Veglia con i Giovani nel Campo Diocesano di Soamandrakizay
Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
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Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Questo pomeriggio. alle ore 17.40 (16.40 ora di Roma), il Santo Padre Francesco è arrivato al Campo Diocesano di Soamandrakizay per la Veglia di preghiera con i giovani.
Dopo alcuni giri in papamobile tra i fedeli, alle ore 18.00 (17.00 ora di Roma), il Papa ha presieduto la Veglia che si è aperta con l’indirizzo di omaggio di S.E. Mons. Fulgence Razakarivony, M.S., Vescovo di Ihosy e Presidente della Commissione Episcopale per i giovani.
Dopo l’esecuzione di una danza, hanno avuto luogo le testimonianze di due giovani intervallate dall’esecuzione di canti. Quindi il Santo Padre ha rivolto ai giovani il suo discorso.
Al termine della Veglia, dopo un’ultima danza e dopo la recita del Padre Nostro, la preghiera d’affidamento alla Madonna e la benedizione finale, Papa Francesco è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica di Antananarivo.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso della veglia con i giovani:
Discorso del Santo Padre
La ringrazio, Monsignore, per le Sue parole di benvenuto. Grazie a voi, cari giovani che siete venuti da ogni parte di questa bellissima isola, nonostante gli sforzi e le difficoltà che ciò comporta per molti di voi. Tuttavia, siete qui! Mi dà tanta gioia poter vivere con voi questa veglia alla quale il Signore Gesù ci invita. Grazie per i canti e per le danze tradizionali che avete eseguito con grande entusiasmo – non si sbagliavano quelli che mi hanno detto che avete una gioia e un entusiasmo straordinari!
Grazie, Rova Sitraka e Vavy Elyssa, per aver condiviso con tutti noi il vostro cammino di ricerca tra aspirazioni e sfide. Com’è bello incontrare due giovani con una fede viva, in movimento! Gesù ci lascia il cuore sempre in ricerca, ci mette in cammino e in movimento. Il discepolo di Gesù, se vuole crescere nella sua amicizia, non deve rimanere immobile, a lamentarsi e guardare a sé stesso. Deve muoversi, agire, impegnarsi, sicuro che il Signore lo sostiene e lo accompagna.
Per questo mi piace vedere ogni giovane come uno che cerca. Vi ricordate la prima domanda che Gesù rivolge ai discepoli sulla riva del Giordano? La prima domanda era: «Che cosa cercate?» (Gv 1,38). Il Signore sa che stiamo cercando quella «felicità per la quale siamo stati creati» e «che il mondo non ci potrà togliere» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 1; 177). Ognuno lo esprime in modi diversi, ma in fondo siete sempre alla ricerca di quella felicità che nessuno potrà toglierci.
Come ci hai detto tu, Rova. Nel tuo cuore, avevi da tanto tempo il desiderio di visitare i carcerati. Hai iniziato ad aiutare un sacerdote nella sua missione e, a poco a poco, ti sei impegnato sempre di più finché questa è diventata la tua missione personale. Hai scoperto che la tua vita era missionaria. Questa ricerca di fede aiuta a rendere migliore, più evangelico il mondo in cui viviamo. E quello che hai fatto per gli altri ti ha trasformato, ha cambiato il tuo modo di vedere e giudicare le persone. Ti ha resa più giusto e più umano. Hai compreso e hai scoperto come il Signore si è impegnato con te, donandoti una felicità che il mondo non ti potrà togliere (cfr ibid., 177).
Rova, nella tua missione, hai imparato a rinunciare agli aggettivi e a chiamare le persone col loro nome, come fa il Signore con noi. Lui non ci chiama col nostro peccato, con i nostri errori, i nostri sbagli, i nostri limiti, ma lo fa con il nostro nome; ognuno di noi è prezioso ai suoi occhi. Il diavolo, invece, pur conoscendo i nostri nomi, preferisce chiamarci e richiamarci continuamente coi nostri peccati e i nostri errori; e in questo modo ci fa sentire che, qualunque cosa facciamo, nulla può cambiare, tutto rimarrà uguale. Il Signore non agisce così. Il Signore ci ricorda sempre quanto siamo preziosi ai suoi occhi, e ci affida una missione.
Rova, tu hai imparato a conoscere non solo le qualità, ma anche le storie che si nascondono dietro ogni volto. Hai messo da parte la critica veloce e facile, che sempre paralizza, per imparare una cosa che tante persone possono impiegare anni a scoprire. Ti sei reso conto che, in molte persone che sono in prigione, non c’era il male, ma delle cattive scelte. Hanno sbagliato strada, e lo sanno, ma adesso vogliono ricominciare.
Questo ci ricorda uno dei doni più belli che l’amicizia con Gesù può offrirci. «Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 2) e per affidarti una missione. È il regalo che Egli invita tutti noi a scoprire e a celebrare quest’oggi.
Sappiamo tutti, anche per esperienza personale, che ci si può smarrire e correre dietro a illusioni che ci fanno promesse e ci incantano con una gioia appariscente, una gioia rapida, facile e immediata, ma che alla fine lasciano il cuore, lo sguardo e l’anima a metà strada. State attenti a coloro che vi promettono strade facili e poi vi lasceranno a metà strada! Quelle illusioni che, quando siamo giovani, ci seducono con promesse che ci anestetizzano, ci tolgono la vitalità, la gioia, ci rendono dipendenti e ci chiudono in un circolo apparentemente senza uscita e pieno di amarezza.
Un’amarezza, non so se sia vero... ma c’è il rischio per voi di pensare: “È così... niente può cambiare e nessuno ci può far nulla”. Soprattutto quando non si dispone del minimo necessario per combattere giorno per giorno; quando le effettive opportunità di studiare non sono sufficienti; o per coloro che si rendono conto che il loro futuro è bloccato a causa della mancanza di lavoro, della precarietà, delle ingiustizie sociali..., e che quindi sono tentati di arrendersi. State attenti davanti a quest’amarezza! State attenti!
Il Signore è il primo a dire: no, non è questa la via. Egli è vivo e vuole che anche tu sia vivo, condividendo tutti i tuoi doni e carismi, le tue ricerche e le tue competenze (cfr ibid., 1). Il Signore ci chiama per nome e ci dice: “Seguimi!”. Non per farci correre dietro a delle illusioni, ma per trasformare ognuno di noi in discepoli-missionari qui e ora. È il primo a confutare tutte le voci che cercano di addormentarvi, di addomesticarvi, di anestetizzarvi o farvi tacere perché non cerchiate nuovi orizzonti. Con Gesù, ci sono sempre nuovi orizzonti. Vuole trasformarci tutti e fare della nostra vita una missione. Ma ci chiede una cosa: ci chiede di non aver paura di sporcarci le mani, di non avere paura di sporcarci le mani.
Attraverso di voi, il futuro entra nel Madagascar e nella Chiesa. Il Signore è il primo ad avere fiducia in voi e invita anche voi ad avere fiducia in voi stessi, ad avere fiducia nelle vostre competenze e capacità, che sono tante. Vi invita a farvi coraggio, uniti a Lui per scrivere la pagina più bella della vostra vita, per superare l’apatia e offrire, come Rova, una risposta cristiana ai molti problemi che dovete affrontare. È il Signore che vi invita a essere i costruttori del futuro (cfr ibid., 174). Voi sarete i costruttori del futuro! Vi invita a portare il contributo che solo voi potete dare, con la gioia e la freschezza della vostra fede. A ognuno di voi – a te, a te, a te, a te,… chiedo, e ti invito a chiederti: il Signore, può contare su di te? Il tuo popolo malgascio può contare su di te? La tua patria, il Madagascar, può contare su di te?
Ma il Signore non vuole avventurieri solitari. Ci affida una missione, sì, ma non ci manda da soli in prima linea.
Come ha detto bene Vavy Elyssa, è impossibile essere un discepolo missionario da solo: abbiamo bisogno degli altri per vivere e condividere l’amore e la fiducia che il Signore ci dà. L’incontro personale con Gesù è insostituibile, non in maniera solitaria ma in comunità. Sicuramente, ognuno di noi può fare grandi cose, sì; ma insieme possiamo sognare e impegnarci per cose inimmaginabili! Vavy l’ha detto chiaramente. Siamo invitati a scoprire il volto di Gesù nei volti degli altri: celebrando la fede in modo familiare, creando legami di fraternità, partecipando alla vita di un gruppo o di un movimento e incoraggiandoci a tracciare un percorso comune vissuto in solidarietà. Così possiamo imparare a scoprire e discernere le strade che il Signore vi invita a percorrere, gli orizzonti che Lui prepara per voi. Mai isolarsi o voler fare da soli! È una delle peggiori tentazioni che possiamo avere.
In comunità, cioè insieme, possiamo imparare a riconoscere i piccoli miracoli quotidiani, come pure le testimonianze di com’è bello seguire e amare Gesù. E questo spesso in maniera indiretta, come nel caso dei tuoi genitori, Vavy, che, pur appartenendo a due tribù diverse, ognuna con le sue usanze e i suoi costumi, grazie al loro reciproco amore hanno potuto superare tutte le prove e le differenze, e indicarvi una bella via su cui camminare. Una via che viene confermata ogni volta che vi donano i frutti della terra perché siano offerti all’altare. Quanto c’è bisogno di queste testimonianze! O come tua zia e le catechiste e i sacerdoti che le hanno accompagnate e sostenute nel processo della fede. Tutto ha contribuito a generare e incoraggiare il vostro “sì”. Tutti siamo importanti, tutti, tutti siamo necessari e nessuno può dire: “non ho bisogno di te”. Nessuno può dire: “Io non ho bisogno di te”, oppure “non fai parte di questo progetto d’amore che il Padre ha sognato creandoci”.
Adesso vi lancio una sfida: vorrei che tutti insieme dicessimo: nessuno può dire: “non ho bisogno di te”. Tre volte … [lo ripetono tre volte] Siete stati bravi!
Siamo una grande famiglia – sto per finire, tranquilli, perché fa freddo… [ridono] – e possiamo scoprire, cari giovani, che abbiamo una Madre: la protettrice del Madagascar, la Vergine Maria. Sono sempre stato colpito dalla forza del “sì” di Maria da giovane – era giovane come voi. La forza di quell’ “avvenga per me secondo la tua parola” che lei dice all’angelo. Non era un “sì” tanto per dire: “beh, vediamo un po’ che cosa succede”. No. Maria non conosceva l’espressione: “Vediamo che cosa succede”. Lei ha detto “sì”, senza giri di parole. È il “sì” di coloro che vogliono impegnarsi e che sono disposti a rischiare, che vogliono scommettere tutto, senza altra sicurezza che la certezza di sapere che sono portatori di una promessa. Quella ragazza di Nazareth oggi è la Madre che veglia sui suoi figli che camminano nella vita spesso stanchi, bisognosi, ma che desiderano che la luce della speranza non si spenga. Questo è ciò che vogliamo per il Madagascar, per ciascuno di voi e per i vostri amici: che la luce della speranza non si spenga. Nostra Madre guarda questo popolo di giovani che lei ama, che la cercano anche facendo silenzio nel cuore benché ci sia molto rumore, conversazioni e distrazioni lungo la strada; e la supplicano affinché la speranza non si spenga (cfr Christus vivit, 44-48).
A lei voglio affidare la vita di tutti e ciascuno di voi, delle vostre famiglie e dei vostri amici, perché non vi manchi mai la luce della speranza e il Madagascar possa essere sempre più la terra che il Signore ha sognato. Che lei vi accompagni e vi protegga sempre.
