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Messaggio del Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale in occasione della Giornata Mondiale della Pesca (21 novembre 2020), 20.11.2020


Messaggio del Card. Peter K. A. Turkson

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, l’Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, in occasione della Giornata Mondiale della Pesca che si celebra domani 21 novembre 2020:

Messaggio del Card. Peter K. A. Turkson

La Giornata Mondiale della Pesca viene celebrata ogni anno per sottolineare l'importanza di questo settore del lavoro marittimo, che fornisce una fonte di occupazione a circa 59,5 milioni di persone. Sorprendentemente, un lavoratore su due è una donna. L'Asia conta il maggior numero di lavoratori in questo ambito, con circa l'85% della forza lavoro mondiale e dispone di 3,1 milioni di navi, che rappresentano il 68% della flotta peschereccia mondiale.

La celebrazione di quest'anno cade in un periodo molto particolare, in cui gli effetti della pandemia di COVID-19 si sono diffusi rapidamente in tutto il mondo, con conseguenze drammatiche per le economie di numerosi Paesi e con un grave impatto sui settori più vulnerabili, come quello della pesca.

L’industria della pesca e il Covid-19

L'impatto del COVID-19 sull’industria della pesca riguarda essenzialmente l'ambito delle risposte strategiche dei governi alla pandemia, quali il distanziamento sociale, la chiusura dei mercati della pesca, la riduzione della clientela degli hotel e dei ristoranti. Ciò ha creato grossi problemi per la vendita del pesce fresco, e dei prodotti correlati principalmente per quanto riguarda il crollo della domanda e l'abbassamento dei prezzi offerti per il pescato così che, nella situazione attuale, la pesca, la lavorazione del pesce, il consumo e il commercio sono andati costantemente diminuendo.

Le sfide dell’industria della pesca

Oltre agli effetti della pandemia sul settore della pesca, ci sono problemi cronici che tormentano l'industria e di fronte ai quali le sfide causate dal COVID-19 impallidiscono. Questi problemi cronici, che costituiscono il "crimine della pesca", sono i problemi della pesca intensiva e della pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata (INN) che continuano in tutto il mondo sotto ogni tipo di bandiera, da parte di gruppi che dispongono di flotte potenti e risorse migliori. Essi violano le leggi e i regolamenti nazionali e internazionali. Questo stato di cose penalizza i pescatori regolari e le comunità di pescatori con una concorrenza sleale ed esaurisce gli stock ittici ad un ritmo che non permette alla specie di recuperare. Si tratta di una pratica che non è sostenibile e che comporta una diminuzione delle popolazioni ittiche e una riduzione della produzione futura. I danni causati dalla pesca INN e da quella intensiva non riguardano soltanto la popolazione costiera in quanto miliardi di persone necessitano del pesce per il loro approvvigionamento in proteine, e la pesca è la principale fonte di sostentamento per milioni di persone in tutto il mondo.

Le condizioni dei pescatori e il Covid-19

Le condizioni di lavoro dei pescatori e la loro sicurezza in mare sono state condizionate dalla chiusura dei porti di pesca a causa della pandemia e dall'impossibilità di effettuare i cambi degli equipaggi. Inoltre, la mancanza di dispositivi di protezione individuale ha aumentato il rischio di trasmissione del virus in quanto i pescatori lavorano in spazi chiusi e ristretti. Come conseguenza diretta, diversi membri dell'equipaggio sono stati infettati su un certo numero di pescherecci e, non avendo potuto ricevere un’assistenza medica immediata, sono morti e sono stati subito sepolti in mare dai loro compagni preoccupati. Spesso le famiglie non conoscono la sorte dei loro cari.

Altri pescatori migranti sono privi dell'opportunità di lavorare. Non disponendo di alcun reddito per mantenere le famiglie e rimborsare i debiti, corrono sempre più il rischio di cadere vittime della tratta di esseri umani o del lavoro forzato. Inoltre, possono anche essere bloccati in paesi stranieri ed essere costretti a vivere in campi per rifugiati / migranti, stipati in scarse condizioni igieniche.

Per di più, la stragrande maggioranza dei pescatori nel mondo sono stati, per diversi motivi, esclusi dalla "protezione sociale" di base fornita da alcuni Governi nazionali e, per sopravvivere, sono stati costretti a fare affidamento sulla generosità di organizzazioni caritatevoli o sull'assistenza della comunità locale.

