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Conferenza Stampa dal titolo “Preparare il futuro, costruire la pace al tempo del Covid-19”, 07.07.2020


Intervento del Card. Peter Kodwo Appiah Turkson

Intervento di Suor Alessandra Smerilli

Intervento del Dott. Alessio Pecorario

Alle ore 11.30 di questa mattina, presso l’Aula “Giovanni Paolo II” della Sala Stampa della Santa Sede ha avuto luogo una Conferenza Stampa dal titolo “Preparare il futuro, costruire la pace al tempo del Covid-19”.

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e Presidente della Commissione Vaticana per il Covid-19; Suor Alessandra Smerilli, Coordinatore della Task-force Economia della Commissione Vaticana per il Covid-19 e Professore Ordinario di Economia Politica presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium; il Dott. Alessio Pecorario, Coordinatore della Task-force Sicurezza della Commissione Vaticana per il Covid-19 e Officiale del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento del Card. Peter Kodwo Appiah Turkson

Testo in lingua inglese

Traduzione in lingua italiana

Traduzione in lingua spagnola

Testo in lingua inglese

As we all know, we are facing one of the worst humanitarian crises since World War II. As the world takes emergency measures to address a global pandemic and a global economic recession, both underpinned by a global climate emergency, we must also consider the implications for peace of these interconnected crises. The Vatican COVID-19 Commission, especially through the Task Forces on Security and Economics, has been analyzing some of these implications. Let me highlight the followings.

While today unprecedented sums are devoted to military expenditure (including the largest nuclear modernization programs), the sick, the poor, the marginalized, and victims of conflict are being disproportionately affected by the present crisis. Until now, the interconnected crises (health, socio-economics and ecology) are widening the gap not only between the rich and the poor, but also between zones of peace, prosperity and environmental justice and zones of conflict, deprivation and ecological devastation.

There can be no healing without peace. Reducing conflicts is the only chance for reducing injustices and inequalities. Armed violence and conflict and poverty are indeed linked in a cycle that prevents peace, furthers human rights abuses and hampers development.

I welcome the UN Security Council’s recent endorsement of a global cease-fire.[i] We can’t fight the pandemic if we are fighting, or preparing to fight, each other. I also welcome the endorsement by 170 countries to the UN call to silence the guns![ii] But one thing is to call or endorse a cease-fire statement, another thing is to implement it. In order to do so, we need to freeze weapons production and dealing.

The current interconnected crises I mentioned (health, socio-economics and ecologicy) demonstrate the urgent need for a globalization of solidarity to reflect our global interdependence. In the last two decades, international stability and security have deteriorated.[iii] It seems that political friendship and international concord increasingly cease to be the supreme good that nations desire and are ready to commit to.

Regrettably, instead of being united for the common good against a common threat that knows no borders, many leaders are deepening international and internal divisions. In this sense, the pandemic, through health fatalities and complications, economic recession and conflicts represents the perfect storm! We need global leadership that can re-build bonds of unity while rejecting scapegoating, mutual recrimination, chauvinistic nationalism, isolationism, and other forms of selfishness. As Pope Francis said last November in Nagasaki, we must “break down the climate of distrust” and prevent the “erosion of multilateralism”[iv]. In the interest of building a sustainable peace, we must foster a ‘culture of encounter’ where men and women discover one another as members of one human family, share the same belief. Solidarity. Trust. Encounter. Common good. Nonviolence. We believe these are the foundations of actual human security.

The Church strongly supports projects of peacebuilding that are essential for conflict and post-conflict communities to respond to COVID-19. Without controlling arms, it is impossible to ensure security. Without security, the responses to the pandemic are not complete.

The COVID-19 pandemic, the economic recession, and the climate change make ever clearer the need to give priority to positive peace over narrow notions of national security. Pope John XXIII already signaled the need for this transformation by re-defining peace in terms of the recognition, respect, safeguarding, and promotion of the rights of the human person (Pacem in terris, 139). Now, more than ever, is the time for nations of the world to shift from national security by military means to human security as the primary concern of policy and international relations. Now is the time for the international community and the Church to develop bold and imaginative plans for collective action commensurate with the magnitude of this crisis. Now is the time to build a world that better reflects a truly integral approach to peace, human development, and ecology.

Thank you!

_________________

[i] https://news.un.org/en/story/2020/07/1067552
[ii
] https://news.un.org/en/story/2020/06/1066982
[iii]
https://press.vatican.va/content/salastampa/en/bollettino/pubblico/2019/09/27/190927b.html
[iv]
http://www.vatican.va/content/francesco/en/speeches/2019/november/documents/papa-francesco_20191124_messaggio-arminucleari-nagasaki.html

[00864-EN.01] [Original text: English]

Traduzione in lingua italiana

Come tutti sappiamo, stiamo affrontando una delle peggiori crisi umanitarie dalla seconda guerra mondiale. Mentre il mondo adotta misure di emergenza per affrontare una pandemia globale e una recessione economica globale, entrambe sostenute da un'emergenza climatica globale, dobbiamo anche considerare le implicazioni per la pace di queste crisi interconnesse. La Commissione COVID-19 del Vaticano, in particolare attraverso le Task Force per la sicurezza e l'economia, ha analizzato alcune di queste implicazioni. Permettetemi di evidenziare i seguenti punti.

