Saluto del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Il Santo Padre Francesco ha ricevuto oggi in Udienza una Delegazione del “Simon Wiesenthal Center” e ha rivolto loro il saluto che riportiamo di seguito:
Saluto del Santo Padre
Cari amici,
vi do il benvenuto. Il vostro Centro, attivo in tutto il mondo, si propone di combattere ogni forma di antisemitismo, razzismo e odio delle minoranze. Ormai da decenni esistono contatti con la Santa Sede: ci accomuna il desiderio di rendere il mondo un luogo migliore nel rispetto della dignità umana, una dignità che spetta a ciascuno in ugual misura indipendentemente dall’origine, dalla religione e dallo status sociale. È tanto importante educare alla tolleranza e alla comprensione reciproca, alla libertà di religione e alla promozione della pace sociale.
Voi contribuite in modo particolare a mantenere viva la memoria dell’Olocausto. Tra una settimana, il 27 gennaio, si ricorderà il 75° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Lì, nel 2016, sostai per interiorizzare e per pregare in silenzio. Oggi, assorbiti nel vortice delle cose, fatichiamo a fermarci, a guardarci dentro, a fare silenzio per ascoltare il grido dell’umanità sofferente. Il consumismo odierno è anche verbale: quante parole inutili, quanto tempo sprecato a contestare e accusare, quante offese urlate, senza curarsi di quel che si dice. Il silenzio, invece, aiuta a custodire la memoria. Se perdiamo la memoria, annientiamo il futuro. L’anniversario dell’indicibile crudeltà che l’umanità scoprì settantacinque anni fa sia un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria. Ci serve, per non diventare indifferenti.
Preoccupa l’aumento, in tante parti del mondo, di un’indifferenza egoista, per cui interessa solo quello che fa comodo a se stessi: la vita va bene se va bene a me e quando qualcosa non va, si scatenano rabbia e cattiveria. Così si preparano terreni fertili ai particolarismi e ai populismi, che vediamo attorno a noi. Su questi terreni cresce rapido l’odio. L’odio. Seminare odio. Ancora recentemente abbiamo assistito a barbare recrudescenze dell’antisemitismo. Non mi stanco di condannare fermamente ogni forma di antisemitismo. Per affrontare il problema alla radice, dobbiamo però impegnarci anche a dissodare il terreno su cui cresce l’odio, seminandovi pace. È infatti attraverso l’integrazione, la ricerca e la comprensione dell’altro che tuteliamo maggiormente noi stessi. Perciò è urgente reintegrare chi è emarginato, tendere la mano a chi è lontano, sostenere chi è scartato perché non ha mezzi e denaro, aiutare chi è vittima di intolleranza e discriminazione.
La Dichiarazione Nostra aetate (cfr n. 4) sottolinea che noi, ebrei e cristiani, abbiamo un ricco patrimonio spirituale comune che dovremmo scoprire sempre più per metterlo al servizio di tutti. Sento che, oggi in particolare, siamo chiamati proprio noi, per primi, a questo servizio: non a prendere le distanze ed escludere, ma a farci vicini e includere; non ad assecondare soluzioni di forza, ma a avviare percorsi di prossimità. Se non lo facciamo noi, che crediamo in Colui che, dall’alto dei cieli, si è ricordato di noi e ha preso a cuore le nostre debolezze, chi lo farà? Mi tornano alla mente quelle parole del libro dell’Esodo: «Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero» (2,24-25). Anche noi ricordiamoci del passato e prendiamo a cuore le condizioni di chi soffre: così coltiveremo il terreno della fraternità.
Cari amici, vi ringrazio per il vostro impegno in questo e vi incoraggio a intensificare la nostra collaborazione a difesa dei più deboli. Ci aiuti l’Altissimo a rispettarci e volerci bene sempre di più, e a rendere la terra un luogo migliore, seminando pace. Shalom!
[00080-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear Friends,
I offer you a cordial welcome. Your Center, active throughout the world, seeks to combat all forms of antisemitism, racism and hatred towards minorities. For decades, you have maintained contacts with the Holy See, in a shared desire to make the world a better place in respect for human dignity. This dignity is due to every person in equal measure, regardless of his or her ethnic origin, religion or social status. It is essential to teach tolerance, mutual understanding and freedom of religion, and the promotion of peace within society.
In a particular way, you help keep alive the memory of the Holocaust. A week from now, 27 January, will mark the seventy-fifth anniversary of the liberation of the Auschwitz-Birkenau concentration camp. In 2016, I went there to reflect and to pray in silence. In our world, with its whirlwind of activity, we find it hard to pause, to look within and to listen in silence to the plea of suffering humanity. Our consumerist society also squanders words: how many unhelpful words are spoken, how much time is wasted in arguing, accusing, shouting insults, without a real concern for what we say. Silence, on the other hand, helps to keep memory alive. If we lose our memory, we destroy our future. May the anniversary of the unspeakable cruelty that humanity learned of seventy-five years ago serve as a summons to pause, to be still and to remember. We need to do this, lest we become indifferent.
It is troubling to see, in many parts of the world, an increase in selfishness and indifference, lack of concern for others and the attitude that says life is good as long as it is good for me, and when things go wrong, anger and malice are unleashed. This creates a fertile ground for the forms of factionalism and populism we see around us, where hatred quickly springs up. Hatred and the sowing of evil. Even recently, we have witnessed a barbaric resurgence of cases of antisemitism. Once more I firmly condemn every form of antisemitism. To tackle the cause of the problem, however, we must commit ourselves also to tilling the soil in which hatred grows and sowing peace instead. For it is through integration and seeking to understand others that we more effectively protect ourselves. Hence it is urgent to reintegrate those who are marginalized, to reach out to those far away, to support those ignored for lack of resources or funds, and assist to those who are victims of intolerance and discrimination.
The Declaration Nostra Aetate pointed out that Jews and Christians possess a rich spiritual patrimony (cf. no. 4), which needs to be increasingly appreciated and put at the service of others. I feel that we, above all, are summoned, especially today, to such service: not to take the path of distance and exclusion, but that of proximity and inclusion; not to force solutions, but to initiate ways of drawing closer together. If we do not do this – we who believe in Him who from on high remembered us and showed compassion for our weaknesses – then who will? I am reminded of the words of the Book of Exodus: “God remembered his covenant with Abraham, with Isaac, and with Jacob. And God saw the people of Israel – and God knew their condition” (2:24-25). Let us too remember the past and have compassion on those who suffer, and in this way till the soil of fraternity.
Dear friends, I thank you for your efforts; may we continue to cooperate in the defence of the most vulnerable of our brothers and sisters. May the Almighty help us to respect one another and to love one another more, and to make the earth a better place by sowing seeds of peace. Shalom!
[00080-EN.02] [Original text: Italian]
[B0036-XX.02]