E per favore non dimenticatevi di pregare per me.
[01362-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Je vous remercie, Monseigneur, pour vos paroles de bienvenue. Merci à vous, chers jeunes qui êtes venus de tous les coins de cette très belle île, malgré les efforts et les difficultés que cela représente pour un grand nombre d'entre vous. Cependant, vous êtes là ! Cela me donne beaucoup de joie de pouvoir vivre avec vous cette veillée à laquelle le Seigneur Jésus nous invite. Merci pour les chants et les danses traditionnels que vous avez exécutés avec un tel enthousiasme – ils n’avaient pas tort ceux qui m’ont dit que vous aviez une joie et un enthousiasme extraordinaires.
Merci Rova Sitraka et Vavy Elyssa d’avoir partagé avec chacun de nous votre chemin de recherche entre aspirations et défis. Qu’il est beau de rencontrer deux jeunes avec une foi vivante, en mouvement ! Jésus nous laisse le cœur toujours en recherche, nous met en chemin et en mouvement. Le disciple de Jésus, s'il veut grandir dans son amitié ne doit pas rester immobile, à se plaindre ni à se regarder soi-même. Il doit bouger, il doit agir, s'engager, sûr que le Seigneur le soutien et l'accompagne.
C'est pourquoi j'aime voir chaque jeune comme un chercheur. Vous vous souvenez de la première question que Jésus adresse aux disciples sur les rives du Jourdain? La première question était: «Que cherchez-vous ?» (Jn 1,38). Le Seigneur sait que nous sommes à la recherche de ce « bonheur pour lequel nous avons été créés » et que « le monde ne pourra pas nous enlever » (Exhort. ap. Gaudete et exsultate, nn. 1; 177). Chacun le manifeste de diverses façons, mais au fond vous êtes toujours à la recherche de ce bonheur que personne ne pourra nous enlever.
Comme tu nous l'as dit, Rova. Dans ton cœur, tu avais depuis longtemps le désir de rendre visite aux prisonniers. Tu as commencé à aider un prêtre dans sa mission et, peu à peu, tu t’es de plus en plus engagé jusqu'à ce que cela devienne ta mission personnelle. Tu as découvert que ta vie était missionnaire. Cette recherche de foi contribue à rendre meilleur, plus évangélique, le monde dans lequel nous vivons. Et ce que tu as fait pour les autres t’a transformé, a changé ta façon de voir et de juger les personnes. Cela t’a rendu plus juste et plus humain. Tu as compris et découvert comment le Seigneur s'est engagé avec toi en te donnant un bonheur que le monde ne pourra pas t’enlever (cf. ibid., n. 177).
Rova, dans ta mission, tu as appris à renoncer aux adjectifs et à appeler les personnes par leur nom, comme le Seigneur le fait avec nous. Il ne nous appelle pas par notre péché, par nos erreurs, nos fautes, nos limites, mais il le fait par notre nom; chacun de nous est précieux à ses yeux. Le diable, cependant, connaissant aussi nos noms, préfère nous appeler et nous rappeler continuellement par nos péchés et nos erreurs ; et de cette façon, il nous fait sentir que, quoique nous fassions, rien ne peut changer, que tout restera identique. Le Seigneur n’agit pas ainsi. Le Seigneur nous rappelle toujours combien nous sommes précieux à ses yeux, en nous confiant une mission.
Rova, tu as appris à connaître non seulement les qualités, mais aussi les histoires qui se cachent derrière chaque visage. Tu as mis de côté la critique rapide et facile, qui paralyse toujours, pour apprendre quelque chose que beaucoup de gens peuvent mettre des années à découvrir. Tu t’es rendu compte qu’en de nombreuses personnes qui sont en prison, il n'y avait pas le mal, mais de mauvais choix. Ils se sont trompés de chemin et le savent, mais maintenant ils ont envie de repartir.
Cela nous rappelle l'un des plus beaux dons que l'amitié avec Jésus peut nous offrir. «Il est en toi, il est avec toi et jamais ne t’abandonne. Tu as beau t’éloigner, le Ressuscité est là, t’appelant et t’attendant pour recommencer» (Exhort. ap. post-syn. Christus vivit, n. 2) et pour te confier une mission. C’est le cadeau qu’il nous invite tous à découvrir et à célébrer aujourd'hui.
Nous savons tous, même par expérience personnelle, que l’on peut ‘’s’égarer’’ et courir derrière des illusions qui sont prometteuses et qui nous enchantent avec une joie apparente, une joie rapide, facile et immédiate, mais qui en fin de compte, laissent le cœur, le regard et l'âme à mi-chemin. Soyez attentifs à ceux qui vous promettent des chemins faciles et ensuite vous laisserons à mi-chemin! Ces illusions qui, quand nous sommes jeunes, nous séduisent par des promesses qui nous anesthésient, nous enlèvent la vitalité, la joie, nous rendent dépendants et nous enferment dans un cercle apparemment sans issue et plein d’amertume.
Une amertume, je ne sais pas si c’est vrai…mais il y a un risque pour vous de penser: «c’est comme ça…rien ne peut changer et personne n’y peut rien». Surtout quand on ne dispose pas du minimum nécessaire pour se battre au jour le jour; lorsque les opportunités effectives d'étudier ne sont pas suffisantes; ou pour ceux qui réalisent que leur avenir est bouché à cause du manque de travail, de la précarité, des injustices sociales... et qui ensuite sont tentés d'abandonner. Soyez attentifs devant cette amertume! Soyez attentifs!
Le Seigneur est le premier à dire : non, ce n'est pas le chemin. Il est vivant et il te veut vivant aussi, partageant tous tes dons et charismes, tes recherches et tes compétences (cf. ibid., n. 1). Le Seigneur nous appelle par nos noms et nous dit : «suis-moi !». Non pas pour nous faire courir derrière des illusions, mais pour transformer chacun de nous en disciples-missionnaires ici et maintenant. Il est le premier à réfuter toutes les voix qui cherchent à vous endormir, à vous domestiquer, à vous anesthésier ou à vous réduire au silence afin que vous ne cherchiez pas de nouveaux horizons. Avec Jésus, il y a toujours de nouveaux horizons. Il veut tous nous transformer et faire de notre vie une mission. Mais il nous demande une chose: il nous demande de ne pas avoir peur de nous salir les mains, de ne pas avoir peur de nous salir les mains.
A travers vous, l'avenir entre à Madagascar et dans l'Eglise. Le Seigneur est le premier à vous faire confiance et il vous invite vous aussi à avoir confiance en vous-même, à avoir confiance dans vos compétences et dans vos capacités, qui sont nombreuses. Il vous invite à vous encourager, unis à Lui pour écrire la plus belle page de votre vie, à surmonter l'apathie et à offrir, comme Rova, une réponse chrétienne aux nombreux problèmes que vous devez affronter. C'est le Seigneur qui vous invite à être les bâtisseurs de l'avenir (cf. ibid., n. 174). Vous serez les bâtisseurs de l’avenir! Je vous invite à apporter la contribution que vous seuls pouvez donner, avec la joie et la fraîcheur de votre foi. A chacun de vous – à toi, à toi, à toi, à toi, … – je demande et je t’invite à te demander: le Seigneur peut-il compter sur toi? Ton peuple malgache peut-il compter sur toi? Ta patrie, Madagascar, peut-elle compter sur toi?
Mais le Seigneur ne veut pas d’aventuriers solitaires. Il nous donne une mission, oui, mais il ne nous envoie pas seuls, en première ligne.
Comme l’a bien dit Vavy Elyssa, il est impossible d’être disciple missionnaire tout seul: nous avons besoin des autres pour vivre et partager l'amour et la confiance que le Seigneur nous fait. La rencontre personnelle avec Jésus est irremplaçable, non pas de façon solitaire mais en communauté. Certainement, chacun de nous peut faire de grandes choses, oui ; mais ensemble, nous pouvons rêver et nous engager pour des choses inimaginables. Vavy l‘a exprimé clairement. Nous sommes invités à découvrir le visage de Jésus dans le visage des autres : en célébrant la foi de façon familiale, en créant des liens de fraternité, en participant à la vie d'un groupe ou d'un mouvement et en nous encourageant à tracer un parcours commun vécu dans la solidarité. Ainsi nous pouvons apprendre à découvrir et à discerner les chemins que le Seigneur nous invite à parcourir, les horizons qu’il prépare pour vous. Ne jamais s’isoler ou vouloir faire tout seuls ! C'est l'une des pires tentations que nous puissions avoir.
En communauté, c’est-à-dire ensemble, nous pouvons apprendre à reconnaître les petits miracles quotidiens, comme les témoignages de la beauté qu’il y a à suivre et à aimer Jésus. Et cela souvent, de manière indirecte, comme dans le cas de tes parents Vavy qui, bien qu'appartenant à deux tribus différentes, chacune avec ses usages et ses coutumes, grâce à leur amour réciproque, ont pu surmonter toutes les épreuves et les différences, et vous indiquer un beau chemin sur lequel marcher. Un chemin qui est confirmé chaque fois qu’ils vous donnent les fruits de la terre pour les offrir sur l'autel. Comme on a besoin de ces témoignages ! Ou comme ta tante, les catéchistes et les prêtres qui les ont accompagnés et soutenus dans le processus de la foi. Tout cela a aidé à engendrer et à encourager votre«oui». Tous nous sommes importants, tous, tous nous sommes nécessaires et personne ne peut dire: «Je n'ai pas besoin de toi». Personne ne peut dire: «Je n’ai pas besoin de toi», ou «tu ne fais pas partie de ce projet d'amour auquel le Père a rêvé en nous créant».
Maintenant je vous lance un défi: je voudrais que tous ensemble nous disions: personne ne peut dire: «je n’ai pas besoin de toi». Trois fois… [ils le répètent trois fois]. Vous avez été braves!
Nous sommes une grande famille, - je vais finir, soyez tranquilles, parce qu’il fait froid…[ils rient] - et nous pouvons découvrir, chers jeunes, que nous avons une Mère : la protectrice de Madagascar, la Vierge Marie. J'ai toujours été marqué par la force du ''oui'' de la jeune Marie – elle était jeune comme vous. La force de ce ''qu’il en soit ainsi'' qu’elle dit à l'ange. C'était autre chose qu'un ''oui'' en disant : eh bien, essayons de voir ce qui va se passer. Non. Marie ne connaissait pas l'expression : ''Voyons ce qui va se passer ''. Elle a dit ''oui'', sans détour. C'est le ''oui'' de ceux qui veulent s'engager et qui veulent prendre des risques, qui veulent tout parier, sans autre sécurité que la certitude de savoir qu’ils sont porteurs d’une promesse. Cette jeune fille de Nazareth aujourd'hui est la Mère qui veille sur ses enfants qui marchent dans la vie souvent fatigués, dans le besoin, mais qui désirent que la lumière de l'espérance ne s'éteigne pas. C'est ce que nous voulons pour Madagascar, pour chacun d'entre vous et pour vos amis : que la lumière de l'espérance ne s'éteigne pas. Notre Mère regarde ce peuple de jeunes qu’elle aime, qui la cherche aussi en faisant silence dans le cœur bien qu’il y ait beaucoup de bruit, de conversations et de distractions en cours de route; et il la supplie pour que l'espérance ne s’éteigne pas (cf. Exhort. ap. post-synodale Christus vivit, nn. 44-48).
