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Messaggio del Santo Padre Francesco per la Celebrazione della V Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, 01.09.2019


Messaggio del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

 

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco in occasione dell’odierna Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato:

Messaggio del Santo Padre

«Dio vide che era cosa buona» (Gen 1,25). Lo sguardo di Dio, all’inizio della Bibbia, si posa dolcemente sulla creazione. Dalla terra da abitare alle acque che alimentano la vita, dagli alberi che portano frutto agli animali che popolano la casa comune, tutto è caro agli occhi di Dio, che offre all’uomo il creato come dono prezioso da custodire.

Tragicamente, la risposta umana al dono è stata segnata dal peccato, dalla chiusura nella propria autonomia, dalla cupidigia di possedere e di sfruttare. Egoismi e interessi hanno fatto del creato, luogo di incontro e di condivisione, un teatro di rivalità e di scontri. Così si è messo in pericolo lo stesso ambiente, cosa buona agli occhi di Dio divenuta cosa sfruttabile nelle mani dell’uomo. Il degrado si è accentuato negli ultimi decenni: l’inquinamento costante, l’uso incessante di combustibili fossili, lo sfruttamento agricolo intensivo, la pratica di radere al suolo le foreste stanno innalzando le temperature globali a livelli di guardia. L’aumento dell’intensità e della frequenza di fenomeni meteorologici estremi e la desertificazione del suolo stanno mettendo a dura prova i più vulnerabili tra noi. Lo scioglimento dei ghiacciai, la scarsità d’acqua, l’incuria dei bacini idrici e la considerevole presenza di plastica e microplastica negli oceani sono fatti altrettanto preoccupanti, che confermano l’urgenza di interventi non più rimandabili. Abbiamo creato un’emergenza climatica, che minaccia gravemente la natura e la vita, inclusa la nostra.

Alla radice, abbiamo dimenticato chi siamo: creature a immagine di Dio (cfr Gen 1,27), chiamate ad abitare come fratelli e sorelle la stessa casa comune. Non siamo stati creati per essere individui che spadroneggiano, siamo stati pensati e voluti al centro di una rete della vita costituita da milioni di specie per noi amorevolmente congiunte dal nostro Creatore. È l’ora di riscoprire la nostra vocazione di figli di Dio, di fratelli tra noi, di custodi del creato. È tempo di pentirsi e convertirsi, di tornare alle radici: siamo le creature predilette di Dio, che nella sua bontà ci chiama ad amare la vita e a viverla in comunione, connessi con il creato.

Perciò invito fortemente i fedeli a dedicarsi alla preghiera in questo tempo, che da un’opportuna iniziativa nata in ambito ecumenico si è configurato come Tempo del creato: un periodo di più intensa orazione e azione a beneficio della casa comune che si apre oggi, 1° settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, e si concluderà il 4 ottobre, nel ricordo di San Francesco d’Assisi. È l’occasione per sentirci ancora più uniti ai fratelli e alle sorelle delle varie confessioni cristiane. Penso, in particolare, ai fedeli ortodossi che già da trent’anni celebrano la Giornata odierna. Sentiamoci anche in profonda sintonia con gli uomini e le donne di buona volontà, insieme chiamati a promuovere, nel contesto della crisi ecologica che riguarda ognuno, la custodia della rete della vita di cui facciamo parte.

È questo il tempo per riabituarci a pregare immersi nella natura, dove nasce spontanea la gratitudine a Dio creatore. San Bonaventura, cantore della sapienza francescana, diceva che il creato è il primo “libro” che Dio ha aperto davanti ai nostri occhi, perché ammirandone la varietà ordinata e bella fossimo ricondotti ad amare e lodare il Creatore (cfr Breviloquium, II,5.11). In questo libro, ogni creatura ci è stata donata come una “parola di Dio” (cfr Commentarius in librum Ecclesiastes, I,2). Nel silenzio e nella preghiera possiamo ascoltare la voce sinfonica del creato, che ci esorta ad uscire dalle nostre chiusure autoreferenziali per riscoprirci avvolti dalla tenerezza del Padre e lieti nel condividere i doni ricevuti. In questo senso possiamo dire che il creato, rete della vita, luogo di incontro col Signore e tra di noi, è «il social di Dio» (Udienza a guide e scout d’Europa, 3 agosto 2019). Esso ci porta a elevare un canto di lode cosmica al Creatore, come insegna la Scrittura: «Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore; lodatelo ed esaltatelo nei secoli» (Dn 3,76).

È questo il tempo per riflettere sui nostri stili di vita e su come le nostre scelte quotidiane in fatto di cibo, consumi, spostamenti, utilizzo dell’acqua, dell’energia e di tanti beni materiali siano spesso sconsiderate e dannose. In troppi stiamo spadroneggiando sul creato. Scegliamo di cambiare, di assumere stili di vita più semplici e rispettosi! È ora di abbandonare la dipendenza dai combustibili fossili e di intraprendere, in modo celere e deciso, transizioni verso forme di energia pulita e di economia sostenibile e circolare. E non dimentichiamo di ascoltare le popolazioni indigene, la cui saggezza secolare può insegnarci a vivere meglio il rapporto con l’ambiente.

È questo il tempo per intraprendere azioni profetiche. Molti giovani stanno alzando la voce in tutto il mondo, invocando scelte coraggiose. Sono delusi da troppe promesse disattese, da impegni presi e trascurati per interessi e convenienze di parte. I giovani ci ricordano che la Terra non è un bene da sciupare, ma un’eredità da trasmettere; che sperare nel domani non è un bel sentimento, ma un compito che richiede azioni concrete oggi. A loro dobbiamo risposte vere, non parole vuote; fatti, non illusioni.

Le nostre preghiere e i nostri appelli sono volti soprattutto a sensibilizzare i responsabili politici e civili. Penso in particolare ai Governi che nei prossimi mesi si riuniranno per rinnovare impegni decisivi a orientare il pianeta verso la vita anziché incontro alla morte. Vengono alla mente le parole che Mosè proclamò al popolo come una sorta di testamento spirituale prima dell’ingresso nella Terra promessa: «Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (Dt 30,19). Sono parole profetiche che potremmo adattare a noi e alla situazione della nostra Terra. Scegliamo dunque la vita! Diciamo no all’ingordigia dei consumi e alle pretese di onnipotenza, vie di morte; imbocchiamo percorsi lungimiranti, fatti di rinunce responsabili oggi per garantire prospettive di vita domani. Non cediamo alle logiche perverse dei guadagni facili, pensiamo al futuro di tutti!

In questo senso riveste speciale importanza l’imminente Vertice delle Nazioni Unite per l’azione sul clima, durante il quale i Governi avranno il compito di mostrare la volontà politica di accelerare drasticamente i provvedimenti per raggiungere quanto prima emissioni nette di gas serra pari a zero e di contenere l’aumento medio della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nel prossimo mese di ottobre, poi, l’Amazzonia, la cui integrità è gravemente minacciata, sarà al centro di un’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi. Cogliamo queste opportunità per rispondere al grido dei poveri e della Terra!

