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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Iraq (5-8 marzo 2021) – Santa Messa nello Stadio “Franso Hariri” di Erbil, 07.03.2021


Santa Messa nello Stadio “Franso Hariri” di Erbil

Omelia del Santo Padre

Saluto del Santo Padre

Dopo il pranzo presso il Seminario Patriarcale di St. Peter, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto allo Stadio “Franso Hariri” di Erbil per la celebrazione della Santa Messa.

Al suo arrivo allo Stadio, il Papa ha compiuto alcuni giri in papamobile tra i fedeli e alle ore 16.30 locali (14.30 ora di Roma) ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella III Domenica di Quaresima alla presenza di circa 10.000 fedeli. Dopo la proclamazione del Vangelo ha pronunciato l’omelia.

Al termine della Santa Messa, l’Arcivescovo caldeo di Erbil, S.E. Mons. Bashar Matti Warda, C.Ss.R., ha rivolto un indirizzo di saluto e di ringraziamento al Santo Padre. Prima della benedizione finale, Papa Francesco ha rivolto ai fedeli e ai pellegrini presenti alcune parole di saluto.

Prima di congedarsi dall’Arcivescovo di Erbil, dal Presidente e dal Primo Ministro della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno e lasciare lo Stadio "Franco Hariri",  il Papa ha incontrato il Sig. Abdullah Kurdi, papà del piccolo Alan, naufragato con il fratello e con la madre sulle coste turche nel settembre 2015, mentre tentavano di raggiungere l’Europa.

Quindi  il Santo Padre si è trasferito in auto all’Aeroporto di Erbil ed è salito a bordo di un aereo delle linee Iraqi Airways diretto all’Aeroporto di Baghdad, da dove in auto ha fatto nalla Nunziatura Apostolica.

Pubblichiamo di seguito l’omelia e il saluto finale che Papa Francesco ha pronunciato nel corso della Santa Messa:

Omelia del Santo Padre

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Testo in lingua italiana

San Paolo ci ha ricordato che «Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Cor 1,24). Gesù ha rivelato questa potenza e questa sapienza soprattutto con la misericordia e il perdono. Non ha voluto farlo con dimostrazioni di forza o imponendo dall’alto la sua voce, né con lunghi discorsi o esibizioni di scienza incomparabile. Lo ha fatto dando la sua vita sulla croce. Ha rivelato la sua sapienza e potenza divina mostrandoci, fino alla fine, la fedeltà dell’amore del Padre; la fedeltà del Dio dell’Alleanza, che ha fatto uscire il suo popolo dalla schiavitù e lo ha guidato nel cammino della libertà (cfr Es 20,1-2).

Com’è facile cadere nella trappola di pensare che dobbiamo dimostrare agli altri che siamo forti, che siamo sapienti… Nella trappola di farci immagini false di Dio che ci diano sicurezza… (cfr Es 20,4-5). In realtà, è il contrario, tutti noi abbiamo bisogno della potenza e della sapienza di Dio rivelata da Gesù sulla croce. Sul Calvario, Lui ha offerto al Padre le ferite dalle quali noi siamo stati guariti (cfr 1 Pt 2,24). Qui in Iraq, quanti dei vostri fratelli e sorelle, amici e concittadini portano le ferite della guerra e della violenza, ferite visibili e invisibili! La tentazione è di rispondere a questi e ad altri fatti dolorosi con una forza umana, con una sapienza umana. Invece Gesù ci mostra la via di Dio, quella che Lui ha percorso e sulla quale ci chiama a seguirlo.

Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato (Gv 2,13-25), vediamo come Gesù scacciò dal Tempio di Gerusalemme i cambiavalute e tutti coloro che compravano e vendevano. Perché Gesù ha fatto questo gesto così forte, così provocatorio? L’ha fatto perché il Padre lo ha mandato a purificare il tempio: non solo il tempio di pietra, ma soprattutto quello del nostro cuore. Come Gesù non tollerò che la casa del Padre suo diventasse un mercato (cfr Gv 2,16), così desidera che il nostro cuore non sia un luogo di subbuglio, disordine e confusione. Il cuore va pulito, va ordinato, va purificato. Da che cosa? Dalle falsità che lo sporcano, dalle doppiezze dell’ipocrisia. Tutti noi ne abbiamo. Sono malattie che fanno male al cuore, che infangano la vita, la rendono doppia. Abbiamo bisogno di essere ripuliti dalle nostre ingannevoli sicurezze che mercanteggiano la fede in Dio con cose che passano, con le convenienze del momento. Abbiamo bisogno che siano spazzate via dal nostro cuore e dalla Chiesa le nefaste suggestioni del potere e del denaro. Per ripulire il cuore abbiamo bisogno di sporcarci le mani: di sentirci responsabili e non restare a guardare mentre il fratello e la sorella soffrono. Ma come purificare il cuore? Da soli non siamo capaci, abbiamo bisogno di Gesù. Lui ha il potere di vincere i nostri mali, di guarire le nostre malattie, di restaurare il tempio del nostro cuore.

A conferma di ciò, come segno della sua autorità dice: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (v. 19). Gesù Cristo, Lui solo, può purificarci dalle opere del male, Lui che è morto e risorto, Lui che è il Signore! Cari fratelli e sorelle, Dio non ci lascia morire nel nostro peccato. Anche quando gli voltiamo le spalle, non ci abbandona mai a noi stessi. Ci cerca, ci insegue, per chiamarci al pentimento e per purificarci. «Com’è vero che io vivo – dice il Signore per bocca di Ezechiele –, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva» (33,11). Il Signore vuole che siamo salvati e che diventiamo tempio vivo del suo amore, nella fraternità, nel servizio e nella misericordia.

Gesù non solo ci purifica dai nostri peccati, ma ci rende partecipi della sua stessa potenza e sapienza. Ci libera da un modo di intendere la fede, la famiglia, la comunità che divide, che contrappone, che esclude, affinché possiamo costruire una Chiesa e una società aperte a tutti e sollecite verso i nostri fratelli e sorelle più bisognosi. E nello stesso tempo ci rafforza, perché sappiamo resistere alla tentazione di cercare vendetta, che fa sprofondare in una spirale di ritorsioni senza fine. Con la potenza dello Spirito Santo ci invia, non a fare proselitismo, ma come suoi discepoli missionari, uomini e donne chiamati a testimoniare che il Vangelo ha il potere di cambiare la vita. Il Risorto ci rende strumenti della pace di Dio e della sua misericordia, artigiani pazienti e coraggiosi di un nuovo ordine sociale. Così, per la forza di Cristo e del suo Spirito, avviene quello che l’Apostolo Paolo profetizza ai Corinzi: «Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1,25). Comunità cristiane composte da gente umile e semplice diventano segno del Regno che viene, Regno di amore, di giustizia e di pace.

«Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,19). Parlava del tempio del suo corpo, dunque anche della sua Chiesa. Il Signore ci promette che, con la potenza della sua Risurrezione, può far risorgere noi e le nostre comunità dalle macerie causate dall’ingiustizia, dalla divisione e dall’odio. È la promessa che celebriamo in questa Eucaristia. Con gli occhi della fede, riconosciamo la presenza del Signore crocifisso e risorto in mezzo a noi, impariamo ad accogliere la sua sapienza liberatrice, a riposare nelle sue ferite e a trovare guarigione e forza per servire il suo Regno che viene nel nostro mondo. Dalle sue piaghe siamo stati guariti (cfr 1 Pt 2,24); nelle sue piaghe, cari fratelli e sorelle, troviamo il balsamo del suo amore misericordioso; perché Egli, Buon Samaritano dell’umanità, desidera ungere ogni ferita, guarire ogni ricordo doloroso e ispirare un futuro di pace e di fraternità in questa terra.

La Chiesa in Iraq, con la grazia di Dio, ha fatto e sta facendo molto per proclamare questa meravigliosa sapienza della croce diffondendo la misericordia e il perdono di Cristo, specialmente verso i più bisognosi. Anche in mezzo a grande povertà e difficoltà, molti di voi hanno generosamente offerto aiuto concreto e solidarietà ai poveri e ai sofferenti. Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a venire in pellegrinaggio tra di voi a ringraziarvi e confermarvi nella fede e nella testimonianza. Oggi, posso vedere e toccare con mano che la Chiesa in Iraq è viva, che Cristo vive e opera in questo suo popolo santo e fedele.

Cari fratelli e sorelle, affido voi, le vostre famiglie e le vostre comunità alla materna protezione della Vergine Maria, che fu associata alla passione e alla morte del suo Figlio e partecipò alla gioia della sua risurrezione. Interceda per noi e ci conduca a Lui, potenza e sapienza di Dio.

[00279-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Saint Paul nous a rappelé que « le Christ est puissance de Dieu et sagesse de Dieu» (1 Co 1, 24). Jésus a révélé cette puissance et cette sagesse surtout par la miséricorde et le pardon. Il n’a pas voulu le faire par des démonstrations de force ou en imposant d’en haut sa voix, ni par de longs discours ou des étalages de science inégalable. Il l’a fait en donnant sa vie sur la croix. Il a révélé sa sagesse et sa puissance divines en nous montrant, jusqu’à la fin, la fidélité de l’amour du Père, la fidélité du Dieu de l’Alliance qui a fait sortir son peuple de l’esclavage et l’a guidé sur le chemin de la liberté (cf. Ex 20, 1-2).

Comme il est facile de tomber dans le piège de penser que nous devons montrer aux autres que nous sommes forts, que nous sommes sages… dans le piège de nous faire de fausses images de Dieu qui nous donnent sécurité… (cf. Ex 20, 4-5). En réalité, c’est le contraire, nous avons tous besoin de la puissance et de la sagesse de Dieu révélées par Jésus sur la croix. Sur le Calvaire il a offert au Père les blessures par lesquelles nous avons été guéris (cf. 1 P 2, 24). Ici, en Irak, combien de vos frères et sœurs, amis et concitoyens portent les blessures de la guerre et de la violence, des blessures visibles et invisibles. La tentation est de leur répondre, ainsi qu’à d’autres faits douloureux, avec une force humaine, avec une sagesse humaine. Jésus nous montre au contraire la voie de Dieu, celle que lui a parcourue et sur laquelle il nous appelle à le suivre.

Dans l’Evangile que nous venons d’entendre (Jn 2, 13-25), nous voyons comment Jésus a chassé du Temple de Jérusalem les changeurs et tous ceux qui achetaient et vendaient. Pourquoi Jésus at-t-il fait ce geste si fort, si provoquant? Il l’a fait parce que le Père l’a envoyé purifier le Temple: non seulement le temple de pierre, mais surtout celui de notre cœur. De même que Jésus n’a pas toléré que la maison de son Père devienne un marché (cf. Jn 2, 16), ainsi il désire que notre cœur ne soit pas un lieu d’agitation, de désordre et de confusion. Le cœur doit être nettoyé, mis en ordre, purifié. De quoi? Des tromperies qui le salissent, des duplicités de l’hypocrisie. Nous en avons tous. Ce sont des maladies qui font du mal au cœur, qui salissent la vie, la rendent double. Nous avons besoin d’être nettoyés de nos sécurités trompeuses qui marchandent la foi en Dieu avec des choses qui passent, avec les convenances du moment. Nous avons besoin que soient chassés de notre cœur et de l’Eglise les suggestions néfastes du pouvoir et de l’argent. Pour nettoyer le cœur nous avons besoin de nous salir les mains: de nous sentir responsables et non pas de rester à regarder alors que le frère ou la sœur souffre. Mais comment purifier le cœur? Nous ne sommes pas capables tout seuls, nous avons besoin de Jésus. Il a le pouvoir de vaincre nos maux, de guérir nos maladies, de restaurer le temple de notre cœur.

