Omelia del Santo Padre
Prima dell’Angelus
alle ore 10.45 di questa mattina, alle ore 10.45, in Corso Vittorio Emanuele II a Bari, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica a conclusione dell’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace” nel corso della quale ha pronunciato l’omelia.
Al termine della Celebrazione, dopo il saluto e le parole di ringraziamento dell'Arcivescovo di Bari-Bitonto, S.E. Mons. Francesco Cacucci, il Papa ha guidato la recita dell’Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti. Quindi si è recato in auto a Piazzale Cristoforo Colombo da dove – alle ore 12.50 – è partito in elicottero per rientrare in Vaticano.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Santa Messa e le parole introduttive alla recita dell’Angelus:
Omelia del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Omelia del Santo Padre
Gesù cita l’antica legge: «Occhio per occhio e dente per dente» (Mt 5,38; Es 21,24). Sappiamo che cosa voleva dire: a chi ti toglie qualcosa, tu toglierai la stessa cosa. Era in realtà un grande progresso, perché impediva ritorsioni peggiori: se uno ti ha fatto del male, lo ripagherai con la stessa misura, non potrai fargli di peggio. Chiudere le contese in pareggio era un passo avanti. Eppure Gesù va oltre, molto oltre: «Ma io vi dico di non opporvi al malvagio» (Mt 5,39). Ma come, Signore? Se qualcuno pensa male di me, se qualcuno mi fa del male, non posso ripagarlo con la stessa moneta? “No”, dice Gesù: non-violenza, nessuna violenza.
Possiamo pensare che l’insegnamento di Gesù persegua una strategia: alla fine il malvagio desisterà. Ma non è questo il motivo per cui Gesù chiede di amare anche chi ci fa del male. Qual è la ragione? Che il Padre, nostro Padre, ama sempre tutti, anche se non è ricambiato. Egli «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (v. 45). E oggi, nella prima Lettura, ci dice: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo!» (Lv 19,2). Ossia: “Vivete come me, cercate quello che io cerco”. Gesù ha fatto così. Non ha puntato il dito contro quelli che l’hanno condannato ingiustamente e ucciso crudelmente, ma ha aperto loro le braccia sulla croce. E ha perdonato chi gli ha messo i chiodi nei polsi (cfr Lc 23,33-34).
Allora, se vogliamo essere discepoli di Cristo, se vogliamo dirci cristiani, questa è la via, non ce n’è un’altra. Amati da Dio, siamo chiamati ad amare; perdonati, a perdonare; toccati dall’amore, a dare amore senza aspettare che comincino gli altri; salvati gratuitamente, a non ricercare alcun utile nel bene che facciamo. E tu puoi dire: “Ma Gesù esagera! Dice persino: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (Mt 5,44); parla così per destare l’attenzione, ma forse non intende veramente quello”. Invece sì, intende veramente quello. Gesù qui non parla per paradossi, non usa giri di parole. È diretto e chiaro. Cita la legge antica e solennemente dice: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici”. Sono parole volute, parole precise.
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. È la novità cristiana. È la differenza cristiana. Pregare e amare: ecco quello che dobbiamo fare; e non solo verso chi ci vuol bene, non solo verso gli amici, non solo verso il nostro popolo. Perché l’amore di Gesù non conosce confini e barriere. Il Signore ci chiede il coraggio di un amore senza calcoli. Perché la misura di Gesù è l’amore senza misura. Quante volte abbiamo trascurato le sue richieste, comportandoci come tutti! Eppure il comando dell’amore non è una semplice provocazione, sta al cuore del Vangelo. Sull’amore verso tutti non accettiamo scuse, non predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano lecito l’estremismo dell’amore.
Amate i vostri nemici. Oggi ci farà bene, durante la Messa e dopo, ripetere a noi stessi queste parole e applicarle alle persone che ci trattano male, che ci danno fastidio, che fatichiamo ad accogliere, che ci tolgono serenità. Amate i vostri nemici. Ci farà bene porci anche delle domande: “Io, di che cosa mi preoccupo nella vita: dei nemici, di chi mi vuole male? O di amare?”. Non preoccuparti della cattiveria altrui, di chi pensa male di te. Inizia invece a disarmare il tuo cuore per amore di Gesù. Perché chi ama Dio non ha nemici nel cuore. Il culto a Dio è il contrario della cultura dell’odio. E la cultura dell’odio si combatte contrastando il culto del lamento. Quante volte ci lamentiamo per quello che non riceviamo, per quello che non va! Gesù sa che tante cose non vanno, che ci sarà sempre qualcuno che ci vorrà male, anche qualcuno che ci perseguiterà. Ma ci chiede solo di pregare e amare. Ecco la rivoluzione di Gesù, la più grande della storia: dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono. Se siamo di Gesù, questo è il cammino! Non ce n’è un altro.
È vero, ma tu puoi obiettare: “Comprendo la grandezza dell’ideale, ma la vita è un’altra cosa! Se amo e perdono, non sopravvivo in questo mondo, dove prevale la logica della forza e sembra che ognuno pensi a sé”. Ma allora la logica di Gesù è perdente? È perdente agli occhi del mondo, ma vincente agli occhi di Dio. San Paolo ci ha detto nella seconda Lettura: «Nessuno si illuda, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio» (1 Cor 3,18-19). Dio vede oltre. Sa come si vince. Sa che il male si vince solo col bene. Ci ha salvati così: non con la spada, ma con la croce. Amare e perdonare è vivere da vincitori. Perderemo se difenderemo la fede con la forza. Il Signore ripeterebbe anche a noi le parole che disse a Pietro nel Getsemani: «Rimetti la spada nel fodero» (Gv 18,11). Nei Getsemani di oggi, nel nostro mondo indifferente e ingiusto, dove sembra di assistere all’agonia della speranza, il cristiano non può fare come quei discepoli, che prima impugnarono la spada e poi fuggirono. No, la soluzione non è sfoderare la spada contro qualcuno e nemmeno fuggire dai tempi che viviamo. La soluzione è la via di Gesù: l’amore attivo, l’amore umile, l’amore «fino alla fine» (Gv 13,1).
