Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Bulgaria e nella Macedonia del Nord – Incontro Ecumenico e Interreligioso con i Giovani nel Centro Pastorale di Skopje, 07.05.2019


Incontro Ecumenico e Interreligioso con i Giovani nel Centro Pastorale di Skopje

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Nel pomeriggio, prima di lasciare la Residenza del Vescovo di Skopje, il Santo Padre ha salutato alcune persone, amici e benefattori della chiesa locale. Quindi, si è trasferito in auto al Centro Pastorale per l’Incontro Ecumenico e Interreligioso con i giovani.

Al Suo arrivo, alle ore 15.35, il Papa è stato accolto da due giovani che gli hanno offerto simbolicamente il pane e il sale e da S.E. Mons. Kiro Stojanov, Vescovo di Skopje, che lo ha accompagnato al podio allestito per la circostanza.

Dopo il canto iniziale, sono seguite le testimonianze di una giovane coppia di rito misto (cattolica – ortodossa), di una giovane musulmana e di una giovane cattolica di rito bizantino, intervallate da brevi interventi musicali. Dopo l’esecuzione di una danza, Papa Francesco ha pronunciato il Suo discorso.

Al termine, dopo la recita della preghiera di Madre Teresa Ti occorrono le mie mani, Signore? e la benedizione finale, il Vescovo di Skopje ha accompagnato il Santo Padre all’interno della Cattedrale del Sacro Cuore di Gesù, dove si è svolto l’Incontro con i Sacerdoti, accompagnati dalle loro famiglie, e i Religiosi.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha pronunciato nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Cari amici,

è sempre motivo di gioia e di speranza poter avere questi incontri. Grazie di averlo reso possibile e di regalarmi questa opportunità. Grazie di cuore per la vostra danza, tanto bella, e le vostre domande. Io conoscevo le domande: le avevo ricevute e le conoscevo, e ho preparato alcuni punti per riflettere con voi su queste domande.

Comincio dall’ultima (come diceva il Signore, gli ultimi saranno i primi). Liridona, dopo aver condiviso con noi le tue aspirazioni, mi chiedevi: «Sogno troppo?». Una domanda molto bella, a cui mi piacerebbe poter rispondere insieme. Per voi, Liridona sogna troppo?

Vorrei dirvi: sognare non è mai troppo. Uno dei principali problemi di oggi e di tanti giovani è che hanno perso la capacità di sognare. Né molto né poco, non sognano. E quando una persona non sogna, quando un giovane non sogna questo spazio viene occupato dal lamento e dalla rassegnazione o dalla tristezza. «Questi li lasciamo a quelli che seguono la “dea lamentela”! […] È un inganno: ti fa prendere la strada sbagliata. Quando tutto sembra fermo e stagnante, quando i problemi personali ci inquietano, i disagi sociali non trovano le dovute risposte, non è bene darsi per vinti» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 141). Per questo, cara Liridona, cari amici, mai e poi mai si sogna troppo. Provate a pensare ai vostri sogni più grandi, a quelli come il sogno di Liridona – ve lo ricordate? –: dare speranza a un mondo stanco, insieme agli altri, cristiani e musulmani. Senza dubbio è un sogno molto bello. Lei non ha pensato a cose piccole, a cose “rasoterra”, ma ha sognato alla grande. E voi giovani dovete sognare alla grande!

Qualche mese fa, con un amico, il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, avevamo anche noi un sogno molto simile al tuo che ci ha portato a volerci impegnare e a firmare insieme un documento che dice che la fede deve portare noi credenti a vedere negli altri dei fratelli che dobbiamo sostenere e amare senza lasciarci manipolare da interessi meschini (cfr Documento sulla fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019). Noi siamo grandi, non è un’età per sognare. Ma sognate, e sognate in grande!

E questo mi fa pensare a quello che ci diceva Bozanka: che a voi giovani piacciono le avventure. E sono contento che sia così, perché è il modo bello di essere giovani: vivere un’avventura, una buona avventura. Il giovane non ha paura di fare della sua vita una buona avventura. E vi chiedo: quale avventura richiede più coraggio di quel sogno che ci ha condiviso Liridona, dare speranza a un mondo stanco? Il mondo è stanco, è invecchiato; il mondo è diviso e sembra vantaggioso dividerlo e dividerci ancora di più. Ci sono tanti grandi che vogliono dividerci tra noi. State attenti! Come risuonano forti le parole del Signore: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9)! Quale maggior adrenalina che impegnarsi tutti i giorni, con dedizione, ad essere artigiani di sogni, artigiani di speranza? I sogni ci aiutano a mantenere viva la certezza di sapere che un altro mondo è possibile e che siamo chiamati a coinvolgerci in esso e a farne parte col nostro lavoro, col nostro impegno e la nostra azione.

In questo Paese c’è una bella tradizione, quella degli artigiani scalpellini, abili nel tagliare la pietra e lavorarla. Ecco, bisogna fare come quegli artisti e diventare bravi scalpellini dei propri sogni. Dobbiamo lavorare sui nostri sogni. Uno scalpellino prende la pietra nelle sue mani e lentamente comincia a darle forma e trasformarla, con applicazione e sforzo, e specialmente con una gran voglia di vedere come quella pietra, per la quale nessuno avrebbe dato nulla, diventa un’opera d’arte.

«I sogni più belli si conquistano con speranza, pazienza e impegno, rinunciando alla fretta – come quegli artisti –. Nello stesso tempo, non bisogna bloccarsi per insicurezza, non bisogna avere paura di rischiare e di commettere errori – no, non avere paura! –. Piuttosto dobbiamo avere paura di vivere paralizzati, come morti viventi, ridotti a soggetti che non vivono perché non vogliono rischiare – e un giovane che non rischia è un morto – perché non portano avanti i loro impegni o hanno paura di sbagliare. Anche se sbagli potrai sempre rialzare la testa e ricominciare, perché nessuno ha il diritto di rubarti la speranza» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 142). Non lasciatevi rubare la speranza! Cari giovani, non abbiate paura di diventare artigiani di sogni e artigiani di speranza. D’accordo? [rispondono con un applauso]

«È vero che noi membri della Chiesa non dobbiamo essere tipi strani. Tutti devono poterci sentire fratelli e vicini, come gli Apostoli, che godevano “il favore di tutto il popolo” (At 2,47; cfr 4,21.33; 5,13). Allo stesso tempo, però, dobbiamo avere il coraggio di essere diversi, di mostrare altri sogni che questo mondo non offre, di testimoniare la bellezza della generosità, del servizio, della purezza, della fortezza, del perdono, della fedeltà alla propria vocazione, della preghiera, della lotta per la giustizia e il bene comune, dell’amore per i poveri, dell’amicizia sociale» (ibid., 36).

Pensate a Madre Teresa: quando viveva qui non poteva immaginare come sarebbe stata la sua vita, ma non smise di sognare e di darsi da fare per cercare sempre di scoprire il volto del suo grande amore, che era Gesù, scoprirlo in tutti coloro che stavano al margine della strada. Lei ha sognato in grande e per questo ha anche amato in grande. Aveva i piedi ben piantati qui, nella sua terra, ma non stava con le mani in mano. Voleva essere “una matita nelle mani di Dio”. Ecco il suo sogno artigianale. L’ha offerto a Dio, ci ha creduto, ci ha sofferto, non ci ha mai rinunciato. E Dio ha cominciato a scrivere con quella matita pagine inedite e stupende. Una ragazza del vostro popolo, una donna del vostro popolo, sognando, ha scritto cose grandi. È Dio che le ha scritte, ma lei ha sognato e si è lasciata guidare da Dio.

Ciascuno di voi, come Madre Teresa, è chiamato a lavorare con le proprie mani, a prendere la vita sul serio, per fare di essa qualcosa di bello. Non permettiamo che ci rubino i sogni (cfr ibid., 17), no, state attenti! Non priviamoci della novità che il Signore ci vuole regalare. Troverete molti imprevisti, molti…, ma è importante che possiate affrontarli e cercare creativamente come trasformarli in opportunità. Ma mai da soli; nessuno può combattere da solo. Come ci hanno testimoniato Dragan e Marija: “la nostra comunione ci dà la forza per affrontare le sfide della società odierna”.

Riprendo quello che hanno detto Dragan e Marija: “La nostra comunione ci dà la forza per affrontare le sfide della società odierna”. Ecco un bellissimo segreto per sognare e rendere la nostra vita una bella avventura. Nessuno può affrontare la vita in modo isolato, non si può vivere la fede, i sogni senza comunità, solo nel proprio cuore o a casa, chiusi e isolati tra quattro mura, c’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti.

Com’è importante sognare insieme! Come fate oggi: qui, tutti uniti, senza barriere. Per favore, sognate insieme, non da soli; sognate con gli altri, mai contro gli altri! Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; insieme si costruiscono i sogni.

Pochi minuti fa abbiamo visto due bambini che giocavano qui. Volevano giocare, giocare insieme. Non sono andati a giocare sullo schermo del computer, volevano giocare sul concreto! Li abbiamo visti: erano felici, contenti. Perché sognavano di giocare insieme, l’uno con l’altro. L’avete visto? Ma a un certo punto, uno si è accorto che era più forte dell’altro, e invece di sognare con l’altro, ha incominciato a sognare contro l’altro, e ha cercato di vincerlo. E quella gioia si è trasformata nel pianto di quel poverino che è finito per terra. Avete visto come si può passare dal sognare con l’altro a sognare contro l’altro. Mai dominare l’altro! Fare comunità con l’altro: questa è la gioia di andare avanti. È molto importante.

Dragan e Marija ci hanno detto come questo risulta difficile quando tutto sembra isolarci e privarci dell’opportunità di incontrarci – di questo “sognare con l’altro” –. Negli anni che ho (e non sono pochi), sapete qual è la miglior lezione che ho visto e conosciuto in tutta la mia vita? Il “faccia a faccia”. Siamo entrati nell’era delle connessioni, ma sappiamo poco di comunicazioni. Troppi contatti, ma si comunica poco. Molto connessi e poco coinvolti gli uni con gli altri. Perché coinvolgersi chiede la vita, esige di esserci e condividere momenti belli... e altri meno belli. Al Sinodo dedicato ai giovani lo scorso anno, abbiamo potuto vivere l’esperienza di incontrarci faccia a faccia, giovani e meno giovani, e ascoltarci, sognare insieme, guardare avanti con speranza e gratitudine. Quello è stato il miglior antidoto contro lo scoraggiamento, contro la manipolazione, contro la cultura dell’effimero, dei troppi contatti senza comunicazione, contro la cultura dei falsi profeti che annunciano solo sventure e distruzione. L’antidoto è ascoltare e ascoltarci. E adesso, permettetemi di dirvi qualcosa che sento proprio nel cuore: concedetevi l’opportunità di condividere e godervi un buon “faccia a faccia” con tutti, ma soprattutto con i vostri nonni, con gli anziani della vostra comunità. Qualcuno forse me lo ha già sentito dire, ma penso che è un antidoto contro tutti quelli che vogliono rinchiudervi nel presente affogandovi e soffocandovi con pressioni ed esigenze di una presunta felicità, dove sembra che il mondo finisca e bisogna fare e vivere tutto subito. Ciò genera con il tempo molta ansia, insoddisfazione, rassegnazione. Per un cuore malato di rassegnazione, non c’è rimedio migliore che ascoltare le esperienze degli anziani.

Amici, prendete tempo con i vostri vecchi, con i vostri anziani, ascoltate i loro lunghi racconti, che a volte sembrano fantasiosi, ma, in realtà, sono pieni di un’esperienza preziosa, pieni di simboli eloquenti e di saggezza nascosta da scoprire e valorizzare. Sono racconti che richiedono tempo (cfr Esort. ap. postsin. Christus vivit, 195). Non dimentichiamo un detto: un nano può vedere più lontano stando sulle spalle di un gigante. In questo modo acquisterete una visione finora mai raggiunta. Entrate nella saggezza del vostro popolo, della vostra gente, entrate senza vergogna né complessi, e troverete una sorgente di creatività insospettata che riempirà tutto, vi permetterà di vedere strade dove gli altri vedono muri, possibilità dove altri vedono pericolo, risurrezione dove tanti annunciano solo morte.

Per questo, cari giovani, vi dico di parlare con i vostri nonni e con i vostri vecchi. Loro sono le radici, le radici della vostra storia, le radici del vostro popolo, le radici delle vostre famiglie. Voi dovete aggrapparvi alle radici per prendere il succo che farà crescere l’albero e darà fiori e frutti, ma sempre dalle radici. Non dico che voi dovete sotterrarvi con le radici: no, questo no. Ma voi dovete andare ad ascoltare le radici e prendere da lì la forza per crescere, per andare avanti. Se a un albero si tagliano le radici, quell’albero muore. Se a voi giovani tagliano le vostre radici, che sono la storia del vostro popolo, voi morirete. Sì, vivrete, ma senza frutto: la vostra patria, il vostro popolo non potranno dare frutto perché voi vi siete staccati dalle radici.