Ogni fedele cristiano, ogni membro della famiglia umana può contribuire a tessere, come un filo sottile, ma unico e indispensabile, la rete della vita che tutti abbraccia. Sentiamoci coinvolti e responsabili nel prendere a cuore, con la preghiera e con l’impegno, la cura del creato. Dio, «amante della vita» (Sap 11,26), ci dia il coraggio di operare il bene senza aspettare che siano altri a iniziare, senza aspettare che sia troppo tardi.

Dal Vaticano, 1° settembre 2019

FRANCESCO

[01341-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

«Dieu vit que cela était bon» (Gn 1, 25). Le regard de Dieu, au début de la Bible, se pose doucement sur la création. De la terre à habiter jusqu’aux eaux qui entretiennent la vie, des arbres qui portent du fruit aux animaux qui peuplent la maison de Dieu, tout est cher aux yeux de Dieu qui offre à l’homme la création comme un don précieux à garder.

Tragiquement, la réponse humaine à ce don a été marquée par le péché, par la fermeture dans sa propre autonomie, par la cupidité de posséder et d’exploiter. Egoïsmes et intérêts ont fait de la création, lieu de rencontre et de partage, un théâtre de rivalités et de conflits. C’est ainsi qu’est mis en danger l’environnement même, chose bonne aux yeux de Dieu devenue chose à exploiter entre les mains des hommes. La dégradation s’est accentuée ces dernières décennies: la pollution permanente, l’usage incessant de combustibles fossiles, l’exploitation agricole intensive, la pratique de raser les forêts font que les températures globales augmentent jusqu’à des niveaux d’alerte. L’augmentation de l’intensité et de la fréquence de phénomènes météorologiques extrêmes ainsi que la désertification du sol mettent à dure épreuve les plus vulnérables d’entre nous. La fonte des glaces, le manque d’eau, le manque d’entretien des bassins hydriques et la présence considérable de plastique et de micro plastique dans les océans sont des faits également préoccupants qui confirment l’urgence d’interventions qui ne peuvent plus être reportées. Nous avons créé une urgence climatique qui menace gravement la nature et la vie, y compris la nôtre.

A la racine, nous avons oublié qui nous sommes: des créatures à l’image de Dieu (cf. Gn 1, 27), appelées à habiter comme des frères et des sœurs la même maison commune. Nous n’avons pas été créés comme des individus qui se comportent en maîtres; nous avons été pensés et voulus au centre d’un réseau de la vie constitué de millions d’espèces amoureusement rassemblées pour nous par notre Créateur. L’heure est venue de redécouvrir notre vocation d’enfants de Dieu, de frères entre nous, de gardiens de la création. Il est temps de se repentir et de se convertir, de revenir aux racines: nous sommes les créatures de prédilection de Dieu qui, dans sa bonté, nous appelle à aimer la vie et à la vivre en communion, reliés à la création.

J’invite donc fortement les fidèles à se consacrer à la prière pendant ce temps, qui, à partir d’une opportune initiative née dans un cadre œcuménique a pris l’aspect d’un Temps de la Création: une période de prière plus intense et d’action au profit de la maison commune qui s’ouvre aujourd’hui, 1er septembre, Journée Mondiale de Prière pour la Sauvegarde de la Création, et qui se terminera le 4 octobre, dans le souvenir de saint François d’Assise. C’est l’occasion de se sentir encore plus unis aux frères et sœurs des différentes confessions chrétiennes. Je pense, en particulier aux frères orthodoxes qui depuis trente ans déjà célèbrent cette Journée. Sentons-nous aussi en profonde syntonie avec les hommes et les femmes de bonne volonté, appelés ensemble à promouvoir, dans le contexte de la crise écologique qui concerne chacun, la sauvegarde du réseau de la vie dont nous faisons partie.

Il est venu le temps de se réhabituer à prier, immergés dans la nature où naît spontanément la gratitude envers Dieu créateur. Saint Bonaventure, chantre de la sagesse franciscaine, disait que la création est le premier “livre” que Dieu a ouvert devant nos yeux, pour qu’en en admirant la variété, ordonnée et belle, nous soyons ramenés à aimer et à louer le Créateur (cf. Breviloquium, II, 5.11). Dans ce livre, toute créature nous a été donnée comme une “parole de Dieu” (cf. Commentarius in librum Ecclesiastes, I, 2). Puissions-nous, dans le silence et dans la prière, écouter la voix symphonique de la Création qui nous exhorte à sortir de nos fermetures autoréférentielles pour nous redécouvrir environnés de la tendresse du Père et heureux de partager les dons reçus. En ce sens, nous pouvons dire que la création, réseau de la vie, lieu de rencontre avec le Seigneur et entre nous, est « leréseau social de Dieu» (Audience aux guides et scouts d’Europe, 3 août 2019). Cela nous porte à élever un chant de louange cosmique au Créateur, comme l’enseigne l’Ecriture: «Ô vous, toutes choses germant sur la terre, bénissez le Seigneur: chantez-le, exaltez-le éternellement» (Dn3, 76).

Il est venu le temps de réfléchir sur nos styles de vie et sur la façon dont nos choix quotidiens en matière d’alimentation, de consommation, de déplacements, d’utilisation de l’eau, de l’énergie et de nombreux biens matériels sont souvent inconsidérés et nuisibles. Nous sommes trop nombreux à nous comporter en maîtres de la création. Choisissons de changer, d’adopter des styles de vie plus simples et plus respectueux! C’est l’heure d’abandonner la dépendance des carburants fossiles et d’entreprendre, de manière rapide et décisive, des transitions vers des formes d’énergie propre et d’économie durable et circulaire. Et n’oublions pas d’écouter les populations indigènes, dont la sagesse séculaire peut nous apprendre à mieux vivre la relation avec l’environnement.

Il est venu le temps d’entreprendre des actions prophétiques. Beaucoup de jeunes haussent la voix dans le monde entier, en appelant à des choix courageux. Ils sont déçus par trop de promesses non tenues, par des engagements pris et négligés pour des intérêts et des avantages partisans. Les jeunes nous rappellent que la Terre n’est pas un bien à gâcher, mais un héritage à transmettre; qu’attendre demain n’est pas un beau sentiment, mais une tâche qui demande des actions concrètes aujourd’hui. Nous leur devons des réponses vraies, non pas des paroles vides; des faits, et non des illusions.

Nos prières et nos appels visent surtout à sensibiliser les responsables politiques et civils. Je pense en particulier aux Gouvernements qui, dans les prochains mois, se réuniront en vue de renouveler des engagements décisifs pour orienter la planète vers la vie plutôt que vers la mort. Viennent à l’esprit les paroles adressées par Moïse au peuple comme une sorte de testament spirituel avant l’entrée dans la Terre promise: «Choisis donc la vie, pour que vous viviez, toi et ta descendance» (Dt 30, 19). Ce sont des paroles prophétiques que nous pourrions nous appliquer à nous-mêmes et à la situation de notre Terre. Choisissons donc la vie! Disons non à l’avidité de la consommation et aux prétentions de la toute-puissance, qui sont des chemins de mort; engageons-nous sur des parcours de clairvoyance, faits de renoncements responsables aujourd’hui pour garantir des perspectives de vie demain. Ne cédons pas aux logiques perverses des gains faciles. Pensons à l’avenir de tous!

