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Udienza ai partecipanti all’Assemblea Generale del Movimento dei Focolari, 06.02.2021


Alle ore 12.10 di oggi, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Assemblea Generale del Movimento dei Focolari, in corso online dal 24 gennaio al 7 febbraio 2021.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Udienza:

Discorso Santo Padre

Eminenza,

Cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di accogliervi a conclusione della vostra Assemblea Generale, nella quale vi siete confrontati su tematiche importanti e avete scelto i nuovi responsabili. Ringrazio la Presidente uscente, Maria Voce - Grazie Maria, è stata tanto brava e tanto umana. Grazie! - e la neo-eletta, Margaret Karram, per le loro gentili parole e per aver avuto il ricordo di quella serata di preghiera per l’unità e la pace in Terra Santa con il Presidente d’Israele e con il Presidente dello Stato di Palestina. Erano tempi di promessa, ma la promessa sempre c’è. Bisogna andare avanti e portare nel cuore la Terra Santa, sempre, sempre. Porgo a Lei, così come ho detto a Maria, un grande “grazie”, - un augurio di cuore, che va anche al Copresidente e ai Consiglieri. Sono contento che siano qui il Cardinale Kevin Farrell e la Signora Linda Ghisoni, la Sotto Segretaria Saluto voi qui presenti e quanti sono collegati in streaming; ed estendo il mio saluto a tutti i membri dell’Opera di Maria, che voi rappresentate. Per incoraggiarvi nel vostro cammino, desidero offrirvi alcune riflessioni, che suddivido in tre punti: il dopo-Fondatrice; l’importanza delle crisi; vivere la spiritualità con coerenza e realismo.

Il dopo-Fondatrice. A dodici anni da quando Chiara Lubich è partita per il Cielo, siete chiamati a superare il naturale smarrimento e anche il calo numerico, per continuare ad essere espressione viva del carisma di fondazione. Esso richiede – lo sappiamo – una fedeltà dinamica, capace di interpretare i segni e i bisogni dei tempi e di rispondere alle nuove istanze che l’umanità pone. Ogni carisma è creativo, non è una statua di museo, no, è creativo. Si tratta di rimanere fedeli alla fonte originaria sforzandosi di ripensarla ed esprimerla in dialogo con le nuove situazioni sociali e culturali. Ha radici ben fisse, ma l’albero cresce in dialogo con la realtà. Quest’opera di aggiornamento è tanto più fruttuosa quanto più viene realizzata armonizzando creatività, saggezza, sensibilità verso tutti e fedeltà alla Chiesa. La vostra spiritualità, caratterizzata dal dialogo e dall’apertura ai diversi contesti culturali, sociali e religiosi, può certamente favorire questo processo. L’apertura agli altri, chiunque essi siano, è sempre da coltivare: il Vangelo è destinato a tutti, ma non come proselitismo, no, è destinato a tutti, è fermento di umanità nuova in ogni luogo e in ogni tempo.

Questo atteggiamento di apertura e dialogo vi aiuterà a evitare ogni autoreferenzialità, che sempre è un peccato, è una tentazione quella di guardarsi allo specchio. No, è brutto questo. Soltanto per pettinarsi al mattino e niente di più! Questo evitare ogni autoreferenzialità, che non viene mai dallo spirito buono, è quello che auspichiamo per tutta la Chiesa: guardarsi dal ripiegamento su sé stessi, che induce a difendere sempre l’istituzione a scapito delle persone, e che può portare anche a giustificare o a coprire forme di abuso. Con tanto dolore lo abbiamo vissuto, lo abbiamo scoperto in questi ultimi anni. L’autoreferenzialità impedisce di vedere errori e mancanze, frena il cammino, ostacola una verifica aperta dei procedimenti istituzionali e degli stili di governo. È meglio invece essere coraggiosi e affrontare con parresia e verità i problemi, seguendo sempre le indicazioni della Chiesa, che è Madre, è vera Madre, e rispondendo alle esigenze della giustizia e della carità. L’autocelebrazione non rende un buon servizio al carisma. No. Piuttosto, si tratta di accogliere ogni giorno con stupore – non dimenticate lo stupore che indica sempre la presenza di Dio – il dono gratuito che avete ricevuto incontrando il vostro ideale di vita e, con l’aiuto di Dio, di cercare di corrispondervi con fede, umiltà e coraggio, come la Vergine Maria dopo l’Annunciazione.