A elle, je veux confier la vie de tous et de chacun d'entre vous, de vos familles et de vos amis, afin que vous ne manquiez jamais de la lumière de l'espérance et que Madagascar puisse être toujours davantage la terre que le Seigneur a rêvé. Qu'elle vous accompagne et vous protège toujours.
Et s'il vous plaît n'oubliez pas de prier pour moi.
[01362-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
I thank you, Monsignor, for your words of welcome. Thank you too, dear young people who have come from every corner of this beautiful island, despite the efforts and difficulty this has entailed for many of you. And yet, here you are! That makes me all the more happy to join you for this prayer vigil to which the Lord Jesus has invited us. Thank you for the songs and traditional dances you performed with such enthusiasm. People told me beforehand of your remarkable joy and enthusiasm, and they were not wrong!
Thank you, Rova Sitraka and Vavy Elyssa, for sharing with each of us the process of seeking, with its hopes and challenges, that brought you here today. How good it is to meet two young people with a living faith, a faith on the move! Jesus always leaves our hearts restless; he shows us the way and gets us moving. Jesus’ disciples, if they wish to grow in friendship, must not keep still, complaining or looking inward. They need to be on the move, acting, committed, certain that the Lord is supporting and accompanying them.
That is why I like to think of every young person as a seeker. Do you remember the first question Jesus put to his disciples on the banks of the river Jordan? The first question was: “What do you seek?” (Jn 1:38). The Lord knows that we are looking for the “happiness for which we were created” and which “the world will not be able to take from us” (Gaudete et Exsultate, 1; 177). Each person shows it differently, but deep down all of you are looking for the happiness that no one will be able to take from us (cf. ibid., 177).
You told us, Rova, that in your heart you had long wanted to visit prisoners. You began by helping a priest in his ministry, and little by little you became more and more involved, to the point where this became your personal mission. You realized that your life is a mission. This search, born of faith, helps make the world in which we live a better place, more in accord with the Gospel. What you did for others also transformed you; it changed your way of seeing and judging people. It made you a fairer and more sensitive person. You understood and discovered that the Lord is part of your life: he gives you a happiness that the world cannot take away from you.
Rova, in your mission, you learned to stop labelling people and instead to call them by name, as the Lord does with us. He does not call us by our sins, our errors, our faults, our limits, but by our name; each of us is precious in his eyes. The devil also knows our names, but he would rather call us by constantly reminding us of our sins and errors; in this way, he makes us feel that however much we do, nothing can ever change, everything will remain the same. The Lord will have none of that. The Lord always reminds us how precious we are in his eyes, and he entrusts us with a mission.
Rova, you learned to see the distinctiveness of each person, but also the history hidden behind each face. You abandoned the quick and easy criticism that always paralyzes us, and you learned something that, for many people, takes years to discover. You realized that a good number of those in prison were there not because they were bad, but because they had made bad choices. They took the wrong path and they realize it, but now they long to make a fresh start.
This reminds us of one of the most beautiful gifts that our friendship with Jesus can offer us: “He is in you, he is with you and he never abandons you. However far you may wander, he is always there, the Risen One. He calls you and he waits for you to return to him and start over again” (Christus Vivit, 2), and he entrusts you with a mission. Today he asks all of us to discover and to celebrate that gift.
We all know, also from personal experience, that people can “go astray” and run after enticing illusions that promise what seems to be quick, easy and instantaneous joy, but that end up leaving our hearts, our dreams and our soul stranded along the way. Be careful about those who promise easy roads and who then abandon you halfway. When we are young, these illusions seduce us with promises that ultimately deaden us; they take away our vitality and joy; they leave us dependent and bitter, trapped in a dead end.
About becoming bitter… Perhaps it is not the case, but there is a risk that you can start thinking: “That’s the way things are… nothing will change and no one can alter a single thing”. Especially when you lack the bare necessities to make it from day to day or to pursue your studies, or when you realize that without a job, stability and social injustice, your future is blocked… and are then tempted to give up. Be careful when faced with this bitterness! Be careful!
The Lord is the first to tell you no! This is not the way to go. He is alive and he also wants you to be alive. He wants you to share all your gifts and charisms, all your dreams and your talents (cf. ibid., 1). The Lord calls each of us by name and says: Follow me! He does not call us to run after mirages, but to become missionary disciples here and now. He is the first to reject all those voices that would lull you to sleep, make you passive, numb and apathetic, and thus prevent you from seeking new horizons. With Jesus, there are always new horizons to be sought. He wants to change us and to make our lives a mission. But he tells us one thing: he tells us not to be afraid to get our hands dirty.
Through you, the future is coming to Madagascar and to the Church. The Lord is the first to trust in you, but he also asks you to trust in yourselves, to trust in your own skills and abilities, which are many. He asks you to encourage one another and join him in writing the most beautiful page of your lives, rejecting apathy and, like Rova, offering a Christian answer to the many problems that you face. The Lord calls us to be builders of the future (cf. ibid., 174). You will be the builders of the future! He invites you to contribute as only you can, by the joy and freshness of your faith. To each one of you – you, you, and you… – I ask and invite you to ask yourself: Can the Lord count on you? Can your fellow Madagascans count on you? Can Madagascar, your fatherland, count on you?
The Lord is not looking for lone adventurers. He gives us a mission, yes, but he does not send us out alone to the front lines.
Vavy Elyssa made this point very well. It is impossible to be a missionary disciple all by ourselves. We need others in order to experience and share the love and the trust that the Lord has shown us. A personal encounter with Jesus is essential, not simply as individuals but also in community. Certainly, we can accomplish great things on our own, but together we can dream of and undertake things undreamt of! Vavy put it nicely: we are invited to find the face of Jesus in the face of others. By celebrating the faith in our families, by creating fraternal bonds, by sharing in the life of a group or movement and by encouraging one another to blaze a trail together in solidarity. In this way, we can learn to discern the paths the Lord is inviting us to take, the horizons he is preparing for you! Never withdraw from others, or want to go it alone! This is one of the worst possible temptations.
In community, that is, together, we can learn how to recognize little everyday miracles, like all those things that give us a glimpse of how beautiful it is to follow and love Jesus. Often, in an unassuming way, as in the case your parents, Vavy. Although they are from different ethnic groups, each with its own customs and traditions, their mutual love has enabled them to overcome trials and disagreements. They show you a beautiful path to take. A path confirmed each time they give the fruits of the earth to be offered at the altar. How badly we need these witnesses! Or like your aunt or the catechists and priests who accompanied and supported them as they grew in faith. All of this helped and encouraged you, and led up to your “yes”. We are all important – all of us – we are all necessary, and no one can say, “I don’t need you”. No one can say: “I don’t need you”, or “You are not part of this loving plan that was the Father’s dream when he created us”.
Now, I would like to throw out a challenge to all of you: I would want all of you to say: No one can say: “I don’t need you”. Three times… [ repeated three times]. You’re all great!
I’m about to finish, so be quiet because it’s cold [they laugh] – we are one great family, and so we can learn that we have a Mother: the patroness of Madagascar, the Blessed Virgin Mary. I have always been struck by the determination with which the young Mary said “yes” – she was young like you. The determination with which she said to the angel: “Let it be done to me”. She was far from saying: “Yes, well, let’s see how things turn out”. No. Mary could not imagine saying: “Let’s see how things turn out”. She simply said “yes”. It is the “yes” of all those willing to commit themselves and take risks, ready to stake everything, with no guarantee except the sure conviction of knowing they are bearers of a promise. That young woman of Nazareth is now the Mother who watches over her children as they walk in life, often weary and in need, but always anxious that the light of hope not be extinguished. This is what we desire for Madagascar, for each of you and your friends: that the light of hope not be extinguished. Our Mother looks at this great assembly of young people who love her and seek her in the silence of their hearts, despite the noise of the world and the chatter and distractions of the journey. They pray to her that their hope will never be extinguished (cf. Christus Vivit, 44-48).
To Mary I entrust the lives of each of you, and those of your families and your friends. May you never lack the light of hope, and may Madagascar be increasingly the land the Lord has dreamt of. May Our Lady accompany you and protect you always.
And, please, do not forget to pray for me.
[01362-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Ich danke Ihnen, Herr Bischof, für Ihre Willkommensworte. Und ich danke euch, liebe junge Menschen, dass ihr aus allen Teilen dieser wunderschönen Insel gekommen seid, trotz aller Anstrengungen und Schwierigkeiten, die dies für viele von euch mit sich bringt. Dennoch seid ihr hier! Mir bereitet es große Freude, mit euch diese Vigil zu begehen, zu der uns der Herr einlädt. Danke für die Gesänge und für die traditionellen Tänze, die ihr mit großer Begeisterung dargeboten habt – diejenigen, die mir gesagt haben, dass ihr eine außerordentliche Freude und Begeisterung habt, haben sich nicht getäuscht.
Danke, Rova Sitraka und Vavy Elyssa, dass ihr mit uns allen euren Weg der Suche zwischen Wünschen und Herausforderungen geteilt habt. Wie schön ist es, zwei jungen dynamischen Menschen mit einem lebendigen Glauben zu begegnen! Jesus lässt unser Herz immer weitersuchen, er lässt uns aufbrechen und bringt uns in Bewegung! Der Jünger Jesu, wenn er in seiner Freundschaft wachsen will, darf nicht stillstehen, um sich zu beklagen und auf sich selbst zu schauen. Er muss sich bewegen, handeln, sich einbringen in der Gewissheit, dass der Herr ihn stützt und ihn begleitet.
Daher sehe ich jeden jungen Menschen gern als jemanden, der auf der Suche ist. Erinnert ihr euch an die erste Frage, die Jesus am Ufer des Jordans an die Jünger richtet? Die erste Frage lautete: »Was sucht ihr?« (Joh 1,38). Der Herr weiß, dass wir auf der Suche sind »nach diesem Glück, für das wir geschaffen wurden«, und »das die Welt uns nicht nehmen kann« (Apostolisches Schreiben Gaudete et exsultate, 1; 177). Jeder bringt dies auf verschiedene Weise zum Ausdruck, aber im Grunde seid ihr immer auf der Suche nach jenem Glück, das uns niemand nehmen kann.
Wie du es uns gesagt hast, Rova: In deinem Herzen hattest du seit langer Zeit den Wunsch, die Gefangenen zu besuchen. Du hast angefangen, einem Priester bei seiner Aufgabe zu helfen, und nach und nach hast du dich immer mehr eingebracht, bis es zu deiner persönlichen Mission geworden ist. Du hast entdeckt, dass dein Leben ein missionarisches sein sollte. Dieses gläubige Suchen hilft, die Welt, in der wir leben, mehr nach dem Evangelium zu gestalten. Und das, was du für die anderen getan hast, hat dich verwandelt, hat deine Art und Weise, die Personen zu sehen und zu beurteilen verändert. Es hat dich gerechter und menschlicher gemacht. Du hast verstanden und entdeckt, wie der Herr sich deiner angenommen hat und dir ein Glück geschenkt hat, das dir die Welt nicht nehmen kann (vgl. ebd., 177).
Rova, während deiner Mission hast du gelernt, auf die Adjektive zu verzichten und die Personen bei ihrem Namen zu rufen, wie es der Herr mit uns getan hat. Wenn er uns ruft, nennt er nicht unsere Sünde, unsere Fehler, unsere Irrtümer, unsere Grenzen, sondern er ruft uns mit unserem Namen; jeder von uns ist in seinen Augen wertvoll. Der Teufel kennt auch unseren Namen, aber er zieht es vor, uns ständig und immer wieder mit unseren Sünden und Fehlern anzusprechen; und auf diese Weise erweckt er den Eindruck, dass sich nichts ändern wird, dass alles gleich bleiben wird, egal was wir tun. Der Herr handelt nicht so. Der Herr erinnert uns immer daran, wie wertvoll wir in seinen Augen sind, und er vertraut uns eine Mission an.