Quando io ero bambino, ci dicevano, a scuola, che quando gli europei sono andati a scoprire l’America portavano dei vetri colorati: li facevano vedere agli indiani, agli indigeni e questi si entusiasmavano con i vetri colorati, che non conoscevano. E questi indiani dimenticavano le loro radici e acquistavano i vetri colorati e in cambio davano l’oro. Con i vetri colorati, rubavano l’oro. Era la novità, e davano tutto per avere questa novità che non valeva niente. Voi giovani, state attenti, perché anche oggi ci sono i conquistatori, i colonizzatori che ci porteranno i vetri colorati: sono le colonizzazioni ideologiche. Verranno da voi e vi diranno: “No, voi dovete essere un popolo più moderno, più avanti, andare avanti, voi prendete queste cose, fate questa strada, dimenticate le cose vecchie: andate avanti!”. Cosa dovete fare? Discernere. Ciò che questa persona mi porta, è una cosa buona, che è in armonia con la storia del mio popolo? O sono “vetri colorati”? E per non ingannarci è importante parlare con i vecchi, parlare con gli anziani che vi trasmetteranno la storia del vostro popolo, le radici del vostro popolo. Parlare con i vecchi, per crescere. Parlare con la nostra storia per portarla più avanti ancora. Parlare con le nostre radici per dare fiori e frutti.

E adesso devo finire, perché il tempo corre. Ma vi confesso una cosa: dall’inizio di questo intervento con voi, la mia attenzione è stata attratta da una situazione. Guardavo questa donna, qui davanti: aspetta un bimbo. Aspetta un bimbo, e qualcuno di voi penserà: “Oh! Che calamità, povera donna, come dovrà faticare!”. Qualcuno pensa questo? No. Nessuno pensa: “Oh, passerà tante notti senza dormire per il bimbo che piange…”. No. Quel bimbo è una promessa, guarda avanti! Questa donna ha rischiato per portare un bimbo al mondo perché guarda avanti, guarda la storia. Perché lei si sente con la forza delle radici per portare avanti la vita, per portare avanti la patria, per portare avanti il popolo.

E finiamo tutti insieme con un applauso a tutte le giovani, a tutte le donne coraggiose che portano avanti la storia.

E grazie al traduttore che è stato tanto bravo!

Ti servono le mie mani, Signore?
(Preghiera di Madre Teresa)

Ti servono le mie mani, Signore,
per aiutare oggi i malati e i poveri
che ne hanno bisogno?
Signore, io oggi ti offro le mie mani.
Ti servono i miei piedi, Signore,
perché mi conducano oggi
a coloro che hanno bisogno di un amico?
Signore, oggi ti offro i miei piedi.
Ti serve la mia voce, Signore,
perché io oggi parli a tutti coloro
che hanno bisogno della tua parola d’amore?
Signore, oggi ti offro la mia voce.
Ti serve il mio cuore, Signore,
perché io ami chiunque,
senza alcuna eccezione?
Signore, oggi ti offro il mio cuore.

[00750-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers amis,

C’est toujours un motif de joie et d’espérance de pouvoir avoir ces rencontres. Je vous remercie de l’avoir rendu possible et de m’avoir offert cette opportunité. Je vous remercie de tout cœur pour votre danse, si belle, et pour vos questions. Je connaissais les questions: je les avais reçues et je les connaissais, et j’ai préparé quelques points pour réfléchir avec vous sur ces questions.

Je commence par la dernière (comme disait le Seigneur, les derniers seront les premiers). Liridona, après avoir partagé avec nous tes aspirations, tu me demandais: «Est-ce que je rêve trop?». Une demande très belle à laquelle il nous plairait de pouvoir répondre ensemble. Pour vous, Liridona rêve-t-elle trop?

Je voudrais vous dire: rêver n’est jamais de trop. Un des principaux problèmes d’aujourd’hui et de tant de jeunes, est qu’ils ont perdu la capacité de rêver. Ni trop ni peu, ils ne rêvent pas. Et quand une personne ne rêve pas, quand un jeune ne rêve pas, cet espace est occupé de plainte et de résignation ou de tristesse. «Celles-là, nous les laissons à ceux qui suivent la “déesse lamentation” […] Elle est une tromperie; elle te fait prendre la mauvaise route. Quand tout semble immobile et stagnant, quand les problèmes personnels nous inquiètent, quand les malaises sociaux ne trouvent pas les réponses qu’ils méritent, ce n’est pas bon de partir battus» (Exhort. Ap. Postsyn. Christus vivit, n.141). Pour cela, chère Liridona, chers amis, jamais et encore jamais on ne rêve trop. Cherchez à penser à vos rêves les plus grands, à ceux comme celui de Liridona – vous rappelez-vous? –: donner espérance à un monde fatigué, ensemble avec les autres, chrétiens et musulmans. Sans doute, c’est un très beau rêve. Elle n’a pas pensé à des petites choses, à des choses “au ras du sol”, mais elle a rêvé en grand. Et vous, les jeunes, vous devez rêver en grand!

Il y a quelques mois, avec un ami, le Grand Imam d’Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, nous aussi, nous avions un rêve très semblable au tien qui nous a conduits à vouloir nous engager et à signer ensemble un document qui dit que la foi doit nous conduire, nous les croyants, à voir dans les autres des frères que nous devons soutenir et aimer sans nous laisser manipuler par des intérêts mesquins (Document sur la fraternité humaine, Abu Dhabi, 4 février 2019). Nous sommes grands, il n’y a pas d’âge pour rêver…Mais rêvez, et rêvez en grand!

Et ceci me fait penser à ce que nous disait Bozanka: que vous les jeunes, vous aimez les aventures. Et je suis content que cela soit ainsi, parce que c’est la belle manière d’être jeunes: vivre une aventure, une bonne aventure. Le jeune n’a pas peur de faire de sa vie une bonne aventure. Et je vous demande: quelle aventure demande plus de courage que ce rêve que Liridona nous a partagé: donner espérance à un monde fatigué? Le monde est fatigué et il est devenu vieux, le monde est divisé et il semble avantageux de le diviser et de nous diviser encore plus. Il y a tant de grands qui veulent nous diviser. Faites attention! Comme résonnent fortement les paroles du Seigneur: «Heureux les artisans de paix, car ils seront appelés fils de Dieu» (Mt 5, 9)! Quelle adrénaline plus grande que de s’engager tous les jours, avec dévouement, à être artisans de rêves, artisans d’espérance? Les rêves nous aident à maintenir vivante la certitude de savoir qu’un autre monde est possible et que nous sommes appelés à nous impliquer en lui et à en faire partie avec notre travail, avec notre engagement et notre action.

Dans ce pays, il y a une belle tradition, celle des artisans tailleurs de pierre, habiles à tailler la pierre et à la travailler. Ainsi, il faut faire comme ces artistes et devenir des bons tailleurs de pierre de ses rêves. Nous devons travailler sur nos rêves. Un tailleur de pierre prend la pierre dans ses mains et lentement commence à lui donner forme et à la transformer, avec application et effort, et spécialement avec un grand désir de voir comment cette pierre, pour laquelle personne n’aurait rien donné, devient une œuvre d’art.

«Les rêves les plus beaux se conquièrent avec espérance, patience et effort, en renonçant à l’empressement – comme ces artistes-. En même temps il ne faut pas s’arrêter par manque d’assurance, il ne faut pas avoir peur de parier et de faire des erreurs – non, ne pas avoir peur! -. Il faut avoir peur de vivre paralysés, comme morts dans la vie, transformés en des personnes qui ne vivent pas, parce qu’elles ne veulent pas risquer – et un jeune qui ne risque pas est un mort -, parce qu’elles ne persévèrent pas dans leurs engagements et parce qu’elles ont peur de se tromper. Même si tu te trompes, tu pourras toujours lever la tête et recommencer, parce que personne n’a le droit de te voler l’espérance» (Exhort. Ap. Postsyn. Christus vivit, n. 142). Ne vous laissez pas voler l’espérance!

Chers jeunes, n’ayez pas peur de devenir des artisans de rêves et des artisans d’espérance. D’accord? [Ils répondent par des applaudissements].

«En tant que membres de l’Eglise, il est certain que nous ne devons pas être des personnes étranges. Tous doivent sentir que nous sommes frères et proches, comme les Apôtres qui «avaient la faveur de tout le peuple» (Ac2,47; cf. 4, 21.33; 5,13). Mais, en même temps, nous devons oser être différents, afficher d’autres rêves que ce monde n’offre pas, témoigner de la beauté de la générosité, du service, de la pureté, du courage, du pardon, de la fidélité à sa vocation, de la prière, de la lutte pour la justice et le bien commun, de l’amour des pauvres, de l’amitié sociale» (ibid., n. 36).

Pensez à Mère Teresa: quand elle vivait ici, elle ne pouvait pas imaginer comment aurait été sa vie, mais elle ne se cessa pas de rêver et de se remuer pour chercher toujours à découvrir le visage de son grand amour, qui était Jésus, à le découvrir dans tous ceux qui demeuraient au bord de la route. Elle a rêvé en grand et pour cela, elle a aimé en grand. Elle avait les pieds bien plantés ici, dans sa terre, mais elle ne restait pas inactive avec ses mains. Elle voulait être “un crayon dans les mains de Dieu”. Voici son rêve artisanal. Elle l’a offert à Dieu, elle y a cru, elle en a souffert, mais elle n’y a jamais renoncé. Et Dieu a commencé à écrire avec ce crayon des pages inédites et superbes. Une jeune fille de votre peuple, une femme de votre peuple, en rêvant, a écrit de grandes choses. C’est Dieu qui les a écrites, mais elle, elle a rêvé et elle s’est laissé guider par Dieu.

Chacun de vous, comme Mère Teresa, est appelé à travailler avec ses propres mains, à prendre la vie au sérieux, pour faire d’elle quelque chose de beau. Ne permettons pas qu’on nous vole les rêves (cf. ibid., n. 17), non, faites attention! Ne nous privons pas de la nouveauté que le Seigneur veut nous offrir. Vous rencontrerez beaucoup d’imprévus, beaucoup…, mais c’est important que vous puissiez les affronter et chercher avec créativité comment les transformer en opportunité. Mais jamais seuls; personne ne peut combattre seul. Comme nous ont témoigné Dragan et Marija: “notre communion nous donne la force pour affronter les défis de la société d’aujourd’hui”.

Je reprends ce qu’ont dit Dragan et Marija: “ Notre communion nous donne la force pour affronter les défis de la société actuelle”. Voici un très beau secret pour rêver et faire de notre vie une belle aventure. Personne ne peut affronter la vie de manière isolée, on ne peut pas vivre la foi, les rêves sans communauté, seul dans son cœur ou à la maison, fermés et isolés entre quatre murs, nous avons besoin d’une communauté qui nous soutient, qui nous aide et dans laquelle nous nous aidons mutuellement à regarder de l’avant.

Comme c’est important de rêver ensemble! Comme vous faites aujourd’hui: ici, tous unis, sans barrière. S’il vous plaît, rêvez ensemble, pas seuls; rêvez avec les autres, jamais contre les autres. Seuls, on risque d’avoir des mirages par lesquels tu vois ce qu’il n’y a pas; les rêves se construisent ensemble.

Il y a quelques minutes, nous avons vu deux enfants jouer ici. Ils voulaient jouer, jouer ensemble. Ils ne sont pas allés jouer sur l’écran de l’ordinateur, ils voulaient jouer sur du concret! Nous les avons vus: ils étaient heureux, contents. Parce qu’ils rêvaient de jouer ensemble, l’un avec l’autre. Vous l’avez vu? Mais à un certain moment, l’un a convenu qu’il était plus fort que l’autre, et au lieu de rêver avec l’autre, il a commencé à rêver contre l’autre, et il a cherché à le vaincre. Et cette joie s’est transformée en pleurs de ce pauvre qui a fini par terre. Vous avez vu comment on peut passer du rêve avec l’autre au rêve contre l’autre. Ne jamais dominer l’autre! Faire communauté avec l’autre: c’est cela la joie d’aller de l’avant. C’est très important.

Dragan et Marija nous ont dit combien c’est difficile quand tout semble nous isoler et nous priver de l’opportunité de nous rencontrer – de ce “rêve avec l’autre” -. A mon âge (et ce n’est pas peu), savez-vous quelle est la meilleure leçon que j’ai reçue et expérimentée dans toute ma vie? Le “face à face”. Nous sommes entrés dans l’ère des connexions, mais nous savons peu de choses sur les communications. Trop de contacts, mais peu de communication. Beaucoup sont connectés et peu sont impliqués les uns avec les autres. Parce que s’impliquer demande la vie, exige d’y être et de partager des beaux moments…et d’autres moins beaux. Au Synode consacré aux jeunes l’année dernière, nous avons pu vivre l’expérience de nous rencontrer face à face, jeunes et moins jeunes, et de nous écouter, de rêver ensemble, de regarder en avant avec espérance et gratitude. Cela a été le meilleur antidote contre le découragement et la manipulation, contre la culture de l’éphémère, des trop nombreux contacts sans communication, contre la culture des faux prophètes qui annoncent seulement malheurs et destructions. L’antidote est d’écouter et de s’écouter. Et maintenant, permettez-moi de vous dire quelque chose que je ressens dans mon cœur: donnez-vous l’opportunité de partager et de vous réjouir d’un bon “face à face” avec tous, mais surtout avec vos grands-parents, avec les anciens de votre communauté. Quelqu’un m’a peut-être déjà entendu le dire, mais je pense que c’est un antidote contre tous ceux qui veulent vous enfermer dans le présent en vous noyant et en vous étouffant par des pressions et des exigences d’un présumé bonheur, où il semble que le monde est en train de finir et il faut tout faire et vivre et tout de suite. Cela engendre avec le temps beaucoup d’anxiété, d’insatisfaction et de résignation. Pour un cœur malade de résignation, il n’y a pas de remède meilleur que d’écouter les expériences des anciens.