Cari fratelli e sorelle, oggi Gesù, col suo amore senza limiti, alza l’asticella della nostra umanità. Alla fine possiamo chiederci: “E noi, ce la faremo?”. Se la meta fosse impossibile, il Signore non ci avrebbe chiesto di raggiungerla. Ma da soli è difficile; è una grazia che va chiesta. Chiedere a Dio la forza di amare, dirgli: “Signore, aiutami ad amare, insegnami a perdonare. Da solo non ci riesco, ho bisogno di Te”. E va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare. Molto spesso chiediamo aiuti e grazie per noi, ma quanto poco chiediamo di saper amare! Non chiediamo abbastanza di saper vivere il cuore del Vangelo, di essere davvero cristiani. Ma «alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore» (S. Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore, 57). Scegliamo oggi l’amore, anche se costa, anche se va controcorrente. Non lasciamoci condizionare dal pensiero comune, non accontentiamoci di mezze misure. Accogliamo la sfida di Gesù, la sfida della carità. Saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano.
[00264-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Jésus cite la loi ancienne: «Œil pour œil, et dent pour dent» (Mt 5, 38; Ex 21, 24). Nous savons ce que cela voulait dire: à celui qui te prend quelque chose, tu lui prendras la même chose. C’était en réalité un grand progrès parce cela empêchait des représailles plus graves: si quelqu’un t’a fait du mal, tu lui rendras avec la même mesure, tu ne pourras pas lui faire pire. Equilibrer les différends était un pas en avant. Et pourtant Jésus va plus loin, bien plus loin: «Moi, je vous dis de ne pas riposter au méchant» (Mt 5, 39). Mais comment, Seigneur? Si quelqu’un pense mal de moi, si quelqu’un me fait du mal, je ne peux pas le lui rendre avec la même monnaie? “Non”, dit Jésus: non-violence, aucune violence.
Nous pouvons penser que l’enseignement de Jésus poursuit une stratégie: à la fin, le mauvais renoncera. Mais ce n’est pas cela le motif pour lequel Jésus demande d’aimer même celui qui nous fait du mal. Quelle est la raison? Que le Père, notre Père, aime toujours tout le monde, même si cela n’est pas réciproque. Il «fait lever son soleil sur les méchants et sur les bons, il fait tomber la pluie sur les justes et sur les injustes» (v. 45). Et aujourd’hui, dans la première Lecture, il nous dit: «Soyez saints, car moi, le Seigneur votre Dieu, je suis saint» (Lv 19, 2). Autrement dit: “Vivez comme moi, cherchez ce que je cherche”. Jésus a fait ainsi. Il n’a pas pointé du doigt ceux qui l’ont condamné injustement et tué cruellement, mais il leur a ouvert les bras sur la croix. Et il a pardonné à celui qui a mis les clous dans ses poignets (cf. Lc 23, 33-34).
Alors, si nous voulons être disciples du Christ, si nous voulons nous dire chrétiens, c’est le chemin. Il n’y en a pas d’autre. Aimés de Dieu, nous sommes appelés à aimer; pardonnés, à pardonner; touchés par l’amour, à donner l’amour sans attendre que les autres commencent; sauvés gratuitement, à ne rechercher aucun bénéfice dans le bien que nous faisons. Mais tu pourrais dire: “Mais Jésus exagère! Il dit même: «Aimez vos ennemis, et priez pour ceux qui vous persécutent» (Mt 5, 44); il parle ainsi pour attirer l’attention, mais il ne le pense peut-être pas vraiment”. Mais si, il le pense vraiment. Jésus n’use pas de paradoxes, il parle sans ambages. Il est direct et clair. Il cite la loi ancienne et il dit solennellement: “Mais moi, je vous dis: aimez vos ennemis”. Ce sont des paroles voulues, des paroles précises.
Aimez vos ennemis, et priez pour ceux qui vous persécutent. C’est la nouveauté chrétienne. C’est la différence chrétienne. Prier et aimer: voici ce que nous devons faire; et pas seulement envers celui qui nous aime, pas seulement envers les amis, pas seulement envers notre peuple. Parce que l’amour de Jésus ne connaît pas de frontières ni de barrières. Le Seigneur nous demande le courage d’un amour sans calculs. Parce que la mesure de Jésus est l’amour sans mesure. Combien de fois n’avons-nous pas négligé ses requêtes, en nous comportant comme tout le monde! Et pourtant, le commandement de l’amour n’est pas une simple provocation, il se trouve au cœur de l’Evangile. Sur l’amour envers tous, nous n’acceptons pas d’excuses, nous ne prêchons pas des complaisances confortables. Le Seigneur n’a pas été complaisant, il n’a pas fait de concessions, il nous a demandé l’extrémisme de la charité. C’est l’unique extrémisme chrétienautorisé : l’extrémisme de l’amour.
Aimez vos ennemis. Ça nous fera du bien aujourd’hui de répéter à nous-mêmes, pendant la Messe et après, ces paroles et de les appliquer aux personnes qui nous maltraitent, qui nous dérangent, que nous avons du mal à accueillir, qui nous enlèvent la sérénité. Aimez vos ennemis. Ça nous fera aussi du bien de nous poser des questions: “Moi, de quoi je me préoccupe dans la vie: des ennemis, de celui qui me veut du mal? Ou d’aimer?”. Ne te préoccupe pas de la méchanceté des autres, de celui qui pense mal de toi. Commence au contraire par désarmer ton cœur par amour de Jésus. Parce que celui qui aime Dieu n’a pas d’ennemis dans le cœur. Le culte à Dieu est le contraire de la culture de la haine. Et la culture de la haine se combat en luttant contre le culte de la plainte. Combien de fois nous nous plaignons pour ce que nous ne recevons pas, pour ce qui ne va pas! Jésus sait que beaucoup de choses ne vont pas, qu’il y aura toujours quelqu’un qui nous voudra du mal, même quelqu’un qui nous persécutera. Mais il nous demande seulement de prier et d’aimer. Voici la révolution de Jésus, la plus grande de l’histoire: de l’ennemi à haïr à l’ennemi à aimer, du culte de la plainte à la culture du don. Si nous appartenons à Jésus, c’est le chemin! Il n’y en a pas d’autre.