I problemi del lavoro forzato e della tratta di esseri umani hanno sempre tormentato il settore della pesca e restano particolarmente gravi. In alcuni Paesi questi problemi sono aggravati dalle condizioni di estrema povertà indotte dalla pandemia di COVID-19 e che provocano ondate di persone disperate che hanno perso il lavoro, come i pescatori, provenienti dalle zone rurali. Questi sfollati sono inclini ad essere ingannati e ad essere costretti dai broker e dalle agenzie di reclutamento a lavorare sulle navi sotto la minaccia della forza o mediante la schiavitù per debiti.

La voce della Chiesa

In questo tempo di pandemia, vorrei fare appello ad una maggiore solidarietà verso le persone più emarginate, come ci spiega molto bene Papa Francesco in Fratelli Tutti: “La solidarietà si esprime concretamente nel servizio, che può assumere forme molto diverse nel modo di farsi carico degli altri. Il servizio è ‘in gran parte, avere cura della fragilità, di coloro che sono fragile nelle nostre famiglie, nella nostra società nel nostro popolo’ ”(115).

La via verso la piena protezione dei diritti umani e del lavoro di tutte le categorie di pescatori è ancora lunga e tortuosa. Ancora una volta, leviamo la nostra voce per chiedere uno sforzo rinnovato da parte delle organizzazioni internazionali e dei Governi, affinché rafforzino il loro impegno adottando delle legislazioni atte a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei pescatori e delle loro famiglie e a rafforzare la lotta contro il lavoro forzato e la tratta di esseri umani.

Il tempo delle parole è finito. È il momento di agire! “Quando la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune” (Papa Francesco, Incontro con le Autorità civili, Tirana, Albania (21 settembre 2014).

Infine, in questa Giornata Mondiale della Pesca, il mio pensiero va ai pescatori di tutto il mondo che vivono disagi e difficoltà. Vorrei menzionare, in particolare, i diciotto pescatori di diverse nazionalità provenienti da Mazara del Vallo, in Sicilia, che sono trattenuti in Libia dal 2 settembre, senza possibilità di comunicare con le loro famiglie.

Queste continuano ad aspettare con ansia informazioni sui loro cari e l'opportunità di parlare con loro. Ma, soprattutto, sono impazienti di riunirsi.

Per questa semplice ragione umanitaria, faccio appello ai Governi e alle Autorità nazionali competenti affinché risolvano questa penosa situazione e trovino una soluzione positiva attraverso un dialogo aperto e sincero.

Cardinale Peter K.A. Turkson

Prefetto

[01404-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

La Journée mondiale de la Pêche est célébrée chaque année pour mettre en relief l’importance de ce secteur du travail maritime, qui procure une source d’emploi à environ 59,5 millions de personnes. Étonnamment, un travailleur sur deux est une femme. L’Asie possède le nombre le plus élevé de travailleurs dans ce secteur, environ 85% de l’ensemble de la force mondiale de travail, et dispose de 3,1 millions de bateaux, représentant 68 % de la flotte de pêche mondiale.

Cette année, cette célébration survient en un moment exceptionnel, alors que les effets de la pandémie de covid-19 se sont propagés à travers le monde entier, avec des conséquences dramatiques pour les économies de nombreux pays et un impact sévère sur les secteurs les plus vulnérables comme celui de la pêche.

L’industrie de la pêche et le covid-19

L'impact du covid-19 sur l’industrie de la pêche concerne essentiellement le domaine des réponses stratégiques des gouvernants à la pandémie, comme la distanciation sociale, la fermeture des marchés de la pêche, des hôtels et des restaurants. Cela a créé de gros problèmes pour la vente du poisson frais et des produits qui y sont liés, notamment en raison de l’effondrement de la demande et de la diminution des prix offerts pour les cargaisons de pêche, de sorte que, dans la situation actuelle, la pêche, le travail du poisson, la consommation et le commerce n’ont cessé de diminuer.

