Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Santa Messa nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella 54.ma Giornata Mondiale della Pace, 01.01.2021


Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Alle ore 10 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, l’Em.mo Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, ha presieduto la celebrazione della Messa della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale e nella ricorrenza della 54.ma Giornata Mondiale della Pace, che ci celebra oggi sul tema “La cultura della cura come percorso di pace”.

Riportiamo di seguito l’omelia preparata dal Santo Padre Francesco per l’occasione, che è stata letta dal Cardinale Segretario di Stato nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo:

Testo in lingua italiana

Nelle Letture della liturgia odierna risaltano tre verbi, che trovano compimento nella Madre di Dio: benedire, nascere e trovare.

Benedire. Nel Libro dei Numeri il Signore chiede che i ministri sacri benedicano il suo popolo: «Benedirete gli Israeliti: direte loro: “Ti benedica il Signore”» (6,23-24). Non è una pia esortazione, è una richiesta precisa. Ed è importante che anche oggi i sacerdoti benedicano il Popolo di Dio, senza stancarsi; e che pure tutti i fedeli siano portatori di benedizione, benedicano. Il Signore sa che abbiamo bisogno di essere benedetti: la prima cosa che ha fatto dopo la creazione è stata dire bene di ogni cosa e dire molto bene di noi. Ma ora, con il Figlio di Dio, non riceviamo solo parole di benedizione, ma la benedizione stessa: Gesù è la benedizione del Padre. In Lui il Padre, dice san Paolo, ci benedice «con ogni benedizione» (Ef 1,3). Ogni volta che apriamo il cuore a Gesù, la benedizione di Dio entra nella nostra vita.

Oggi celebriamo il Figlio di Dio, il Benedetto per natura, che viene a noi attraverso la Madre, la benedetta per grazia. Maria ci porta così la benedizione di Dio. Dove c’è lei arriva Gesù. Perciò abbiamo bisogno di accoglierla, come santa Elisabetta, che la fece entrare nella sua casa e subito riconobbe la benedizione, e disse: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,42). Sono le parole che ripetiamo nell’Ave Maria. Facendo posto a Maria veniamo benedetti, ma impariamo pure a benedire. La Madonna, infatti, insegna che la benedizione si riceve per donarla. Lei, la benedetta, è stata benedizione per tutti coloro che ha incontrato: per Elisabetta, per gli sposi a Cana, per gli Apostoli nel Cenacolo… Anche noi siamo chiamati a benedire, a dire bene in nome di Dio. Il mondo è gravemente inquinato dal dire male e dal pensare male degli altri, della società, di sé stessi. Ma la maldicenza corrompe, fa degenerare tutto, mentre la benedizione rigenera, dà forza per ricominciare ogni giorno. Chiediamo alla Madre di Dio la grazia di essere per gli altri portatori gioiosi della benedizione di Dio, come lei lo è per noi.

Nascere è il secondo verbo. San Paolo sottolinea che il Figlio di Dio è «nato da donna» (Gal 4,4). In poche parole ci dice una cosa meravigliosa: che il Signore è nato come noi. Non è apparso adulto, ma bambino; non è venuto al mondo da solo, ma da una donna, dopo nove mesi nel grembo della Madre, dalla quale si è lasciato tessere l’umanità. Il cuore del Signore ha iniziato a palpitare in Maria, il Dio della vita ha preso l’ossigeno da lei. Da allora Maria ci unisce a Dio, perché in lei Dio si è legato alla nostra carne e non l’ha lasciata mai più. Maria – amava dire san Francesco – «ha reso nostro fratello il Signore della Maestà» (San Bonaventura, Legenda major, 9,3). Ella non è solo il ponte tra noi e Dio, è di più: è la strada che Dio ha percorso per giungere a noi ed è la strada che dobbiamo percorrere noi per giungere a Lui. Attraverso Maria incontriamo Dio come Lui vuole: nella tenerezza, nell’intimità, nella carne. Sì, perché Gesù non è un’idea astratta, è concreto, incarnato, è nato da donna ed è cresciuto pazientemente. Le donne conoscono questa concretezza paziente: noi uomini siamo spesso astratti e vogliamo qualcosa subito; le donne sono concrete e sanno tessere con pazienza i fili della vita. Quante donne, quante madri in questo modo fanno nascere e rinascere la vita, dando futuro al mondo!

Non siamo al mondo per morire, ma per generare vita. La santa Madre di Dio ci insegna che il primo passo per dare vita a quanto ci circonda è amarlo dentro di noi. Ella, dice oggi il Vangelo, “custodiva tutto nel cuore” (cfr Lc 2,19). Ed è dal cuore che nasce il bene: quanto è importante tenere pulito il cuore, custodire la vita interiore, praticare la preghiera! Quanto è importante educare il cuore alla cura, ad avere care le persone e le cose. Tutto comincia da qui, dal prenderci cura degli altri, del mondo, del creato. Non serve conoscere tante persone e tante cose se non ce ne prendiamo cura. Quest’anno, mentre speriamo in una rinascita e in nuove cure, non tralasciamo la cura. Perché, oltre al vaccino per il corpo, serve il vaccino per il cuore: e questo vaccino è la cura. Sarà un buon anno se ci prenderemo cura degli altri, come fa la Madonna con noi.

E il terzo verbo è trovare. Il Vangelo dice che i pastori «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino» (v. 16). Non trovarono segni prodigiosi e spettacolari, ma una semplice famiglia. Lì, però, trovarono veramente Dio, che è grandezza nella piccolezza, fortezza nella tenerezza. Ma come fecero i pastori a trovare questo segno così poco appariscente? Furono chiamati da un angelo. Anche noi non avremmo trovato Dio se non fossimo stati chiamati per grazia. Non potevamo immaginare un Dio simile, che nasce da donna e rivoluziona la storia con la tenerezza, ma per grazia lo abbiamo trovato. E abbiamo scoperto che il suo perdono fa rinascere, che la sua consolazione accende la speranza, e la sua presenza dona una gioia insopprimibile. Lo abbiamo trovato, ma non dobbiamo perderlo di vista. Il Signore, infatti, non si trova una volta per tutte, ma va trovato ogni giorno. Perciò il Vangelo descrive i pastori sempre in ricerca, in movimento: «andarono senza indugio, trovarono, riferirono, se ne tornarono glorificando e lodando Dio» (vv. 16-17.20). Non erano passivi, perché per accogliere la grazia bisogna restare attivi.