C’est vrai mais tu peux objecter: “Je comprends la grandeur de l’idéal, mais dans la vie c’est autre chose! Si j’aime et si je pardonne, je ne survis pas dans ce monde où prévaut la logique de la force et où il semble que chacun ne pense qu’à soi”. Mais alors, la logique de Jésus est-elle perdante? Elle est perdante aux yeux du monde, mais gagnante aux yeux de Dieu. Saint Paul nous a dit dans la deuxième Lecture: «Que personne ne s’y trompe, car la sagesse de ce monde est folie devant Dieu» (1 Co 3, 18-19). Dieu voit plus loin. Il sait comment l’on gagne. Il sait que le mal se vainc seulement par le bien. Il nous a sauvés ainsi: non par le glaive mais par la croix. Aimer et pardonner, c’est vivre comme des vainqueurs. Nous perdrons si nous défendons la foi par la force. Le Seigneur répéterait, à nous aussi, les paroles qu’il a dites à Pierre à Gethsémani: «Remets ton épée au fourreau» (Jn 18, 11). Dans les Gethsémani d’aujourd’hui, dans notre monde indifférent et injuste, où il semble qu’on assiste à l’agonie de l’espérance, le chrétien ne peut pas faire comme ces disciples qui ont d’abord pris l’épée avant de s’enfuir. Non, la solution n’est pas de sortir l’épée contre quelqu’un et encore moins de fuir les temps que nous vivons. La solution est la voie de Jésus: l’amour actif, l’amour humble, l’amour «jusqu’au bout» (Jn 13, 1).
Chers frères et sœurs, aujourd’hui Jésus, avec son amour sans limites, met haut la barre de notre humanité. A la fin, nous pouvons nous demander: “Et nous, allons-nous réussir?”. Si le but avait été impossible, le Seigneur ne nous aurait pas demandé de l’atteindre. Mais seuls, c’est difficile; c’est une grâce qui doit être demandée. Demander à Dieu la force d’aimer, lui dire: “Seigneur, aide-moi à aimer, enseigne-moi à pardonner. Je ne peux pas tout seul, j’ai besoin de Toi”. Et la grâce de voir les autres, non pas comme des obstacles et des complications, mais comme des frères et des sœurs à aimer, doit être demandée. Très souvent, nous demandons des aides et des grâces pour nous, mais nous demandons si peu de savoir aimer! Nous ne demandons pas assez de savoir vivre le cœur de l’Evangile, d’être vraiment chrétiens. Mais «au soir de notre vie, nous serons jugés sur l’amour» (S. Jean de la Croix, Parole de lumière et d’amour, 57). Choisissons aujourd’hui l’amour, même s’il coûte, même s’il va à contre-courant. Ne nous laissons pas conditionner par la pensée commune, ne nous contentons pas des demi-mesures. Accueillons le défi de Jésus, le défi de la charité. Nous serons de vrais chrétiens et le monde sera plus humain.
[00264-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Jesus quotes the ancient law: “An eye for an eye and a tooth for a tooth” (Mt 5:38; Ex 21:24). We know what that law meant: when someone takes something from you, you are to take the same thing from him. This law of retaliation was actually a sign of progress, since it prevented excessive retaliation. If someone harms you, then you can repay him or her in the same degree; you cannot do something worse. Ending the matter there, in a fair exchange, was a step forward.
But Jesus goes far beyond this: “But I say to you, do not resist one who is evil” (Mt 5:39). But how, Lord? If someone thinks badly of me, if someone hurts me, why can I not repay him with the same currency? “No”, says Jesus. Nonviolence. No act of violence.
We might think that Jesus’ teaching is a part of a plan; in the end, the wicked will desist. But that is not why Jesus asks us to love even those who do us harm. What, then, is the reason? It is that the Father, our Father, continues to love everyone, even when his love is not reciprocated. The Father “makes his sun rise on the evil and on the good, and sends rain on the just and on the unjust” (v. 45). In today’s first reading, he tells us: “You shall be holy; for I, the Lord your God, am holy” (Lev 19:2). In other words: “Live like me, seek the things that I seek”. And that is precisely what Jesus did. He did not point a finger at those who wrongfully condemned him and put him to a cruel death, but opened his arms to them on the cross. And he forgave those who drove the nails into his wrists (cf. Lk 23:33-34).
If we want to be disciples of Christ, if we want to call ourselves Christians, this is the only way; there is no other. Having been loved by God, we are called to love in return; having been forgiven, we are called to forgive; having been touched by love, we are called to love without waiting for others to love first; having been saved graciously, we are called to seek no benefit from the good we do. You may well say: “But Jesus goes too far! He even says: “Love your enemies and pray for those who they persecute you” (Mt 5:44). Surely he speaks like this to gain people’s attention, but he cannot really mean it”. But he really does. Here Jesus is not speaking in paradoxes or using nice turns of phrase. He is direct and clear. He quotes the ancient law and solemnly tells us: “But I say to you: love your enemies”. His words are deliberate and precise.
