Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Mozambico, Madagascar e Maurizio (4-10 settembre 2019) – Visita alla Città dell’Amicizia – Akamasoa, 08.09.2019


Visita alla Città dell’Amicizia – Akamasoa

Saluto del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Questo pomeriggio, alle ore 15.10 locali (14.10 ora di Roma) il Santo Padre Francesco si è recato in visita alla Città dell’Amicizia ad Akamasoa.

Al suo arrivo il Papa è stato accolto all’ingresso principale dal Rev.do Padre Pedro Pablo Opeka, C.M., Fondatore dell’Opera umanitaria Akamasoa, il quale lo ha accompagnato nell’auditorium Manantenasoa, dove erano riuniti circa 8.000 giovani.

Dopo il canto d’ingresso, le parole di benvenuto di Padre Pedro e il breve saluto di una ragazza di Akamasoa, Papa Francesco ha pronunciato il Suo saluto.

Al termine della visita, mentre i giovani intonavano un canto, il Santo Padre ha lasciato l’auditorium e si è trasferito in papamobile al Cantiere di Mahatazana per un momento di preghiera con i lavoratori.

Pubblichiamo di seguito le parole di saluto che il Santo Padre ha pronunciato nel corso della sua visita alla Città dell’Amicizia:

Saluto del Santo Padre

Bonsoir à vous tous! Bonsoir!

C’est pour moi une joie, une grande joie de retrouver mon ancien élève: père Pedro était mon élève à la Faculté théologique dans les années 1967-68. Lui, il a non plus étudié, il a trouvé l’amour pour le travail, pour travailler. Merci beaucoup, mon père!

[Buonasera a tutti voi! Buonasera!

È una gioia per me, una grande gioia ritrovare il mio ex-allievo: padre Pedro era mio allievo alla Facoltà teologica negli anni 1967-68. Lui, poi, non ha più studiato, ha trovato l’amore per il lavoro, per lavorare. Tante grazie, padre!]

È una grande gioia per me trovarmi in mezzo a voi in questa grande opera. Akamasoa è l’espressione della presenza di Dio in mezzo al suo popolo povero; non una presenza sporadica, occasionale: è la presenza di un Dio che ha deciso di vivere e rimanere sempre in mezzo al suo popolo.

Siete numerosi stasera, proprio nel cuore di questa “Città dell’amicizia”, che avete costruito con le vostre mani e che – non ne dubito – continuerete a costruire affinché molte famiglie possano vivere con dignità! Vedendo i vostri volti radiosi, rendo grazie al Signore che ha ascoltato il grido dei poveri e che ha manifestato il suo amore con segni tangibili come la creazione di questo villaggio. Le vostre grida generate dal non poter più vivere senza un tetto, vedere i figli crescere nella malnutrizione, non avere un lavoro, generate dallo sguardo indifferente per non dire sprezzante di molti, si sono trasformate in canti di speranza per voi e per tutti quelli che vi guardano. Ogni angolo di questi quartieri, ogni scuola o dispensario è un canto di speranza che smentisce e mette a tacere ogni fatalità. Diciamolo con forza: la povertà non è una fatalità.

Questo villaggio, infatti, porta in sé una lunga storia di coraggio e di aiuto reciproco. Questa gente è il risultato di molti anni di duro lavoro. Alla base troviamo una fede viva che si è tradotta in azioni concrete capaci di “spostare le montagne”. Una fede che ha permesso di vedere possibilità là dove si vedeva solo precarietà, di vedere speranza dove si vedeva solo fatalità, di vedere vita dove tanti annunciavano morte e distruzione. Ricordate ciò che scriveva l’apostolo Giacomo: «La fede se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta» (2,17). Le basi del lavoro fatto insieme, del senso di famiglia e di comunità hanno reso possibile ripristinare in maniera artigianale e paziente la fiducia non solo dentro di voi, ma tra di voi, fiducia che vi ha permesso di essere i protagonisti e gli artefici di questa storia. Un’educazione ai valori grazie alla quale quelle prime famiglie che iniziarono l’avventura con padre Opeka hanno potuto trasmettere l’enorme tesoro di impegno, disciplina, onestà, rispetto di sé stessi e degli altri. E avete potuto capire che il sogno di Dio non è solo il progresso personale ma soprattutto quello comunitario; che non c’è peggior schiavitù – come ci ha ricordato padre Pedro – di vivere ognuno solo per sé.