E noi, che cosa siamo chiamati a trovare all’inizio dell’anno? Sarebbe bello trovare tempo per qualcuno. Il tempo è la ricchezza che tutti abbiamo, ma di cui siamo gelosi, perché vogliamo usarla solo per noi. Va chiesta la grazia di trovare tempo: tempo per Dio e per il prossimo: per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura. Se troveremo tempo da regalare, saremo stupiti e felici, come i pastori. La Madonna, che ha portato Dio nel tempo, ci aiuti a donare il nostro tempo. Santa Madre di Dio, a te consacriamo il nuovo anno. Tu, che sai custodire nel cuore, prenditi cura di noi. Benedici il nostro tempo e insegnaci a trovare tempo per Dio e per gli altri. Noi con gioia e fiducia ti acclamiamo: Santa Madre di Dio! E così sia.

[00001-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Dans les lectures de la liturgie d’aujourd’hui ressortent trois verbes qui trouvent leur accomplissement dans la Mère de Dieu: bénir, naître et trouver.

Bénir. Dans le Livre des Nombres, le Seigneur demande que les ministres sacrés bénissent son peuple: «Voici en quels termes vous bénirez les fils d’Israël: “Que le Seigneur te bénisse”» (6, 23-24). Ce n’est pas une pieuse exhortation, c’est une demande précise. Et c’est important qu’aujourd’hui aussi les prêtres bénissent le Peuple de Dieu, sans relâche; et qu’également tous les fidèles soient porteurs de bénédiction, qu’ils bénissent. Le Seigneur sait que nous avons besoin d’être bénis: la première chose qu’il a faite après la création a été de dire du bien de toute chose et de dire beaucoup de bien de nous. Mais maintenant, avec le Fils de Dieu, nous ne recevons pas seulement des paroles de bénédiction, mais la bénédiction elle-même: Jésus est la bénédiction du Père. En lui le Père, dit saint Paul, nous bénit «par toutes sortes de bénédictions» (Ep 1, 3). Chaque fois que nous ouvrons le cœur à Jésus, la bénédiction de Dieu entre dans notre vie.

Aujourd’hui nous célébrons le Fils de Dieu, le Béni par nature, qui vient à nous à travers la Mère, la bénie par grâce. Marie nous apporte ainsi la bénédiction de Dieu. Là où elle est, Jésus arrive. C’est pourquoi nous avons besoin de l’accueillir, comme sainte Elisabeth qui la fit entrer dans sa maison et reconnut immédiatement la bénédiction et dit: «Tu es bénie entre toutes les femmes, et le fruit de tes entrailles est béni!» (Lc 1, 42). Ce sont les paroles que nous répétons dans l’Ave Maria. En faisant de la place à Marie, nous sommes bénis, mais nous apprenons aussi à bénir. La Vierge Marie, en fait, enseigne que la bénédiction se reçoit pour être donnée. Elle, la bénie, a été une bénédiction pour tout ceux qu’elle a rencontrés: pour Elisabeth, pour les époux à Cana, pour les apôtres au Cénacle… Nous aussi, nous sommes appelés à bénir, à dire du bien au nom de Dieu. Le monde est gravement pollué par le fait de dire du mal et de penser du mal des autres, de la société, de soi-même. Mais la médisance corrompt, fait tout dégénérer, tandis que la bénédiction régénère, donne la force pour recommencer chaque jour. Demandons à la Mère de Dieu la grâce d’être pour les autres des porteurs joyeux de la bénédiction de Dieu, comme elle l’est pour nous.

Naître est le deuxième verbe. Saint Paul souligne que le Fils de Dieu est «né d’une femme» (Ga 4, 4). En peu de paroles il nous dit une chose merveilleuse: le Seigneur est né comme nous. Il n’est pas apparu adulte, mais enfant; il n’est pas venu au monde tout seul, mais d’une femme, après neuf mois dans le sein de sa Mère, de laquelle il s’est laissé tisser l’humanité. Le cœur du Seigneur a commencé à palpiter en Marie, le Dieu de la vie a pris d’elle l’oxygène. Dès lors, Marie nous unit à Dieu parce qu’en elle Dieu s’est lié à notre chair et ne l’a jamais plus laissée. Marie – aimait dire saint François – «a fait du Seigneur de la Majesténotre frère » (Saint Bonaventure, Legenda major, 9, 3). Elle n’est pas seulement le pont entre nous et Dieu, elle est davantage: elle est la route que Dieu a parcourue pour parvenir à nous et elle est la route que nous, nous devons parcourir pour parvenir à lui. Par Marie nous rencontrons Dieu comme lui le veut: dans la tendresse, dans l’intimité, dans la chair. Oui, parce que Jésus n’est pas une idée abstraite, il est concret, incarné, il est né d’une femme et a grandi patiemment. Les femmes connaissent ce pragmatisme patient: nous les hommes, nous sommes souvent abstraits et nous voulons quelque chose tout de suite; les femmes sont concrètes et savent tisser avec patience les fils de la vie. Combien de femmes, combien de mères font naître et renaître la vie de cette manière, en donnant un avenir au monde!

Nous ne sommes pas au monde pour mourir, mais pour donner la vie. La sainte Mère de Dieu nous enseigne que le premier pas pour donner vie à tout ce qui nous entoure est de l’aimer en nous. Elle “méditait tout dans son cœur” dit aujourd’hui l’Evangile (cf. Lc 2, 19). Et c’est du cœur que naît le bien: combien il est important de garder le cœur propre, de garder la vie intérieure, pratiquer la prière! Combien il est important d’éduquer le cœur au soin, à tenir beaucoup aux personnes et aux choses. Tout part d’ici, du fait de prendre soin des autres, du monde, de la création. Il ne sert à rien de connaître beaucoup de personnes et beaucoup de choses si nous n’en prenons pas soin. Cette année, alors que nous espérons une renaissance et de nouveaux traitements, ne négligeons pas le soin. Parce que, en plus du vaccin pour le corps, il faut le vaccin pour le cœur: et ce vaccin c’est le soin. Ce sera une bonne année si nous prenons soin des autres, comme fait la Vierge Marie avec nous.