Love your enemies and pray for those who persecute you. This is the Christian innovation. It is the Christian difference. Pray and love: this is what we must do; and not only with regard to those who love us, not only with regard to our friends or our own people. The love of Jesus knows no boundaries or barriers. The Lord demands of us the courage to have a love that does not count the cost. Because the measure of Jesus is love without measure. How many times have we neglected that demand, behaving like everyone else! Yet his commandment of love is not simply a challenge; it is the very heart of the Gospel. Where the command of universal love is concerned, let us not accept excuses or preach prudent caution. The Lord was not cautious; he did not yield to compromises. He asks of us the extremism of charity. This is the only legitimate kind of Christian extremism: the extremism of love.
Love your enemies. We do well today, at Mass and afterwards, to repeat these words to ourselves and apply them to those who treat us badly, who annoy us, whom we find hard to accept, who trouble our serenity. Love your enemies. We also do well to ask ourselves: “What am I really concerned about in this life? About my enemies, or about those who dislike me? Or about loving?” Do not worry about the malice of others. about those who think ill of you. Instead, begin to disarm your heart out of love for Jesus. For those who love God have no enemies in their hearts.
The worship of God is contrary to the culture of hatred. And the culture of hatred is fought by combatting the cult of complaint. How many times do we complain about the things that we lack, about the things that go wrong! Jesus knows about all the things that don’t work. He knows that there is always going to be someone who dislikes us. Or someone who makes our life miserable. All he asks us to do is pray and love. This is the revolution of Jesus, the greatest revolution in history: from hating our enemy to loving our enemy; from the cult of complaint to the culture of gift. If we belong to Jesus, this is the road we are called to take! There is no other.
True enough, you can object: “I understand the grandeur of the ideal, but that is not how life really is! If I love and forgive, I will not survive in this world, where the logic of power prevails and people seem to be concerned only with themselves”. So is Jesus’ logic, his way of seeing things, the logic of losers? In the eyes of the world, it is, but in the eyes of God it is the logic of winners. As Saint Paul told us in the second reading: “Let no one deceive himself... For the wisdom of this world is folly with God” (1 Cor 3:18-19). God sees what we cannot see. He knows how to win. He knows that evil can only be conquered by goodness. That is how he saved us: not by the sword, but by the cross. To love and forgive is to live as a conqueror. We will lose if we defend the faith by force.
The Lord would repeat to us the words he addressed to Peter in Gethsemane: “Put your sword into its sheath” (Jn 18:11). In the Gethsemanes of today, in our indifferent and unjust world that seems to testify to the agony of hope, a Christian cannot be like those disciples who first took up the sword and later fled. No, the solution is not to draw our sword against others, or to flee from the times in which we live. The solution is the way of Jesus: active love, humble love, love “to the end” (Jn 13:1).
Dear brothers and sisters, today Jesus, with his limitless love, raises the bar of our humanity. In the end, we can ask ourselves: “Will we be able to make it?” If the goal were impossible, the Lord would not have asked us to strive for it. By our own effort, it is difficult to achieve; it is a grace and it needs to be implored. Ask God for the strength to love. Say to him: “Lord, help me to love, teach me to forgive. I cannot do it alone, I need you”. But we also have to ask for the grace to be able to see others not as hindrances and complications, but as brothers and sisters to be loved. How often we pray for help and favours for ourselves, yet how seldom do we pray to learn how to love! We need to pray more frequently for the grace to live the essence of the Gospel, to be truly Christian. For “in the evening of life, we will be judged on love” (Saint John of the Cross, Sayings of Light and Love, 57).
Today let us choose love, whatever the cost, even if it means going against the tide. Let us not yield to the thinking of this world, or content ourselves with half measures. Let us accept the challenge of Jesus, the challenge of charity. Then we will be true Christians and our world will be more human.
[00264-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Jesus zitiert das Gesetz des Alten Bundes: »Auge um Auge und Zahn um Zahn. (Mt 5,38; vgl. Ex 21,24). Wir wissen, was dies bedeutete: Dem, der dir etwas nimmt, wirst du das Gleiche nehmen. Es war in Wirklichkeit ein großer Fortschritt, weil es schlimmere Vergeltungsakte verhinderte: Wenn einer dir Böses getan hat, wirst du ihm es im gleichen Maß heimzahlen, du wirst ihm nicht etwas Schlimmeres antun können. Die Streitfälle durch Ausgleich abzuschließen, war ein Schritt vorwärts. Und doch geht Jesus darüber hinaus, sehr weit hinaus: »Leistet dem, der euch etwas Böses antut, keinen Widerstand« (Mt 5,39). Aber wie, Herr? Wenn jemand schlecht über mich denkt, wenn mir jemand Böses tut, kann ich es ihm nicht mit gleicher Münze heimzahlen? „Nein“, sagt Jesus: Gewaltlosigkeit, keinerlei Gewalt.
Es ist denkbar, dass die Lehre Jesu die Strategie verfolgt: Am Ende wird der Böse ablassen. Aber dies ist nicht der Grund, weshalb Jesus verlangt, auch denjenigen zu lieben, der uns Böses tut. Was ist der Grund? Dass der Vater, unser Vater, immer alle liebt, auch wenn diese Liebe nicht erwidert wird. »Er lässt seine Sonne aufgehen über Bösen und Guten und er lässt regnen über Gerechte und Ungerechte« (V. 45). Und heute sagt er uns in der ersten Lesung: »Seid heilig, denn ich, der Herr, euer Gott, bin heilig!« (Lev 19,2). Das heißt: „Lebt wie ich, sucht das, was ich suche“. Jesus hat es so gemacht. Er hat nicht mit dem Finger auf die gezeigt, die ihn ungerecht verurteilt und grausam getötet haben, sondern er hat für sie die Arme am Kreuz ausgebreitet. Und er hat denjenigen vergeben, die ihm die Handgelenke mit Nägeln durchbohrt haben (vgl. Lk 23,33-34).
