Divina Liturgia con la Beatificazione di 7 Vescovi Martiri Greco-Cattolici nel Campo della Libertà di Blaj
Omelia del Santo Padre
Prima del Regina Coeli
Questa mattina, dopo essersi congedato dalla Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto all’Aeroporto di Bucarest da dove, alle ore 9.00 locali (8.00 ora di Roma) – a bordo di un B737/800 della TAROM – è partito alla volta di Sibiu. Al suo arrivo all’Aeroporto di Sibiu, alle ore 9.30 locali (8.30 ora di Roma), il Papa è stato accolto dal Sindaco, dal Presidente della Regione e dal Prefetto. Quindi in auto è partito per Blaj.
Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto da Sua Beatitudine il Cardinale Lucian Mureşan, Arcivescovo Maggiore di Făgăras şi Alba Iulia, dal Sindaco, dal Presidente della Regione e dal Prefetto. Quindi il Santo Padre si è trasferito in papamobile al Campo della Libertà per la Divina Liturgia con la Beatificazione di 7 Vescovi Martiri greco-cattolici: S.E. Mons. Iuliu Hossu, S.E. Mons. Vasile Aftenie, S.E. Mons. Ioan Bălan, S.E. Mons. Valeriu Traian Frenţiu, S.E. Mons. Ioan Suciu, S.E. Mons. Tit Liviu Chinezu e S.E. Mons. Alexandru Rusu.
Alle ore 11.10 locali (10.10 ora di Roma) il Papa ha presieduto la Divina Liturgia alla presenza di oltre 60 mila fedeli e pellegrini. Altre 20 mila persone hanno seguito la Celebrazione Eucaristica attraverso i maxischermi posizionati in alcune piazze di Blaj. Erano presenti, tra le Autorità, il Presidente della Romania, S.E. il Signor Klaus Werner Iohannis, il Primo Ministro, la Signora Viorica Dăncilă, alcuni esponenti del governo della Romania e il Sindaco della città.
Dopo la preghiera di benedizione e consacrazione dell’icona dei nuovi Beati, Sua Beatitudine il Cardinale Lucian Mureşan ha rivolto parole di ringraziamento al Santo Padre.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa ha pronunciato l’omelia. Quindi, prima della recita del Regina Coeli, Sua Beatitudine il Cardinale Lucian Mureşan, a nome della Chiesa Greco-Cattolica Romena, ha offerto in dono al Papa una teca d’argento contenente alcune reliquie dei nuovi Beati e la loro icona.
Prima della benedizione finale, il Santo Padre ha guidato la recita del Regina Coeli.
Al termine della Divina Liturgia, il Papa si è trasferito in auto al Palazzo della Curia di Blaj dove pranza con il Seguito papale.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione e le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Omelia del Santo Padre
Testo in lingua originale
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Testo in lingua originale
«Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» (Gv 9,2). Questa domanda dei discepoli rivolta a Gesù scatena una serie di movimenti e di azioni che accompagneranno tutto il racconto evangelico, svelando e mettendo in evidenza quello che realmente acceca il cuore umano.
Gesù, come i suoi discepoli, vede il cieco dalla nascita, è capace di riconoscerlo e di metterlo al centro. Dopo aver dichiarato che la sua cecità non era frutto del peccato, mescola la polvere della terra alla sua saliva e la spalma sugli occhi; poi gli ordina di lavarsi nella piscina di Siloe. Dopo essersi lavato, il cieco riacquista la vista. È interessante notare come il miracolo è narrato in appena due versetti, tutti gli altri portano l’attenzione non sul cieco guarito, ma sulle discussioni che suscita. Sembra che la sua vita e specialmente la sua guarigione diventi banale, aneddotica o elemento di discussione, come pure di irritazione e fastidio. Il cieco guarito viene prima interrogato dalla folla stupita, poi dai farisei; e questi interrogano anche i suoi genitori. Mettono in dubbio l’identità dell’uomo guarito; poi negano l’azione di Dio, prendendo come scusa che Dio non agisce di sabato; giungono persino a dubitare che quell’uomo fosse nato cieco.
Tutta la scena e le discussioni rivelano quanto risulti difficile comprendere le azioni e le priorità di Gesù, capace di porre al centro colui che stava alla periferia, specialmente quando si pensa che il primato è detenuto dal “sabato” e non dall’amore del Padre che cerca di salvare tutti gli uomini (cfr 1 Tm 2,4); il cieco doveva convivere non soltanto con la propria cecità ma anche con quella di chi gli stava attorno. Così sono le resistenze e le ostilità che sorgono nel cuore umano quando, al centro, invece delle persone, si mettono interessi particolari, etichette, teorie, astrazioni e ideologie, che, là dove passano, non fanno altro che accecare tutto e tutti. Invece la logica del Signore è diversa: lungi dal nascondersi nell’inazione o nell’astrazione ideologica, cerca la persona con il suo volto, con le sue ferite e la sua storia. Le va incontro e non si lascia raggirare da discorsi incapaci di dare la priorità e di mettere al centro ciò che realmente è importante.
Queste terre conoscono bene la sofferenza della gente quando il peso dell’ideologia o di un regime è più forte della vita e si antepone come norma alla stessa vita e alla fede delle persone; quando la capacità di decisione, la libertà e lo spazio per la creatività si vede ridotto e perfino cancellato (cfr Enc. Laudato si’, 108). Fratelli e sorelle, voi avete sofferto i discorsi e le azioni basati sul discredito che arrivano fino all’espulsione e all’annientamento di chi non può difendersi e mettono a tacere le voci dissonanti. Pensiamo, in particolare, ai sette Vescovi greco-cattolici che ho avuto la gioia di proclamare Beati. Di fronte alla feroce oppressione del regime, essi dimostrarono una fede e un amore esemplari per il loro popolo. Con grande coraggio e fortezza interiore, accettarono di essere sottoposti alla dura carcerazione e ad ogni genere di maltrattamenti, pur di non rinnegare l’appartenenza alla loro amata Chiesa. Questi Pastori, martiri della fede, hanno recuperato e lasciato al popolo rumeno una preziosa eredità che possiamo sintetizzare in due parole: libertà e misericordia.
Pensando alla libertà, non posso non osservare che stiamo celebrando questa Divina Liturgia nel “Campo della libertà”. Questo luogo significativo richiama l’unità del vostro Popolo che si è realizzata nella diversità delle espressioni religiose: ciò costituisce un patrimonio spirituale che arricchisce e caratterizza la cultura e l’identità nazionale rumena. I nuovi Beati hanno sofferto e sacrificato la loro vita, opponendosi a un sistema ideologico illiberale e coercitivo dei diritti fondamentali della persona umana. In quel triste periodo, la vita della comunità cattolica era messa a dura prova dal regime dittatoriale e ateo: tutti i Vescovi, e molti fedeli, della Chiesa Greco-Cattolica e della Chiesa Cattolica di Rito Latino furono perseguitati e incarcerati.
L’altro aspetto dell’eredità spirituale dei nuovi Beati è la misericordia. Alla tenacia nel professare la fedeltà a Cristo, si accompagnava in essi una disposizione al martirio senza parole di odio verso i persecutori, nei confronti dei quali hanno dimostrato una sostanziale mitezza. È eloquente quanto ha dichiarato durante la prigionia il Vescovo Iuliu Hossu: «Dio ci ha mandato in queste tenebre della sofferenza per donare il perdono e pregare per la conversione di tutti». Queste parole sono il simbolo e la sintesi dell’atteggiamento con il quale questi Beati nel periodo della prova hanno sostenuto il loro popolo nel continuare a confessare la fede senza cedimenti e senza ritorsioni. Questo atteggiamento di misericordia nei confronti degli aguzzini è un messaggio profetico, perché si presenta oggi come un invito a tutti a vincere il rancore con la carità e il perdono, vivendo con coerenza e coraggio la fede cristiana.
Cari fratelli e sorelle, anche oggi riappaiono nuove ideologie che, in maniera sottile, cercano di imporsi e di sradicare la nostra gente dalle sue più ricche tradizioni culturali e religiose. Colonizzazioni ideologiche che disprezzano il valore della persona, della vita, del matrimonio e della famiglia (cfr Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 40) e nuocciono, con proposte alienanti, ugualmente atee come nel passato, in modo particolare ai nostri giovani e bambini lasciandoli privi di radici da cui crescere (cfr Esort. ap. Christus vivit, 78); e allora tutto diventa irrilevante se non serve ai propri interessi immediati, e induce le persone ad approfittare delle altre e a trattarle come meri oggetti (cfr Enc. Laudato si’, 123-124). Sono voci che, seminando paura e divisione, cercano di cancellare e seppellire la più preziosa eredità che queste terre hanno visto nascere. Penso, in questa eredità, per esempio all’Editto di Torda del 1568, che sanzionava ogni sorta di radicalismo promovendo – uno dei primi casi in Europa – un atto di tolleranza religiosa.
Vorrei incoraggiarvi a portare la luce del Vangelo ai nostri contemporanei e a continuare a lottare, come questi Beati, contro queste nuove ideologie che sorgono. Tocca a noi adesso lottare, come è toccato a loro lottare in quei tempi. Possiate essere testimoni di libertà e di misericordia, facendo prevalere la fraternità e il dialogo sulle divisioni, incrementando la fraternità del sangue, che trova la sua origine nel periodo di sofferenza nel quale i cristiani, divisi nel corso della storia, si sono scoperti più vicini e solidali. Fratelli e sorelle carissimi, vi accompagnino nel vostro cammino la materna protezione della Vergine Maria, Santa Madre di Dio, e l’intercessione dei nuovi Beati.
