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L’Udienza Generale, 02.09.2020


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

Appello del Santo Padre

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.30 nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico Vaticano.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sul tema: “Guarire il mondo”, ha incentrato la sua meditazione sull’argomento “La solidarietà e la virtù della fede”.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai fedeli. Quindi ha rivolto un appello alla preghiera per il Libano, invitando tutti a vivere una Giornata di preghiera e digiuno per il Paese venerdì prossimo, 4 settembre.

L’Udienza Generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Dopo tanti mesi riprendiamo il nostro incontro faccia a faccia e non schermo a schermo. Faccia a faccia. Questo è bello! L’attuale pandemia ha evidenziato la nostra interdipendenza: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene. Perciò, per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme. Insieme, non da soli, insieme. Da soli no, perché non si può! O si fa insieme o non si fa. Dobbiamo farlo insieme, tutti quanti, nella solidarietà. Questa parola oggi vorrei sottolinearla: solidarietà.

Come famiglia umana abbiamo l’origine comune in Dio; abitiamo in una casa comune, il pianeta-giardino, la terra in cui Dio ci ha posto; e abbiamo una destinazione comune in Cristo. Ma quando dimentichiamo tutto questo, la nostra interdipendenza diventa dipendenza di alcuni da altri - perdiamo questa armonia dell’interdipendenza nella solidarietà -, aumentando la disuguaglianza e l’emarginazione; si indebolisce il tessuto sociale e si deteriora l’ambiente. È sempre lo stesso di agire.

Pertanto, il principio di solidarietà è oggi più che mai necessario, come ha insegnato San Giovanni Paolo II (cfr Enc. Sollicitudo rei socialis, 38-40). In un mondo interconnesso, sperimentiamo che cosa significa vivere nello stesso “villaggio globale”. È bella questa espressione: il grande mondo non è altra cosa che un villaggio globale, perché tutto è interconnesso. Però non sempre trasformiamo questa interdipendenza in solidarietà. C’è un lungo cammino fra l’interdipendenza e la solidarietà. Gli egoismi – individuali, nazionali e dei gruppi di potere – e le rigidità ideologiche alimentano al contrario «strutture di peccato» (ibid., 36).

«La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. È di più! Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 188). Questo significa solidarietà. Non è solo questione di aiutare gli altri – questo è bene farlo, ma è di più –: si tratta di giustizia (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1938-1940). L’interdipendenza, per essere solidale e portare frutti, ha bisogno di forti radici nell’umano e nella natura creata da Dio, ha bisogno di rispetto dei volti e della terra.

La Bibbia, fin dall’inizio, ci avverte. Pensiamo al racconto della Torre di Babele (cfr Gen 11,1-9), che descrive ciò che accade quando cerchiamo di arrivare al cielo – la nostra meta – ignorando il legame con l’umano, con il creato e con il Creatore. È un modo di dire: questo accade ogni volta che uno vuole salire, salire, senza tenere conto degli altri. Io solo! Pensiamo alla torre. Costruiamo torri e grattacieli, ma distruggiamo la comunità. Unifichiamo edifici e lingue, ma mortifichiamo la ricchezza culturale. Vogliamo essere padroni della Terra, ma roviniamo la biodiversità e l’equilibrio ecologico. Vi ho raccontato in qualche altra udienza di quei pescatori di San Benedetto del Tronto che sono venuti quest’anno e mi hanno detto: “Abbiamo tolto dal mare 24 tonnellate di rifiuti, dei quali la metà era plastica”. Pensate! Questi hanno lo spirito di prendere i pesci, sì, ma anche i rifiuti e portarli fuori per pulire il mare. Ma questo [inquinamento] è rovinare la terra, non avere solidarietà con la terra che è un dono e l’equilibrio ecologico.

Ricordo un racconto medievale che descrive questa “sindrome di Babele”, che è quando non c’è solidarietà. Questo racconto medievale dice che, durante la costruzione della torre, quando un uomo cadeva – erano schiavi – e moriva nessuno diceva nulla, al massimo: “Poveretto, ha sbagliato ed è caduto”. Invece, se cadeva un mattone, tutti si lamentavano. E se qualcuno era il colpevole, era punito! Perché? Perché un mattone era costoso da fare, da preparare, da cuocere. C’era bisogno di tempo e di lavoro per fare un mattone. Un mattone valeva di più della vita umana. Ognuno di noi pensi cosa succede oggi. Purtroppo anche oggi può succedere qualcosa del genere. Cade qualche quota del mercato finanziario – lo abbiamo visto sui giornali in questi giorni – e la notizia è in tutte le agenzie. Cadono migliaia di persone a causa della fame, della miseria e nessuno ne parla.

Diametralmente opposta a Babele è la Pentecoste, lo abbiamo sentito all’inizio dell’udienza (cfr At 2,1-3). Lo Spirito Santo, scendendo dall’alto come vento e fuoco, investe la comunità chiusa nel cenacolo, le infonde la forza di Dio, la spinge a uscire, ad annunciare a tutti Gesù Signore. Lo Spirito crea l’unità nella diversità, crea l’armonia. Nel racconto della Torre di Babele non c’era l’armonia; c’era quell’andare avanti per guadagnare. Lì, l’uomo era un mero strumento, mera “forza-lavoro”, ma qui, nella Pentecoste, ognuno di noi è uno strumento, ma uno strumento comunitario che partecipa con tutto sé stesso all’edificazione della comunità. San Francesco d’Assisi lo sapeva bene, e animato dallo Spirito dava a tutte le persone, anzi, alle creature, il nome di fratello o sorella (cfr LS, 11; cfr San Bonaventura, Legenda maior, VIII, 6:FF1145). Anche il fratello lupo, ricordiamo.