Pour confirmer cela, en signe de son autorité, Jésus dit: «Détruisez ce sanctuaire, et en trois jours je le relèverai » (v. 19). Jésus-Christ, lui seul, peut purifier des œuvres du mal, lui qui est mort et ressuscité, lui qui est le Seigneur ! Chers frères et sœurs, Dieu ne nous laisse pas mourir dans notre péché. Même quand nous lui tournons le dos, il ne nous abandonne jamais à nous-mêmes. Il nous cherche, il nous suit pour nous appeler au repentir et pour nous purifier. «Par ma vie – dit le Seigneur par la bouche d’Ezéchiel – je ne prends pas plaisir à la mort du méchant, mais bien plutôt à ce qu’il se détourne de sa conduite et qu’il vive » (33, 11). Le Seigneur veut que nous soyons sauvés et que nous devenions un temple vivant de son amour, dans la fraternité, dans le service, dans la miséricorde.

Jésus nous purifie non seulement de nos péchés, mais il nous rend participants de sa puissance même et de sa sagesse. Il nous libère d’une manière de comprendre la foi, la famille, la communauté, qui divise, qui oppose, qui exclut, afin que nous puissions construire une Eglise et une société ouvertes à tous et soucieuse de nos frères et sœurs les plus nécessiteux. Et en même temps, il nous fortifie afin que nous sachions résister à la tentation de chercher à se venger, qui fait s’enfoncer dans une spirale de représailles sans fin. Avec la puissance de l’Esprit Saint, il nous envoie, non pas faire du prosélytisme, mais comme ses disciples missionnaires, des hommes et des femmes appelés à témoigner que l’Evangile a le pouvoir de changer la vie. Le Ressuscité fait de nous des instruments de la paix de Dieu et de sa miséricorde, des artisans patients et courageux d’un nouvel ordre social. Ainsi, par la force du Christ et de son Esprit, il se produit ce que l’Apôtre Paul prophétise aux Corinthiens: «Ce qui est folie de Dieu est plus sage que les hommes, et ce qui est faiblesse de Dieu est plus fort que les hommes » ( 1 Co 1, 25). Des communautés chrétiennes composées de personnes humbles et simples deviennent signe du Règne qui vient, Règne d’amour, de justice et de paix.

«Détruisez ce sanctuaire, et en trois jours je le relèverai » (Jn 2, 19). Il parlait du temple de son corps, et donc aussi de son Eglise. Le Seigneur nous promet que, par la puissance de sa Résurrection, il peut nous relever, nous et nos communautés, des ruines causées par l’injustice, par la division, et par la haine. C’est la promesse que nous célébrons dans cette Eucharistie. Avec les yeux de la foi, reconnaissons la présence du Seigneur crucifié et ressuscité au milieu de nous, et apprenons à accueillir sa sagesse libératrice, à nous reposer dans ses blessures, et à trouver la guérison et la force de servir son Règne qui vient dans notre monde. Par ses blessures nous avons été guéris (cf. 1 P 2, 24), dans ses blessures, chers frères et sœurs, nous trouvons le baume de son amour miséricordieux parce que lui, le Bon Samaritain de l’humanité, désire oindre toute blessure, guérir tout souvenir douloureux et insuffler un avenir de paix et de fraternité sur cette terre.

L’Eglise en Irak, par la grâce de Dieu, a fait et est en train de faire beaucoup pour proclamer cette merveilleuse sagesse de la croix, répandant la miséricorde et le pardon du Christ, spécialement aux plus nécessiteux. Même au milieu de grandes pauvretés et difficultés, nombreux parmi vous ont généreusement offert une aide concrète et une solidarité aux pauvres et aux personnes souffrantes. Ceci est l’une des raisons qui m’ont poussé à venir en pèlerinage parmi vous, à vous remercier et vous confirmer dans la foi et dans le témoignage. Aujourd’hui, je peux voir et toucher du doigt le fait que l’Eglise en Irak est vivante, que le Christ vit et œuvre dans ce peuple saint et fidèle qui est le sien.

Chers frères et sœurs, je vous confie, ainsi que vos familles et vos communautés, à la protection maternelle de la Vierge Marie qui a été associée à la passion et à la mort de son Fils, et qui a participé à la joie de sa résurrection. Qu’elle intercède pour nous et nous conduise à lui, puissance et sagesse de Dieu.

[00279-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Saint Paul has told us that “Christ is the power and wisdom of God” (1 Cor 1:22-25). Jesus revealed that power and wisdom above all by offering forgiveness and showing mercy. He chose to do so not by displays of strength or by speaking to us from on high, in lengthy and learned discourses. He did so by giving his life on the cross. He revealed his wisdom and power by showing us, to the very end, the faithfulness of the Father’s love; the faithfulness of the God of the covenant, who brought his people forth from slavery and led them on a journey of freedom (cf. Ex 20:1-2).

How easy it is to fall into the trap of thinking that we have to show others that we are powerful or wise, into the trap of fashioning false images of God that can give us security (cf. Ex 20:4-5). Yet the truth is that all of us need the power and wisdom of God revealed by Jesus on the cross. On Calvary, he offered to the Father the wounds by which alone we are healed (cf. 1 Pet 2:24). Here in Iraq, how many of your brothers and sisters, friends and fellow citizens bear the wounds of war and violence, wounds both visible and invisible! The temptation is to react to these and other painful experiences with human power, human wisdom. Instead, Jesus shows us the way of God, the path that he took, the path on which he calls us to follow him.

In the Gospel reading we have just heard (Jn 2:13-25), we see how Jesus drove out from the Temple in Jerusalem the moneychangers and all the buyers and sellers. Why did Jesus do something this forceful and provocative? He did it because the Father sent him to cleanse the temple: not only the Temple of stone, but above all the temple of our heart. Jesus could not tolerate his Father’s house becoming a marketplace (cf. Jn 2:16); neither does he want our hearts to be places of turmoil, disorder and confusion. Our heart must be cleansed, put in order and purified. Of what? Of the falsehoods that stain it, from hypocritical duplicity. All of us have these. They are diseases that harm the heart, soil our lives and make them insincere. We need to be cleansed of the deceptive securities that would barter our faith in God with passing things, with temporary advantages. We need the baneful temptations of power and money to be swept from our hearts and from the Church. To cleanse our hearts, we need to dirty our hands, to feel accountable and not to simply look on as our brothers and sisters are suffering. How do we purify our hearts? By our own efforts, we cannot; we need Jesus. He has the power to conquer our evils, to heal our diseases, to rebuild the temple of our heart.

To show this, and as a sign of his authority, Jesus goes on to say: “Destroy this temple, and in three days I will raise it up” (v. 19). Jesus Christ, he alone, can cleanse us of the works of evil. Jesus, who died and rose! Jesus, the Lord! Dear brothers and sisters, God does not let us die in our sins. Even when we turn our backs on him, he never leaves us to our own devices. He seeks us out, runs after us, to call us to repentance and to cleanse us of our sins. “As I live, says the Lord, I have no pleasure in the death of the wicked, but that the wicked turn from his way and live” (Ezek 33:11). The Lord wants us to be saved and to become living temples of his love, in fraternity, in service, in mercy.

Jesus not only cleanses us of our sins, but gives us a share in his own power and wisdom. He liberates us from the narrow and divisive notions of family, faith and community that divide, oppose and exclude, so that we can build a Church and a society open to everyone and concerned for our brothers and sisters in greatest need. At the same time, he strengthens us to resist the temptation to seek revenge, which only plunges us into a spiral of endless retaliation. In the power of the Holy Spirit, he sends us forth, not as proselytizers, but as missionary disciples, men and women called to testify to the life-changing power of the Gospel. The risen Lord makes us instruments of God’s mercy and peace, patient and courageous artisans of a new social order. In this way, by the power of Christ and the Holy Spirit, the prophetic words of the Apostle Paul to the Corinthians are fulfilled: “God’s foolishness is wiser than human wisdom, and God’s wisdom is stronger than human strength” (1 Cor 1:25). Christian communities made up of simple and lowly people become a sign of the coming of his kingdom, a kingdom of love, justice and peace.

“Destroy this temple, and in three days I will raise it up” (Jn 2:19). Jesus was speaking about the temple of his body, and about the Church as well. The Lord promises us that, by the power of the resurrection, he can raise us, and our communities, from the ruins left by injustice, division and hatred. That is the promise we celebrate in this Eucharist. With the eyes of faith, we recognize the presence of the crucified and risen Lord in our midst. And we learn to embrace his liberating wisdom, to rest in his wounds, and to find healing and strength to serve the coming of his kingdom in our world. By his wounds, we have been healed (cf. 1 Pet 2:24). In those wounds, dear brothers and sisters, we find the balm of his merciful love. For he, like the Good Samaritan of humanity, wants to anoint every hurt, to heal every painful memory and to inspire a future of peace and fraternity in this land.

The Church in Iraq, by God’s grace, is already doing much to proclaim this wonderful wisdom of the cross by spreading Christ’s mercy and forgiveness, particularly towards those in greatest need. Even amid great poverty and difficulty, many of you have generously offered concrete help and solidarity to the poor and suffering. That is one of the reasons that led me to come as a pilgrim in your midst, to thank you and to confirm you in your faith and witness. Today, I can see at first hand that the Church in Iraq is alive, that Christ is alive and at work in this, his holy and faithful people.

Dear brothers and sisters, I commend you, your families and your communities, to the maternal protection of the Virgin Mary, who was united to her Son in his passion and death, and who shared in the joy of his resurrection. May she intercede for us and lead us to Christ, the power and wisdom of God.

[00279-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Der heilige Paulus hat uns daran erinnert, dass »Christus Gottes Kraft und Gottes Weisheit« (1 Kor 1,24) ist. Jesus hat diese Kraft und diese Weisheit vor allem im Erbarmen und Vergeben geoffenbart. Er wollte dies nicht mit Krafterweisen oder im Aufzwingen seiner Stimme von oben herab tun, auch nicht durch lange Reden oder Vorführungen unvergleichlicher Wissenschaft. Er tat es, indem er sein Leben am Kreuz hingab. Er hat seine göttliche Weisheit und Kraft geoffenbart, indem er uns die Treue der Liebe des Vaters bis zum Ende zeigte; die Treue des Gottes des Bundes, der sein Volk aus der Sklaverei herausführte und es auf dem Weg der Freiheit leitete (vgl. Ex 20,1-2).