Et le troisième verbe c’est Trouver. L’Evangile dit que les bergers «découvrirent Marie et Joseph, avec le nouveau-né» (v. 16). Ils n’ont pas trouvé des signes prodigieux et spectaculaires, mais une simple famille. Là, cependant, ils ont vraiment trouvé Dieu, qui est grandeur dans la petitesse, force dans la tendresse. Mais comment firent les bergers pour trouver ce signe si peu visible? Ils ont été appelés par un ange. Nous aussi, nous n’aurions pas trouvé Dieu si nous n’avions pas été appelés par grâce. Nous ne pouvions pas imaginer un tel Dieu, qui naît d’une femme et révolutionne l’histoire par la tendresse, mais par grâce nous l’avons trouvé. Et nous avons découvert que son pardon fait renaître, que sa consolation allume l’espérance, et que sa présence donne une joie irrépressible. Nous l’avons trouvé, mais nous ne devons pas le perdre de vue. Le Seigneur, en effet, ne se trouve pas une fois pour toutes: mais il doit être trouvé chaque jour. C’est pourquoi l’Evangile décrit les bergers toujours en recherche, en mouvement: «Ils se hâtèrent d’y aller, ils découvrirent, ils racontèrent, ils repartirent; ils glorifiaient et louaient Dieu» (vv. 16-17.20). Ils n’étaient pas passifs parce que, pour accueillir la grâce, il faut rester actifs.

Et nous, qu’est-ce que nous sommes appelés à trouver au début de l’année? Il serait beau de trouver du temps pour quelqu’un. Le temps est la richesse que nous avons tous, mais dont nous sommes jaloux parce que nous voulons l’utiliser seulement pour nous. La grâce de trouver du temps doit être demandée,du temps pour Dieu et pour le prochain: pour celui qui est seul, pour celui souffre, pour celui qui a besoin d’écoute et de soin. Si nous trouvons du temps à offrir, nous serons émerveillés et heureux, comme les bergers. Que la Vierge Marie, qui a amené Dieu dans le temps, nous aide à donner de notre temps. Sainte Mère de Dieu, nous te consacrons la nouvelle année. Toi, qui sais garder dans le cœur, prends soin de nous. Bénis notre temps et enseigne-nous à trouver du temps pour Dieu et pour les autres. Nous, avec joie et confiance, nous t’acclamons. Ainsi soit-il

[00001-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

In the readings of today’s Mass, three verbs find their fulfilment in the Mother of God: to bless, to be born and to find.

To bless. In the Book of Numbers, the Lord tells his sacred ministers to bless his people: “Thus you shall bless the Israelites: You shall say to them, ‘The Lord bless you’” (6:23-24). This is no pious exhortation; it is a specific request. And it is important that, today too, priests constantly bless the People of God and that the faithful themselves be bearers of blessing; that they bless. The Lord knows how much we need to be blessed. The first thing he did after creating the world was to say that everything was good (bene-dicere) and to say of us that that we were very good. Now, however, with the Son of God we receive not only words of blessing, but the blessing itself: Jesus is himself the blessing of the Father. In him, Saint Paul tells us, the Father blesses us “with every blessing” (Eph 1:3). Every time we open our hearts to Jesus, God’s blessing enters our lives.

Today we celebrate the Son of God, who is “blessed” by nature, who comes to us through his Mother, “blessed” by grace. In this way, Mary brings us God’s blessing. Wherever she is, Jesus comes to us. Therefore, we should welcome her like Saint Elizabeth who, immediately recognizing the blessing, cried out: “Blessed are you among women and blessed is the fruit of your womb!” (Lk 1:42). We repeat those words every time we recite the Hail Mary. In welcoming Mary, we receive a blessing, but we also learn to bless. Our Lady teaches us that blessings are received in order to be given. She, who was blessed, became a blessing for all those whom she met: for Elizabeth, for the newlyweds at Cana, for the Apostles in the Upper Room… We too are called to bless, to “speak well” in God’s name. Our world is gravely polluted by the way we “speak” and think “badly” of others, of society, of ourselves. Speaking badly corrupts and decays, whereas blessing restores life and gives the strength needed to begin anew each day. Let us ask the Mother of God for the grace to be joyful bearers of God’s blessing to others, as she is to us.

The second verb is to be born. Saint Paul points out that the Son of God was “born of a woman” (Gal 4:4). In these few words, he tells us something amazing: that the Lord was born like us. He did not appear on the scene as an adult, but as a child. He came into the world not on his own, but from a woman, after nine months in the womb of his Mother, from whom he allowed his humanity to be shaped. The heart of the Lord began to beat within Mary; the God of life drew oxygen from her. Ever since then, Mary has united us to God because in her God bound himself to our flesh, and he has never left it. Saint Francis loved to say that Mary “made the Lord of Majesty our brother” (SAINT BONAVENTURE, Legenda Maior, 9, 3). She is not only the bridge joining us to God; she is more. She is the road that God travelled in order to reach us, and the road that we must travel in order to reach him. Through Mary, we encounter God the way he wants us to: in tender love, in intimacy, in the flesh. For Jesus is not an abstract idea; he is real and incarnate; he was “born of a woman”, and quietly grew. Women know about this kind of quiet growth. We men tend to be abstract and want things right away. Women are concrete and know how to weave life’s threads with quiet patience. How many women, how many mothers, thus give birth and rebirth to life, offering the world a future!

We are in this world not to die, but to give life. The holy Mother of God teaches us that the first step in giving life to those around us is to cherish it within ourselves. Today’s Gospel tells us that Mary “kept all these things in her heart” (cf. Lk 2:19). And goodness comes from the heart. How important it is to keep our hearts pure, to cultivate our interior life and to persevere in our prayer! How important it is to educate our hearts to care, to cherish the persons and things around us. Everything starts from this: from cherishing others, the world and creation. What good is it to know many persons and things if we fail to cherish them? This year, while we hope for new beginnings and new cures, let us not neglect care. Together with a vaccine for our bodies, we need a vaccine for our hearts. That vaccine is care. This will be a good year if we take care of others, as Our Lady does with us.

The third verb is to find. The Gospel tells us that the shepherds “found Mary and Joseph and the child” (v. 16). They did not find miraculous and spectacular signs, but a simple family. Yet there they truly found God, who is grandeur in littleness, strength in tenderness. But how were the shepherds able to find this inconspicuous sign? They were called by an angel. We too would not have found God if we had not been called by grace. We could never have imagined such a God, born of a woman, who revolutionizes history with tender love. Yet by grace we did find him. And we discovered that his forgiveness brings new birth, his consolation enkindles hope, his presence bestows irrepressible joy. We found him but we must not lose sight of him. Indeed, the Lord is never found once and for all: each day he has to be found anew. The Gospel thus describes the shepherds as constantly on the lookout, constantly on the move: “they went with haste, they found, they made known, they returned, glorifying and praising God” (vv. 16-17.20). They were not passive, because to receive grace we have to be active.

