Alle ore 11.30 di questa mattina, in diretta streaming dall’Aula “Giovanni Paolo II” della Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la IV Giornata Mondiale dei Poveri, sul tema “Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32), che ricorre quest’anno il 15 novembre, XXXIII Domenica del Tempo Ordinario.
È intervenuto S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Ne pubblichiamo di seguito l’intervento:
Intervento di S.E. Mons. Rino Fisichella
Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua spagnola
Testo in lingua italiana
“Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32). Con le parole dell’antico libro del Siracide, Papa Francesco propone la sua riflessione per la IV Giornata Mondiale dei Poveri che si celebrerà in tutta la Chiesa Domenica 15 Novembre. È un Messaggio che entra direttamente nel drammatico momento che il mondo intero ha vissuto a causa del Covid-19, e che molti Paesi stanno ancora combattendo nella fatica di portare soccorso a quanti sono vittime innocenti.
La riflessione di Papa Francesco si sviluppa alla luce dell’immagine biblica che vede un uomo saggio, “Gesù figlio di Sira” come si presenta lui stesso alla fine del libro (cfr Sir 50, 27), vissuto circa duecento anni prima della nascita di Cristo. Gli interrogativi che si poneva ruotavano intorno al tema di dove risiedesse la sapienza e quale risposta di senso potrebbe offrire alle vicende della vita. Il Papa rileva che sono gli stessi interrogativi che hanno segnato la vita di milioni di persone in questi mesi di coronavirus: la malattia, il lutto, l’incertezza della scienza, il dolore, la mancanza delle libertà a cui si è abituati, la tristezza di non poter dare l’ultimo saluto alle persone a cui si vuole bene… In questa circostanza, la preghiera si è fatta più insistente e il pensiero a Dio ha sfiorato la mente di tante persone spesso indifferenti. Ne è derivata la ricerca di maggior spiritualità, come testimoniato dalla massiccia partecipazione a differenti manifestazioni liturgiche. Giustamente Papa Francesco sottolinea che l’autore sacro: “insiste sul fatto che nel disagio bisogna avere fiducia in Dio: «Non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, perché l’oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. Nelle malattie e nella povertà confida in lui. Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui»” (n. 1).
Il libro del Siracide, comunque, non permette di fermarsi alla preghiera; anzi, afferma che per avere una preghiera che sia degna ed efficace è necessaria l’attenzione a quanti sono nella povertà. Lo afferma senza attenuanti Papa Francesco quando scrive: “La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Da tale attenzione deriva il dono della benedizione divina, attirata dalla generosità praticata nei confronti del povero” (n. 2).
Il tema della “immagine di Dio” impressa sul volto del povero è estremamente significativa perché obbliga a non poter volgere lo sguardo altrove quando si desidera vivere un’esistenza pienamente cristiana. In questo senso, la metafora del “tendere la mano” acquista la sua valenza più profonda perché obbliga a ritornare alle parole del Signore che ha voluto identificarsi con quanti mancano del necessario e vivono condizioni di emarginazione sociale ed esistenziale. Il Messaggio esemplifica diverse situazioni che in questi mesi di pandemia hanno visto una mano tesa e che sono impresse nella mente di tutti: “La mano tesa del medico che si preoccupa di ogni paziente cercando di trovare il rimedio giusto. La mano tesa dell’infermiera e dell’infermiere che, ben oltre i loro orari di lavoro, rimangono ad accudire i malati. La mano tesa di chi lavora nell’amministrazione e procura i mezzi per salvare quante più vite possibile. La mano tesa del farmacista esposto a tante richieste in un rischioso contatto con la gente. La mano tesa del sacerdote che benedice con lo strazio nel cuore. La mano tesa del volontario che soccorre chi vive per strada e quanti, pur avendo un tetto, non hanno da mangiare. La mano tesa di uomini e donne che lavorano per offrire servizi essenziali e sicurezza. E altre mani tese potremmo ancora descrivere fino a comporre una litania di opere di bene. Tutte queste mani hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione” (n. 6).
Davanti a questo segno di grande umanità e responsabilità, Papa Francesco contrappone l’immagine di quanti continuano a tenere le “mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici” (n. 9). L’elenco, fortunatamente più breve a testimonianza che il bene è sempre di gran lunga superiore all’avidità di pochi, descrive scene di vita quotidiana: “Ci sono mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni. Ci sono mani tese ad accumulare denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano” (n. 9). Parole dure ma purtroppo vere, che mostrano quanta mancanza di responsabilità sociale sia ancora presente nel mondo di oggi con la conseguenza di estreme sacche di povertà che si accrescono a dismisura.