Cari giovani di Akamasoa, vorrei rivolgere a voi un messaggio particolare: non arrendetevi mai davanti agli effetti nefasti della povertà, non cedete mai alle tentazioni della vita facile o del ripiegarvi su voi stessi. Grazie, Fanny, per questa bella testimonianza che ci hai dato a nome dei giovani del villaggio. Cari giovani, questo lavoro realizzato dai vostri anziani, sta a voi portarlo avanti. La forza per farlo la troverete nella vostra fede e nella testimonianza viva che è stata plasmata nella vostra vita. Lasciate sbocciare in voi i doni che il Signore vi ha fatto. Chiedetegli di aiutarvi a mettervi generosamente al servizio dei vostri fratelli e sorelle. Così Akamasoa non sarà soltanto un esempio per le generazioni future ma, soprattutto, il punto di partenza di un’opera ispirata da Dio che troverà il suo pieno sviluppo nella misura in cui continuerà a testimoniare l’amore alle generazioni presenti e future.

Preghiamo perché in tutto il Madagascar e in altre parti del mondo si diffonda lo splendore di questa luce, e possiamo raggiungere modelli di sviluppo che privilegino la lotta contro la povertà e l’inclusione sociale a partire dalla fiducia, dall’educazione, dal lavoro e dall’impegno, che sono sempre indispensabili per la dignità della persona umana.

Grazie, amici di Akamasoa, cari padre Pedro e i collaboratori, grazie ancora una volta per la vostra testimonianza profetica, per la vostra testimonianza generatrice di speranza. Che Dio continui a benedirvi.

Vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me.

[01365-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Bonsoir à vous tous! Bonsoir!

C’est pour moi une joie, une grande joie de retrouver mon ancien élève: père Pedro était mon élève à la Faculté de théologie dans les années 1967-68. Lui, il n’a pas étudié plus, il a trouvé l’amour pour le travail, pour travailler. Merci beaucoup, mon père!

C’est une grande joie pour moi de me retrouver parmi vous en cette grande œuvre. Akamasoa est l’expression de la présence de Dieu au milieu de son peuple pauvre; ce n’est pas une présence ponctuelle, circonstancielle: c’est la présence d’un Dieu qui a décidé de vivre et de demeurer toujours au milieu de son peuple.

Vous êtes nombreux ce soir, au cœur même de cette «Cité de l’Amitié», que vous avez construite de vos mains et que, je n’en doute pas, vous continuerez à bâtir pour que de nombreuses familles puissent vivre dans la dignité! En voyant vos visages radieux, je rends grâce au Seigneur qui a entendu le cri des pauvres et qui a manifesté son amour par des signes tangibles comme la création de ce village. Vos cris suscités par l’impossibilité de vivre sous un toit, de voir grandir vos enfants dans la malnutrition, de ne pas avoir de travail, suscités par le regard indifférent pour ne pas dire méprisant de beaucoup, sont devenus des chants d'espérance pour vous et pour tous ceux qui vous regardent. Chaque recoin de ces quartiers, chaque école ou dispensaire est un chant d'espérance qui réfute et fait taire toute fatalité. Disons-le avec force: la pauvreté n'est pas une fatalité.

Ce village recèle en effet une longue histoire de courage et d’entraide. Cette cité est le résultat de nombreuses années de dur labeur. À la fondation, nous trouvons une foi vivante qui s’est traduite par des actes concrets capables de "déplacer des montagnes". Une foi qui a permis de voir une chance là où seule la précarité était visible, de voir l'espérance là où seule la fatalité était visible, de voir la vie là où beaucoup annonçaient la mort et la destruction. Rappelez-vous ce qu’écrivait l’apôtre saint Jacques: «La foi si elle n’est pas mise en œuvre, est bel et bien morte » (2, 17). Les fondements du travail commun, le sens de la famille et de la communauté ont permis de restaurer de façon artisanale et patiemment la confiance non seulement en vous, mais entre vous, ce qui vous a donné la possibilité d'être les premiers protagonistes et les artisans de cette histoire. Une éducation aux valeurs grâce auxquelles les premières familles qui se sont aventurées avec le Père Opeka ont pu transmettre l'immense trésor de l'effort, de la discipline, de l'honnêteté, du respect pour soi-même et pour les autres. Et vous avez pu comprendre que le rêve de Dieu n'est pas seulement le développement personnel, mais surtout le développement communautaire, qu'il n'y a pas de pire esclavage, comme le Père Pedro nous l'a rappelé, que de vivre chacun pour soi.