What about ourselves? What are we called to find at the beginning of this year? It would be good to find time for someone. Time is a treasure that all of us possess, yet we guard it jealously, since we want to use it only for ourselves. Let us ask for the grace to find time for God and for our neighbour – for those who are alone or suffering, for those who need someone to listen and show concern for them. If we can find time to give, we will be amazed and filled with joy, like the shepherds. May Our Lady, who brought God into the world of time, help us to be generous with our time. Holy Mother of God, to you we consecrate this New Year. You, who know how to cherish things in your heart, care for us, bless our time, and teach us to find time for God and for others. With joy and confidence, we acclaim you: Holy Mother of God! Amen.

[00001-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

In den Lesungen der Liturgie vom heutigen Tag stechen drei Verben hervor, die besonders charakteristisch sind für die Mutter Gottes: segnen, geboren werden und finden.

Segnen. Im Buch Numeri verlangt der Herr, dass die Priester sein Volk segnen: »So sollt ihr die Israeliten segnen; sprecht zu ihnen: Der Herr segne dich« (6,23-24). Das ist keine fromme Ermahnung, sondern eine präzise Aufforderung. Und es ist wichtig, dass auch heute die Priester unermüdlich das Volk Gottes segnen; und dass auch die übrigen Gläubigen Segen bringen, dass sie segnen. Der Herr weiß, dass wir des Segens bedürfen. Das erste, was er nach der Schöpfung tat, war, dass er von allem sagte, es sei gut, uns Menschen bezeichnete er sogar als sehr gut. Aber jetzt, mit dem Sohn Gottes, empfangen wir nicht nur Segensworte, sondern den Segen schlechthin: Jesus ist der Segen des Vaters. In ihm segnet uns der Vater, sagt der heilige Paulus, »mit allem Segen« (Eph 1,3). Jedes Mal, wenn wir unser Herz für Jesus öffnen, tritt Gottes Segen in unser Leben.

Heute feiern wir den Sohn Gottes, den Gesegneten schlechthin, der durch seine Mutter, die aus Gottes Gnade Gesegnete, zu uns kommt. Maria bringt uns also den Segen Gottes. Wo immer sie ist, da kommt auch Jesus. Es muss uns daher ein Bedürfnis sein, sie willkommen zu heißen, wie die heilige Elisabeth, die sie in ihr Haus einließ und sofort den Segen erkannte, der auf ihr ruhte, und sagte: »Gesegnet bist du unter den Frauen, und gesegnet ist die Frucht deines Leibes« (Lk 1,42). Diese Worte wiederholen wir jedes Mal im Ave Maria. Wenn wir Maria Raum geben, werden wir gesegnet, aber wir lernen auch zu segnen. Die Gottesmutter lehrt in der Tat, dass man Segen empfängt, um ihn weiterzugeben. Sie, die Gesegnete, war ein Segen für alle, denen sie begegnete: für Elisabeth, für das Hochzeitspaar in Kana, für die Apostel im Abendmahlssaal ... Auch wir sind berufen, zu segnen, im Namen Gottes Gutes zu sagen. Die Welt ist stark verschmutzt von dem vielen Schlechten, das man über andere, über die Gesellschaft, über sich selbst sagt und denkt. Aber Verleumdung verdirbt, sie lässt alles verkommen, während der Segen regeneriert und Kraft gibt für einen täglichen Neubeginn. Bitten wir die Mutter Gottes um die Gnade, dass wir anderen voll Freude den Segen Gottes bringen dürfen, so wie sie ihn uns gebracht hat.

Geboren werden ist das zweite Verb. Der heilige Paulus betont, dass der Sohn Gottes von einer Frau geboren wurde (vgl. Gal 4,4). Mit diesen wenigen Worten sagt er uns etwas Wunderbares, nämlich, dass der Herr so geboren wurde wie wir. Er erschien nicht als Erwachsener, sondern als Kind; er kam nicht von allein auf die Welt, sondern wurde von einer Frau zur Welt gebracht, nach neun Monaten im Schoß seiner Mutter, von der er seine menschliche Natur annahm. In Maria begann das Herz des Herrn zu schlagen; von ihr bezog der Gott des Lebens seinen Sauerstoff. Seitdem verbindet uns Maria mit Gott, denn in ihr hat Gott sich an unser Fleisch gebunden und hat es nie mehr verlassen. Maria – so pflegte der heilige Franziskus gern zu sagen – hat »uns den Herrn der Herrlichkeit zum Bruder gegeben« (Hl. Bonaventura, Legenda major, 9,3). Sie ist nicht nur die Brücke zwischen uns und Gott, sie ist mehr: Sie ist der Weg, den Gott gegangen ist, um uns zu erreichen, und der Weg, den wir gehen müssen, um ihn zu erreichen. Durch Maria begegnen wir Gott so, wie er es will: in Zärtlichkeit, in Vertrautheit, im Fleisch. Ja, denn Jesus ist keine abstrakte Idee, er ist konkret, er ist Fleisch geworden, er wurde von einer Frau geboren und ist in aller Geduld herangewachsen. Frauen kennen diese geduldige Konkretheit. Wir Männer sind oft abstrakt und wollen sofort etwas; Frauen sind konkret und wissen, wie man geduldig die Fäden des Lebens spinnt. Wie viele Frauen, wie viele Mütter bringen auf diese Weise Leben zur Welt und verhelfen ihm zu einer Neugeburt und geben so der Welt eine Zukunft!

Wir sind nicht auf der Welt, um zu sterben, sondern um Leben hervorzubringen. Die heilige Gottesmutter lehrt uns, dass der erste Schritt, um dem, was uns umgibt, Leben zu geben, darin besteht, es innig zu lieben. Sie bewahrte, wie das Evangelium heute sagt, alle diese Worte […] in ihrem Herzen (vgl. Lk 2,19). Das Gute kommt aus dem Herzen. Wie wichtig ist es, das Herz rein zu halten, das innere Leben zu bewahren, regelmäßig zu beten! Wie wichtig ist es, das Herz zur Fürsorge, zur Wertschätzung von Menschen und Dingen zu erziehen. Damit beginnt alles: mit der Sorge für andere, für die Welt, für die Schöpfung. Es ist sinnlos, viele Menschen und viele Dinge zu kennen, wenn wir uns nicht um sie kümmern. In diesem Jahr, in dem wir auf einen Neubeginn und neue Behandlungsmöglichkeiten hoffen, sollten wir die Sorge füreinander nicht vernachlässigen. Denn über den Impfstoff für den Körper hinaus brauchen wir auch einen Impfstoff für das Herz: und dieser Impfstoff ist die Sorge füreinander. Es wird ein gutes Jahr werden, wenn wir für andere sorgen, so wie es die Gottesmutter mit uns tut.