Wenn wir also Jünger Christi sein wollen, wenn wir uns Christen nennen wollen, so ist dies der Weg, es gibt keinen anderen Weg. Als von Gott Geliebte sind wir aufgerufen zu lieben. Da uns vergeben wird, sollen auch wir vergeben. Wir werden von der Liebe berührt und sind daher eingeladen, Liebe weiterzugeben, ohne darauf zu warten, dass die anderen den Anfang machen. Wir wurden unverdient gerettet, also sind wir auch angehalten, keinerlei Nutzen im Guten, das wir tun, zu suchen. Du magst einwenden: „Aber Jesus übertreibt! Er sagt sogar: »Liebt eure Feinde und betet für die, die euch verfolgen« (Mt 5,44); er spricht so, um Aufmerksamkeit zu erregen, aber vielleicht meint er das nicht wirklich“. Aber doch, er meint es wirklich. Jesus spricht hier nicht durch Gegensätze, er macht keine Umschweife. Er ist direkt und klar. Er zitiert aus dem Gesetz des Alten Bundes und erklärt feierlich: „Ich aber sage euch: Liebt eure Feinde“. Es sind beabsichtigte Worte, klare Worte.
Liebt eure Feinde und betet für die, die euch verfolgen. Das ist die christliche Neuheit. Das ist der christliche Unterschied. Beten und lieben: Das ist das, was wir tun müssen; und nicht nur gegenüber denjenigen, die uns mögen, nicht nur, unseren Freunden gegenüber, nicht nur unserem Volk gegenüber. Denn die Liebe Jesu kennt keine Grenzen und keine Schranken. Der Herr bittet uns um den Mut einer Liebe ohne Kalkül. Denn das Maß Jesu ist die Liebe ohne Maßen. Wie oft haben wir seine Bitten missachtet, als wir uns wie alle verhalten haben! Und doch ist das Liebesgebot nicht eine bloße Provokation, es bildet das Herzstück des Evangeliums. Wir können keine Ausreden hinsichtlich der Liebe zu allen annehmen, wir predigen keine bequeme Behutsamkeit. Der Herr war nicht behutsam, er hat sich nicht zu Kompromissen herabgelassen, er hat von uns den Extremismus der Liebe verlangt. Es ist der einzige erlaubte christliche Extremismus: der Extremismus der Liebe.
Liebt eure Feinde. Es wird uns heute guttun, während und nach der Messe uns selbst diese Worte zu wiederholen und sie auf die Personen anzuwenden, die uns schlecht behandeln, die uns stören, bei denen wir Mühe haben, sie aufzunehmen, die uns die Ruhe nehmen. Liebt eure Feinde. Es wird uns guttun, uns auch Fragen zu stellen: „Worum sorge ich mich im Leben: um die Feinde, um diejenigen, die mir Böses wollen? Oder sorge ich mich darum zu lieben?“. Kümmere dich nicht um die Bosheit des anderen, desjenigen, der schlecht über dich denkt. Beginne hingegen, dein Herz aus Liebe zu Jesus abzurüsten. Denn wer Gott liebt, hat im Herzen keine Feinde. Der Kult, den wir Gott erweisen, ist das Gegenteil der „Kultur“ des Hasses. Und die „Kultur“ des Hasses wird bekämpft, indem man dem Kult der Klage entgegenwirkt. Wie oft beklagen wir uns über das, was wir nicht erhalten; über das, was nicht funktioniert! Jesus weiß, dass viele Dinge nicht funktionieren; dass es immer jemanden geben wird, der uns Böses will, sogar jemanden, der uns verfolgen wird. Aber er bittet uns nur, zu beten und zu lieben. Das ist die Revolution Jesu, die größte der Geschichte: vom Feind, den man hassen muss, zum Feind, den man lieben muss, vom Kult der Klage zur Kultur der Hingabe. Wenn wir Jesus gehören, ist dies der Weg! Es gibt keinen anderen.
Es ist wahr, aber du magst einwenden: “Ich verstehe die Größe des Ideals, aber das Leben ist anders! Wenn ich liebe und vergebe, überlebe ich in dieser Welt nicht, wo die Logik der Stärke vorherrscht und es scheint, dass jeder an sich selbst denkt“. Versagt die Logik Jesu demnach? Sie versagt in den Augen der Welt, aber sie siegt in den Augen Gottes. Der heilige Paulus hat uns in der zweiten Lesung gesagt: »Keiner täusche sich selbst. Denn die Weisheit dieser Welt ist Torheit vor Gott« (1 Kor 3,18-19). Gott sieht weiter. Er weiß, wie man siegt. Er weiß, dass das Böse nur mit dem Guten besiegt wird. So hat er uns gerettet: nicht mit dem Schwert, sondern mit dem Kreuz. Lieben und vergeben bedeutet, als Sieger zu leben. Wir werden verlieren, wenn wir den Glauben mit Gewalt verteidigen. Der Herr würde auch uns die Worte wiederholen, die er zu Petrus im Getsemani sprach: »Steck das Schwert in die Scheide!« (Joh 18,11). An den Getsemani-Orten von heute, in unserer gleichgültigen und ungerechten Welt, wo man dem Todeskampf der Hoffnung beizuwohnen scheint, kann der Christ nicht so wie jene Jünger handeln, die erst zum Schwert griffen und dann flüchteten. Nein, die Lösung ist nicht, das Schwert gegen jemanden zu zücken und auch nicht vor den Zeiten zu flüchten, in denen wir leben. Die Lösung ist der Weg Jesu: die tätige Liebe, die demütige Liebe, die Liebe »bis zur Vollendung« (Joh 13,1).