Con la Pentecoste, Dio si fa presente e ispira la fede della comunità unita nella diversità e nella solidarietà. Diversità e solidarietà unite in armonia, questa è la strada. Una diversità solidale possiede gli “anticorpi” affinché la singolarità di ciascuno – che è un dono, unico e irripetibile – non si ammali di individualismo, di egoismo. La diversità solidale possiede anche gli anticorpi per guarire strutture e processi sociali che sono degenerati in sistemi di ingiustizia, in sistemi di oppressione (cfr Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 192). Quindi, la solidarietà oggi è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali. Non ce n’è un’altra. O andiamo avanti con la strada della solidarietà o le cose saranno peggiori. Voglio ripeterlo: da una crisi non si esce uguali a prima. La pandemia è una crisi. Da una crisi si esce o migliori o peggiori. Dobbiamo scegliere noi. E la solidarietà è proprio una strada per uscire dalla crisi migliori, non con cambiamenti superficiali, con una verniciata così e tutto è a posto. No. Migliori!

Nel mezzo della crisi, una solidarietà guidata dalla fede ci permette di tradurre l’amore di Dio nella nostra cultura globalizzata, non costruendo torri o muri – e quanti muri si stanno costruendo oggi - che dividono, ma poi crollano, ma tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umana e solida. E per questo aiuta la solidarietà. Faccio una domanda: io penso ai bisogni degli altri? Ognuno si risponda nel suo cuore.

Nel mezzo di crisi e tempeste, il Signore ci interpella e ci invita a risvegliare e attivare questa solidarietà capace di dare solidità, sostegno e un senso a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Possa la creatività dello Spirito Santo incoraggiarci a generare nuove forme di familiare ospitalità, di feconda fraternità e di universale solidarietà. Grazie.

[00994-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

Speaker:

Frères et sœurs, la famille humaine a Dieu comme unique origine, elle habite une maison commune et est appelée à une même destinée dans le Christ. Mais, lorsque nous oublions cela, les inégalités et les exclusions apparaissent, le tissu social se fragilise et l’environnement se détériore. Afin que l’interdépendance dans laquelle nous vivons ne devienne pas dépendance des uns par rapport aux autres, nous avons besoin de solidarité. Celle-ci implique une nouvelle mentalité qui pense en termes de communauté. Le récit biblique de la Tour de Babel montre que lorsque nous oublions les liens qui nous unissent entre nous, avec la nature et avec le Créateur, nous détruisons la communauté. A la Pentecôte, au contraire, l’Esprit Saint donne la force de Dieu pour annoncer le Christ ressuscité, et il crée l’harmonie. Il inspire la foi d’une communauté unie dans la diversité et dans la solidarité, où les structures créant les injustices sont corrigées, et où la personnalité de chacun, qui est un don unique, ne se transforme pas en individualisme égoïste. La solidarité guidée par la foi nous permet de traduire l’amour de Dieu dans nos sociétés et dans nos cultures, non pas en construisant des murs qui divisent, mais en édifiant une communauté stable et vraiment humaine.

Santo-Padre:

Saluto di cuore i pellegrini di lingua francese.

In questi tempi difficili che stiamo attraversando, vi incoraggio a rispondere nella fede agli appelli che lo Spirito Santo ci rivolge, affinché diamo prova di solidarietà verso le persone che incontriamo e che contano sul nostro sostegno fraterno.

Dio vi benedica!

Speaker:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française.

En ces temps difficiles que nous traversons je vous encourage à répondre dans la foi aux appels que l’Esprit-Saint nous adresse à faire preuve de solidarité envers les personnes que nous rencontrons et qui comptent sur notre soutien fraternel.

Que Dieu vous bénisse!

[00995-FR.01] [Texte original: Français]

In lingua inglese

Speaker:

Dear Brothers and Sisters, in our continuing reflection on the current pandemic, we have seen how closely connected we are, dependent on one another precisely because we were created by God and share a common home. We can only emerge stronger from the present crisis if we do so together. The Church’s social doctrine thus speaks of the need for the virtue of solidarity. Authentic solidarity is not just about offering help to others; it is a matter of justice; it requires a radical change in our thinking that looks to the good of the community, defends the right to life for all, and promotes a just sharing of the earth’s goods. The Biblical story of the Tower of Babel shows what happens when a society seeks to build its own way to heaven, forsaking God, losing sight of solidarity with the most vulnerable, and valuing things over relationships. This destructive “Babel syndrome” is countered by the event of Pentecost, where the gift of the Holy Spirit creates a harmonious unity in diversity for the true building up of society. May the Spirit grant us the wisdom and creativity to find those forms of solidarity needed in our post-Covid world, for the healing of interpersonal and social ills, and the growth of the human family in fraternity, justice and peace.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i fedeli di lingua inglese. Il mio pensiero va in modo particolare ai giovani che riprenderanno la scuola nelle prossime settimane. Su voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace di Cristo. Dio vi benedica!

