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Omelia dell’Em.mo Card. Giovanni Angelo Becciu nella festa della Natività di San Giovanni Battista, patrono del Sovrano Ordine di Malta, 24.06.2019


Pubblichiamo di seguito l’Omelia che l’Em.mo Card. Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e Delegato speciale presso il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, ha tenuto questa mattina presso la Chiesa di Santa Maria in Aventino, a Roma, in occasione della festa della Natività di San Giovanni Battista, patrono dell’Ordine di Malta:

Omelia del Card. Giovanni A. Becciu

Altezza Eminentissima Fra’ Giacomo Della Torre, Gran maestro;

Distinti Membri del Sovrano Consiglio, Monsignor Prelato, Cavalieri e Dame,

Illustri Rappresentanti del Corpo diplomatico!

La festa della natività di San Giovanni Battista, patrono del Sovrano Ordine di Malta, ci riunisce ancora una volta attorno all’altare per lodare il Signore e ringraziarLo dei suoi doni e dei suoi innumerevoli benefici.

La pagina evangelica che è stata proclamata (Lc 1,5-17) ci testimonia come Dio opera nella vita delle persone. C’è una donna anziana e sterile, Elisabetta, e un uomo, Zaccaria, suo marito, anche lui anziano. A due anziani, che forse molti ritengono scarti, il Signore fa un dono: il dono di un figlio che avrà una missione particolarissima come precursore del Messia che deve venire. Un figlio, grande davanti al Signore, pieno di Spirito santo, che avrà il nome di Giovanni, che significa: “il Signore fa grazia, fa misericordia”.

Tutti quelli che ascoltano il realizzarsi di questi fatti, accogliendo le parole dell’annuncio nel loro cuore, le custodiscono come domanda preziosa: “Che sarà mai questo bambino?”. Il bambino nato, Giovanni, resta un segno misterioso, una creatura che interroga; e a queste domande sulla sua identità, egli non risponderà mai guardando a sé ma piuttosto guardando a un altro, al Signore, al quale sempre farà riferimento. Si definirà solo voce prestata alla Parola: (cfr Gv 1,23; Is 40,3); non dirà mai di essere un profeta, ma parlerà a nome del Signore. Sarà Gesù a parlare di lui, a interrogare e a rispondere alle domande sulla sua identità: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Un uomo avvolto da vesti lussuose? Ecco, quelli che indossano vesti lussuose amano stare nei palazzi dei potenti. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, uno che è più grande di un profeta … Tra i nati da donna – io vi dico – nessuno è più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui” (cfr Lc 7,24-26.28; Mt 11,7-9.11).

Ecco l’identità di Giovanni, l’inviato come messaggero davanti al Signore, per preparargli la strada.

E’ un’antica tradizione la devozione dei membri dell’Ordine di Malta a San Giovanni Battista. La sua figura è stata vista da sempre come una figura esemplare, non tanto per i suoi tratti ascetici, quanto per il suo stile, per la sua missione. Uno stile e una missione quanto mai attuale e che si può delineare come segue: egli non sta mai al centro, ma è uno che sta sempre in una posizione che addita, che fa spazio al Cristo; il suo è un apparire forte ed eloquente, ma fa silenzio di fronte alla voce del Signore che viene; la sua è vera grandezza davanti a Dio, ma si fa piccola, diminuisce, affinché il Cristo cresca. E poi il suo atteggiamento morale: l’audacia di una parola franca, lo sdegno per il male e l’egoismo come manifestazione della sua passione per Dio e per il prossimo, il suo essere consapevole di dover pagare ogni parola che diceva, la sua estraneità rispetto agli uomini di potere. Infine il solo, unico desiderio che lo abitava: vedere realizzate le azioni del Messia.

Il ricordo della figura di Giovanni Battista non ci può lasciare indifferenti, è una preziosa occasione per rinnovare il proposito di ispirare la nostra vita personale e la nostra opera nella Chiesa e nel mondo a colui che si è posto al servizio di Gesù, preparandogli la strada. Sta a noi, oggi, trovare l’intelligenza e la forza di preparare una strada al Signore, affinché sia possibile percepire la sua presenza in seno alla Chiesa e dunque in seno anche al nostro Ordine. Di fronte a un mondo sempre più secolarizzato, a una società che rimuove i valori cristiani, noi credenti, e in particolar modo chi si fregia del titolo pubblico di appartenenza a un Ordine ecclesiastico come quello dell’Ordine di Malta, è chiamato a dare con la propria testimonianza di vita risposte credibili e attraenti. Il mondo, povero di Dio, assetato di verità, ha bisogno più che mai di gente che indichi il cammino per trovare una vita salvata, una vita sensata. Dobbiamo tutti prendere consapevolezza che appartenere all’Ordine di Malta non è un privilegio, non è un titolo onorifico di cui gloriarsi davanti al mondo, ma è un dono di Dio, da accogliere con gratitudine e umiltà. Il dono nell’economia della salvezza è accompagnato sempre dall’affidamento di una missione. Un battezzato non può tenere la fede per sé, ma deve parteciparla agli altri. Un membro dell’Ordine di Malta non può contemplare se stesso e i successi raggiunti, ma deve sforzarsi quotidianamente di assimilare il carisma e lasciarsi consumare dall’assillo di vivere con coerenza le sue caratteristiche specifiche: la tuitio fidei e l’obsequium pauperum. Cari fratelli, non possiamo disperdere i doni di Dio, non possiamo sperperare l’opera di Dio che ci è stata consegnata. Davanti a Dio dobbiamo chiederci se ognuno di noi contribuisce a far sì che l’Ordine di Malta rispecchi nella sua essenzialità il carisma originario e se l’impegno riformatore in atto è volto a rendere visibile anche nelle sue strutture organizzative la missione che il Signore gli ha affidato. Una missione che deve contare su persone limpide, generose, disinteressate, fedeli alla Chiesa e appassionate di Dio.

Sono numerose le attività caritative e assistenziali che i membri dell’Ordine svolgono nel mondo intero e di cui giustamente si può andare fieri. Mi permetto di ricordarvi che mediante tali attività siete chiamati ad essere precursori e sentinelle ai bordi dei moderni deserti dell’umanità. A imitazione di San Giovanni Battista, bandite dal vostro cuore la tentazione di strumentalizzarle per ottenere il consenso attorno a voi, ma esse servano per indicare sempre e solo Gesù Cristo come l’unica ragione della vostra missione e l’unica speranza del mondo. Allora la vostra testimonianza sarà davvero autentica, profonda, cristianamente credibile.

Chiediamo al Signore il dono della perseveranza, per testimoniare la fede in Cristo con parole e gesti di speranza e di carità. A tutti noi è chiesto di essere ogni giorno, nei vari ambienti esistenziali – famiglia, lavoro, luoghi di incontro e di svago – gioiosi testimoni dei doni di Gesù risorto e soprattutto della vita nuova che Egli ci ha donato nella sua risurrezione. Sia questo il vostro costante desiderio! Ve lo auguro di cuore mentre vi ringrazio per il vostro prezioso servizio al Vangelo e alla Chiesa, arricchito dalla perseverante fedeltà al Santo Padre, per il quale vogliamo pregare in questa Santa Messa, come segno di filiale devozione alla Sua persona e di sincera adesione al Suo Magistero.

[01125-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0542-XX.01]