Liebe Brüder und Schwestern, heute hebt Jesus mit seiner grenzenlosen Liebe die Messlatte unserer Menschlichkeit an. Am Ende mögen wir uns fragen: „Und wir, werden wir es schaffen?“. Wenn das Ziel unmöglich wäre, hätte der Herr von uns nicht verlangt, es zu erreichen. Aber alleine ist es schwierig; es ist eine Gnade, die erbeten werden muss. Gott um die Kraft bitten zu lieben, ihm sagen: „Herr, hilf mir zu lieben, lehre mich zu verzeihen. Alleine gelingt es mir nicht, ich brauche dich”. Und es muss auch um die Gnade gebeten werden, die anderen nicht als Hindernisse und Komplikationen zu sehen, sondern als zu liebende Brüder und Schwestern. Oftmals bitten wir um Hilfen und Gnaden für uns, aber wie wenig bitten wir darum, lieben zu können! Wir bitten nicht ausreichend darum, die Herzmitte des Evangeliums leben zu können, wahrhaft Christen zu sein. Aber »am Abend des Lebens werden wir nach der Liebe gerichtet werden« (Hl. Johannes vom Kreuz, Merksätze von Licht und Liebe, 57). Wählen wir die Liebe, auch wenn es uns Mühe kostet, auch wenn dies gegen den Strom geht. Lassen wir uns nicht von der allgemeinen Denkweise beeinflussen, geben wir uns nicht mit halben Sachen zufrieden. Nehmen wir die Herausforderung Jesu an, die Herausforderung der Liebe. Wir werden echte Christen sein und die Welt wird menschlicher sein.
[00264-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Jesús cita la antigua ley: «Ojo por ojo, diente por diente» (cf. Mt 5,38; Ex 21,24). Sabemos lo que significaba: a quien te quita algo, le quitarás lo mismo. En realidad, era un gran progreso, porque evitaba represalias peores: si alguien te ha hecho daño, le pagarás con la misma medida, no podrás hacerle algo peor. Que las controversias terminaran con un empate era ya un paso adelante. Sin embargo, Jesús va más allá, mucho más lejos: «Pero yo os digo: no hagáis frente al que os agravia» (Mt 5,39). Pero, ¿cómo, Señor? Si alguien piensa mal de mí, si alguno me lastima, ¿no puedo pagarle con la misma moneda? “No”, dice Jesús. Nada de violencia, ninguna violencia.
Podríamos pensar que esta enseñanza de Jesús esconde una estrategia: al final, el malvado se dará por vencido. Pero no es este el motivo por el que Jesús pide que amemos incluso a los que nos hacen daño. Entonces, ¿cuál es la razón? Que el Padre, nuestro Padre, ama siempre a todos, aun cuando no es correspondido. Él «hace salir su sol sobre malos y buenos, y manda la lluvia a justos e injustos» (v. 45). Y hoy, en la primera lectura, nos dice: «Sed santos, porque yo, el Señor, vuestro Dios, soy santo» (Lv 19,2); en otras palabras: “Vivid como yo, buscad lo que yo busco”. Así lo hizo Jesús. No señaló con el dedo a los que lo condenaron injustamente y lo mataron de manera cruel, sino que les abrió los brazos en la cruz. Y perdonó a quienes lo crucificaron (cf. Lc 23,33-34).
Entonces, si queremos ser discípulos de Cristo, si queremos llamarnos cristianos, este es el camino, no hay otro. Amados por Dios, estamos llamados a amar; perdonados, a perdonar; tocados por el amor, a dar amor sin esperar a que comiencen los otros; salvados gratuitamente, a no buscar ningún beneficio en el bien que hacemos. Tú podrías decir: “¡Pero Jesús exagera! Incluso dice: «Amad a vuestros enemigos y rezad por los que os persiguen» (Mt 5,44); habla así para llamar la atención, aunque tal vez en realidad no quiera decir eso”. En cambio, sí, quiere decir exactamente eso. Jesús aquí no usa paradojas, ni giros de palabras; es directo y claro. Cita la antigua ley y dice solemnemente: “Pero yo os digo: Amad a vuestros enemigos”. Son palabras intencionadas, palabras precisas.
Amad a vuestros enemigos y rezad por los que os persiguen. Esta es la novedad cristiana. Es la diferencia cristiana. Rezar y amar: esto es lo que debemos hacer; y no sólo por los que nos aman, por los amigos, por nuestra gente. Porque el amor de Jesús no conoce límites ni barreras. El Señor nos pide la valentía de un amor sin cálculos. Porque la medida de Jesús es el amor sin medida. ¡Cuántas veces hemos descuidado lo que nos pide, actuando como todos los demás! Sin embargo, el mandamiento del amor no es una simple provocación, sino es el espíritu del Evangelio. Sobre el amor hacia todos no aceptamos excusas, no predicamos una cómoda prudencia. El Señor no fue prudente, no hizo concesiones, nos pide el extremismo de la caridad. Este es el único extremismo cristiano lícito: el extremismo del amor.
Amad a vuestros enemigos. Hoy nos haría bien, durante y después de la Misa, repetirnos a nosotros mismos estas palabras y aplicarlas a las personas que nos tratan mal, que nos molestan, que nos cuesta aceptar, que nos quitan la serenidad. Amad a vuestros enemigos. Nos haría bien preguntarnos también: “¿Qué me preocupa en la vida: mis enemigos, quien me aborrece, o amar?”. No te preocupes de la maldad de los demás, o del que piensa mal de ti. En cambio, comienza a transformar tu corazón por amor a Jesús. Porque quien ama a Dios no tiene enemigos en el corazón. El culto a Dios es lo opuesto a la cultura del odio. Y la cultura del odio se combate enfrentando el culto a la lamentación. ¡Cuántas veces nos quejamos por lo que no recibimos, por lo que está mal! Jesús sabe que muchas cosas están mal, que siempre habrá alguien que no nos quiera, e incluso alguien que nos perseguirá. Pero nos pide sólo que recemos y amemos. Esta es la revolución de Jesús, la más grande de la historia: la que pasa del odio al amor por el enemigo, del culto a la lamentación a la cultura del don. ¡Si pertenecemos a Jesús, este es el camino! No hay otro.