Mentre oggi si destinano somme senza precedenti alle spese militari (compresi i più grandi programmi di modernizzazione nucleare), i malati, i poveri, gli emarginati e le vittime dei conflitti sono colpiti in modo sproporzionato dalla crisi attuale. Finora, le crisi interconnesse (sanitaria, socio-economica ed ecologica) stanno allargando il divario non solo tra ricchi e poveri, ma anche tra le zone di pace, di prosperità e di giustizia ambientale e le zone di conflitto, di privazione e di devastazione ecologica.

Non ci può essere guarigione senza pace. La riduzione dei conflitti è l'unica possibilità di ridurre le ingiustizie e le disuguaglianze. La violenza armata, i conflitti e la povertà sono infatti collegati in un ciclo che impedisce la pace, favorisce le violazioni dei diritti umani e ostacola lo sviluppo.

Personalmente, accolgo con favore la recente approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU di un cessate il fuoco globale[1]. Non possiamo combattere la pandemia se ci combattiamo o ci stiamo preparando a combattere l'uno contro l'altro. Accolgo inoltre con favore l'approvazione, da parte di 170 Paesi, dell'appello delle Nazioni Unite a mettere a tacere le armi![2] Ma una cosa è chiamare o approvare una dichiarazione di cessate il fuoco, un'altra cosa è metterla in pratica. Per farlo, dobbiamo congelare la produzione e il commercio di armi.

Le attuali crisi interconnesse di cui ho parlato (sanitaria, socio-economica ed ecologica) dimostrano l'urgente necessità di una globalizzazione della solidarietà che rifletta la nostra interdipendenza globale. Negli ultimi due decenni, la stabilità e la sicurezza internazionale si sono deteriorate[3]. Sembra che l'amicizia politica e la concordia internazionale cessino sempre più di essere il bene supremo che le nazioni desiderano e per il quale sono pronte a impegnarsi. Purtroppo, invece di essere uniti per il bene comune contro una minaccia comune che non conosce confini, molti leader stanno approfondendo le divisioni internazionali e interne. In questo senso, la pandemia, attraverso morti e complicazioni sanitarie, recessione economica e conflitti, rappresenta la tempesta perfetta! Abbiamo bisogno di una leadership globale che possa ricostruire legami di unità, rifiutando al contempo il capro espiatorio, la recriminazione reciproca, il nazionalismo sciovinista, l'isolazionismo e altre forme di egoismo. Come ha detto Papa Francesco lo scorso novembre a Nagasaki, dobbiamo "rompere il clima di sfiducia" e prevenire "l'erosione del multilateralismo"[4]. Nell'interesse della costruzione di una pace sostenibile, dobbiamo promuovere una "cultura dell'incontro" in cui uomini e donne si scoprano l'un l'altro come membri di una stessa famiglia umana, condividano lo stesso credo. Solidarietà. Fiducia. Incontro. Bene comune. Non-violenza. Noi crediamo che questi siano i fondamenti della sicurezza umana.

La Chiesa sostiene con forza i progetti di costruzione della pace che sono essenziali per le comunità in conflitto e post-conflitto per rispondere al COVID-19. Senza il controllo delle armi, è impossibile garantire la sicurezza. Senza sicurezza, le risposte alla pandemia non sono complete.

La pandemia dovuta al COVID-19, la recessione economica e il cambiamento climatico rendono sempre più chiara la necessità di dare priorità alla pace positiva rispetto a concetti ristretti di sicurezza nazionale. San Giovanni XXIII segnalò già oltre cinquant’anni fa la necessità di questa trasformazione ridefinendo la pace in termini di riconoscimento, rispetto, salvaguardia e promozione dei diritti della persona umana (Pacem in terris, 139). Ora più che mai è giunto il momento che le nazioni del mondo passino dalla sicurezza nazionale con mezzi militari alla sicurezza umana come preoccupazione primaria della politica e delle relazioni internazionali. Ora è il momento che la comunità internazionale e la Chiesa sviluppino piani audaci e fantasiosi per un'azione collettiva commisurata alla portata di questa crisi. Ora è il momento di costruire un mondo che rifletta meglio un approccio veramente integrale alla pace, allo sviluppo umano e all'ecologia.

Grazie!

__________________

[1] https://news.un.org/en/story/2020/07/1067552
[2]
https://news.un.org/en/story/2020/06/1066982
[3]
https://press.vatican.va/content/salastampa/en/bollettino/pubblico/2019/09/27/190927b.html
[4]
http://www.vatican.va/content/francesco/en/speeches/2019/november/documents/papa-francesco_20191124_messaggio-arminucleari-nagasaki.html

[00864-IT.01] [Testo originale: Inglese]

Traduzione in lingua spagnola

Como todos sabemos, nos enfrentamos a una de las peores crisis humanitarias desde la Segunda Guerra Mundial. A medida que el mundo toma medidas de emergencia para hacer frente a una pandemia mundial y a una recesión económica mundial, ambas sustentadas por una emergencia climática mundial, también debemos considerar las consecuencias para la paz de estas crisis interconectadas. La “Comisión Vaticana COVID-19”, especialmente a través de los Grupos de Trabajo sobre Seguridad y Economía, ha estado analizando algunas de estas implicaciones. Permítanme destacar lo siguiente.