[00958-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
«Rabbi, qui a péché, lui ou ses parents, pour qu’il soit né aveugle ? » (Jn 9, 2). Cette question des disciples à Jésus enclenche une série de mouvements et d’actions qui se dérouleront dans tout le récit évangélique en révélant et en mettant en évidence ce qui aveugle réellement le cœur humain.
Jésus, comme ses disciples, voit l’aveugle de naissance; il est capable de le reconnaître et de le mettre au centre. Au lieu d’expliquer que sa cécité n’était pas le fruit du péché, il mélange la poussière de la terre avec sa salive et la lui applique sur les yeux; puis, il lui demande d’aller se laver dans la piscine de Siloé. Après s’être lavé, l’aveugle retrouve la vue. Il est intéressant d’observer comment le miracle est raconté à peine en deux versets, tous les autres orientant l’attention non pas sur l’aveugle guéri mais sur les discussions qu’il suscite. Il semble que sa vie et surtout sa guérison deviennent banales, anecdotiques ou un élément de discussion, mais aussi d’irritation ou de colère. Dans un premier temps, l’aveugle guéri est interrogé par la foule étonnée, puis par les pharisiens; et ces derniers interrogent également ses parents. Ils mettent en doute l’identité de l’homme guéri; puis ils nient l’action de Dieu, en prétextant que Dieu n’agit pas le jour du sabbat. Ils vont même jusqu’à douter que l’homme soit né aveugle.
Toute la scène et les discussions révèlent combien il est difficile de comprendre les actions et les priorités de Jésus, capable de mettre au centre celui qui était à la périphérie, surtout quand on pense que c’est le ‘‘sabbat’’ qui bénéficie du primat et non l’amour du Père qui cherche à sauver tous les hommes (cf. 1 Tm 2, 4). L’aveugle devait coexister non seulement avec sa cécité mais aussi avec celle de ceux qui l’entouraient. Ainsi sont les résistances et les hostilités qui surgissent dans le cœur humain quand, au centre, au lieu des personnes, on met des intérêts particuliers, des étiquettes, des théories, des abstractions et des idéologies, qui ne font rien d’autre qu’aveugler tout et tous. En revanche, la logique du Seigneur est différente: loin de se cacher dans l’inaction ou dans l’abstraction idéologique, il cherche la personne avec son visage, avec ses blessures et son histoire. Il va à sa rencontre et ne se laisse pas duper par les discours incapables d’accorder la priorité à ce qui est réellement important et de le mettre au centre.
Ces terres connaissent bien la souffrance des gens lorsque le poids de l’idéologie ou d’un régime est plus fort que la vie et supplante même la vie et la foi des personnes comme norme; lorsque la capacité de décision, la liberté et l’espace de créativité se voient réduits, voire éliminés (cf. Lettre Enc. Laudato si’, n. 108). Chers frères et sœurs, vous avez souffert des discours et des actions fondés sur le mépris qui conduisent même à l’expulsion et à l’anéantissement de celui qui ne peut pas se défendre et font taire les voix discordantes. Pensons en particulier aux sept évêques gréco-catholiques que j’ai eu la joie de proclamer bienheureux! Face à la féroce oppression du régime, ils ont fait preuve d’une foi et d’un amour exemplaires pour leur peuple. Avec grand courage et force intérieure, ils ont accepté d’être soumis à la dure incarcération et à tout genre de mauvais traitements, pour ne pas renier leur appartenance à leur Église bien-aimée. Ces pasteurs, martyrs de la foi, ont recueilli et laissé au peuple roumain un précieux héritage que nous pouvons synthétiser en deux mots: liberté et miséricorde.
En pensant à la liberté, je ne peux pas ne pas observer que nous célébrons cette liturgie divine sur le ‘‘Champ de la liberté’’. Ce lieu significatif rappelle l’unité de votre peuple qui s’est réalisée dans la diversité des expressions religieuses: cela constitue un patrimoine spirituel qui enrichit et caractérise la culture et l’identité nationale roumaines. Les nouveaux Bienheureux ont souffert et sacrifié leur vie, en s’opposant à un système idéologique totalitaire et coercitif en ce qui concerne les droits fondamentaux de la personne humaine. Dans cette triste période, la vie de la communauté catholique était soumise à une rude épreuve par le régime dictatorial et athée: tous les évêques, et beaucoup de fidèles, de l’Église gréco-catholique et de l’Église catholique de rite latin ont été persécutés et emprisonnés.
L’autre aspect de l’héritage spirituel des nouveaux Bienheureux, est la miséricorde. Leur persévérance dans la profession de fidélité au Christ allait de pair avec la disposition au martyre sans aucune parole de haine envers leurs persécuteurs, pour lesquels ils ont eu une réelle douceur. Ce qu’a déclaré durant son emprisonnement l’évêque Iuliu Hossuest éloquent : «Dieu nous a envoyés dans ces ténèbres de la souffrance pour accorder le pardon et prier pour la conversion de tous». Ces paroles sont le symbole et la synthèse de l’attitude par laquelle ces Bienheureux, dans la période de l’épreuve, ont soutenu leur peuple en continuant à professer la foi sans faille et sans réserve. Cette attitude de miséricorde envers les bourreaux est un message prophétique, car il se présente aujourd’hui comme une invitation pour tous à vaincre la rancœur par la charité et le pardon, en vivant avec cohérence et courage la foi chrétienne.
Chers frères et sœurs, aujourd’hui également, réapparaissent de nouvelles idéologies qui, de manière subtile, cherchent à s’imposer et à déraciner nos peuples de leurs plus riches traditions culturelles et religieuses. Des colonisations idéologiques qui déprécient la valeur de la personne, de la vie, du mariage et de la famille (cf. Exhort. ap. postsyn. Amoris laetitia, n. 40) et qui nuisent, par des propositions aliénantes, aussi athées que par le passé, surtout à nos jeunes et à nos enfants en les privant de racines pour grandir (cf. Exhort. Ap. Christus vivit, n. 78). Et alors tout devient sans importance s’il ne sert pas à des intérêts personnels immédiats et pousse les personnes à profiter des autres et à les traiter comme de simples objets (cf. Lettre Enc. Laudato si’, nn. 123-124). Ce sont des voix qui, répandant la peur et la division, cherchent à éliminer et à enterrer le plus riche héritage que ces terres aient vu naître. Je pense, en fait d’héritage, par exemple à l’Édit de Torda en 1568 qui sanctionnait toute sorte de radicalisme émettant – un des premiers cas en Europe – un acte de tolérance religieuse.
Je voudrais vous encourager à porter la lumière de l’Évangile à nos contemporains et à continuer de lutter, comme ces Bienheureux contre ces nouvelles idéologies qui surgissent. Maintenant, c’est à nous qu’il revient de lutter, comme ils ont eu à le faire en leurs temps. Puissiez-vous être des témoins de liberté et de miséricorde, en faisant prévaloir la fraternité et le dialogue sur les divisions, en renforçant la fraternité du sang, qui trouve son origine dans la période de souffrance où les chrétiens, divisés au cours de l’histoire, se sont découverts plus proches et solidaires! Très chers frères et sœurs, que vous accompagnent dans votre cheminement la protection maternelle de la Vierge Marie, la Sainte Mère de Dieu, et l’intercession des nouveaux Bienheureux!
[00958-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
“Rabbi, who sinned, this man or his parents, that he was born blind?” (cf. Jn 9:2). The disciples’ question to Jesus triggers a series of actions and events that will accompany the entire Gospel account and clearly reveal what really blinds the human heart.
Jesus, like his disciples, sees the man blind from birth. He acknowledges him and gives him his full attention. After making it clear that the man’s blindness was not the result of sin, he mixes dirt with his saliva and smears it on the man’s eyes. Then he tells him to wash in the pool of Siloam. After washing, the man blind from birth recovers his sight. It is significant that the miracle is recounted in just two verses; everything else has to do, not with the blind man who has recovered his sight, but with the arguments that followed his healing. It seems that his life and especially the story of his cure are of little interest, except as an occasion of debate, irritation and anger. The man healed of his blindness is questioned first by the astonished crowd, then by the Pharisees, who also interrogate his parents. They question the identity of the man who was healed; then they deny the act of God, with the excuse that God does not work on the Sabbath. They even go so far as to doubt that the man was actually born blind.
The whole scene and the arguments that follow show how hard it is to understand the actions and priorities of Jesus, who brings someone from the periphery into the centre. It is particularly hard for people who think that “the Sabbath” is more important than the love of the Father who wills all people to be saved (cf. 1 Tim 2:4). The blind man had to live not only with his own blindness, but also with the blindness of those around him. We see the resistance and the hostility that can arise in the human heart when, instead of putting people at the centre, we put special interests, labels, theories, abstractions and ideologies, which manage only to blind everything around them. The Lord’s approach is different: far from hiding himself behind inaction or ideological abstractions, he looks people in the eye. He sees their hurts and their history. He goes out to meet them and he does not let himself be sidetracked by discussions that fail to prioritize and put at the centre what is really important.
These lands know well how greatly people suffer when an ideology or a regime takes over, setting itself up as a rule for the very life and faith of people, diminishing and even eliminating their ability to make decisions, their freedom and their room for creativity (cf. Laudato Si’, 108). Brothers and sisters, you were forced to endure a way of thinking and acting that showed contempt for others and led to the expulsion and killing of the defenceless and the silencing of dissenting voices. I think in particular of the seven Greek-Catholic Bishops whom I have had the joy of beatifying. In the face of fierce opposition from the regime, they demonstrated an exemplary faith and love for their people. With great courage and interior fortitude, they accepted harsh imprisonment and every kind of mistreatment, in order not to deny their fidelity to their beloved Church. These pastors, martyrs for the faith, re-appropriated and handed down to the Romanian people a precious legacy that we can sum up in two words: freedom and mercy.