Speaker:

I cordially greet the English-speaking faithful. My thoughts turn especially to young people returning to school in the coming weeks. Upon all of you and your families I invoke the joy and peace of our Lord Jesus Christ. God bless you!

[00996-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern, die gegenwärtige Pandemie zeigt, wie sehr wir alle miteinander verbunden sind – im Schlechten wie im Guten. Daher können wir nur gemeinsam und solidarisch diese Krise überwinden. Solidarität ist mehr als die ein oder andere großzügige Geste. Es geht dabei um eine Mentalität, eine Gesinnung des „Wir“, für die jeder Mensch gleich wichtig und wertvoll ist. Solidarität bedeutet also auch Gerechtigkeit (vgl. KKK 1938-1940). Mit der Erzählung vom Turmbau zu Babel (vgl. Gen 11,1-9) führt uns die Bibel vor Augen, was passiert, wenn wir „hoch hinaus“ wollen, dabei aber die Verbindung mit den Mitmenschen, mit der Schöpfung und mit dem Schöpfer ignorieren. Im Gegensatz zu Babel steht das Pfingstereignis (vgl. Apg 2,1-3). Der Heilige Geist kommt wie Wind und Feuer von oben auf die Apostel herab, erfüllt sie mit der Kraft Gottes und drängt die ängstlich verschlossene Gesellschaft, hinauszugehen und Jesus, den Herrn, überall zu verkünden. Der Geist schafft Einheit in Vielfalt, denn jeder ist mit seiner Eigenheit wichtig für den Aufbau der Gemeinschaft. Eine solche solidarische Vielfalt verhindert zum einen, dass die Einzigartigkeit jedes Einzelnen in Individualismus und Egoismus abdriftet. Zum anderen saniert sie jene sozialen Strukturen und Prozesse, die zu Systemen von Ungerechtigkeit und Unterdrückung degeneriert sind (vgl. Kompendium der Soziallehre der Kirche, 192). Der Heilige Geist verleihe uns die Kreativität, neue Formen familiärer Gastfreundschaft und universaler Solidarität zu entwickeln.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i fedeli di lingua tedesca. Sono molto contento che ora di nuovo è possibile un incontro personale faccia a faccia nelle Udienze generali. Come esseri sociali abbiamo bisogno di una tale immediatezza che fa bene all'anima. Preghiamo il Signore affinché la crisi, per tutta l’umanità, non sia motivo di divisione, ma di unità e solidarietà.

Speaker:

Herzlich grüße ich die Gläubigen deutscher Sprache. Es freut mich sehr, dass bei den Generalaudienzen nun wieder eine persönliche Begegnung von Angesicht zu Angesicht möglich ist. Solche Unmittelbarkeit brauchen wir als soziale Wesen und sie tut unserer Seele gut. Bitten wir den Herrn, dass die Krise die Menschheit nicht entzweit, sondern immer näher zusammenrücken lässt.

[00997-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La pandemia actual ha evidenciado que todos, como miembros de una misma familia humana, estamos conectados en el bien o en el mal, porque tenemos un mismo origen, compartimos la misma casa común y un mismo destino en Cristo. Esta interdependencia nos enseña que sólo siendo solidarios podremos salir adelante, pues de lo contrario surgen desigualdad, egoísmos, injusticia y marginación.

La solidaridad es una cuestión de justicia, un cambio de mentalidad que nos lleve a pensar en términos de comunidad, de prioridad de la vida de todos sobre la apropiación de los bienes de parte de unos pocos. Nuestra interdependencia, para que sea solidaria y dé frutos debe fundar en el respeto a nuestros semejantes y a la creación.

Para no repetir el drama de la Torre de Babel, que generó sólo ruptura y destrucción a todo nivel, el Señor nos invita a radicarnos en el acontecimiento de Pentecostés. Es allí donde Dios se hace presente con la fuerza de su Espíritu Santo, que inspira la fe de la comunidad unida en la diversidad y la solidaridad, y la impulsa a sanar las estructuras y los procesos sociales enfermos de injusticia y de opresión. La solidaridad es, por tanto, el único camino posible hacia un mundo post-pandemia, y el remedio para curar las enfermedades interpersonales y sociales que afligen a nuestro mundo actual.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española. He visto varias banderas españolas ahí, bienvenidos. Y también latinoamericanas de esta parte, así que no se enojan. Pido al Señor que nos conceda la gracia de una solidaridad guiada por la fe, para que el amor a Dios nos mueva a generar nuevas formas de hospitalidad familiar, de fraternidad fecunda y de acogida a los hermanos más frágiles, especialmente a los descartados por nuestras sociedades globalizadas. Que Dios los bendiga.