Chers jeunes d’Akamasoa, je voudrais vous adresser un message particulier: ne baissez jamais les bras devant les effets néfastes de la pauvreté, ne succombez jamais aux tentations de la vie facile ou du repli sur soi. Merci, Fanny, pour ce beau témoignage que tu nous as donné au nom des jeunes de ce village. Chers jeunes, ce travail accompli par vos aînés, c’est à vous qu’il revient de le poursuivre. La force pour accomplir tout cela, vous la trouverez dans votre foi et dans le témoignage vivant que vos aînés ont concrétisé dans vos vies. Laissez jaillir en vous les dons que le Seigneur vous a faits. Demandez-lui de vous aider à vous mettre généreusement au service de vos frères et sœurs. Ainsi Akamasoa ne sera pas un simple exemple pour les générations à venir mais, bien plus, le point de départ d’une œuvre inspirée par Dieu qui trouvera son plein épanouissement dans la mesure où vous continuerez à témoigner de son amour pour les générations présentes et à venir.

Prions pour que dans tout Madagascar et dans toutes les parties du monde, se diffuse la splendeur de cette lumière, afin que nous puissions réaliser des modèles de développement qui favorisent la lutte contre la pauvreté ainsi que l'inclusion sociale à partir de la confiance, de l'éducation, du travail et de l'effort qui sont toujours indispensables pour la dignité de la personne humaine.

Merci, amis d’Akamasoa, chers Père Pedro et ses collaborateurs, merci encore une fois pour votre témoignage prophétique, et pour votre témoignage plein d'espérance. Que Dieu continue de vous bénir.

Je vous demande, s'il vous plaît, de ne pas oublier de prier pour moi.

[01365-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Good evening to all! Good evening!

For me it has been a great joy to meet here my former student, Father Pedro; he was my student in the Theology Faculty in the years 1967-1968. He is no longer a student; he discovered love for work, for working. Thank you very much, Father!

It is a great joy to be with you in this great enterprise. Akamasoa is an expression of God’s presence in the midst of his people who are poor. His is no isolated or occasional presence… it is the presence of a God who has chosen to live and dwell forever in the midst of his people.

You have come in good numbers this evening, in the heart of this city of Friendship that you built with your own hands. I have no doubt that you will continue to build it, so that many families will be able to live with dignity. Seeing your happy faces, I give thanks to the Lord who has heard the cry of the poor and shown his love in tangible signs like the creation of this village. Your plea for help – which arose from being homeless, from seeing your children grow up malnourished, from being without work and often regarded with indifference if not disdain – has turned into a song of hope for you and for all those who see you. Every corner of these neighbourhoods, every school or dispensary, is a song of hope that refutes and silences any suggestion that some things are “inevitable”. Let us say it forcefully: poverty is not inevitable!

Indeed this village reflects a long history of courage and mutual assistance. This city is the fruit of many years of hard work. At its foundations, we find a living faith translated into concrete actions capable of “moving mountains”. A faith that made it possible to see opportunity in place of insecurity; to see hope in place of inevitability; to see life in a place that spoke only of death and destruction. Remember what the Apostle Saint James wrote: “Faith by itself, if it has no works, is dead” (Jas 2:17). The building blocks of teamwork and a sense of family and community have enabled you to rebuild, with patience and skill, your confidence not only in yourselves but also in one another. This has given you the chance to take the lead in shaping this enterprise. It has been an education in the values handed down by those first families who took a risk with Father Opeka – the values of hard work, discipline, honesty, self-respect and respect for others. You have come to understand that God’s dream is not only for our personal development, but essentially for the development of the community, and that there is no worse form of slavery, as Father Pedro reminded us, than to live only for ourselves.