With regard to freedom, I cannot help but note that we are celebrating this Divine Liturgy in the “Field of Liberty”. This place, filled with meaning, evokes the unity of your people, which is found in the diversity of its religious expressions. All these things constitute a spiritual patrimony that enriches and distinguishes Romanian culture and national identity. The new Beati endured suffering and gave their lives to oppose an illiberal ideological system that oppressed the fundamental rights of the human person. In that tragic period, the life of the Catholic community was put to a harsh test by a dictatorial and atheistic regime. All the Bishops and faithful of the Greek-Catholic Church and those of the Latin-rite Catholic Church were persecuted and imprisoned.
The other aspect of the spiritual legacy of the new Beati is mercy. Their tenacity in professing fidelity to Christ was matched by their readiness to suffer martyrdom without showing hatred towards their persecutors and indeed responding to them with great meekness. The words spoken by Bishop Iuliu Hossu during his imprisonment are eloquent: “God has sent us into this darkness of suffering in order to offer forgiveness and to pray for the conversion of all”. These words are the symbol and synthesis of the attitude with which these Beati, at the time of testing, sustained their people in confessing the faith without compromise or retaliation. The mercy they showed to their tormentors is a prophetic message, for it invites everyone today to conquer anger and resentment by love and forgiveness, and to live the Christian faith with consistency and courage.
Dear brothers and sisters, today, too, we witness the appearance of new ideologies that quietly attempt to assert themselves and to uproot our peoples from their richest cultural and religious traditions. Forms of ideological colonization that devalue the person, life, marriage and the family (cf. Amoris Laetitia, 40), and above all, with alienating proposals as atheistic as those of the past, harm our young people and children, leaving them without roots from which they can grow (cf. Christus Vivit, 78). Everything then becomes irrelevant unless it serves our immediate interests; people are led to take advantage of others and treat them as mere objects (cf. Laudato Si’, 123-124). Those voices, by sowing fear and division, seek to cancel and bury the best that the history of these lands have bequeathed to you. Regarding this legacy, I think, for example, of the Edict of Torda in 1568, which forbade all forms of radicalism and was one of the first in Europe to promote an act of religious tolerance.
I would like to encourage you to bring the light of the Gospel to our contemporaries and to continue, like these Beati, to resist these new ideologies now springing up. It is our turn to struggle now, as it was theirs to struggle in their time. May you be witnesses of freedom and mercy, allowing fraternity and dialogue to prevail over divisions, and fostering the fraternity of blood that arose in the period of suffering, when Christians, historically divided, drew closer and more united to one another. Dear brothers and sisters, may the maternal protection of the Virgin Mary, the Holy Mother of God, and the intercession of the new Beati accompany you on your journey.
[00958-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
»Rabbi, wer hat gesündigt? Er selbst oder seine Eltern, sodass er blind geboren wurde?« (Joh 9,2). Diese Frage der Jünger an Jesus ruft eine Reihe von Reaktionen und Handlungen hervor, welche den ganzen Bericht des Evangeliums begleiten werden und dabei das enthüllen und unterstreichen, was wirklich das menschliche Herz blind macht.
Jesus sieht wie seine Jünger den Blindgeborenen. Er nimmt ihn wahr und stellt ihn in die Mitte. Nachdem er erklärt hat, dass seine Blindheit nicht von der Sünde stammt, mischt er Staub mit seinem Speichel und streicht ihn auf seine Augen; dann befiehlt er ihm, sich im Teich von Schiloach zu waschen. Nachdem er sich gewaschen hat, erlangte der Blinde sein Augenlicht wieder. Es ist interessant, dass das Wunder in gerade einmal zwei Versen erzählt wird, die restlichen konzentrieren sich nicht auf den geheilten Blinden, sondern auf die Diskussion, die er auslöst. Es scheint fast, dass sein Leben und besonders seine Heilung banal wird, eine Anekdote oder ein Detail in der Diskussion als auch ein irritierendes und lästiges Element. Der geheilte Blinde wird erst von der erstaunten Menschenmenge, dann von den Pharisäern ausgefragt; diese befragen auch seine Eltern. Sie zweifeln an der Identität des geheilten Mannes; dann leugnen sie die Tat Gottes mit der Ausrede, dass Gott nicht am Sabbat handle; sie gehen so weit zu bezweifeln, dass dieser Mann überhaupt blind geboren sei.
Die gesamte Szene und die Diskussionen zeigen, wie schwierig es ist, die Handlungen und die Prioritäten Jesu zu verstehen, denn er vermag es, den ins Zentrum zu rücken, der am Rand stand; dies ist besonders dann der Fall, wenn man glaubt, dass der „Sabbat“ Priorität besitzt und nicht die Liebe des Vaters, der alle Menschen retten will (vgl. 1Tim 2,4). Der Blinde musste nicht nur mit seiner eigenen Blindheit leben, sondern auch mit der seiner Umgebung. Das sind eben die Widerstände und die Feindseligkeit, die im menschlichen Herzen wachsen, wenn man anstatt der Person Eigeninteressen, Etiketten, Theorien, Abstraktionen und Ideologien ins Zentrum rückt. Diese lassen überall und in allen nur Blindheit zurück. Die Logik des Herrn ist anders: statt sich hinter Untätigkeit oder ideologischer Abstraktion zu verbergen, sucht er das Gesicht der Person, ihre Verletzungen und ihre eigene Geschichte. Er geht ihr entgegen und lässt sich nicht vom Gerede abhalten, das keine Prioritäten setzen und nicht das ins Zentrum stellen kann, was wirklich wichtig ist.
Dieses Land kennt nur zu gut das Leid der Menschen, wenn der Einfluss der Ideologie oder eines Regimes stärker als das Leben ist und als Norm dem Leben selbst und dem Glauben der Menschen übergeordnet wird; wenn die Entscheidungsmöglichkeiten, die Freiheit und der Raum für Kreativität beschnitten oder gar ausgelöscht werden (vgl. Enzyklika Laudato siʼ, 108). Brüder und Schwestern, ihr habt unter den Reden und Handlungen gelitten, die sich auf Verleumdung stützen und bis zum Ausschluss oder der Vernichtung derer führen, die sich nicht verteidigen können, und kritische Stimmen zum Schweigen bringen. Denken wir hier besonders an die sieben griechisch-katholischen Bischöfe, die ich mit Freude seliggesprochen habe. Während der grausamen Unterdrückung des Regimes sind sie für ihr Volk ein Vorbild im Glauben und in der Liebe gewesen. Mit großem Mut und innerer Stärke haben sie es auf sich genommen, in strenge Haft zu kommen und jedwede Art von Misshandlung auf sich zu nehmen, nur um die Zugehörigkeit zu ihrer geliebten Kirche nicht zu verleugnen. Diese Hirten haben als Glaubenszeugen dem rumänischen Volk ein Erbe wiedergewonnen und hinterlassen, das wir in zwei Worten zusammenfassen können: Freiheit und Barmherzigkeit.
Wenn wir von Freiheit sprechen, kann ich nicht umhin zu bemerken, dass wir diese Göttliche Liturgie auf dem „Feld der Freiheit“ feiern. Dieser bedeutsame Ort erinnert an die Einheit eures Volkes, das sich in der Vielfalt der Religionen verwirklicht: und das stellt ein geistiges Gut dar, welches die Kultur Rumäniens und seine nationale Identität bereichert und kennzeichnet. Die neuen Seligen haben gelitten und ihr Leben hingegeben, weil sie sich einem unfreien ideologischen System, das die Grundrechte der menschlichen Person beschnitten hat, entgegengestellt haben. In jener traurigen Zeit wurde das Leben der katholischen Gemeinschaft vom atheistischen Diktatorenregime schwer geprüft: alle Bischöfe und viele Gläubige der Griechisch-Katholischen Kirche und der Katholischen Kirche des lateinischen Ritus wurden verfolgt und eingesperrt.
Der zweite Aspekt des geistigen Erbes der neuen Seligen ist die Barmherzigkeit. Ihr beharrliches Bekenntnis der Treue zu Christus ging mit einer Bereitschaft zum Martyrium ohne Worte des Hasses auf ihre Verfolger einher. Ihnen gegenüber zeigten sie eine grundlegende Milde. Die Worte von Bischof Iuliu Hossu in seiner Gefangenschaft sind vielsagend: »Gott hat uns in diese Dunkelheit des Leidens gesandt, um Vergebung zu schenken und für die Bekehrung aller zu beten.« Diese Worte sind das Zeichen und die Zusammenfassung der Haltung, mit welcher diese Seligen in der Zeit der Prüfung ihr Volk dabei bestärkt haben, den Glauben ohne Abstriche und Vergeltung zu bekennen. Diese Haltung des Erbarmens gegenüber den Peinigern ist eine prophetische Botschaft. Heute stellt sie eine Einladung an alle dar, den Hass mit der Liebe und der Vergebung zu besiegen und den christlichen Glauben konsequent und mutig zu leben.