Chers amis, prenez le temps avec vos personnes âgées, avec vos anciens, écoutez leurs longs récits, qui parfois semblent pleins de fantaisies, mais, en réalité, sont remplis d’une expérience précieuse, remplis de symboles éloquents et de sagesse cachée à découvrir et à valoriser. Ce sont des récits qui demandent du temps (cf. Exhort. Ap. Postsyn. Christus vivit, n. 195). N’oublions pas un dicton: un nain peut voir plus loin en étant sur les épaules d’un géant. De cette manière vous acquerrez une vision jusque-là jamais atteinte. Entrez dans la sagesse de votre peuple, de vos gens, entrez sans honte ni complexe, et vous trouverez une source de créativité insoupçonnée qui remplira tout, vous permettra de voir des routes là où les autres voient des murs, des possibilités là où d’autres voient du danger, la résurrection là où beaucoup annoncent seulement la mort.

Pour cela, chers jeunes, je vous dis de parler avec vos grands-parents et avec vos anciens. Ils sont les racines, les racines de votre histoire, les racines de votre peuple, les racines de vos familles. Vous devez vous accrocher aux racines pour recueillir le suc qui fera grandir l’arbre et donnera des fleurs et des fruits, mais toujours à partir des racines. Je ne dis pas que vous, vous devez vous enterrer avec les racines: non, pas cela. Mais vous devez aller écouter les racines et trouver à partir de là, la force pour grandir, pour aller de l’avant. Si on coupe les racines à un arbre, cet arbre meurt. Si à vous les jeunes, on coupe vos racines, qui sont l’histoire de votre peuple, vous allez mourir. Oui, vous vivrez, mais sans fruit: votre patrie, votre peuple ne pourront pas donner de fruit, parce que vous, vous êtes détachés des racines.

Quand moi, j’étais enfant, on nous disait, à l’école, que lorsque les européens sont allés découvrir l’Amérique, ils portaient des verres colorés: ils les montraient aux Indiens, aux indigènes et ceux-ci s’enthousiasmaient avec les verres colorés, qu’ils ne connaissaient pas. Et ces indiens oubliaient leurs racines et ils achetaient les verres colorés et en échange ils donnaient de l’or. Avec les verres colorés, ils volaient l’or. C’était la nouveauté, et ils donnaient tout pour avoir cette nouveauté qui ne valait rien. Vous les jeunes, faites attention, parce qu’aujourd’hui il y a des conquistadores, des colonisateurs qui nous porteront les verres colorés: ce sont les colonisations idéologiques. Ils viendront à vous et ils vous diront: “Non, vous, vous devez être un peuple plus moderne, en avance, vous devez aller de l’avant, vous, prenez ces choses, allez sur cette route, oubliez les vieilles choses: allez de l’avant!” Qu’est-ce que vous devez faire? Discerner. Ce que ces personnes m’apportent, est-ce que c’est une bonne chose, qui est en harmonie avec l’histoire de mon peuple? Ou est-ce que ce sont des “verres colorés”? Et pour ne pas nous tromper, il est important de parler avec les personnes âgées, de parler avec les anciens qui vous transmettront l’histoire de votre peuple, les racines de votre peuple. Parler avec les personnes âgées, pour grandir. Parler avec notre histoire pour la porter encore plus en avant. Parler avec nos racines pour donner des fleurs et des fruits.

Et maintenant je dois finir, parce que le temps passe. Mais je vous confesse une chose: depuis le début de cette intervention avec vous, mon attention a été attirée par une situation. Je regardais cette femme, là devant: elle attend un enfant. Elle attend un enfant, et certains d’entre vous penseront: “Oh! Quelle catastrophe, pauvre femme, comme elle devra peiner!”. Quelqu’un pense cela? Non. Personne ne pense: “Oh, elle passera tant de nuits sans dormir pour l’enfant qui pleure…” Non. Cet enfant est une promesse, regarde vers l’avenir! Cette femme a risqué pour mettre un enfant au monde, parce qu’elle regarde vers l’avenir, elle regarde l’histoire. Parce qu’elle se sent forte de ses racines, pour faire avancer la vie, pour faire avancer la patrie, pour faire progresser le peuple.

Et nous finissons tous ensemble avec un applaudissement à tous les jeunes, à toutes les femmes courageuses qui font progresser l’histoire.

Et merci au traducteur qui a été très doué!

Seigneur, veux-tu mes mains?
(Prière de Mère Teresa)

Seigneur, veux-tu mes mains
pour passer cette journée à aider les pauvres et les malades
qui en ont besoin?
Seigneur, aujourd’hui je te donne mes mains.
Seigneur, veux-tu mes pieds
pour passer cette journée à visiter
ceux qui ont besoin d’un ami?
Seigneur, aujourd’hui, je te donne mes pieds.
Seigneur, veux-tu ma voix
pour passer cette journée à parler à ceux
qui ont besoin de paroles d’amour?
Seigneur, aujourd’hui je te donne ma voix.
Seigneur, veux-tu mon cœur
pour passer cette journée à aimer chaque homme seul,
rien que parce qu’il est un homme?
Seigneur, aujourd’hui je Te donne mon cœur.

[00750-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear Friends,

Having these meetings always gives me joy and hope. Thank you for making this possible and offering me this opportunity. I am very grateful for your dance – so beautiful – and for your questions. I knew about these questions: I received them and thought about them, and so I have prepared some points to reflect with you on these questions.

I will begin with the last question: after all, as the Lord said, the last shall be first! Liridona, after you shared your hopes with us, you asked me: “Am I dreaming too much?” A very fine question, and I would like all of us to answer it together. What do you think? Is Liridona dreaming too much?

Let me tell you that one can never dream too much. One of the big problems people have today, including so many young people, is that they have lost their ability to dream. They don’t dream, either much or little. When someone does not dream, when a young person does not dream, that empty space gets filled with complaints and a sense of hopelessness or sadness. “We can leave that to those who worship the ‘goddess of lament’… She is a false goddess: she makes you take the wrong road. When everything seems to be standing still and stagnant, when our personal issues trouble us, and social problems do not meet with the right responses, it does no good to give up” (Christus Vivit, 141). This is why, dear Liridona, dear friends, a person can never, never dream too much. Try to think of your greatest dreams, like Liridona’s dream – do you remember it? To give hope to a weary world, together with others, both Christians and Muslims. This is certainly a very fine dream. She didn’t think about little things, “on the ground level”, but she dreamed in a big way and you, young people, should dream big.

A few months ago, a friend of mine, Ahmad Al-Tayyeb, the Grand Imam of Al-Azhar, and I had a dream much like yours, that made us want to make a commitment and sign a document that says that faith must lead us believers to see other persons as our brothers and sisters. As brothers and sisters that we need to support and love, without letting ourselves be manipulated by petty interests.[1] We are old and it’s not the age to have dreams, but you, please dream and dream big!

This makes me think of what Bozanka told us. She said that, as young people, you like adventures. I am glad about that, for it is a beautiful way to be young: to experience an adventure, a good adventure. Young people do not fear making of their lives a good adventure. So I would ask you: what adventure requires more courage than the dream that Liridona shared with us, the dream of giving hope to a weary world? Our world is weary; our world has become old. The world is divided, and we can be tempted to keep it divided, and to become divided ourselves. There are those adults who want us to be divided; be on your guard. Yet how forcefully do we hear our Lord’s words: “Blessed are the peacemakers, for they shall be called sons of God” (Mt 5:9)! What can give us more excitement than being committed daily to becoming faithful builders of dreams, artisans of hope? Dreaming helps us to keep alive our certainty that another world is indeed possible, and that we are called to get involved, to help build that world through our work, our efforts and our actions.

In this country, you have a fine tradition of stonecarving, practised by artisans skilled at cutting stone and working it. We need to become like those craftsmen, to become expert carvers of our own dreams. We need to work at our dreams. A stonecarver takes a stone in his hands and slowly begins to shape and transform it with concentration and effort, and especially with a great desire to see how that stone, which no one thought was worth anything, can become a work of art.

“Our best dreams are only attained through hope, patience and commitment, and not in haste, like these artisans. At the same time, we should not be hesitant, afraid to take chances or make mistakes. No, do not be afraid. Rather, we should fear experiencing the paralysis of the living dead, who have no life because they are afraid to take risks. And young people who do not take risks are dead. Some don’t want to take risks because they don’t want to persevere in their commitments or they fear making mistakes. Even if you make mistakes, you can always get up and start over, for no one has the right to rob you of hope” (cf. Christus Vivit, 142). Don’t allow yourselves to be robbed of hope. Dear young people, don’t be afraid to become artisans of dreams and of hope! Agreed?

“Certainly, as members of the Church, we should not stand apart from others. All should regard us as friends and neighbours, like the apostles, who, as the Bible says, ‘enjoyed the good will of all the people’ (Acts 2:47; cf. 4:21.33; 5:13). Yet at the same time we must dare to be different, to point to ideals other than those of this world, testifying to the beauty of generosity, service, purity, perseverance, forgiveness, fidelity to our personal vocation, the beauty of prayer, the pursuit of justice and the common good, the beauty of love for the poor, and social friendship” (ibid., 36)”.

Think of Mother Teresa: when she lived here, she could not have imagined where her life would have ended up. Yet she kept dreaming and tried to see the face of her great love, Jesus, and to discover it in all those people on the sides of the road. She dreamed in a big way, and this is why she also loved in a big way. She had her feet firmly planted here, in her native land, but she didn’t stand still. She wanted to be “a pencil in the hands of God”. This was the dream she crafted. She offered it to God, she believed in it, she suffered for it, and she never gave it up. And God began to write new and amazing pages of history with that pencil; a woman from your land, who dreamed, who wrote great things. It is God who wrote them but she dreamed and allowed herself to be guided by God.

Each of you is called, like Mother Teresa, to work with your hands, to take life seriously and make something beautiful of it. Let us not allow ourselves to be robbed of our dreams (cf. Christus Vivit, 17); be on your guard. Let us not deprive ourselves of the newness that the Lord wants to give us. You will encounter many, many unexpected twists and turns in life, but it is important to face them and find creative ways of turning them into opportunities. But never alone! No one can fight alone. As Dragan and Marija told us: “our communion gives us strength to face the challenges of today’s society”.

Taking up what Dragan and Marija said: “Our communion gives us the strength to face the changes of contemporary society”. Here is a splendid secret that shows us how to dream and to turn our life into a wonderful adventure. No one can face life in isolation; no one can live the life of faith or realize his or her dreams alone, without leaving home, without being part of a community, alone at heart or at home, enclosed and isolated behind four walls. We need a community that supports and helps us, in which we can help one another to keep looking ahead.

How important it is to dream together! Just as you are doing today: everyone together, here in one place, without barriers. Please, dream together, not by yourselves; dream with others, never against others! Dream with others and never against others! By yourselves, you risk seeing mirages, seeing things that are not there. Dreams are built together.

A few minutes ago we saw two children playing here. They wanted to play, to play together. They didn’t go to play on their computers, they wanted to play for real! We observed them: they were happy, content. Because they dreamed of playing together, with one another. Did you see this? Yet, at a certain point, one of them realized that the other was stronger, and instead of dreaming with the other, began to dream against the other, and tried to overcome the other. And that joy changed as we saw the weaker one in tears, on the floor. You saw how we can pass from dreaming with others to dreaming against others. Never dominate others! Build up community with others: this is the joy of moving ahead. This is very important. Dragan and Marija have told us how difficult this can be, when everything conspires to isolate us and deprive us of the opportunity to encounter one another, the opportunity of “dreaming with others”. Now at my age (and I am not young!), do you want to know what I think was the best lesson I ever learned? It was how to talk to people “face-to-face”. We have entered into the digital age, but actually we know very little about communication. Many contacts, but we communicate little. We are all “connected”, but not really “involved” with one another. Getting involved requires life; it calls for being there and sharing the good times but also the not so good times. At last year’s Synod on young people, we were able to have the experience of meeting one another face to face, both the young and the not-so-young. We were able to listen to one another, to dream together and to look to the future with hope and gratitude. That was the best antidote to discouragement and manipulation, to too many contacts without communication, to the culture of the ephemeral and to all those false prophets who proclaim only misfortune and destruction. The antidote is listening, listening to one another. And now, let me tell you something I feel very strongly about: give yourselves a chance to share and enjoy a good “face-to-face” with everyone, but especially with your grandparents, with the elderly of your community. Perhaps some of you have heard me say this, but for me that is an antidote to those who would lock you up in the present, overwhelming you with pressures and demands, all in the name of an alleged happiness, as if the world is about to end and you have to experience everything right away. In the long run, this creates anxiety, dissatisfaction and a sense of hopelessness. For a heart tempted by hopelessness, there is no better remedy than listening to the experiences of older people.

Dear friends, spend time with the elderly, listen to their stories, which may sometimes seem a bit unreal but in fact are full of rich experiences, eloquent symbols and a hidden wisdom waiting to be discovered and appreciated. Those stories take time to tell (cf. Christus Vivit, 195). Don’t forget the old saying that a little person can see further by standing on the shoulders of a giant. In this way, you will gain a new and broader vision. Enter into the wisdom of your people, your community, enter without shame or hesitations, and you will discover an unexpected source of creativity which will prove most fulfilling. It will let you perceive paths where others see barriers, possibilities where others see threats, resurrection where so many proclaim only death.