Und das dritte Verb lautet finden. Die Hirten »fanden Maria und Josef und das Kind« (V. 16), berichtet uns das Evangelium. Sie fanden keine wundersamen und spektakulären Zeichen, sondern eine einfache Familie. Dort aber fanden sie wirklich Gott, dessen Größe im Kleinsein und dessen Stärke in der Zärtlichkeit offenbar wird. Aber wie stellten es die Hirten an, dass sie dieses so unscheinbare Zeichen fanden? Sie wurden von einem Engel gerufen. Auch wir hätten Gott nicht gefunden, wenn wir nicht aus Gnade gerufen worden wären. Wir hätten uns einen solchen Gott, der von einer Frau geboren wird und die Geschichte mit seiner Zärtlichkeit revolutioniert, nicht vorstellen können, aber mithilfe seiner Gnade haben wir ihn gefunden. Und wir haben entdeckt, dass seine Vergebung einen Neubeginn bringt, dass sein Trost Hoffnung entzündet und dass seine Gegenwart unbändige Freude schenkt. Wir haben ihn gefunden, aber wir dürfen ihn nicht aus den Augen verlieren. Den Herrn findet man in der Tat nicht ein für alle Mal. Er muss jeden Tag gefunden werden. Deshalb beschreibt das Evangelium die Hirten als Menschen, die immer auf der Suche, immer in Bewegung waren: Sie eilten hin und fanden ihn, sie berichteten und kehrten zurück, sie rühmten und priesen Gott (vgl. V. 16-17, 20). Sie waren nicht passiv, denn um Gnade zu empfangen, muss man aktiv bleiben.

Und wir? Wozu sind wir gerufen, was sollen wir zu Beginn dieses Jahres finden? Es wäre schön, Zeit für jemanden zu finden. Zeit ist der Reichtum, den wir alle haben, den wir aber eifersüchtig hüten, weil wir ihn nur für uns selbst nutzen wollen. Bitten wir um die Gnade, Zeit zu finden: Zeit für Gott und für unsere Mitmenschen – für die Einsamen, für die Leidenden, für die, die jemanden brauchen, der ihnen zuhört und sich um sie kümmert. Wenn wir eine Möglichkeit finden, anderen unsere Zeit zu schenken, werden wir erstaunt und glücklich sein, wie die Hirten. Die Muttergottes, die Gott in die Zeit eintreten ließ, helfe uns, Zeit zu schenken. Heilige Mutter Gottes, dir weihen wir das neue Jahr. Du weißt alles in deinem Herzen zu bewahren, so nimm dich unser an. Segne unsere Zeit und lehre uns, Zeit für Gott und unsere Mitmenschen zu finden. In Freude und Zuversicht jubeln wir dir zu: Heilige Mutter Gottes! Amen.

[00001-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Las lecturas de la liturgia de hoy resaltan tres verbos, que se cumplen en la Madre de Dios: bendecir, nacer y encontrar.

Bendecir. En el Libro de los Números el Señor pide que los ministros sagrados bendigan a su pueblo: «Bendeciréis a los hijos de Israel: “El Señor te bendiga”» (6,23-24). No es una exhortación piadosa, sino una petición concreta. Y es importante que también hoy los sacerdotes bendigan al Pueblo de Dios, sin cansarse; y que además todos los fieles sean portadores de bendición, que bendigan. El Señor sabe que necesitamos ser bendecidos: lo primero que hizo después de la creación fue decir bien de cada cosa y decir muy bien de nosotros. Pero ahora, con el Hijo de Dios, no recibimos sólo palabras de bendición, sino la misma bendición: Jesús es la bendición del Padre. En Él el Padre, dice san Pablo, nos bendice «con toda clase de bendiciones» (Ef 1,3). Cada vez que abrimos el corazón a Jesús, la bendición de Dios entra en nuestra vida.

Hoy celebramos al Hijo de Dios, el Bendito por naturaleza, que viene a nosotros a través de la Madre, la bendita por gracia. María nos trae de ese modo la bendición de Dios. Donde está ella llega Jesús. Por eso necesitamos acogerla, como santa Isabel, que la hizo entrar en su casa, inmediatamente reconoció la bendición y dijo: «¡Bendita tú entre las mujeres, y bendito el fruto de tu vientre!» (Lc 1,42). Son las palabras que repetimos en el Avemaría. Acogiendo a María somos bendecidos, pero también aprendemos a bendecir. La Virgen, de hecho, enseña que la bendición se recibe para darla. Ella, la bendita, fue bendición para todos los que la encontraron: para Isabel, para los esposos de Caná, para los Apóstoles en el Cenáculo… También nosotros estamos llamados a bendecir, a decir bien en nombre de Dios. El mundo está gravemente contaminado por el decir mal y por el pensar mal de los demás, de la sociedad, de sí mismos. Pero la maldición corrompe, hace que todo degenere, mientras que la bendición regenera, da fuerza para comenzar de nuevo cada día. Pidamos a la Madre de Dios la gracia de ser para los demás portadores gozosos de la bendición de Dios, como ella lo es para nosotros.

El segundo verbo es nacer. San Pablo remarca que el Hijo de Dios ha «nacido de una mujer» (Gal 4,4). En pocas palabras nos dice una cosa maravillosa: que el Señor nació como nosotros. No apareció ya adulto, sino niño; no vino al mundo él solo, sino de una mujer, después de nueve meses en el seno de la Madre, a quien dejó que formara su propia humanidad. El corazón del Señor comenzó a latir en María, el Dios de la vida tomó el oxígeno de ella. Desde entonces María nos une a Dios, porque en ella Dios se unió a nuestra carne para siempre. María —le gustaba decir a san Francisco— «ha convertido en hermano nuestro al Señor de la majestad» (San Buenaventura, Legenda major, 9,3). Ella no es sólo el puente entre Dios y nosotros, es más todavía: es el camino que Dios ha recorrido para llegar a nosotros y es la senda que debemos recorrer nosotros para llegar a Él. A través de María encontramos a Dios como Él quiere: en la ternura, en la intimidad, en la carne. Sí, porque Jesús no es una idea abstracta, es concreto, encarnado, nació de mujer y creció pacientemente. Las mujeres conocen esta concreción paciente, nosotros los hombres somos frecuentemente más abstractos y queremos las cosas inmediatamente; las mujeres son concretas y saben tejer con paciencia los hilos de la vida. Cuántas mujeres, cuántas madres de este modo hacen nacer y renacer la vida, dando un porvenir al mundo.