Wie leicht tappen wir in die Falle, wenn wir denken, wir müssen den anderen beweisen, dass wir stark sind, dass wir weise sind … in die Falle, uns irdische Götzen zu machen, die uns Sicherheit geben (vgl. Ex 20,4-5). In Wirklichkeit ist das Gegenteil der Fall, wir alle bedürfen der Kraft und der Weisheit Gottes, die Jesus am Kreuz geoffenbart hat. Auf dem Kalvarienberg hat er dem Vater die Wunden dargebracht, durch die wir alle geheilt worden sind (vgl. 1Petr 2,24). Wie viele eurer Brüder und Schwestern, Freunde und Mitbürger hier im Irak tragen die Wunden des Krieges und der Gewalt, sichtbare und unsichtbare Wunden! Die Versuchung besteht darin, auf diese und andere schmerzliche Tatsachen mit einer menschlichen Kraft, mit einer menschlichen Weisheit zu antworten. Jesus hingegen zeigt uns den Weg Gottes, den Weg, den er beschritten hat und auf den er uns gerufen hat, ihm nachzufolgen.

Im Evangelium, das wir soeben gehört haben (Joh 2,13-25), sehen wir, wie Jesus die Geldwechsler und alle Käufer und Verkäufer aus dem Tempel in Jerusalem hinaustrieb. Warum hat Jesus diese so starke und provokante Geste vollbracht? Er hat es getan, weil der Vater ihn gesandt hat, den Tempel zu reinigen: nicht nur den Tempel aus Stein, sondern vor allem den Tempel unseres Herzens. So wie Jesus es nicht duldete, dass das Haus seines Vaters zu einer Markthalle gemacht würde (vgl. Joh 2,16), so wünscht er sich, dass unser Herz nicht Ort des Aufruhrs, der Unordnung und der Verwirrung sei. Das Herz muss gereinigt, aufgeräumt, geläutert werden. Wovon? Von der Falschheit, die es beschmutzt, vom heuchlerischen Doppelspiel. Das gibt es bei uns allen. Es sind Krankheiten, die dem Herzen schaden, die das Leben in den Schmutz ziehen, die ein Doppelleben verursachen. Wir bedürfen der Reinigung von unseren Götzendiensten, die den Glauben an Gott verschachern für Dinge, die vergehen, für das, was im Moment vorteilhaft erscheint. Es tut not, dass die unheilvolle Beeinflussung der Macht und des Geldes aus unseren Herzen und aus der Kirche ausgerottet werden. Um das Herz zu reinigen, müssen wir uns die Hände schmutzig machen: Wir müssen uns verantwortlich fühlen und dürfen nicht einfach zuschauen, wenn der Bruder oder die Schwester leidet. Aber wie sollen wir das Herz reinigen? Allein sind wir dazu nicht fähig, wir brauchen Jesus. Er hat die Macht, unsere Übel zu besiegen, unsere Krankheiten zu heilen, den Tempel unseres Herzens wiederherzustellen.

Zu dessen Bestätigung als Zeichen seiner Autorität sagt er: »Reißt diesen Tempel nieder und in drei Tagen werde ich ihn wieder aufrichten« (V. 19). Jesus Christus, er allein, kann uns von den Werken des Bösen reinigen – er, der gestorben und auferstanden ist, der der Herr ist! Liebe Brüder und Schwestern, Gott lässt uns nicht in unserer Sünde sterben. Auch wenn wir ihm den Rücken kehren, überlässt er uns nicht uns selbst. Er sucht uns, er geht uns nach, um uns zur Reue zu rufen und uns zu reinigen. »So wahr ich lebe« – spricht der Herr durch den Mund Ezechiels –, »ich habe kein Gefallen am Tod des Schuldigen, sondern daran, dass ein Schuldiger sich abkehrt von seinem Weg und am Leben bleibt« (33,11). Der Herr will, dass wir gerettet werden und dass wir lebendiger Tempel seiner Liebe werden in der Geschwisterlichkeit, im Dienst, in der Barmherzigkeit.

Jesus reinigt uns nicht nur von unseren Sünden, sondern er lässt uns an seiner Kraft und Weisheit selbst teilhaben. Er befreit uns von einer Art und Weise, den Glauben, die Familie, die Gemeinschaft zu begreifen, die spaltet, die gegeneinanderstellt, die ausschließt, damit wir eine Kirche und Gesellschaft aufbauen können, die offen sind für alle und sich um unsere bedürftigsten Brüder und Schwestern kümmern. Und zugleich stärkt er uns, damit wir der Versuchung widerstehen können, nach Rache zu suchen, die in eine endlose Vergeltungsspirale versinken lässt. Mit der Kraft des Heiligen Geistes sendet er uns aus, nicht um Proselytismus zu betreiben, sondern als seine missionarischen Jünger, als Männer und Frauen, die gerufen sind zu bezeugen, dass das Evangelium die Macht hat, das Leben zu verändern. Der Auferstandene macht uns zu Werkzeugen des Friedens Gottes und seiner Barmherzigkeit, zu geduldigen und mutigen Gestaltern einer neuen gesellschaftlichen Ordnung. So geschieht durch die Kraft Christi und seines Geistes, was der Apostel Paulus den Korinthern verkündet: »Denn das Törichte an Gott ist weiser als die Menschen und das Schwache an Gott ist stärker als die Menschen« (1Kor 1,25). Christliche Gemeinschaften aus bescheidenen und einfachen Menschen werden zu Zeichen des kommenden Reiches, des Reiches der Liebe, der Gerechtigkeit und des Friedens.

»Reißt diesen Tempel nieder und in drei Tagen werde ich ihn wieder aufrichten« (Joh 2,19). Er sprach vom Tempel seines Leibes, also auch von seiner Kirche. Der Herr verheißt uns, dass er in der Kraft seiner Auferstehung uns und unsere Gemeinschaften aus den von der Ungerechtigkeit, der Spaltung und dem Hass verursachten Trümmern auferstehen lassen kann. Es ist die Verheißung, die wir in dieser Eucharistie feiern. Mit den Augen des Glaubens erkennen wir die Gegenwart des gekreuzigten und auferstandenen Herrn unter uns, wir lernen, seine befreiende Weisheit anzunehmen, in seinen Wunden zu ruhen sowie Heilung und Kraft zu finden, um seinem Reich zu dienen, das in unsere Welt kommt. Durch seine Wunden sind wir geheilt (vgl. 1Petr 2,24); in seinen Wunden, liebe Brüder und Schwestern, finden wir den Balsam seiner barmherzigen Liebe; denn er, der barmherzige Samariter der Menschheit, will jede Wunde salben, jede schmerzliche Erinnerung heilen und eine Zukunft des Friedens und der Geschwisterlichkeit in diesem Land anregen.

Die Kirche im Irak hat mit der Gnade Gottes viel getan und tut es weiterhin, um diese wunderbare Weisheit des Kreuzes zu verkünden, indem sie das Erbarmen und die Vergebung Christi verbreitet, besonders gegenüber den Bedürftigsten. Selbst unter großer Armut und Schwierigkeit haben viele von euch den Armen und Leidenden großherzig konkrete Hilfe und Solidarität angeboten. Dies ist einer der Gründe, die mich dazu veranlasst haben, als Pilger zu euch zu kommen, um euch zu danken und euch im Glauben und im Zeugnis zu stärken. Heute kann ich sehen und mit Händen greifen, dass die Kirche im Irak lebendig ist, dass Christus in diesem seinem heiligen gläubigen Volk lebt und am Werk ist.

Liebe Brüder und Schwestern, ich vertraue euch, eure Familien und eure Gemeinschaften dem mütterlichen Schutz der Jungfrau Maria an. Sie war mit ihrem Sohn in seinem Leiden und Tod verbunden und nahm teil an der Freude seiner Auferstehung. Sie möge für uns Fürsprache einlegen und uns zu ihm führen, der Kraft und der Weisheit Gottes.

[00279-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

San Pablo nos ha recordado que «Cristo es fuerza de Dios y sabiduría de Dios» (1 Co 1,24). Jesús reveló esta fuerza y esta sabiduría sobre todo con la misericordia y el perdón. No quiso hacerlo con demostraciones de fuerza o imponiendo su voz desde lo alto, ni con largos discursos o exhibiciones de una ciencia incomparable. Lo hizo dando su vida en la cruz. Reveló la sabiduría y la fuerza divina mostrándonos, hasta el final, la fidelidad del amor del Padre; la fidelidad del Dios de la Alianza, que hizo salir a su pueblo de la esclavitud y lo guio por el camino de la libertad (cf. Ex 20,1-2).

Qué fácil es caer en la trampa de pensar que debemos demostrar a los demás que somos fuertes, que somos sabios… En la trampa de fabricarnos falsas imágenes de Dios que nos den seguridad… (cf. Ex 20,4-5). En realidad, es lo contrario, todos necesitamos la fuerza y la sabiduría de Dios revelada por Jesús en la cruz. En el Calvario, Él ofreció al Padre las heridas por las cuales nosotros hemos sido curados (cf. 1 P 2,24). Aquí en Irak, cuántos de vuestros hermanos y hermanas, amigos y conciudadanos llevan las heridas de la guerra y de la violencia, heridas visibles e invisibles. La tentación es responder a estos y a otros hechos dolorosos con una fuerza humana, con una sabiduría humana. En cambio, Jesús nos muestra el camino de Dios, el que Él recorrió y en el que nos llama a seguirlo.

En el Evangelio que acabamos de escuchar (Jn 2,13-25), vemos que Jesús echó del Templo de Jerusalén a los cambistas y a todos aquellos que compraban y vendían. ¿Por qué Jesús hizo ese gesto tan fuerte, tan provocador? Lo hizo porque el Padre lo mandó a purificar el templo, no sólo el templo de piedra, sino sobre todo el de nuestro corazón. Como Jesús no toleró que la casa de su Padre se convirtiera en un mercado (cf. Jn 2,16), del mismo modo desea que nuestro corazón no sea un lugar de agitación, desorden y confusión. El corazón se limpia, se ordena, se purifica. ¿De qué? De las falsedades que lo ensucian, de la doblez de la hipocresía; todos las tenemos. Son enfermedades que lastiman el corazón, que enturbian la vida, la hacen doble. Necesitamos ser limpiados de nuestras falsas seguridades, que regatean la fe en Dios con cosas que pasan, con las conveniencias del momento. Necesitamos eliminar de nuestro corazón y de la Iglesia las nefastas sugestiones del poder y del dinero. Para limpiar el corazón necesitamos ensuciarnos las manos, sentirnos responsables y no quedarnos de brazos cruzados mientras el hermano y la hermana sufren. Pero, ¿cómo purificar el corazón? Solos no somos capaces, necesitamos a Jesús. Él tiene el poder de vencer nuestros males, de curar nuestras enfermedades, de restaurar el templo de nuestro corazón.