For this reason, dear young people, I tell you to speak with your grandparents and with your elders. They are your roots, the roots of your history, the roots of your people, the roots of your families. You should hold on tight to your roots to receive the sap that will make the tree grow, flourish and bear fruit, but always holding onto your roots. I do not say that you should go underground with those roots: no, not this. But you should journey and listen to these roots and take from them the strength needed to grow, to move forward. If a tree’s roots are cut off, that tree dies. If your roots as young people are cut off, which are the roots of the history of your people, you will die. Yes, you will live, but without bearing fruit: your country, your people will not be able to bear fruit because you have removed yourselves from your roots.

When I was a child, we were told at school that when the Europeans went to discover America, they took with them coloured glass. This was shown to the Indians, to the indigenous peoples, and they were enthralled by the coloured glass which they had never seen before. And these Indians forgot their roots and bought this glass in exchange for gold. So gold was robbed by means of coloured glass. The glass was a novelty and they gave everything to have this novelty which was worth nothing. You, young people, please be on your guard, because today also there are those who want to conquer, those who want to colonize, offering you coloured glass: this is ideological colonization. They will come to you and say: “No, you must be a more modern people, more advanced, take these things and take a new path, forget older things: progress ahead!” And what should you do? Discern. What this person is bringing to me, is it a good thing, something in harmony with the history of my people? Or is it “coloured glass”? In order for you not to be tricked, it’s important to speak to the elderly, speak to those who will pass onto you the history of your people, the roots of your people. Speak to the elderly, in order to grow. Speak to our history in order to make it develop. Speak to our roots in order to produce flowers and fruits.

And now I have to finish, because we are running out of time. But I want to confess this to you: from the beginning of this meeting with you, I have been distracted by something. I was looking at this lady here in front of me; she is expecting a baby. She is waiting for a baby to be born, and perhaps one of you could think: “What a hardship, poor woman, how great will be her work!” Does any of you think this? No. No one thinks: “Oh she will have sleepless nights due to her crying child…” No. That child is a promise, look ahead! This lady has taken risks in order to bring an infant into the world, because she looks forward, she looks at history. Because she feels the strength of the roots that help her bring forth life, her country and her people.

And let us conclude together applauding all the young people, all the courageous women who bring forth history. And thankyou to the interpreter who is been really good!

Do you need my hands, Lord?
(Prayer of Mother Teresa)

Do you need my hands, Lord,
to help the sick and the poor
who are in need today?
Lord, this day I offer you my hands.
Do you need my feet. Lord,
to lead me today
to those who need a friend?
Lord, this day I offer you my feet.
Do you need my voice, Lord,
so that I can speak to all those
who need a word of love?
Lord, this day I offer you my voice.
Do you need my heart, Lord,
so that I can love everyone,
without exception?
Lord, this day I offer you my heart.

________________

[1] Document on Human Fraternity, Abu Dhabi, 4 February 2019.

[00750-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Freunde,

diese Begegnungen sind immer ein Grund zur Freude und zur Hoffnung. Danke dafür, dass ihr dies ermöglicht habt und dass ihr mir diese Möglichkeit schenkt. Herzlichen Dank für euren sehr schönen Tanz und eure Fragen. Ich kannte die Fragen; ich hatte sie bekommen und kannte sie, und so habe ich einige Punkte vorbereitet, um mit euch über diese Fragen nachzudenken.

Ich beginne mit der letzten Frage (wie der Herr sagte, die Letzten werden die Ersten sein). Liridona, nachdem du mit uns deine Wünsche geteilt hast, hast du mich gefragt: »Träume ich zu viel?«. Eine sehr schöne Frage, auf die ich gerne gemeinsam mit euch antworten würde. Was meint ihr, träumt Liridona zu viel?

Ich möchte euch sagen: Man träumt nie zu viel. Eines der Hauptprobleme von heute und von vielen jungen Menschen ist, dass sie die Fähigkeit zu träumen verloren haben. Sie träumen weder viel noch wenig, sie träumen gar nicht. Und wenn ein Mensch nicht träumt, wenn ein junger Mensch nicht träumt, wird dieser Raum vom Klagen und von der Resignation oder von der Traurigkeit eingenommen. »Das überlassen wir denen, die der „Klagegöttin“ nachfolgen […] Sie ist eine Täuschung: sie führt dich auf den falschen Weg. Wenn alles stillzustehen und zu stagnieren scheint, wenn persönliche Probleme uns beunruhigen, soziale Schwierigkeiten keine angemessenen Antworten finden, dann ist es nicht gut, sich geschlagen zu geben« (Nachsynodales Apostolisches Schreiben Christus vivit, 141). Aus diesem Grund, liebe Liridona, liebe Freunde, träumt man nie, nie zu viel. Versucht an eure großartigsten Träume zu denken, an solche wie den Traum von Liridona – erinnert ihr euch? Einer müden Welt Hoffnung geben, zusammen mit anderen, Christen und Muslimen. Zweifellos ist das ein sehr schöner Traum. Sie hat nicht an kleine Dinge gedacht, „sie hat den Ball nicht flach gehalten“, sondern sie träumte einen großen Traum. Und ihr junge Menschen müsst einen großen Traum träumen.

Vor einigen Monaten hatten auch wir mit einem Freund, dem Großimam von Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, einen Traum, der dem deinen sehr ähnlich war, und der uns dazu gebracht hat, dass wir etwas tun wollten und ein Dokument unterschrieben haben, das besagt, dass der Glaube uns Gläubige dazu bringen muss, in den anderen Brüder und Schwestern zu sehen, die wir unterstützen und lieben müssen, ohne uns von kleinlichen Interessen manipulieren zu lassen.[1] Wir sind alt, es ist nicht das Alter, um zu träumen. Aber träumt, und träumt von Großem!

Und das lässt mich an das denken, was Bozanka uns gesagt hat: dass ihr jungen Leute Abenteuer liebt. Und ich bin froh, dass das so ist, denn dies ist eine schöne Art, jung zu sein: ein Abenteuer zu erleben, ein gutes Abenteuer. Der junge Mensch hat keine Angst, sein Leben zu einem guten Abenteuer zu machen. Und ich frage euch: Welches Abenteuer erfordert mehr Mut als der Traum, den Liridona mit uns teilte, nämlich einer müden Welt Hoffnung zu geben? Die Welt ist müde, alt geworden; die Welt ist uneins, und es scheint vorteilhaft, sie und uns noch mehr zu spalten. Es gibt viele Große, die uns untereinander spalten wollen. Gebt acht! Wie kraftvoll erklingen da die Worte des Herrn: »Selig die Frieden stiften, denn sie werden Kinder Gottes genannt werden« (Mt 5,9)! Was setzt mehr Adrenalin frei, als sich jeden Tag mit Hingabe darum zu bemühen, Handwerker der Träume und Handwerker der Hoffnung zu sein? Träume helfen uns, die Gewissheit lebendig zu halten, dass eine andere Welt möglich ist und dass wir dazu berufen sind, uns in sie einzubringen und mit unserer Arbeit, unserem Engagement und unserem Handeln daran teilzuhaben.

In diesem Land gibt es eine schöne Tradition, die der Steinmetze, die geschickt darin sind, Steine zu schneiden und zu bearbeiten. Ja, man muss wie diese Künstler vorgehen und ein guter Steinmetz seiner Träume werden. Wir müssen unsere Träume bearbeiten. Ein Steinmetz nimmt den Stein in seine Hände und beginnt ihm langsam Form zu geben und ihn zu verändern, mit Einsatz und Mühe, vor allem aber mit dem großen Wunsch, zu sehen, wie dieser Stein, für den niemand etwas gegeben hätte, zu einem Kunstwerk wird.

»Die schönsten Träume erkämpft man mit Hoffnung, Geduld, Einsatz und Verzicht auf Eile.« – Wie jene Künstler. – »Zugleich darf man sich nicht von der Unsicherheit blockieren lassen; man sollte keine Furcht haben, etwas aufs Spiel zu setzen und Fehler zu machen.« – Nein, keine Angst haben! – «Eher müssen wir Angst haben, wie gelähmt zu leben, wie lebendige Tote, die zu leblosen Individuen wurden, weil sie kein Risiko eingehen wollen« – ein junger Mensch, der kein Risiko eingeht, ist ein Toter –, »weil sie sich nicht für ihre Belange einsetzen oder weil sie Angst haben, etwas falsch zu machen. Selbst wenn du einen Fehler machst, kannst du immer wieder aufstehen und neu anfangen. Niemand hat das Recht, dir die Hoffnung zu rauben« (Nachsynodales Apostolisches Schreiben Christus vivit, 142). Lasst euch nicht die Hoffnung rauben!

Liebe junge Freunde, habt keine Angst, Handwerker der Träume und Handwerker der Hoffnung zu werden. Einverstanden? [Beifall]

»Es ist wahr: Wir Mitglieder der Kirche dürfen keine seltsamen Gestalten sein. Alle müssen uns als Geschwister und Nachbarn erleben können wie die Apostel, die „Gunst beim ganzen Volk“ fanden (Apg 2,47, vgl. 4,21.23; 5,13). Zugleich müssen wir allerdings den Mut haben, anders zu sein, andere Träume zu zeigen, die die Welt nicht geben kann, und Zeugnis zu geben für die Schönheit der Großherzigkeit, des Dienstes, der Reinheit, der Stärke, der Vergebung, der Treue zur eigenen Berufung, des Gebets, des Kampfes für die Gerechtigkeit und für das Gemeinwohl, der Liebe für die Armen und der sozialen Freundschaft« (ebd., 36).

Denkt an Mutter Teresa: Als sie hier lebte, konnte sie sich nicht vorstellen, wie ihr Leben einmal aussehen würde, aber sie hörte nie auf, zu träumen und voll Einsatz stets zu versuchen, das Antlitz ihrer großen Liebe, nämlich Jesus, zu entdecken, ihn in all denen zu entdecken, die am Straßenrand lebten. Sie hat von Großem geträumt und aus diesem Grund hat sie auch so großartig geliebt. Sie stand hier in ihrem Land mit beiden Beinen fest auf dem Boden, aber sie legte ihre Hände nicht in den Schoß. Sie wollte ein „Bleistift in den Händen Gottes“ sein. Das hier war ihr „Traumhandwerk“. Sie bot diesen Traum Gott an, sie glaubte daran, sie litt dafür, sie hat ihn nie aufgegeben. Und Gott begann, mit diesem Bleistift völlig neue und wunderbare Seiten zu schreiben. Ein Mädchen eures Volkes, eine Frau eures Volkes, die träumte und Großes geschrieben hat. Gott hat es geschrieben, aber sie hat geträumt und ließ sich von Gott leiten.

Jeder von euch ist wie Mutter Teresa gerufen, mit den eigenen Händen zu arbeiten, das Leben ernst zu nehmen, um etwas Schönes daraus zu machen. Lassen wir nicht zu, dass uns jemand unsere Träume raubt (vgl. ebd., 17), nein, gebt acht! Bringen wir uns nicht um die Neuheit, die der Herr uns schenken will. Ihr werdet dabei auf viel Unvorhergesehenes stoßen, auf vieles ..., aber wichtig ist dabei, dass ihr fähig seid, damit recht umzugehen und es möglichst kreativ in Chancen zu verwandeln. Aber niemals allein; niemand kann alleine kämpfen. Wie Dragan und Marija uns bezeugten: „Unsere Gemeinschaft gibt uns die Kraft, uns den Herausforderungen der heutigen Gesellschaft zu stellen.“

Ich greife auf, was Dragan und Marija gesagt haben: „Unsere Gemeinschaft gibt uns die Kraft, uns den Herausforderungen der heutigen Gesellschaft zu stellen.“ Dies ist ein schönes Geheimnis, das es ermöglicht, zu träumen und das Leben zu einem schönen Abenteuer zu machen. Niemand kann auf sich allein gestellt das Leben meistern, man kann seinen Glauben und seine Träume nicht ohne Gemeinschaft leben, nur im eigenen Herzen oder zu Hause, eingeschlossen und isoliert zwischen vier Mauern. Es braucht eine Gemeinschaft, die uns unterstützt, die uns hilft und in der wir uns gegenseitig helfen, nach vorne zu schauen.

Wie wichtig ist es, gemeinsam zu träumen! Wie ihr es heute tut: hier, alle vereint, ohne Barrieren. Bitte träumt gemeinsam, nicht allein. Träumt mit den anderen, nie gegen die anderen! Allein steht man in der Gefahr der Illusion, die einen etwas sehen lässt, das gar nicht da ist; zusammen jedoch entwickelt man Träume.

Vor wenigen Minuten haben wir zwei Kinder hier spielen sehen. Sie wollten spielen, miteinander spielen. Sie sind nicht gegangen, um auf dem Computerbildschirm zu spielen, sie wollten echt spielen! Wir haben sie gesehen – sie waren glücklich, zufrieden. Habt ihr sie gesehen? Aber irgendwann hat das eine Kind bemerkt, dass es stärker war als das andere, und statt mit dem anderen zu träumen, hat es begonnen, gegen das andere zu träumen, und hat es zu besiegen versucht. Und jene Freude wurde zum Weinen des armen Kindchens, das hingefallen ist. Ihr habt gesehen, wie man vom Träumen mit dem anderen zum Träumen gegen den anderen gelangen kann. Nie den anderen beherrschen! Mit dem anderen Gemeinschaft halten – das ist die Freude des Vorangehens. Es ist sehr wichtig.