[00998-ES.02] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:

A pandemia atual evidenciou a nossa mútua interdependência de modo que, para sairmos melhores desta crise, é preciso que o façamos juntos, movidos pela solidariedade. O princípio da solidariedade é mais do que uma mera disponibilidade a ajudar os outros; tem seu fundamento no fato de que a família humana tem uma origem comum em Deus, todos moramos na casa comum e todos temos um destino comum em Cristo. Na Bíblia, há duas passagens muito elucidativas a este respeito: a Torre de Babel e a vinda do Espírito Santo no dia de Pentecostes. No primeiro caso, a busca por alcançar o céu ignorando os laços com os seres humanos, com a criação e com Deus leva à ruína e à divisão, gerando desigualdades que enfraquecem o tecido social e deterioram o meio-ambiente. Já o Pentecostes, mostra-nos que é a descida do Espírito Santo que leva a comunidade a abrir as portas do Cenáculo e sair, criando harmonia. Na verdade, é a solidariedade guiada pela fé que nos permite traduzir o amor de Deus na nossa cultura globalizada, não construindo torres ou muros que dividem e caem, mas inspirando-nos numa unidade na diversidade e na solidariedade. Oferece-nos também os anticorpos da diversidade solidária, impedindo que a singularidade de cada um se perverta em individualismo egoísta e animando-nos a gerar novas formas de fraternidade fecunda e de solidariedade universal.

Santo Padre:

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua portoghese, invitando a non stancarvi mai di invocare lo Spirito Santo, artefice dell’unità nella Chiesa e fra gli uomini, affinché ci aiuti a cercare sempre il dialogo con tutte le persone di buona volontà, per costruire un mondo di pace e solidarietà. Dio benedica voi e quanti vi sono cari!

Speaker:

Dirijo uma cordial saudação aos fiéis de língua portuguesa, convidando a nunca vos cansardes de invocar o Espírito Santo, artífice da unidade da Igreja e entre os homens, para que nos ajude a buscar sempre o diálogo com todas as pessoas de boa vontade, para construirmos um mundo de paz e solidariedade. Que Deus vos abençoe a vós e a vossos entes queridos!

[00999-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua araba

Speaker:

تأمّلَ قداسةُ البابا اليَومَ في "مبدأ التضامنِ وفضيلةِ الإيمان" وذلك في إطارِ تعليمِهِ في موضوعِ "شفاءِ العالم". قالَ قداستُه: نحن جميعًا مرتبطون بعضُنا ببعض، في الشرِّ والخير. والتضامنُ هو الذي يُخرجُنا من أزمةِ الجائحةِ التي نحن فيها ويصيِّرُنا أفضلَ مما نحن عليه. التضامنُ ليس مجردَ مسألةِ مساعدةِ الآخرين. إنّه مسألةُ عدالة. ومن أجلِ عيشِ هذا التضامن، علينا أن نحافظَ على ترابطٍ متينٍ مع أخينا الإنسانِ ومع الخليقةِ ومع الخالق. وأضافَ قداستُه: تصفُ قصةُ برجِ بابل ما يحدثُ عندما نتجاهلُ هذا الترابط. نبني الأبراجَ وناطحاتِ السحاب، لكننا ندمرُ الجماعة. ونوحّدُ الأبنيةَ واللغات، لكننا نقتلُ الثرّواتِ الثقافية. نريدُ أن نكون سادةَ الأرض، لكننا ندمرُ التنوعَ البيولوجي والتوازنَ البيئي. ثم يقولُ قداستُه إنّ يومَ العنصرةِ هو تمامًا نقيضُ برجِ بابل. فالرّوحُ القدس يخلقُ الوَحدةَ في التنوعِ والانسجامِ ويعززُ الترابط. لذلك فإنّ التضامنَ اليومَ هو الطريقُ الذي يؤدّي بنا إلى عالمٍ أفضل، وهو الذي يشفينا من أمراضِنا الشخصيةِ والاجتماعية. وبالإيمانِ والتضامنِ معًا، نعيشُ محبةَ الله في ثقافتِنا المعولمة، فلا نبني أبراجًا أو جدرانًا تفصلُ بيننا، بل نصنعُ نسيجَ الجماعةِ وندعمُ عملياتِ النمو، فتكونَ حقًّا إنسانيةً وقوية.

Santo Padre:

Saluto i fedeli di lingua araba. Nel mezzo di crisi e tempeste, il Signore ci interpella e ci invita a risvegliare e attivare questa solidarietà capace di dare solidità, sostegno e un senso a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Possa la creatività dello Spirito Santo incoraggiarci a generare nuove forme di familiare ospitalità, di feconda fraternità e di universale solidarietà. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga ‎sempre da ogni male‎‎‎‏!

‎‎‎‏

Speaker:

أُحيّي جميعَ المؤمنينَ الناطقينَ باللغةِ العربية. وسطَ الأزماتِ والعواصف، يُكلمُنا الرّبُّ يسوع ويدعونا لنستيقظَ ونُنشِطَ هذا التضامنَ القادرَ على إعطاءِ المتانةِ والدعمِ والمعنى لهذا الوقتِ الذي يبدو فيه أنّ كلَّ شيءٍ قد غرق. ليت إبداعاتِ الروحِ القدس تُشجعُنا على ابتكارِ أشكالٍ جديدةٍ من الضيافةِ العائليةِ والأخوّةِ المثمرةِ والتضامنِ العالمي الشامل. ليباركْكُم الرّبُّ جميعًا ويحرسْكُم دائمًا من كلِّ شر!