Dans ce sens, revêt une importance spéciale le prochain Sommet des Nations Unies pour l’action sur le climat, durant lequel les Gouvernements auront la tâche de montrer la volonté politique d’accélérer drastiquement les mesures pour atteindre le plus tôt possible des émissions sans gaz à effet de serre équivalant à zéro et de contenir l’augmentation moyenne de la température globale à 1,5°C par rapport aux niveaux préindustriels, conformément aux objectifs de l’Accord de Paris. Ensuite, en octobre prochain, l’Amazonie, dont l’intégrité est gravement menacée, sera au centre d’une Assemblée spéciale du Synode des Évêques. Saisissons cette occasion pour répondre au cri des pauvres et de la Terre!

Chaque fidèle chrétien, chaque membre de la famille humaine peut contribuer à tisser, comme un fil mince, mais unique et indispensable, le réseau de la vie qui embrasse tous. Sentons-nous impliqués et responsables en ayant à cœur, par la prière et par l’engagement, la sauvegarde de la création. Que Dieu, «qui aime la vie» (Sg 11, 26), nous donne le courage de faire du bien sans attendre que d’autres commencent, sans attendre qu’il soit trop tard.

Du Vatican, le 1er septembre 2019

FRANÇOIS

[01341-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

“And God saw that it was good” (Gen 1:25). God’s gaze, at the beginning of the Bible, rests lovingly on his creation. From habitable land to life-giving waters, from fruit-bearing trees to animals that share our common home, everything is dear in the eyes of God, who offers creation to men and women as a precious gift to be preserved.

Tragically, the human response to this gift has been marked by sin, selfishness and a greedy desire to possess and exploit. Egoism and self-interest have turned creation, a place of encounter and sharing, into an arena of competition and conflict. In this way, the environment itself is endangered: something good in God’s eyes has become something to be exploited in human hands. Deterioration has increased in recent decades: constant pollution, the continued use of fossil fuels, intensive agricultural exploitation and deforestation are causing global temperatures to rise above safe levels. The increase in the intensity and frequency of extreme weather phenomena and the desertification of the soil are causing immense hardship for the most vulnerable among us. Melting of glaciers, scarcity of water, neglect of water basins and the considerable presence of plastic and microplastics in the oceans are equally troubling, and testify to the urgent need for interventions that can no longer be postponed. We have caused a climate emergency that gravely threatens nature and life itself, including our own.

In effect, we have forgotten who we are: creatures made in the image of God (cf. Gen 1:27) and called to dwell as brothers and sisters in a common home. We were created not to be tyrants, but to be at the heart of a network of life made up of millions of species lovingly joined together for us by our Creator. Now is the time to rediscover our vocation as children of God, brothers and sisters, and stewards of creation. Now is the time to repent, to be converted and to return to our roots. We are beloved creatures of God, who in his goodness calls us to love life and live it in communion with the rest of creation.

For this reason, I strongly encourage the faithful to pray in these days that, as the result of a timely ecumenical initiative, are being celebrated as a Season of Creation. This season of increased prayer and effort on behalf of our common home begins today, 1 September, the World Day of Prayer for the Care of Creation, and ends on 4 October, the feast of Saint Francis of Assisi. It is an opportunity to draw closer to our brothers and sisters of the various Christian confessions. I think in particular of the Orthodox faithful, who have celebrated this Day for thirty years. In this ecological crisis affecting everyone, we should also feel close to all other men and women of good will, called to promote stewardship of the network of life of which we are part.

This is the season for letting our prayer be inspired anew by closeness to nature, which spontaneously leads us to give thanks to God the Creator. Saint Bonaventure, that eloquent witness to Franciscan wisdom, said that creation is the first “book” that God opens before our eyes, so that, marvelling at its order, its variety and its beauty, we can come to love and praise its Creator (cf. Breviloquium, II, 5, 11). In this book, every creature becomes for us “a word of God” (cf. Commentarius in Librum Ecclesiastes, I, 2). In the silence of prayer, we can hear the symphony of creation calling us to abandon our self-centredness in order to feel embraced by the tender love of the Father and to share with joy the gifts we have received. We can even say that creation, as a network of life, a place of encounter with the Lord and one another, is “God’s own ‘social network’” (Audience for the Guides and Scouts of Europe, 3 August 2019). Nature inspires us to raise a song of cosmic praise to the Creator in the words of Scripture: “Bless the Lord, all things that grow on the earth, sing praise to him and highly exalt him forever” (Dan 3:76 Vg).

It is also a season to reflect on our lifestyles, and how our daily decisions about food, consumption, transportation, use of water, energy and many other material goods, can often be thoughtless and harmful. Too many of us act like tyrants with regard to creation. Let us make an effort to change and to adopt more simple and respectful lifestyles! Now is the time to abandon our dependence on fossil fuels and move, quickly and decisively, towards forms of clean energy and a sustainable and circular economy. Let us also learn to listen to indigenous peoples, whose age-old wisdom can teach us how to live in a better relationship with the environment.

This too is a season for undertaking prophetic actions. Many young people all over the world are making their voices heard and calling for courageous decisions. They feel let down by too many unfulfilled promises, by commitments made and then ignored for selfish interests or out of expediency. The young remind us that the earth is not a possession to be squandered, but an inheritance to be handed down. They remind us that hope for tomorrow is not a noble sentiment, but a task calling for concrete actions here and now. We owe them real answers, not empty words, actions not illusions.

Our prayers and appeals are directed first at raising the awareness of political and civil leaders. I think in particular of those governments that will meet in coming months to renew commitments decisive for directing the planet towards life, not death. The words that Moses proclaimed to the people as a kind of spiritual testament at the threshold of the Promised Land come to mind: “Therefore choose life, that you and your descendants may live” (Dt 3:19). We can apply those prophetic words to ourselves and to the situation of our earth. Let us choose life! Let us say “no” to consumerist greed and to the illusion of omnipotence, for these are the ways of death. Let us inaugurate farsighted processes involving responsible sacrifices today for the sake of sure prospects for life tomorrow. Let us not give in to the perverse logic of quick profit, but look instead to our common future!

In this regard, the forthcoming United Nations Climate Action Summit is of particular importance. There, governments will have the responsibility of showing the political will to take drastic measures to achieve as quickly as possible zero net greenhouse gas emissions and to limit the average increase in global temperature to 1.5 degrees Celsius with respect to pre-industrial levels, in accordance with the Paris Agreement goals. Next month, in October, the Amazon region, whose integrity is gravely threatened, will be the subject of a Special Assembly of the Synod of Bishops. Let us take up these opportunities to respond to the cry of the poor and of our earth!