Dear young people of Akamasoa, I would like to say a special word to you. Never stop fighting the baneful effects of poverty; never yield to the temptation of settling for an easy life or withdrawing into yourselves. Thank you, Fanny, for the moving testimony you shared with us on behalf of the youth of this village. Dear young people, this great work accomplished by your elders, is now yours to carry forward. You will find the strength to do so in your faith and in the living witness that your elders have made a reality in your lives. Allow the gifts that the Lord has given you to flourish in your midst. Ask him to help you to be generous in the service of your brothers and sisters. In this way, Akamasoa will not be merely an example for the coming generations, but something even greater: the point of departure for a work inspired by God that will come to full flower in the measure that you continue to witness to his love for present and future generations.

Let us pray that throughout Madagascar and everywhere in the world this ray of light will spread, so that we can enact models of development that support the fight against poverty and social exclusion, on the basis of trust, education, hard work and commitment. For these are always indispensable for the dignity of the human person.

Thank you, friends of Akamasoa, dear Father Pedro and co-workers, thank you once again for your prophetic witness, for your witness that brings hope. May God continue to bless you.

I ask you, please, not to forget to pray for me.

[01365-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Guten Abend euch allen! Bonsoir!

Es freut mich sehr, hier einen meiner früheren Schüler wiederzusehen. Pater Pedro war mein Student an der Theologischen Fakultät in den Jahren 1967-68. Er hat nicht weiterstudiert. Er hat die Liebe in der Arbeit gefunden; also zu arbeiten. Vielen Dank, Pater!

Ebenso ist es eine große Freude für mich, an diesem herrlichen Ort mitten unter euch zu sein. Akamasoa ist ein Ausdruck der Gegenwart Gottes inmitten seines armen Volkes; und damit ist nicht eine sporadische, gelegentliche Gegenwart gemeint, sondern die Gegenwart eines Gottes, der beschlossen hat, immer inmitten seines Volkes zu leben und zu bleiben.

Ihr seid heute Abend zahlreich zugegen, hier mitten im Herzen dieser „Stadt der Freundschaft“, die ihr mit euren Händen erbaut habt und an der ihr – daran zweifle ich nicht – weiterbauen werdet, damit viele Familien in Würde leben können! Wenn ich eure strahlenden Gesichter sehe, danke ich dem Herrn, der den Schrei der Armen gehört hat und seine Liebe durch konkrete Zeichen wie die Schaffung dieses Dorfes sichtbar gemacht hat. Eure Schreie, die daher rührten, dass ihr nicht mehr ohne ein Dach über dem Kopf leben konntet, dass ihr eure Kinder nicht mehr unterernährt aufwachsen sehen wolltet, dass ihr keine Arbeit hattet und den gleichgültigen, um nicht zu sagen verächtlichen, Blick vieler nicht mehr ertragen wolltet, haben sich in Hoffnungslieder verwandelt, für euch und alle, die euch sehen. Jede Ecke in diesen Wohnvierteln, jede Schule oder Krankenstation ist ein Gesang der Hoffnung, der jedem Fatalismus entgegentritt und ihn zum Schweigen bringt. Sagen wir es mit Nachdruck: Armut ist kein unabänderliches Schicksal.

Dieses Dorf trägt tatsächlich eine lange Geschichte voller Mut und Hilfsbereitschaft in sich. Die Menschen hier sind aus der harten Arbeit vieler Jahre auf der Grundlage eines lebendigen Glaubens hervorgegangen. Dieser Glaube hat sich in konkreten Taten geäußert, die im Stande sind, „Berge zu versetzen“. Ein Glaube, der es erlaubt hat, Möglichkeiten zu erkennen, wo man vorher nur Unsicherheiten erblickte; ein Glaube, der es zuließ, Hoffnung zu sehen, wo man nur Schicksalsergebenheit vorfand; ein Glaube, der es ermöglichte, Leben zu sehen, wo viele Tod und Zerstörung ankündigten. Erinnert euch an das, was der Apostel Jakobus schrieb: »So ist auch der Glaube für sich allein tot, wenn er nicht Werke vorzuweisen hat« (2,17). Die gemeinsam geleistete Arbeit, die familiäre Gesinnung und der Gemeinschaftsgeist bildeten die Grundlage, auf der ihr, mit Geschick und Geduld, das Vertrauen nicht nur in euch, sondern auch untereinander wiedergewinnen konntet. So wurdet ihr zu Protagonisten und Gestaltern dieser Geschichte. Dank ihrer Werteerziehung konnten jene ersten Familien, die das Abenteuer mit Pater Opeka begonnen haben, den riesigen Schatz an Einsatzbereitschaft, Disziplin, Rechtschaffenheit sowie Achtung vor sich selbst und den anderen weitergeben. Und ihr habt verstanden, dass der Traum Gottes nicht nur der persönliche Fortschritt ist, sondern vor allem der gemeinschaftliche; dass es keine schlimmere Sklaverei gibt, – wie uns Pater Pedro in Erinnerung gerufen hat – als dass jeder nur für sich lebt.