Les défis de l’industrie de la pêche

En plus des effets de la pandémie sur le secteur de la pêche, il existe de nombreux problèmes chroniques qui tourmentent l’industrie et face auxquels les défis causés par le covid-19 font maigre figure. Ces problèmes chroniques, qui constituent le " crime de la pêche", sont les problèmes de la surpêche et de la pêche illicite, non déclarée et non réglementée (INN) qui continuent à travers le monde sous toutes sortes de pavillons et qui sont perpétrés par des groupes qui disposent de flottes puissantes et de meilleures ressources. Ils violent les lois et les règlements internationaux et nationaux. Cela pénalise les pêcheurs réguliers et les communautés de pêcheurs à cause d’une compétition déloyale et cela provoque l’épuisement des stocks de poissons à un rythme tel que les espèces ne parviennent pas à se reproduire. Il s’agit d’une pratique non durable qui entraîne une diminution des populations de poissons et une réduction de la production à venir. Les dommages provoqués par l’INN et la surpêche ne touchent pas seulement les populations côtières, mais bien au-delà car des milliards de gens ont besoin du poisson pour leur approvisionnement en protéines. Or, la pêche est la principale source de subsistance pour des millions de personnes dans le monde.

Les conditions des pêcheurs et le covid-19

Les conditions de travail et la sécurité des pêcheurs en mer ont été affectées par la fermeture des ports de pêche due à la pandémie et par l’impossibilité de consentir aux changements d’équipage. De plus, le manque d’équipements de protection individuelle n’a fait qu’accroître les risques de transmission du virus, car les pêcheurs travaillent dans des espaces fermés et étroits. Comme conséquence directe, plusieurs membres d’équipage ont été contaminés dans un bon nombre de bateaux de pêche et, vu l’impossibilité de recevoir une assistance médicale immédiate, ils ont péri et ont été promptement ensevelis dans la mer par leurs compagnons inquiets, souvent sans que les familles ne connaissent le sort de leurs êtres chers.

D’autres pêcheurs migrants sont privés de la possibilité de travailler. Sans aucun revenu pour soutenir leurs familles et pour rembourser leurs dettes, ils courent le risque de devenir des victimes du trafic d’êtres humains ou du travail forcé. De plus, ils peuvent aussi être bloqués dans des pays étrangers et être conduits dans des camps surpeuplés de réfugiés/migrants, dans des conditions hygiéniques insalubres.

Par ailleurs, la plupart des pêcheurs de par le monde étaient, pour différentes raisons, exclus de la “ protection sociale ” de base fournie par les gouvernements nationaux et ils ont été forcés, pour survivre, de compter sur la générosité d’organisations charitables ou sur l’assistance de la communauté locale.

Les problèmes du travail forcé et de la traite des personnes ont toujours tourmenté le secteur de la pêche et demeurent particulièrement graves. Dans certains pays, ces problèmes sont aggravés par les conditions de pauvreté extrême provoquées par la pandémie de covid-19 et qui provoquent des flux de personnes désespérées provenant de zones rurales où elles ont perdu leur travail. Ces gens déplacés sont susceptibles d’être trompés et contraints par les courtiers et par des agences de recrutement de travailler à bord des bateaux sous la menace de la force ou à cause de liens contractés par leurs dettes.

La parole de l’Église

En ces temps de pandémie, je voudrais lancer un appel à une plus grande solidarité avec les personnes les plus marginalisées, comme cela est très bien expliqué dans l’Encyclique Fratelli Tutti du Pape François : «La solidarité se manifeste concrètement dans le service qui peut prendre des formes très différentes de s’occuper des autres. Servir, c’est “ en grande partie, prendre soin de la fragilité. Servir signifie prendre soin des membres fragiles de nos familles, de notre société, de notre peuple ” » (n° 115).

La voie menant à une pleine protection des droits humains et du travail de toutes les catégories de pêcheurs est encore longue et sinueuse. Une fois encore, nous élevons notre voix pour appeler à un nouvel effort des organisations internationales et des gouvernements, pour qu’ils renforcent leur engagement en adoptant des législations qui améliorent la vie et les conditions de travail des pêcheurs et de leurs familles et qui renforcent la lutte contre le travail forcé et la traite des personnes.