Para confirmar esto, como signo de su autoridad dice: «Destruyan este Templo y en tres días lo levantaré de nuevo» (v. 19). Jesucristo, sólo Él, puede purificarnos de las obras del mal, Él que murió y resucitó, Él que es el Señor. Queridos hermanos y hermanas: Dios no nos deja morir en nuestro pecado. Incluso cuando le damos la espalda, no nos abandona a nuestra propia suerte. Nos busca, nos sigue, para llamarnos al arrepentimiento y para purificarnos. «Juro por mi vida —oráculo del Señor Dios— que no me complazco en la muerte del malvado, sino en que se convierta de su mala conducta y viva» (33,11). El Señor quiere que nos salvemos y que seamos templos vivos de su amor, en la fraternidad, en el servicio y en la misericordia.

Jesús no sólo nos purifica de nuestros pecados, sino que nos hace partícipes de su misma fuerza y sabiduría. Nos libera de un modo de entender la fe, la familia, la comunidad que divide, que contrapone, que excluye, para que podamos construir una Iglesia y una sociedad abiertas a todos y solícitas hacia nuestros hermanos y hermanas más necesitados. Y al mismo tiempo nos fortalece, para que sepamos resistir a la tentación de buscar venganza, que nos hunde en una espiral de represalias sin fin. Con la fuerza del Espíritu Santo nos envía, no a hacer proselitismo, sino como sus discípulos misioneros, hombres y mujeres llamados a testimoniar que el Evangelio tiene el poder de cambiar la vida. El Resucitado nos hace instrumentos de la paz de Dios y de su misericordia, artesanos pacientes y valientes de un nuevo orden social. Así, por la potencia de Cristo y de su Espíritu, sucede lo que profetizó el apóstol Pablo a los Corintios: «Lo que parece locura en Dios es más sabio que todo lo humano, y lo que parece debilidad en Dios es más fuerte que todo lo humano» (1 Co 1,25). Comunidades cristianas formadas por gente humilde y sencilla se convierten en signo del Reino que llega, Reino de amor, de justicia y de paz.

«Destruyan este Templo y en tres días lo levantaré de nuevo» (Jn 2,19). Hablaba del templo de su cuerpo y, por tanto, también de su Iglesia. El Señor nos promete que, con la fuerza de su Resurrección, puede hacernos resurgir a nosotros y a nuestras comunidades de los destrozos provocados por la injusticia, la división y el odio. Es la promesa que celebramos en esta Eucaristía. Con los ojos de la fe, reconocemos la presencia del Señor crucificado y resucitado en medio de nosotros, aprendemos a acoger su sabiduría liberadora, a descansar en sus llagas y a encontrar sanación y fuerza para servir a su Reino que viene a nuestro mundo. Por sus llagas hemos sido curados (cf. 1 P 2,24); en sus heridas, queridos hermanos y hermanas, encontramos el bálsamo de su amor misericordioso; porque Él, Buen Samaritano de la humanidad, desea ungir cada herida, curar cada recuerdo doloroso e inspirar un futuro de paz y de fraternidad en esta tierra.

La Iglesia en Irak, con la gracia de Dios, hizo y está haciendo mucho por anunciar esta maravillosa sabiduría de la cruz propagando la misericordia y el perdón de Cristo, especialmente a los más necesitados. También en medio de una gran pobreza y dificultad, muchos de ustedes han ofrecido generosamente una ayuda concreta y solidaridad a los pobres y a los que sufren. Este es uno de los motivos que me han impulsado a venir como peregrino entre ustedes, a agradecerles y confirmarlos en la fe y en el testimonio. Hoy, puedo ver y sentir que la Iglesia de Irak está viva, que Cristo vive y actúa en este pueblo suyo, santo y fiel.

Queridos hermanos y hermanas: Los encomiendo a ustedes, a sus familias y a sus comunidades, a la materna protección de la Virgen María, que fue asociada a la pasión y a la muerte de su Hijo y participó en la alegría de su resurrección. Que Ella interceda por nosotros y nos lleve a Él, fuerza y sabiduría de Dios.

[00279-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

São Paulo lembrou-nos que «Cristo é poder e sabedoria de Deus» (1 Cor 1, 24). Jesus revelou este poder e esta sabedoria sobretudo através da misericórdia e do perdão. Não o quis fazer com demonstrações de força ou impondo do alto a sua voz, nem com longos discursos ou exibições de ciência incomparável. Fê-lo dando a sua vida na cruz. Revelou a sua sabedoria e poder divino mostrando-nos, até ao fim, a fidelidade do amor do Pai; a fidelidade do Deus da Aliança, que fez sair o seu povo da escravidão e guiou-o pelo caminho da liberdade (cf. Ex 20, 1-2).

Como é fácil cair na armadilha de pensar que temos de demonstrar aos outros que somos fortes, que somos sábios; na armadilha de construirmos imagens falsas de Deus, que nos deem segurança (cf. Ex 20, 4-5)! Na realidade, é o contrário. Todos nós precisamos do poder e da sabedoria de Deus revelada por Jesus na cruz. No Calvário, ofereceu ao Pai as feridas pelas quais fomos curados (cf. 1 Ped 2, 24). Aqui, no Iraque, quantos dos vossos irmãos e irmãs, amigos e concidadãos carregam as feridas da guerra e da violência, feridas visíveis e invisíveis! A tentação é responder a estes e outros factos dolorosos com uma força humana, com uma sabedoria humana. Jesus, ao contrário, mostra-nos o caminho de Deus, aquele que Ele mesmo percorreu e por onde nos chama a segui-Lo.

No Evangelho que acabamos de escutar (Jo 2, 13-25), vemos como Jesus expulsou do Templo de Jerusalém os cambistas e todos os que compravam e vendiam. Porque é que Jesus realizou este ato tão forte, tão provocador? Fê-lo porque o Pai O enviou para purificar o templo: não só aquele de pedra, mas sobretudo o do nosso coração. Como Jesus não tolerou que a casa de seu Pai se tornasse um mercado (cf. Jo 2, 16), assim deseja que o nosso coração não seja um lugar de turbulência, desordem e confusão. O coração deve ser limpo, posto em ordem, purificado. De quê? Das falsidades que o sujam, das simulações da hipocrisia. Todos nós as temos. São doenças que fazem mal ao coração, que mancham a vida, tornam-na hipócrita. Precisamos de ser purificados das nossas seguranças falaciosas, que trocam a fé em Deus pelas coisas que passam, pelas conveniências do momento. Precisamos que sejam varridas do nosso coração e da Igreja as nefastas sugestões do poder e do dinheiro. Para limpar o coração, precisamos de sujar as mãos: sentirmo-nos responsáveis e não ficarmos parados enquanto sofrem o irmão e a irmã. Mas como purificar o coração? Sozinhos, não somos capazes; temos necessidade de Jesus. Ele tem o poder de vencer os nossos males, curar as nossas doenças, restaurar o templo do nosso coração.

Para confirmação disto mesmo e como sinal da sua autoridade, disse: «Destruí este templo, e em três dias Eu o levantarei» (2, 19). Jesus Cristo, e só Ele, pode purificar-nos das obras do mal, Ele que morreu e ressuscitou, Ele que é o Senhor! Queridos irmãos e irmãs, Deus não nos deixa morrer no nosso pecado. Mesmo quando Lhe voltamos as costas, nunca nos abandona a nós próprios. Procura-nos, vai atrás de nós para nos chamar ao arrependimento e purificar. «Por minha vida – diz o Senhor pela boca de Ezequiel –, não tenho prazer na morte do ímpio, mas sim na sua conversão a fim de que tenha a vida» (33, 11). O Senhor quer que sejamos salvos e nos tornemos templo vivo do seu amor, na fraternidade, no serviço e na misericórdia.

Jesus não só nos purifica dos nossos pecados, mas torna-nos também participantes do seu próprio poder e sabedoria. Liberta-nos de um modo de entender a fé, a família, a comunidade que divide, contrapõe e exclui, para podermos construir uma Igreja e uma sociedade abertas a todos e solícitas pelos nossos irmãos e irmãs mais necessitados. E ao mesmo tempo revigora-nos para sabermos resistir à tentação de procurar vingança, que nos mergulha numa espiral de retaliações sem fim. Com a força do Espírito Santo, envia-nos, não para fazer proselitismo, mas como seus discípulos missionários, homens e mulheres chamados a testemunhar que o Evangelho tem o poder de mudar a vida. O Ressuscitado torna-nos instrumentos da paz de Deus e da sua misericórdia, artífices pacientes e corajosos duma nova ordem social. Assim, pela força de Cristo e do seu Espírito, acontece o que o apóstolo Paulo profetiza aos Coríntios: «O que é tido como loucura de Deus, é mais sábio que os homens e, o que é tido como fraqueza de Deus, é mais forte que os homens» (1 Cor 1, 25). Comunidades cristãs formadas por pessoas humildes e simples tornam-se sinal do Reino que vem, Reino de amor, justiça e paz.

«Destruí este templo, e em três dias Eu o levantarei» (Jo 2, 19). Falava do templo do seu corpo e, por conseguinte, também da sua Igreja. O Senhor promete que pode, com o poder da sua Ressurreição, fazer-nos ressurgir a nós e às nossas comunidades das ruínas causadas pela injustiça, a divisão e o ódio. É a promessa que celebramos nesta Eucaristia. Com os olhos da fé, reconhecemos a presença do Senhor crucificado e ressuscitado no meio de nós, aprendemos a acolher a sua sabedoria libertadora, a repousar nas suas chagas e a encontrar cura e força para servir o seu Reino que vem ao nosso mundo. Pelas suas feridas, fomos curados (cf. 1 Ped 2, 24); nas suas chagas, amados irmãos e irmãs, encontramos o bálsamo do seu amor misericordioso; porque Ele, Bom Samaritano da humanidade, deseja ungir cada ferida, curar cada recordação dolorosa e inspirar um futuro de paz e fraternidade nesta terra.

A Igreja no Iraque, com a graça de Deus, fez e continua a fazer muito para proclamar esta sabedoria maravilhosa da cruz, espalhando a misericórdia e o perdão de Cristo especialmente junto dos mais necessitados. Mesmo no meio de grande pobreza e tantas dificuldades, muitos de vós oferecestes generosamente ajuda concreta e solidariedade aos pobres e atribulados. Este é um dos motivos que me impeliu a vir em peregrinação até junto de vós, ou seja, para vos agradecer e confirmar na fé e no testemunho. Hoje, posso ver e tocar com a mão que a Igreja no Iraque está viva, que Cristo vive e age neste seu povo santo e fiel.

Amados irmãos e irmãs, confio cada um de vós, as vossas famílias e as vossas comunidades à proteção materna da Virgem Maria, que foi associada à paixão e à morte do seu Filho e participou na alegria da sua ressurreição. Interceda por nós e nos conduza até Ele, poder e sabedoria de Deus.

[00279-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in língua polacca

Święty Paweł przypomniał nam, że „Chrystus jest mocą i mądrością Bożą” (1 Kor 1, 24). Jezus objawił tę moc i mądrość przede wszystkim przez miłosierdzie i przebaczenie. Nie chciał tego czynić poprzez demonstrację siły czy narzucanie swojego głosu z wysoka, ani też za pomocą długich przemówień czy demonstracje niedoścignionej wiedzy. Uczynił to oddając swoje życie na krzyżu. Objawił swoją Boską mądrość i moc, ukazując nam do końca wierność miłości Ojca, wierność Boga Przymierza, który wywiódł swój lud z niewoli i prowadził go drogą wolności (por. Wj 20, 1-2).

