Alle ore 17 di questo pomeriggio il Santo Padre Francesco ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa nel corso della quale ha conferito l’Ordinazione Episcopale ai Presbiteri: Mons. Michael CZERNY, S.I., Sotto-Segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, della Compagnia di Gesù, nato il 18 luglio del 1946 a Brno (Repubblica Ceca), ordinato sacerdote il 9 giugno 1973, eletto Arcivescovo titolare di Benevento; Mons. Paolo BORGIA, del clero dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo (Italia), nato il 18 marzo 1966 a Manfredonia (Italia), ordinato sacerdote il 10 aprile 1999, eletto Arcivescovo titolare di Milazzo e nominato Nunzio Apostolico il 3 settembre 2019; Mons. Antoine CAMILLERI, del clero dell’Arcidiocesi di Malta (Malta), nato il 20 agosto 1965 a Sliema (Malta), ordinato sacerdote il 5 luglio 1991, eletto Arcivescovo titolare di Skálholt e nominato Nunzio Apostolico il 3 settembre 2019; Mons. Paolo RUDELLI, del clero della Diocesi di Bergamo (Italia), nato il 16 luglio 1970 a Gazzaniga (Italia), ordinato sacerdote il 10 giugno 1995, eletto Arcivescovo titolare di Mesembria e nominato Nunzio Apostolico il 3 settembre 2019.
L’Omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica è nella sostanza l’Omelia prevista nel Rituale per l’Ordinazione dei Vescovi, a cui però ha aggiunto alcune sue considerazioni.
Ne riportiamo di seguito il testo:
Omelia del Santo Padre
Fratelli e figli,
riflettiamo un poco a quale alta responsabilità ecclesiale vengono promossi questi nostri fratelli. Il Signore nostro Gesù Cristo inviato dal Padre a redimere gli uomini mandò a sua volta nel mondo i dodici apostoli, perché pieni della potenza dello Spirito Santo annunziassero il Vangelo a tutti i popoli e riunendoli sotto un unico pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza.
Al fine di perpetuare di generazione in generazione questo ministero, i Dodici si aggregarono dei collaboratori trasmettendo loro con l’imposizione delle mani il dono dello Spirito ricevuto da Cristo, che conferiva la pienezza del sacramento dell’Ordine. Così, attraverso l’ininterrotta successione dei vescovi nella tradizione vivente della Chiesa si è conservato questo ministero primario e l’opera del Salvatore continua e si sviluppa fino ai nostri tempi. Nel vescovo circondato dai suoi presbiteri è presente in mezzo a voi lo stesso Signore, sommo sacerdote in eterno.
È Cristo, infatti, che nel ministero del vescovo continua a predicare il Vangelo di salvezza e a santificare i credenti, mediante i sacramenti della fede. È Cristo che nella paternità del vescovo accresce di nuove membra il suo corpo, che è la Chiesa. È Cristo che nella sapienza e prudenza del vescovo guida il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna.
Accogliete, dunque, con gioia e gratitudine questi nostri fratelli, che noi vescovi con l’imposizione delle mani oggi associamo al collegio episcopale.
Quanto a voi, fratelli carissimi, eletti dal Signore, riflettete che siete stati scelti fra gli uomini e per gli uomini, siete stati costituiti non per voi stessi. ma per le cose che riguardano Dio. “Episcopato” infatti è il nome di un servizio, non di un onore, poiché al vescovo compete più il servire che il dominare, secondo il comandamento del Maestro: “Chi è il più grande tra voi, diventi come il più piccolo. E chi governa, come colui che serve”.
Annunciate la Parola in ogni occasione: opportuna e non opportuna. Annunciate la vera Parola, non discorsi noiosi che nessuno capisce. Annunciate la Parola di Dio. Ricordate che, secondo Pietro, negli Atti degli Apostoli, i due principali compiti del vescovo sono la preghiera e l’annuncio della Parola (cfr 6,4); poi tutti gli altri [compiti] amministrativi. Ma queste due cose sono le colonne. Mediante l’orazione e l’offerta del sacrificio per il vostro popolo, attingete dalla pienezza della santità di Cristo la multiforme ricchezza della divina grazia.
Nella Chiesa a voi affidata siate fedeli custodi e dispensatori dei misteri di Cristo, posti dal Padre a capo della sua famiglia seguite sempre l’esempio del Buon Pastore, che conosce le sue pecore e da esse è conosciuto e per esse non ha esitato a dare la vita. Vicinanza con il tuo popolo. Le tre vicinanze del vescovo: la vicinanza con Dio nella preghiera – questo è il primo lavoro –; la vicinanza con i presbiteri nel collegio presbiterale; e la vicinanza con il popolo. Non dimenticatevi che siete stati tolti, scelti, dal gregge. Non dimenticatevi delle vostre radici, di coloro che vi hanno trasmesso la fede, che vi hanno dato l’identità. Non rinnegate il popolo di Dio.
Amate con amore di padre e di fratello tutti coloro che Dio vi affida. Anzitutto, i presbiteri e i diaconi, vostri collaboratori nel ministero; ma anche amate i poveri, gli indifesi e quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto. Esortate i fedeli a cooperare all’impegno apostolico e ascoltateli volentieri.
E abbiate viva attenzione a quanti non appartengono all’unico ovile di Cristo, perché essi pure vi sono stati affidati nel Signore. Ricordatevi che nella Chiesa cattolica, radunata nel vincolo della carità siete uniti al Collegio dei vescovi – questa sarebbe la quarta vicinanza – e dovete portare in voi la sollecitudine di tutte le Chiese, soccorrendo generosamente quelle che sono più bisognose di aiuto. Custodite questo dono che oggi riceverete per l’imposizione delle mani di tutti noi vescovi.
Vegliate con amore su tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo vi pone a reggere la Chiesa di Dio. Vegliate nel nome del Padre, del quale rendete presente l’immagine; nel nome di Gesù Cristo, suo Figlio, dal quale siete costituiti maestri, sacerdoti e pastori; e nel nome dello Spirito Santo che dà vita alla Chiesa e con la sua potenza sostiene la nostra debolezza.
[01581-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0773-XX.02]