Es cierto, aunque podrías objetar: “Sí, comprendo la grandeza del ideal, pero la vida es otra cosa. Si amo y perdono, no sobrevivo en este mundo, donde prevalece la lógica de la fuerza y donde parece que todos piensan sólo en sí mismos”. Pero, entonces, ¿la lógica de Jesús es un fracaso? A los ojos del mundo Él es un perdedor, pero a los ojos de Dios es un ganador. En la segunda lectura, san Pablo nos recordaba: «Que nadie se engañe […]. Porque la sabiduría de este mundo es necedad ante Dios» (1 Co 3,18-19). Dios ve más allá. Él sabe cómo ganar. Sabe que el mal sólo se puede vencer con el bien. Nos salvó así: no con la espada, sino con la cruz. Amar y perdonar es vivir como ganadores. En cambio, perderíamos si defendiéramos la fe con la fuerza. El Señor también nos repetiría a nosotros las palabras que dijo a Pedro en Getsemaní: «Mete la espada en la vaina» (Jn 18,11). En los Getsemaní de hoy, en nuestro mundo indiferente e injusto, donde parecería que se asiste a la agonía de la esperanza, el cristiano no puede comportarse como aquellos discípulos, que primero tomaron la espada y luego huyeron. No, la solución no es desenvainar la espada contra alguien, ni tampoco huir de los tiempos que nos toca vivir. La única solución es el camino de Jesús: el amor activo, el amor humilde, el amor «hasta el extremo» (Jn 13,1).
Queridos hermanos y hermanas: Hoy Jesús, con su amor sin límites, levanta el estandarte de nuestra humanidad. Podríamos preguntarnos, al fin de cuentas: “Y nosotros, ¿lo lograremos?”. Si la meta fuera imposible, el Señor no nos hubiera pedido que la alcanzáramos. Pero, solos es difícil; es una gracia que debemos implorar. Se necesita pedir a Dios la fuerza para amar, decirle: “Señor, ayúdame a amar, enséñame a perdonar. Solo no puedo hacerlo, te necesito”. Y también pedirle la gracia de ver a los demás no como obstáculos y complicaciones, sino como hermanos y hermanas a quienes amar. Con mucha frecuencia le pedimos ayuda y gracias para nosotros mismos, pero qué poco le imploramos para que sepamos amar. No le rogamos lo suficiente para aprender a vivir el espíritu del Evangelio, para ser cristianos de verdad. Sin embargo, «a la tarde te examinarán en el amor» (S. Juan de la Cruz, Dichos de luz y de amor, 60). Elijamos hoy el amor, aunque cueste, aunque vaya contra corriente. No nos dejemos condicionar por lo que piensan los demás, no nos conformemos con medias tintas. Acojamos el desafío de Jesús, el desafío de la caridad. Así seremos verdaderos cristianos y el mundo será más humano.
[00264-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Jesus cita a lei antiga «olho por olho e dente por dente» (Mt 5, 38; Ex 21, 24), que significava: a quem te tirar algo, tirar-lhe-ás a mesma coisa. Era realmente um grande progresso, porque impedia retaliações mais graves: se alguém te fizer mal, retribui-lo-ás com a mesma medida; não poderás fazer-lhe pior. Fechar os litígios num empate era um passo em frente. Contudo Jesus vai mais além, muito mais além! «Eu, porém, digo-vos: Não oponhais resistência ao mau» (Mt 5, 39). Mas como, Senhor? Se alguém pensa mal de mim, se alguém me faz mal, não posso retribuir-lhe com a mesma moeda? «Não» – diz Jesus. Não-violência, nenhuma violência!
Podemos pensar que o ensinamento de Jesus persiga uma estratégia: no fim, o mau desistirá. Mas não é este o motivo pelo qual Jesus pede para amar mesmo a quem nos faz mal. Qual é o motivo? Porque o Pai, o nosso Pai, ama sempre a todos, mesmo quando não é correspondido. Ele «faz com que o sol se levante sobre os bons e os maus, e faz cair a chuva sobre os justos e os pecadores» (Mt 5, 45). E hoje, na primeira Leitura, diz-nos: «Sede santos, porque Eu, o Senhor, vosso Deus, sou santo» (Lv 19, 2). Ou seja: «Vivei como Eu, procurai aquilo que Eu procuro». Assim procedeu Jesus. Não levantou a mão contra aqueles que O condenaram injustamente e mataram cruelmente, mas abriu-lhes os braços na cruz. E perdoou a quem Lhe espetou os cravos nos pulsos (cf. Lc 23, 33-34).
Ora, se quisermos ser discípulos de Cristo, se nos quisermos chamar cristãos, este é o caminho; não há outro. Amados por Deus, somos chamados a amar; perdoados, a perdoar; tocados pelo amor, a dar amor sem esperar que comecem os outros; salvos gratuitamente, a não buscar lucro algum no bem que fazemos. Tu poderias dizer: «Mas, Jesus exagera! Chega a dizer: “Amai os vossos inimigos e orai pelos que vos perseguem” (Mt 5, 44). Fala assim, mas é para atrair a nossa atenção; talvez não entenda verdadeiramente isso». Mas é mesmo isso que Ele entende! Jesus não fala por paradoxos, não usa giros de palavras. É direto e claro. Cita a lei antiga e, solenemente, diz: «Eu, porém, digo-vos: Amai os vossos inimigos». São palavras deliberadas, palavras precisas.