No estamos en el mundo para morir, sino para generar vida. La Santa Madre de Dios nos enseña que el primer paso para dar vida a lo que nos rodea es amarlo en nuestro interior. Ella, dice hoy el Evangelio, “conservaba todo en su corazón” (cf. Lc 2,19). Y es del corazón que nace el bien: qué importante es tener limpio el corazón, custodiar la vida interior, la oración. Qué importante es educar el corazón al cuidado, a valorar a las personas y las cosas. Todo comienza ahí, del hacerse cargo de los demás, del mundo, de la creación. No sirve conocer muchas personas y muchas cosas si no nos ocupamos de ellas. Este año, mientras esperamos una recuperación y nuevos tratamientos, no dejemos de lado el cuidado. Porque, además de la vacuna para el cuerpo se necesita la vacuna para el corazón: y esta vacuna es el cuidado. Será un buen año si cuidamos a los otros, como hace la Virgen con nosotros.

El tercer verbo es encontrar. El Evangelio nos dice que los pastores «encontraron a María y a José, y al Niño» (v. 16) No encontraron signos prodigiosos y espectaculares, sino una familia sencilla. Allí, sin embargo, encontraron verdaderamente a Dios, que es grandeza en lo pequeño, fortaleza en la ternura. Pero, ¿cómo hicieron los pastores para encontrar este signo tan poco llamativo? Fueron llamados por un ángel. Tampoco nosotros habríamos encontrado a Dios si no hubiésemos sido llamados por gracia. No podíamos imaginar un Dios semejante, que nace de una mujer y revoluciona la historia con la ternura, pero por gracia lo hemos encontrado. Y hemos descubierto que su perdón nos hace renacer, que su consuelo enciende la esperanza, y su presencia da una alegría incontenible. Lo hemos encontrado, pero no debemos perderlo de vista. El Señor, de hecho, no se encuentra una vez para siempre: sino que hemos de encontrarlo cada día. Por eso el Evangelio describe a los pastores siempre en búsqueda, en movimiento: “fueron corriendo, encontraron, contaron, se volvieron dando gloria y alabanza a Dios” (cf. vv. 16-17.20). No eran pasivos, porque para acoger la gracia es necesario mantenerse activos.

Y nosotros, ¿qué debemos encontrar al inicio de este año? Sería hermoso encontrar tiempo para alguien. El tiempo es una riqueza que todos tenemos, pero de la que somos celosos, porque queremos usarla sólo para nosotros. Hemos de pedir la gracia de encontrar tiempo: tiempo para Dios y para el prójimo: para el que está solo, para el que sufre, para el que necesita ser escuchado y cuidado. Si encontramos tiempo para regalar, nos sorprenderemos y seremos felices, como los pastores. Que la Virgen, que ha llevado a Dios en el tiempo, nos ayude a dar nuestro tiempo. Santa Madre de Dios, a ti te consagramos el nuevo año. Tú, que sabes custodiar en el corazón, cuídanos. Bendice nuestro tiempo y enséñanos a encontrar tiempo para Dios y para los demás. Nosotros con alegría y confianza te aclamamos: ¡Santa Madre de Dios! Y que así sea.

[00001-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Nas leituras litúrgicas de hoje, destacam-se três verbos que se realizam na Mãe de Deus: abençoar, nascer e encontrar.

Abençoar. No livro dos Números, o Senhor pede aos ministros sagrados que abençoem o seu povo. «Abençoareis os filhos de Israel. Dizei-lhes: “O Senhor te abençoe”» (6, 23-24). Não se trata duma pia exortação, mas duma exigência concreta. Também hoje é importante que os sacerdotes abençoem incansavelmente o Povo de Deus, e que todos os fiéis sejam também portadores de bênção e abençoem. O Senhor sabe que precisamos de ser abençoados: a primeira coisa que Ele fez depois da criação foi bendizer – dizer bem –, declarar boa cada coisa e declarar-nos, a nós humanos, muito bons. Mas agora, com o Filho de Deus, não recebemos apenas palavras de bênção, mas a bênção em pessoa: Jesus é a bênção do Pai. N’Ele – diz São Paulo –, o Pai abençoa-nos «com toda a espécie de bênçãos» (Ef 1, 3). Sempre que abrimos o coração a Jesus, entra na nossa vida a bênção de Deus.

Hoje celebramos o Filho de Deus, o Bendito por natureza, que vem a nós através de sua Mãe, a bendita por graça. Maria traz-nos, assim, a bênção de Deus. Onde estiver Ela, chega Jesus. Por isso, precisamos de A acolher, como Santa Isabel que, imediatamente depois de a fazer entrar em casa, A reconhece como uma bênção, dizendo: «Bendita és Tu entre as mulheres, e bendito é o fruto do teu ventre» (Lc 1, 42). São as palavras que repetimos na Ave Maria. Ao dar espaço a Maria, não só ficamos abençoados, mas aprendemos também a abençoar. Com efeito, Nossa Senhora ensina que a bênção se recebe para a dar. Ela, a bendita, foi uma bênção para todas as pessoas que encontrou: para Isabel, para os esposos em Caná, para os Apóstolos no Cenáculo... Também nós somos chamados a abençoar, a bendizer em nome de Deus. O mundo está gravemente poluído pelo dizer mal e pensar mal dos outros, da sociedade, de nós mesmos. De facto, a maledicência corrompe, faz degenerar tudo, enquanto a bênção regenera, dá força para recomeçar cada dia. Peçamos à Mãe de Deus a graça de sermos jubilosos portadores da bênção de Deus para os outros, como Ela o é para nós.