Jak łatwo wpaść w pułapkę myślenia, że musimy udowodnić innym, że jesteśmy silni, że jesteśmy mądrzy... W pułapkę czynienia sobie bożków doczesnych, które miałyby nam dawać bezpieczeństwo... (por. Wj 20, 4-5). W rzeczywistości jest odwrotnie: wszyscy potrzebujemy mocy i mądrości Bożej, objawionej przez Jezusa na krzyżu. Na Kalwarii ofiarował On Ojcu rany, którymi zostaliśmy uzdrowieni (por. 1 P 2, 24). Tutaj w Iraku, jakże wielu waszych braci i sióstr, przyjaciół i współobywateli nosi rany wojny i przemocy, rany widoczne i niewidoczne! Pokusa polega na tym, aby na te i inne bolesne fakty reagować ludzką siłą, ludzką mądrością. Natomiast Jezus pokazuje nam drogę Bożą, tę, którą On przebył i o której mówi, wzywając nas do podążania w ślad za Nim.

W Ewangelii, którą właśnie usłyszeliśmy (J 2, 13-25), widzimy, jak Jezus wypędził ze świątyni jerozolimskiej wymieniających pieniądze i tych wszystkich kupców i sprzedawców. Dlaczego Jezus uczynił ten tak mocny i prowokacyjny gest? Uczynił to, ponieważ Ojciec posłał Go, aby oczyścił świątynię: nie tylko świątynię z kamienia, ale przede wszystkim świątynię naszych serc. Jak Jezus nie pozwolił, aby dom Jego Ojca stał się targowiskiem (por. J 2, 16), tak pragnie, aby nasze serce nie było miejscem chaosu, nieporządku i zamieszania. Trzeba oczyścić serce, uporządkować, oczyścić. Od czego? Od fałszu, który go zabrudził, od obłudnej, podwójnej gry. Wszyscy to mamy. Są to choroby, które ranią serce, zanieczyszczają życie, sprawiają, że staje się ono podwójne. Trzeba, abyśmy zostali oczyszczeni z naszych bałwochwalstw, które wymieniają wiarę w Boga na rzeczy przemijające, na wygody chwili. Potrzebujemy, aby podstępne sugestie władzy i pieniędzy zostały usunięte z naszego serca i z Kościoła. Aby oczyścić serce, musimy zabrudzić sobie ręce: czuć się odpowiedzialnymi i nie stać z boku, gdy brat i siostra cierpią. Ale jak oczyścić serce? Sami nie jesteśmy w stanie, potrzebujemy Jezusa. On ma moc przezwyciężania naszych bolączek, uzdrawiania naszych chorób, odnawiania świątyni naszego serca.

Na potwierdzenie tego, na znak swej władzy mówi: „Zburzcie tę świątynię, a Ja w trzech dniach wzniosę ją na nowo” (w. 19). Jezus Chrystus, jedynie On, może nas oczyścić ze złych uczynków, On, który umarł i zmartwychwstał, On, który jest Panem! Drodzy bracia i siostry, Bóg nie pozwala nam umrzeć w naszym grzechu. Nawet gdy odwracamy się od Niego, On nigdy nie pozostawia nas samymi sobie. Szuka nas, podąża za nami, aby nas wezwać do nawrócenia i nas oczyścić. „Na moje życie! - mówi Pan przez usta Ezechiela - Ja nie pragnę śmierci występnego, ale jedynie tego, aby występny zawrócił ze swej drogi i żył” (33, 11). Pan chce, abyśmy byli zbawieni i stali się żywymi świątyniami Jego miłości, w braterstwie, w służbie, w miłosierdziu.

Jezus nie tylko oczyszcza nas z grzechów, ale czyni nas współuczestnikami swej mocy i mądrości. Uwalnia nas od takiego sposobu rozumienia wiary, rodziny, wspólnoty, który dzieli, który przeciwstawia, który wyklucza, abyśmy mogli budować Kościół i społeczeństwo otwarte na wszystkich i troszczące się o naszych najbardziej potrzebujących braci i siostry. A jednocześnie umacnia nas, abyśmy umieli oprzeć się pokusie szukania zemsty, która pogrąża nas w niekończącej się spirali odwetu. Mocą Ducha Świętego posyła nas nie po to, abyśmy uprawiali prozelityzm, ale jako swoich uczniów-misjonarzy, mężczyzn i kobiety powołanych do dawania świadectwa, że Ewangelia ma moc przemiany życia. Zmartwychwstały Pan czyni nas narzędziami Bożego pokoju i miłosierdzia, cierpliwymi i odważnymi budowniczymi nowego porządku społecznego. W ten sposób, mocą Chrystusa i Jego Ducha, dokonuje się to, co Apostoł Paweł zapowiedział Koryntianom: „To bowiem, co jest głupstwem u Boga, przewyższa mądrością ludzi, a co jest słabe u Boga, przewyższa mocą ludzi” (1 Kor 1, 25). Wspólnoty chrześcijańskie, składające się z ludzi pokornych i prostych, stają się znakiem nadchodzącego Królestwa, Królestwa miłości, sprawiedliwości i pokoju.

„Zburzcie tę świątynię, a Ja w trzech dniach wzniosę ją na nowo” (J 2,19). Mówił o świątyni swego ciała, a więc i o swoim Kościele. Pan obiecuje nam, że mocą swojego zmartwychwstania może podnieść nas i nasze wspólnoty z gruzów powstałych wskutek niesprawiedliwości, podziałów i nienawiści. Jest to obietnica, którą celebrujemy w tej Eucharystii. Oczami wiary rozpoznajemy obecność pośród nas ukrzyżowanego i zmartwychwstałego Pana, uczymy się przyjmować Jego uwalniającą mądrość, odpoczywać w Jego ranach i odnajdować uzdrowienie i siłę, aby służyć Jego Królestwu, które przychodzi do naszego świata. Jego ranami zostaliśmy uzdrowieni (por. 1 P 2, 24); w Jego ranach, drodzy bracia i siostry, odnajdujemy balsam Jego miłosiernej miłości; On bowiem, Dobry Samarytanin ludzkości, pragnie namaścić każdą ranę, uleczyć każde bolesne wspomnienie i zainicjować przyszłość pokoju i braterstwa na tej ziemi.

Kościół w Iraku, dzięki Bożej łasce, czynił i czyni wiele, aby głosić tę wspaniałą mądrość krzyża, niosąc zwłaszcza najbardziej potrzebującym Chrystusowe miłosierdzie i przebaczenie. Nawet w obliczu wielkiego ubóstwa i trudności, wielu z was ofiarowało konkretną pomoc i wyrazy solidarności ubogim i cierpiącym. Jest to jeden z powodów, które skłoniły mnie, aby do was przybyć w pielgrzymce do was, aby wam podziękować i umocnić was w wierze i świadectwie. Dziś mogę zobaczyć i dotknąć własnymi rękami, że Kościół w Iraku żyje, że Chrystus żyje i działa w tym świętym i wiernym ludzie.

Drodzy bracia i siostry, zawierzam was, wasze rodziny i wasze wspólnoty macierzyńskiej opiece Maryi Dziewicy, która była obecna przy męce i śmierci swego Syna i uczestniczyła w radości Jego zmartwychwstania. Niech wstawia się za nami i prowadzi nas do Niego, mocy i mądrości Boga.

[00279-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

الزيارة الرسوليّة إلى العراق

عظة قداسة البابا فرنسيس

في القدّاس الإلهيّ

أربيل

الأحد 7 مارس / آذار 2021

ذَكّرَنا القِدِّيسُ بولس قائلًا: "فهُوَ مَسيحٌ، قُدرَةُ اللّهِ وَحِكْمَةُ اللّه" (1 قور 1، 24). بيَّنَ لَنا يسوعُ المسيح هذهِ القُدْرَةَ وَهَذِهِ الحِكْمَةَ، خاصّةً بالرَحْمَةِ والمَغْفِرَة. لم يُرِدْ أنْ يَفْعَلَ ذَلِكَ بإظهارِ القُوّةِ أو فَرْضِ صَوْتِهِ مِن أَعْلَى، وَلا بِخِطاباتٍ طَويلَة، أوْ عُرُوضٍ عِلْمِيَّةٍ فَريدَة. إنَّما أَظْهَرَ قُدْرَتَهُ بِتَقْدِيمِ حَياتِهِ علَى الصَّليب. أَظْهَرَ حِكْمَتَهُ وَقُدْرَتَهُ الإلَهِيَّة، مُبَيِّنًا لنا، حتَى النِهايَة، أَمانَةَ مَحَبَّةِ الآبِ لَنا، أَمانَةَ إلَهِ العَهْد، الذي أَخْرَجَ شَعْبَهُ مِنَ العُبُودِيَّةِ وَقادَهُ في طَريقِ الحُرّيَّة (را. خر 20، 1-2).

ما أَسْهَلَ الوُقُوعَ في شَرَكِ التَفْكيرِ في أَنَّهُ يَجِبُ عَلَينا أنْ نُبَيِّنَ لِلآخَرينَ أَنَّنا أَقْوِياء، وَحُكَماء... ما أَسْهَلَ الوُقُوعَ في شَرَكِ تَصَوُراتٍ خاطِئَةٍ عَنِ الله، لِنجِدَ فيها الأمان... (را. خر. 20، 4 -5). في الواقِع، العَكْسُ هُوَ الصَّحيح، إنَّنا نَحْتاجُ كُلُّنا إلى قُدْرَةِ اللهِ وَحِكْمَةِ اللهِ التي أَعْلَنَها يَسُوعُ على الصَّليب. على الجُلْجُلَة، قدَّمَ يَسُوعُ للآبِ جِراحَهُ التي بِها شُفينا (را. 1 بط 2، 24). هُنا في العِراق، كَثيرونَ هُم إخوانُكُم وأخَواتُكُم وأَصْدِقاؤُكُم وَمُواطِنُوكُم الذين يَحْمِلُونَ جِراحَ الحَرْبِ والعُنْف، جِراحًا مَرْئِيَّةً وغَيْرَ مَرْئِيَّة! التَجْرِبَةُ هي الرَدُّ عَلَيْها، وَعَلَى غَيْرِها مِنَ الوَقائِعِ الأَليمَة، بالقُوَّةِ البَشَريَّة وَبِحَسَبِ الحِكْمَةِ البَشَريَّة. أمَّا يَسُوعُ فَقَدْ بَيَّنَ لَنا طَريقَ الله، الذي سارَ هُوَ فيه، وَيَدْعُونا لاتِّباعِهِ فيه.