Du hast gelernt, Rova, nicht nur die Qualitäten, sondern auch die Geschichten zu erkennen, welche sich hinter jedem Gesicht verbergen. Du hast die schnelle und leichtfertige, doch immer lähmende Kritik aufgegeben, um etwas zu lernen, wofür viele Menschen Jahre brauchen, um es zu entdecken. Dir ist bewusst geworden, dass viele Menschen, die im Gefängnis sitzen, nicht schlecht sind, sondern schlechte Entscheidungen getroffen haben. Sie haben den falschen Weg eingeschlagen, und sie wissen es, aber jetzt wollen sie neu beginnen.
Dies erinnert uns an eine der schönsten Gaben, die uns die Freundschaft mit Jesus zu bieten hat. »Er ist in dir, er ist bei dir und verlässt dich nie. So sehr du dich auch entfernen magst, der Auferstandene ist an deiner Seite; er ruft dich und wartet auf dich, um neu zu beginnen« (Nachsynodales Apostolisches Schreiben Christus vivit, 2) und dir eine Mission anzuvertrauen. Der Herr lädt uns ein, dieses Geschenk heute gemeinsam zu entdecken und zu feiern.
Wir alle wissen, auch aufgrund persönlicher Erfahrung, dass man sich verlieren und Illusionen nachlaufen kann, die uns Versprechungen machen und uns mit einer vordergründigen Freude, einer schnell und leicht zu erreichenden, kurzfristigen Freude betören, die aber am Ende das Herz, den Blick und die Seele auf halber Strecke zurücklassen. Nehmt euch vor denen in Acht, die euch leichte Wege versprechen, aber euch dann auf halber Strecke zurücklassen! Jene Trugbilder, die uns, wenn wir jung sind, mit betäubenden Versprechungen verführen, uns die Lebendigkeit, die Freude nehmen, uns abhängig machen und uns in einen scheinbar ausweglosen und von Bitterkeit erfüllten Kreislauf einschließen.
Eine Bitterkeit, ich weiß nicht, ob das stimmt… aber es besteht die Gefahr für euch zu denken: „So ist es… nichts kann sich ändern und niemand kann etwas tun“. Vor allem wenn man nicht ausreichend über das verfügt, was nötig ist, um tagtäglich zu kämpfen; wenn die tatsächlichen Studienmöglichkeiten nicht ausreichend sind; oder für diejenigen, die sich bewusst werden, dass ihre Zukunft aufgrund des Mangels an Arbeit, aufgrund unsicherer Arbeitsverhältnisse, aufgrund sozialer Ungerechtigkeiten versperrt ist…, und die daher in die Versuchung geraten, aufzugeben. Nehmt euch in Acht vor dieser Bitterkeit. Passt auf!
Der Herr ist der Erste, der sagt: Nein, dies ist nicht der Weg. Er lebt und er will, dass auch du lebendig bist, indem du alle deine Gaben und Charismen teilst, dein Suchen und deine Fähigkeiten (vgl. ebd., 1). Der Herr ruft uns mit Namen und sagt uns: „Folge mir!“. Nicht um uns hinter Trugbildern hinterherlaufen zu lassen, sondern um jeden von uns in missionarische Jünger zu verwandeln – hier und jetzt. Er ist der Erste, der all den Stimmen widerspricht, welche versuchen, euch einzuschläfern, euch zu zähmen, euch zu betäuben oder zum Schweigen zu bringen, damit ihr nicht nach neuen Horizonten sucht. Mit Jesus gibt es immer neue Horizonte. Er will uns alle verwandeln und aus unserem Leben eine Mission machen. Aber er verlangt von uns nur eine Sache; er verlangt von uns, keine Angst zu haben und uns die Hände schmutzig zu machen; nicht ängstlich zu sein, dass wir die Hände schmutzig machen.
Durch euch kommt die Zukunft nach Madagaskar und in die Kirche. Der Herr ist der Erste, der Vertrauen in euch setzt und auch euch einlädt, euch selbst zu vertrauen und euren Kompetenzen und Fähigkeiten zu vertauen, die zahlreich sind. Er lädt euch ein, vereint mit ihm Mut zu fassen, um die schönste Seite eures Lebens zu schreiben, um die Apathie zu überwinden und wie Rova eine christliche Antwort auf die vielen Probleme zu geben, denen ihr euch stellen müsst. Es ist der Herr, der euch einlädt, Erbauer der Zukunft zu sein (vgl. ebd., 174). Ihr seid Konstrukteure der Zukunft! Ich lade euch ein, den Beitrag zu erbringen, den nur ihr geben könnt, mit der Freude und der Frische eures Glaubens. Jeden von euch frage ich, dich, dich, dich und dich … und lade dich ein, dich selbst zu fragen: Kann der Herr auf dich zählen? Kann dein madagassisches Volk auf dich zählen? Kann deine Heimat Madagaskar auf dich zählen?
Aber der Herr will keine einzelgängerischen Abenteurer. Er vertraut uns eine Mission an, ja, aber er schickt uns nicht allein an die Front.
Wie Vavy Elyssa ganz richtig gesagt hat, ist es unmöglich, allein ein missionarischer Jünger zu sein: Wir brauchen die anderen, um die Liebe und das Vertrauen, die der Herr uns gibt, zu leben und zu teilen. Die persönliche Begegnung mit Jesus ist unersetzlich, nicht allein, sondern in Gemeinschaft. Gewiss kann jeder von uns große Dinge vollbringen, ja; aber gemeinsam können wir träumen und uns für unvorstellbare Dinge einsetzen! Vavy hat es klar gesagt. Wir sind gesandt, das Antlitz Jesu in den Gesichtern der anderen zu entdecken, indem wir den Glauben auf familiäre Weise feiern, indem wir Bande der Brüderlichkeit knüpfen, indem wir am Leben einer Gruppe oder einer Bewegung teilnehmen und uns dabei ermutigen, einen gemeinsamen in Solidarität gelebten Weg zu verfolgen. So können wir lernen, die Wege zu entdecken und zu unterscheiden, die der Herr uns einlädt zu gehen, den Horizonten entgegen, die er euch auftut. Niemals sich isolieren oder alles allein machen wollen! Es ist eine der schlimmsten Versuchungen, die wir haben können.
In Gemeinschaft, also gemeinsam können wir lernen, die kleinen alltäglichen Wunder zu entdecken; dort wird uns auch bezeugt, wie schön es ist, Jesus zu folgen und zu lieben. Und dies oft auf indirekte Weise wie im Fall deiner Eltern, Vavy, die, obwohl sie verschiedenen Ethnien mit ihren je eigenen Bräuchen und Sitten angehören, dank ihrer gegenseitigen Liebe alle Prüfungen und Differenzen überwinden und euch einen schönen Weg aufzeigen konnten, auf dem ihr gehen könnt. Ein Weg, der sich jedes Mal bestätigt, wenn die Früchte der Erde gespendet werden, damit sie am Altar dargebracht werden. Wie sehr bedarf es dieser Zeugnisse! Oder wie deine Tante und die Katechetinnen und die Priester, die sie beim Voranschreiten im Glauben begleitet und unterstützt haben. All das hat dazu beigetragen und hat dazu ermutigt, dass ihr schließlich euer Ja sprechen konntet. Wir alle sind wichtig; alle, alle sind wir notwendig und niemand kann sagen: „Ich brauche dich nicht“ oder „du gehörst nicht zu diesem Projekt der Liebe, das der Vater ersonnen hat, als er uns erschaffen hat“.
Und nun stelle ich euch eine Aufgabe: Ich möchte, dass wir alle dreimal sagen: Niemand kann sagen: „Ich brauche dich nicht“. Dreimal … [sie wiederholen es dreimal]. Ihr seid Spitze!
Wir sind eine große Familie – ich komme zum Schluss, ruhig! Es wird kühl. [Sie lachen] – und wir können entdecken, liebe junge Menschen, dass wir eine Mutter haben: die Schutzherrin Madagaskars, die Jungfrau Maria. Ich war immer beeindruckt über die Kraft des Ja der jungen Maria. – Sie war jung wie ihr. – Die Kraft jenes „mir geschehe nach deinem Wort“, das sie zum Engel spricht. Es war nicht nur ein einfach so dahin gesagtes Ja: „Naja, schauen wir mal, was passiert“. Nein. Maria kannte den Ausdruck nicht: „Schauen wir, was passiert“. Sie hat ohne Umschweife Ja gesagt. Es ist das Ja derjenigen, die sich einbringen wollen und bereit sind, Risiken einzugehen, und die alles auf eine Karte setzen wollen, mit keiner anderen Garantie als der Gewissheit, Träger einer Verheißung zu sein. Jenes Mädchen von Nazaret ist heute die Mutter, die über ihre Kinder wacht, die oftmals ermüdet und bedürftig durch das Leben gehen, aber den Wunsch haben, dass das Licht der Hoffnung nicht erlischt. Das ist es, was wir uns für Madagaskar, für einen jeden von euch und für eure Freunde wünschen: dass das Licht der Hoffnung nie erlischt. Unsere Mutter schaut auf dieses Volk von jungen Menschen, die sie liebt und welche nach ihr suchen in der Stille des eigenen Herzens, trotz der vielen Geräusche, Gespräche und Ablenkungen entlang des Weges (vgl. Christus vivit, 44-48).
Ihr will ich euer aller Leben und das Leben jedes Einzelnen von euch anvertrauen, das Leben eurer Familien und eurer Freunde, damit euch niemals das Licht der Hoffnung fehlt und Madagaskar immer mehr zu dem Land wird, das der Herr erträumt hat. Sie begleite und beschütze euch immer.
Und bitte vergesst nicht, für mich zu beten.
[01362-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Agradezco a Monseñor por sus palabras de bienvenida. Gracias a vosotros, queridos jóvenes que habéis venido de todos los rincones de esta hermosa isla, a pesar de los esfuerzos y dificultades que esto representa para un gran número de vosotros. Sin embargo ¡estáis aquí! Me da mucha alegría poder vivir con vosotros esta vigilia a la que el Señor Jesús nos invita. Gracias por las canciones y por los bailes tradicionales que habéis realizado con tanto entusiasmo - no se equivocaron quienes me dijeron que vosotros tenéis una alegría y entusiasmo extraordinario-.
Gracias, Rova Sitraka y Vavy Elyssa, por compartir con cada uno de nosotros vuestro camino de búsqueda entre aspiraciones y desafíos. ¡Qué bueno encontrar dos jóvenes con fe viva, en movimiento! Jesús nos deja el corazón siempre inquieto, nos pone en camino y en movimiento. El discípulo de Jesús, si quiere crecer en su amistad, no puede quedar quieto, quejándose o mirándose a sí mismo. Debe moverse, debe actuar, comprometerse, seguro de que el Señor lo apoya y lo acompaña.
Por eso, me gusta ver a cada joven como uno que busca. ¿Os acordáis de la primera pregunta que Jesús le hace a los discípulos a la orilla del Jordán? La primera pregunta era: «¿Qué buscáis?» (Jn 1,38). El Señor sabe que somos buscadores de esa «felicidad para la cual fuimos creados» y que «el mundo no nos podrá quitar» (Exhort. ap. Gaudete et exultate, 1; 177). Cada uno lo manifiesta de diversas maneras pero, en el fondo vosotros siempre estáis buscando esa felicidad que nadie nos podrá quitar.