Liebe Brüder und Schwestern, auch heutzutage tauchen wieder neue Ideologien auf, die auf subtile Weise Macht gewinnen und unsere Mitbürger von ihren reichen kulturellen und religiösen Überlieferungen entfremden wollen. Das ist eine ideologische Kolonisation, die den Wert der menschlichen Person, des Lebens, der Ehe und der Familie verachtet (vgl. Apostolisches Schreiben Amoris laetitia, 40). Sie schadet mit ihren entfremdenden Lebensentwürfen, die genauso atheistisch sind wie eh und je, vor allem unseren Jugendlichen und Kindern. Sie enthält ihnen die Wurzeln vor, ohne die sie nicht wachsen können (vgl. Apostolisches Schreiben Christus vivit, 78). Dann wird all das unwichtig, was nicht den unmittelbaren Eigeninteressen dient. Dann sind die Menschen versucht, den Nächsten auszunutzen und nur wie einen Gegenstand zu behandeln (vgl. Enzyklika Laudato siʼ, 123-124). Das sind Stimmen, die Hass und Zwietracht säen und versuchen, das größte Erbe, das diese Länder hervorgebracht haben, zu vernichten. Hinsichtlich dieses Erbes denke ich zum Beispiel an das Edikt von Torda im Jahr 1568, das jede Art von Radikalismus unter Strafe stellte und – als eine der ersten Stimmen Europas – einen religiösen Toleranzpakt förderte.
Ich möchte euch ermutigen, unseren Zeitgenossen das Licht des Evangeliums zu bringen und gegen diese neu aufkommenden Ideologien zu kämpfen wie diese Seligen. Jetzt müssen wir kämpfen, so wie sie zu ihrer Zeit kämpfen mussten. Mögt ihr Zeugen der Freiheit und der Barmherzigkeit sein, wenn ihr die Brüderlichkeit und den Dialog über den Konflikt stellt und zugleich die Blutsverwandschaft vertieft, die aus der Leidenszeit stammt, als sich die im Lauf der Geschichte getrennten Christen wieder näherkamen und solidarischer verbunden fühlten. Liebe Brüder und Schwestern, auf eurem Weg mögen euch der mütterliche Schutz der Jungfrau Maria, der heiligen Gottesmutter, und die Fürsprache der neuen Seligen begleiten.
[00958-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
«Maestro ¿quién ha pecado, él o sus padres, para que haya nacido ciego?» (Jn 9,2). Esta pregunta de los discípulos a Jesús desencadena una serie de movimientos y acciones que acompañará todo el relato evangélico desvelando y dejando en evidencia lo que realmente enceguece el corazón humano.
Jesús, al igual que sus discípulos, ve al ciego de nacimiento, es capaz de reconocerlo y ponerlo al centro. Después de aclarar que su ceguera no era fruto del pecado mezcla el polvo de la tierra con su saliva y lo pone en sus ojos; luego le ordena lavarse en la piscina de Siloé. Cuando se lavó, el ciego recobró la vista. Es interesante notar cómo el milagro se narra en apenas dos versículos, en los demás se pone la atención no en el ciego recuperado, sino en las discusiones que desencadena. Parece que su vida y especialmente su curación se vuelve banal, anecdótica o elemento de discusión, así como de irritación y enojo. El ciego sanado es interrogado en un primer momento por la multitud estupefacta, después por los fariseos; y estos interrogan también a sus padres. Ponen en duda la identidad del hombre sanado; posteriormente niegan la acción de Dios, poniendo como excusa que Dios no actúa en sábado; llegan incluso a dudar que aquel hombre naciera ciego.
Toda la escena y las discusiones revelan lo difícil que resulta comprender las acciones y prioridades de Jesús, capaz de poner en el centro a aquel que estaba en la periferia, especialmente cuando se piensa que el primado lo tiene “el sábado” y no el amor del Padre que busca que todos los hombres se salven (cf. 1 Tm 2,4); el ciego tenía que convivir no sólo con su ceguera sino también con la de aquellos que lo rodeaban. Así son las resistencias y hostilidades que surgen en el corazón humano cuando, al centro, en vez de encontrar personas se ponen intereses particulares, rótulos, teorías, abstracciones e ideologías, que lo único que logran es enceguecer todo a su paso. En cambio, la lógica del Señor es diferente, lejos de esconderse en la inacción o la abstracción ideológica, busca a la persona con su rostro, con sus heridas e historia. Va a su encuentro y no se deja embaucar por discursos incapaces de priorizar y poner en el centro lo realmente importante.
Estas tierras conocen bien el sufrimiento de la gente cuando el peso de la ideología o de un régimen es más fuerte que la vida y se antepone como norma a la misma vida y a la fe de las personas; cuando la capacidad de decisión, la libertad y el espacio para la creatividad se ve reducido y hasta cancelado (cf. Carta enc. Laudato si’, 108). Hermanos y hermanas, vosotros habéis sufrido los discursos y acciones basados en el desprestigio que llevan hasta la expulsión y aniquilación de quien no puede defenderse y hacen callar las voces disonantes. Pensamos de manera particular en los siete obispos greco-católicos que he tenido la alegría de proclamar beatos. Ante la feroz opresión del régimen, ellos manifestaron una fe y un amor ejemplar hacia su pueblo. Con gran valentía y fortaleza interior, aceptaron ser sometidos a un encarcelamiento severo y a todo tipo de ultrajes, con tal de no negar su pertenencia a su amada Iglesia. Estos pastores, mártires de la fe, han recuperado y dejado al pueblo rumano una preciosa herencia que podemos resumir en dos palabras: libertad y misericordia.
Pensando en la libertad, no puedo dejar de observar que estamos celebrando la Divina Liturgia en el “Campo de la Libertad”. Este lugar significativo evoca la unidad de vuestro Pueblo que se ha realizado en la diversidad de las expresiones religiosas. Esto constituye un patrimonio espiritual que enriquece y caracteriza la cultura y la identidad nacional rumana. Los nuevos beatos sufrieron y dieron su vida, oponiéndose a un sistema ideológico que rechazaba la libertad y coartaba los derechos fundamentales de la persona humana. En aquel periodo triste, la vida de la comunidad católica fue sometida a una dura prueba por un régimen dictatorial y ateo: todos los obispos y muchos fieles de la Iglesia Greco-Católica y de la Iglesia Católica de rito latino fueron perseguidos y encarcelados.
El otro aspecto de la herencia espiritual de los nuevos beatos es la misericordia. Ellos compaginaban la tenacidad de profesar la fidelidad a Cristo con una disposición al martirio sin palabras de odio hacia los que los perseguían, ante los que demostraron una profunda mansedumbre. Es elocuente lo que el Obispo Iuliu Hossu declaró durante la prisión: «Dios nos ha enviado a estas tinieblas del sufrimiento para dar el perdón y rezar por la conversión de todos». Estas palabras son el símbolo y la síntesis de la actitud con la que estos beatos en el periodo de la prueba sostuvieron a su pueblo en la confesión continua de la fe sin fisuras ni represalias. Esta actitud de misericordia hacia los torturadores es un mensaje profético, porque se presenta hoy como una invitación a todos para superar el rencor con la caridad y el perdón, viviendo la fe cristiana con coherencia y valentía.
Queridos hermanos y hermanas: También hoy reaparecen nuevas ideologías que, de forma sutil, buscan imponerse y desarraigar a nuestros pueblos de sus más ricas tradiciones culturales y religiosas. Colonizaciones ideológicas que desprestigian el valor de la persona, de la vida, del matrimonio y la familia (cf. Exhort. ap. postsin. Amoris laetitia, 40) y dañan con propuestas alienantes, tan ateas como en el pasado, especialmente a nuestros jóvenes y niños dejándolos desprovistos de raíces desde donde crecer (cf. Exhort. ap. Christus vivit, 78); y entonces todo se vuelve irrelevante si no sirve a los propios intereses inmediatos empujando a las personas a aprovecharse de otras y a tratarlas como meros objetos (cf. Exhort. ap. Laudato si’, 123-124). Son voces que, sembrando miedo y división, buscan cancelar y sepultar el más rico de los legados que estas tierras vieron nacer. Pienso, en esta herencia, por ejemplo al Edicto de Torda en 1568 que sancionaba todo tipo de radicalismo y promovía por primera vez en Europa un acta de tolerancia religiosa.
Deseo animaros a llevar la luz del Evangelio a nuestros contemporáneos y a seguir luchando, como estos beatos, contra estas nuevas ideologías que surgen. Ahora nos toca a nosotros, como les ha tocado a ellos luchar en aquellos tiempos. Que seáis testigos de libertad y de misericordia, haciendo prevalecer la fraternidad y el diálogo ante las divisiones, incrementando la fraternidad de la sangre, que encuentra su origen en el periodo de sufrimiento en el que los cristianos, dispersos a lo largo de la historia, se han sentido cercanos y solidarios. Queridos hermanos y hermanas, que os acompañen en vuestro camino la materna protección de la Virgen María, Santa Madre de Dios, y la intercesión de los nuevos beatos.
[00958-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
«Rabi, quem foi que pecou para este homem ter nascido cego? Ele, ou os seus pais?» (Jo 9, 2). Esta pergunta dos discípulos dirigida a Jesus desencadeia uma série de movimentos e ações que permeiam toda a narração evangélica, desvendando e colocando em evidência aquilo que realmente cega o coração humano.
Jesus, como os seus discípulos, vê o cego de nascença, é capaz de o reconhecer e colocá-lo no centro. Depois de ter declarado que a sua cegueira não era fruto do pecado, mistura o pó da terra com a sua saliva e, com a lama feita, unge-lhe os olhos; depois ordena-lhe que vá lavar-se à piscina de Siloé. Depois de se ter lavado, o cego recupera a vista. É interessante notar que o milagre é narrado apenas em dois versículos; todos os outros concentram-se, não sobre o cego curado, mas sobre as discussões que levanta. Parece que a sua vida e especialmente a sua cura se tornem banais, jocosas ou motivos de debate bem como de enfado e irritação. O cego curado é interrogado primeiro pela multidão atónita, depois pelos fariseus; e estes interrogam também os seus pais. Colocam em dúvida a identidade do homem curado; depois negam a ação de Deus, tomando como desculpa que Deus não trabalha ao sábado; chegam até a duvidar que aquele homem tivesse nascido cego.