Liebe junge Menschen von Akamasoa, an euch möchte ich eine besondere Botschaft richten: Gebt angesichts der unheilvollen Auswirkungen der Armut niemals auf, gebt niemals der Versuchung eines leichten Lebens oder der Selbstbezogenheit nach. Danke, Fanny, für dieses schöne Zeugnis, das du uns im Namen der jungen Menschen des Dorfes gegeben hast. Liebe junge Menschen, es liegt nun an euch, dieses Werk der älteren Generation fortzuführen. Die Kraft dazu findet ihr in eurem Glauben und in dem lebendigen Zeugnis, das eurem Leben eingeprägt wurde. Bringt die Gaben, die der Herr euch gegeben hat, zur Blüte. Bittet ihn, er möge euch dabei helfen, euren Brüdern und Schwestern großzügig zu dienen. Dann wird Akamasoa nicht nur zu einem Vorbild für künftige Generationen, sondern vor allem der Ausgangspunkt für ein von Gott inspiriertes Werk, das in dem Maße zur vollen Entfaltung kommen wird, in dem es auch weiterhin von Gottes Liebe zu den gegenwärtigen und künftigen Generationen Zeugnis gibt.

Beten wir, dass sich der Glanz dieses Lichtes in ganz Madagaskar und in anderen Teilen der Welt verbreite und wir beispielhafte Entwicklungen erreichen, die auf der Basis von Vertrauen, Bildung, Arbeit und Beschäftigung, die immer unverzichtbar für die Würde der menschlichen Person sind, den Kampf gegen Armut und soziale Ausgrenzung unterstützen.

Liebe Freunde von Akamasoa, lieber Pater Pedro und liebe Mitarbeiter, danke nochmals für euer prophetisches und Hoffnung stiftendes Zeugnis. Möge Gott euch weiterhin segnen.

Ich bitte euch nicht zu vergessen, für mich zu beten.

[01365-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Buenas tardes a todos, buenas tardes.

Es para mí una alegría, una gran alegría reencontrar a mi viejo alumno. Padre Pedro fue mi alumno en la Facultad de teología en los años 1967-68. Después él no ha seguido estudiando, ha encontrado el amor por el trabajo, por trabajar. Muchas gracias, padre.

Es una gran alegría para mí encontrarme con vosotros en esta gran obra. Akamasoa es la expresión de la presencia de Dios en medio de su pueblo pobre; no una presencia esporádica, circunstancial, es la presencia de un Dios que decidió vivir y permanecer siempre en medio de su pueblo.

Esta tarde sois numerosos en el corazón de esta “Ciudad de la amistad”, que habéis construido con vuestras manos y que —no lo dudo— seguiréis construyendo para que muchas familias puedan vivir dignamente. Al ver vuestros rostros radiantes, doy gracias al Señor que ha escuchado el clamor de los pobres y que ha manifestado su amor con signos concretos como la creación de este pueblo. Vuestros gritos que surgen de la impotencia de vivir sin techo, de ver crecer a vuestros niños en la desnutrición, de no tener trabajo, por la mirada indiferente —por no decir despreciativa— de tantos, se han transformado en cantos de esperanza para vosotros y para todos los que os contemplan. Cada rincón de estos barrios, cada escuela o dispensario son un canto de esperanza que desmiente y silencia toda fatalidad. Digámoslo con fuerza, la pobreza no es una fatalidad.