L’heure n’est plus aux paroles. Il est temps d’agir ! «Quand la dignité de l’homme est respectée et que ses droits sont reconnus et garantis, fleurissent aussi la créativité et l’esprit d’initiative, et la personnalité humaine peut déployer ses multiples initiatives en faveur du bien commun» (Pape François, Discours aux Autorités civiles, Tirana, Albanie - 21 septembre 2014).

Enfin, en cette Journée Mondiale de la Pêche, mes pensées vont vers les pêcheurs du monde entier qui font face à de grandes épreuves et vivent avec difficulté. En particulier, je voudrais mentionner les dix-huit pêcheurs de différentes nationalités provenant de Mazara del Vallo, en Sicile, qui sont retenus en Lybie depuis le 2 septembre, sans pouvoir communiquer.

Leurs familles continuent d’attendre avec anxiété d’avoir de leurs nouvelles, de pouvoir parler avec leurs êtres chers et sont impatientes d’être à nouveau réunies avec eux.

Pour cette simple raison humanitaire, j’appelle les autorités et les gouvernements nationaux concernés à résoudre cette pénible situation et à trouver une réponse satisfaisante à travers un dialogue ouvert et sincère.

Cardinal Peter K.A. Turkson

Préfet

[01404-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

World Fisheries Day is celebrated annually to highlight the importance of this marine based labour sector, which provides a source of employment to an estimated 59.5 million people. Strikingly one out of two workers is a woman. Asia has the highest number of workers, in this sector, and contributes some 85 percent of the world total labor force; and with 3.1 million vessels, it accounts for 68 per cent of the global total fishing fleet.

This year’s celebration falls at an exceptional time, when the effects of the COVID-19 pandemic have spread swiftly around the world, with dramatic consequences for the economies of many countries and a severe impact upon more vulnerable sectors such as fisheries.

Fishing industry and COVID-19

COVID-19’s impact on the industry is essentially in the area of governments’ strategic responses to the pandemic, such as, social distancing, and the closure of fishing markets, reduced patronage of hotels and restaurants. This has created challenges for the sale of fresh fish and related products, principally in the collapse in the demand for fishing products and the lowering of prices offered for the catch. So, in the current situation, fishing, fish-processing, consumption and trade have steadily decreased.

Challenges in the fishing industry

Beside the effects of the pandemic on the fishing industry, there are chronic problems which bedevil the industry and before which the challenges caused by the COVID-19 pale out.

These chronic problems, which constitute “fisheries crime”, are the problems of Overfishing and Illegal, Unregulated and Unreported (IUU) fishing which continue around the world under different flags and by groups who dispose of powerful fleets and are better resourced. These disregard international and national laws and regulations. This state of affairs victimizes authentic fishers and fishing communities with unfair competition and depletes fish-stocks at a rate that the does not allow the fishes to recover. It is a practice that is not sustainable and that leads to decreased fish population and to reduced future production. The damage done by IUU and Overfishing extends beyond the coastal population, because billions of people rely on fish for protein, and fishing is the principal livelihood for millions of people around the world.

Fisher’s conditions and Covid-19

Working conditions and the safety of the fishers at sea have been affected by the closure of fishing ports due to the pandemic and the impossibility of making crew changes. Additionally, the lack of Personal Protective Equipment has increased the risk of transmitting the virus because fishers work in restricted and enclosed spaces.

As a direct consequence, several crew members have been infected in a number of fishing vessels, and unable to receive immediate medical assistance, they perished and were quickly buried at sea by their worried companions. Often the families know nothing about the fate of their loved one.

Other migrant fishers are deprived of the opportunity to work. Without any income to support their families and to repay their debts, they run the risk of becoming victims of human trafficking or forced labour. They may also be stranded in foreign countries and be forced to live in refugees/migrants camps, cramped together with poor sanitation.

Furthermore, the vast majority of fishers around the world have been, for different reasons, excluded from the basic “social protection” provided by some national governments and have been forced to rely upon the generosity of charitable organizations or the assistance of the local community for survival.

The problems of forced labour and human trafficking have always bedeviled the fisheries sector and remain particularly serious. These are aggravated by extreme poverty conditions in certain countries, which are induced by the COVID-19 pandemic, and which spark waves of distressed people who have lost jobs as fishers and who come from rural areas. Such displaced populations are prone to being cheated and compelled by brokers and recruitment agencies to work on board vessels under the threat of force or by means of debt bondage.