Nascer é o segundo verbo. São Paulo destaca o facto de o Filho de Deus ter «nascido de uma mulher» (Gl 4, 4). Em poucas palavras, diz-nos uma coisa maravilhosa: o Senhor nasceu como nós. Não apareceu adulto, mas criança; não veio ao mundo por Si só, mas de uma mulher, depois de nove meses no ventre materno onde Se deixou tecer a humanidade. O coração do Senhor começou a palpitar em Maria, d’Ela recebeu oxigénio o Deus da vida. Desde então, Maria une-nos a Deus, porque, n’Ela, Deus ligou-Se à nossa carne e nunca mais a deixou. São Francisco gostava de dizer que Maria «tornou nosso irmão o Majestoso Senhor» (São Boaventura, Legenda major, 9, 3). Ela não é apenas a ponte entre nós e Deus; é mais: é o caminho que Deus percorreu para chegar até nós e é o caminho que nós devemos percorrer para chegar até Ele. Através de Maria, encontramos Deus como Ele quer: na ternura, na intimidade, na carne. Sim, porque Jesus não é uma ideia abstrata; é concreto, encarnado, nasceu de uma mulher e cresceu pacientemente. As mulheres conhecem este concretismo paciente: nós, homens, muitas vezes somos abstratos e queremos uma coisa imediatamente, ao passo que as mulheres são concretas e sabem tecer, com paciência, os fios da vida. Quantas mulheres, quantas mães fazem assim nascer e renascer a vida, dando futuro ao mundo!

Não estamos no mundo para morrer, mas para gerar vida. E a santa Mãe de Deus ensina-nos que o primeiro passo para dar vida àquilo que nos rodeia é amá-lo dentro de nós. Diz o Evangelho de hoje que Ela «conservava todas estas coisas, ponderando-as no seu coração» (Lc 2, 19). E é do coração que nasce o bem: como é importante manter limpo o coração, guardar a vida interior, fazer oração! Como é importante educar o coração para o cuidado, para cuidar das pessoas e das coisas. Tudo começa daqui, de cuidarmos dos outros, do mundo, da criação. Pouco aproveita conhecer muitas pessoas e muitas coisas, se não cuidarmos delas. Neste ano, enquanto aguardamos um renascimento e novos tratamentos, não negligenciemos o cuidado. Com efeito, além da vacina para o corpo, é necessária a vacina para o coração: e esta vacina é o cuidado. Será um bom ano se cuidarmos dos outros, como Nossa Senhora faz connosco.

E o terceiro verbo é encontrar. O Evangelho diz que os pastores «encontraram Maria, José e o menino» (Lc 2. 16). Não encontraram sinais prodigiosos e espetaculares, mas uma simples família. Lá, porém, encontraram verdadeiramente Deus, que é imensidão na pequenez, fortaleza na ternura. Mas, como conseguiram os pastores encontrar este sinal tão pouco cintilante? Foram chamados por um anjo. Também nós, não teríamos encontrado Deus, se não fôssemos chamados pela graça. Não podíamos imaginar um Deus assim, que nasce de mulher e revoluciona a história com a ternura; mas, pela graça, encontramo-Lo. E descobrimos que o seu perdão faz renascer, que a sua consolação acende a esperança, e a sua presença dá-nos uma alegria irreprimível. Encontramo-Lo, mas não devemos perdê-Lo de vista. Na verdade, não se encontra de uma vez por todas o Senhor, mas devemos ir ter com Ele todos os dias. Por isso o Evangelho descreve sempre os pastores à procura, em movimento: foram apressadamente, encontraram, referiram, voltaram glorificando e louvando a Deus (cf. Lc 2, 16-17.20). Não ficaram passivos, pois, para acolher a graça, é preciso permanecer ativo.

E nós… O que somos chamados a encontrar no início do ano? Seria bom encontrar tempo para alguém. O tempo é a riqueza que todos temos, mas somos ciumentos a seu respeito porque queremos usá-la só para nós. Devemos pedir a graça de encontrar tempo para Deus e para o próximo: para quem está só, para quem sofre, para quem precisa de escuta e atenção. Se encontrarmos tempo para doar, acabaremos maravilhados e felizes, como os pastores. Nossa Senhora, que trouxe Deus ao tempo, nos ajude a dar o nosso tempo. Santa Mãe de Deus, nós Vos consagramos o novo ano. Vós que sabeis guardar no coração, cuidai de nós. Abençoai o nosso tempo e ensinai-nos a encontrar tempo para Deus e para os outros. Com alegria e confiança, nós Vos aclamamos: Santa Mãe de Deus! Assim seja!

[00001-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

W czytaniach dzisiejszej liturgii wyróżniają się trzy czasowniki, które znajdują swe spełnienie w Matce Bożej: błogosławić, rodzić i znajdować.

Błogosławić. W Księdze Liczb, Pan wymaga, aby kapłani błogosławili jego lud: „Tak oto macie błogosławić Izraelitom. Powiecie im: «Niech cię Pan błogosławi»” (6, 23-24). Nie jest to jakaś pobożna zachęta, lecz ścisły wymóg. Ważne jest, aby także dzisiaj kapłani niestrudzenie błogosławili lud Boży; i również, aby wszyscy wierni nieśli błogosławieństwo, aby błogosławili. Pan wie, że potrzebujemy błogosławieństwa: pierwszą rzeczą, jaką uczynił po stworzeniu, było dobre powiedzenie o wszystkim i bardzo dobre powiedzenie o nas. Ale teraz, wraz z Synem Bożym, otrzymujemy nie tylko słowa błogosławieństwa, ale samo błogosławieństwo: Jezus jest błogosławieństwem Ojca. W Nim, jak mówi święty Paweł, Ojciec błogosławi nas „wszelkim błogosławieństwem” (Ef 1, 3). Za każdym razem, gdy otwieramy nasze serce na Jezusa, wkracza w nasze życie błogosławieństwo Boga.