Toda a cena e as discussões revelam como é difícil entender as ações e as prioridades de Jesus, capaz de trazer para o centro aquele que estava na periferia, especialmente quando se pensa que a primazia é dada ao «sábado» e não ao amor do Pai, que procura salvar todos os homens (cf. 1 Tm 2, 4); o cego tinha de conviver não apenas com a sua própria cegueira, mas também com a daqueles que o rodeavam. É o que fazem as resistências e hostilidades que surgem no coração humano, quando no centro, em vez das pessoas, se colocam interesses particulares, rótulos, teorias, abstrações e ideologias, que, onde campeiam, nada mais fazem senão cegar tudo e a todos. Mas a lógica do Senhor é diferente: longe de se esconder na inatividade ou na abstração ideológica, procura a pessoa com o seu rosto, com as suas feridas e a sua história. Vai ao encontro dela, e não Se deixa enganar por discursos que são incapazes de dar a prioridade e pôr no centro aquilo que realmente é importante.
Estas terras conhecem bem o sofrimento do povo, quando o peso da ideologia ou dum regime é mais forte do que a vida e se antepõe como norma à própria vida e à fé das pessoas; quando a capacidade de decisão, a liberdade e o espaço para a criatividade se veem reduzidos e até eliminados (cf. Francisco, Carta enc. Laudato si’, 108). Irmãos e irmãs, vós suportastes os discursos e as intervenções baseadas no descrédito que chegavam à expulsão e aniquilação de quem não se pode defender, e silenciavam as vozes dissonantes. Pensemos, em particular, nos sete Bispos greco-católicos que tive a alegria de proclamar Beatos. Perante a feroz opressão do regime, demonstraram uma fé e um amor exemplares pelo seu povo. Com grande coragem e fortaleza interior, aceitaram ser sujeitos a dura prisão e a todo o tipo de maus-tratos, para não renegar a pertença à sua amada Igreja. Estes pastores, mártires da fé, recuperaram e deixaram ao povo romeno uma preciosa herança que podemos resumir em duas palavras: liberdade e misericórdia.
A propósito da liberdade, não posso deixar de observar que estamos a celebrar esta Divina Liturgia no «Campo da Liberdade». Este significativo lugar recorda a unidade do vosso povo que se realizou na diversidade das suas expressões religiosas: isto constitui um património espiritual que enriquece e carateriza a cultura e a identidade nacionais romenas. Os novos Beatos sofreram e sacrificaram a sua vida, opondo-se a um sistema ideológico iliberal e coercitivo dos direitos fundamentais da pessoa humana. Naquele triste período, a vida da comunidade católica foi colocada a dura prova pelo regime ditatorial e ateu: todos os bispos e muitos fiéis da Igreja Greco-Católica e da Igreja Católica de Rito Latino foram perseguidos e encarcerados.
O outro aspeto da herança espiritual dos novos Beatos é a misericórdia. Neles, a tenacidade em professar a sua fidelidade a Cristo foi acompanhada por uma disposição ao martírio sem palavras de ódio contra os perseguidores, em relação aos quais demonstraram uma substancial mansidão. É eloquente aquilo que declarou durante a sua prisão o Bispo D. Iuliu Hossu: «Deus mandou-nos para estas trevas do sofrimento, a fim de perdoar e rezar pela conversão de todos». Estas palavras são o símbolo e a síntese da atitude com que estes Beatos, no período da prova, sustentaram o seu povo para continuar a confessar a fé sem cedimentos nem retaliações. Esta atitude de misericórdia para com os verdugos é uma mensagem profética, porque aparece hoje como um convite a todos para superarem o rancor com a caridade e o perdão, vivendo com coerência e coragem a fé cristã.
Amados irmãos e irmãs, também hoje voltam a surgir novas ideologias que procuram, de maneira subtil, impor-se e desenraizar o nosso povo das suas mais ricas tradições culturais e religiosas. Colonizações ideológicas, que desprezam o valor da pessoa, da vida, do matrimónio e da família (cf. Francisco, Exort. ap. pós-sinodal Amoris laetitia, 40) e, com propostas alienantes e não menos ateias do que no passado, lesam de modo particular os nossos jovens e crianças deixando-os privados de raízes que lhes permitam crescer (cf. Francisco, Exort. ap. Christus vivit, 78). E então tudo se torna irrelevante, se não servir os próprios interesses imediatos, e induz as pessoas a aproveitarem-se umas das outras e a tratá-las como meros objetos (cf. Francisco, Carta enc. Laudato si', 123-124). São vozes que, semeando medo e divisão, procuram cancelar e sepultar a herança mais preciosa que estas terras viram nascer. A propósito desta herança, penso, por exemplo, no Édito de Torda de 1568, que sancionava todo o tipo de radicalismo, promovendo – é um dos primeiros casos na Europa – um ato de tolerância religiosa.
Quero encorajar-vos a levar a luz do Evangelho aos nossos contemporâneos e continuar a lutar, como estes Beatos, contra estas novas ideologias que vão surgindo. Agora, toca a nós lutar, como então tocou a eles. Possais vós ser testemunhas de liberdade e misericórdia, fazendo prevalecer a fraternidade e o diálogo sobre as divisões, incrementando a fraternidade do sangue que tem a sua origem no período de sofrimento em que os cristãos, divididos ao longo da história, se descobriram mais próximos e solidários. Que vos acompanhem no vosso caminho, caríssimos irmãos e irmãs, a proteção materna da Virgem Maria, Santa Mãe de Deus, e a intercessão dos novos Beatos.
[00958-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
„Nauczycielu, dlaczego ten człowiek urodził się niewidomy: Czy to on sam dopuścił się jakiegoś grzechu, czy może jego rodzice?” (J 9, 2). To pytanie uczniów skierowane do Jezusa uruchamia serię ruchów i działań, które będą towarzyszyć całemu opisowi ewangelicznemu, ukazując i podkreślając to, co naprawdę zaślepia ludzkie serce.
Jezus, podobnie jak Jego uczniowie, widzi niewidomego od urodzenia, potrafi go rozpoznać i umieścić w centrum. Po oświadczeniu, że jego ślepota nie była owocem grzechu, zmieszał pył ziemi ze swoją śliną i rozmazał je na oczach; potem nakazał mu obmyć się w sadzawce Siloe. Po obmyciu niewidomy odzyskał wzrok. Ciekawe jest to, że cud jest opowiedziany tylko w dwóch wersetach, wszystkie pozostałe zwracają uwagę nie na ślepca, który został uzdrowiony, ale na dyskusje, jakie rozbudza. Wydaje się, że jego życie, a zwłaszcza jego uzdrowienie, stają się banalne, anegdotyczne lub stanowią element dyskusji, a także rozdrażnienia i kłopotu. Uzdrowiony ślepiec jest najpierw przesłuchiwany przez zdumiony tłum, a następnie przez uczonych w Prawie; a ci przesłuchują również jego rodziców. Kwestionują tożsamość uzdrowionego człowieka; potem zaprzeczają działaniu Boga, przyjmując za wymówkę, że Bóg nie działa w szabat; nawet wątpią, że ten człowiek urodził się ślepy.
Cała ta scena i dyskusje ujawniają, jak trudno jest zrozumieć działania i priorytety Jezusa, zdolnego postawić w centrum tego, który był na obrzeżach, zwłaszcza, gdy się pomyśli, że pierwsze miejsce zajmuje „szabat”, a nie miłość Ojca, który pragnie zbawić wszystkich ludzi (por. 1 Tm 2, 4). Niewidomemu przyszło żyć nie tylko z własną ślepotą, ale także ze ślepotą swego otoczenia. Są nią opory i wrogość, które pojawiają się w ludzkim sercu, gdy w centrum, zamiast ludzi, stawiamy interesy partykularne, etykietki, teorie, abstrakcje i ideologie, które, tam gdzie przechodzą, jedynie zaślepiają wszystko i wszystkich. Natomiast logika Pana jest inna: daleki od ukrywania się w bezczynności lub abstrakcji ideologicznej, szuka osoby z jej obliczem, z jej ranami i historią. Idzie jej na spotkanie i nie daje się zwieść sprawom, które nie są w stanie dać pierwszeństwa i postawić w centrum tego, co naprawdę jest ważne.
Te ziemie dobrze znają cierpienie ludzi, gdy ciężar ideologii lub reżimu jest silniejszy niż życie i narzuca się jako norma dla życia i wiary osób; kiedy zdolność do podejmowania decyzji, wolność i przestrzeń dla kreatywności są zredukowane, a nawet wyeliminowane (por. Enc. Laudato si’, 108). Bracia i siostry, doznaliście dyskursów i działań opartych na zniesławianiu, które posuwały się aż do wydalania i unicestwiania tych, którzy nie mogli się bronić i do uciszania głosów odmiennych. Myślimy szczególnie o siedmiu biskupach grekokatolickich, których z radością ogłosiłem błogosławionymi. W obliczu gwałtownego ucisku reżimu okazali wzorową wiarę i miłość dla swojego ludu. Z wielką odwagą i męstwem wewnętrznym zgodzili się na ciężkie uwięzienie i wszelkiego rodzaju znęcanie się, by nie zaprzeć się przynależności do swego umiłowanego Kościoła. Ci pasterze, męczennicy wiary, przywrócili i pozostawili narodowi rumuńskiemu cenne dziedzictwo, które możemy podsumować w dwóch słowach: wolność i miłosierdzie.