Amai os vossos inimigos e orai pelos que vos perseguem». É a novidade cristã, a especificidade cristã. Orar e amar: isto é o que devemos fazer; e não só com quem nos ama, não só com os amigos, não só com os do nosso povo, porque o amor de Jesus não conhece fronteiras nem barreiras. O Senhor pede-nos a coragem dum amor sem cálculos. Porque a medida de Jesus é o amor sem medida. Quantas vezes negligenciamos os seus pedidos, comportando-nos como todo o mundo! E, todavia, o mandamento do amor não é uma simples provocação; está no coração do Evangelho. Sobre o amor para com todos, não procuremos desculpas, nem apregoemos prudências que nos são cómodas. O Senhor não Se mostrou prudente, não desceu a compromissos, pediu-nos o extremismo da caridade. É o único extremismo cristão lícito: o extremismo do amor.
Amai os vossos inimigos. Hoje, durante a Missa e depois, far-nos-á bem repetir, para nós próprios, estas palavras e aplicá-las às pessoas que nos tratam mal, aborrecem, que sentimos dificuldade em acolher e nos roubam a serenidade. Amai os vossos inimigos. Será útil interrogar-nos: «Na vida, preocupo-me com os inimigos, com quem me quer mal? Ou preocupo-me por amar?» Não te preocupes com a maldade dos outros, com a maldade de quem pensa mal de ti. Pelo contrário, começa a desarmar o teu coração por amor de Jesus. Porque quem ama a Deus, não tem inimigos no coração. O culto a Deus é contrário à cultura do ódio. E a cultura do ódio combate-se, contrariando o culto do lamento. Quantas vezes nos lamentamos do que não recebemos, daquilo que está errado! Jesus bem sabe que muitas coisas estão erradas, que haverá sempre alguém que nos quer mal, até mesmo alguém que nos perseguirá. Mas a nós, Jesus pede-nos apenas para rezar e amar. Aqui está a revolução de Jesus, a maior da história: do inimigo a odiar passar ao inimigo a amar; do culto do lamento, à cultura do dom. Se formos de Jesus, este é o caminho! Não há outro.
É verdade, todavia pode-se objetar: «Compreendo a grandeza do ideal, mas a vida é diferente! Se amo e perdoo, não sobreviverei neste mundo, onde prevalece a lógica da força e parece que cada um só pensa em si». Mas então a lógica de Jesus é perdente? É perdente aos olhos do mundo, mas vitoriosa aos olhos de Deus. São Paulo diz-nos na segunda Leitura: «Ninguém se engane (…), porque a sabedoria deste mundo é loucura diante de Deus» (1 Cor 3, 18.19). Deus vê mais além: sabe como se vence, sabe que o mal só se vence com o bem. Ele salvou-nos assim: não com a espada, mas com a cruz. Amar e perdoar é viver como vencedores. Perderemos, se defendemos a fé pela força; o Senhor repetiria a nós as mesmas palavras que disse a Pedro no Getsémani: «Mete a espada na bainha» (Jo 18, 11). Nos «getsémanis» de hoje, no nosso mundo indiferente e injusto, onde parece assistir-se à agonia da esperança, o cristão não pode fazer como aqueles discípulos que, primeiro, empunharam a espada e, depois, fugiram. Não! A solução não é desembainhar a espada contra alguém, nem sequer fugir dos tempos que vivemos. A solução é o caminho de Jesus: o amor ativo, o amor humilde, o amor levado «até ao extremo» (Jo 13, 1).
Queridos irmãos e irmãs, hoje Jesus, com o seu amor sem limites, eleva o nível da nossa humanidade. A questão final que nos podemos colocar: «E nós, alcançá-lo-emos?» Se a meta fosse impossível, o Senhor não nos teria pedido para a atingir. Mas, sozinhos, é difícil. É uma graça que devemos pedir. Suplicar a Deus a força de amar, dizendo-Lhe: «Senhor, ajudai-me a amar; ensinai-me a perdoar. Sozinho, não consigo; preciso de Vós». E devemos pedir também a graça de ver os outros, não como obstáculos e estorvos, mas como irmãos e irmãs a amar. É frequente solicitar a Deus auxílio e graças para nós, mas quão pouco pedimos para saber amar! Não pedimos, suficientemente, para saber viver o coração do Evangelho, para ser verdadeiramente cristãos. Mas, «ao entardecer desta vida, examinar-te-ão no amor» (S. João da Cruz, Ditos de luz e amor, 57). Optemos hoje pelo amor, ainda que custe, mesmo que vá contra a corrente. Não nos deixemos condicionar pelo pensamento comum, nem nos contentemos com meias medidas. Acolhamos o desafio de Jesus, o desafio da caridade. Seremos verdadeiros cristãos e o mundo será mais humano.
[00264-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
……..
[00264-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Prima dell’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
mentre siamo riuniti qui a pregare e a riflettere sulla pace e sulle sorti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia. Dai nostri cuori di pastori si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale, perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze.
Preghiamo il Signore affinché muova i cuori e tutti possano superare la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per riscoprirsi fratelli, figli di un solo Padre, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi (cfr Mt 5,45). Invochiamo lo Spirito Santo perché ognuno di noi, a partire dai gesti di amore quotidiani, contribuisca a costruire relazioni nuove, ispirate alla comprensione, all’accoglienza, alla pazienza, ponendo così le condizioni per sperimentare la gioia del Vangelo e diffonderla in ogni ambiente di vita. La Vergine Maria, la “Stella del mare” [Santa Madre di Dio] alla quale guardiamo come esempio più alto di fedeltà a Gesù e alla sua parola, ci aiuti a camminare su questa strada.
Prima di recitare insieme l’Angelus, ringrazio di cuore tutti i Vescovi e quanti hanno partecipato a questo incontro sul Mediterraneo come frontiera di pace; come pure coloro – e sono tanti! – che in diversi modi hanno lavorato per la sua buona riuscita. Grazie a tutti! Avete contribuito a far crescere la cultura dell’incontro e del dialogo in questa regione così importante per la pace nel mondo.
[00265-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0120-XX.02]