Mientras que hoy en día se dedican sumas sin precedentes a gastos militares (incluyendo los mayores programas de modernización nuclear), los enfermos, los pobres, los marginados, y las víctimas de los conflictos están siendo afectados desproporcionadamente por la crisis actual. Hasta ahora, las crisis interconectadas (salud, socioeconomía y ecología) están ampliando la brecha no sólo entre los ricos y los pobres, sino también entre las zonas de paz, prosperidad y justicia ambiental y las zonas de conflicto, privación y devastación ecológica.

No puede haber sanación verdadera si no hay paz. La reducción de los conflictos es la única posibilidad de reducir las injusticias y las desigualdades. La violencia armada y los conflictos y la pobreza están efectivamente vinculados en un ciclo que impide la paz, fomenta los abusos de los derechos humanos y obstaculiza el desarrollo.

Celebro que el Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas haya aprobado recientemente una cesación del fuego a nivel mundial[i]. No podemos luchar contra la pandemia si estamos luchando, o preparándonos para luchar, unos contra otros. También celebro el respaldo de 170 países al llamamiento de la ONU para que se silencien las armas[ii]. Pero una cosa es llamar o apoyar una declaración de cese al fuego, otra cosa es implementarla. Para ello, necesitamos congelar la producción y el comercio de armas.

Las actuales crisis interconectadas que he mencionado (salud, socioeconomía y ecología) demuestran la urgente necesidad de una globalización de la solidaridad que refleje nuestra interdependencia mundial. En los dos últimos decenios, la estabilidad y la seguridad internacionales se han deteriorado.[iii] Parece que la amistad política y la concordia internacional dejan de ser cada vez más el bien supremo al que las naciones desean y están dispuestas a comprometerse.

Lamentablemente, en lugar de estar unidos por el bien común frente a una amenaza común que no conoce fronteras, muchos líderes están incrementando las divisiones internacionales e internas. En este sentido, la pandemia, con tantas muertes y complicaciones de salud, la recesión económica y los conflictos representa “la tormenta perfecta”. Necesitamos un liderazgo mundial que pueda reconstruir los lazos de unidad y al mismo tiempo rechazar los chivos expiatorios, la recriminación mutua, el nacionalismo chovinista, el aislacionismo y otras formas de egoísmo. Como dijo el Papa Francisco el pasado noviembre en Nagasaki[iv], debemos "romper el clima de desconfianza" y evitar la "erosión del multilateralismo" . En aras de la construcción de una paz sostenible, debemos fomentar una "cultura del encuentro" en la que hombres y mujeres se descubran unos a otros como miembros de una familia humana, compartiendo la misma creencia. La solidaridad. La confianza. El encuentro. Bien común. No-violencia. Creemos que estos son los fundamentos de la seguridad humana actual.

La Iglesia apoya firmemente los proyectos de construcción de la paz que son esenciales para que las comunidades en conflicto y post-conflicto respondan a COVID-19. Sin el control de las armas, es imposible garantizar la seguridad. Sin seguridad, las respuestas a la pandemia no están completas.

La pandemia de COVID-19, la recesión económica y el cambio climático hacen cada vez más evidente la necesidad de dar prioridad a la paz positiva sobre las estrechas nociones de seguridad nacional. El Papa Juan XXIII ya señaló la necesidad de esta transformación al redefinir la paz en términos de reconocimiento, respeto, salvaguarda y promoción de los derechos de la persona humana (Pacem in terris, 139). Ahora, más que nunca, es el momento de que las naciones del mundo pasen de la seguridad nacional por medios militares a la seguridad humana como principal preocupación de la política y las relaciones internacionales. Ahora es el momento de que la comunidad internacional y la Iglesia elaboren planes audaces e imaginativos para una acción colectiva acorde con la magnitud de esta crisis. Ahora es el momento de construir un mundo que refleje mejor un enfoque verdaderamente integral de la paz, el desarrollo humano y la ecología.

Gracias!

_________________

[i] https://news.un.org/en/story/2020/07/1067552
[ii] https://news.un.org/en/story/2020/06/1066982
[iii] https://press.vatican.va/content/salastampa/en/bollettino/pubblico/2019/09/27/190927b.html
[iv]http://www.vatican.va/content/francesco/en/speeches/2019/november/documents/papa-francesco_20191124_messaggio-arminucleari-nagasaki.html

[00864-ES.01] [Texto original: Inglés]

Intervento di Suor Alessandra Smerilli

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Testo in lingua italiana

La pandemia, che è un male comune, ha fatto emergere in modo esperienziale l’importanza del bene comune. Come ci ha ricordato Papa Francesco, nessuno potrà farcela da solo. Un male comune e globale si affronta solo se comprendiamo di essere tutti legati: umanità dal destino comune. Se ne esce solo con l’impegno di tutti.