Dziś oddajemy cześć Synowi Bożemu, błogosławionemu z natury, który do nas przychodzi przez swoją Matkę, błogosławioną przez łaskę. Zatem Maryja przynosi nam błogosławieństwo Boga. Gdziekolwiek jest Ona, przychodzi Jezus. Dlatego trzeba nam Ją przyjąć, tak jak to uczyniła św. Elżbieta, która wpuściła ją do swego domu i natychmiast rozpoznała błogosławieństwo, mówiąc: „Błogosławiona jesteś między niewiastami i błogosławiony jest owoc Twojego łona!” (Łk 1, 42). Są to słowa, które powtarzamy w modlitwie „Zdrowaś Maryjo”. Czyniąc miejsce dla Maryi, zostajemy pobłogosławieni, ale również uczymy się błogosławić. Matka Boża uczy bowiem, że błogosławieństwo otrzymujemy po to, aby je dawać innym. Ona, błogosławiona, stała się błogosławieństwem dla wszystkich, których spotkała: dla Elżbiety, dla małżonków w Kanie Galilejskiej, dla apostołów w Wieczerniku... Również my jesteśmy powołani do błogosławienia, do dobrego mówienia w imię Boga. Świat jest poważnie zanieczyszczony mówieniem zła i złym myśleniem o innych, o społeczeństwie, o sobie samym. Ale przeklinanie, wypowiadanie zła deprawuje, powoduje spustoszenie we wszystkim, podczas gdy błogosławieństwo odradza, daje siłę, by każdego dnia rozpoczynać na nowo. Prośmy Matkę Bożą, o łaskę, byśmy z radością nieśli innym błogosławieństwo Boga, tak jak Ona czyni względem nas.

Drugim czasownikiem jest rodzić. Św. Paweł podkreśla, że Syn Boży został „zrodzony z niewiasty” (Ga 4, 4). W kilku słowach mówi nam wspaniałą rzecz: że Pan narodził się tak, jak my. Nie pojawił się jako dorosły, lecz jako dziecko; nie przyszedł na świat sam, lecz z niewiasty, po dziewięciu miesiącach w łonie swojej Matki, z której pozwolił utworzyć sobie człowieczeństwo. Serce Pana zaczęło bić w Maryi; Bóg życia od niej zaczerpnął tlen. Od tej pory Maryja jednoczy nas z Bogiem, ponieważ w Niej Bóg związał się z naszym ciałem i nigdy go nie opuścił. Maryja – jak lubił mawiać święty Franciszek – „sprawiła, iż Pan Majestatu stał się naszym bratem” (Święty Bonawentura, Życiorys większy, 9,3). Jest Ona nie tylko pomostem między nami a Bogiem, ale czymś więcej: jest drogą, którą Bóg przemierzył, aby do nas dotrzeć i drogą, którą musimy przebyć, aby do Niego dotrzeć. Przez Maryję spotykamy Boga tak, jak On tego chce: w czułości, w intymności, w ciele. Tak, ponieważ Jezus nie jest abstrakcyjną ideą, jest konkretny, wcielony, zrodził się z niewiasty i cierpliwie dorastał. Kobiety znają tę cierpliwą konkretność: my, mężczyźni, często jesteśmy oderwani od rzeczywistości i chcemy czegoś natychmiast; kobiety są konkretne i wiedzą, jak cierpliwie tkać wątki życia. Ileż kobiet, ile matek w ten sposób rodzi i odradza życie, dając światu przyszłość!

Nie jesteśmy na świecie, by umierać, lecz aby rodzić życie. Święta Boża Rodzicielka uczy nas, że pierwszym krokiem, aby tchnąć życie w to, co nas otacza, jest umiłowanie tego w nas samych. Ona, jak mówi dziś Ewangelia, „zachowywała wszystkie sprawy w swoim sercu” (por. Łk 2, 19). To z serca rodzi się dobro: jakże ważne jest utrzymywanie serca w czystości, strzeżenie życia wewnętrznego, praktyka modlitwy! Jakże jest ważne wychowywanie serca do troski, do miłowania osób i rzeczy. Wszystko zaczyna się tutaj, od zatroszczenia się o innych, o świat, o stworzenie. Nie ma sensu poznawanie wielu osób i spraw, jeśli o nie się nie zatroszczymy. W tym roku, mając nadzieję na odrodzenie i nowe lekarstwa, nie zaniedbujmy troski. Ponieważ, oprócz szczepionki dla organizmu, potrzebujemy także szczepionki dla serca: tą szczepionką jest troskliwość. To będzie dobry rok, jeśli zatroszczymy się o innych, tak jak to czyni Matka Boża względem nas.

Trzecim czasownikiem jest znajdować. Ewangelia mówi, że pasterze „znaleźli Maryję, Józefa oraz […] Niemowlę” (w. 16). Nie znaleźli cudownych i spektakularnych znaków, ale prostą rodzinę. Tam jednak naprawdę znaleźli Boga, który jest wielkością w małości, męstwem w czułości. Ale jak pasterzom udało się znaleźć ten niepozorny znak? Wezwał ich anioł. Również my nie znaleźlibyśmy Boga, gdybyśmy nie zostali powołani przez łaskę. Nie mogliśmy sobie wyobrazić takiego Boga, który zrodził się z niewiasty i z czułością rewolucjonizuje historię, ale dzięki łasce znaleźliśmy Go. I odkryliśmy, że Jego przebaczenie sprawia odrodzenie, że Jego pocieszenie rozpala nadzieję, że Jego obecność daje niepohamowaną radość. Znaleźliśmy Go, ale nie możemy Go stracić z oczu. Pana bowiem nie znajduje się raz na zawsze, ale trzeba Go znajdować każdego dnia. Dlatego Ewangelia opisuje pasterzy zawsze poszukujących, stale w ruchu: „pospiesznie udali się… znaleźli… opowiedzieli… wrócili, wielbiąc i wysławiając Boga” (ww. 16-17, 20). Nie byli bierni, bowiem, aby przyjąć łaskę, trzeba być stale aktywnym.

A my, do znalezienia czego jesteśmy powołani na początku roku? Wspaniale byłoby znaleźć dla kogoś czas. Czas jest bogactwem, które mamy wszyscy, ale o które jesteśmy zazdrośni, ponieważ chcemy go używać tylko dla nas. Trzeba prosić o łaskę, aby znaleźć czas dla Boga i dla bliźniego: dla samotnego, dla cierpiącego, dla tego, kto potrzebuje wysłuchania i troski. Jeśli znajdziemy czas, aby dać go w darze, będziemy zdumieni i szczęśliwi, jak pasterze. Niech Matka Boża, która wniosła Boga w czas, pomoże nam dawać nasz czas. Święta Boża Rodzicielko, Tobie poświęcamy nowy rok. Ty, która umiesz zachowywać w sercu, zatroszcz się o nas. Pobłogosław nasz czas i naucz nas znajdować czas dla Boga i dla innych. Z radością i ufnością wysławiamy Ciebie: Święta Boża Rodzicielko! Amen.

[00001-PL.02] [Testo originale: Italiano]

[B0001-XX.02]