Dragan und Marija sagten uns, wie schwierig das ist, wenn uns alles in die Einsamkeit zu treiben scheint und uns damit um die Chance der Begegnung bringt, um dieses „Träumen mit dem anderen“. Wisst ihr, welche Lektion die beste war, die ich im Lauf meiner Jahre (und das sind nicht wenige), in meinem ganzen Leben, gelernt und erlebt habe? Das „von Angesicht zu Angesicht“. Wir leben im Zeitalter der Vernetzung, aber wir wissen wenig über Kommunikation. Zu viele Kontakte, aber man kommuniziert wenig. Man ist heute miteinander sehr vernetzt, aber man nimmt kaum Anteil am Leben der anderen. Weil solche Anteilnahme das Leben erfordert und verlangt, dass man da ist und schöne Momente miteinander teilt... und auch die weniger schönen. Auf der Synode, die letztes Jahr den Jugendlichen gewidmet war, konnten wir, Junge und weniger Junge, die Erfahrung solch einer Begegnung von Angesicht zu Angesicht machen und einander zuhören, gemeinsam träumen, mit Hoffnung und Dankbarkeit nach vorne schauen. Das war das beste Gegenmittel gegen Entmutigung, gegen die Manipulation, gegen die Kultur des Flüchtigen, der zu vielen Kontakte ohne Kommunikation, gegen die Kultur der falschen Propheten, die nur Unglück und Zerstörung ankündigen. Das Gegenmittel ist hören und einander zuhören. Und nun erlaubt mir, euch etwas zu sagen, das mir wirklich am Herzen liegt: gönnt euch die Chance guter persönlicher Beziehungen zu allen und genießt es, pflegt dieses „von Angesicht zu Angesicht“ besonders mit euren Großeltern, mit den älteren Menschen eurer Gemeinschaft. Vielleicht hat mich das schon mal jemand sagen gehört, aber ich denke, das ist ein Gegenmittel gegen all jene, die euch in der Gegenwart einsperren wollen, um euch zu ertränken und zu ersticken mit dem Druck und den Forderungen eines vermeintlichen Glücks, wo es scheint, als ginge die Welt bald unter und man müsse alles sofort tun und erleben. Dies führt im Laufe der Zeit zu viel Angst, Unzufriedenheit und Resignation. Für ein Herz, das an Resignation erkrankt ist, gibt es kein besseres Mittel, als den Erfahrungen der älteren Menschen zuzuhören.

Freunde, verbringt Zeit mit euren Alten, mit euren älteren Mitmenschen, hört euch ihre langen Geschichten an, die manchmal phantasievoll erscheinen, aber in Wirklichkeit voll wertvoller Erfahrung, voll vielsagender Zeichen und verborgener Weisheit sind, die es zu entdecken und zur Geltung zu bringen gilt. Das sind Geschichten, die Zeit brauchen (vgl. Nachsynodales Apostolisches Schreiben Christus vivit, 195). Vergessen wir nicht jenes Sprichwort: ein Zwerg kann weiter in die Ferne sehen, wenn er auf den Schultern eines Riesen steht. Auf diese Weise werdet ihr eine Sicht haben wie nie zuvor. Tretet ein in die Weisheit eures Volkes, eurer Mitmenschen, tretet ein ohne Scham oder Komplexe, und ihr werdet eine Quelle überraschender Kreativität finden, die allem Fülle verleiht, die euch erlaubt, dort Straßen zu sehen, wo andere nur Mauern sehen, Möglichkeiten, wo andere Gefahr sehen, Auferstehung, wo viele nur Tod verkünden.

Daher, liebe Jugendliche, sage ich euch, ihr sollt mit euren Großeltern und euren alten Leuten sprechen. Sie sind die Wurzeln, die Wurzeln eurer Geschichte, die Wurzeln eures Volkes, die Wurzeln eurer Familien. Ihr müsst euch an den Wurzeln festhalten, um den Saft zu bekommen, der den Baum wachsen lassen und Blüten und Früchte hervorbringen wird, aber stets von den Wurzeln her. Ich sage nicht, dass ihr euch mit den Wurzeln unter der Erde eingraben müsst, nein, das nicht. Ihr müsst jedoch die Wurzeln hören gehen und von dort die Kraft bekommen, um zu wachsen, um weiterzugehen. Wenn einem Baum die Wurzeln abgeschnitten werden, stirbt dieser Baum. Wenn man euch jungen Menschen eure Wurzeln abschneidet, dann sterbt ihr. Ja, ihr lebt dann, doch ohne Frucht: Eure Heimat und euer Volk können keine Frucht bringen, weil ihr von den Wurzeln getrennt seid.

Als ich Kind war, erzählte man uns in der Schule, dass die Europäer bei der Entdeckung Amerikas buntes Glas mitbrachten. Sie zeigten es den Indianern, den Indigenen, und diese begeisterten sich für das bunte Glas, das ihnen unbekannt war. Und diese Indianer vergaßen ihre Wurzeln und erwarben buntes Glas und tauschten es gegen Gold ein. Mit dem bunten Glas wurde ihnen das Gold geraubt. Es war neu für sie, und sie gaben alles, um diese Neuheit zu haben, die nichts wert war. Ihr Jugendlichen, gebt acht, denn auch heute gibt es Eroberer, Kolonisatoren, die euch buntes Glas bringen – es sind die ideologischen Kolonisierungen. Sie kommen zu euch und sagen euch: „Nein, ihr müsst ein moderneres Volk, weiter voraus sein und vorwärts gehen, so nehmt diese Sachen, geht diesen Weg, vergesst die alten Sachen, geht weiter!“ Was müsst ihr machen? Unterscheiden. Das, was mir diese Person bringt, ist das gut, steht es im Einklang mit der Geschichte meines Volkes? Oder ist es „buntes Glas“? Und um uns nicht zu täuschen, ist es wichtig, mit den alten Leuten zu sprechen, mit den älteren Menschen, die euch die Geschichte eures Volkes, die Wurzeln eures Volkes weitergeben werden. Mit den alten Leuten sprechen, um zu wachsen. Mit unserer Geschichte sprechen, um sie weiter fortzuführen. Mit unseren Wurzeln sprechen, um Blüten und Früchte zu tragen.

Jetzt muss ich aufhören, denn die Zeit vergeht schnell. Ich gestehe euch aber etwas: Seit Beginn dieses Treffens mit euch wurde meine Aufmerksamkeit auf eine Situation gelenkt. Ich habe diese Frau hier vorne gesehen – sie erwartet ein Kind. Sie erwartet ein Kind, und einer von euch könnte denken: „Oh! Was für ein Unglück, arme Frau, wie sehr wird sie sich abmühen!“ Denkt jemand so? Nein. Niemand denkt: „Oh, sie wird viele schlaflose Nächte verbringen wegen des Kindes, wenn es weint …“ Nein. Dieses Kind ist eine Hoffnung, es blickt nach vorne. Diese Frau hat etwas riskiert, um ein Kind zur Welt zu bringen, weil sie nach vorne blickt, auf die Geschichte blickt. Weil sie mit der Kraft der Wurzeln fühlt, um das Leben weiterzutragen, um die Heimat weiterzubringen, um das Volk weiterzubringen.

Und schließen wir alle zusammen mit einem Applaus für alle jungen Menschen ab, für alle mutigen Frauen, die die Geschichte fortführen.

Und ein Dankeschön dem Übersetzer, der sehr tüchtig war!

Bedarfst du meiner Hände, Herr?
(Gebet von Mutter Teresa)

Bedarfst du meiner Hände, Herr,
damit sie an diesem Tag den Kranken und Armen helfen,
die sie brauchen?
Herr, dir gebe ich heute meine Hände.
Bedarfst du meiner Füße, Herr,
damit sie an diesem Tag mich zu jenen tragen,
die einen Freund brauchen?
Herr, dir gebe ich heute meine Füße.
Bedarfst du meiner Stimme, Herr,
damit ich an diesem Tag zu allen spreche,
die dein Wort der Liebe brauchen?
Herr, dir gebe ich heute meine Stimme.
Bedarfst du meines Herzens, Herr,
damit ich an diesem Tag
einen jeden, ohne Ausnahme, liebe?
Herr, dir gebe ich heute mein Herz.

________________________________________

[1] Dokument über die Brüderlichkeit aller Menschen, Abu Dhabi, 4. Februar 2019.

[00750-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos amigos:

Siempre es un motivo de alegría y esperanza poder tener estos encuentros. Gracias por haberlo hecho posible y haberme regalado esta oportunidad. Gracias de corazón por vuestra danza, tan bonita, y vuestras preguntas. Yo sabía las preguntas: las recibí y las conocía, y preparé algunos puntos para reflexionar con vosotros sobre estas preguntas.

Comienzo por la última —como dijo el Señor, los últimos serán los primeros—. Liridona, después de compartirnos lo que anhelabas me preguntabas: «¿Sueño demasiado?». Una muy linda pregunta que me gustaría que respondiéramos juntos. Para vosotros, ¿Liridona sueña mucho?

Quisiera deciros: nunca se sueña demasiado. Uno de los principales problemas de la actualidad y de tantos jóvenes es que han perdido la capacidad de soñar. Ni mucho ni poco, no sueñan; y cuando una persona no sueña, cuando un joven no sueña, ese espacio es ocupado por el lamento y la resignación o la tristeza. «Esto lo dejamos para aquellos que siguen a la “diosa lamentación” […]. Es un engaño: te hace tomar la senda equivocada. Cuando todo parece paralizado y estancado, cuando los problemas personales nos inquietan, los malestares sociales no encuentran las debidas respuestas, no es bueno darse por vencido» (Exhort. apost. postsin. Christus vivit, 141). Por eso, querida Liridona, queridos amigos, nunca, pero nunca, se sueña mucho. Tratad de pensar en vuestros sueños más grandes, como el de Liridona —¿lo recordáis?—: dar esperanza a un mundo cansado, junto con los demás, cristianos y musulmanes. Sin lugar a dudas un sueño muy hermoso. Ella no pensó en cosas pequeñas, en cosas “rastreras” sino que soñó en grande. Y vosotros, jóvenes, debéis de soñar en grande.

Hace unos meses, con un amigo, el Gran Imán de Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, también tuvimos un sueño muy parecido al tuyo que nos llevó a querer comprometernos y firmar juntos un documento que dice que la fe nos tiene que mover a los creyentes a ver en los otros a un hermano que debemos sostener y amar, y no dejarnos manipular por intereses mezquinos (cf. Documento sobre la fraternidad humana, Abu Dabi, 4 febrero 2019). Nosotros somos mayores, no es una edad para soñar. Pero soñad, y soñad a lo grande.

Y eso me hace pensar en lo que nos decía Bozanka: que a vosotros los jóvenes os gustan las aventuras. Y me alegra que así sea, porque es la manera más hermosa de ser joven: vivir una aventura, una buena aventura. El joven no tiene miedo a hacer de su vida una buena aventura. Y os pregunto: ¿Qué aventura requiere más valor que ese sueño que nos compartió Liridona: el de darle esperanza a un mundo cansado? El mundo está cansado, ha envejecido; el mundo está dividido y parece que es rentable dividirlo y dividirnos aún más. Hay tantos mayores que quieren dividirnos entre nosotros. ¡Estad atentos! Con cuánta fuerza pueden resonar las palabras del Señor: «Bienaventurados los que trabajan por la paz, porque serán llamados hijos de Dios» (Mt 5,9). ¿Qué adrenalina mayor que la de empeñarse todos los días, con dedicación, en ser artesanos de sueños, artesanos de esperanza? Los sueños nos ayudan a mantener viva la certeza de saber que otro mundo es posible y que estamos invitados a involucrarnos y formar parte de él con nuestro trabajo, con nuestro compromiso y acción.

En este país hay una hermosa tradición, la de los artesanos escultores, hábiles en tallar y trabajar la piedra. Es necesario ser como esos artistas y convertirnos en buenos escultores de los propios sueños. Tenemos que trabajar sobre nuestros propios sueños. Un escultor toma la piedra en sus manos y lentamente comienza a darle forma y a transformarla, con dedicación y esfuerzo, y sobre todo con muchas ganas de ver cómo esa piedra, por la que nadie daría nada, se convierte en una hermosa obra de arte.

«Los sueños más bellos se conquistan con esperanza, paciencia y empeño, renunciando a las prisas ―como aquellos artistas—. Al mismo tiempo, no hay que detenerse por inseguridad, no hay que tener miedo de apostar y de cometer errores —no, no tengáis miedo—. Sí hay que tener miedo a vivir paralizados, como muertos en vida, convertidos en seres que no viven porque no quieren arriesgar —y un joven que no arriesga es un muerto—, porque no perseveran en sus empeños o porque tienen temor a equivocarse. Aun si te equivocas siempre podrás levantar la cabeza y volver a empezar, porque nadie tiene derecho a robarte la esperanza» (Exhort. apost. postsin. Christus vivit, 142). No os dejéis robar la esperanza.

Queridos jóvenes, no tengáis miedo de convertiros en artesanos de sueños y artesanos de esperanza. ¿De acuerdo? [responden con un aplauso].