En efecto, este pueblo posee una larga historia de valentía y ayuda mutua. Este pueblo es el resultado de muchos años de arduo trabajo. En los cimientos encontramos una fe viva que se tradujo en actos concretos, capaz de “trasladar montañas”. Una fe que permitió ver posibilidad donde sólo se veía precariedad, ver esperanza donde sólo se veía fatalidad, ver vida donde tantos anunciaban muerte y destrucción. Recordad lo que escribió el apóstol Santiago: «La fe si no tiene obras está muerta por dentro» (St 2,17). Los cimientos del trabajo mancomunado, el sentido de familia y de comunidad posibilitaron que se restaure artesanal y pacientemente la confianza no sólo en vosotros sino entre vosotros, lo que os permitió ser los primeros protagonistas y artesanos de esta historia. Una educación en valores gracias a la cual aquellas primeras familias que se aventuraron con el padre Opeka pudieron transmitir el tesoro enorme del esfuerzo, la disciplina, la honestidad, el respeto a sí mismo y a los demás. Y vosotros habéis podido comprender que el sueño de Dios no es sólo el progreso personal sino principalmente el comunitario, que no hay peor esclavitud, como nos lo recordaba el padre Pedro, que la de vivir cada uno sólo para sí.

Queridos jóvenes de Akamasoa, a vosotros quisiera dirigiros un mensaje especial: no bajéis nunca los brazos ante los efectos nefastos de la pobreza, ni jamás sucumbáis a las tentaciones del camino fácil o del encerraros en vosotros mismos. Gracias, Fanny, por ese hermoso testimonio que nos diste en nombre de los jóvenes del pueblo. Queridos jóvenes: El trabajo realizado por vuestros mayores, a vosotros os toca continuarlo. La fuerza para realizarlo la encontraréis en vuestra fe y en el testimonio vivo que vuestros mayores han plasmado en vuestras vidas. Dejad que florezcan en vosotros los dones que el Señor os ha dado. Pedidle que os ayude a poneros al servicio de vuestros hermanos y hermanas con generosidad. Así, Akamasoa no será sólo un ejemplo para las generaciones futuras, sino mucho más, el punto de partida de una obra inspirada en Dios que alcanzará su pleno desarrollo en la medida que siga testimoniando su amor a las generaciones presentes y futuras.

Recemos para que en todo Madagascar y en otras partes del mundo se prolongue el brillo de esta luz, y podamos lograr modelos de desarrollo que privilegien la lucha contra la pobreza y la inclusión social desde la confianza, la educación, el trabajo y el esfuerzo, que siempre son indispensables para la dignidad de la persona humana.

Gracias, amigos de Akamasoa, querido padre Pedro y sus colaboradores: Gracias una vez más por vuestro testimonio profético, por vuestro testimonio esperanzador. Que Dios os siga bendiciendo.

Os pido que, por favor, no os olvidéis de rezar por mí.

[01365-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Boa tarde a todos vós! Boa tarde!

Para mim, é uma alegria, uma grande alegria encontrar o meu ex-aluno: o padre Pedro. Foi meu aluno na Faculdade de Teologia nos anos 1967-1968; depois, não estudou mais. Encontrou o amor por trabalho, para trabalhar. Muito obrigado, padre!

E uma alegria, igualmente grande para mim, é encontrar-me no vosso meio nesta grande obra. Akamasoa é a expressão da presença de Deus no meio do seu povo pobre; não uma presença esporádica, casual: é a presença de um Deus que decidiu viver e permanecer sempre no meio do seu povo.

Nesta tarde, encontrais-vos em grande número no próprio coração desta «Cidade da Amizade», que construístes e – não tenho dúvida – continuareis a construir com as vossas mãos, para que muitas famílias possam viver com dignidade. Vendo os vossos rostos radiantes, dou graças ao Senhor que ouviu o clamor dos pobres e manifestou o seu amor através de sinais palpáveis como a criação desta aldeia. Os vossos clamores nascidos do facto de não poderdes mais viver sem um teto, de verdes os vossos filhos crescer malnutridos, de não terdes trabalho, nascidos do olhar indiferente – para não dizer desdenhoso – de muitos, transformaram-se em cânticos de esperança para vós e quantos vos contemplam. Cada recanto destes bairros, cada escola ou dispensário é um cântico de esperança que recusa e faz calar toda a fatalidade. Digamo-lo com força: a pobreza não é uma fatalidade.