Each Christian man and woman, every member of the human family, can act as a thin yet unique and indispensable thread in weaving a network of life that embraces everyone. May we feel challenged to assume, with prayer and commitment, our responsibility for the care of creation. May God, “the lover of life” (Wis 11:26), grant us the courage to do good without waiting for someone else to begin, or until it is too late.

From the Vatican, 1 September 2019

FRANCIS

[01341-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

»Gott sah, dass es gut war« (Gen 1,25). Am Anfang der Bibel ruht der Blick Gottes sanft auf der Schöpfung. Vom bewohnbaren Land bis zu den Wassern, die das Leben nähren, von den Bäumen, die Frucht tragen bis zu den Tieren, die das gemeinsame Haus bewohnen, alles ist vor den Augen Gottes wertvoll, und er gibt dem Menschen die Schöpfung als eine kostbare Gabe, die zu hüten ist.

Tragischer Weise antwortete der Mensch auf diese Gabe mit dem Missklang der Sünde, des Sich-Verschließens in die eigene Autonomie und der Gier nach Besitz und Ausnutzung. Egoismen und Eigennutz haben aus der Schöpfung, die ein Ort der Begegnung und des Miteinanderteilens sein sollte, einen Schauplatz von Rivalitäten und Auseinandersetzungen gemacht. So ist die Umwelt selbst in Gefahr geraten. Das, was in den Augen Gottes gut war, wurde zu einer in den Händen des Menschen nutzbaren Sache. Die Umweltschäden haben sich in den letzten Jahrzehnten vermehrt: Die beständige Verschmutzung, der unaufhörliche Gebrauch von fossilen Brennstoffen, die intensive landwirtschaftliche Nutzung, die Gewohnheit der Abholzung der Wälder erhöhen die Globaltemperatur bis zur Alarmstufe. Die Zunahme an Intensität und Häufigkeit extremer meteorologischer Phänomene und die Wüstenbildung stellen die Verwundbarsten unter uns auf eine harte Probe. Das Schmelzen der Gletscher, die Wasserknappheit, die Vernachlässigung der Wasserreservoire und das beträchtliche Auftreten von Plastik und Mikroplastik in den Ozeanen sind ebenso besorgniserregende Tatsachen, welche die Dringlichkeit eines nicht weiter aufzuschiebenden Einschreitens bekräftigen. Wir haben eine klimatische Notlage geschaffen, welche die Natur und das Leben, auch unser eigenes, stark bedroht.

An der Wurzel steht das Vergessen dessen, was wir sind: Geschöpfe nach dem Bild Gottes (vgl. Gen 1,27), die dazu berufen sind, als Brüder und Schwestern das gleiche gemeinsame Haus zu bewohnen. Wir sind nicht dazu geschaffen, um Einzelwesen zu sein, die sich als Herren aufspielen, sondern wir sind gedacht und gewollt, um inmitten eines Lebensnetzes zu wirken, das aus Millionen von Arten besteht, die von unserem Schöpfer für uns liebevoll zusammengefügt sind. Die Stunde ist gekommen, unsere Berufung als Kinder Gottes, als Geschwister untereinander und als Hüter der Schöpfung wiederzuentdecken. Es ist Zeit zu bereuen und sich zu bekehren, zu den Wurzeln zurückzukehren: Wir sind die Lieblingsgeschöpfe Gottes. Er ruft uns in seiner Güte, das Leben zu lieben und es in Gemeinschaft sowie verbunden mit der Schöpfung zu leben.

Daher bitte ich die Gläubigen inständig um ihr Gebet in diesem Zeitraum, der sich aus einer angebrachten, im ökumenischen Bereich entstandenen Initiative als Zeit der Schöpfung herausgebildet hat: eine Periode intensiveren Gebets und Handelns zugunsten des gemeinsamen Hauses, die heute, am 1. September, dem Weltgebetstag für die Bewahrung der Schöpfung, beginnt und mit dem 4. Oktober, dem Gedenktag des heiligen Franziskus, abschließt. Dies gibt uns eine Gelegenheit, uns noch stärker mit den Brüdern und Schwestern der verschiedenen christlichen Konfessionen vereint zu fühlen. Ich denke besonders an die orthodoxen Gläubigen, die schon seit dreißig Jahren den heutigen Gedenktag feiern. Empfinden wir uns auch in einem tiefen Einklang mit den Männern und Frauen guten Willens, die wir gemeinsam berufen sind, angesichts der uns alle betreffenden ökologischen Krise für die Obhut des Lebensnetzes, an dem wir teilhaben, Sorge zu tragen.

Dies ist die Zeit, um uns wieder an das Beten in die Natur eingetaucht zu gewöhnen, wo spontan der Dank zu Gott dem Schöpfer aufsteigt. Der heilige Bonaventura als Sänger der franziskanischen Weisheit sagte, dass die Schöpfung das erste „Buch“ ist, dass Gott vor unseren Augen geöffnet hat, weil wir in ihr die geordnete und schöne Vielfalt bewundern und so zur Liebe und zum Lobpreis des Schöpfers zurückgeführt werden können (vgl. Breviloquium, II,5.11). In diesem Buch der Schöpfung ist uns jedes Geschöpf als ein „Wort Gottes“ geschenkt worden (vgl. Commentarius in librum Ecclesiastes, I,2). Im Schweigen und im Gebet können wir den vielstimmigen Gesang der Schöpfung vernehmen, der uns auffordert, aus unserer selbstbezogenen Verschlossenheit auszubrechen. Er schenkt uns von neuem die Erfahrung, von der Zärtlichkeit des Vaters eingehüllt zu sein und voll Freude die empfangenen Gaben mit anderen zu teilen. In diesem Sinne können wir sagen, dass die Schöpfung, das Lebensnetz, als Ort der Begegnung mit Gott und untereinander, das „soziale Netzwerk“ Gottes« ist (Ansprache an die Mitglieder des europäischen Pfadfinderverbandes UIGSE, 3. August 2019). Sie führt uns dazu, einen Gesang kosmischen Lobpreises zum Schöpfer zu erheben, wie die Schrift lehrt: »Preist den Herrn, all ihr Gewächse auf Erden; lobt und rühmt ihn in Ewigkeit!« (Dan 3,76).

Dies ist die Zeit, um über unsere Lebensstile nachzudenken und darüber, wie unsere täglichen Entscheidungen, was Speisen, Konsum, Fahrten, Wasser- und Energieverbrauch sowie die Nutzung von vielen materiellen Gütern betrifft, oft unbesonnen und schädlich sind. Wir sind zu viele, die sich als Herren der Schöpfung aufspielen. Entscheiden wir uns zur Veränderung, zur Annahme von einfacheren und respektvolleren Lebensstilen! Es ist Zeit, die Abhängigkeit von fossilen Brennstoffen aufzugeben und schnell und entschieden Übergänge zu Formen sauberer Energiegewinnung und nachhaltiger Kreislaufwirtschaft zu schaffen. Und vergessen wir nicht auf die indigenen Bevölkerungen zu hören, deren jahrhundertealte Weisheit uns lehren kann, unser Verhältnis zur Umwelt besser zu leben.