[01000-AR.01] [Testo originale: Arabo]

In lingua polacca

Speaker:

Obecna pandemia uwypukliła naszą współzależność: wszyscy jesteśmy ze sobą powiązani, na dobre i na złe. Dlatego też, abyśmy wyszli lepsi z tego kryzysu, musimy uczynić to wspólnie, wszyscy razem, solidarnie. Jak nauczał św. Jan Paweł II, zasada solidarności jest dziś potrzebna bardziej niż kiedykolwiek (por. Enc. Sollicitudo rei socialis, 38-40). W świecie wzajemnie połączonym doświadczamy, co to znaczy żyć w tej samej „globalnej wiosce”; ale nie zawsze przekształcamy tę współzależność w solidarność. „Słowo «solidarność» nieco się zużyło i czasami bywa niewłaściwie interpretowane, ale oznacza o wiele więcej niż jakiś sporadyczny gest hojności. Wymaga uformowania nowej mentalności, kierującej się pojęciami wspólnoty. Współzależność, aby być solidarną i przynosić owoce, potrzebuje silnego zakorzenienia w tym, co ludzkie oraz w naturze stworzonej przez Boga, potrzebuje poszanowania dla twarzy i dla ziemi. Duch Święty tworzy harmonię. Wraz z Pięćdziesiątnicą Bóg staje się obecny i inspiruje wiarę wspólnoty zjednoczonej w różnorodności i solidarności. Dlatego też solidarność jest dziś drogą, którą należy przebyć ku światu po pandemii, ku uzdrowieniu z naszych chorób interpersonalnych i społecznych. Solidarność kierowana wiarą pozwala nam przekładać miłość Boga na naszą zglobalizowaną kulturę, nie poprzez budowanie wież czy murów, które dzielą, a następnie upadają, ale poprzez budowanie wspólnot i wspieranie procesów prawdziwie ludzkiego i solidnego rozwoju.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i polacchi. Cari fratelli e sorelle, nei giorni scorsi in Polonia si è celebrato il 40° anniversario degli Accordi che – a partire dalla solidarietà degli oppressi – diedero inizio al Sindacato “Solidarnosc” e a storici cambiamenti politici nel vostro Paese e nell’Europa Centrale. Oggi parliamo di solidarietà nel contesto della pandemia. Ed è sempre attuale quanto ha detto San Giovanni Paolo II: «Non c’è solidarietà senza amore. Anzi, non c’è la felicità, non c’è il futuro dell’uomo e della nazione senza amore […]; l’amore che è a servizio, che è dimentico di sé ed è disposto a donare con generosità» (cf. Sopot, 5.06.1999). Cari fratelli e sorelle, siate fedeli a questo amore! Vi benedico di cuore.

Speaker:

Serdecznie pozdrawiam Polaków. Drodzy bracia i siostry, w minionych dniach w Polsce obchodzono 40-lecie Porozumień, które – jako owoc solidarności uciśnionych – dały początek Związkowi Zawodowemu „Solidarność” i historycznym przemianom politycznym w waszym kraju i w Europie Środkowej. Dziś mówimy o solidarności w kontekście pandemii. Zawsze aktualne jest to, co powiedział św. Jan Paweł II: „Nie ma solidarności bez miłości. Więcej, nie ma przyszłości człowieka i narodu bez miłości, […] która służy, zapomina o sobie i gotowa jest do wspaniałomyślnego dawania”. Drodzy bracia i siostry, bądźcie wierni tej miłości! Zserca wam błogosławię.

[01001-PL.01] [Testo originale: Polacco]

In lingua italiana

Saluto cordialmente voi, pellegrini qui presenti, e quanti seguono attraverso i media. Vi incoraggio a invocare spesso nelle vostre giornate lo Spirito Santo: la sua forza buona e creativa ci permette di uscire da noi stessi e di essere per gli altri un segno di conforto e di speranza.

Rivolgo un pensiero speciale agli anziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il Signore conosce meglio di noi stessi le attese e le necessità che portiamo nel cuore. Affidiamoci alla sua Provvidenza con piena fiducia, ricercando sempre il bene, anche quando costa.

[01002-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Appello del Santo Padre

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua araba

Testo in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, a un mese dalla tragedia che ha colpito la città di Beirut, il mio pensiero va ancora al caro Libano e alla sua popolazione particolarmente provata. E questo sacerdote che è qui, ha portato la bandiera del Libano a questa udienza.

Come San Giovanni Paolo II disse trent’anni fa in un momento cruciale della storia del Paese, anche io quest’oggi ripeto: «Di fronte ai ripetuti drammi, che ciascuno degli abitanti di questa terra conosce, noi prendiamo coscienza dell’estremo pericolo che minaccia l’esistenza stessa del Paese. Il Libano non può essere abbandonato nella sua solitudine» (Lettera apostolica a tutti i Vescovi della Chiesa cattolica sulla situazione nel Libano, 7 settembre 1989).

Per oltre cento anni, il Libano è stato un Paese di speranza. Anche durante i periodi più bui della sua storia, i libanesi hanno conservato la loro fede in Dio e dimostrato la capacità di fare della loro terra un luogo di tolleranza, di rispetto, di convivenza unico nella regione. È profondamente vera l’affermazione che il Libano rappresenta qualcosa di più di uno Stato: il Libano «è un messaggio di libertà, è un esempio di pluralismo tanto per l’Oriente quanto per l’Occidente» (ibid.). Per il bene stesso del Paese, ma anche del mondo, non possiamo permettere che questo patrimonio vada disperso.