Il secondo tema che vorrei proporvi è quello dell’importanza delle crisi. Non si può vivere senza crisi. Le crisi sono una benedizione, anche sul piano naturale – le crisi del bambino nella crescita fino all’età matura sono importanti –, anche nella vita delle istituzioni. Ne ho parlato diffusamente nel recente discorso alla Curia Romana. C’è sempre la tentazione di trasformare la crisi in conflitto. Il conflitto è brutto, può diventare brutto, può dividere, ma la crisi è un’opportunità per crescere. Ogni crisi è una chiamata a nuova maturità; è un tempo dello Spirito, che suscita l’esigenza di operare un aggiornamento, senza scoraggiarsi davanti alla complessità umana e alle sue contraddizioni. Oggi si sottolinea molto l’importanza della resilienza di fronte alle difficoltà, cioè la capacità di affrontarle positivamente traendo da esse delle opportunità. Ogni crisi è un’opportunità per crescere. È compito di chi ricopre incarichi di governo, a tutti i livelli, adoperarsi per affrontare nel modo migliore, più costruttivo, le crisi comunitarie e organizzative; invece le crisi spirituali delle persone, che coinvolgono l’intimità del singolo e la sfera della coscienza, richiedono di essere affrontate prudentemente da chi non ricopre incarichi di governo, ad ogni livello, all’interno del Movimento. E questa è una buona regola della Chiesa da sempre – dai monaci, sempre –, che vale non solo per i momenti di crisi delle persone, vale in generale per il loro accompagnamento nel cammino spirituale. È quella saggia distinzione tra foro esterno e foro interno che l’esperienza e la tradizione della Chiesa ci insegna essere indispensabile. Infatti, la commistione tra ambito di governo e ambito della coscienza dà luogo agli abusi di potere e agli altri abusi dei quali siamo stati testimoni, quando si è scoperta la pentola di questi problemi brutti.

Infine, il terzo punto: vivere la spiritualità con coerenza e realismo. La coerenza e il realismo. “Questa persona è autorevole… Perché è autorevole? Perché è coerente”. Tante volte diciamo questo. La meta ultima del vostro carisma coincide con l’intenzione che Gesù ha presentato al Padre nella sua ultima, grande preghiera: che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21), uniti, ben sapendo che essa è opera della grazia del Dio Uno e Trino: «Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi» (ibid.). Questo intento richiede un impegno in una duplice prospettiva: al di fuori del Movimento e all’interno di esso.

Per quanto riguarda l’agire all’esterno, vi incoraggio ad essere – e in questo la Serva di Dio Chiara Lubich ha dato tanti esempi! – testimoni di vicinanza con l’amore fraterno che supera ogni barriera e raggiunge ogni condizione umana. Superare le barriere, non avere paura! È la strada della prossimità fraterna, che trasmette la presenza del Risorto agli uomini e alle donne del nostro tempo, a partire dai poveri, dagli ultimi, dagli scartati; lavorando insieme alle persone di buona volontà per la promozione della giustizia e della pace. Non dimenticare che la vicinanza, la prossimità è stata il linguaggio più autentico di Dio. Pensiamo a quel passo del Deuteronomio, quando il Signore disse: “Pensate: quale popolo ha avuto i suoi dei così vicini come voi avete me?”. Quello stile di Dio, di vicinanza, è andato avanti, avanti, avanti, per arrivare alla grande vicinanza, quella essenziale: il Verbo fatto carne, Dio che si è fatto uno con noi. Non dimenticate: la vicinanza è lo stile di Dio, è il linguaggio più autentico, a mio parere.

Circa l’impegno all’interno del Movimento, vi esorto a promuovere sempre più la sinodalità, affinché tutti i membri, in quanto depositari dello stesso carisma, siano corresponsabili e partecipi della vita dell’Opera di Maria e dei suoi fini specifici. Chi ha la responsabilità del governo, è chiamato a favorire e attuare una trasparente consultazione non solo in seno agli organi direttivi, ma a tutti i livelli, in virtù di quella logica di comunione secondo la quale tutti possono mettere al servizio degli altri i propri doni, le proprie opinioni nella verità e con libertà.

Cari fratelli e sorelle, ad imitazione di Chiara Lubich, rimanete sempre in ascolto del grido d’abbandono di Cristo in croce, che manifesta la misura più alta dell’amore. La grazia che ne deriva è in grado di suscitare in noi, deboli e peccatori, risposte generose e a volte eroiche; è in grado di trasformare le sofferenze e persino le tragedie in fonte di luce e di speranza per l’umanità. In questo passare dalla morte alla vita si trova il cuore del Cristianesimo e anche del vostro carisma. Vi ringrazio tanto per la vostra gioiosa testimonianza al Vangelo che continuate ad offrire alla Chiesa e al mondo. Gioiosa testimonianza. Si dice che i focolarini sorridono sempre, sempre sono con il sorriso. E mi ricordo una volta che ho sentito parlare sull’ignoranza di Dio. Mi hanno detto: “Ma tu sai che Dio è ignorante? Ci sono quattro cose che Dio non può conoscere” - “Ma quali sono?” – “Cosa pensano i gesuiti, quanti soldi hanno i salesiani, quante congregazioni di suore ci sono e di che cosa sorridono i focolarini”. Affido i vostri propositi e progetti di bene alla materna intercessione di Maria Santissima Madre della Chiesa e di cuore vi benedico. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me, perché ne ho bisogno. Grazie!

[00159-IT.02] [Testo originale: Italiano]

[B0076-XX.02]