في الإنْجيلِ الذي أصْغَيْنا إلَيْهِ الآن (را. يو 2، 13-25)، نَرَى كَيْفَ طَرَدَ يَسُوعُ مِن هَيْكَلِ أُورَشَليم الصَّيارِفَةَ وَكُلَّ الذينَ كانوا يَشْتَرونَ وَيَبِيعُون. لِماذا أقْدَمَ يَسُوعُ علَى هذا المَوْقِفِ بِما فيهِ من قُوَّةٍ واسْتِفزاز؟ فَعَلَ ذَلِكَ لأنَّ الآبَ أَرْسَلَهُ ليُطَهِّرَ الهَيْكَل: لا هَيْكَلَ الحَجَرِ فَقَط، بَلْ علَى وَجْهِ الخُصُوصِ هَيْكَلَ قُلُوبِنا. كَما لمْ يَسْمَحْ يَسُوعُ أنْ يَصيرَ بَيْتُ أبِيهِ مَكانَ تِجارة (را. يو 2، 16)، هَكَذا لا يُريدُ أنْ يُصْبِحَ قَلْبُنا مَساحَةَ اضْطرابٍ وَفَوْضَى وارتِباك. يَجِبُ أنْ يكونَ القلبُ نقِيًا وَمُنَظَمًا وطاهِرًا. مِن ماذا؟ مِنَ الأكاذيبِ التي تُلَوِثُه، وَمِنَ الازْدِواجِيَّةِ المُنافِقَة التي لَدَيْنا جَميعًا شيءٌ مِنْها. إنَّها أمْراضٌ تُؤْذي القَلْبَ وَتُلَطِخُ الحياةَ وَتَجْعَلُها مُزْدَوَجَة. نَحْنُ بِحاجَةٍ لأنّ نَتَطَهَرَ مِنَ الأمانِ الزائِف، الذي يَسْتَبْدِلُ الإيمانَ بالله بالأُمُورِ الزائِلَة، وبالمَصالِحِ الآنِيَّة. نَحْنُ كَذَلِك بِحاجةٍ لأنْ نُزيلَ مِن قُلُوبِنا ومِنَ الكَنيسةِ الطُمُوحاتِ لِلْسُلْطَةِ والمالِ المُؤْذِيَة. لتَطْهُرَ قُلُوبُنا، نَحْتاجُ أنْ تَتَسِخَ أيْدِينا: أنْ نَشْعُرَ بالمَسْؤُوليّةِ ولا نَقِفُ مَكْتُوفي الأيْدِي بَيْنَما يُعاني إخْوَتُنا وَأَخَواتُنا. وَلَكِنْ كَيْفَ نُنَقي قَلْبَنا؟ لسْنا قادِرينَ علَى ذَلِكَ وَحْدَنا: نَحْنُ بِحاجَةٍ إلى يَسوع. لَدَيْهِ القُدْرَةُ علَى أنْ يَنْتَصِرَ علَى شُرُورِنا، وأنْ يَشْفِيَ أمْراضَنا، وأنْ يُرَمِّمَ هِيْكَلَ قَلْبِنا.

تأكيدًا علَى ذَلِك، وَدَليلًا علَى سُلْطانِهِ، قال: "اُنقُضُوا هذا الهَيْكَل أُقِمْهُ في ثَلاثَةِ أَيَّام!" (الآية 19). يَسُوعُ المَسيح، وَحْدَهُ، يَقْدِرُ أنْ يُطَهِّرَنا مِن أَعْمالِ الشَّرّ، هوَ الذي ماتَ وَقام، وَهوَ الرَّبّ! إخْوَتي وَأَخَواتي الأَعِزّاء، إنَّ اللهَ لا يَتْرُكُنا نَمُوتُ في خَطيئَتِنا. حتَى إذا تَرَكْناه نَحنُ، هُوَ لا يَتْرُكُنا أبدًا لأَنفُسِنا. إنَّهُ يَبْحَثُ عَنّا، وَيُتابِعُنا، حتَى يَدْعُوَنا إلى التَوْبَةِ وَيُطَهِّرَنا. "حَيٌّ أَنا، يَقُولُ السَّيِّدُ الرَّبّ – علَى فَمِ حِزقيالِ النبي-، لَيْسَ هَوايَ أَنْ يَمُوتَ الشِّرِّير، بَلْ أَنْ يَرْجِعَ عَن طَريقِهِ فيَحْيا" (33-11). يُريدُنا الله أنْ نَخْلُصَ وأنْ نُصْبِحَ هَيْكَلًا حَيًّا لِمَحَبَّتِه، في الأُخُوَّةِ وَفي الخِدْمَةِ والرَحْمَة.

لا يُطَهِّرُنا يَسُوعُ مِن خَطايانا فَحَسْب، بَلْ يَجْعَلُنا شُرَكاءَ في قُدْرَتِهِ وَحِكْمَتِه. إنَّهُ يُحَرِّرُنا مِن طَريقةٍ لفَهْمِ الإيمانِ والعائِلَةِ والجَماعَةِ تُسَبِّبُ الانْفِصالَ والمُعارَضَة والإقْصاء، حتَى نَتَمَكَّنَ مِن أنْ نَبْنِيَ كَنِيسَةً وَمُجْتَمَعًا مُنْفَتِحَيْن لِلْجَميع، وفيهِما نَهْتَمُّ بإخوَتِنا وَأخَواتِنا وَبِأَكْثَرِهِم حاجَةً. وَفي الوَقْتِ نَفْسِهِ يُقَوِّينا، حتَى نَعْرِفَ أنْ نُقاوِمَ تَجْرِبَةَ البَحْثِ عَنِ الانْتِقام، الذي يُغْرِقُنا في دَوَّامَةٍ مِن عُنْفٍ مُتَبَادَلٍ لا يَنْتَهي. وَيُرْسِلُنا بِقُدْرَةِ الرّوحِ القُدُس، لَيْسَ لِلْبَحْثِ عَن أَتباعٍ لَنا، بَلْ يُرْسِلُنا تَلاميذَ لَهُ، حامِلِي الرِسالَة، رِجالًا وَنِساءً، مَدْعُوِّينَ إلى أنْ نَشْهَدَ أنَّ في الإنجيلِ قُدْرَةً لِتَبْديلِ الحياة. الرَّبُّ القائِمُ مِن بَيْنِ الأموات يَجْعَلُنا أَدَواتٍ لِسَلامِ اللهِ وَرَحْمَتِهِ وَصانعِينَ صابرِين وأقوياءَ لنِظامٍ اجتِماعيٍّ جَديد. وَهَكَذا، يَتِمُّ، بِقُوَّةِ المَسيحِ وَرُوحِه، مَا تَنَبَّأَ بِهِ بولسُ الرَسول لأهْلِ قورِنتُس: "الحَماقَةُ مِنَ اللّه أَكثَرُ حِكْمَةً مِنَ النَّاس، والضُّعْفُ مِنَ اللّه أَوْفَرُ قُوَّةً مِنَ النَّاس" (1 قور 1، 25). وَهَكَذا تُصْبِحُ الجَماعاتُ المَسيحيَّةُ المُكَوَّنَةُ مِن أُناسٍ مُتواضِعِينَ بُسطاءَ عَلامةً للمَلَكوتِ الآتي، مَلَكوتِ المَحَبَّةِ والعَدْلِ والسَّلام.

"اُنقُضُوا هذا الهَيكَل أُقِمْهُ في ثَلاثَةِ أَيَّام!" (يو 2، 19). كانَ يَسُوع يَتَكَلَّمُ عَن هَيْكَلِ جَسَدِهِ، وبالتالي عَن كَنيسَتِهِ أيْضًا. وَقَدْ وَعَدَنا الرَّبُّ يسوع أنَّهُ يَسْتَطيعُ، بِقُوَّةِ قِيامَتِه، أنْ يُقيمَنا نَحْنُ أيْضًا وَجَماعاتِنا مِن بَيْنِ الأنقاضِ التي أَحْدَثَها الظُلْمُ والانْقِسامُ والكَراهِيَة. بِهذا الوَعْدِ نَحْتَفِلُ في هذِهِ الإفخارستيا. إنَّنا نَرَى بِعُيُونِ الإيمان، الرَّبَّ يسوع المَصلوبَ والقائِمَ مِن بَيْنِ الأموات حاضِرًا في وَسَطِنا، وَنَتَعَلَّمُ أنْ نَسْتَقْبِلَ حِكْمَتَهُ المُحَرِّرَة، وأنْ نَجِدَ راحَتَنا في جِراحِه، والشِفاءَ والقُوَّةَ لخِدْمَةِ مَلَكوتِهِ الآتي إلى عالَمِنا. بِجِراحِهِ شُفِينا (را. 1 بط 2، 24). في جِراحِهِ، إخوَتي وأخَواتي الأعِزاء، نَجِدُ بَلْسَمَ حُبِّهِ الرَحيم، لأنَّهُ هُوَ السامرِيُّ الرَحيم لِلْبَشَريَّة، يُريدُ أنْ يُبرِئَ كُلَّ جُرْحٍ، وأنْ يَشْفِيَ كُلَّ ذِكْرَى أَليمَة، وأنْ يُلْهِمَ مُسْتَقْبَلَ سَلامٍ وأُخُوَّةٍ في هذهِ الأرْض.

عَمِلَتْ الكَنيسَةُ في العِراق، والحَمْدُ لله، وَلا تَزالُ تَعْمَلُ الكَثيرَ لإعلانِ هذهِ الحِكْمَة، حِكْمَةِ الصَّليبِ العَجيبَة، وَنَشَرَتْ رَحْمَةَ المَسيحِ وَمَغْفِرَتَهُ، ولا سيما بَيْنَ أكثَرِ الناسِ احتِياجًا. حتَى في وَسَطِ الفَقْرِ الشَديدِ والصِّعاب، قَدَّمَ الكَثيرُونَ مِنْكُم بِسَخاءٍ كَبير، مُسَاعَدَةً مَلْمُوسَةً وَتَضامُنًا مَعَ الفُقَراءِ والمُتَألِمين. وَهَذا هُوَ أَحَدُ الأسْبابِ التي دَفَعَتْني إلى المَجيءِ حاجًّا إليْكُم، لأَشْكُرَكُم وَلأُثَبِّتَكُم في الإيمانِ والشَهادَة. اليوم، أَسْتَطيعُ أنْ أَرَى وأَلمِسَ لَمْسَ اليَد أنَّ الكنيسَةَ في العِراقِ حَيَّة، وأنَّ المسيحَ حَيٌّ فيها يَعْمَلُ في شَعْبِهِ المُقَدَّسِ والمُؤْمِن.

أيُّها الإخْوَةُ والأخَواتُ الأعِزّاء، إنِّي أَضَعُكُم، وَعائِلاتِكُم وَجَماعاتِكُم، في حِمايَةِ سَيِّدَتِنا مَرْيَمَ العَذْراءِ الوالِدِيَّة، التي رافَقَتْ آلامَ ابْنِها وَمَوْتَهُ، وَشارَكَتْ في فَرَحِ قِيامَتِه. فَلْتَشْفَعْ لنا وَلْتَقُدْنا إلَيْه، هُوَ قُدْرَةُ اللهِ وَحِكْمَتُه.