Incoraggio tutti i libanesi a continuare a sperare e a ritrovare le forze e le energie necessarie per ripartire. Domando ai politici e ai leader religiosi di impegnarsi con sincerità e trasparenza nell’opera di ricostruzione, lasciando cadere gli interessi di parte e guardando al bene comune e al futuro della nazione. Rinnovo altresì l’invito alla Comunità internazionale a sostenere il Paese per aiutarlo ad uscire dalla grave crisi, senza essere coinvolto nelle tensioni regionali.

In modo particolare mi rivolgo agli abitanti di Beirut, duramente provati dall’esplosione: riprendete coraggio, fratelli! La fede e la preghiera siano la vostra forza. Non abbandonate le vostre case e la vostra eredità, non fate cadere il sogno di quelli che hanno creduto nell’avvenire di un Paese bello e prospero.

Cari pastori, vescovi, sacerdoti, consacrati, consacrate, laici, continuate ad accompagnare i vostri fedeli. E a voi, vescovi e sacerdoti, chiedo zelo apostolico; vi chiedo povertà, niente lusso, povertà con il vostro povero popolo che sta soffrendo. Date voi l’esempio di povertà e di umiltà. Aiutate i vostri fedeli e il vostro popolo a rialzarsi ed essere protagonisti di una nuova rinascita. Siate tutti operatori di concordia e rinnovamento nel nome dell’interesse comune, di una vera cultura dell’incontro, del vivere insieme nella pace, di fratellanza. Una parola tanto cara a San Francesco: fratellanza. Che questa concordia sia un rinnovamento nell’interesse comune. Su questo fondamento si potrà assicurare la continuità della presenza cristiana e il vostro inestimabile contributo al Paese, al mondo arabo e a tutta la regione, in uno spirito di fratellanza fra tutte le tradizioni religiose che ci sono nel Libano.

È per questa ragione che desidero invitare tutti a vivere una giornata universale di preghiera e digiuno per il Libano, venerdì prossimo, 4 settembre. Io ho l’intenzione di inviare un mio rappresentante quel giorno in Libano per accompagnare la popolazione: andrà il Segretario di Stato a nome mio, per esprimere la mia vicinanza e solidarietà. Offriamo la nostra preghiera per tutto il Libano e per Beirut. Siamo vicini anche con l’impegno concreto della carità, come in altre occasioni simili. Invito anche i fratelli e le sorelle di altre confessioni e tradizioni religiose ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme.

E adesso vi chiedo di affidare a Maria, Nostra Signora di Harissa, le nostre angosce e speranze. Sia Lei a sostenere quanti piangono i loro cari e infondere coraggio a tutti quelli che hanno perso le loro case e con esse parte della loro vita. Che interceda presso il Signore Gesù, affinché la Terra dei Cedri rifiorisca ed effonda il profumo del vivere insieme in tutta la Regione del Medio Oriente.

E adesso invito tutti, per quanto possibile, a metterci in piedi in silenzio e pregare in silenzio per il Libano.

[01003-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers frères et sœurs,

un mois après la tragédie qui a frappé la ville de Beyrouth, ma pensée se tourne de nouveau vers le cher Liban et sa population particulièrement éprouvée. Et ce prêtre qui est ici a apporté le drapeau du Liban à cette Audience.

Comme l’a dit saint Jean-Paul II il y a trente ans, à un moment crucial de l’histoire de ce pays, moi aussi, je répète aujourd’hui: «Face aux drames répétés que connaît chacun des habitants de cette terre, nous prenons conscience du péril extrême qui menace l'existence même du pays : le Liban ne peut pas être abandonné à sa solitude » (Lettre apostolique à tous les Evêques de l’Eglise catholique sur la situation au Liban, 7 septembre 1989).

Le Liban a été un pays d’espérance pendant plus de cent ans. Même aux moments les plus sombres de son histoire, les Libanais ont conservé leur foi en Dieu et montré la capacité de faire de leur terre un lieu de tolérance, de respect et de cohabitation unique dans la région. L’affirmation est profondément vraie selon laquelle le Liban représente quelque chose de plus qu’un Etat. Le Liban «est un message de liberté et un exemple de pluralisme tant pour l’Orient que pour l’Occident» (Ibid.). Pour le bien même du pays mais aussi du monde, nous ne pouvons pas permettre que ce patrimoine disparaisse.

J’encourage tous les Libanais à continuer à espérer et à retrouver les forces et les énergies nécessaires pour repartir. Je demande aux hommes politiques et aux responsables religieux de s’engager avec sincérité et transparence dans l’œuvre de reconstruction, renonçant aux intérêts de parti et visant le bien commun et l’avenir de la nation. Je renouvelle également l’invitation à la Communauté internationale à soutenir le pays pour l’aider à sortir de la grave crise, sans être impliqué dans les tensions régionales.

Je m’adresse en particulier aux habitants de Beyrouth, durement éprouvés par l’explosion: frères, reprenez courage! Que la foi et la prière soient votre force! N’abandonnez pas vos maisons et votre héritage. Ne perdez pas le rêve de ceux qui ont cru en l’avenir d’un pays beau et prospère.

