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Udienza ai partecipanti al Seminario “Il bene comune nell’era digitale”, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, 27.09.2019


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Alle ore 10.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Seminario “Il bene comune nell’era digitale”, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale in Vaticano dal 26 al 28 settembre 2019.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai partecipanti all’Udienza:

Discorso del Santo Padre

Signori Cardinali,

cari fratelli e sorelle,

do il mio benvenuto a tutti voi partecipanti all’Incontro sul “Bene comune nell’era digitale”, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; e ringrazio il Cardinale Ravasi per la sua introduzione. I notevoli sviluppi nel campo tecnologico, in modo particolare quelli sull’intelligenza artificiale, presentano risvolti sempre più significativi in tutti i settori dell’agire umano; pertanto, considero che siano più che mai necessari dibattiti aperti e concreti su questo tema.

Nell’Enciclica sulla cura della casa comune ho tracciato un parallelismo basilare: l’indiscutibile beneficio che l’umanità potrà trarre dal progresso tecnologico (cfr Laudato si’, 102) dipenderà dalla misura in cui le nuove possibilità a disposizione saranno usate in maniera etica (cfr ibid., 105). Questa correlazione richiede che, di pari passo con l’immenso progresso tecnologico in corso, vi sia un adeguato sviluppo della responsabilità e dei valori.

In caso contrario, un paradigma dominante – il «paradigma tecnocratico» (cfr ibid., 111) –, che promette un progresso incontrollato e illimitato, si imporrà e forse, persino, eliminerà altri fattori di sviluppo con enormi pericoli per l’umanità intera. Con i vostri lavori, avete voluto contribuire a prevenire questa deriva e a rendere concreta la cultura dell’incontro e il dialogo interdisciplinare.

Molti di voi sono importanti attori in vari ambiti delle scienze applicate: tecnologia, economia, robotica, sociologia, comunicazione, cyber-sicurezza, e anche della filosofia, dell’etica e della teologia morale. Proprio per questo, voi esprimete non solo diverse competenze ma anche sensibilità differenti e approcci variegati di fronte alle problematiche che fenomeni come l’intelligenza artificiale aprono nei settori di vostra pertinenza. Vi ringrazio di aver voluto incontrarvi in un dialogo inclusivo - e fecondo -, che aiuti tutti a imparare gli uni dagli altri e non permetta ad alcuno di chiudersi in schemi già preconfezionati.

L’obiettivo principale che vi siete prefissati è alquanto ambizioso: raggiungere dei criteri e dei parametri etici di base, capaci di fornire orientamenti sulle riposte ai problemi etici sollevati dall’uso pervasivo delle tecnologie. Mi rendo conto di come per voi, che rappresentate nello stesso tempo la globalizzazione e la specializzazione del sapere, debba essere arduo definire alcuni principi essenziali in un linguaggio accettabile e condivisibile fra tutti. Tuttavia, non vi siete lasciati perdere d’animo nel cercare di raggiungere tale scopo, inquadrando la valenza etica delle trasformazioni in corso anche nel contesto dei principi stabiliti dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dalle Nazioni Unite; infatti, le aree-chiave da voi esplorate hanno sicuramente impatti immediati e concreti sulla vita di milioni di persone.

Comune è il convincimento che l’umanità si trovi davanti a sfide senza precedenti e completamente inedite. Problemi nuovi richiedono soluzioni nuove: il rispetto dei principi e della tradizione, infatti, deve essere sempre vissuto in una forma di fedeltà creativa e non di imitazioni rigide o di riduzionismi obsoleti. Quindi, ritengo lodevole che non abbiate avuto paura di declinare, a volte anche in modo preciso, dei principi morali sia teorici, sia pratici, e che le sfide etiche esaminate siano state affrontate proprio nel contesto del concetto di “bene comune”. Il bene comune è un bene a cui tutti gli uomini aspirano, e non esiste sistema etico degno di questo nome che non contempli tale bene come uno dei suoi punti di riferimento essenziali.