«Es cierto que los miembros de la Iglesia no tenemos que ser “bichos raros”. Todos tienen que sentirnos hermanos y cercanos, como los Apóstoles, que “gozaban de la simpatía de todo el pueblo” (Hch 2,47; cf. 4,21.33; 5,13). Pero al mismo tiempo tenemos que atrevernos a ser distintos, a mostrar otros sueños que este mundo no ofrece, a testimoniar la belleza de la generosidad, del servicio, de la pureza, de la fortaleza, del perdón, de la fidelidad a la propia vocación, de la oración, de la lucha por la justicia y el bien común, del amor a los pobres, de la amistad social» (ibíd., 36).

Pensad en Madre Teresa. Cuando vivía aquí no se imaginaba cómo sería su vida, pero no dejó de soñar y de esforzarse por descubrir siempre el rostro de su gran amor, que era Jesús, descubridlo en todos aquellos que estaban al borde del camino. Ella soñó a lo grande y por eso también amó a lo grande. Tenía los pies bien plantados aquí, en su tierra, pero no estaba con los brazos cruzados. Quería ser “un lápiz en las manos de Dios”. Ese fue su sueño artesanal. Lo ofreció a Dios, creyó, sufrió, no renunció nunca. Y Dios comenzó a escribir páginas inéditas y asombrosas con ese lápiz. Una joven de vuestro pueblo, una mujer de vuestro pueblo, soñando, escribió cosas grandes. Es Dios quien las ha escrito, pero ella las soñó y se dejó guiar por Dios.

Cada uno de vosotros, al igual que Madre Teresa, está llamado a trabajar con sus propias manos, a tomar la vida en serio, para hacer algo hermoso con ella. No permitamos que nos roben los sueños (cf. ibíd., 17), ¡no, estad atentos! No nos perdamos la novedad que el Señor nos quiere regalar. Encontraréis muchos imprevistos, muchos… pero es importante que los afrontéis y busquéis con creatividad transformarlos en una oportunidad. Pero nunca solos, nadie puede pelear solo. Como lo compartieron Dragan y Marija: “Nuestra comunión nos da la fuerza para afrontar los desafíos de la sociedad actual”.

Retomo lo que han dicho Dragan y Marija: “Nuestra comunión nos da la fuerza para afrontar los desafíos de la sociedad actual”. He ahí un hermoso secreto para soñar y hacer de nuestra vida una hermosa aventura. Nadie puede pelear la vida aisladamente, no se puede vivir la fe, los sueños sin comunidad, solo en su corazón o en casa, encerrado o aislado entre cuatro paredes, se necesita una comunidad que nos sostenga, que nos ayude y en la que nos ayudemos unos a otros a mirar hacia delante.

¡Qué importante es soñar juntos! Como hacéis hoy aquí, todos unidos, sin barreras. Por favor, soñad juntos, no solos; soñad con los demás, nunca contra los demás. Solos se corre el riesgo de tener espejismos, en los que ves lo que no hay; los sueños se construyen juntos.

Hace unos minutos vimos a dos niños jugando aquí. Querían jugar, jugar juntos. No fueron a jugar con la pantalla del ordenador, querían jugar en lo concreto. Los vimos: estaban felices, felices. Porque soñaban con jugar juntos, el uno con el otro. ¿Los habéis visto? Pero en un cierto momento, uno se dio cuenta de que era más fuerte que el otro, y en lugar de soñar con el otro, comenzó a soñar contra el otro e intentaba vencerlo. Y esa alegría se convirtió en el llanto de ese pequeño que terminó en el suelo. Habéis visto cómo uno puede pasar de soñar con el otro a soñar contra el otro. Nunca se debe dominar al otro. La comunidad se hace con el otro: esta es la alegría de seguir adelante. Es muy importante.

Dragan y Marija nos decían lo difícil que resulta esto cuando todo parece aislarnos y privarnos de la oportunidad de encontrarnos —de esto “soñar con el otro”—. En los años que tengo —y no son pocos—, ¿sabéis cuál es la mejor lección que he visto y conocido a lo largo de mi vida? El “cara a cara”. Hemos entrado en la era de las conexiones, pero poco sabemos de comunicaciones. Muchos contactos, pero se comunica poco. Muy conectados y poco involucrados los unos con los otros. Porque involucrarse pide la vida, exige estar y compartir momentos buenos… y no tan buenos. En el Sínodo dedicado a los jóvenes, que tuvimos el año pasado, pudimos vivir la experiencia de encontrarnos cara a cara, jóvenes y no tan jóvenes, y escucharnos, soñar juntos, mirar hacia delante con esperanza y gratitud. Ese fue el mejor antídoto contra la desesperanza, contra la manipulación, contra la cultura de lo instantáneo, de los muchos contactos sin comunicación, contra la cultura de los falsos profetas que sólo anuncian calamidades y destrucción. El antídoto es escuchar y escucharnos. Y, ahora, permitirme que os diga algo que llevo muy en el corazón, regalaros la oportunidad de compartir y disfrutar un buen “cara a cara” con todos, pero especialmente con vuestros abuelos, con los mayores de vuestra comunidad. Alguno quizás ya me lo ha escuchado decir, pero creo que es un antídoto contra todos aquellos que quieren encerraros en el presente, ahogándoos y asfixiándoos con presiones y exigencias de una supuesta felicidad, donde parece que el mundo se acaba y hay que hacerlo y vivirlo todo ya. Esto genera con el tiempo mucha ansiedad, insatisfacción y resignación. Para un corazón enfermo de resignación, ningún remedio es mejor que escuchar las vivencias de sus mayores.

Amigos, dedicad tiempo a vuestros ancianos, a vuestros mayores, escuchad sus largas narraciones, que a veces parecen fantasiosas, pero que, en realidad, están llenas de experiencias valiosas, llenas de símbolos elocuentes y sabiduría oculta que hay que descubrir y valorar. Son narraciones que requieren tiempo (cf. Exhort. apost. postsin. Christus vivit, 195). No olvidemos un dicho: un enano puede ver más lejos desde los hombros de un gigante. Así tendréis una visión como nunca la habíais tenido. Entrad en la sabiduría de vuestro pueblo, de vuestra gente, entrad sin vergüenza ni complejos, y encontraréis una fuente de creatividad insospechada que lo llenará todo, os permitirá ver caminos donde otros ven murallas, posibilidades donde otros ven peligro, resurrección donde muchos sólo anuncian muerte.

Por eso, queridos jóvenes, os digo que hablen con vuestros abuelos y con vuestros mayores. Son las raíces, las raíces de vuestra historia, las raíces de vuestra gente, las raíces de vuestras familias. Debéis aferraros a las raíces para tomar la savia que hará que el árbol crezca y dé flores y frutos, pero siempre desde las raíces. No digo que debáis enterraros con las raíces: no, esto no. Sino que tenéis que ir a escuchar las raíces y tomar la fuerza de allí para crecer, para avanzar. Si las raíces se cortan de un árbol, ese árbol muere. Si a vosotros jóvenes os cortan las raíces, que son la historia de vuestro pueblo, moriréis. Sí, viviréis, pero sin fruto: vuestra patria, vuestro pueblo no podrá dar fruto porque os habéis separado de las raíces.

Cuando era niño, nos decían en la escuela que cuando los europeos descubrieron América llevaban espejitos de colores: se los mostraban a los indios, a los nativos, y se emocionaban con los espejitos de colores, que no conocían. Y esos indios olvidaron sus raíces y compraron espejitos de colores y, a cambio, les dieron oro. Con los espejitos de colores, les robaban el oro. Era la novedad, y dieron todo para tener esta novedad que no valía nada. Vosotros, jóvenes, estad atentos, porque incluso hoy hay conquistadores, colonizadores que nos traerán espejitos de colores: son las colonizaciones ideológicas. Vendrán a vosotros y os dirán: “No, vosotros tenéis que ser un pueblo más moderno, más adelantado, más aventajado, tomad estas cosas, seguid este camino, olvidad las cosas viejas: Seguid adelante. ¿Qué debéis hacer? Discernir. ¿Es algo bueno lo que me trae esta persona, que está en sintonía con la historia de mi pueblo? ¿O son “espejitos de colores”? Y para no engañarnos, es importante hablar con los ancianos, hablar con los ancianos que os transmitirán la historia de vuestro pueblo, las raíces de vuestro pueblo. Hablar con los ancianos, para crecer. Hablad con nuestra historia para llevarla aún más lejos. Hablar con nuestras raíces para poder echar flores y dar frutos.

Y ahora tengo que terminar, porque el tiempo corre. Pero os confieso algo: Desde el comienzo de esta conversación con vosotros, mi atención se centró en una situación. Estaba mirando a esta mujer, aquí delante: espera un bebé. Espera un niño, y algunos de vosotros pensarán: “Oh, qué calamidad, pobre mujer, cómo tendrá que trabajar”. ¿Alguien piensa esto? No. Nadie piensa esto: “Oh, pasará muchas noches sin dormir porque el bebé llorará...”. No. Ese bebé es una promesa, mira hacia adelante. Esta mujer se arriesgó a traer un niño al mundo porque mira hacia adelante, mira la historia. Porque tiene la fuerza de las raíces para continuar con la vida, para continuar con la patria, para hacer avanzar al pueblo.

Y todos terminamos con un aplauso para todas las mujeres jóvenes, para todas las mujeres valientes que llevan la historia.

¡Y gracias al traductor que ha sido muy capaz!

Señor, ¿quieres mis manos?
(Oración de Madre Teresa)

Señor, ¿quieres mis manos
para ayudar hoy
a los pobres y enfermos que lo necesitan?
Señor, hoy te ofrezco mis manos.
Señor, ¿quieres mis pies
para que me lleven hoy
a quienes necesitan un amigo?
Señor, hoy te ofrezco mis pies.
Señor, ¿quieres mi voz
para que hable hoy
con los que necesitan tu palabra de amor?
Señor, hoy te ofrezco mi voz.
Señor, ¿quieres mi corazón
para que ame a todos, sin excepción?
Señor, hoy te ofrezco mi corazón.

[00750-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Queridos amigos!

Poder ter estes encontros é sempre motivo de alegria e esperança. Obrigado por o terdes feito possível e me terdes dado esta oportunidade. De coração, obrigado pela vossa dança, muito linda, e as vossas perguntas. Eu conhecia as perguntas: tinha-as recebido e conheci-as, tendo preparado alguns pontos para refletir convosco sobre estas perguntas.

Começo pela última (como dizia o Senhor, os últimos serão os primeiros). Liridona, depois de teres partilhado connosco as tuas aspirações, perguntavas-me: «Sonho demais?» Uma boa pergunta, à qual gostaria de podermos responder juntos. Na vossa opinião, Liridona sonha demais?

Quero dizer-vos que sonhar nunca é demais. Um dos principais problemas de hoje e de muitos jovens é terem perdido a capacidade de sonhar. Nem muito nem pouco; simplesmente não sonham! E, quando uma pessoa não sonha, quando um jovem não sonha, o respetivo espaço é ocupado pela lamentação e pela resignação ou pela tristeza. «Estas deixemo-las aos que seguem a “deusa lamentação”! (...) É um engano: faz com que te encaminhes pela estrada errada. Quando tudo parece estar parado e estagnante, quando os problemas pessoais nos preocupam, as dificuldades sociais não encontram as devidas respostas, não é bom dar-se por vencido» (Francisco, Exort. ap. pós-sinodal Christus vivit, 141). Por isso, querida Liridona, queridos amigos, nunca, nunca se sonha demais. Tentai pensar nos vossos sonhos maiores, em sonhos como o de Liridona (ainda o recordais?): dar esperança a um mundo cansado, juntamente com os outros, cristãos e muçulmanos. É, sem dúvida, um sonho muito lindo. Não pensou em coisas pequenas, em coisas terra a terra, mas sonhou em grande. E vós, jovens, deveis sonhar em grande!

Alguns meses atrás, juntamente com um amigo, o Grande Imã de Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, tínhamos, nós também, um sonho muito parecido com o teu que nos levou a querer comprometer-nos assinando juntos um documento que diz que a fé deve levar-nos, a nós crentes, a ver nos outros irmãos que devemos apoiar e amar sem nos deixarmos manipular por interesses mesquinhos (cf. Documento sobre a Fraternidade Humana, Abu Dhabi 4 de fevereiro de 2019). Somos crescidos, mas não há uma idade para sonhar! Sonhai e sonhai em grande!

Isto faz-me pensar naquilo que nos dizia Bozanka: que a vós, jovens, agradam as aventuras. E fico contente que seja assim, porque é a forma linda de ser jovem: viver uma aventura, uma boa aventura. O jovem não tem medo de fazer da sua vida uma boa aventura. E pergunto-vos: haverá aventura que requeira mais coragem do que o sonho partilhado connosco por Liridona, ou seja, dar esperança a um mundo cansado? O mundo está cansado, está envelhecido; o mundo está dividido; e parece vantajoso dividi-lo e dividir-nos ainda mais. Há tantos adultos que querem criar divisão entre nós. Tende cuidado! Como ressoam fortes as palavras do Senhor: «Felizes os pacificadores, porque serão chamados filhos de Deus» (Mt 5, 9)! Que nos poderá estimular mais do que esforçar-nos todos os dias, com dedicação, por ser artesãos de sonhos, artesãos de esperança? Os sonhos ajudam-nos a manter viva a certeza de saber que outro mundo é possível, e que somos chamados a envolver-nos nele e contribuir para ele com o nosso trabalho, o nosso empenho e a nossa atividade.