La mano tesa, dunque, è un invito ad assumersi la responsabilità di dare il proprio contributo che si evidenzia in gesti di vita quotidiana per alleviare la sorte di quanti vivono nel disagio e mancano della dignità di figli di Dio. Papa Francesco non ha timore di identificare queste persone come dei veri santi, “quelli della porta accanto” che con semplicità, senza rumore e pubblicità offrono la genuina testimonianza dell’amore cristiano. La massiccia presenza di tanti volti di poveri richiede che i cristiani siano sempre in prima linea, e sentano l’esigenza di sapere che manca loro qualcosa di essenziale nel momento in cui un povero si presenta dinanzi. “Non possiamo sentirci ‘a posto’ quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra” (n. 4), scrive Papa Francesco nel suo Messaggio. È come se invitasse a fare nostro il “cuore inquieto” di sant’Agostino. Rimanere irrequieti fino a quando non si è trovato Dio impresso nel volto del povero.
Per molti versi, l’immagine del tendere la mano richiama da vicino il logo che fin dall’inizio di questa iniziativa di Papa Francesco accompagna la Giornata Mondiale dei Poveri. Le mani tese sono quelle di due persone: una sta sulla soglia di casa, l’altra attende. Il richiamo è forte perché evoca quanto ambedue abbiano bisogno l’una dell’altra. La mano tesa del povero chiede, ma invita l’altro a uscire da se stesso per spezzare il cerchio di egoismo che avvolge tutti. Questo Messaggio del Papa, pertanto, è un invito a scrollarsi di dosso l’indifferenza, e spesso il senso di fastidio verso i poveri, per recuperare la solidarietà e l’amore che vivono di generosità dando senso alla vita.
La presentazione di questo Messaggio nella festa liturgica di sant’Antonio da Padova, patrono dei poveri, manifesta che quanto possiamo compiere è sempre sotto la grazia di Dio che accompagna la vita dei credenti e la storia degli uomini. Sono parole che intendono aiutare la preparazione e realizzazione della prossima Giornata Mondiale ben consapevoli delle restrizioni che le leggi dei vari Paesi impongono. Nei prossimi mesi, infatti, sarà ancora richiesta la dovuta attenzione alle norme di sicurezza, ma probabilmente saranno accresciute ulteriormente le richieste di aiuto. Sarà nostro compito, pertanto, non far mancare ai sempre più numerosi poveri che incontriamo, i segni quotidiani che accompagnano la nostra azione pastorale, e quelli straordinari che la Giornata Mondiale dei Poveri prevede e da diversi anni ormai realizza.
[00739-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
“Stretch out your hand to the poor” (Sirach 7:32) With the words of the ancient book of Sirach, Pope Francis offers his reflection for the Fourth World Day of the Poor to be celebrated throughout the Church on Sunday, November 15, 2020. The Message enters directly into the dramatic moment that the whole world has experienced because of Covid-19 and of that of the many countries still struggling in their efforts bring relief to so many innocent victims.
Pope Francis’ reflection unfolds in the light of the biblical image that sees a wise man, ‘Jesus son of Sirach’, as he names himself in the end of the book (Sirach 50, 27), who lived two thousand years before the birth of Christ. The questions he asked revolved around the theme of where wisdom could be found and what meaningful answer could be offered to life’s events. The Pope notes that these are the same questions that have marked the lives of millions of people during these months under the corona virus: sickness, mourning, the uncertainty of science, suffering, the privation of the freedom to which one is accustomed to, the sadness of not being able to give a last farewell to our loved ones, etc. In this circumstance, prayer has become more unceasing, and the thought of God has gently touched the minds of many persons often indifferent. This gave way to the search for a deeper spirituality as evidenced by the massive participation in different liturgical events. Pope Francis rightly highlights that the sacred author ‘insists in the fact that during distress there is a need to trust God: “Do not be impetuous in time of adversity. Cling to him; do not leave him that you may prosper in your last days. Accept whatever happens to you; in periods of humiliation be patient. For in fire gold is tested, and the chosen, in the crucible of humiliation. In sickness and in poverty trust in God, and he will help you; make your ways straight and hope in him”’ (n.1).