Le problematiche che siete stati chiamati ad analizzare riguardano tutta l’umanità e richiedono soluzioni estendibili a tutta l’umanità.

Un buon esempio potrebbe essere la robotica nel mondo del lavoro. Da una parte, essa potrà mettere fine ad alcuni lavori usuranti, pericolosi e ripetitivi – si pensi a quelli emersi agli inizi della rivoluzione industriale dell’Ottocento –, che causano spesso sofferenza, noia, abbruttimento. Dall’altra parte, però, la robotica potrebbe diventare uno strumento meramente efficientistico: utilizzato solo per aumentare profitti e rendimenti priverebbe migliaia di persone del loro lavoro, mettendo a rischio la loro dignità.

Un altro esempio sono i vantaggi e i rischi associati all’uso delle intelligenze artificiali nei dibattiti sulle grandi questioni sociali. Da una parte, si potrà favorire un più grande accesso alle informazioni attendibili e quindi garantire l’affermarsi di analisi corrette; dall’altra, sarà possibile, come mai prima d’ora, fare circolare opinioni tendenziose e dati falsi, “avvelenare” i dibattiti pubblici e, persino, manipolare le opinioni di milioni di persone, al punto di mettere in pericolo le stesse istituzioni che garantiscono la pacifica convivenza civile. Per questo, lo sviluppo tecnologico di cui siamo tutti testimoni richiede da noi che ci riappropriamo e che reinterpretiamo i termini etici che altri ci hanno trasmesso.

Se i progressi tecnologici fossero causa di disuguaglianze sempre più marcate, non potremmo considerarli progressi veri e propri. Il cosiddetto progresso tecnologico dell’umanità, se diventasse un nemico del bene comune, condurrebbe a una infelice regressione a una forma di barbarie dettata dalla legge del più forte. Perciò, cari amici, vi ringrazio perché con i vostri lavori vi impegnate in uno sforzo di civiltà, che si misurerà anche sul traguardo di una diminuzione delle disuguaglianze economiche, educative, tecnologiche, sociali e culturali.

Voi avete voluto gettare delle basi etiche di garanzia per difendere la dignità di ogni persona umana, convinti che il bene comune non può essere dissociato dal bene specifico di ogni individuo. Fino a quando una sola persona rimarrà vittima di un sistema, per quanto evoluto ed efficiente possa essere, che non riesce a valorizzare la dignità intrinseca e il contributo di ogni persona, il vostro lavoro non sarà terminato.

Un mondo migliore è possibile grazie al progresso tecnologico se questo è accompagnato da un’etica fondata su una visione del bene comune, un’etica di libertà, responsabilità e fraternità, capace di favorire il pieno sviluppo delle persone in relazione con gli altri e con il creato.

Cari amici, vi ringrazio per questo incontro. Vi accompagno con la mia benedizione. Che Dio benedica tutti voi. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.

[01513-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Your Eminences,

Dear Brothers and Sisters,

I welcome all of you who are participating in the meeting on the theme of “The Common Good in the Digital Age”, sponsored by the Dicastery for Promoting Integral Human Development and the Pontifical Council for Culture. I thank Cardinal Turkson and Cardinal Ravasi for this initiative. The remarkable developments in the field of technology, in particular those dealing with artificial intelligence, raise increasingly significant implications in all areas of human activity. For this reason, open and concrete discussions on this theme are needed now more than ever.

In my Encyclical Letter on care for our common home, I pointed to a fundamental parallelism. The indisputable benefit that humanity will be able to draw from technological progress (cf. Laudato Si’, 102) depends on the degree to which the new possibilities at our disposal are employed in an ethical manner (cf. ibid., 105). This correlation requires an adequate development of responsibility and of values alongside the vast technological progress underway.