La pandemia ha rivelato le nostre fragilità, a partire dai sistemi sanitari: le dimensioni e la gravità della pandemia ha messo in difficoltà anche sistemi sanitari ben finanziati. Oltre ad esercitare pressione sui sistemi sanitari, la pandemia ha anche provocato un aumento drammatico di forniture mediche essenziali[1]. Abbiamo capito che i sistemi sanitari in tutto il mondo hanno bisogno di maggiori investimenti di qualità. Abbiamo bisogno di protezione nei confronti delle malattie trasmissibili, e di investire in prevenzione: il COVID-19 ha rivelato l'insufficiente finanziamento delle cure per le malattie trasmissibili nel cuore di molti sistemi sanitari. In questo momento abbiamo bisogno di un vaccino.

La pandemia ha rivelato la vera portata della nostra interconnessione. Sappiamo che la salute è un bene comune globale e che anche i servizi di prevenzione e cura devono essere globali. In particolare, la salute globale deve essere considerata un bene comune nel senso che tutti ne hanno diritto, ma anche pari responsabilità nel promuoverla.

La recessione economica che sta attraversando e attraverserà tutto il mondo provocherà lo spiazzamento di milioni e milioni di posti di lavoro[2]. La crisi economica e sociale potrebbe avere dimensioni disastrose.

Le vie di uscita ci sono, ma richiedono capacità di visione, coraggio e collaborazione internazionale. Nessuno Stato potrà farcela da solo. Investimenti in sanità e cura, transizione ecologica, riqualificazione dei lavoratori e aiuto alle imprese che subiranno inizialmente danni dalla transizione. Di tutto questo abbiamo bisogno, e per farlo sono indispensabili ingenti investimenti pubblici.

Papa Francesco ci ha chiesto soluzioni creative. E allora ci chiediamo: se invece di fare la corsa agli armamenti, facessimo la corsa verso la sicurezza alimentare, di salute e lavorativa? Cosa chiedono i cittadini in questo momento? Hanno bisogno di uno Stato militarmente forte, o di uno Stato che investa in beni comuni? Come ogni cittadino vorrebbe che fossero spesi i propri soldi oggi? Ha senso continuare a fare massicci investimenti in armi se poi le vite umane non possono essere salvate perché mancano le strutture sanitarie e le cure adeguate? La spesa militare nel mondo nel 2019 ha raggiunto il livello più elevato[3]. Se ho una persona malata in famiglia e ho bisogno di spendere per le cure, non indirizzerò tutte le mie risorse per curare il mio familiare?

Non voglio banalizzare, ma siamo nel momento in cui dobbiamo comprendere dove indirizzare le risorse in un momento di cambio epocale. Oggi la prima sicurezza è quella della salute e del well-being. A cosa servono arsenali per essere più sicuri, se poi basta una manciata di persone infette per far dilagare l’epidemia e provocare tante vittime? La pandemia non conosce confini.

Sappiamo bene che il tema è più complicato di quello che sembra: la corsa agli armamenti è un dilemma che vede gli Stati, per paura degli altri Stati, o per voler primeggiare, continuare ad aumentare i propri arsenali militari. Ma questo genera un circolo vizioso che non finisce mai, spingendo ad aumentare sempre più le spese militari. È una competizione posizionale che spinge a spese irrazionali pur di mantenere le proprie posizioni. Tale tipo di corsa si arresta solo con una volontà collettiva di autodelimitazione. Abbiamo bisogno di leaders coraggiosi che dimostrino di credere al bene comune, che si impegnino per garantire quello di cui oggi c’è maggior bisogno. Abbiamo bisogno di un patto collettivo per indirizzare le risorse per la sicurezza nella salute e per il benessere (well-being).

_________________

[1] See https://www.who.int/publications/i/item/financing-common-goods-for-health
[2] See https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/@dgreports/@dcomm/documents/briefingnote/wcms_749399.pdf
[3] See https://www.sipri.org/sites/default/files/2020-06/yb20_summary_en_v2_0.pdf, p. 10.

[00865-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

The pandemic, which is a common enemy, has brought out at an experiential level the importance of the common good. As Pope Francis reminds us, no one can do it alone. We can face a common and global enemy only if we understand that we are all linked to each other: a humanity with a common destiny. We can only succeed with everyone's commitment.

The pandemic has revealed our weaknesses, starting with the healthcare systems: the scale and gravity of the pandemic has overwhelmed even well-resourced healthcare systems. In addition to exerting high pressure on health systems, the pandemic has also provoked a dramatic increase in demand for essential medical supplies[1]. Health systems need greater quality investments worldwide. We need protection against communicable diseases, and we need to invest in prevention: COVID-19 has revealed the insufficient funding of treatment for communicable diseases at the heart of many healthcare systems. Right now we need a vaccine.

The pandemic has revealed the true extent of our interconnectedness. We know that health is a global commons, and prevention and care services must be global as well. In particular, global health must be considered a common good in the sense that everyone has an equal right to it, but also an equal responsibility to promote it.

The economic recession that involves the whole world and continues to expand will cause the displacement of billions of jobs[2]. The economic and social crisis could have disastrous dimensions

There are ways out, but they require vision, courage and international collaboration. No state, just like its people, can do it alone as huge public investment in healthcare, ecological transition, retraining of workers and aid to companies (that will initially suffer damage from the transition) are required.