Dies ist die Zeit, um prophetische Handlungen zu unternehmen. Viele junge Menschen erheben ihre Stimme auf der ganzen Welt und fordern mutige Entscheidungen. Sie sind von vielen unerfüllten Versprechen und von Verpflichtungen, die wegen einseitiger Interessen und Vorteile vernachlässigt wurden, enttäuscht. Die jungen Menschen erinnern uns daran, dass die Erde nicht ein Gut ist, das man verschleudern kann, sondern ein Erbe, das weiterzugeben ist. Sie erinnern daran, dass die Hoffnung auf das Morgen nicht ein schönes Gefühl ist, sondern eine Aufgabe, die heute konkrete Handlungen erfordert. Ihnen schulden wir echte Antworten, nicht leere Worte: Fakten und keine Illusionen.

Unsere Gebete und unsere Appelle sind vor allem darauf gerichtet, die politischen und gesellschaftlichen Verantwortlichen zu sensibilisieren. Ich denke dabei besonders an die Regierungen, die in den nächsten Monaten zusammenkommen, um entscheidende Verpflichtungen zu erneuern, damit unser Planet auf das Leben hin und nicht auf eine Begegnung mit dem Tod zugeht. Es kommen uns hier die Worte in den Sinn, die Moses vor dem Einzug ins Gelobte Land an das Volk als eine Art geistliches Testament richtete: »Wähle also das Leben, damit du lebst, du und deine Nachkommen« (Deut 30,19). Es sind prophetische Worte, die wir auf uns und die Situation unsere Erde anwenden können. Wählen wir also das Leben! Sagen wir Nein zur Gier nach Konsum und zu Allmachtsansprüchen, den Wegen zum Tod; schlagen wir weitsichtige Pfade ein, die aus verantwortungsvollem Verzicht heute bestehen, um Perspektiven für das Leben morgen zu garantieren. Geben wir nicht der niederträchtigen Logik des leichten Gewinnes nach. Denken wir an die Zukunft aller!

In diesem Sinne kommt dem bevorstehenden Gipfeltreffen der Vereinten Nationen bezüglich von Maßnahmen für das Klima besondere Bedeutung zu. Bei dieser Konferenz wird den Regierungen die Aufgabe zufallen, den politischen Willen zu einer drastischen Beschleunigung der Maßnahmen zu zeigen, um – auf der Linie der Ziele des Übereinkommens von Paris – möglichst bald Netto-Emissionen von Treibhausgasen gleich Null zu erreichen und den mittleren Temperaturanstieg auf 1,5°C gegenüber dem vorindustriellen Niveau zu beschränken. Im nächsten Oktober wird dann das Amazonasgebiet, dessen Unversehrtheit gefährdet ist, im Zentrum der Aufmerksamkeit einer Sonderversammlung der Bischofssynode stehen. Nehmen wir diese Gelegenheiten wahr, um auf den Schrei der Armen und der Erde zu antworten!

Jeder gläubige Christ und jedes Mitglied der Menschheitsfamilie kann dazu beitragen, das Lebensnetz, das alle umfasst, wie mit einem feinen, doch einzigartigen und unentbehrlichen Faden, zu knüpfen. Fühlen wir uns darin einbezogen und dafür verantwortlich, uns mit dem Gebet und dem Einsatz die Sorge um die Schöpfung zu Herzen zu nehmen. Gott, der »Freund des Lebens« (Weish 11,26), gebe uns den Mut, das Gute zu tun, ohne darauf zu warten, dass andere damit anfangen, und ohne zu warten, bis es zu spät ist.

Aus dem Vatikan, am 1. September 2019

FRANZISKUS

[01341-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

«Dios vio que era bueno» (Gn 1,25). La mirada de Dios, al comienzo de la Biblia, se fija suavemente en la creación. Desde la tierra para habitar hasta las aguas que alimentan la vida, desde los árboles que dan fruto hasta los animales que pueblan la casa común, todo es hermoso a los ojos de Dios, quien ofrece al hombre la creación como un precioso regalo para custodiar.

Trágicamente, la respuesta humana a ese regalo ha sido marcada por el pecado, por la barrera en su propia autonomía, por la codicia de poseer y explotar. Egoísmos e intereses han hecho de la creación —lugar de encuentro e intercambio—, un teatro de rivalidad y enfrentamientos. Así, el mismo ambiente ha sido puesto en peligro, algo bueno a los ojos de Dios se ha convertido en algo explotable en manos humanas. La degradación ha aumentado en las últimas décadas: la contaminación constante, el uso incesante de combustibles fósiles, la intensiva explotación agrícola, la práctica de arrasar los bosques están elevando las temperaturas globales a niveles alarmantes. El aumento en la intensidad y frecuencia de fenómenos climáticos extremos y la desertificación del suelo están poniendo a dura prueba a los más vulnerables entre nosotros. El derretimiento de los glaciares, la escasez de agua, el descuido de las cuencas y la considerable presencia de plásticos y microplásticos en los océanos son hechos igualmente preocupantes, que confirman la urgencia de intervenciones que no pueden posponerse más. Hemos creado una emergencia climática que amenaza seriamente la naturaleza y la vida, incluida la nuestra.

En la raíz, hemos olvidado quiénes somos: criaturas a imagen de Dios (cf. Gn 1,27), llamadas a vivir como hermanos y hermanas en la misma casa común. No fuimos creados para ser individuos que mangonean; fuimos pensados y deseados en el centro de una red de vida compuesta por millones de especies unidas amorosamente por nuestro Creador. Es la hora de redescubrir nuestra vocación como hijos de Dios, hermanos entre nosotros, custodios de la creación. Es el momento de arrepentirse y convertirse, de volver a las raíces: somos las criaturas predilectas de Dios, quien en su bondad nos llama a amar la vida y vivirla en comunión, conectados con la creación.

Por lo tanto, insto a los fieles a que se dediquen en este tiempo a la oración, que a partir de una oportuna iniciativa nacida en el ámbito ecuménico se ha configurado como Tiempo de la creación: un período de oración y acción más intensas en beneficio de la casa común que se abre hoy, 1 de septiembre, Jornada Mundial de Oración por el Cuidado de la Creación, y finalizará el 4 de octubre, en memoria de san Francisco de Asís. Es una ocasión para sentirnos aún más unidos con los hermanos y hermanas de las diferentes denominaciones cristianas. Pienso, de modo particular, en los fieles ortodoxos que llevan treinta años celebrando esta Jornada. Sintámonos también en profunda armonía con los hombres y mujeres de buena voluntad, llamados juntos a promover, en el contexto de la crisis ecológica que afecta a todos, la protección de la red de la vida de la que formamos parte.