The word of the Church

In this time of pandemic, I would like to appeal for a greater solidarity with the most marginalized people, as it is explained in Fratelli Tutti by Pope Francis: “Solidarity finds concrete expression in service, which can take a variety of forms in an effort to care for others. And service in great part means “caring for vulnerability, for the vulnerable members of our families, our society, our people”(#115).

The path to full protection of human and labour rights of all categories of fishers remains a long and winding road. Yet again, we raise our voice to call for a renewed effort from international organizations and governments, to strengthen their commitment to implement legislations to improve the living and working conditions of fishers and their families and to toughen their fight against forced labour and human trafficking.

The time for talking is over. It is time to act! “When the dignity of the human person is respected, and his or her rights recognized and guaranteed, creativity and interdependence thrive, and the creativity of the human personality is released through actions that further the common good” (Pope Francis, Address to the Civil Authorities, Tirana, Albania (21 September 2014).

Finally, on this World Fisheries Day, my thoughts are with all the fishers around the world who are experiencing hardships and difficulties. In particular, I would like to mention the eighteen fishers of different nationalities from Mazara del Vallo - Sicilia, who have been held incommunicado in Libya since September 2.

Their families continue to wait anxiously for information about their where about and the opportunity to talk with their loved ones. Most of all they long to be reunited with them.

For this simple, humanitarian reason, I appeal to the appropriate national governments and authorities to resolve this acute situation, and find a positive solution through open and sincere dialogue.

Cardinal Peter K.A. Turkson

Prefect

[01404-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

El Día Mundial de la Pesca se celebra cada año para destacar la importancia de este sector laboral marítimo, que supone una fuente sustancial de empleo para unos 59.5 millones de personas. Sorprendentemente, uno de cada dos trabajadores es una mujer. Asia cuenta con el mayor número de trabajadores en este ámbito, con aproximadamente el 85 por ciento de la fuerza laboral mundial y dispone de 3.1 millones de buques, que representan el 68 por ciento de la flota pesquera mundial.

La celebración de este año coincide con un momento particularmente excepcional, dado que los efectos de la pandemia del COVID-19 se han propagado rápidamente por todo el mundo, con consecuencias dramáticas para las economías de muchos países y un grave impacto en sectores tan vulnerables como el de la pesca.

La industria pesquera y el COVID-19

El impacto del COVID-19 en la industria pesquera atañe principalmente al ámbito de las respuestas estratégicas que han adoptado los gobiernos frente a la pandemia, como el distanciamiento social, el cierre de mercados de pescado, la escasa afluencia de clientes a hoteles y restaurantes. Esto supone un grave problema para la venta de pescado fresco y otros productos pesqueros, sobre todo en lo que se refiere a la disminución de la demanda y a la caída del precio del pescado, razón por la cual, en la situación actual, la pesca, el procesamiento de pescado, el consumo y el comercio han disminuido de manera constante.

Los retos de la industria pesquera

Además de los efectos de la pandemia, el sector de la pesca tiene que afrontar problemas crónicos que la atormentan y ante los cuales, los retos planteados por el COVID-19 palidecen. Estos problemas crónicos, que representan el “crimen pesquero”, son la sobrepesca y la pesca ilegal, no declarada y no reglamentada (INDNR), prácticas que todavía se llevan a cabo en distintos lugares del mundo, bajo cualquier pabellón, y que son perpetradas, con frecuencia, por grupos que cuentan con poderosas flotas y mejores recursos. Violan las leyes y las normativas internacionales y nacionales. Esto penaliza a los verdaderos pescadores y a las comunidades pesqueras, que tienen que hacer frente a una competencia desleal y ver como se agotan las poblaciones de peces a un ritmo que provoca que éstas no tengan tiempo de regenerarse. Se trata de una práctica que no es sostenible y que implica una disminución de las reservas pesqueras y una reducción de la capacidad de producción en el futuro. El daño ocasionado por la INDNR y por la sobrepesca no afecta solamente a la población costera, porque para miles de millones de personas el pescado constituye su principal fuente de proteína y la pesca representa el principal medio de vida para millones de personas en todo el mundo.