Chers pasteurs, évêques, prêtres, personnes consacrées, laïcs, continuez à accompagner vos fidèles. Et à vous, évêques et prêtres, je demande le zèle apostolique; je vous demande la pauvreté, pas de luxe, la pauvreté avec votre pauvre peuple qui souffre. Donnez l’exemple de la pauvreté et de l’humilité. Aidez vos frères et votre peuple à se relever et à être les protagonistes d’une renaissance. Soyez tous des artisans de concorde et de renouveau au nom de l’intérêt commun, d’une vraie culture de la rencontre, du vivre ensemble dans la paix, de la fraternité. Un mot si cher à saint François: la fraternité. Que cette concorde soit un renouveau de l’intérêt commun. Sur ce fondement il sera possible d’assurer la continuité de la présence chrétienne et votre inestimable contribution au pays, au monde arabe et à toute la région, dans un esprit de fraternité entre toutes les traditions religieuses qui sont au Liban.

C’est pour cette raison que je désire inviter chacun à vivre une journée universelle de prière et de jeune pour le Liban, vendredi prochain, 4 septembre. J’ai l’intention d’envoyer ce jour-là mon représentant au Liban pour accompagner la population: le Secrétaire d’Etat ira en mon nom pour exprimer ma proximité et ma solidarité. Offrons notre prière pour tout le Liban et pour Beyrouth. Soyons proches aussi par l’engagement concret de la charité, et d’autres occasions semblables. J’invite aussi les frères et les sœurs des autres confessions et traditions religieuses à s’associer à cette initiative selon les formes qu’ils jugeront les plus opportunes, mais tous ensemble.

Et maintenant je vous demande de confier à Marie, Notre Dame de Harissa, nos angoisses et nos espérances. Qu’elle soutienne tous ceux qui pleurent leurs êtres chers et qu’elle donne courage à tous ceux qui ont perdu leur maison, et, avec elle, une partie de leur vie! Qu’elle intercède auprès du Seigneur Jésus pour que la Terre des Cèdres refleurisse et qu’elle répande le parfum du vivre ensemble dans toute la région du Moyen Orient.

Et maintenant je vous invite tous, dans la mesure du possible, à vous mettre debout en silence et à prier en silence pour le Liban.

[01003-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

One month after the tragedy that struck the city of Beirut, my thoughts turn once again to Lebanon and its people, so sorely tried. The priest beside me has brought the Lebanese flag to this Audience.

Today, I would repeat the words spoken by Saint John Paul II thirty years ago, at a crucial moment in Lebanon’s history: “Faced with repeated tragedies which each of the land’s inhabitants knows, we are aware of the extreme danger that threatens the very existence of the country: Lebanon cannot be abandoned in its solitude” (Apostolic Letter to the Bishops of the Catholic Church on the situation in Lebanon, 7 September 1989).

For over a hundred years, Lebanon has been a country of hope. Even in the darkest periods of its history, the Lebanese people maintained their faith in God and proved capable of making their land a place of tolerance, respect and coexistence unique in that region. How true it is that Lebanon is more than a State: it is “a message of freedom and an example of pluralism, both for the East and for the West” (ibid.). For the good of the country and the world, we cannot let this legacy be lost.

I encourage all Lebanese to persevere in hope and to summon the strength and energy needed to start anew. I ask political and religious leaders to commit themselves with sincerity and openness to the work of rebuilding, setting aside all partisan interests and looking to the common good and the future of the nation. Once again, I ask the international community to support Lebanon and to help it emerge from this grave crisis, without becoming caught up in regional tensions.

In a special way, my thoughts turn to the people of Beirut, who have suffered so greatly from the explosion. Brothers and sisters, take courage once more! Let faith and prayer be your strength. Do not abandon your homes and your heritage. Do not abandon the dreams of those who believed in the dawn of a beautiful and prosperous country.

Dear bishops, priests, consecrated and lay persons, continue to accompany the faithful. Of you, bishops and priests, I ask apostolic zeal, poverty and austerity. Be poor together with your poor and suffering people. Be the first to give an example of poverty and humility. Help the faithful and your people to rise again and contribute actively to a new rebirth. May all alike foster concord and renewal in the name of the common good and a genuine culture of encounter, peaceful coexistence and fraternity. Fraternity: a word so dear to Saint Francis. May this concord be a source of renewal in the common interest. This will prove a sure basis for the continuity of the Christian presence and your own inestimable contribution to the country, the Arab world and the whole region, in a spirit of fraternity among all the religious traditions present in Lebanon.

For this reason, I would ask everyone to join in a universal day of prayer and fasting for Lebanon on Friday next, 4 September. I intend to sent my own representative to Lebanon that day to be present with its people: The Secretary of State will go in my name to express my spiritual closeness and solidarity. Let us pray for Lebanon as a whole and for Beirut. And let us demonstrate our closeness by concrete works of charity, as on other similar occasions. I also invite our brothers and sisters of other religious confessions to join in this initiative in whatever way they deem best, but together as one.

And now I ask you to entrust to Mary, Our Lady of Harissa, our hopes and our fears. May she sustain all who grieve for their loved ones and instil courage in those who have lost their homes and, with them, a part of their lives! May she intercede with the Lord Jesus so that the Land of Cedars may flourish once again and spread the fragrance of fraternal coexistence throughout the entire Middle East.

And now I ask everyone, to the extent it is possible, to stand and pray in silence for Lebanon.