Este es el tiempo para habituarnos de nuevo a rezar inmersos en la naturaleza, donde la gratitud a Dios creador surge de manera espontánea. San Buenaventura, cantor de la sabiduría franciscana, decía que la creación es el primer “libro” que Dios abrió ante nuestros ojos, de modo que al admirar su variedad ordenada y hermosa fuéramos transportados a amar y alabar al Creador (cf. Breviloquium, II,5.11). En este libro, cada criatura se nos ha dado como una “palabra de Dios” (cf. Commentarius in librum Ecclesiastes, I,2). En el silencio y la oración podemos escuchar la voz sinfónica de la creación, que nos insta a salir de nuestras cerrazones autorreferenciales para redescubrirnos envueltos en la ternura del Padre y regocijarnos al compartir los dones recibidos. En este sentido, podemos decir que la creación, red de la vida, lugar de encuentro con el Señor y entre nosotros, es «la red social de Dios» (Audiencia con guías y scouts de Europa, 3 agosto 2019), que nos lleva a elevar una canción de alabanza cósmica al Creador, como enseña la Escritura: «Cuanto germina en la tierra, bendiga al Señor, ensálcelo con himnos por los siglos» (Dn 3,76).

Este es el tiempo para reflexionar sobre nuestro estilo de vida y sobre cómo nuestra elección diaria en términos de alimentos, consumo, desplazamientos, uso del agua, de la energía y de tantos bienes materiales a menudo son imprudentes y perjudiciales. Nos estamos apoderando demasiado de la creación. ¡Elijamos cambiar, adoptar estilos de vida más sencillos y respetuosos! Es hora de abandonar la dependencia de los combustibles fósiles y emprender, de manera rápida y decisiva, transiciones hacia formas de energía limpia y economía sostenible y circular. Y no olvidemos escuchar a los pueblos indígenas, cuya sabiduría ancestral puede enseñarnos a vivir mejor la relación con el medio ambiente.

Este es el tiempo para emprender acciones proféticas. Muchos jóvenes están alzando la voz en todo el mundo, pidiendo decisiones valientes. Están decepcionados por tantas promesas incumplidas, por compromisos asumidos y descuidados por intereses y conveniencias partidistas. Los jóvenes nos recuerdan que la Tierra no es un bien para estropear, sino un legado que transmitir; esperar el mañana no es un hermoso sentimiento, sino una tarea que requiere acciones concretas hoy. A ellos debemos responder con la verdad, no con palabras vacías; hechos, no ilusiones.

Nuestras oraciones y llamamientos tienen como objetivo principal sensibilizar a los líderes políticos y civiles. Pienso de modo particular en los gobiernos que se reunirán en los próximos meses para renovar compromisos decisivos que orienten el planeta a la vida, en vez de conducirlo a la muerte. Vienen a mi mente las palabras que Moisés proclamó al pueblo como una especie de testamento espiritual antes de entrar en la Tierra prometida: «Elige la vida, para que viváis tú y tu descendencia» (Dt 30,19). Son palabras proféticas que podríamos adaptar a nosotros mismos y a la situación de nuestra Tierra. ¡Así que escojamos la vida! Digamos no a la avaricia del consumo y a los reclamos de omnipotencia, caminos de muerte; avancemos por sendas con visión de futuro, hechas de renuncias responsables hoy para garantizar perspectivas de vida mañana. No cedamos ante la lógica perversa de las ganancias fáciles, ¡pensemos en el futuro de todos!

En este sentido, la próxima Cumbre de las Naciones Unidas para la Acción Climática es de particular importancia, durante la cual los gobiernos tendrán la tarea de mostrar la voluntad política de acelerar drásticamente las medidas para alcanzar lo antes posible cero emisiones netas de gases de efecto invernadero y contener el aumento medio de la temperatura global en 1,5°C frente a los niveles preindustriales, siguiendo los objetivos del Acuerdo de París. En el próximo mes de octubre, una asamblea especial del Sínodo de los Obispos estará dedicada a la Amazonia, cuya integridad está gravemente amenazada. ¡Aprovechemos estas oportunidades para responder al grito de los pobres y de la tierra!

Cada fiel cristiano, cada miembro de la familia humana puede contribuir a tejer, como un hilo sutil, pero único e indispensable, la red de la vida que abraza a todos. Sintámonos involucrados y responsables de cuidar la creación con la oración y el compromiso. Dios, «amigo de la vida» (Sb 11,26), nos dé la valentía para trabajar por el bien sin esperar que sean otros los que comiencen, ni que sea demasiado tarde.

Vaticano, 1 de septiembre de 2019

FRANCISCO

[01341-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

«Deus viu que era coisa boa» (Gn 1, 25). Ao início da Bíblia, o olhar de Deus pousa-se ternamente sobre a criação. Desde a terra habitável até às águas que sustentam a vida, desde as árvores que dão fruto até aos animais que povoam a casa comum, tudo é benquisto aos olhos de Deus, que oferece a criação ao homem como dom precioso que deve guardar.

Desgraçadamente, a resposta humana ao dom recebido foi marcada pelo pecado, pelo fechamento na própria autonomia, pela avidez de possuir e explorar. Egoísmos e interesses fizeram deste lugar de encontro e partilha, que é a criação, um palco de rivalidades e confrontos. Assim, colocou-se em perigo o próprio ambiente: coisa boa aos olhos de Deus, torna-se coisa explorável nas mãos humanas. A degradação aumentou nas últimas décadas: a poluição constante, o uso incessante de combustíveis fósseis, a exploração agrícola intensiva, a prática de abater as florestas… estão a elevar as temperaturas globais para níveis preocupantes. O aumento da intensidade e frequência de fenómenos meteorológicos extremos e a desertificação do solo estão a colocar à prova os mais vulneráveis entre nós. A dissolução dos glaciares, a escassez de água, o menosprezo das bacias hidrográficas e a considerável presença de plástico e microplástico nos oceanos são factos igualmente preocupantes, que confirmam a urgência de intervenções não mais adiáveis. Criamos uma emergência climática, que ameaça gravemente a natureza e a vida, inclusive a nossa.

Na raiz de tudo, o facto de termos esquecido quem somos: criaturas à imagem de Deus (cf. Gn 1, 26-27), chamadas a habitar como irmãos e irmãs a mesma casa comum. Não fomos criados para ser indivíduos que se assenhoreiam; fomos pensados e queridos no centro duma rede da vida constituída por milhões de espécies, amorosamente unidas por nosso intermédio ao Criador. É hora de redescobrir a nossa vocação de filhos de Deus, irmãos entre nós, guardiões da criação. É tempo de arrepender-se e converter-se, de voltar às raízes: somos as criaturas prediletas de Deus, que, na sua bondade, nos chama a amar a vida e a vivê-la em comunhão, conectados com a criação.

Por isso, convido veementemente os fiéis a dedicar-se à oração neste tempo que, partindo duma iniciativa oportunamente nascida em campo ecuménico, se configurou como Tempo da Criação: um período de oração mais intensa e de ação em benefício da casa comum, que tem início em 1 de setembro, Dia Mundial de Oração pelo Cuidado da Criação, e termina a 4 de outubro, memória de São Francisco de Assis. É ocasião para nos sentirmos ainda mais unidos aos irmãos e irmãs das várias confissões cristãs. Penso de modo particular nos fiéis ortodoxos que celebram, desde há trinta anos, este Dia de Oração. Sintamo-nos em sintonia profunda também com os homens e mulheres de boa vontade, conjuntamente chamados, no contexto da crise ecológica que tem a ver com todos, a promover a salvaguarda da rede da vida, de que fazemos parte.