Las condiciones de los pescadores y el COVID-19

Las condiciones de trabajo y de seguridad de los pescadores embarcados se han visto afectadas por el cierre de los puertos pesqueros debido a la pandemia y a la imposibilidad de realizar cambios en las tripulaciones. Además, la falta de equipos de protección personal ha aumentado el riesgo de transmisión del virus, puesto que los pescadores trabajan en espacios reducidos y ambientes cerrados.

Como consecuencia directa, varios miembros de tripulaciones pesqueras contrajeron el virus a bordo de un cierto número de pesqueros y, al no poder recibir asistencia médica inmediata, fallecieron y fueron rápidamente sepultados en el mar por sus compañeros preocupados. A menudo, sin que las familias conocieran el destino de sus seres queridos.

Otros pescadores migrantes se ven privados de la oportunidad de trabajar. Sin la posibilidad de generar ingresos para mantener a sus familias y pagar sus deudas, están cada vez más expuestos al riesgo de convertirse en víctimas de la trata de personas o del trabajo forzoso. Además, pueden también permanecer largos períodos de tiempo varados en un país extranjero y obligados a vivir en campamentos de refugiados/migrantes, en una situación de hacinamiento y en condiciones higiénicas deplorables.

Por añadidura, la gran mayoría de los pescadores del mundo se vieron excluidos, por diferentes razones, de la “protección social” básica que algunos gobiernos nacionales habían proporcionado, y para sobrevivir se vieron obligados a depender de la generosidad de las organizaciones caritativas o de la ayuda de la comunidad local.

Los problemas del trabajo forzoso y de la trata de personas han atormentado desde siempre al sector pesquero y siguen siendo particularmente graves. En algunos países, estos problemas han empeorado debido a las condiciones de extrema pobreza originadas por la pandemia del COVID-19 y que desencadenan nuevas oleadas de personas desesperadas que han perdido sus trabajos, como los pescadores, procedentes de zonas rurales. Estos desplazados tienden a ser engañados y son obligados por intermediarios y agencias de contratación a trabajar a bordo de buques, bajo la amenaza del uso de la fuerza o mediante la servidumbre por deudas.

La voz de la Iglesia

En este tiempo de pandemia, quisiera hacer un llamamiento a una mayor solidaridad con las personas más marginadas, como se explica en Fratelli Tutti del Papa Francisco: “La solidaridad se expresa concretamente en el servicio, que puede asumir formas muy diversas de hacerse cargo de los demás. El servicio es «en gran parte, cuidar la fragilidad. Servir significa cuidar a los frágiles de nuestras familias, de nuestra sociedad, de nuestro pueblo»” (#115).

El camino hacia la plena protección de los derechos humanos y laborales de todas las categorías de pescadores sigue siendo un camino largo y sinuoso. Una vez más, alzamos nuestra voz para pedir que las organizaciones internacionales y los gobiernos redoblen sus esfuerzos por aplicar la legislación, para mejorar las condiciones de vida y de trabajo de los pescadores y de sus familias y endurezcan su lucha contra el trabajo forzoso y la trata de personas.

Ya pasó el momento de hablar. ¡Ha llegado el de actuar! “Cuando se respeta la dignidad del hombre, y sus derechos son reconocidos y tutelados, florece también la creatividad y el ingenio, y la personalidad humana puede desplegar sus múltiples iniciativas en favor del bien común” (Papa Francisco, Discurso a las autoridades civiles, Tirana, Albania, 21 de septiembre de 2014).

Por último, en este Día Mundial de la Pesca, mis pensamientos están con todos los pescadores del mundo que sufren y atraviesan una situación difícil. En particular, me gustaría mencionar a los dieciocho pescadores de diferentes nacionalidades, procedentes de Mazara del Vallo, Sicilia, que permanecen retenidos en Libia, desde el pasado 2 de septiembre.

Sus familias aguardan con ansia recibir información sobre su paradero y la oportunidad de hablar con sus seres queridos. Sobre todo, anhelan reunirse con ellos.

Por esta sencilla razón humanitaria, apelo a los gobiernos y a las correspondientes autoridades nacionales, para que resuelvan esta grave situación y encuentren una solución positiva a través de un diálogo abierto y sincero.

Cardenal Peter K.A. Turkson

Prefecto

[01404-ES.01] [Texto original: Italiano]

[B0600-XX.01]