Neste país, há uma bela tradição: a dos artesãos cinzeladores, hábeis em cortar a pedra e trabalhá-la. Sabem? É preciso fazer como aqueles artistas e tornar-se bons cinzeladores dos próprios sonhos. Precisamos de trabalhar sobre os nossos sonhos. Um cinzelador toma a pedra nas suas mãos e, lentamente, começa a moldá-la e transformá-la, com dedicação e esforço e sobretudo com uma grande vontade de ver como aquela pedra, pela qual ninguém daria nada, se torna uma obra de arte.

«Os sonhos mais belos conquistam-se com esperança, paciência e determinação, renunciando às pressas [como aqueles artistas]. Ao mesmo tempo, é preciso não se deixar bloquear pela insegurança: não se deve ter medo de arriscar e cometer erros [isso não, não tenhais medo]; devemos, sim, ter medo de viver paralisados, como mortos ainda em vida, sujeitos que não vivem porque não querem arriscar [e um jovem que não arrisca está morto. Eles] não perseveram nos seus compromissos ou têm medo de errar. Ainda que erres, poderás sempre levantar a cabeça e voltar a começar, porque ninguém tem o direito de te roubar a esperança» (Francisco, Exort. ap. pós-sinodal Christus vivit, 142). Não deixeis que vos roubem a esperança!

Queridos jovens, não tenhais medo de vos tornar artesãos de sonhos e artesãos de esperança. Estais de acordo? [respondem com um aplauso].

«Certamente nós, membros da Igreja, não precisamos de aparecer como sujeitos estranhos. Todos nos devem sentir irmãos e vizinhos, como os Apóstolos que “tinham a simpatia de todo o povo” (At 2, 47; cf. 4, 21.33; 5, 13). Ao mesmo tempo, porém, devemos ter a coragem de ser diferentes, mostrar outros sonhos que este mundo não oferece, testemunhar a beleza da generosidade, do serviço, da pureza, da fortaleza, do perdão, da fidelidade à própria vocação, da oração, da luta pela justiça e o bem comum, do amor aos pobres, da amizade social» (Ibid., 36).

Pensai em Madre Teresa! Quando morava aqui, não podia imaginar como haveria de ser a sua vida, mas não cessou de sonhar e esforçar-se sempre por procurar descobrir o rosto do seu grande amor, que era Jesus: descobri-Lo em todos aqueles que estavam à beira de estrada. Sonhou em grande e, por isso, também amou em grande. Tinha os pés bem firmes aqui, na sua terra, mas não estava ociosa. Queria ser «um lápis nas mãos de Deus». Tal era o seu sonho artesanal. Ofereceu-o a Deus, acreditou nele, sofreu por ele, nunca desistiu dele. E, com aquele lápis, Deus começou a escrever páginas inéditas e estupendas. Uma jovem do vosso povo, uma mulher do vosso povo, sonhando, escreveu coisas grandes. Foi Deus que as escreveu, mas ela sonhou e deixou-se guiar por Deus.

Cada um de vós, como Madre Teresa, é chamado a trabalhar com as próprias mãos, a tomar a vida a sério, para fazer dela algo de bom. Não permitamos que nos roubem os sonhos (cf. Ibid., 17). Não o permitais; estai atentos! Não nos privemos da novidade que o Senhor nos quer dar. Encontrareis muitos imprevistos, muitos..., mas é importante que os possais enfrentar e procurar criativamente o modo de os transformar em oportunidades. Mas nunca sozinhos; ninguém pode combater sozinho. Como nos testemunharam Dragan e Marija: «a nossa comunhão dá-nos a força para enfrentar os desafios da sociedade atual».

Retomo aquilo que disseram Dragan e Marija: «A nossa comunhão dá-nos a força para enfrentar os desafios da sociedade atual». Aqui está um ótimo segredo para sonhar e tornar a nossa vida uma bela aventura. Ninguém pode enfrentar a vida isoladamente, não se pode viver a fé, os sonhos sem comunidade, apenas no próprio coração ou em casa, fechados e isolados dentro de quatro paredes; precisamos duma comunidade que nos apoie, que nos auxilie e dentro da qual nos ajudemos mutuamente a olhar em frente.

Como é importante sonhar juntos! Como fazeis hoje: aqui, todos unidos, sem barreiras. Por favor, sonhai juntos, não sozinhos; sonhai com os outros, nunca contra os outros. Sozinho, corres o risco de ter miragens, vendo aquilo que não existe; é juntos que se constroem os sonhos.

Há poucos minutos, vimos duas crianças a jogar aqui. Queriam jogar, jogar juntas. Não foram jogar no visor do computador, queriam um jogo na realidade concreta! Vimo-las: estavam felizes, contentes, porque sonhavam jogar juntas, uma com a outra. Vistes o que sucedeu depois? A certa altura, uma deu-se conta de que era mais forte que a outra e, em vez de sonhar com a outra, começou a sonhar contra a outra, e procurou vencê-la. E a alegria transformou-se no choro daquela pobre coitada que acabou no chão. Vistes como se pode passar do sonhar com o outro a sonhar contra o outro. Nunca domines o outro; faz comunidade com o outro! Esta é a alegria de continuar para diante. É muito importante.

Dragan e Marija disseram-nos como isto se torna difícil, quando tudo parece isolar-nos e privar-nos da oportunidade de nos encontrarmos, deste «sonhar com o outro». Nos anos que tenho (e não são poucos), sabeis qual foi a melhor lição que vi e conheci em toda a minha vida? O «face a face». Entramos na era das conexões, mas sabemos pouco de comunicações. Tantos contactos, mas comunica-se pouco. Muito conectados e pouco envolvidos uns com os outros. Porque envolver-se reclama a vida, exige estar presente e compartilhar momentos belos... e outros menos belos. No Sínodo do ano passado dedicado aos jovens, pudemos viver a experiência de nos encontrar face a face, jovens e menos jovens, e escutar-nos, sonhar juntos, olhar em frente com esperança e gratidão. Aquele foi o melhor antídoto contra o desânimo, contra a manipulação, contra a cultura do efémero, de tantos contactos sem comunicação, contra a cultura dos falsos profetas que só anunciam desgraças e destruição. O antídoto é escutar e escutar-nos. E agora deixai que vos diga uma coisa que me está muito a peito: aproveitai a oportunidade de partilhar e gozar dum bom «face a face» com todos, mas sobretudo com os vossos avós, com os idosos da vossa comunidade. Talvez algum de vós já me tenha ouvido dizê-lo, mas penso que é um antídoto contra todos aqueles que vos querem encerrar no presente, afogando-vos e sufocando-vos com pressões e exigências duma suposta felicidade, onde parece que o mundo está para acabar e é preciso fazer e viver tudo imediatamente. Com o passar do tempo, isto gera muita ansiedade, insatisfação, resignação. Para um coração doente com a resignação, não há remédio melhor do que escutar as experiências dos idosos.

Amigos, passai tempo com os vossos idosos, com os vossos anciãos; escutai as suas longas histórias, que às vezes parecem fantasiosas, mas na realidade estão cheias duma preciosa experiência, cheios de símbolos eloquentes e sabedoria escondida que é preciso descobrir e valorizar. São histórias que requerem tempo (cf. Francisco, Exort. ap. pós-sinodal Christus vivit, 195). Não esqueçamos o provérbio: um anão pode ver mais longe estando aos ombros dum gigante. Desta forma, adquirireis uma visão que nunca alcançastes até agora. Entrai na sabedoria do vosso povo, da vossa gente, entrai sem vergonha nem complexos, e encontrareis uma fonte de criatividade inesperada que tudo preencherá, permitindo-vos ver estradas onde outros veem muros, possibilidades onde outros veem perigo, ressurreição onde muitos anunciam apenas morte.

É por isso, queridos jovens, que vos digo para falar com os vossos avós e com os vossos anciãos. Eles são as raízes, as raízes da vossa história, as raízes do vosso povo, as raízes das vossas famílias. Deveis agarrar-vos às raízes para tirar delas a seiva que fará a árvore crescer e dar flores e frutos, mas sempre a partir das raízes. Não digo que deveis enterrar-vos com as raízes. Não; isto não! Mas deveis ir escutar as raízes, e tirar de lá a força para crescer, para prosseguir. Se se cortam as raízes a uma árvore, esta morre. A vós jovens, se vos cortarem as vossas raízes, que são a história do vosso povo, morrereis. Sim, continuareis a viver, mas sem fruto: a vossa pátria, o vosso povo não poderão dar fruto, porque vos separastes das raízes.

No meu tempo de criança, na escola diziam-nos que, quando os europeus foram descobrir a América, levavam vidros coloridos: mostravam-nos aos índios, aos indígenas; e estes entusiasmavam-se com os vidros coloridos, que não conheciam. E aqueles índios esqueciam as suas raízes; compravam os vidros coloridos e, em troca, davam ouro. Com os vidros coloridos, roubavam o ouro. Era uma novidade, e davam tudo para ter aquela novidade que não valia nada. Vós, jovens, tende cuidado, porque ainda hoje existem os conquistadores, os colonizadores que nos trarão os vidros coloridos: são as colonizações ideológicas. Virão ter convosco e dir-vos-ão: «Não está bem! Vós deveis ser um povo mais moderno, mais progressista, deveis avançar… Tomai estas coisas, segui por esta estrada, esquecei as coisas antigas: avançai!» Que deveis fazer? Discernir. Aquilo que me traz esta pessoa, é uma coisa boa, que está de harmonia com a história do meu povo? Ou são «vidros coloridos»? E, para não nos enganarmos, é importante falar com os idosos, falar com os anciãos que vos transmitirão a história do vosso povo, as raízes do vosso povo. Falemos com os idosos, para crescer. Falemos com a nossa história, para levá-la ainda mais para diante. Falemos com as nossas raízes, para dar flores e frutos.

E agora tenho de terminar, porque o tempo foge. Mas confesso-vos uma coisa: desde o início desta conversa convosco, a minha atenção é atraída para uma situação. Olhava para esta mulher, aqui na frente: espera um bebé. Espera um bebé, e algum de vós poderia pensar: «Oh que desgraça! Pobre mulher, quanto terá de trabalhar!» Alguém pensa assim? Não. Ninguém pensa: «Oh passará tantas noites sem dormir pelo bebé que chora...». Não. Aquele bebé é uma promessa, aponta para a frente! Esta mulher arriscou para trazer um bebé ao mundo, porque olha para a frente, olha a história. Porque ela sente-se com a força das raízes a fim de levar a vida para diante, levar a pátria para diante, levar o povo para diante.

Terminemos, todos juntos, com um aplauso a todas as jovens, a todas as mulheres corajosas que levam a história para diante.

E obrigado ao tradutor, que foi tão bom!

Precisais das minhas mãos, Senhor?
(Oração de Madre Teresa)

Precisais das minhas mãos, Senhor,
para ajudar hoje os doentes e os pobres
que delas necessitam?
Senhor, hoje ofereço-Vos as minhas mãos.
Precisais dos meus pés, Senhor,
para que me levem hoje
àqueles que necessitam dum amigo?
Senhor, hoje ofereço-Vos os meus pés.
Precisais da minha voz, Senhor,
para que eu hoje fale a todos aqueles
que necessitam da vossa palavra de amor?
Senhor, hoje ofereço-Vos a minha voz.
Precisais do meu coração, Senhor,
para que eu ame a quem quer que seja
sem exceção alguma?
Senhor, hoje ofereço-Vos o meu coração.

[00750-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Drodzy przyjaciele,

Spotkania z wami są zawsze powodem radości i nadziei. Dziękuję za umożliwienie i podarowanie mi tej okazji. Serdecznie dziękuję za wasz jakże piękny taniec i za wasze pytania. Znałem pytania: otrzymałem je oraz zapoznałem się z nimi i przygotowałem kilka punktów, aby wraz z wami zastanowić się nad tymi pytaniami.

Zacznę od ostatniego (jak powiedział Pan, ostatni będą pierwszymi). Liridona, po podzieleniu się z nami swoimi aspiracjami, zapytałaś mnie: „Czy nazbyt nie marzę?”. To bardzo piękne pytanie, na które chciałbym odpowiedzieć wspólnie. Czy Czy według was, Liridona zbytnio marzy?

Chciałbym wam powiedzieć: nigdy nie marzymy zbyt wiele. Jednym z głównych współczesnych problemów jest to, że tak wielu młodych ludzi utraciło zdolność marzenia. Ani dużo, ani mało - wcale nie marzą. A kiedy człowiek nie marzy, gdy młody człowiek nie marzy, to wówczas miejsce to zostaje zajęte przez narzekanie i rezygnację albo smutek. „Zostawiamy je tym, którzy podążają za «boginią narzekającą»! [...] Jest to oszustwo: sprawia, że podążasz niewłaściwą drogą. Kiedy wszystko wydaje się trwać w bezruchu i stagnacji, kiedy niepokoją nas problemy osobiste, trudności społeczne nie znajdują właściwych odpowiedzi, nie jest dobrze poddawać się” (Posynod. adhort. apost. Christus vivit, 141). Dlatego, droga Liridono, drodzy przyjaciele, nigdy, przenigdy nie marzy się zbytnio. Spróbujcie pomyśleć o swoich najwspanialszych marzeniach, takich jak marzenie Liridony. Czy pamiętacie? Danie nadziei znużonemu światu wraz z innymi, chrześcijanami i muzułmanami. Niewątpliwie jest to bardzo piękne marzenie. Ona nie myślała o rzeczach drobnych, rzeczach „przyziemnych”, ale miała wspaniałe marzenia. I wy, młodzi, powinniście mieć wspaniałe marzenia!