Myśląc o wolności, nie mogę nie zauważyć, że sprawujemy tę Boską Liturgię na „polu wolności”. To znamienne miejsce przypomina jedność waszego narodu, która zrealizowała się w różnorodności wyrazów religijnych: stanowi to duchowe dziedzictwo, które ubogaca i cechuje rumuńską kulturę i tożsamość narodową. Nowi błogosławieni cierpieli i poświęcali swoje życie, przeciwstawiając się niewolniczemu systemowi ideologicznemu, stosującemu przymus odnośnie do podstawowych praw osoby ludzkiej. W tym smutnym okresie, życie wspólnoty katolickiej było poddane surowej próbie przez reżim dyktatorski i ateistyczny: wszyscy biskupi i wielu wiernych Kościoła greckokatolickiego i Kościoła katolickiego obrządku łacińskiego byli prześladowani i więzieni.
Innym aspektem duchowego dziedzictwa nowych błogosławionych jest miłosierdzie. Nieustępliwości w wyznawaniu wierności Chrystusowi towarzyszyła w nich gotowość na męczeństwo bez słów nienawiści wobec prześladowców, wobec których okazywali wielką łagodność. Wymowne jest to, co stwierdził podczas swojego uwięzienia biskup Juliusz Hossu: „Bóg posłał nas w te ciemności cierpienia, aby dać przebaczenie i modlić się o nawrócenie wszystkich”. Te słowa są symbolem i syntezą postawy, z jaką ci błogosławieni podczas próby wspierali swój lud w dalszym wyznawaniu swojej wiary bez poddawania się i bez odwetu. Ta postawa miłosierdzia wobec oprawców jest proroczym przesłaniem, ponieważ ukazuje się dzisiaj jako zaproszenie dla wszystkich, by przezwyciężyć urazę miłością i przebaczeniem, przeżywając wiarę chrześcijańską konsekwentnie i odważnie.
Drodzy bracia i siostry, także i dzisiaj pojawiają się nowe ideologie, które w subtelny sposób starają się nam narzucić i wykorzenić nasz lud z najbogatszych tradycji kulturowych i religijnych. Są to kolonizacje ideologiczne, które lekceważą wartości osoby, życia, małżeństwa i rodziny (por. Posynod. adhort. apost. Amoris laetitia, 40) i propozycjami alienującymi, równie ateistycznymi jak w przeszłości, wyrządzają szkodę zwłaszcza naszej młodzieży i dzieciom pozostawiając ich bez korzeni, z których mogli by się rozwijać (por. Adhort. apost. Christus vivit, 78). A wówczas wszystko staje się nieistotne, jeśli nie służy własnym doraźnym interesom, i skłania osoby do wykorzystywania innych i traktowania ich jako zwykłe przedmioty (por. Enc. Laudato si', 123-124). Są to głosy, które, siejąc strach i podziały, starają się usunąć i zakopać najcenniejsze dziedzictwo, jakie zrodziły te ziemie. Mam na myśli, odnośnie do tego dziedzictwa, na przykład edykt z Turdy z 1568 r., który usankcjonował wszelkiego rodzaju radykalizm, krzewiąc po raz pierwszy w Europie akt tolerancji religijnej.
Chciałbym was zachęcić, abyście zanieśli światło Ewangelii naszym współczesnym i nadal walczyli, podobnie jak ci błogosławieni, z pojawiającymi się nowymi ideologiami. Teraz nam przypada walczyć, jak oni walczyli w ich czasach. Obyście byli świadkami wolności i miłosierdzia, aby braterstwo i dialog przeważały nad podziałami, powiększając braterstwo krwi, które ma swoje źródło w okresie cierpienia, kiedy chrześcijanie podzieleni na przestrzeni dziejów, odkryli, że są sobie bliżsi i solidarni. Drodzy bracia i siostry, niech was wspomaga w waszym pielgrzymowaniu macierzyńska ochrona Dziewicy Maryi, świętej Matki Boga, i wstawiennictwo nowych błogosławionych.
[00958-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
الزيارة الرّسولية إلى رومانيا
عظة قداسة البابا فرنسيس
خلال القدّاس الإلهي بالطقس اليوناني-الكاثوليكي
في ميدان الحرّية - بلاج
الأحد 2 يونيو / حزيران 2019
أيّها الإخوة والأخوات الأعزاء!
"رابِّي، مَن خَطِىءَ، أَهذا أَم والِداه، حَتَّى وُلِدَ أعْمى؟" (يو 9، 2). إن سؤال التلاميذ هذا الموجّه إلى يسوع يثير سلسلة من الحركات والأفعال التي سترافق رواية الإنجيل بأكملها، وتكشف وتُبرز ما يُعمي حقًا قلب الإنسان.
إن يسوع يرى الأعمى منذ ولادته، كما وتلاميذه، وهو قادر أن يتعرّف عليه ويجعله في المحور. بعد أن أعلن أن عماه لم يكن ثمرة الخطيئة، جَبَلَ مِن تُفالِه طيناً، وطَلى بِه عَينَي الأَعْمى؛ ثم أمره أن يغتسل في بِركَةِ سِلوامَ. بعد أن اغتسل، استعاد الرجل الأعمى بصره. من المهمّ أن نلاحظ كيف رويت المعجزة في آيتين لا غير، أمّا باقي الآيات فتلفت الانتباه، لا إلى الرجل الأعمى الذي شُفي، إنما إلى الجدل الذي سبّبه. يبدو أن حياته ولاسيما شفاءه أصبحا أمرًا عاديًّا، قصّة، أو موضوع نقاش، ومصدر حنق وانزعاج. أوّل من استجوب الرجل الأعمى الذي شُفي هو الحشد المندهش، ثم الفريسيّون، الذين استجوبوا أيضًا والديه. يتساءلون عن هويّة الرجل الذي شُفي؛ ثم ينكرون عمل الله، متحجّجين بأن الله لا يعمل يوم السبت؛ حتى أنهم يشكّون في أن الرجل قد ولد أعمى.
إن المشهد كلّه والمناقشات تكشف مدى صعوبة فهم تصرّفات يسوع وأولويّاته -فهو قادر على أن يجعل في المحور الشخصَ الذي كان على الهامش-، لاسيّما حين يعتقد المرء أن الأسبقيّة هي ليوم "السبت" وليس لمحبّة الآب الذي يسعى لخلاص جميع البشر (را. 1 طيم 2، 4)؛ كان على الرجل الأعمى أن يعيش ليس فقط مع عمى عينيه، بل أيضًا مع عمى المحيطين به. وهكذا هي المقاومة، والعداء الذي ينشأ في القلب عندما نضع، في المحور، بدلاً من الأشخاص، المصالح الخاصّة وتصنيف الأشخاص والنظريّات والنزع والأيديولوجيات، التي، حيثما تمرّ، لا تفعل سوى أنها تُفقِدُ النظر لكلّ شيء وللجميع. أمّا منطق الربّ فهو مختلف: بعيدًا عن الاختباء وراء الخمول أو في النزع الإيديولوجية، فإنه يبحث عن الشخص بوجهه وجروحه وقصّته. يذهب للقائه ولا يسمح بأن تخدعه الخطب غير القادرة على إعطاء الأولويّة والمركزيّة لما هو مهمّ حقًا.
إن هذه الأراضي تعرف جيّدًا معاناة الأشخاص عندما يتعالى شأن الأيديولوجية أو النظام على الحياة، وعندما يقيم ذاته كمعيار لحياة الأشخاص وإيمانهم؛ وعندما تتدنّى القدرة على اتّخاذ القرارات، والحرّية ومجال الإبداع، أو حتى تُلغى (را. الرسالة العامة كن مسبّحًا، 108). أيها الإخوة والأخوات، لقد عانيتم من الخطب والإجراءات القائمة على التشهير والتي تتوصّل إلى طرد الذين لا يستطيعون الدفاع عن أنفسهم وتدميرهم، وتُسكِت الأصوات المتنافرة. نفكّر، على وجه الخصوص، في الأساقفة اليونانيين-الكاثوليك السبعة الذين سررت بإعلان تطويبهم. فقد أظهروا لشعبهم، إزاء الاضطهاد الشديد للنظام، إيمانًا وحبًّا مثاليّين. ووافقوا بشجاعة كبيرة وقوّة داخلية، على الخضوع لتجربة السجن القاسية ولجميع أنواع سوء المعاملة، حتى لا ينكروا انتماءهم إلى كنيستهم الحبيبة. لقد استرجع هؤلاء الرعاة، شهداء الإيمان، وتركوا للشعب الروماني تراثًا ثمينًا يمكننا تلخيصه بكلمتين: الحرّية والرحمة.
إذ أفكّر في الحرّية، لا يسعني إلّا أن أشير إلى أننا نحتفل بهذا القدّاس الإلهي في "ميدان الحرية". يشير هذا المكان المهمّ إلى وحدة شعبكم التي تحقّقت في تنوع أشكال التعبير الديني: وهذا يمثّل إرثًا روحيًّا يُغني ويميّز الثقافة الرومانيّة والهويّة الوطنيّة. لقد عانى الطوباويّون الجدد وضحّوا بأرواحهم، لمعارضتهم نظام أيديولوجي غير ليبرالي وقسريّ حيال الحقوق الأساسيّة للإنسان. لقد وضع النظام الديكتاتوريّ والملحد، في تلك الفترة المؤسفة، حياة الجماعة الكاثوليكية موضع الاختبار: فقد تعرّض جميع الأساقفة، والعديد من المؤمنين، من الكنيسة اليونانية-الكاثوليكية والكنيسة الكاثوليكية اللاتينية، للاضطهاد والسجن.