Como nos lo compartiste tú, Rova. En tu corazón tenías una vieja inquietud de visitar a las personas encarceladas. Comenzaste a ayudar a un sacerdote en su misión y, poco a poco, te fuiste comprometiendo cada vez más hasta que se convirtió en tu misión personal. Descubriste que tu vida era una misión. Esta búsqueda de fe ayuda a hacer que el mundo en el que vivimos sea mejor, más evangélico. Y lo que hiciste por los demás, te transformó, cambió tu forma de ver y de juzgar a las personas. Te hizo más justo y más humano. Te comprometiste y descubriste cómo el Señor se comprometió contigo dándote una felicidad que el mundo no te podrá quitar (cf. ibíd., 177).
Rova, en tu misión aprendiste a dejar los adjetivos y a llamar a las personas por su nombre, como el Señor lo hace con nosotros. No nos llama por nuestro pecado, por nuestros errores, equivocaciones, limitaciones, sino que lo hace por nuestro nombre; cada uno es precioso a sus ojos. El demonio, sin embargo, sabiendo también nuestros nombres prefiere llamarnos y recordarnos continuamente nuestros pecados y errores; y de esta forma nos hace sentir que hagamos lo que hagamos nada puede cambiar, que todo seguirá igual. El Señor no actúa así. El Señor siempre nos recuerda lo valiosos que somos ante sus ojos y nos confía una misión.
Rova, tú aprendiste a conocer no sólo las cualidades, sino las historias que se esconden detrás de cada rostro. Dejaste de lado la crítica fácil y rápida, que siempre paraliza, para aprender algo que a muchas personas nos puede llevar años descubrir. Te diste cuenta que, en muchas de las personas que estaban en prisión, no había maldad sino malas elecciones. Erraron el camino y lo sabían, pero ahora tenían ganas de recomenzar.
Esto nos recuerda uno de los regalos más hermosos que la amistad con Jesús nos puede ofrecer. «Él está en ti, Él está contigo y nunca se va. Por más que te alejes, allí está el Resucitado, llamándote y esperándote para volver a empezar» (Exhort. ap. postsin. Christus vivit, 2) y confiarte una misión. Este es el regalo que nos invita a descubrir y a celebrar hoy a todos nosotros.
Todos sabemos, incluso por experiencia personal, que se puede errar el camino y correr detrás de espejismos que nos prometen y encantan con una felicidad aparente, una felicidad rápida, fácil e inmediata, pero que al final dejan el corazón, la mirada y el alma a mitad de camino. Estad atentos a los que os prometen caminos fáciles y después os dejarán en mitad de la calle. Esas ilusiones que, cuando somos jóvenes, nos seducen con promesas que nos adormecen, nos quitan vitalidad, alegría, nos vuelven dependientes y encerrados en un aparente círculo sin salida y lleno de amargura.
Una amargura que, yo no sé si es verdad, pero os puede hacer caer en el peligro de pensar: “Es así ... nada puede cambiar y nadie puede cambiarlo”. Especialmente cuando no se cuenta con lo mínimo necesario para pelear el día a día; cuando las oportunidades efectivas para estudiar no son suficientes; o para aquellos que experimentan que su futuro está atascado debido a la falta de trabajo, la precariedad, las injusticias sociales, y entonces tienen la tentación de rendirse. Estad atentos ante esta amargura. Estad atentos.
El Señor es el primero en decir: no, este no es el camino. Él está vivo y te quiere vivo a ti también compartiendo todos tus dones y carismas, tus búsquedas y competencias (cf. ibíd., 1). El Señor nos llama por nuestros nombres y nos dice: ¡Sígueme! No para hacernos correr detrás de espejismos, sino para transformarnos a cada uno en discípulos-misioneros aquí y ahora. Él es el primero en desmentir todas las voces que buscan adormeceros, domesticaros, anestesiaros o silenciaros para que no busquéis nuevos horizontes. Con Jesús siempre hay nuevos horizontes. El nos quiere transformar a todos y hacer de nuestra vida una misión. Pero nos pide una cosa, nos pide que no tengamos miedo a ensuciarnos las manos, de no tener miedo de ensuciarnos las manos.
A través de vosotros entra el futuro en Madagascar y en la Iglesia. El Señor es el primero en confiar en vosotros y os invita a que también confiéis en vosotros mismos, a confiar en vuestras habilidades y capacidades, que son muchas. Os invita a animaros, unidos a Él para escribir la página más hermosa de vuestras vidas, a superar la apatía y a ofrecer, como Rova, una respuesta cristiana a los múltiples problemas que tenéis que enfrentar. Es el Señor quien nos invita a ser constructores del futuro (cf. ibíd., 174). Vosotros seréis los constructores del futuro. Os invita a contribuir a ello como sólo vosotros podéis hacerlo con la alegría y la frescura de vuestra fe. A cada uno de vosotros —a ti, a ti, a ti, a ti…— te pregunto y te pido que tú mismo te preguntes: ¿El Señor, puede contar contigo? ¿El pueblo malgache puede contar contigo? ¿Tu patria, Madagascar, puede contar contigo?
Pero el Señor no quiere aventureros solitarios. El nos regala una misión, sí, pero no nos manda solos al frente de batalla.
Como bien ha dicho Vavy Elyssa, es imposible ser discípulo misionero solos; necesitamos de los demás para poder vivir y compartir el amor y la confianza que el Señor nos tiene. El encuentro personal con Jesús es irremplazable, pero no en solitario sino en comunidad. Es cierto que solos podemos hacer cosas grandes, sí; pero juntos podemos soñar y comprometernos con cosas inimaginables. Vavy lo ha expresado con claridad. Estamos invitados a descubrir el rostro de Jesús en el rostro de los demás: celebrando la fe en familia, creando lazos de fraternidad, participando en la vida de un grupo o movimiento y animándonos a trazar un camino común vivido en solidaridad. Así podremos aprender a descubrir y discernir los caminos que el Señor nos invita a recorrer, los horizontes que tiene para vosotros: Pero ¡nunca aislarse o “querer estar solos”! Esa es una de las peores tentaciones que podemos tener.
En comunidad, es decir, juntos, podemos aprender a presenciar los pequeños milagros cotidianos, así como los testimonios de lo hermoso que es seguir y amar a Jesús. Y esto, muchas veces de forma indirecta, como en el caso de tus padres Vavy que, a pesar de pertenecer a dos tribus diversas, cada una con sus usos y costumbres, gracias al amor recíproco que se tienen, pudieron superar todas las pruebas y diferencias, y mostrarte un hermoso camino por el que transitar. Camino que se sella cada vez que os dan los frutos de la tierra para ofrecerlos en el altar. ¡Cuanta falta hacen estos testimonios! O como tu tía o las catequistas y los sacerdotes que las han acompañado y sostenido en el proceso de fe. Todo ayudó a engendrar y animar vuestro “sí”. Todos somos importantes, todos, todos somos necesarios y nadie puede decir: “no te necesito”. Ninguno puede decir: “Yo no te necesito”, o “no formas parte de este proyecto de amor que el Padre soñó al crearnos”.
Ahora os lanzo un desafío, querría que todos juntos dijéramos: «ninguno puede decir: “no te necesito”». Tres veces… [lo repiten tres veces] Lo habéis hecho muy bien.
Somos una gran familia —estoy terminando, tranquilos, porque hace frío… [ríen]—, y podemos descubrir, queridos jóvenes, que tenemos una Madre: la protectora de Madagascar, la Virgen María. Siempre me impactó la fuerza del “sí” de María joven —era joven como vosotros—. La fuerza de ese “hágase según tu palabra” que le dijo al ángel. Fue algo distinto a un “sí” como diciendo: “bueno, vamos a probar a ver qué pasa”. No. María no conocía la expresión: “Vamos a ver qué pasa”. Dijo “sí”, sin vueltas. Fue el “sí” de quien quiere comprometerse y arriesgar, de quien quiere apostarlo todo, sin más seguridad que la certeza de saberse portador de una promesa. Aquella muchacha de Nazaret hoy es la Madre que vela por sus hijos que caminamos por la vida muchas veces cansados, necesitados, pero queriendo que la luz de la esperanza no se apague. Eso es lo que queremos para Madagascar, para cada uno de vosotros y de vuestros amigos: que la luz de la esperanza no se apague. Nuestra Madre mira a este pueblo de jóvenes que ella ama, que también la busca haciendo silencio en el corazón, aunque en el camino haya mucho ruido, conversaciones y distracciones; y le implora para que no se apague la esperanza (cf. ibíd., 44-48).
A ella quiero confiar la vida de todos y cada uno de vosotros, de vuestras familias y amigos para que nunca os falte la luz de la esperanza y Madagascar pueda ser cada vez más la tierra que el Señor soñó. Que ella os acompañe y os proteja siempre.
Y, por favor, no os olvidéis de rezar por mí.
[01362-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Agradeço-lhe, senhor Bispo, as palavras de boas vindas. Obrigado a vós, queridos jovens, que viestes de todos os cantos desta ilha encantadora, não obstante os esforços e dificuldades que isso representou para muitos de vós. Em todo o caso, eis-vos aqui! É com grande alegria que posso viver convosco esta Vigília, a que nos convida o Senhor Jesus. Obrigado pelos cânticos e pelas danças tradicionais que realizastes com tanto entusiasmo (não se enganava quem me disse que tendes uma alegria e um entusiasmo extraordinários).
Obrigado, Rova Sitraka e Vavy Elyssa, por terdes partilhado com todos nós o caminho das vossas buscas por entre aspirações e desafios. Como é bom encontrar dois jovens com uma fé viva, em movimento! Jesus deixa-nos o coração sempre à procura, põe-nos a caminho e em movimento. O discípulo de Jesus, se quiser crescer na sua amizade, não deve permanecer imóvel, a lamentar-se debruçado sobre si mesmo. Deve mover-se, agir, comprometer-se, seguro de que o Senhor o sustenta e acompanha.
Por isso, gosto de ver cada jovem como alguém que anda à procura. Lembrai-vos da primeira pergunta que Jesus dirige aos discípulos na margem do Jordão? A primeira pergunta foi esta: «Que procurais?» (Jo 1, 38). O Senhor sabe que estamos à procura daquela «felicidade para a qual fomos criados» e «que o mundo não poderá tirar-nos» (Francisco, Exort. ap. Gaudete et exsultate, 1; 177). Cada qual manifesta-o de maneira diferente, mas no fundo estais sempre à procura desta felicidade que ninguém vos poderá tirar.
Assim no-lo disseste tu, Rova. No teu coração, há muito que tinhas o desejo de visitar os presos. Começaste por ajudar um sacerdote na sua missão e, pouco a pouco, te foste envolvendo até se tornar a tua missão pessoal. Descobriste que a tua vida era missionária. Esta busca de fé ajuda a tornar melhor, mais evangélico, o mundo onde vivemos. E o que fizeste pelos outros transformou-te, mudou a tua maneira de ver e julgar as pessoas. Isso tornou-te mais justo e mais humano. Compreendeste e descobriste como o Senhor Se comprometeu contigo, dando-te uma felicidade que o mundo não poderá tirar-te (cf. ibid., 177).