[00279-AR.01] [Testo originale: Italiano]

 

Saluto del Santo Padre

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

Testo in lingua italiana

Saluto con affetto Sua Santità Mar Gewargis III, Catholicos-Patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente, che risiede in questa città e ci onora con la sua presenza. Grazie, grazie, caro Fratello! Insieme a lui abbraccio i cristiani delle varie confessioni: in tanti qui hanno versato il sangue sullo stesso suolo! Ma i nostri martiri risplendono insieme, stelle nello stesso cielo! Da lassù ci chiedono di camminare insieme, senza esitare, verso la pienezza dell’unità.

Al termine di questa Celebrazione, ringrazio l’Arcivescovo Mons. Bashar Matti Warda, come pure Mons. Nizar Semaan e gli altri miei fratelli Vescovi, che tanto hanno lavorato per questo viaggio. Sono grato a tutti voi che lo avete preparato e accompagnato con la preghiera e mi avete accolto con affetto. Saluto in particolare la cara popolazione curda. Esprimo viva riconoscenza al Governo e alle autorità civili per il loro indispensabile contributo; e ringrazio tutti coloro che, in molti modi, hanno collaborato all’organizzazione di tutto il viaggio in Iraq, le autorità irachene – tutte – e i tanti volontari. Grazie a tutti!

In questi giorni passati in mezzo a voi, ho sentito voci di dolore e di angoscia, ma ho sentito anche voci di speranza e di consolazione. E questo è merito, in buona parte, di quella instancabile opera di bene che è stata resa possibile grazie alle istituzioni religiose di ogni confessione, grazie alle vostre Chiese locali e alle varie organizzazioni caritative, che assistono la gente di questo Paese nell’opera di ricostruzione e rinascita sociale. In modo particolare, ringrazio i membri della ROACO e le agenzie che essi rappresentano.

Ora, si avvicina il momento di ripartire per Roma. Ma l’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore. Chiedo a tutti voi, cari fratelli e sorelle, di lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità che non lasci indietro nessuno e non discrimini nessuno. Vi assicuro le mie preghiere per questo amato Paese. In modo particolare, prego perché i membri delle varie comunità religiose, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, cooperino per stringere legami di fraternità e solidarietà al servizio del bene e della pace. Salam, salam, salam! Shukrán! [Grazie] Dio benedica tutti! Dio benedica l’Iraq! Allah ma’akum! [Dio sia con voi]

[00280-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Je salue avec affection Sa Sainteté Mar Gewargis III, Catholicos-Patriarche de l’Eglise Assyrienne d’Orient, qui réside dans cette ville et nous honore de sa présence. Merci, merci, cher Frère! Avec lui j’embrasse les chrétiens des diverses confessions: beaucoup ici ont versé leur sang sur le même sol! Mais nos martyrs resplendissent ensemble, étoiles dans le même ciel! De là-haut ils nous demandent de marcher ensemble, sans hésiter, vers la plénitude de l’unité.

Au terme de cette célébration, je remercie l’Archevêque Mgr Bashar Matti Warda, ainsi que Mgr Nizar Semaan et mes autres frères Evêques, qui ont beaucoup travaillé pour ce voyage. Je suis reconnaissant à vous tous qui l’avez préparé et accompagné par la prière et qui m’avez accueilli avec affection. Je salue en particulier, la chère population kurde. J’exprime ma vive reconnaissance au Gouvernement et aux autorités civiles pour leur contribution indispensable; et je remercie tous ceux qui, de bien des manières, ont contribué à l’organisation de tout le voyage en Irak, les Autorités irakiennes – toutes – et les nombreux volontaires. Merci à tous!

Durant ces jours passés au milieu de vous, j’ai entendu des voix de douleur et d’angoisse, mais j’ai aussi entendu des voix d’espérance et de consolation. Et c’est le mérite, en grande partie, de ces inlassables bonnes œuvres qui ont été rendues possibles grâce aux institutions religieuses de chaque confession, grâce à vos Eglises locales et aux diverses organisations caritatives qui assistent les gens de ce pays dans l’œuvre de reconstruction et de renaissance sociale. Je remercie de façon particulière, les membres de la ROACO et les agences qu’ils représentent.

Maintenant, se rapproche le moment de repartir pour Rome. Mais l’Irak restera toujours avec moi, dans mon cœur. Je vous demande à tous, chers frères et sœurs, de travailler ensemble dans l’unité pour un avenir de paix et de prospérité qui ne laisse personne à la traîne et ne discrimine personne. Je vous assure de ma prière pour ce pays bien aimé. Je prie de façon particulière pour que les membres des différentes communautés religieuses, avec les hommes et les femmes de bonne volonté, coopèrent afin de nouer des liens de fraternité et de solidarité au service du bien et de la paix. Salam, salam, salam! Shukrán! [Merci] ! Que Dieu vous bénisse tous! Que Dieu bénisse l’Irak! Allah ma’akum! [Que Dieu soit avec vous]

[00280-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

I greet with affection His Holiness Mar Gewargis III, Catholicos-Patriarch of the Assyrian Church of the East, who resides in this city and honours us with his presence. Thank you, dear Brother! Together with him, I embrace the Christians of the various denominations: so many of them have shed their blood in this land! Yet our martyrs shine together like stars in the same sky! From there they call us to walk together, without hesitation, towards the fullness of unity.

At the conclusion of this celebration, I thank Archbishop Bashar Matti Warda as well as Bishop Nizar Semaan and my other brother Bishops, who worked so hard for this Journey. I am grateful to all of you who prepared and accompanied my visit with prayer and welcomed me so warmly. In a special way, I greet the beloved Kurdish people. I am particularly grateful to the government and the civil authorities for their indispensable contribution, and I thank all those who in various ways cooperated in the organization of the entire Journey in Iraq, the Iraqi authorities – all of them – and the many volunteers. My thanks to all of you!

In my time among you, I have heard voices of sorrow and loss, but also voices of hope and consolation. This was due in large part to that tireless charitable outreach made possible by the religious institutions of every confession, your local Churches and the various charitable organizations assisting the people of this country in the work of rebuilding and social rebirth. In a particular way, I thank the members of ROACO and the agencies they represent.

Now the time draws near for my return to Rome. Yet Iraq will always remain with me, in my heart. I ask all of you, dear brothers and sisters, to work together in unity for a future of peace and prosperity that leaves no one behind and discriminates against no one. I assure you of my prayers for this beloved country. In a particular way, I pray that the members of the various religious communities, together with all men and women of good will, may work together to forge bonds of fraternity and solidarity in the service of the good and of peace salam, salam, salam! Sukrán [Thank you]! May God bless all! May God bless Iraq! Allah ma’akum! [God be with you!]

[00280-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Herzlich grüße ich Seine Heiligkeit Mar Gewargis III., Katholikos-Patriarch der Assyrischen Kirche des Ostens, der hier in dieser Stadt seinen Sitz hat und uns mit seiner Anwesenheit beehrt. Danke, vielen Dank, lieber Bruder! Zusammen mit ihm umarme ich die Christen der verschiedenen Bekenntnisse: Viele haben hier ihr Blut auf demselben Boden vergossen! Unsere Märtyrer erstrahlen aber gemeinsam, wie Sterne am selben Himmel! Von oben bitten sie uns, den Weg in Richtung der vollen Einheit ohne Zögern gemeinsam zu gehen.

Am Ende dieser Feier danke ich Erzbischof Bashar Matti Warda wie auch Erzbischof Nizar Semaan und meinen anderen Brüdern im Bischofsamt, die sehr viel für diese Reise gearbeitet haben. Euch allen bin ich dankbar, dass ihr sie mit dem Gebet vorbereitet und begleitet und mich herzlich aufgenommen habt. Ich grüße insbesondere die geliebte kurdische Bevölkerung. Mein aufrichtiger Dank gilt der Regierung und allen zivilen Behörden für ihren unverzichtbaren Beitrag; und ich danke allen, die auf vielerlei Weise bei der Organisation der gesamten Reise in den Irak mitgewirkt haben, den irakischen Behörden – allen – und den vielen Freiwilligen. Danke an alle!

In diesen Tagen, die ich bei euch verbracht habe, hörte ich Stimmen des Schmerzes und der Angst, ich durfte aber auch Stimmen der Hoffnung und des Trostes vernehmen. Und dies ist zu einem großen Teil dem unermüdlichen guten Wirken zu verdanken, das die religiösen Institutionen jeder Konfession, eure Ortskirchen und die verschiedenen karitativen Organisationen ermöglicht haben, welche die Menschen dieses Landes beim Wiederaufbau und dem gesellschaftlichen Neuanfang unterstützen. In besonderer Weise danke ich den Mitgliedern der ROACO und den Agenturen, die sie vertreten.

Nun rückt der Augenblick meiner Rückreise nach Rom näher. Aber der Irak wird immer bei mir bleiben, in meinem Herzen. Ich bitte euch alle, Brüder und Schwestern, gemeinsam vereint für eine Zukunft in Frieden und Wohlstand zu arbeiten, wo niemand zurückgelassen und niemand diskriminiert wird. Ich verspreche euch mein Gebet für dieses geschätzte Land. Insbesondere bete ich darum, dass die Mitglieder der verschiedenen Religionsgemeinschaften gemeinsam mit allen Männern und Frauen guten Willens zusammenarbeiten, um Bande der Geschwisterlichkeit und Solidarität zu knüpfen im Dienst am Guten und am Frieden. Salam, salam, salam! Shukrán! [Danke] Gott segne alle! Gott segne den Irak! Allah ma’akum! [Gott sei mit euch!]

[00280-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Saludo con afecto a Su Santidad Mar Gewargis III, Catholicós-Patriarca de la Iglesia Asiria de Oriente, que reside en esta ciudad y que nos honra con su presencia. Gracias, gracias, querido hermano. Junto a él abrazo a los cristianos de las distintas confesiones, muchos de los cuales aquí han derramado su sangre sobre el mismo suelo. Pero nuestros mártires resplandecen juntos, estrellas en el mismo cielo. Desde allí arriba nos piden caminar juntos, sin vacilar, hacia la plenitud de la unidad.

Al final de esta Celebración, agradezco al arzobispo Mons. Bashar Matti Warda, como también a Mons. Nizar Semaan y mis otros hermanos obispos, que han trabajado tanto por este viaje. Les agradezco a todos ustedes que lo han preparado y acompañado con la oración y me han acogido con afecto. Saludo en particular al querido pueblo kurdo. Expreso mi profunda gratitud al Gobierno y a las autoridades civiles por su indispensable contribución; agradezco a todos los que, de diversas maneras, han colaborado en la organización de todo el viaje, las autoridades iraquíes —todas— y a los numerosos voluntarios. Gracias a todos.

En estos días vividos junto a ustedes, he escuchado voces de dolor y de angustia, pero también voces de esperanza y de consuelo. Y esto es mérito, en gran medida, de esa incansable obra de bien que ha sido posible gracias a las instituciones de cada confesión religiosa, gracias a sus Iglesias locales y a las distintas organizaciones caritativas, que asisten a la gente de este país en la obra de reconstrucción y recuperación social. De modo particular, agradezco a los miembros de la ROACO y a los organismos que ellos representan.