الجانب الآخر من التراث الروحي للطوباويّين الجدد هو الرحمة. لقد رافق إصرارهم على الأمانة للمسيح، الاستعدادُ إلى الشهادة دون كراهية تجاه المضطّهدين، الذين أظهروا إزاءهم تواضعًا عظيمًا. بليغ هو ما أعلنه الأسقف يوليو هوسو خلال سجنه: "لقد أرسلنا الله في ظلام المعاناة هذا كي نغفر ونصلّي من أجل توبة الجميع". هذه الكلمات هي رمز وملخّص للموقف الذي ساند به هؤلاء الطوباويّون شعبهم خلال فترة المحن عبر الاستمرار في الاعتراف بإيمانهم دون خضوع ودون انتقام. إن موقف الرحمة هذا تجاه الجلّادين هو رسالة نبويّة، لأنه يظهر اليوم كدعوة للجميع إلى التغلّب على الحقد عبر التسامح، وعيش الإيمان المسيحي باتّساق وشجاعة.
أيها الإخوة والأخوات الأعزاء، حتى في يومنا هذا، تظهر مجدّدًا إيديولوجيّات جديدة تحاول، بطريقة خفيّة، أن تفرض ذاتها وتقتلع شعبنا من أغنى تقاليدهم الثقافيّة والدينيّة. إنها استعمارات عقائديّة تحتقر قيمة الشخص، والحياة، والزواج والأسرة (را. الإرشاد الرسولي ما بعد السينودس فرح الحبّ، 40) وتؤذي، عبر اقتراحات غريبة وملحدة أيضًا كما في الماضي، لاسيّما شبيبتنا وأطفالنا، فتحرمهم من جذور تسمح لهم بالنموّ (را. الإرشاد الرسولي المسيح يحيا، 78)؛ ثم يصبح كلّ شيء تافه إذا كان لا يخدم المصالح المباشرة للفرد، ويقود الأشخاص إلى استغلال الآخرين ومعاملتهم كمجرّد أغراض (را. الرسالة العامة كن مسبّحًا، 123- 124). إنها أصوات تزرع الخوف والانقسام، وتحاول أن تمحو وتدفن أثمن إرث رأته هذه الأراضي. أفكّر، ضمن هذا الإرث، على سبيل المثال، في مرسوم توردا لعام 1568، الذي كان يعاقب جميع أنواع التطرّف من خلال تعزيز -وهي من أولى الحالات في أوروبا- فعل التسامح الديني.
أودّ أن أشجّعكم على حمل نور الإنجيل إلى معاصرينا ومواصلة الكفاح، مثل هؤلاء الطوباويّين، ضدّ هذه الإيديولوجيات الجديدة التي تنشأ. علينا نحن الآن أن نكافح، كما كان عليهم في ذاك الوقت أن يكافحوا. عسى أن تكونوا شهودًا للحرّية والرحمة، فتسود الأخوّة والحوار على الانقسامات، فتزداد "أخوّة الدم"، التي يعود أصلها إلى فترة المعاناة التي اكتشف فيها المسيحيّون، الذين انقسموا على مرّ التاريخ، أنهم أكثر قربًا وتضامنًا. أيها الإخوة والأخوات الأعزّاء، لترافقكم في مسيرتكم حمايةُ العذراء مريم الوالدية، أمّ الله القدّيسة، وشفاعة الطوباويّين الجدد.
[00958-AR.02] [Original text: Italian]
Prima del Regina Coeli
Testo in lingua originale
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Testo in lingua originale
Cari fratelli e sorelle,
prima di concludere questa Divina Liturgia, desidero ancora una volta salutare voi qui presenti e quanti ho incontrato in questi giorni, ringraziando tutti per la cordiale accoglienza. Saluto con deferenza il Signor Presidente della Repubblica e le altre Autorità, esprimendo sincera riconoscenza per la fruttuosa collaborazione nella preparazione e nello svolgimento di questa mia visita. Sono grato a Sua Beatitudine, il Patriarca Daniel, al Santo Sinodo, al Clero e ai fedeli della Chiesa Ortodossa di Romania, che mi hanno accolto fraternamente! Il Signore benedica questa antica e illustre Chiesa e la sostenga nella sua missione. [Applauso] Un fraterno applauso a tutti loro!
Rivolgo un saluto carico di affetto e di riconoscenza a Sua Beatitudine il Cardinale Lucian Mureşan. Saluto i fedeli della Chiesa Cattolica, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici di Bucarest e di Iaşi, come pure i numerosi pellegrini di Şumuleu Ciuc. Ringrazio il Signore che mi ha dato la possibilità di pregare con voi e di incoraggiare il vostro impegno di evangelizzazione e di testimonianza della carità. Qui a Blaj, terra di martirio, libertà e misericordia, rendo omaggio a voi, figli della Chiesa Greco-Cattolica, che da tre secoli testimoniate, con ardore apostolico, la vostra fede.
La Vergine Maria estenda la sua materna protezione su tutti i cittadini della Romania, che nel corso della storia hanno sempre confidato nella sua intercessione. A Lei affido tutti voi e Le chiedo di guidarvi nel cammino della fede, per avanzare verso un futuro di autentico progresso e di pace e contribuire alla costruzione di una patria sempre più giusta, armonica e fraterna.
Regina Coeli……
[00959-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères et sœurs,
Avant de conclure cette Divine Liturgie, je désire encore une fois vous saluer, vous qui êtes présents ici et tous ceux que j’ai rencontrés ces jours-ci, en vous remerciant tous pour l’accueil cordial. Je salue respectueusement Monsieur le Président de la République et les autres Autorités, en exprimant une sincère reconnaissance pour la fructueuse collaboration dans la préparation et le déroulement de ma visite. Je suis reconnaissant envers Sa Béatitude, le Patriarche Daniel, le Saint Synode, le Clergé et les fidèles de l’Église Orthodoxe de Roumanie qui m’ont accueilli fraternellement! Que le Seigneur bénisse cette antique et illustre Église et la soutienne dans sa mission. [Applaudissements]. Des applaudissements fraternels pour eux tous!
J’adresse un salut plein d’affection et de reconnaissance à Sa Béatitude le Cardinal Lucian Mureşan. Je salue les fidèles de l’Église Catholique, les Évêques, les prêtres, les religieux et les fidèles laïcs de Bucarest et de Iaşi, ainsi que les nombreux pèlerins de Şumuleu Ciuc. Je remercie le Seigneur qui m’a donné la possibilité de prier avec vous et d’encourager votre engagement d’évangélisation et de témoignage de la charité. Ici à Blaj, terre de martyre, de liberté et de miséricorde, je vous rends hommage, à vous fils de l’Église Greco-Catholique qui, depuis trois siècles, témoignez avec ardeur apostolique votre foi.
Que la Vierge Marie étende sa protection maternelle sur tous les citoyens de la Roumanie qui, au cours de l’histoire, se sont toujours confiés à son intercession. Je vous confie tous à elle et je lui demande de vous conduire sur le chemin de la foi pour avancer vers un avenir d’authentique progrès et de paix et pour contribuer à la construction d’une patrie toujours plus juste, harmonieuse et fraternelle.
Regina Coeli…
[00959-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
Before concluding this Divine Liturgy, I want once again to greet all of you and all those whom I have met in the course of these days. I thank you for your warm welcome. I offer a respectful greeting to the President of the Republic and to the Authorities present here. I express my heartfelt gratitude for their generous cooperation in the planning and the unfolding of my visit. I am grateful to His Beatitude Patriarch Daniel, to the Holy Synod, and to the clergy and faithful of the Romanian Orthodox Church for their fraternal welcome. May the Lord bless this ancient and illustrious Church and sustain it in its mission.[Applause] A fraternal applause for them all!
I also offer a greeting full of affection and gratitude to His Beatitude Cardinal Lucian Mureşan. I greet the faithful of the Catholic Church: the Bishops, priests, religious and lay faithful of Bucharest and Iaşi, together with the many pilgrims from Şumuleu Ciuc. I thank the Lord for giving me the opportunity to pray with you and to encourage your commitment to evangelization and your witness of charity. Here in Blaj, the land of martyrdom, freedom and mercy, I pay tribute to you, the sons and daughters of the Greek-Catholic Church, who for three centuries have borne witness to your faith with apostolic zeal.
May the Virgin Mary bestow her maternal protection upon all the citizens of Romania who in the course of history have always trusted in her intercession. In entrusting all of you to her, I ask her to guide you on your journey of faith, as you advance towards a future of authentic progress and peace, and contribute to the building of an ever more just, harmonious and fraternal homeland.
Regina Coeli…
[00959-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern,
bevor wir diese Göttliche Liturgie beschließen, möchte ich nochmals euch hier Anwesende und alle, die ich in diesen Tagen getroffen habe, grüßen und allen für die herzliche Aufnahme danken. Einen ehrerbietigen Gruß richte ich an den Herrn Präsidenten und an die weiteren politischen Repräsentanten und danke ihnen aufrichtig für die fruchtbare Zusammenarbeit bei der Vorbereitung und der Durchführung meines Besuches. Ich danke Seiner Heiligkeit Patriarch Daniel, dem Heiligen Synod, den Priestern und den Gläubigen der orthodoxen Kirche Rumäniens, die mich brüderlich empfangen haben! Der Herr möge diese altehrwürdige Kirche segnen und in ihrer Sendung bestärken. [Applaus] Einen brüderlichen Applaus ihnen allen!