Rova, na tua missão, aprendeste a renunciar aos adjetivos e a chamar as pessoas pelo seu nome, como o Senhor faz connosco. Ele não nos chama pelo nosso pecado, os nossos erros, as nossas faltas, os nossos limites, mas fá-lo pelo nosso nome; cada um de nós é precioso a seus olhos. Diversamente o diabo, apesar de conhecer os nossos nomes, prefere chamar-nos e recordar-nos continuamente os nossos pecados e os nossos erros; e, assim, faz-nos sentir que, por mais que façamos, nada pode mudar, tudo permanecerá igual. O Senhor não age assim. O Senhor recorda-nos sempre quão preciosos somos a seus olhos, e confia-nos uma missão.
Rova, tu aprendeste a conhecer não só as qualidades, mas também as histórias que se escondem por trás de cada rosto. Renunciaste à crítica rápida e fácil, que sempre paralisa, para aprender algo que muitas pessoas levam anos a descobrir: notaste que, em muitas pessoas que estão na prisão, não havia o mal, mas escolhas más. Enganaram-se no caminho e sabem-no, mas agora querem recomeçar.
Isto lembra-nos um dos mais belos dons que a amizade com Jesus pode oferecer-nos. Ele «está em ti, está contigo e jamais te deixa. Por mais que te possas afastar, junto de ti está o Ressuscitado, que te chama e espera por ti para recomeçar» (Francisco, Exort. ap. pós-sinodal Christus vivit, 2) e te confiar uma missão. Esta é a prenda que Ele nos convida, a todos, a descobrir e celebrar hoje.
Sabemos todos, mesmo por experiência pessoal, que podemos extraviar-nos correndo atrás de ilusões que prometem e encantam com uma alegria fulgente, uma alegria rápida, fácil e imediata, mas que, no fim de contas, deixam o coração, o olhar e a alma a meio caminho. Estai atentos aos que vos prometem caminhos fáceis e depois vos deixam no meio da estrada! Estas ilusões que nos seduzem, quando somos jovens, com promessas que nos anestesiam, tiram-nos a vitalidade, a alegria, tornam-nos dependentes e fecham-nos num círculo aparentemente sem saída e cheio de amargura.
Uma amargura que vos faz exclamar: «É assim! Nada pode mudar e ninguém pode fazer nada por nós». Não sei se o pensais, mas há o risco de o pensardes, sobretudo quando não se dispõe do mínimo necessário para lutar dia a dia; quando as reais oportunidades de estudar são escassas; ou para aqueles que, vendo o seu futuro comprometido por falta de trabalho, pela precariedade e as injustiças sociais, são tentados a desistir. Cuidado com esta amargura. Estai atentos!
O Senhor é o primeiro a dizer: Não! Este não é o caminho. Ele está vivo e quer-te vivo também, partilhando todos os teus dons e carismas, as tuas buscas e as tuas aptidões (cf. ibid., 1). O Senhor chama-nos pelo nosso nome e diz-nos: «segue-Me!» Não para nos fazer correr atrás de ilusões, mas para transformar cada um de nós em discípulo-missionário aqui e agora. Ele é o primeiro a refutar todas as vozes que procuram adormentar-vos, domesticar-vos, anestesiar-vos ou reduzir-vos ao silêncio para não procurardes novos horizontes. Com Jesus, há sempre novos horizontes. Ele quer transformar-nos a todos e fazer da nossa vida uma missão. Mas pede-nos uma coisa: pede-nos para não termos medo de meter as mãos na massa, de não termos medo de sujar as mãos.
Através de vós, entra o futuro em Madagáscar e na Igreja. O Senhor é o primeiro a ter confiança em vós; e convida-vos também a terdes confiança em vós mesmos, e ter confiança nas vossas aptidões e capacidades, que são numerosas. Convida-vos a ter coragem, unidos a Ele, para escrever a mais bela página da vossa vida, para vencer a apatia e oferecer, como Rova, uma resposta cristã aos numerosos problemas que tendes de enfrentar. É o Senhor que vos convida a ser os construtores do futuro (cf. ibid., 174). Vós sereis os construtores do futuro! Convida-vos a contribuir para ele como só vós podeis fazer com a alegria e o frescor da vossa fé. A cada um de vós [e o Papa percorre com o olhar a assembleia: a ti… a ti… e a ti] pergunto, mas convidando a colocares a pergunta a ti mesmo: O Senhor pode contar contigo? O teu povo malgaxe pode contar contigo? A tua pátria, Madagáscar, pode contar contigo?
O Senhor, porém, não quer aventureiros solitários. É verdade que nos confia uma missão, mas não nos envia em primeira linha, sozinhos.
Como justamente disse Vavy Elyssa, é impossível ser discípulo-missionário sozinho: precisamos dos outros para viver e partilhar o amor e a confiança que o Senhor em nós deposita. O encontro pessoal com Jesus é insubstituível, não de maneira solitária, mas em comunidade. Sozinhos podemos fazer grandes coisas, sim; mas juntos podemos sonhar e comprometer-nos com coisas inimagináveis. Vavy expressou-o claramente. Somos convidados a descobrir o rosto de Jesus no rosto dos outros. Celebrando a fé em família, criando laços de fraternidade, participando na vida dum grupo ou dum movimento e encorajando-nos a traçar um caminho comum vivido na solidariedade, podemos aprender a descobrir e discernir os caminhos que o Senhor nos convida a percorrer, os horizontes que Ele predispôs para vós. Nunca te isoles, nem queiras proceder sozinho! Esta é uma das piores tentações que podemos ter.
Em comunidade, isto é, unidos, podemos aprender a reconhecer os pequenos milagres de cada dia, bem como os testemunhos de quão belo é seguir e amar a Jesus. E isto sucede muitas vezes indiretamente, como no caso dos teus pais, Vavy: apesar de pertencerem a duas tribos diferentes, cada qual com os seus usos e costumes, graças ao seu amor recíproco puderam superar todas as provações e diferenças, indicando-te um caminho maravilhoso por onde seguir; caminho confirmado sempre que vos dão os frutos da terra, para serem oferecidos no altar. Como precisamos destes testemunhos! Ou então como a tua tia ou as catequistas e os sacerdotes que os acompanharam e sustentaram no crescimento da fé. Tudo isto ajudou a gerar e encorajar o teu sim. Somos todos importantes. Todos! Todos somos necessários, e ninguém pode dizer a outro: «eu não preciso de ti». Ninguém pode dizer: «eu não preciso de ti», ou «tu não fazes parte deste projeto de amor que o Pai sonhou quando nos criou».
Agora lanço-vos um desfio. Queria que disséssemos todos juntos: Ninguém pode dizer «eu não preciso de ti». Três vezes… [repetem três vezes] Muito bem!
Somos uma grande família – estou quase a terminar (tende paciência!), porque está frio [riem] – e podemos, queridos jovens, descobrir que temos uma Mãe: a protetora de Madagáscar, a Virgem Maria. Sempre me impressionou a força do «sim» de Maria, ainda jovem – era jovem como vós. A força daquele «faça-se em Mim segundo a tua palavra», que Ela diz ao anjo. É um «sim» diferente de quando se diz: «Bem, provemos a ver o que sucede».Maria não conhecia a frase «provemos a ver o que sucede». Ela disse «sim», sem subterfúgios. É o «sim» das pessoas que querem comprometer-se prontas a assumir os riscos, que querem apostar tudo, sem outra garantia para além da certeza de saber que são portadoras duma promessa. Aquela jovenzinha de Nazaré é, hoje, a Mãe que vela pelos seus filhos, que caminham na vida muitas vezes cansados, carentes, mas desejosos que a luz da esperança não se apague. Isto é o que queremos para Madagáscar, para cada um de vós e vossos amigos: que a luz da esperança não se apague. A nossa Mãe vê este povo de jovens amado por Ela, que A procura inclusive fazendo silêncio no coração, embora haja muito barulho, conversas e distrações ao longo do caminho; suplica-Lhe que a esperança não se apague (cf. ibid., 44.48).
A Ela, quero confiar a vida de todos e cada um de vós, das vossas famílias e dos vossos amigos, para que não vos falte jamais a luz da esperança e Madagáscar possa ser cada vez mais a terra que o Senhor sonhou. Que Ela sempre vos acompanhe e proteja!
E, por favor, não vos esqueçais de rezar por mim.
[01362-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Dziękuję, Księże Biskupie, za słowa powitania. Dziękuję, drodzy młodzi, którzy przybyliście z każdego zakątka tej pięknej wyspy, pomimo wysiłków i trudności, jakie to stanowi dla wielu z was. A jednak tutaj jesteście! Sprawia mi wielką radość, że mogę z wami przeżywać to czuwanie, do którego zaprasza nas Pan Jezus. Dziękuję za tradycyjne pieśni i za tańce, które wykonaliście z wielkim entuzjazmem – mieli rację ci, którzy mi mówili, że cechuje was niezwykła radość i entuzjazm!
Dziękujemy wam Rova Sitraka i Vavy Elyssa za podzielenie się z nami wszystkimi waszymi poszukiwaniami pośród aspiracji i wyzwań. Jakże dobrze spotkać dwoje młodych ludzi z żywą wiarą, w ruchu! Jezus daje nam serca zawsze niespokojne, stawia nas na drodze i każe iść. Uczeń Jezusa, jeśli chce wzrastać w Jego przyjaźni, nie może trwać w bezruchu, narzekać i patrzeć na siebie. Musi się ruszać, działać, angażować się, będąc pewnym, że Pan go wspiera i mu towarzyszy.
Właśnie dlatego lubię patrzeć na każdą młodą osobę, jako kogoś poszukującego. Czy pamiętacie pierwsze pytanie, które Jezus zadał uczniom nad brzegiem Jordanu? Pierwsze pytanie brzmiało: „Czego szukacie?” (J 1, 38). Pan wie, że szukamy „szczęścia, dla którego zostaliśmy stworzeni” a „którego świat nie może nam odebrać” (Adhort. ap. Gaudete et exsultate, 1; 177). Każdy wyraża to na różne sposoby, ale w istocie zawsze szukacie szczęścia, którego nikt nie może nam odebrać.
Jak nam powiedziałaś, Rova, w twoim sercu od dawna było pragnienie odwiedzania więźniów. Zaczęłaś pomagać pewnemu księdzu w jego misji i stopniowo angażowałaś się coraz bardziej, aż stało się to twoją misją osobistą. Odkryłaś, że twoje życie było misyjne. To poszukiwanie wiary przyczynia się do uczynienia świata, w którym żyjemy, lepszym, bardziej ewangelicznym. A to, co uczyniłaś dla innych, przekształciło cię, zmieniło sposób, w jaki postrzegasz i oceniasz ludzi. Sprawiło, że stałaś się sprawiedliwsza i bardziej ludzka. Zrozumiałaś i odkryłaś, że Pan zaangażował się z tobą, dając tobie szczęście, którego świat nie będzie mógł ci odebrać (por. tamże, 177).
Rova, w twojej misji nauczyłaś się rezygnować z przymiotników i nazywać osoby po imieniu, jak to Pan czyni z nami. Nie nazywa nas według naszych grzechów, naszych błędów, naszych win, naszych ograniczeń, ale czyni to nazywając nas po imieniu. Każdy z nas jest cenny w Jego oczach. Natomiast diabeł, pomimo, iż zna nasze imiona, woli nas nazywać i nieustannie przypominać o naszych grzechach i błędach. W ten sposób sprawia, że czujemy, iż niezależnie od tego, co byśmy uczynili, nic się nie zmieni, wszystko pozostanie takie samo. Pan tak nie działa. Pan zawsze przypomina nam, jak bardzo jesteśmy cenni w Jego oczach, powierzając nam misję.