[01003-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua araba

نداء من أجل لبنان

أيها الإخوة والأخوات الأعزّاء،

بعد شهر من المأساة التي عصفت بمدينة بيروت، ما زلتُ أفكّر في لبنان الحبيب وسكّانه الذين يجتازون محنة كبيرة. وقد حمل معه هذا الكاهن الحاضر معنا هنا، علمَ لبنان إلى هذه المقابلة العامّة.

وكما قال القدّيس يوحنا بولس الثاني قبل ثلاثين عامًا في لحظة حاسمة من تاريخ البلاد، أكرّر اليوم أيضًا: "إنّنا ندرك، إزاء المآسي المتكرّرة التي يعرفها كلّ من سكّان هذه الأرض، الخطرَ الشديد الذي يهدّد وجود البلد ذاته: لا يمكن التخلّي عن لبنان في وِحدته" (رسالة رسولية إلى جميع أساقفة الكنيسة الكاثوليكية حول الوضع في لبنان، 7 أيلول/سبتمبر 1989).

لقد كان لبنان، لأكثر من مائة عام، بلد الرجاء. حتى في أحلك فترات تاريخه، حافظ اللبنانيون على إيمانهم بالله وأظهروا القدرة على جعل أرضهم مكانًا فريدًا للتسامح والاحترام والتعايش في المنطقة. إن التأكيد على أن لبنان يمثّل ما هو أكثر من بلد، هو حقيقيّ بالتمام: "هو رسالة حريّة ومثال تعدّديّة للشرق كما للغرب!". من أجل خير البلد لا بل خير العالم أيضًا، لا يمكننا أن نسمح بفقدان هذا التراث.

إنّي أشجع جميع اللبنانيين على الثبات في رجائهم واستعادة القوّة والطاقات اللازمة للانطلاق من جديد. أطلب من السياسيّين والقادة الدينيّين أن يعملوا بجدّية وشفافية على إعادة الإعمار، ويتخلّوا عن المصالح الحزبيّة، ويتطلّعوا إلى الخير العام ومستقبل الأمّة. كما أجدّد دعوتي إلى المجتمع الدولي كي يدعم البلد لمساعدته على الخروج من الأزمة الخطيرة، دون إشراكه في التوتّرات الإقليمية.

أتوجّه بشكل خاص إلى سكّان بيروت الذين يقاسون بشدّة نتيجة الانفجار: تشجّعوا أيها الإخوة! ليكن الإيمان والصلاة قوّتكم! لا تتخلّوا عن بيوتكم وتراثكم. لا تُسقِطوا حلم الذين آمنوا بمستقبل بلد جميل ومزدهر.

أعزّائي الرعاة، أساقفة، وكهنة، ومكرّسين، ومكرّسات، وعلمانيّين، ثابِروا في مرافقة المؤمنين. أطلب منكم أيها الأساقفة والكهنة، غيرةً رسوليةً؛ أطلب منكم الفقرَ، دون أيّ ترف، بل الفقر، مع شعبكم الذي يتألّم. كونوا أنتم مثالًا للفقر والتواضع. ساعدوا مؤمنيكم وشعبكم على النهوض وعلى أن يكونوا أبطالَ ولادة جديدة؛ التزموا جميعًا بالعمل على تحقيق التوافق والتجديد باسم المصلحة المشتركة، وثقافة اللقاء الحقيقية، والعيش المشترك والسلام والأخوّة. هذه الكلمة الغالية على قلب القدّيس فرنسيس: الأخوّة. وعسى أن يكون هذا التوافق تجديدًا ضمن المصلحة المشتركة. فعلى هذا الأساس، يمكن ضمان استمرارية الوجود المسيحيّ ومساهمتكم القيّمة للبلد والعالم العربي والمنطقة بأسرها، بروحٍ من الأخوّة بين جميع الطوائف الموجودة في لبنان.

ولذا أودّ أن أدعو الجميع إلى عيش يوم عالميّ للصلاة والصوم من أجل لبنان يوم الجمعة المقبل، 4 أيلول / سبتمبر. إني أنوي إرسال أحد ممثّليَّ إلى لبنان في ذلك اليوم كي يرافق الشعب: سيذهب باسمي أمين سرّ الكرسي الرسولي كي يعبّر عن قربي وتضامني. لنقدّم صلاتنا من أجل كلّ لبنان ومن أجل بيروت. إننا قريبون أيضًا من خلال أعمال محبّة ملموسة، كما هو الحال في مناسبات أخرى مماثلة. أدعو أيضًا الإخوة والأخوات من الطوائف الأخرى للانضمام إلى هذه المبادرة بالطرق التي يرونها مناسبة، ولكن كلّنا سويّا.

وأطلب منكم الآن أن نعهد بمخاوفنا وآمالنا إلى مريم، سيّدة حريصا. ولتكن هي سندًا لجميع الذين يبكون أحبّائهم ولتعطي الشجاعة لكلّ مَن فقد منزله وفقد معه جزءًا من حياته! ولتتشفع أمام الربّ يسوع كي تُزهِر أرضُ الأرز من جديد وتنشر رائحة العيش معًا في جميع أنحاء منطقة الشرق الأوسط.

والآن أدعو الجميعَ إلى الوقوف، إذا أمكن، كي نصلّي بصمت من أجل لبنان.

[01003-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0434-XX.02]