Otherwise, a dominant paradigm – the “technocratic paradigm” (cf. ibid., 111) – that promises uncontrolled and unlimited progress will be imposed and perhaps will even eliminate other factors of development, with great danger for the whole of humanity. By your work, you have sought to prevent this and to make concrete the culture of encounter and interdisciplinary dialogue.

Many of you are important experts in various fields of applied science: technology, economics, robotics, sociology, communications and cyber-security, as well as philosophy, ethics and moral theology. In these areas, you give voice not only to a wide range of competencies but also to different sensibilities and diverse approaches in the face of the problems that arise in the fields of your expertise, from phenomena such as artificial intelligence. I am grateful that you wished to meet each other in an inclusive and fruitful dialogue that helps everyone to learn from one another and does not allow anyone to close themselves off in prearranged methodologies.

The principal objective you have set yourselves is considerably ambitious: to arrive at criteria and fundamental ethical parameters capable of providing guidance in ethical problems that occur with the widespread use of technology. I realize how difficult it must be for you, who represent at the same time the globalization and specialization of knowledge, to define certain essential principles in a language that is acceptable and can be shared among all. Yet do not lose heart in seeking to attain such a goal, focusing also on the ethical value of ongoing transformations connected to the principles established by the Sustainable Development Goals defined by the United Nations. Indeed, the key areas you are exploring will have an immediate and real impact on the lives of millions of people.

The conviction we share is that humanity faces unprecedented and completely new challenges. New problems require new solutions. Respect for principles and tradition must always be experienced in a form of creative fidelity, not rigid imitation or obsolete reductionism. I consider it commendable, therefore, that you have not been afraid to state both theoretical and practical moral principles, at times even with real precision, so that the ethical challenges examined may be addressed precisely in the context of the common good. The common good is a good to which all people aspire, and there is no ethical system worthy of the name that does not see such a good as one of its essential points of reference.

The problems you have been called upon to analyze concern all humanity and require solutions that can be extended to all of humanity.

A good example would be robots in the workplace. On the one hand, they could put an end to certain arduous, risky and repetitive types of work – that emerged, for instance, at the start of the industrial revolution in the nineteenth century – which often cause suffering, boredom and exhaustion. On the other hand, robots could become a purely hyper-efficient tool, used only to increase profits and returns, and could deprive thousands of people of work, putting their dignity at risk.

Another example would be the advantages and risks associated with the use of artificial intelligence seen in debates on major social issues. On the one hand, it is possible to allow greater access to reliable information and thus guarantee the affirmation of correct analyses. On the other hand, it is possible, as never before, to circulate tendentious opinions and false data that could poison public debates and even manipulate the opinions of millions of people, to the point of endangering the very institutions that guarantee peaceful civil coexistence. For this reason, technological development, which we have all witnessed, requires that we reclaim and reinterpret the ethical terms that others have handed down to us.

If technological advancement became the cause of increasingly evident inequalities, it would not be true and real progress. If mankind’s so-called technological progress were to become an enemy of the common good, this would lead to an unfortunate regression to a form of barbarism dictated by the law of the strongest. Dear friends, I thank you, therefore, because by your work you are engaged in efforts to promote civilization, whose goal includes the attenuation of economic, educational, technological, social and cultural inequalities.

You have laid a strong ethical foundation for the task of defending the dignity of every human person, convinced that the common good cannot be separated from the specific good of each individual. Your work will continue until no one remains the victim of a system, however advanced and efficient, that fails to value the intrinsic dignity and contribution of each person.

A better world is possible thanks to technological progress, if this is accompanied by an ethic inspired by a vision of the common good, an ethic of freedom, responsibility and fraternity, capable of fostering the full development of people in relation to others and to the whole of creation.

Dear friends, I thank you for this meeting. I accompany you with my blessing. God bless you all. And I ask you please to pray for me. Thank you.

[01513-EN.02] [Original text: Italian]

[B0738-XX.02]