Rova, nauczyłaś się poznawać nie tylko zalety, ale także historie ukryte za każdym obliczem. Odłożyłaś na bok szybką i łatwą krytykę, która zawsze paraliżuje, aby nauczyć się czegoś, czego odkrycie wielu ludziom może zająć sporo lat. Zrozumiałaś, że u wielu osób przebywających w więzieniu nie było zła, ale złe wybory. Oni poszli niewłaściwą drogą i wiedzą o tym, a teraz chcą zacząć od nowa.
Przypomina to nam jeden z najpiękniejszych darów, jakie może nam zaoferować przyjaźń z Jezusem. „On jest w tobie, jest z tobą i nigdy cię nie opuszcza. Niezależnie od tego, jak bardzo byś się oddalił, Zmartwychwstały jest obok ciebie, wzywa cię i czeka na ciebie, abyś zaczął od nowa” (Adhort. apost. Christus vivit, 2) i aby powierzyć ci misję. Jest to dar, do którego odkrycia i świętowania zaprasza On dzisiaj każdego z nas.
Wiemy również wszyscy, także z własnego doświadczenia, że możemy „pobłądzić” i gonić za złudzeniami, które dają nam obietnice i oczarowują radością pozorną, szybką, łatwą i natychmiastową radością, ale które w ostatecznym rachunku pozostawiają serce, spojrzenie i duszę w połowie drogi. Uważajcie na tych, którzy obiecują wam łatwe drogi, a potem zostawiają was na półmetku. Te złudzenia, które gdy jesteśmy młodzi, zwodzą nas obietnicami, które nas znieczulają, odbierają naszą żywotność, radość, uzależniają nas i zamykają w kręgu pozornie bez wyjścia i pełnym goryczy.
Gorycz, nie wiem, czy to prawda... ale grozi wam, że zaczniecie myśleć: „Tak to jest… nic nie może się zmienić i nikt nie może nic z tym zrobić”. Zwłaszcza, gdy nie mamy minimum niezbędnego, by walczyć z dnia na dzień; kiedy faktyczne możliwości nauki nie są wystarczające; lub dla tych, którzy uświadamiają sobie, że ich przyszłość jest zablokowana z powodu braku pracy, niepewności, niesprawiedliwości społecznej... i dlatego mają pokusę, by się poddać. Bądźcie czujni w obliczu tej goryczy! Bądźcie czujni!
Pan jest pierwszym mówiącym: nie, nie tędy droga. On żyje i chce, abyś i ty także żył, dzieląc się wszystkimi swoimi darami i charyzmatami, swoimi poszukiwaniami i umiejętnościami (por. tamże, 1). Pan wzywa nas po imieniu i mówi: „Pójdź za mną!”. Nie po to, byśmy uganiali się za złudzeniami, ale by przemienić każdego z nas w uczniów-misjonarzy tu i teraz. On jako pierwszy odrzuca wszystkie głosy, które próbują was uśpić, oswoić, znieczulić lub uciszyć, byście nie szukali nowych perspektyw. Z Jezusem zawsze są nowe perspektywy. On chce nas wszystkich przemienić i uczynić z naszego życia misję. Ale wymaga od nas jednego: żąda, byśmy nie obawiali się pobrudzenia sobie rąk, nie obawiali się pobrudzenia sobie rąk.
Poprzez was na Madagaskar i do Kościoła wkracza przyszłość. Pan jest pierwszym, który wam ufa i zachęca także was, byście również wy ufali samym sobie, waszym licznym umiejętnościom i zdolnościom. Zachęca was, abyście byli odważni, zjednoczeni z Nim, żeby napisać najpiękniejszą kartę waszego życia, przezwyciężyć apatię i zaoferować, podobnie jak Rova, chrześcijańską odpowiedź na wiele problemów, którym musicie stawić czoło. To Pan was zaprasza, abyście byli budowniczymi przyszłości (por. tamże, 174). Będziecie budowniczymi przyszłości. Zachęca was, byście wnieśli wkład, który tylko wy możecie wnieść, z radością i świeżością waszej wiary. Każdego z was: ciebie, ciebie i ciebie… proszę i zachęcam, żebyś zadał sobie pytanie: czy Pan może liczyć na ciebie? Czy twój lud malgaski może na ciebie liczyć? Czy twoja ojczyzna, Madagaskar może na ciebie liczyć?
Ale Pan nie chce samotnych poszukiwaczy przygód. Powierza nam misję, ale nie posyła nas samych na pierwszą linię.
Jak słusznie powiedziała Vavy Elyssa, nie można samotnie być uczniem-misjonarzem: potrzebujemy innych, aby żyć i dzielić się miłością i zaufaniem, które daje nam Pan. Niczym nie da się zastąpić osobistego spotkania z Jezusem, które nie może być w samotności, ale we wspólnocie. Z pewnością każdy z nas może czynić wielkie rzeczy; ale razem możemy marzyć i angażować się w rzeczy niewyobrażalne! Vavy powiedziała to jasno. Jesteśmy zaproszeni do odkrywania oblicza Jezusa w twarzach innych osób: cieszenia się wiarą w sposób rodzinny, tworząc więzi braterskie, uczestnicząc w życiu grupy lub ruchu i zachęcając siebie do wytyczenia wspólnej drogi, przeżywanej w solidarności. W ten sposób możemy nauczyć się odkrywania i rozpoznawania dróg, do których przemierzania zachęca nas Pan, perspektyw, jakie On dla was przygotowuje. Nigdy się nie izolujmy czy nie chciejmy czynić wszystkiego sami! To jedna z najgorszych pokus, jakie mogą się nam przydarzyć.
We wspólnocie, to znaczy razem możemy nauczyć się rozpoznawania małych codziennych cudów, a także świadectwa o tym, jak pięknie jest podążać i miłować Jezusa. Często dzieje się to pośrednio, jak w przypadku twoich rodziców, Vavy, którym, pomimo, że należeli do dwóch różnych plemion, z których każde ma swoje zwyczaje i tradycje, dzięki wzajemnej miłości udało się przezwyciężyć wszystkie wyzwania i różnice oraz wskazać tobie piękną drogą, którą trzeba pójść. Jest to droga, która jest potwierdzana za każdym razem, gdy dajecie owoce ziemi, które mają zostać ofiarowane na ołtarzu. Jakże trzeba tych świadectw! Albo jak twoja ciocia, czy też katecheci i kapłani, którzy towarzyszyli im i wspierali ich w procesie wiary. Wszystko pomogło zrodzić i wspierać wasze „tak”. Wszyscy jesteśmy ważni, wszyscy, wszyscy jesteśmy potrzebni, i nikt nie może powiedzieć: „Nie potrzebuję ciebie”, nikt nie może powiedzieć: „Nie potrzebuję ciebie”. ani „nie należycie do tego planu miłości, jaki wymarzył Ojciec, kiedy nas stwarzał”.
Teraz rzucam wam wyzwanie: chciałbym, abyśmy wszyscy razem powiedzieli: nikt nie może powiedzieć: „Nie potrzebuję ciebie”. Trzy razy ... [powtarzają to trzy razy] Byliście świetni!
Jesteśmy wielką – niebawem zakończę, bądźcie spokojni, bo jest zimno [śmieją się] rodziną i możemy odkryć, drodzy młodzi, że mamy Matkę: patronkę Madagaskaru, Dziewicę Maryję. Zawsze uderzała mnie siła „tak” Maryi jako młodej dziewczyny – była oda podobnie jak wy. Siła tego „niech mi się stanie według słowa twego”, które wypowiedziała do anioła. Nie było to „tak”, żeby wyrazić „no, zobaczmy, co się stanie”. Nie. Maryi obce było wyrażenie: „Zobaczmy, co się stanie”. Powiedziała „tak” bez obwijania w bawełnę. Jest to „tak” ludzi, którzy chcą się zaangażować i są gotowi podjąć ryzyko, którzy chcą postawić wszystko, bez żadnego innego zabezpieczenia niż pewność, że niosą obietnicę. Ta dziewczyna z Nazaretu jest dzisiaj Matką, która czuwa nad swoimi dziećmi idącymi przez życie często zmęczeni, potrzebujący, ale pragnący, aby światło nadziei nie zgasło. Tego właśnie pragniemy dla Madagaskaru, dla każdego z was i dla waszych przyjaciół: niech nie zgaśnie światło nadziei. Nasza Matka patrzy na ten lud młodych, których miłuje, którzy Jej również szukają zachowując milczenie w swych sercach, chociaż po drodze jest dużo hałasu, rozmów i rozproszenia; i błagają Ją, aby nadzieja nie zgasła (por. Christus vivit, 44-48).
Pragnę Jej zawierzyć życie każdego z was, waszych rodzin i przyjaciół, aby wam nigdy nie zabrakło światła nadziei a Madagaskar mógł być coraz bardziej ziemią, o jakiej marzył Pan. Niech On wam towarzyszy i zawsze was chroni.
I proszę was bardzo, pam
[01362-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
الزيارة الرّسولية إلى مدغشقر
كلمة قداسة البابا فرنسيس
خلال سهرة الصلاة مع الشبيبة
في المخيّم إيبارشية سوامندراكيزاي
السبت 7 سبتمبر/أيلول 2019
أشكركم صاحب السعادة، على كلمات الترحيب. شكرًا لكم أيها الشبيبة الأعزاء القادمين من كلّ أنحاء هذه الجزيرة الجميلة، بالرغم من الجهود والصعوبات التي كان على عدد كبير منكم أن يواجهها. ومع ذلك فإنكم هنا! يسعدني للغاية أن أعيش معكم هذه السهرة التي يدعونا إليها الربّ يسوع. أشكركم على الترانيم والرقصات التقليدية التي أدّيتموها بحماس - لم يخطئ الذين قالوا لي إن لديكم فرح وحماس كبيرين!
شكرًا لكما روفا سيتراكا وفافي إليسا على مشاركتكما لنا جميعًا بمسيرة بحثكما التي تتأرجح بين التطلّعات والتحدّيات. كم هو جميل أن نلتقي بشابّين، إيمانهما حيّ وفي مسيرة! إن يسوع يترك قلبنا قلقًا على الدوام، ويدفعنا للسير والتحرّك. يجب على تلميذ يسوع، إذا أراد أن ينمو في صداقته، ألّا يظلّ بلا حراك، أو يشتكي أو ينظر إلى ذاته. يجب أن يتحرّك، يجب أن يتصرّف، أن يلتزم، وهو على يقين من أن الربّ يدعمه ويرافقه.
لذا فأنا أحبّ أن أرى كلّ شابّ مثل باحث. هل تتذكرّوا السؤال الأوّل الذي وجّهه يسوع للتلاميذ على ضفاف الأردن؟ أوّل سؤال كان: "ماذا تُريدان؟" (يو 1، 38). يعلم الربّ أننا نبحث عن "السعادة التي من أجلها خُلِقنا" وأن "العالم لا يقدر أن ينزعها منّا" (الإرشاد الرسولي افرحوا وابتهجوا، أعداد 1؛ 177). كلّ منّا يظهرها بطرق مختلفة، لكنكم في أعماقكم، تبحثون دائمًا عن هذه السعادة التي لا يمكن لأحد أن ينزعها منّا.