Este é o tempo para voltar a habituarmo-nos a rezar imersos na natureza, onde espontaneamente nasce a gratidão a Deus criador. Dizia São Boaventura, cantor da sabedoria franciscana, que a criação é o primeiro «livro» que Deus abriu diante dos nossos olhos, para que, admirando a sua ordenada e maravilhosa variedade, fôssemos levados a amar e louvar o Criador (cf. Breviloquium, II, 5.11). Neste livro, cada criatura foi-nos dada como uma «palavra de Deus» (cf. Commentarius in librum Ecclesiastes, I, 2). No silêncio e na oração, podemos escutar a voz sinfónica da criação, que nos exorta a sair dos nossos fechamentos autorreferenciais, descobrindo-nos envolvidos pela ternura do Pai e felizes por partilhar os dons recebidos. Neste sentido, podemos dizer que a criação, rede da vida, lugar de encontro com o Senhor e entre nós, é «a rede social de Deus» (Francisco, Discurso às guias e aos escuteiros da Europa, 3 de agosto de 2019). Isto leva-nos a erguer um cântico de louvor cósmico ao Criador, como ensina a Escritura: «tudo o que germina na terra bendiga o Senhor; a Ele, a glória e o louvor eternamente!» (Dn 3, 76).

Este é o tempo para refletir sobre os nossos estilos de vida, verificando como muitas vezes são levianas e danosas as nossas decisões diárias em termos de comida, consumo, deslocação, utilização da água, da energia e de muitos bens materiais. Em demasia, nos estamos assenhoreando da criação. Optemos por mudar, assumir estilos de vida mais simples e respeitadores! É hora de abandonar a dependência dos combustíveis fósseis, empreendendo rápida e decididamente transições para formas de energia limpa e de economia sustentável e circular. E não esqueçamos de ouvir as populações indígenas, cuja sabedoria secular nos pode ensinar a viver melhor a relação com o meio ambiente.

Este é o tempo de empreender ações proféticas. Muitos jovens estão a fazer-se ouvir em todo o mundo, invocando decisões corajosas. Sentem-se dececionados com as demasiadas promessas não cumpridas, com compromissos assumidos e depois transcurados por interesses e conveniências parciais. Os jovens lembram-nos que a terra não é um bem para se dissipar, mas herança a transmitir; lembram-nos que esperar no amanhã não se reduz a um belo sentimento, mas é um dever que requer ações concretas hoje. A eles, devemos respostas verdadeiras, não palavras vazias; factos, não ilusões.

As nossas orações e os nossos apelos visam sobretudo sensibilizar os responsáveis políticos e civis. Penso de modo particular nos Governos que se vão reunir nos próximos meses para reiterar compromissos decisivos que orientem o planeta para a vida, em vez de o lançar para a morte. Vêm-me à mente as palavras que Moisés proclamou ao povo como uma espécie de testamento espiritual, antes de entrar na Terra Prometida: «Escolhe a vida para viveres, tu e a tua descendência» (Dt 30, 19). São palavras proféticas, que poderemos aplicar a nós mesmos e à situação da nossa terra. Escolhamos a vida! Digamos não à avidez de consumos e aos delírios de omnipotência, caminhos de morte; tomemos percursos clarividentes, feitos de renúncias responsáveis hoje para garantir perspetivas de vida amanhã. Não cedamos às lógicas perversas dos lucros fáceis; pensemos no futuro de todos!

Neste sentido, reveste-se de particular importância a iminente Cimeira das Nações Unidas para a Ação Climática, durante a qual os Governos deverão mostrar vontade política de acelerar, drasticamente, as medidas para se alcançar o mais rápido possível o nível zero de emissões de gases com efeito estufa e conter o aumento médio da temperatura global em 1,5°C relativamente aos níveis pré-industriais, em consonância com os objetivos do Acordo de Paris. Além disso, no próximo mês de outubro, a Amazónia – cuja integridade encontra-se gravemente ameaçada – estará no centro da atenção duma Assembleia Especial do Sínodo dos Bispos. Aproveitemos estas oportunidades para responder ao clamor dos pobres e da terra!

Cada fiel cristão, cada membro da família humana pode contribuir para tecer, como um fio subtil mas único e indispensável, a rede da vida que a todos abraça. Sintamo-nos implicados e responsáveis por tomar a peito, com a oração e o compromisso, o cuidado da criação. Deus, amante da vida (cf. Sb 11, 26), nos dê a coragem de realizar o bem, sem esperar que sejam outros a começar, sem esperar que seja demasiado tarde.

Vaticano, 1 de setembro de 2019.

FRANCISCO

[01341-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

„Widział Bóg, że były dobre” (Rdz 1, 25). Na początku Biblii spojrzenie Boga łagodnie spoczywa na stworzeniu. Od zamieszkałej ziemi, po wody karmiące życie, od drzew wydających owoce, po zwierzęta zamieszkujące wspólny dom, wszystko jest drogie w oczach Boga, dającego człowiekowi stworzenie jako cenny dar, którego trzeba strzec.

Niestety, ludzka odpowiedź na dar została naznaczona grzechem, zamknięciem się w swojej autonomii, chciwością posiadania i eksploatacji. Egoizmy i interesy uczyniły ze stworzenia, będącego miejscem spotkania i dzielenia się, teatr rywalizacji i konfliktów. W ten sposób zagrożone jest samo środowisko. Rzecz dobra w oczach Boga, stała się w rękach człowieka czymś, co można wyzyskiwać. W ostatnich dziesięcioleciach nastąpił wzrost degradacji: nieustanne zanieczyszczenie, nieprzerwane stosowanie paliw kopalnych, intensywna eksploatacja rolnicza, praktyka wytrzebienia lasów podnoszą globalne temperatury do poziomu alarmowego. Wzrost intensywności i częstotliwości ekstremalnych zjawisk pogodowych oraz pustynnienie gleby wystawiają na ciężką próbę najsłabszych spośród z nas. Topnienie lodowców, niedobór wody, brak troski o zbiorniki wodne i znaczna obecność plastiku i mikroplastiku w oceanach są także faktami niepokojącymi, potwierdzającymi konieczność pilnych interwencji, których nie można dłużej odkładać. Stworzyliśmy kryzys klimatyczny, który poważnie zagraża przyrodzie i życiu, w tym naszemu życiu.

U podstaw tego leży fakt, że zapomnieliśmy, kim jesteśmy: stworzeniami na obraz Boga (por. Rdz 1, 27), powołanymi, by zamieszkiwać jako bracia i siostry w tym samym wspólnym domu. Nie zostaliśmy stworzeni, aby być jednostkami, które panują niepodzielnie, lecz zostaliśmy pomyślani i chciani, by być w centrum sieci życia, którą stanowią miliony gatunków, połączonych dla nas z miłością przez naszego Stwórcę. Nadszedł czas, by odkryć na nowo nasze powołanie jako dzieci Bożych, braci między nami, strażników stworzenia. Nadszedł czas skruchy i nawrócenia, powrotu do korzeni: jesteśmy szczególnie umiłowanymi stworzeniami Boga, który w swojej dobroci wzywa nas do miłowania życia i przeżywania go we wspólnocie, połączeni ze stworzeniem.