Ich richte einen herzlichen und dankbaren Gruß an Seine Seligkeit Kardinal Lucian Mureşan. Ich grüße die Gläubigen der katholischen Kirche, die Bischöfe, Priester, Ordensleute und Laien aus Bukarest und Iaşi wie auch die zahlreichen Pilger aus Şumuleu Ciuc (Schomlenberg). Ich danke dem Herrn, dass er mir die Gelegenheit gegeben hat, mit euch zu beten und euch in eurem Einsatz für die Evangelisierung und das Zeugnis in der Nächstenliebe zu ermutigen. Ich drücke euch, den Gläubigen der griechisch-katholischen Kirche, hier in Blaj (Blasendorf), einem Gebiet des Martyriums, der Freiheit und der Barmherzigkeit, meine Hochachtung aus. Seit drei Jahrhunderten bezeugt ihr mit apostolischen Eifer euren Glauben.
Die Jungfrau Maria möge ihren mütterlichen Schutzmantel über alle Bewohner Rumäniens ausbreiten, die im Laufe der Geschichte immer auf ihre Fürsprache vertraut haben. Ihr vertraue ich euch alle an und bitte sie, euch auf dem Glaubensweg zu leiten, damit ihr auf dem Weg eines authentischen Fortschritts und Friedens weitergeht und zum Aufbau eines immer gerechteren, einträchtigeren als auch brüderlichen Vaterlands beitragt.
Regina Coeli …
[00959-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
Antes de concluir esta Divina Liturgia, deseo saludaros una vez más a los que estáis aquí presentes y a los que he encontrado durante estos días, asimismo agradezco a todos la cordial acogida. Saludo respetuosamente al señor Presidente de la República y a las demás autoridades, manifestándoles un sincero agradecimiento por su fructuosa colaboración en la preparación y el desarrollo de mi visita. Estoy agradecido a Su Beatitud el Patriarca Daniel, al Santo Sínodo, al clero y a los fieles de la Iglesia Ortodoxa de Rumanía, que me han acogido fraternalmente. Que el Señor bendiga esta antigua e ilustre Iglesia y la sostenga en su misión. [Aplauso] Un fraterno aplauso a todos ellos.
Dirijo un saludo lleno de afecto y de gratitud a Su Beatitud el Cardenal Lucian Mureşan. Saludo a los fieles de la Iglesia Católica, a los obispos, sacerdotes, religiosos y a los fieles laicos de Bucarest y de Iaşi, así como a los numerosos pelegrinos de şumuleu Ciuc. Doy gracias al Señor porque me ha dado la posibilidad de rezar con vosotros y de animar vuestro empeño en la evangelización y en el testimonio de la caridad. Aquí en Blaj, tierra de martirio, libertad y misericordia, rindo homenaje a vosotros, hijos de la Iglesia Greco-Católica, que desde hace tres siglos testimoniáis con ardor apostólico vuestra fe.
Que la Virgen María haga extensiva su protección materna a todos los ciudadanos de Rumanía que a lo largo de la historia han confiado siempre en su intercesión. A ella os encomiendo a todos y le pido que os guíe en el camino de la fe, para avanzar hacia un futuro de auténtico progreso y de paz, y para contribuir en la construcción de una patria cada vez más justa, armoniosa y fraterna.
Regina Coeli…
[00959-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Amados irmãos e irmãs!
Antes de concluir esta Divina Liturgia, quero saudar-vos uma vez mais, a vós aqui presentes e a quantos encontrei nestes dias, a todos agradecendo a cordial receção. Com deferência, saúdo o senhor Presidente da República e demais autoridades, expressando a minha sincera gratidão pela profícua colaboração na preparação e realização desta minha visita. Estou agradecido a Sua Santidade Patriarca Daniel, ao Santo Sínodo, ao Clero e aos fiéis da Igreja Ortodoxa da Roménia, que me acolheram fraternalmente. O Senhor abençoe esta antiga e ilustre Igreja e a sustente na sua missão. [aplauso] Um aplauso fraterno para eles todos!
Dirijo uma saudação cheia de afeto e reconhecimento a Sua Beatitude o Cardeal Lucian Mureşan. Saúdo os fiéis da Igreja Católica, os Bispos, os sacerdotes, os religiosos e os fiéis leigos de Bucareste e Iaşi, bem como os numerosos peregrinos da Şumuleu Ciuc. Agradeço ao Senhor que me deu a possibilidade de rezar convosco e encorajar o vosso compromisso de evangelizar e testemunhar a caridade. Aqui em Blaj, terra de martírio, liberdade e misericórdia, presto homenagem a vós, filhos da Igreja Greco-Católica, que, desde há três séculos, testemunhais com ardor apostólico a vossa fé.
Que a Virgem Maria estenda a sua proteção materna sobre todos os cidadãos da Roménia, que sempre, ao longo da história, confiaram na sua intercessão. A Ela, confio todos vós e peço-Lhe que vos guie no caminho da fé para avançardes rumo a um futuro de autêntico progresso e paz e contribuirdes para a construção duma pátria cada vez mais justa, harmoniosa e fraterna.
Regina Coeli…
[00959-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Drodzy bracia i siostry,
Przed zakończeniem tej Boskiej Liturgii, pragnę raz jeszcze pozdrowić was tu obecnych i tych, których spotkałem w tych dniach, dziękując wszystkim za serdeczne przyjęcie. Z szacunkiem pozdrawiam Pana Prezydenta Republiki i innych przedstawicieli władz, wyrażając moją szczerą wdzięczność za owocną współpracę w przygotowaniu i przeprowadzeniu mojej wizyty. Jestem wdzięczny Jego Świątobliwości, patriarsze Danielowi, Świętemu Synodowi, duchowieństwu i wiernym Rumuńskiego Kościoła Prawosławnego, którzy przyjęli mnie po bratersku! Niech Pan błogosławi ten starożytny i wspaniały Kościół i wspiera go w jego misji. [Brawa] Braterskie brawa dla nich wszystkich!
Kieruję pełne miłości i szacunku pozdrowienia do kardynała Luciana Mureşana. Pozdrawiam wiernych Kościoła katolickiego, biskupów, kapłanów, zakonników i wiernych świeckich z Bukaresztu i Jassów, a także licznych pielgrzymów z Şulmuleu Ciuc. Dziękuję Panu, który dał mi możliwość modlitwy z wami i zachęcenia was do zaangażowania w ewangelizację i dawania świadectwa miłosierdzia. Tu, w Blaj, ziemi męczeństwa, wolności i miłosierdzia, składam hołd wam, dzieciom Kościoła greckokatolickiego, którzy od trzech wieków z apostolską gorliwością dajecie świadectwo waszej wierze.
Niech Dziewica Maryja ogarnie swoją macierzyńską opieką wszystkich obywateli Rumunii, którzy na przestrzeni dziejów zawsze ufali Jej wstawiennictwu. Jej powierzam was wszystkich i proszę Ją, aby was prowadziła na drodze wiary, abyście zmierzali ku przyszłości autentycznego postępu i pokoju oraz przyczyniali się do budowy coraz bardziej sprawiedliwej, harmonijnej i braterskiej ojczyzny.
Regina Coeli ......
[00959-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
الزيارة الرّسولية إلى رومانيا
كلمة قداسة البابا فرنسيس
صلاة "افرحي يا ملكة السماء"
في ميدان الحرّية - بلاج
الأحد 2 يونيو / حزيران 2019
أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء!
قبل أن أختتم هذا القدّاس الإلهيّ، أودّ أن أحيّيكم مجدّدًا أنتم الحاضرين هنا وجميع الذين قابلتهم في هذه الأيام، وأشكر الجميع على استقبالهم الحار. أحيّي بكلّ وقار رئيس الجمهورية وباقي السلطات، معربًا عن خالص امتناني للتعاون المثمر في التحضير لزيارتي وتحقيقها. أشكر غبطة البطريرك دانيال، ومجلس الأساقفة المقدّس، ورجال الدين ومؤمني الكنيسة الأرثوذكسية في رومانيا، الذين رحبّوا بي أخويًّا! ليبارك الربّ هذه الكنيسة القديمة والشهيرة ويساندها في رسالتها. [تصفيق] تصفيق أخويّ لجميعهم!
أقدّم تحيّة ملؤها المودّة والامتنان لصاحب الغبطة الكاردينال لوسيان موريشان. وأحيّي مؤمني الكنيسة الكاثوليكية، والأساقفة، والكهنة، والمكرّسين، والمؤمنين العلمانيّين في بوخارست وياشي، وكذلك العديد من الحجّاج من شومولِوُ تشيوك. أشكر الربّ الذي أعطاني الفرصة لأصلّي معكم، وأشجّع التزامكم بحمل البشارة والشهادة لأعمال المحبّة. هنا في بلاج، أرض الشهادة والحرّية والرحمة، أشيد بكم، أبناء الكنيسة اليونانية-الكاثوليكية، الذين تشهدون لإيمانكم منذ ثلاثة قرون بحماس رسوليّ.
لتبسط العذراء مريم حمايتها الوالديّة على جميع سكّان رومانيا، الذين وضعوا ثقتهم في شفاعتها على مرّ التاريخ. أعهد بكم جميعًا إليها وأطلب منها أن ترشدكم في مسيرة الإيمان، كيما تتقدّموا نحو مستقبل من النموّ الحقيقيّ والسلام، وتساهموا في بناء وطن أكثر عدالة وتناغمًا وأخوّة.
إفرحي يا ملكة السماء...
[00959-AR.02] [Original text: Italian]
[B0473-XX.02]