كما أخبرتنا، روفا. كان لديك في قلبك رغبة متأصلة في زيارة السجناء. وبدأت بمساعدة كاهن في رسالته والتزمت أكثر فأكثر حتى أصبحت رسالتك الشخصيّة. واكتشفت أن حياتك هي حياة إرساليّة. هذا البحث عن الإيمان يساهم في جعل العالم الذي نعيش فيه أفضل وأكثر تماثلا مع الإنجيل. وما فعلته للآخرين قد غيّركَ، غيّر نظرتك للناس وتقييمك لهم. لقد جعلك أكثر عدالة وإنسانيّة. لقد فهمت واكتشفت كيف التزم الربّ معك مانحًا إياكَ سعادة لا يمكن للعالم أن ينزعها منك (نفس المرجع، عدد 177).
تعلّمت في رسالتك، روفا، كيف تتخلّين عن "الصفات" وكيف تنادين الناس بأسمائهم، كما يفعل الربّ معنا. إنه لا يدعونا بخطايانا، أو ذنوبنا، أو أخطائنا، أو حدودنا، بل يدعونا باسمنا؛ كلّ واحد منّا هو ثمين بعينيه. ومع ذلك، فإن الشيطان، يعرف هو أيضًا أسماءنا، ويفضّل أن يدعونا ويذكّرنا باستمرار بخطايانا وأخطائنا؛ ويجعلنا نشعر بهذه الطريقة، أنه مهما فعلنا، لا شيء يمكن أن يتغيّر، وأن كلّ شيء سيبقى كما هو. أمّا الربّ فلا يتصرّف بهذه الطريقة. الربّ، يذكّرنا دائمًا بمدى تقديره لنا، إذ يعهد إلينا برسالة.
روفا، لقد تعلّمت ليس فقط الصفات المخفيّة وراء كلّ وجه إنما أيضًا قصصها. لقد وضعت جانبًا النقد السريع والسهل، الذي يشلّ دائمًا، فتعلّمت شيئًا يحتاج الكثير من الناس إلى سنوات لاكتشافه. لقد أدركت أنه في كثير من الأشخاص الموجودين في السجن، لا يوجد أي شرّ، إنما خيارات سيّئة. اخطأوا الطريق ويعرفون ذلك، ولكنهم يريدون الآن الانطلاق من جديد.
هذا يذكّرنا بإحدى أجمل الهدايا التي يمكن أن تقدّمها لنا الصداقة مع يسوع. "إنه فيك ومعك ولن يتركك أبدًا. ومهما ذهبت بعيدًا، إنه هناك بجانبك، هو القائم من الموت، يدعوك وينتظرك كي تعود إليه وتبدأ من جديد" وأن يعهد إليك برسالة (الإرشاد ما بعد السينودس المسيح يحيا، 2). هذه هي الهديّة التي يدعونا جميعًا لاكتشافها والاحتفال بها اليوم.
نعلم جميعًا، حتى من خلال التجربة الشخصيّة، أنه يمكننا "أن نضلّ الطريق" وأن نجري وراء أوهام تعدنا بالخير وتبهجنا بفرح ظاهريّ، فرح سهل وفوريّ، ولكنه في النهاية، يترك القلب، والنظر والروح في منتصف الطريق. انتبهوا ممّن يعدكم بدروب سهلة ثم يتخلّى عنكم في منتصف الطريق! هذه الأوهام التي، في صغرنا، تغوينا بوعود تخدّرنا، وتنزع منا الحيوية والفرح، وتجعلنا مدمنين ومنغلقين في دائرة مريرة تبدو وكأنها بلا مخرج.
مرارة، أنا لا أعرف ما إذا كان هذا صحيحًا ... ولكن قد تفكّرون: "هذه هي حالة الأمور... لا شيء يمكن أن يتغيّر ولا أحد يستطيع تغيير أيّ شيء". خاصّة عندما لا تملك الحدّ الأدنى الضروريّ للنضال يومًا بعد يوم؛ وعندما تكون الفرص الحقيقية للحصول على الدراسة غير كافية؛ أو الذين يدركون أن مستقبلهم عالق بسبب قلّة العمل وعدم الاستقرار والظلم الاجتماعي ... ويميلون بالتالي إلى الاستسلام. انتبهوا إزاء هذه المرارة! تنبّهوا!
الربّ هو أوّل من يقول: كلّا، ليست هذه الطريق. إنه حيّ، ويريدك أن تكون حيًّا أيضًا، فتشارك بكلّ ما لديك من عطايا ومواهب، وتساؤل ومهارات (را. نفس المرجع، 1). الربّ يدعونا بأسمائنا ويقول لنا: اتبعني! لا لكي يجعلنا نركض وراء أوهام، وإنما كي يحوّل كلّ واحد منّا إلى تلميذ-إرسالي هنا والآن. إنه أوّل من يدحض كلّ الأصوات التي تسعى إلى تنويمكم أو ترويضكم أو تخديركم أو إسكاتكم حتى لا تبحثوا عن آفاق جديدة. مع يسوع، هناك دائمًا آفاق جديدة. إنه يريد تغييرنا جميعًا وتحويل حياتنا إلى رسالة. لكنه يطلب منّا شيئا: يطلب منّا ألّا نخاف من المخاطرة، ألّا نخاف من المخاطرة.
إن المستقبل يدخل من خلالكم مدغشقر والكنيسة. والربّ هو أوّل من يضع ثقته بكم ويدعوكم أنتم أيضًا لأن تثقوا بأنفسكم، وأن تثقوا بمهاراتكم، وبقدراتكم، التي هي عديدة. إنه يدعوكم لتتشجّعوا متّحدين به، كيما تكتبوا أجمل صفحة في حياتكم، وتتغلّبوا على اللامبالاة وتجدوا، على غرار روفا، حلولًا مسيحيّة للمشاكل العديدة التي عليكم مواجهتها. فالربّ هو الذي يدعوكم لأن تكونوا بناة المستقبل (را. نفس المرجع، عدد 174). ستكونون أنتم بناة المستقبل! هو يدعوكم إلى تقديم المساهمة التي وحدكم يمكنكم تقديمها مع فرح إيمانكم ونضارته. من كلّ واحد منكم –منكَ ومنكِ ومنكَ- أطلب منك وأدعوك لأن تسأل نفسك: هل يستطيع الربّ الاعتماد عليك؟ هل يستطيع شعبك الاعتماد عليك؟ هل يستطيع وطنك، مدغشقر، الاعتماد عليك؟
لكن الربّ لا يريد أشخاصًا يغامرون بمفردهم. هو يعهد إلينا برسالة، نعم، ولكنه لا يرسلنا لوحدنا، في الخطّ الأمامي.
كما قالته فافي إليسا، من المستحيل أن نكون تلاميذ إرساليّين بمفردنا...، إننا بحاجة إلى الآخرين كي نعيش ونتشارك بالحبّ والثقة التي يهبنا الربّ إياها. لا يمكن الاستغناء عن اللقاء الشخصيّ مع يسوع، ليس بشكل فرديّ إنما في الجماعة. يمكننا بالطبع تحقيق أمور عظيمة بمفردنا، أجل؛ ولكن معًا، يمكننا أن نحلم ونلتزم بأمور تفوق الخيال. لقد عبّرت فافي عن ذلك بوضوح. إننا مدعوّون لأن نكتشف وجه يسوع في وجوه الآخرين: عبر عيش الإيمان بشكل عائليّ، وإقامة علاقات أخويّة، والمشاركة بحياة جماعة أو حركة كنسيّة، وعبر تشجيع بعضنا البعض على رسم طريق مشترك نعيشه بتضامن. فيمكننا هكذا أن نتعلّم كيف نكتشف ونميّز الطرق التي يدعونا الربّ لأن نسيرها، والآفاق التي يحضّرها هو لكم. لا يجب أن تعزلوا أنفسكم أو أن تسيروا بمفردكم، أبدًا! إنها أخطر التجارب التي قد نواجهها.
يمكننا أن نتعلّم في الجماعة، أي معًا، كيف نرى معجزات صغيرة يوميّة، مثل الشهادة على جمال اتّباع يسوع ومحبّته. وغالبًا ما يحدث هذا بشكل غير مباشر، على غرار والديك يا فافي اللذان، وبرغم انتمائهما إلى قبيلتين مختلفتين تتسّم كلّ منهما بعاداتها وبتقاليدها، استطاعا بفضل المحبّة المتبادلة، أن يتخطّيا كلّ المحن والاختلافات، وأن يدلّاك على طريق جميل يمكنك اتّباعه. طريق يتثبّت كلّ مرّة تحملون فيها ثمار الأرض لتقدّم على المذبح. كم إننا بحاجة إلى هذه الشهادات! أو على غرار قريبتك أو معلّمات الدين المسيحيّ أو الكهنة الذين رافقوهنّ وساندوهنّ في مسيرة الإيمان. إن كلّ هذا ساهم في أن تقولي نعم وفي تشجيعك عليه. إننا كلّنا مهمّون، كلّنا، وكلّنا ضروريّون، ولا يقدر أحد أن يقول: "لست بحاجة إليك". لا يقدر أحد أن يقول: "لست بحاجة إليك"، أو لست جزءًا من مشروع المحبّة هذا الذي حلم به الربّ عندما خلقنا.
والآن أوجّه لكم تحديًا: أودّ أن نقول جميعًا: لا أحد يستطيع أن يقول: "لست بحاجة إليك". ثلاث مرّات ... [كرّروه ثلاث مرّات] أحسنتم!
إننا عائلة كبيرة –أنهي كلمتي قريبًا اطمئنّوا، لأن الطقس بارد...[ضحكوا]- ويمكننا أيها الشبيبة الأعزاء اكتشاف أنه لدينا أمّ: حامية مدغشقر، العذراء مريم. لطالما أثّرت فيّ قوّة "نعم" مريم الشابّة –كانت شابّة مثلكم. قوّة "ليكن لي بحسب قولك" التي قالتها للملاك. وهذا يختلف عن أن نقول "نعم" مضيفين: حسنًا، لنرى ماذا سيحدث. كلّا. لم تكن مريم تعرف عبارة: "لنرى ماذا سيحدث": قالت "نعم"، دون رجوع. إنها "نعم" الأشخاص الذين يرغبون في الالتزام ويريدون المجازفة، يريدون المراهنة على كلّ شيء، دون أيّ ضمانة أخرى إلّا اليقين بأنهم يتعهّدون بالوعد. وهذه الصبيّة من الناصرة هي اليوم الأمّ التي تسهر على أبنائها الذين غالبًا ما يسيرون في الحياة متعبين، ومحتاجين، لكنهم يرغبون في ألّا ينطفئ نور الرجاء. هذا ما نرجوه لمدغشقر، ولكلّ منكم ولأصدقائكم: ألّا ينطفئ نور الرجاء. إن أمّنا تنظر إلى شبيبة هذا الشعب الذين تحبّهم، والذين يبحثون عنها عبر الصمت في قلوبهم على الرغم من الضجيج والمحادثات والتشتّت في الطريق؛ وهم يرجونها بألّا ينطفئ الرجاء (را. المسيح يحيا، أعداد 44- 48).
أودّ أن أعهد إليها بحياة الجميع وبحياة كلّ واحد منكم، وأسركم وأصدقائكم، حتى لا ينقصكم أبدًا نور الرجاء وأن تكون مدغشقر أكثر فأكثر الأرض التي حلم بها الربّ. لترافقكم وتحميكم دائمًا.
ومن فضلكم لا تنسوا بأن تصلّوا من أجلي.
[01362-AR.01] [Testo originale: Italiano]
[B0672-XX.02]