Pope Francis has asked us for creative solutions. So, we have been asking ourselves: if instead of doing the arms race, we ‘race’ towards food, health and work security? What are citizens asking for right now? Do they need a strong military state, or a state that invests in common goods? How would every citizen want their money to be spent today? Does it make sense to continue to make massive investments in weapons if human lives cannot be saved because there is no adequate healthcare system? If I have a sick person in the family, for example, who needs medical treatment, won't I direct all my resources to treating my family member? Military spending in the world in 2019 reached its peak[3].

I do not want to sound trivial, but we are at a stage in which we must understand where to direct financial resources during this paradigm shift. Today, the first safety is that of health and well-being. What are arsenals for, if a handful of infected people are enough to spread the epidemic and cause many victims? The pandemic knows no borders.

We know that the issue is more complicated than it seems: the arms race is a dilemma that sees states, out of fear of other states, or wanting to excel, to continue to increase their military power. This generates a vicious circle that never ends, pushing in turn towards a constant increase in military spending, a positional competition that causes irrational expenses. This type of race stops only with a collective will of self-limitation. We need courageous leaders who can demonstrate that they believe in the common good, who are committed to guaranteeing what is most needed today. We need a collective pact to direct resources for health security and wellbeing.

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[1] See https://www.who.int/publications/i/item/financing-common-goods-for-health
[2] See https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/@dgreports/@dcomm/documents/briefingnote/wcms_749399.pdf
[3] See https://www.sipri.org/sites/default/files/2020-06/yb20_summary_en_v2_0.pdf, p. 10.

[00865-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

La pandemia, que es un enemigo común, ha puesto de manifiesto a nivel experimental la importancia del bien común. Como nos recuerda el Papa Francisco, nadie puede hacerlo solo. Sólo podemos enfrentarnos a un enemigo común y global si comprendemos que todos estamos vinculados entre sí: una humanidad con un destino común. Sólo podemos tener éxito con el compromiso de todos.

La pandemia ha revelado nuestras debilidades, empezando por los sistemas de salud: la escala y la gravedad de la pandemia ha abrumado incluso a los sistemas de salud bien dotados de recursos. Además de ejercer una gran presión sobre los sistemas de salud, la pandemia también ha provocado un aumento dramático de la demanda de suministros médicos esenciales[1]. Los sistemas de salud necesitan mayores inversiones de calidad en todo el mundo. Necesitamos protección contra las enfermedades transmisibles y necesitamos invertir en prevención: COVID-19 ha revelado la insuficiente financiación del tratamiento de las enfermedades transmisibles en el corazón de muchos sistemas de salud. Ahora mismo necesitamos una vacuna.

La pandemia ha revelado el verdadero alcance de nuestra interconexión. Sabemos que la salud es un bien común mundial, y los servicios de prevención y atención deben ser también mundiales. En particular, la salud mundial debe considerarse un bien común en el sentido de que todos tienen el mismo derecho a ella, pero también la misma responsabilidad de promoverla.

La recesión económica que afecta a todo el mundo y que continúa expandiéndose provocará el desplazamiento de miles de millones de puestos de trabajo[2]. La crisis económica y social podría tener dimensiones desastrosas La pandemia también ha acelerado la transición tecnológica y digital: en 8 semanas hemos visto el equivalente a un progreso de 5 años, y eso acelerará la pérdida de empleos.

Hay salidas, pero requieren visión, coraje y colaboración internacional. Ningún Estado, como su pueblo, puede hacerlo solo, ya que se requiere una enorme inversión pública en atención sanitaria, transición ecológica, reciclaje de los trabajadores y ayuda a las empresas (que inicialmente sufrirán daños por la transición).

El Papa Francisco nos ha pedido soluciones creativas. Por lo tanto, nos hemos estado preguntando: ¿y si en lugar de hacer la carrera de armamentos, "corremos" hacia la seguridad alimentaria, sanitaria y laboral? ¿Qué están pidiendo los ciudadanos en este momento? ¿Necesitan un estado militar fuerte, o un estado que invierta en bienes comunes? ¿Cómo querría cada ciudadano que se gaste su dinero hoy? ¿Tiene sentido seguir haciendo inversiones masivas en armas si no se pueden salvar vidas humanas porque no hay un sistema de salud adecuado? Si tengo un enfermo en la familia, por ejemplo, que necesita tratamiento médico, ¿no dirigiré todos mis recursos a tratar a mi familiar? El gasto militar en el mundo en 2019 alcanzó su punto más alto. [3]

No quiero sonar trivial, pero estamos en una etapa en la que debemos entender hacia dónde dirigir los recursos financieros durante este cambio de paradigma. Hoy en día, la primera seguridad es la de la salud y el bienestar. ¿Para qué sirven los arsenales si un puñado de personas infectadas es suficiente para propagar la epidemia y causar muchas víctimas? La pandemia no conoce fronteras.

Sabemos que la cuestión es más complicada de lo que parece: la carrera armamentista es un dilema que ve a los Estados, por miedo a otros Estados, o queriendo sobresalir, seguir aumentando su poder militar. Esto genera un círculo vicioso que nunca termina, empujando a su vez hacia un aumento constante de los gastos militares, una competencia posicional que provoca gastos irracionales. Este tipo de carrera sólo se detiene con una voluntad colectiva de autolimitación. Necesitamos líderes valientes que puedan demostrar que creen en el bien común, que se comprometan a garantizar lo que más se necesita hoy en día. Necesitamos un pacto colectivo para dirigir los recursos para la seguridad y el bienestar de la salud.