However, the book of Sirach, does not allow us to remain at just praying, rather, it says that in order to have a worthy and effective prayer, attention is needed to those living in poverty. Pope Francis says so without qualifications when he writes, “Prayer to God and solidarity with the poor and suffering are inseparable. In order to celebrate a worship that is pleasing to the Lord, it is necessary to recognize that all persons, even the most destitute and despised, carry the image of God impressed on themselves. From this realization derives the gift of divine blessing, attracted by the generosity practiced towards of the poor” (n. 2).
The focus on the ‘image of God’ impressed on the face of the poor is extremely significant because it forces us not to look elsewhere when we want to live a fully Christian existence. In this sense, the metaphor of ‘stretch out your hand’ takes on its deepest value because it forces us to face words of the Lord who wished to identify himself with those lacking the essentials and who live in conditions of social and existential marginalization. The Message points out several situations that during these months under the pandemic have evidenced an outstretched hand and that have become etched in everyone’s mind: “The outstretched hand of the doctor who cares about each patient by tying to find the right treatment. The outstretched hand of the nurse who, well beyond her or his working hours, remains to look after the sick. The outstretched hand of those who work in administration and provide the means to save as many lives as possible. The outstretched hand of the pharmacist exposed to numerous questions in a risky contact with the people. The outstretched hand of the priest who blesses with grief in his heart. The outstretched hand of the volunteer who helps those who live on the street and those who, despite having a roof, have nothing to eat. The outstretched hand of men and women who work to offer essential services and protection. And other outstretched hands, we could still describe up to composing a litany of good works. All these hands have defied contagion and fear in order to give support and consolation" (n.6).
In the face of these signs of outstanding humanity and responsibility, Pope Francis contrasts the image of those who continue to keep ‘their hands in their pockets and do not let themselves be moved by poverty, of which they are often accomplices’ (n. 9). The list of these individuals, fortunately shorter, in testimony that the good is always far superior to the greed of a few, describes scenes of everyday life: “There are outstretched hands to quickly touch the keyboard of a computer and move money from one part to the other side of the world, decreeing the wealth of restricted oligarchies and the misery of multitudes or the failure of entire nations. There are hands stretched to accumulate money with the sale of weapons that other hands, including children, will use to sow death and poverty. There are outstretched hands that in the shadows exchange doses of death in order to enrich themselves and live in luxury and short-lived disorderliness. There are outstretched hands that exchange illegal favors for easy and corrupt gain. And there are also outstretched hands which in hypocritical respectability establish laws that they themselves do not observe” (n. 9). Tough words but unfortunately true, which show how much lack of social responsibility is still present in today's world with the consequence of the excessive growth in extreme pockets of poverty.
The outstretched hand, therefore, is an invitation to take up the responsibility of giving one’s own contribution manifested in the gestures of daily life aimed at the alleviation of the fate of those who live in hardship and lack the dignity of the children of God. Pope Francis is not afraid to identify these persons as real saints, ‘those who live next door’ that with simplicity, without noise and publicity, offer the genuine witness of Christian love. The massive presence of many poor faces requires that Christians be always on the front line, and feel the need to know that they lack something essential the moment a poor person comes before them. ‘We cannot feel ‘that everything is fine’ when a member of the human family is relegated to the rear and becomes a shadow’ (n. 4) writes Pope Francis in his Message. It is as if he is inviting us to make ours Saint Augustine’s ‘restless heart’. To remain restless until God is found imprinted on the face of the poor.
In many ways, the image of stretch out your hand, closely recalls the logo that, from the very beginning of Pope Francis’ initiative, has accompanied the World Day of the Poor. The outstretched hands are those of two persons: one is standing on the doorstep of the house, the other one is waiting on the outside. The appeal is striking because it evokes how much both need each other. The outstretched hand of the poor is begging, but is also asking the person on the doorstep to come out himself in order to break the circle of selfishness that surrounds everyone. The Pope’s Message, therefore, is an invitation to shake off our indifference, and the frequent sense of displeasure towards the poor, in order to recover the solidarity and the love that lived generously, are giving meaning to life.