Ahora, se acerca el momento de regresar a Roma. Pero Irak permanecerá siempre conmigo, en mi corazón. Les pido a todos ustedes, queridos hermanos y hermanas, que trabajen juntos en unidad por un futuro de paz y prosperidad que no discrimine ni deje atrás a nadie. Les aseguro mi oración por este amado país. Rezo, de manera especial, para que los miembros de las distintas comunidades religiosas, junto con todos los hombres y las mujeres de buena voluntad, cooperen para estrechar lazos de fraternidad y solidaridad al servicio del bien y de la paz. Salam, salam, salam. Shukrán! [Gracias] Que Dios bendiga a todos. Que Dios bendiga a Irak. Allah ma’akum! [Que Dios esté con ustedes]

[00280-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Saúdo com afeto Sua Santidade Mar Gewargis III, Catholicos-Patriarca da Igreja Assíria do Oriente, que reside nesta cidade e nos honra com a sua presença. Obrigado! Obrigado, querido Irmão! Juntamente com ele, abraço os cristãos das várias Confissões: muitos dos seus membros derramaram o sangue aqui sobre a mesma terra! Mas os nossos mártires resplandecem juntos, estrelas no mesmo céu! Lá de cima pedem-nos para caminharmos juntos, decididamente, rumo à plenitude da unidade.

No final desta celebração, agradeço ao Arcebispo D. Bashar Matti Warda, bem como a D. Nizar Semaan e aos outros meus irmãos Bispos, que tanto trabalharam para esta viagem. Agradeço a todos vós que a preparastes, acompanhastes com a oração e me acolhestes com afeto. Saúdo particularmente a querida população curda. Expresso o meu vivo reconhecimento ao Governo e às autoridades civis pela sua contribuição indispensável; e agradeço a todos aqueles que colaboraram das mais variadas formas para a organização de toda a viagem no Iraque, às autoridades iraquianas – todas – e aos inúmeros voluntários. Obrigado a todos!

Nestes dias que passei no vosso meio, ouvi vozes de sofrimento e angústia, mas ouvi também vozes de esperança e consolação. E isto fica-se a dever, em grande parte, àquela incansável obra de bem-fazer que se tornou possível graças às instituições religiosas das várias Confissões, graças às vossas Igrejas locais e às várias organizações caritativas, que assistem o povo deste país na obra de reconstrução e renascimento social. Em particular, agradeço aos membros da ROACO e às agências que representam.

Agora, aproxima-se o momento de voltar para Roma. Mas o Iraque ficará sempre comigo, no meu coração. Peço a todos vós, queridos irmãos e irmãs, que trabalheis juntos e unidos por um futuro de paz e prosperidade que não deixe ninguém para trás nem discrimine ninguém. Asseguro-vos as minhas orações por este amado país. De modo particular, rezo para que os membros das várias comunidades religiosas, juntamente com todos os homens e mulheres de boa vontade, cooperem para forjar laços de fraternidade e solidariedade ao serviço do bem e da paz. Salam, salam, salam! Shukrán [obrigado] ! Deus abençoe a todos! Deus abençoe o Iraque! Allah ma’akum! [ficai com Deus]

[00280-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam Jego Świątobliwość Mara Gewargisa III Patriarchę Katolikosa Asyryjskiego Kościoła Wschodu, który rezyduje w tym mieście i uhonorował nas swoją obecnością. Dziękuję, dziękuję drogi Bracie! Wraz z nim obejmuję braci różnych wyznań: wielu z nich przelało krew na tej ziemi! Ale nasi męczennicy jaśnieją razem, gwiazdy na tym samym niebie! Z wysokości proszą nas, abyśmy szli razem, nie zwlekając, ku pełnej jedności.

Na zakończenie tej celebracji dziękuję arcybiskupowi Basharowi Matti Wardzie, jak również biskupowi Nizarowi Semmanowi i innym moim braciom biskupom, którzy tak bardzo pracowali na rzecz tej podróży. Jestem wdzięczny wszystkim wam, którzy przygotowaliście ją, towarzyszyliście w modlitwie i przyjęliście mnie z miłością. Pozdrawiam szczególnie drogą ludność kurdyjską. Wyrażam głęboką wdzięczność rządowi i władzom cywilnym za ich nieodzowny wkład; dziękuję też wszystkim tym, którzy na wiele sposobów współpracowali przy organizacji całej podróży do Iraku, władzom irackim – wszystkim – a także licznym wolontariuszom. Dziękuję wszystkim!

W tych dniach spędzonych pośród was, słyszałem głosy cierpienia i niepokoju, ale słyszałem też głosy nadziei i pocieszenia. A to w dużej mierze dzięki niestrudzonym dziełom charytatywnym, które były możliwe dzięki instytucjom religijnym wszystkich wyznań, dzięki Waszym lokalnym Kościołom i różnym organizacjom charytatywnym, które pomagają mieszkańcom tego kraju w dziele odbudowy i społecznego odrodzenia. W szczególny sposób dziękuję członkom ROACO i reprezentowanym przez nich instytucjom.

Zbliża się teraz pora powrotu do Rzymu. Proszę was wszystkich, drodzy bracia i siostry, abyście zgodnie pracowali wspólnie na rzecz spokojnej i dostatniej przyszłości, która nikogo nie pozostawiałaby w tyle i nikogo nie dyskryminowała. Zapewniam Was o moich nieustannych modlitwach za ten umiłowany kraj. Modlę się zwłaszcza, aby członkowie różnych wspólnot zakonnych, wraz ze wszystkimi ludźmi dobrej woli, współpracowali w zacieśnieniu więzi braterstwa i solidarności służących dobru i pokojowi. Salam, salam, salam! Shukrán! [Dziękuję] Niech wszystkim Bóg błogosławi! Niech Bóg błogosławi Irak! Allah ma’akum! [Niech Bóg będzie z wami!]

[00280-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

 

الزيارة الرسوليّة إلى العراق

تحيّة قداسة البابا فرنسيس

في ختام القدّاس الإلهيّ

في ملعب فرانسو حريري في أربيل

الأحد 7 مارس / آذار 2021

تَحِيتي القَلْبِيَّة الحارّة لِقَداسَة البَطْرِيْرَك مار جيوارجيس صْليوا الثالث، بَطْرِيْرَك كَنيسَة المَشْرِق الآشوريَّة، المُقيم في هَذِهِ المَدينَة وَيُشَرِفُنا بِحُضورِه. شكرًا. شُكْرًا أخي العَزيز! مَعَكَ أعانِقُ المَسيحيِّينَ مِن مُخْتَلِفِ الطَوائِف: هُنا كَثيرٌ مِنْهُم سُفِكَتْ دِماؤُهُم علَى هَذِهِ الأرْضِ نَفْسِها! شُهَداؤُنا يَتأَلَقونَ مَعًا مِثْلَ النُجُومِ في نَفْسِ السَماء! وَمِن هُناك يَطْلبونَ مِنا أنْ نَسيرَ مَعًا دونَ تَرَدُدٍ نَحْوَ مِلءِ الوَحْدَة.

في نِهايَةِ هذا الاحتِفال، أَشْكُرُ رئيسَ الأَساقِفَة المُطران بشار متي وردة، وَمَعَهُ كُلَّ الجَماعةِ المَسيحِيَّة، وَكَذَلِكَ المُطران نزار سمعان وإخوَتي الأَساقِفَة الذينَ عَمِلُوا كثيرًا مِن أجلِ هذهِ الزِيارَة. وأَشْكُرُكُم جَميعًا أنْتُم الذينَ أَعدَدْتُمُوها وَرافَقْتُمُوها بالصَّلاةِ وَرَحَّبْتُم بِي بِمَوَدَّة. أُحيّي تَحِيَّةً خاصَّة، السُكَّانَ الأكراد الأعِزّاء. وأُعْرِبُ عَن شُكْري الجَزيل للحُكُومَةِ والسُّلُطاتِ المَدَنِيَّة، علَى مُساهَمَتِها الفَعَّالَة والتي لا غِنَى عَنْها. وأَشْكُرُ كُلَّ الذينَ تَعاوَنُوا، بِطُرُقٍ كَثيرة، لتَنْظيمِ كلّ تفاصيلِ الزِيارَة إلى العراق، والسلطات العراقيّة -جميعها-، والمُتَطَوِّعِينَ الكَثيرين. شُكرًا لَكُم جَميعًا!

في هذهِ الأيامِ التي أمْضَيْتُها بَيْنَكُم، سَمِعْتُ أصْواتَ ألَمٍ وَشِدَّة، وَلكِن سَمِعْتُ أيضًا أَصْواتًا فيها رَجاءٌ وعَزاء. وَيعودُ الفَضْلُ في ذَلِكَ إلى حَدٍّ كبير، إلى عَمَلِ الخَيْرِ الذي لمْ يَعْرِفْ الكَلَلَ ولا المَلَل، الذي قامَتْ بِهِ المُؤَسَساتُ الدينيَّةِ مِن كُلِّ الطوائف، والفَضْلُ كَذَلِكَ لِكَنائِسِكُم المَحَليَّة والمُنَظَّماتِ الخيريّة المُخْتَلِفَة، التي تُساعِدُ أهلَ هذا البَلَدِ في العَمَلِ على إعادَةِ الإعمارِ والنَهْضَةِ الاجتِماعيَّة. وَشُكْرٌ خاصّ لأَعضاءِ تَجَمُّعِ المُؤَسَّساتِ لِمُسَاعَدَةِ الكَنائِسِ الشَّرْقيَّة، ROACO، وللوِكالاتِ التي يُمَثِّلُونَها.

الآن، اقتَرَبَتْ لَحْظَةُ العودةِ إلى روما. لَكِنَّ العِراق سَيَبْقَى دائِمًا مَعِي وَفي قَلْبي. أَطلُبُ مِنْكُم جَميعًا، أيُّها الإخوَةُ والأخَواتُ الأعِزّاء، أنْ تَعْمَلُوا مَعًا مُتَّحِدِينَ مِن أجلِ مُسْتَقْبَلِ سَلامٍ وازْدِهارٍ لا يُهْمِلُ أَحَدًا، ولا يُمَيِّزُ أَحَدًا. أُؤَكِّدُ لَكُم صَلاتي مِن أجلِ هذا البَلَدِ الحَبيب. وأُصَلِّي بِصُورَةٍ خاصَّة، حتَى يَتَعاونَ مَعًا أَعضاءُ الجَماعاتِ الدينيَّةِ المُخْتَلِفَة، مَعَ جَميعِ الرِجالِ والنِساء، ذَوي الإرادَةِ الصَّالِحة، مِن أجلِ تَرْسيخِ رَوابِطِ الأُخُوَّةِ والتَضَامُنِ في خِدْمَةِ الخَيْرِ والسّلام. سلام، سلام، سلام. شُكْرًا! بارَكَ اللهُ الجَميعَ! بارَكَ اللهُ العِراق! اللهُ مَعَكُم!

[00280-AR.02] [Testo originale: Italiano]

[B0141-XX.02]