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[1] https://www.who.int/publications/i/item/financing-common-goods-for-health
[2] https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/@dgreports/@dcomm/documents/briefingnote/wcms_749399.pdf
[3] https://www.sipri.org/sites/default/files/2020-06/yb20_summary_en_v2_0.pdf, p. 10.

[00865-ES.01] [Texto original: Italiano]

Intervento del Dott. Alessio Pecorario

Testo in lingua inglese

Traduzione in lingua italiana

Traduzione in lingua spagnola

Testo in lingua inglese

The worst medical impact of COVID-19 is still to come warns the World Health Organisation (WHO). The impact so far is already triggering the most severe economic and social disruption of modern times. The International Monetary Fund (IMF) has already predicted a global fall in Gross Domestic Product (GDP) by at least 3%. In turn this directly impacts security at all levels from domestic to the global.

The support for a global ceasefire by the UN Security Council and the support it received from the vast majority of States[i] is an important stabilising measure, which according to us could be completed with a freeze or moratoria on weapons production and dealing – as the Pope has observed now is not the time to be manufacturing weapons.[ii]

Nevertheless, the Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) observes continued increases in military spending. Global military spending in 2019 was 1.9 trillion US dollars[iii] (which far surpasses annual military global expenditures during the Cold War and is some 300 times the budget of the WHO), and some observers and officials urge increased military spending in response to COVID-19. Military spending ranges from new nuclear weapons programmes amongst all those that already possess them, through major conventional armed forces equipment and small arms with exports into conflict regions.

Cyber warfare and crime has made COVID-19 a new theatre of operations.[iv] Criminal organisations also are engaged in activity unconducive to peace and prosperity in an area of acute vulnerability of integrated information technology systems. Tensions are rising with COVID-19 at times has become a reason for dispute, fuelling what the Vatican Security Task Force has described as “conflict trap”, “security dilemma”, etc.

Choices have to be made. Medical supplies, food security and economic revival focused on social justice and green economy all require resources that can be diverted from the military sector in the context of renewed arms control. The arms control achievements and treaty structures enabled a peace dividend in the last generation, can there be a renaissance in this area?

Food Security is first and fundamental in international security. The UN Food and Agriculture Organisation (FAO) here in Rome was created in the 1940s to prevent hunger fuelling a new world conflict, today it highlights increases resulting from COVID-19 in starvation and disruption of world food supplies.[v] The World Food Programme (WFP) already estimates a doubling of those facing starvation.[vi] Integral Human Development requires urgent redeployment of global resources to free people from want.

Looking beyond the immediate needs of hunger we need a depth of analysis that perhaps the ancient perspective of this city can assist. A bleak innovation of the present crisis is that it combines the COVID-19 pandemic with the nationalist adventurism and economic inequality last seen prior to 1914 and 1939, with the emerging economic slump last seen in the 1930s in combination with nuclear weapons and the rapid onset of climate change.

Through the Encyclical Letter Populorum Progressio of March 26, 1967, affirming the concept of integral human development, the Magisterium of the Church anticipates what would become an important paradigm-shift after World War II, namely the move from the focus on national security to human and global security, from the mere prevention of conflicts towards wider peace-building. Along with our Security Task Force’s Members we remind that the post-WW2 international institutions were set up to bring and support development and peace. In the light of the emergency, complexity and interconnected challenges arisen from the pandemic, we could conclude that human and financial resources and technology should be used to create and stimulate strategies, alliances and systems to protect lives and the planet and not to kill people and ecosystems. According to us Multilateralism and the implementations of Sustainable Development Goals are key in this process.

Thank you!

___________________

[i] https://news.un.org/en/story/2020/07/1067552; https://news.un.org/en/story/2020/06/1066982
[ii]
http://www.vatican.va/content/francesco/en/messages/urbi/documents/papa-francesco_20200412_urbi-et-orbi-pasqua.html
[iii]
https://sipri.org/sites/default/files/2020-06/yb20_summary_en_v2.pdf
[iv]
https://www.who.int/news-room/detail/23-04-2020-who-reports-fivefold-increase-in-cyber-attacks-urges-vigilance https://www.ibm.com/thought-leadership/institute-business-value/report/covid-19-cyberwar
[v]
http://www.fao.org/2019-ncov/analysis/en/
[vi]
https://www.wfp.org/news/covid-19-will-double-number-people-facing-food-crises-unless-swift-action-taken

[00866-EN.01] [Original text: English]

Traduzione in lingua italiana

Il peggiore impatto medico da COVID-19 deve ancora venire, avverte l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L'impatto finora sta già innescando la più grave perturbazione economica e sociale dei tempi moderni. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha già previsto un calo globale del Prodotto Interno Lordo (PIL) di almeno il 3%. A sua volta questo ha un impatto diretto sulla sicurezza a tutti i livelli, da quello interno a quello globale.

