Questo pomeriggio il Santo Padre Francesco ha lasciato Casa Santa Marta ed è partito in elicottero dall’eliporto del Vaticano per recarsi in visita al Santuario Francescano di Greccio, nella diocesi di Rieti.
L’elicottero con a bordo Papa Francesco è atterrato alle ore 15.40 nel piazzale sottostante il Santuario Francescano. Prima di trasferirsi in auto al Santuario, il Santo Padre ha salutato alcuni malati e disabili, accompagnati dai loro familiari, che lo attendevano nel piazzale.
Al Suo arrivo al Santuario Francescano di Greccio, il Papa è stato accolto dal Vescovo di Rieti, S.E. Mons. Domenico Pompili, dal Guardiano del Santuario Francescano, Padre Francesco Rossi, e dal Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, S.E. Mons. Rino Fisichella. Quindi il Santo Padre si è recato nella grotta del Santuario, dove, dopo un momento di preghiera, ha firmato la Lettera Apostolica Admirabile signum sul significato e il valore del presepe e si è intrattenuto con i frati e le suore presenti nella grotta.
Successivamente, dopo aver salutato il coro di bambini della scuola primaria, che ha intonato un brano tratto dal musical “Forza venite gente”, che racconta la vita di San Francesco, ed alcuni figuranti della Rappresentazione storica del Presepe vivente in abiti tradizionali, nella chiesa del Santuario, il Papa ha presieduto la Celebrazione della Parola. Prima della Benedizione finale, dopo che il Santo Padre ne ha fatto dono ai presenti, è stata data lettura della Lettera Apostolica Admirabile signum.
Al termine, alle ore 17.05, Papa Francesco ha lasciato in elicottero Greccio per far rientro in Vaticano.
Pubblichiamo di seguito la breve meditazione che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione della Parola:
Meditazione del Santo Padre
Quanti pensieri si affollano nella mente in questo luogo santo! E tuttavia, davanti alla roccia di questi monti tanto cari a San Francesco, ciò che siamo chiamati a compiere è, anzitutto, riscoprire la semplicità.
Il presepe, che per la prima volta San Francesco realizzò proprio in questo piccolo spazio, a imitazione dell’angusta grotta di Betlemme, parla da solo. Qui non c’è bisogno di moltiplicare le parole, perché la scena che è posta sotto i nostri occhi esprime la saggezza di cui abbiamo bisogno per cogliere l’essenziale.
Davanti al presepe scopriamo quanto sia importante per la nostra vita, così spesso frenetica, trovare momenti di silenzio e di preghiera. Il silenzio, per contemplare la bellezza del volto di Gesù bambino, il Figlio di Dio nato nella povertà di una stalla. La preghiera, per esprimere il “grazie” stupito dinanzi a questo immenso dono d’amore che ci viene fatto.
In questo segno, semplice e mirabile, del presepe, che la pietà popolare ha accolto e trasmesso di generazione in generazione, viene manifestato il grande mistero della nostra fede: Dio ci ama a tal punto da condividere la nostra umanità e la nostra vita. Non ci lascia mai soli; ci accompagna con la sua presenza nascosta, ma non invisibile. In ogni circostanza, nella gioia come nel dolore, Egli è l’Emmanuele, Dio con noi.
Come i pastori di Betlemme, accogliamo l’invito ad andare alla grotta, per vedere e riconoscere il segno che Dio ci ha dato. Allora il nostro cuore sarà pieno di gioia, e potremo portarla dove c’è tristezza; sarà colmo di speranza, da condividere con chi l’ha perduta.
Immedesimiamoci in Maria, che depose il suo Figlio nella mangiatoia, perché non c’era posto in una casa. Con lei e con San Giuseppe, suo sposo, teniamo lo sguardo rivolto al Bambino Gesù. Il suo sorriso, sbocciato nella notte, disperda l’indifferenza e apra i cuori alla gioia di chi si sente amato dal Padre che è nei cieli.
[01950-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0955-XX.02]