Dlatego gorąco wzywam wiernych do poświęcenia się modlitwie w tym okresie, który, dzięki stosownej inicjatywie zrodzonej w kręgach ekumenicznych, ukształtował się jako czas stworzenia: okres intensywniejszych modlitw i działań na rzecz wspólnego domu, który rozpoczyna się dzisiaj 1 września, w Światowym Dniu Modlitwy o Ochronę Świata Stworzonego, a zakończy się 4 października, we wspomnienie św. Franciszka z Asyżu. Jest to okazja, aby poczuć się jeszcze bardziej zjednoczonymi z braćmi i siostrami różnych wyznań chrześcijańskich. Mam na myśli zwłaszcza wiernych prawosławnych, którzy obchodzą dzisiejszy dzień od trzydziestu lat. Odczuwamy również głęboką więź z ludźmi dobrej woli, wspólnie powołanymi, w kontekście kryzysu ekologicznego dotyczącego wszystkich, do promowania ochrony sieci życia, której jesteśmy częścią.

Jest to czas, aby przyzwyczaić się od nowa do modlitwy w zanurzeniu w przyrodzie, gdzie spontanicznie rodzi się wdzięczność dla Boga Stwórcy. Święty Bonawentura, piewca mądrości franciszkańskiej powiedział, że stworzenie jest pierwszą „księgą”, jaką Bóg otworzył przed naszymi oczyma, abyśmy, podziwiając jego uporządkowaną i piękną różnorodność, zostali doprowadzeni do miłowania i uwielbienia Stwórcy (por. Breviloquium, II, 5.11). W tej księdze każde stworzenie zostało nam dane jako „słowo Boże” (por. Commentarius in librum Ecclesiastes, I, 2). W ciszy i modlitwie możemy wsłuchiwać się w symfoniczny głos stworzenia, który zachęca nas, abyśmy wyszli z naszych zamknięć autoreferencyjnych, aby odkryć siebie ogarniętych czułością Ojca i radujących się z dzielenia otrzymanych darów. W tym sensie możemy powiedzieć, że stworzenie, sieć życia, miejsce spotkania z Panem i między nami, jest „portalem społecznościowym Boga” (Audiencja dla uczestników Zlotu Skautingu Europejskiego, 3 sierpnia 2019 r.). Prowadzi nas do wzniesienia pieśni uwielbienia wszechświata dla Stwórcy, jak naucza Pismo Święte: „Wszystkie rośliny ziemi, błogosławcie Pana, chwalcie i wywyższajcie Go na wieki!” (Dn 3,76).

Jest to czas, aby zastanowić się nad naszym stylem życia i tym, że nasze codzienne wybory w zakresie żywności, konsumpcji, przemieszczania się, zużycia wody, energii i wielu dóbr materialnych są często bezmyślne i szkodliwe. Zbyt często triumfujemy nad stworzeniem. Wybierajmy zmianę, przyjęcie prostszego i bardziej pełnego szacunku stylu życia! Nadszedł czas, aby porzucić uzależnienie od paliw kopalnych i podjąć szybko i stanowczo przejście na formy energii czystej oraz na zrównoważoną gospodarkę o obiegu zamkniętym. I pamiętajmy, aby słuchać rdzennej ludności, której wielowiekowa mądrość może nauczyć nas lepszego przeżywania relacji ze środowiskiem.

Jest to czas na podejmowanie działań proroczych. Wielu młodych podnosi głos na całym świecie, wzywając do odważnych decyzji. Są rozczarowani zbyt wieloma niespełnionymi obietnicami, zobowiązaniami podjętymi i pominiętymi z powodu interesów i korzyści partykularnych. Młodzi ludzie przypominają nam, że Ziemia nie jest dobrem, które można zmarnować, ale dziedzictwem, które należy przekazać; że nadzieja na jutro nie jest tylko pięknym uczuciem, ale zadaniem, które wymaga dziś konkretnych działań. Trzeba im dać prawdziwe odpowiedzi, a nie puste słowa; fakty, a nie złudzenia.

Nasze modlitwy i apele mają przede wszystkim na celu podniesienie świadomości przywódców politycznych i obywatelskich. Mam na myśli w szczególności rządy, które spotkają się w nadchodzących miesiącach, aby ponowić decydujące zobowiązania, by ukierunkować planetę na życie, a nie na pewną śmierć. Przychodzą mi na myśl słowa, które Mojżesz głosił ludowi jako swego rodzaju duchowy testament przed wejściem do Ziemi Obiecanej: „Wybierajcie więc życie, abyście żyli wy i wasze potomstwo” (Pwt 30, 19). Są to słowa prorocze, które moglibyśmy dostosować do siebie i do sytuacji naszej Ziemi. Wybierzmy więc życie! Powiedzmy „nie” zachłanności konsumpcji i roszczeniom wszechmocy, drogom śmierci; podejmijmy drogi dalekosiężne, na które składają się odpowiedzialne wyrzeczenia dziś, aby zapewnić perspektywy życiowe na jutro. Nie ulegajmy przewrotnym logikom łatwych zysków, pomyślmy o przyszłości wszystkich!

Pod tym względem szczególnego znaczenia nabiera nadchodzący szczyt ONZ w sprawie działań na rzecz klimatu, podczas którego rządy będą miały za zadanie wykazać wolę polityczną drastycznego przyspieszenia działań zmierzających do jak najszybszego osiągnięcia zerowych emisji netto gazów cieplarnianych oraz ograniczenia średniego wzrostu temperatury globalnej do 1,5°C w porównaniu do poziomów sprzed epoki przemysłowej, zgodnie z celami porozumienia paryskiego. W październiku bieżącego roku, w centrum zgromadzenia specjalnego Synodu Biskupów znajdzie się Amazonia, której integralność jest poważnie zagrożona. Wykorzystajmy te okazje, aby odpowiedzieć na wołanie ubogich i ziemi!

Każdy chrześcijanin, każdy członek rodziny ludzkiej, jako delikatna, ale wyjątkowa i niezbędna nić, może przyczynić się do stworzenia sieci życia, obejmującej wszystkich. Czujmy się zaangażowani i odpowiedzialni, biorąc sobie do serca troskę o rzeczywistość stworzoną, poprzez modlitwę i zaangażowanie. Niech Bóg, „miłośnik życia” (Mdr 11,26), dodaje nam odwagi do czynienia dobra, nie czekając aż rozpoczną to inni, nie czekając, aż będzie za późno.

Watykan, 1 września 2019 r.

FRANCISZEK

[01341-PL.01] [Testo originale: Italiano]

[B0647-XX.02]