندهاش أمام حبّ الرّبّ يسوع اللامحدود، الذي يفتح طرقًا جديدة على طول طرق هزائمنا. هكذا هو الرّبّ: يفتح طرقًا جديدة على طول طرق هزائمنا. إنّه هكذا ويدعونا إلى الجليل للقيام بذلك.

وهذه هي أوّل بشرى لعيد الفصح التي أودّ أن أبشركم بها: من الممكن أن نبدأ من جديد دائمًا، لأنّ الله قادر، بعد كلّ إخفاقاتنا، أن يبعث فينا دائمًا حياة جديدة. حتى بين الأنقاض في قلوبنا، وكلٌ منا يعرف أنقاض قلبه، حتى بين الأنقاض في قلوبنا، يستطيع الله أن يصنع شيئًا عجيبًا، وهو، من حطام إنسانيتنا المدمرة، يُعِدُّ الله تاريخًا جديدًا. إنّه يتقدمنا دائمًا: على صليب الألم والدمار والموت، وكذلك في مجد حياة تقوم من جديد، وتاريخٍ يتغير، وفي رجاءٍ يولد من جديد. وفي هذه الأشهر، أشهر الجائحة المظلمة، نسمع الرّبّ القائم من بين الأموات يدعونا حتى نبدأ من جديد، ولا نفقد الرجاء أبدًا.

ثانيًا، الذهاب إلى الجليل يعني أن نسير في طرق جديدة. يعني السير في اتجاه معاكس للقبر. جاءت النساء تبحث عن يسوع في القبر، أي ذهبن ليتذكرن ما عِشْنَ معه ومَا خَسِرْنَهُ إلى الأبد. ذهبن ليحركن حزنهن. إنّها صورة الإيمان الذي أصبح تخليدًا لذكرى حقيقة جميلة لكنها انتهت، وأصبحت فقط ذكرى ماضية. يعيش الكثيرون، ونحن أيضًا، "إيمانَ ذكريات"، كما لو كان يسوع شخصًا من الماضي، وصديقَ شباب، لكنّه الآن بعيد. كأنّه حَدَثٌ في زمن بعيد، لمّا كنت طفلاً في أيام التعلّيم المسيحي. هذا إيمان يتكوّن من عادات، ومن أمور مَضَتْ، وذكريات طفولة جميلة، لم تعد تهمني، ولا تعني لي شيئًا. لكن الذهاب إلى الجليل يعني أن نتعلم أنّ الإيمان، ليكون حيًّا، يجب أن يعود دائمًا ويسير من جديد في الطريق. يجب أن يبدأ كلّ يوم مسيرة جديدة، ويجدد في نفسه دهشة اللقاء الأوّل. ثم الاتكال على الله، دون الادعاء بأنّنا نعرف كلّ شيء من قبل، بل نسير بتواضع ونترك نفسنا تُفاجأ بطرق الله. نحن نخاف من مفاجآت الله. عادة ما نخشى أن يفاجئنا الله. واليوم يدعونا الرّبّ أن نندهش. الذهاب إلى الجليل يعني الاكتشاف أنّ الله ليس ذكرى من ذكريات الطفولة، بل هو حي، ويثير فينا دائمًا ما يدهشنا. لا يتوقف القائم من بين الأموات عن إثارة الدهشة فينا.

والبُشرى الثانية لعيد الفصح هي: الإيمان ليس مختارات من الماضي، ويسوع ليس شخصيّة عفا عليها الزمن. إنّه حيٌ، هنا والآن. يسير معك كلّ يوم، في الظروف التي تعيشها، وفي الشدة التي تمر بها، وفي الأحلام التي تحملها في داخلك. إنّه يفتح طرقًا جديدة حيث يبدو لك أنّه لا يوجد أي طريق، ويدفعك إلى السير عكس التيار، عكس ما تشكو منه أو ما قد رأيتَه من قبل. حتى لو بدا لك أن كلّ شيء قد ضاع، من فضلك افتح نفسك بدهشة إلى الجديد الذي يقدمه لك: ستجد ما يفاجئك.

الذهاب إلى الجليل يعني أيضًا أن نذهب إلى الحدود. لأنّ الجليل هو المكان الأبعد: فهو منطقة مختلطة ومتنوعة يعيش فيها أبعد الناس عن الطهارة الطقسية التي في أورشليم. ومع ذلك، بدأ يسوع رسالته من هناك، ووجّه بشارته إلى من يواصل الحياة اليومية بجهد، وجّه بشارته وإلى المستبعدين، والضعفاء، والفقراء، ليكون هو بينهم وجه الله وحضوره، هو الذي يذهب للبحث، ولا يتعب، عن المحبطين والضالين، يذهب إلى حدود الحياة لأنّه في نظره لا أحد أخير، ولا أحد مستبعد. هناك يطلب القائم من بين الأموات أتباعه أن يذهبوا، وكذلك اليوم يطلب منا أن نذهب إلى الجليل، إلى هذا "الجليل" الحقيقي. في مكان الحياة اليوميّة، وفي الشوارع التي نسير فيها كلّ يوم، وفي زوايا مدننا، هناك يتقدمنا الرّبّ يسوع ويجعل نفسه حاضرًا، وخاصةً في حياة من يمر بجوارنا ويشاركنا الوقت والبيت والعمل والجهود والآمال. نتعلم في الجليل أنّه يمكننا أن نجد القائم من بين الأموات في وجوه إخوتنا، وفي حماس من يحلم وفي استسلام من هو محبط، وفي ابتسامات من يفرح وفي دموع من يتألم، خاصة في الفقراء والمهمشين. سوف نندهش حين نرى كيف تظهر عظمة الله في الأمور الصغيرة، وكيف يسطع جماله في البسطاء والفقراء.

وهذه هي البشرى الثالثة لعيد الفصح: يسوع، القائم من بين الأموات، يحبنا بلا حدود وهو حاضرٌ في كلّ ظرف من ظروف حياتنا. غرس حضوره في قلب العالم ويدعونا نحن أيضًا لنتجاوز الحواجز، ونتغلب على الأحكام المسبقة، ونقترب إلى كلّ من هم حولنا في كلّ يوم، لإعادة اكتشاف نعمة الحياة اليوميّة. لنتعرف عليه إنّه حاضرٌ في جليلنا، في حياتنا اليومية. معه ستتغيّر الحياة. لأنّه ما وراء كلّ الهزائم والشر والعنف، والمعاناة والموت، القائم من بين الأموات حيٌّ، والقائم من بين الأموات يقود التاريخ.

أختي وأخي، إن كنت تحمل في هذه الليلة ساعة مظلمة في قلبك، ويومًا لم يشرق بعد، ونورًا مدفونًا، أو حلمًا محطمًا، اذهب وافتح قلبك بدهشة لبشرى عيد الفصح: "لا تخف، لقد قام! إنّه ينتظرك في الجليل". لن تبقى توقعاتك ناقصة، وستجف دموعك، وستتغلب على مخاوفك بالرجاء. لأنّك تعرف أنّ الرّبّ يسوع يتقدمك دائمًا ويسير دائمًا أمامك. ومعه تبدأ دائمًا الحياة من جديد.

[00445-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0204-XX.02]