Il sostegno al cessate il fuoco globale da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e il supporto ricevuto dalla grande maggioranza degli Stati[1] è un'importante misura di stabilizzazione che secondo la nostra opinione potrebbe essere completata con il congelamento o la moratoria della produzione e del commercio di armi: come ha osservato il Papa, questo non è il momento di fabbricare armi[2].

Tuttavia, l'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (SIPRI) osserva un continuo aumento della spesa militare. La spesa militare globale nel 2019 è stata di 1,9 trilioni di dollari USA[3] (che supera di gran lunga le spese militari globali annuali durante la guerra fredda ed è circa 300 volte il budget dell'OMS), e alcuni osservatori e funzionari sollecitano un aumento della spesa militare in risposta alla pandemia da COVID-19. Tale spesa va dai nuovi programmi di armi nucleari tra tutti coloro che già ne sono in possesso, passando per i principali equipaggiamenti delle forze armate convenzionali e le armi di piccolo calibro con esportazioni nelle regioni in conflitto.

La cosiddetta “cyberwar” e la criminalità hanno fatto del COVID-19 un nuovo teatro di operazioni[4]. Anche le organizzazioni criminali sono impegnate in attività che non favoriscono la pace e la prosperità in un'area di acuta vulnerabilità dei sistemi informatici integrati. Le tensioni sono in aumento con il COVID-19, in alcuni casi diventato un motivo di disputa, alimentando quello che la Task Force per la sicurezza della Commissione Vaticana per il Covid ha descritto come "trappola del conflitto", "dilemma della sicurezza", ecc.

Devono essere fatte delle scelte. Le forniture mediche, la sicurezza alimentare e la ripresa economica incentrata sulla giustizia sociale e sull'economia verde richiedono risorse che possono essere sottratte al settore militare nel contesto di un rinnovato controllo degli armamenti. I risultati ottenuti nel controllo degli armamenti e le strutture dei trattati hanno permesso di ottenere un dividendo di pace nell'ultima generazione, può esserci dunque una rinascita in quest'area?

La sicurezza alimentare è al primo posto ed è fondamentale per la sicurezza internazionale. L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), qui a Roma, è stata creata negli anni '40 per evitare che la fame alimenti un nuovo conflitto mondiale; oggi essa mette in evidenza aumenti, derivanti dal COVID-19, nella fame e nell'interruzione delle forniture alimentari mondiali[5]. Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) stima già un raddoppio delle persone che soffriranno la fame[6]. Lo sviluppo umano integrale richiede un urgente ri-dispiegamento delle risorse globali per liberare le persone dal bisogno.

Guardando oltre i bisogni immediati della fame, abbiamo la necessità di un'analisi approfondita che forse l'antica prospettiva di questa città può fornire. Una triste innovazione dell'attuale crisi è che essa combina la pandemia da COVID-19 con l'avventurismo nazionalista e la disuguaglianza economica visti l'ultima volta prima del 1914 e del 1939, con l'emergente crollo economico visto l'ultima volta negli anni '30, in combinazione con le armi nucleari e la rapida comparsa del fenomeno del cambiamento climatico.

Attraverso l'Enciclica Populorum Progressio del 26 marzo 1967, che afferma il concetto di sviluppo umano integrale, il Magistero della Chiesa anticipa quello che diventerà un importante cambiamento di paradigma dopo la seconda guerra mondiale, cioè il passaggio dall'attenzione per la sicurezza nazionale alla sicurezza umana e globale, dalla semplice prevenzione dei conflitti alla costruzione della pace. Insieme ai membri della nostra Task Force per la sicurezza ricordiamo che le istituzioni internazionali del secondo dopoguerra sono state create per portare e sostenere lo sviluppo e la pace. Alla luce dell'emergenza, della complessità e delle sfide interconnesse emerse dalla pandemia, potremmo concludere che le risorse umane e finanziarie e la tecnologia dovrebbero essere usate per creare e stimolare strategie, alleanze e sistemi per proteggere le vite e il pianeta, non per uccidere le persone e gli ecosistemi. Per noi, dunque, il multilateralismo e l'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) sono fondamentali in questo processo.

Grazie!

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[1] https://news.un.org/en/story/2020/07/1067552
https://news.un.org/en/story/2020/06/1066982
[2]
http://www.vatican.va/content/francesco/en/messages/urbi/documents/papa-francesco_20200412_urbi-et-orbi-pasqua.html
[3]
https://sipri.org/sites/default/files/2020-06/yb20_summary_en_v2.pdf
[4]
https://www.who.int/news-room/detail/23-04-2020-who-reports-fivefold-increase-in-cyber-attacks-urges-vigilance
https://www.ibm.com/thought-leadership/institute-business-value/report/covid-19-cyberwar
[5]
http://www.fao.org/2019-ncov/analysis/en/
[6]
https://www.wfp.org/news/covid-19-will-double-number-people-facing-food-crises-unless-swift-action-taken

[00866-IT.01] [Testo originale: Inglese]

Traduzione in lingua spagnola

El peor impacto médico de COVID-19 está por venir, advierte la Organización Mundial de la Salud (OMS). El impacto hasta ahora ya está provocando la más grave perturbación económica y social de los tiempos modernos. El Fondo Monetario Internacional (FMI) ya ha predicho una caída global del Producto Interior Bruto (PIB) de al menos un 3%. A su vez, esto afecta directamente a la seguridad en todos los niveles, desde el doméstico hasta el global.