The announcement of this Message on the liturgical feast of Saint Anthony of Padua, patron of the poor, indicates that what we can do is always through the grace of God that accompanies the life of believers and the history of humanity. These words intent to assist the preparation and the realization of the next World Day of the Poor, fully aware of the current restrictions that the laws of various countries are imposing because of the pandemic. In the coming months, in fact, due attention to safety regulations will still be required; however, requests for assistance from the poor will increase further. It will be our task, therefore, not to withhold, from the increasingly numerous poor we encounter, the daily signs that accompany our pastoral action, and the extraordinary ones that the World Day of the Poor foresees and has been carrying out for several years now.
[00739-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua spagnola
“Tiende tu mano al pobre” (Sir 7, 32). Con estas palabras del antiguo libro del Sirácida, el Papa Francisco propone su reflexión para la IV Jornada Mundial de los Pobres a celebrarse en toda la Iglesia el domingo 15 de noviembre. Es un Mensaje que irrumpe directamente en el dramático momento que el mundo entero ha vivido a causa del Covid-19, el cual, muchos países continúan combatiendo en el esfuerzo por llevar alivio a cuantos son víctimas inocentes del mismo.
La reflexión del Papa Francisco se desarrolla a la luz de la imagen bíblica que ve un hombre sabio, “Jesús, hijo de Sirá”, como se presenta él mismo al final del libro (cf. Sir 50, 27), que vivió unos doscientos años antes del nacimiento de Cristo. Las preguntas que se planteaba giraban en torno al tema de dónde residía la sabiduría y qué respuesta de sentido podría ofrecer a los acontecimientos de la vida. El Papa señala que son las mismas preguntas que han marcado la vida de millones de personas en estos meses de coronavirus: la enfermedad, el luto, la incertidumbre de la ciencia, el dolor, la falta de las libertades a las que se está acostumbrado, la tristeza de no poder despedirse de las personas a quienes se quiere... En esta circunstancia, la oración se hizo más insistente y el pensamiento de Dios tocó la mente de muchas personas a menudo indiferentes. Esto resultó en la búsqueda de una mayor espiritualidad, como lo testimonia la participación masiva en diferentes manifestaciones litúrgicas. Con razón el Papa Francisco enfatiza que el autor sagrado: “insiste en el hecho de que en la angustia hay que confiar en Dios : “Mantente firme y no te angusties en tiempo de adversidad. Pégate a él y no te separes, para que al final seas enaltecido. Todo lo que te sobrevenga, acéptalo, y sé paciente en la adversidad y en la humillación. Porque en el fuego se prueba el oro, y los que agradan a Dios en el horno de la humillación. En las enfermedades y en la pobreza pon tu confianza en él. Confía en él y él te ayudará, endereza tus caminos y espera en él.»” (n. 1).
El libro del Sirácida, sin embargo, no permite detenerse en la oración; al contrario, afirma que para que la oración sea digna y eficaz, es necesaria la atención a cuantos están en la pobreza. Lo afirma sin atenuantes el Papa Francisco cuando escribe: “La oración a Dios y la solidaridad con los pobres y los que sufren son inseparables. Para celebrar un culto que sea agradable al Señor, es necesario reconocer que toda persona, incluso la más indigente y despreciada, lleva impresa en sí la imagen de Dios. De tal atención deriva el don de la bendición divina, atraída por la generosidad que se practica hacia el pobre” (n. 2).
El tema de la “imagen de Dios” impresa en el rostro del pobre es extremadamente significativo porque obliga a no poder dirigir la mirada a otro lugar cuando se desea vivir una existencia plenamente cristiana. En este sentido, la metáfora de “extender la mano” adquiere su valor más profundo porque obliga a volver a las palabras del Señor que quiso identificarse con aquellos que carecen de lo necesario y viven en condiciones de marginación social y existencial. El Mensaje ejemplifica diversas situaciones que en estos meses de pandemia han visto una mano extendida y que están impresas en la mente de todos: “La mano tendida del médico que se preocupa por cada paciente tratando de encontrar el remedio adecuado. La mano tendida de la enfermera y el enfermero que, mucho más allá de sus horas de trabajo, permanecen para cuidar a los enfermos. La mano tendida de los que trabajan en la administración y proporcionan los medios para salvar el mayor número posible de vidas. La mano tendida del farmacéutico expuesta a tantas exigencias en un contacto arriesgado con la gente. La mano tendida del sacerdote que bendice con el corazón roto. La mano tendida del voluntario que socorre a los que viven en la calle y a los que, a pesar de tener un techo, no tienen comida. La mano tendida de hombres y mujeres que trabajan para proporcionar servicios esenciales y seguridad. Y otras manos tendidas que podríamos describir hasta componer una letanía de buenas obras. Todas estas manos han desafiado el contagio y el miedo para dar apoyo y consuelo” (n. 6).