De facto, esta aldeia encerra uma longa história de coragem e ajuda mútua. Esta cidade é o resultado de muitos anos de trabalho duro. Na base, encontramos uma fé viva que se traduziu em ações concretas, capazes de «mover montanhas» (cf. Mc 11, 23). Uma fé que permitiu ver uma chance onde era visível apenas a precariedade, ver a esperança onde só era visível a fatalidade, ver a vida onde muitos anunciavam morte e destruição. Lembrai-vos daquilo que escrevia o apóstolo São Tiago a propósito da fé: «se ela não tiver obras, está completamente morta» (2, 17). Os alicerces do trabalho feito em comum, do sentido de família e comunidade consentiram restaurar, de forma artesanal e paciente, a confiança não só dentro de vós, mas entre vós, dando-vos a possibilidade de ser os protagonistas e os artífices desta história. Uma educação para os valores, através da qual as primeiras famílias que iniciaram a aventura com o padre Opeka puderam transmitir o enorme tesouro de compromisso, disciplina, honestidade, respeito por si mesmo e pelos outros. E pudestes compreender que faz parte do sonho de Deus não apenas o progresso pessoal, mas sobretudo o progresso comunitário, já que não há escravidão pior – como nos lembrou o padre Pedro – do que viver cada um só para si.

Queridos jovens de Akamasoa, gostaria de vos dirigir uma mensagem particular: Nunca desistais perante os efeitos nefastos da pobreza, nunca sucumbais às tentações da vida fácil ou do retraimento em vós mesmos. Obrigado, Fanny, pelo belo testemunho que nos deste em nome dos jovens desta aldeia. Queridos jovens, cabe a vós continuar o trabalho feito pelos mais velhos. A força para realizar tudo isto, encontrá-la-eis na vossa fé e no testemunho vivo que foi plasmado na vossa vida. Deixai desenvolver-se em vós os dons que o Senhor vos concedeu. Pedi-Lhe para vos ajudar a servir generosamente os vossos irmãos e irmãs. Assim, Akamasoa não será apenas um exemplo para as gerações futuras, mas sobretudo o ponto de partida duma obra inspirada por Deus, que encontrará o seu pleno desenvolvimento continuando a testemunhar o seu amor às gerações presentes e futuras.

Rezemos para que se difunda, por Madagáscar inteiro e noutras partes do mundo, o esplendor desta luz e possamos alcançar modelos de desenvolvimento que privilegiem a luta contra a pobreza e a inclusão social a partir da confiança, da educação, do trabalho e do empenho que são sempre indispensáveis para a dignidade da pessoa humana.

Obrigado, amigos de Akamasoa! Querido padre Pedro e colaboradores, uma vez mais obrigado pelo vosso testemunho profético, pelo vosso testemunho gerador de esperança. Que Deus continue a abençoar-vos.

Peço-vos, por favor, que não vos esqueçais de rezar por mim.

[01365-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Dobry wieczór wam wszystkim! Dobry wieczór!

Cieszę się bardzo, wielka radość ze spotkania mojego byłego studenta: Ojciec Pedro był moim studentem na Wydziale Teologicznym w latach 1967–1968. Później już nie studiował, odnalazł miłość do pracy, do pracy. Dziękuję bardzo, Ojcze!

Wielka to dla mnie radość, że mogę być z wami w tym wspaniałym dziele. Akamasoa jest wyrazem obecności Boga pośród swego ubogiego ludu; nie jest to obecność sporadyczna, okazjonalna... jest to obecność Boga, który postanowił żyć i zawsze przebywać pośród swego ludu.