El apoyo a un alto el fuego global por parte del Consejo de Seguridad de la ONU y el apoyo que recibió de la gran mayoría de los Estados[1] es una importante medida estabilizadora, que según nosotros podría completarse con una congelación o moratoria en la producción y el comercio de armas - como el Papa ha observado ahora no es el momento de estar fabricando armas.[2]

No obstante, el Instituto Internacional de Estocolmo de Investigación para la Paz (SIPRI) observa un continuo aumento de los gastos militares. El gasto militar mundial en 2019 fue de 1,9 billones de dólares[3] de los EE.UU. (que supera con creces los gastos militares mundiales anuales durante la Guerra Fría y es unas 300 veces el presupuesto de la OMS), y algunos observadores y funcionarios instan a que se aumente el gasto militar en respuesta a COVID-19. El gasto militar abarca desde los nuevos programas de armas nucleares entre todos los que ya las poseen, pasando por los principales equipos de las fuerzas armadas convencionales y las armas pequeñas con exportaciones a las regiones en conflicto.

La guerra cibernética y la delincuencia han hecho de COVID-19 un nuevo teatro de operaciones[4]. Las organizaciones delictivas también participan en actividades que no conducen a la paz y la prosperidad en una zona de gran vulnerabilidad de los sistemas integrados de tecnología de la información. Las tensiones están aumentando con COVID-19 a veces se ha convertido en un motivo de disputa, alimentando lo que el Grupo de Trabajo de Seguridad del Vaticano ha descrito como "trampa de conflicto", "dilema de seguridad", etc.

Hay que tomar decisiones. Los suministros médicos, la seguridad alimentaria y la reactivación económica centrada en la justicia social y la economía ecológica requieren recursos que pueden desviarse del sector militar en el contexto de un renovado control de armas. Los logros del control de armas y las estructuras de los tratados permitieron obtener un dividendo de paz en la última generación, ¿puede haber un renacimiento en este ámbito?

La seguridad alimentaria es la primera y fundamental en la seguridad internacional. La Organización de las Naciones Unidas para la Agricultura y la Alimentación (FAO), aquí en Roma, fue creada en la década de 1940 para evitar que el hambre alimentara un nuevo conflicto mundial, hoy en día pone de relieve los aumentos resultantes de COVID-19 en la inanición y la interrupción de los suministros mundiales de alimentos[5]. El Programa Mundial de Alimentos (PMA) ya estima que se duplica el número de personas que se enfrentan a la hambruna.[6] El Desarrollo Humano Integral requiere una redistribución urgente de los recursos mundiales para liberar a las personas de la miseria.

Mirando más allá de las necesidades inmediatas del hambre necesitamos un análisis profundo que quizás la antigua perspectiva de esta ciudad pueda ayudar. Una innovación sombría de la crisis actual es que combina la pandemia de COVID-19 con el aventurerismo nacionalista y la desigualdad económica que se vieron por última vez antes de 1914 y 1939, con la emergente depresión económica que se vio por última vez en la década de 1930 en combinación con las armas nucleares y el rápido inicio del cambio climático.

Mediante la Carta Encíclica Populorum Progressio del 26 de marzo de 1967, en la que se afirma el concepto de desarrollo humano integral, el Magisterio de la Iglesia anticipa lo que se convertiría en un importante cambio de paradigma después de la Segunda Guerra Mundial, a saber, el paso de la atención a la seguridad nacional a la seguridad humana y mundial, de la mera prevención de los conflictos a la construcción de una paz más amplia. Junto con los miembros de nuestro Equipo de Tareas de Seguridad, recordamos que las instituciones internacionales posteriores a la Segunda Guerra Mundial se crearon para llevar y apoyar el desarrollo y la paz. A la luz de la emergencia, la complejidad y los desafíos interconectados que surgieron de la pandemia, podríamos llegar a la conclusión de que los recursos humanos y financieros y la tecnología deben utilizarse para crear y estimular estrategias, alianzas y sistemas para proteger las vidas y el planeta y no para matar a las personas y los ecosistemas. Según nosotros, el multilateralismo y la aplicación de los objetivos de desarrollo sostenible son fundamentales en este proceso.

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[1] https://news.un.org/en/story/2020/07/1067552; https://news.un.org/en/story/2020/06/1066982
[2]
http://www.vatican.va/content/francesco/en/messages/urbi/documents/papa-francesco_20200412_urbi-et-orbi-pasqua.html
[3]
https://sipri.org/sites/default/files/2020-06/yb20_summary_en_v2.pdf
[4]
https://www.who.int/news-room/detail/23-04-2020-who-reports-fivefold-increase-in-cyber-attacks-urges-vigilance /https://www.ibm.com/thought-leadership/institute-business-value/report/covid-19-cyberwar
[5]
http://www.fao.org/2019-ncov/analysis/en/
[6]
https://www.wfp.org/news/covid-19-will-double-number-people-facing-food-crises-unless-swift-action-taken

[00866-ES.01] [Texto original: Inglés]

[B0376-XX.02]