Frente a este signo de gran humanidad y responsabilidad, el Papa Francisco contrasta la imagen de aquellos que continúan teniendo las “manos en los bolsillos y no se dejan conmover por la pobreza, de la que a menudo son también cómplices” (n. 9). El elenco, afortunadamente más corto, da testimonio de que el bien es siempre mucho más grande que la codicia de unos pocos y describe escenas de la vida cotidiana: “Hay manos tendidas para rozar rápidamente el teclado de una computadora y mover sumas de dinero de una parte del mundo a otra, decretando la riqueza de estrechas oligarquías y la miseria de multitudes o el fracaso de naciones enteras. Hay manos tendidas para acumular dinero con la venta de armas que otras manos, incluso de niños, usarán para sembrar muerte y pobreza. Hay manos tendidas que en las sombras intercambian dosis de muerte para enriquecerse y vivir en el lujo y el desenfreno efímero. Hay manos tendidas que por debajo intercambian favores ilegales por ganancias fáciles y corruptas. Y también hay manos tendidas que, en el puritanismo hipócrita, establecen leyes que ellos mismos no observan. ” (n. 9). Palabras duras, pero lamentablemente verdaderas que muestran cuánta falta de responsabilidad social sigue presente en el mundo actual con la consecuencia de núcleos de pobreza extrema que crecen de forma desproporcionada.
La mano tendida, por lo tanto, es una invitación a asumir la responsabilidad de dar la propia contribución que se evidencia en los gestos de la vida cotidiana para aliviar la suerte de los que viven en la desgracia y carecen de la dignidad de los hijos de Dios. El Papa Francisco no teme identificar a estas personas como verdaderos santos, “aquellos de la puerta de al lado” que, con sencillez, sin ruido y sin publicidad ofrecen el genuino testimonio del amor cristiano. La masiva presencia de tantos rostros de pobres requiere que los cristianos estén siempre en primera línea, y que sientan la necesidad de saber que les falta algo esencial en el momento en que un pobre se presenta delante. “No podemos sentirnos ‘bien’ cuando un miembro de la familia humana es dejado al margen y se convierte en una sombra” (n.4), escribe el Papa Francisco en su Mensaje. Es como si invitase a hacer nuestro el “corazón inquieto” de san Agustín. Permanecerá inquieto hasta que no se encuentre a Dios impreso en el rostro del pobre.
En muchos sentidos, la imagen de tender la mano recuerda de cerca el logo que desde el comienzo de esta iniciativa del Papa Francisco acompaña la Jornada Mundial de los Pobres. Las manos tendidas son las de dos personas: una está en el umbral de la casa, la otra espera. La llamada es fuerte por cuánto se necesitan la una de la otra. La mano tendida del pobre pide, pero invita al otro a salir de sí mismo para romper el círculo de egoísmo que envuelve a todos. Este Mensaje del Papa, por lo tanto, es una invitación a sacudirse la indiferencia, y a menudo el sentido de la molestia hacia los pobres, para recuperar la solidaridad y el amor que viven de la generosidad dando sentido a la vida.
La presentación de este Mensaje en la fiesta litúrgica de san Antonio de Padua, patrono de los pobres, manifiesta que cuanto podemos realizar es siempre bajo la gracia de Dios que acompaña la vida de los creyentes y la historia de los hombres. Son palabras que pretenden ayudar a la preparación y realización de la próxima Jornada Mundial, conscientes de las restricciones que las leyes de los distintos Países imponen. En efecto, en los próximos meses se seguirá exigiendo la debida atención a las normas de seguridad, pero es probable que se incrementen aún más las solicitudes de ayuda. Por lo tanto, será nuestra tarea hacer que no falten a los cada vez más numerosos pobres que encontramos, los signos cotidianos que acompañan nuestra acción pastoral, y aquellos extraordinarios que la Jornada Mundial de los Pobres prevé y que desde hace varios años realiza.
[00739-ES.01] [Texto original: Italiano]
[B0333-XX.02]