Jest was dziś wieczorem wielu, w samym sercu tego „Miasta Przyjaźni”, które zbudowaliście własnymi rękami i które, o tym nie wątpię, będziecie budowali dalej, aby wiele rodzin mogło żyć godnie! Widząc wasze promienne twarze, dziękuję Panu, który usłyszał wołanie ubogich i który okazał swoją miłość poprzez namacalne znaki, takie jak stworzenie tej wioski. Wasze wołanie zrodzone z powodu braku możliwości mieszkania pod dachem nad głową, z widzenia, że wasze dzieci dorastają niedożywione, z braku pracy, wołanie zrodzone przez obojętne, żeby nie powiedzieć pogardliwe spojrzenie wielu ludzi, przemieniło się dla was i dla wszystkich, którzy na was patrzą, w pieśni nadziei. Każdy zakątek tych dzielnic, każda szkoła czy ambulatorium to pieśń nadziei, która zaprzecza i ucisza wszelki fatalizm. Powiedzmy to stanowczo: ubóstwo nie jest fatalnym przeznaczeniem.

Ta wioska ma długą historię męstwa i wzajemnej pomocy. To miasto jest rezultatem wielu lat ciężkiej pracy. U jego podstaw znajdujemy żywą wiarę, która przełożyła się na konkretne działania, zdolne, by „góry przenosić”. Wiara, która pozwoliła dostrzec szansę tam, gdzie było widać jedynie biedę, zobaczyć nadzieję tam, gdzie był tylko fatalizm, widzieć życie tam, gdzie głoszono jedynie śmierć i zniszczenie. Pamiętajcie o tym, co napisał apostoł św. Jakub: „Wiara, jeśli nie byłaby połączona z uczynkami, martwa jest sama w sobie” (2, 17). Podstawy wspólnej pracy, poczucie rodzinności i wspólnoty umożliwiły przywrócenie z zaangażowaniem osobistym i cierpliwością zaufania nie tylko w waszym sercu, ale także między wami, co pozwoliło wam być protagonistami i budowniczymi tej historii. Jest to wychowanie do wartości, dzięki któremu pierwsze rodziny, które podjęły dzieło z ojcem Opeką, były w stanie przekazać ogromny skarb zaangażowania, dyscypliny, uczciwości, szacunku dla siebie i innych. I mogliście zrozumieć, że marzeniem Boga jest nie tylko rozwój osobisty, ale przede wszystkim rozwój wspólnotowy, że jak nam przypomniał ojciec Pedro, nie ma gorszego niewolnictwa, niż życie każdy tylko dla siebie.

Drodzy młodzi z Akamasoa, pragnę skierować do was szczególne przesłanie: nigdy nie poddawajcie się w obliczu negatywnych skutków ubóstwa, nigdy nie ulegajcie pokusom łatwego życia lub zamknięcia się w sobie. Dziękuję, Fanny, za to piękne świadectwo, które dałaś nam w imieniu młodych z wioski. Drodzy młodzi, od was zależy rozwijanie tego dzieła rozpoczętego przez waszych starszych. Siłę, by to uczynić znajdziecie w waszej wierze i żywym świadectwie, jakie wasi starsi urzeczywistnili w waszym życiu. Niech rozkwitną w was dary, które dał wam Pan. Poproście Go, aby wam dopomógł w wielkodusznym poświęceniu się służbie braciom i siostrom. W ten sposób Akamasoa będzie nie tylko wzorem dla przyszłych pokoleń, ale przede wszystkim punktem wyjścia dzieła zainspirowanego przez Boga, które osiągnie swój pełny rozwój zależnie od tego, na ile będzie nadal świadczyć o Jego miłości do obecnych i przyszłych pokoleń.

Módlmy się, aby na całym Madagaskarze i we innych częściach świata rozprzestrzeniał się blask tego światła, abyśmy mogli zrealizować modele rozwoju, które sprzyjałyby walce z ubóstwem i integracji społecznej, oparte na zaufaniu, edukacji, pracy i działaniu, które są zawsze niezbędne dla godności osoby ludzkiej.

Dziękuję przyjaciele z Akamasoa, drogi ojcze Pedro i jego współpracownicy, dziękuję raz jeszcze za wasze świadectwo prorocze, za wasze świadectwo rodzące nadzieję. Niech Bóg nieustannie was błogosławi.

Proszę was bardzo, nie zapominajcie modlić się za mnie.

[01365-PL.02] [Testo originale: Italiano]

[B0674-XX.02]