Kilka miesięcy temu, wraz z przyjacielem, Wielkim Imamem Al-Azhar Ahmedem Al-Tayyebem, mieliśmy również marzenie bardzo podobne do waszego, które doprowadziło nas do chęci zaangażowania się i podpisania razem dokumentu, który mówi, że wiara musi prowadzić nas, wierzących do postrzegania innych jako braci, których musimy wspierać i miłować, nie pozwalając się manipulować nędznymi interesami (por. Dokument o ludzkim braterstwie, Abu Zabi, 4 lutego 2019.). Jesteśmy dorośli, nie ma wieku, w którym nie można by marzyć. Więc marzcie i miejcie wielkie marzenia!

A to skłania mnie do myślenia o tym, co powiedziała nam Bozanka: że wy, młodzi, kochacie przygody. I cieszę się, że tak jest, ponieważ jest to piękny sposób na bycie młodym: przeżyć przygodę, dobrą przygodę. Młody człowiek nie boi się uczynienia ze swego życia dobrej przygody. I pytam was: jaka przygoda wymaga więcej odwagi niż marzenie Liridony: dać nadzieję znużonemu światu? Świat jest znużony, zestarzał się; świat jest podzielony i wydaje się korzystne, by go dzielić i aby dzielić się jeszcze bardziej. Jest wielu wielkich, którzy chcieliby nas podzielić między nami. Uważajcie! Jakże mocno rozbrzmiewają słowa Pana: „Błogosławieni, którzy wprowadzają pokój, albowiem oni będą nazwani synami Bożymi”! (Mt 5, 9). Czy jest większa adrenalina niż staranie się codzienne, z poświęceniem, aby być twórcami marzeń, twórcami nadziei? Marzenia pomagają nam podtrzymać pewność, że inny świat jest możliwy i że jesteśmy wezwani, aby zaangażować się w to i brać w tym udział, poprzez naszą pracę, nasze zaangażowanie i nasze działania.

W tym kraju istnieje piękna tradycja rzemieślników kamieniarskich, wykwalifikowanych w cięciu kamienia i jego obróbce. Otóż trzeba czynić jak ci artyści i stawać się dobrymi kamieniarzami swoich marzeń. Musimy pracować nad naszymi marzeniami. Kamieniarz bierze kamień w swoje ręce i powoli zaczyna nadawać mu kształt i przekształcać, pracowicie i z wysiłkiem, a zwłaszcza z wielkim pragnieniem, aby zobaczyć, jak ten kamień, za który nikt by nic nie dał, staje się arcydziełem.

„Najpiękniejsze marzenia zdobywa się, mając nadzieję, cierpliwość i determinację, rezygnując z pośpiechu – jak ci artyści. Jednocześnie nie wolno się zamykać z powodu niepewności i obawy przed ryzykiem czy popełnianiem błędów – nie, nie lękajcie się. Musimy się raczej obawiać życia sparaliżowanego, jak żywe trupy, sprowadzeni do istot, które nie żyją, bo nie chcą ryzykować – młody człowiek, który nie ryzykuje, jest trupem - bo nie realizują swoich przedsięwzięć, albo boją się popełniać błędy. Nawet jeśli się pomylisz, zawsze możesz podnieść głowę i zacząć od nowa, ponieważ nikt nie ma prawa ukraść ci nadziei” (Posynod. adhort. apost. Christus vivit, 142). Nie pozwólcie sobie ukraść nadziei.

Drodzy młodzi, nie lękajcie się stawania twórcami marzeń i budowniczymi nadziei. Zgoda? (odpowiadają aplauzem).

„To prawda, że my, członkowie Kościoła, nie możemy być dziwakami. Wszyscy powinni poczuć się braćmi i bliskimi, jak Apostołowie, którzy „cieszyli się życzliwością całego ludu” (por. Dz 2, 47; 4, 21.33; 5, 13). Ale jednocześnie musimy mieć odwagę, aby być innymi, aby ukazywać innym marzenia, jakich nie oferuje ten świat, by dawać świadectwo piękna wielkoduszności, służby, czystości, męstwa, przebaczenia, wierności w małżeństwie, modlitwy, walki o sprawiedliwość i dobro wspólne, miłości do ubogich, przyjaźni społecznej” (tamże, 36).

Pomyślcie o Matce Teresie: kiedy tutaj mieszkała, nie mogła sobie wyobrazić, jak będzie wyglądało jej życie, ale nigdy nie przestała marzyć i ciężko pracować, aby zawsze starać się odkryć oblicze swojej wielkiej miłości, którą był Jezus, odkrywać Go we wszystkich tych, którzy byli na skraju drogi. Miała wielkie marzenie i dlatego też bardzo miłowała. Jej stopy były mocno osadzone tutaj, w jej ziemi, ale nie stała z założonymi rękoma. Chciała być „ołówkiem w rękach Boga”. Oto jej twórcze marzenie. Ofiarowała je Bogu, uwierzyła w nie, cierpiała z jego powodu, ale nigdy się go nie wyrzekła. A Bóg zaczął pisać tym ołówkiem karty nowe i wspaniałe. Dziewczyna z waszego narodu, kobieta – wasza rodaczka, marząc zapisała wspaniałe rzeczy. To Bóg je napisał, lecz ona marzyła i pozwoliła się prowadzić Bogu.

Każdy z was, podobnie jak Matka Teresa, jest powołany do pracy własnymi rękami, do poważnego traktowania życia, do uczynienia z niego czegoś pięknego. Nie pozwólmy, aby skradziono nam nasze marzenia (por. tamże, 17), nie, uważajcie! Nie pozbawiajmy się nowości, którą chce nam podarować Pan. Napotkacie wiele sytuacji nieoczekiwanych, wiele ... ale ważne jest, abyście mogli się z nimi zmierzyć i twórczo poszukiwać sposobów, aby przekształcić je w szanse. Ale nigdy sami; nikt nie może walczyć sam. Jak nam zaświadczyli Dragan i Marija: „nasza komunia daje nam siłę, by stawić czoła wyzwaniom współczesnego społeczeństwa”.

Podejmując to, co powiedzieli Dragan i Marija: „Nasza jedność daje nam siłę, by stawić czoła współczesnego społeczeństwa”. Oto piękna tajemnica, aby marzyć i uczynić nasze życie piękną przygodą. Nikt nie może stawić czoła życiu w sposób odosobniony, nie można żyć wiarą, marzeniami bez wspólnoty, jedynie w sercu lub w domu, zamknięci i odizolowani w czterech ścianach. Potrzebujemy wspólnoty, która by nas wspierała, która pomogłaby nam i w której pomoglibyśmy sobie nawzajem patrzeć w przyszłość.

Jak to ważne, by marzyć razem! Tak jak to czynicie dzisiaj: tutaj, wszyscy zjednoczeni, bez barier. Proszę was, marzcie razem, nie samotnie; marzcie z innymi, nigdy przeciwko innym. Gdy jesteśmy sami, grozi nam, że będziemy mieli złudzenia, a więc widzisz to, czego nie ma; razem buduje się marzenia.

Kilka minut temu widzieliśmy tu dwójkę bawiących się dzieci. Chciały się bawić, bawić razem. Nie poszły grać na ekranie komputera, chciały się bawić konkretnie! Widzieliśmy je: były szczęśliwe, zadowolone. Ponieważ marzyły o wspólnej zabawie ze sobą nawzajem. Widzieliście to? Ale w pewnym momencie jedno zdało sobie sprawę, że jest silniejsze od drugiego, i zamiast marzyć wraz z drugim, zaczęło marzyć przeciwko drugiemu i starało się go pokonać. I ta radość zamieniła się w płacz tego biedaka, który przewrócił się na ziemię. Widzieliście jak można przejść od marzenia wraz z drugim do marzenia przeciw drugiemu. Nigdy nie panuj nad drugim! Trzeba budować wspólnotę z drugim: to jest radość podążania naprzód. To bardzo ważne.

Dragan i Marija powiedzieli nam, jak to jest trudne, gdy wszystko zdaje się nas izolować i pozbawiać możliwości spotkania – tego „marzenia wraz z drugim”. Mam swoje lata (a jest ich niemało). Czy wiecie, jaka jest najlepsza lekcja, jaką widziałem i zaznałem w całym moim życiu? Spotkanie „twarzą w twarz”. Weszliśmy w erę połączeń, ale niewiele wiemy o komunikacji. Zbyt dużo kontaktów, ale mało się komunikujemy. Wiele połączeń, a mało powiązani jedni z drugimi. Ponieważ powiązanie żąda życia, wymaga bycia tam i dzielenia się pięknymi chwilami ... oraz innymi mniej pięknymi. Na Synodzie poświęconym młodym, w zeszłym roku, mogliśmy przeżyć doświadczenie spotkania "twarzą w twarz", młodzi i mniej młodzi, i słuchać siebie nawzajem, marząc razem, patrząc z nadzieją i wdzięcznością w przyszłość. To było najlepsze antidotum przeciwko zniechęceniu i przeciwko manipulacji oraz przeciwko kulturze ulotności, zbyt wielu kontaktów bez komunikacji, i przeciwko kulturze fałszywych proroków, którzy głoszą jedynie nieszczęścia i zniszczenie. Antidotum stanowi słuchanie i słuchanie się nawzajem. A teraz pozwólcie, że powiem wam coś, co odczuwam w sercu: pozwólcie sobie na szansę dzielenia się i nacieszenia się dobrym spotkaniem „twarzą w twarz” ze wszystkimi, ale przede wszystkim z dziadkami, ze starszymi waszej wspólnoty. Być może ktoś już słyszał, jak to mówiłem wcześniej, ale myślę, że jest to antidotum przeciwko wszystkim, którzy chcą was zamknąć w teraźniejszości, zanurzając was i tłumiąc naciskami i wymaganiami rzekomego szczęścia, gdzie wydaje się, że świat się kończy i trzeba sprawić, aby wszystko przeżyć natychmiast. Z czasem rodzi to wiele niepokoju, niezadowolenia, rezygnacji. Dla serca chorego na rezygnację nie ma lepszego lekarstwa, niż słuchanie doświadczeń osób starszych.

Przyjaciele, poświęcajcie czas swoim starcom, osobom starszym, słuchajcie ich długich opowiadań, które czasami wydają się fantazyjne, ale w istocie są pełne cennych doświadczeń, opowiadań pełnych wymownych symboli i ukrytej mądrości, które trzeba odkryć i docenić. Są to opowieści, które wymagają czasu (por. Posynod. adhort. apost. Christus vivit, 195). Nie zapominajmy powiedzenia: krasnoludek zawsze może widzieć dalej, stając na ramionach giganta. W ten sposób zdobędziecie wizję, której nigdy wcześniej nie osiągnięto. Wejdźcie w mądrość waszego narodu, waszego ludu, wejdźcie bez wstydu czy kompleksów, a znajdziecie źródło nieoczekiwanej kreatywności, która wszystko wypełni, pozwoli wam zobaczyć: drogi, tam gdzie inni widzą mury; szanse, tam gdzie inni widzą zagrożenie; zmartwychwstanie, tam gdzie wielu głosi jedynie śmierć.

Dlatego, drodzy młodzi ludzie, mówię wam, abyście rozmawiali ze swoimi dziadkami i osobami starszymi. Oni są korzeniami, korzeniami waszej historii, korzeniami waszego ludu, korzeniami waszych rodzin. Musicie uchwycić się korzeni, aby zaczerpną sok, który sprawi, że drzewo będzie rosło i wyda kwiaty i owoce, ale zawsze z korzeni. Nie mówię, że musicie zakopać się razem z korzeniami: nie, nie to. Ale musicie iść i słuchać korzeni i czerpać z nich siłę, aby się rozwijać, iść naprzód. Jeśli drzewu obcinane są korzenie, to drzewo umiera. Jeśli wam, młodym, odetną wasze korzenie, które są historią waszego ludu, umrzecie. Tak, będziecie żyli, ale bez owoców: wasza ojczyzna, wasz lud nie będzie mógł wydać owoców, ponieważ oderwaliście się od korzeni.

Kiedy byłem dzieckiem, powiedziano nam w szkole, że kiedy Europejczycy wyruszyli na odkrycie Ameryki, nosili kolorowe szkiełka: pokazywali je Indianom, tubylcom, a oni podniecali się kolorowym szkłem, którego nie znali. I ci Indianie zapomnieli o swoich korzeniach i kupowali kolorowe szkiełko, a w zamian dawali im złoto. Za pomocą kolorowego szkiełka kradli złoto. Była to nowość i dawali wszystko, aby mieć tę nowość, która nie była nic warta. Wy, młodzi, bądźcie ostrożni, ponieważ także dzisiaj są konkwistadorzy, kolonizatorzy, którzy przynoszą nam kolorowe szkiełka: są to kolonizacje ideologiczne. Przyjdą do was i powiedzą wam: „Nie, powinniście być narodem bardziej nowoczesnym, bardziej postępowym, weźcie te rzeczy, idźcie tą drogą, zapomnijcie o rzeczach starych: idźcie naprzód!”. Co powinniście czynić? Rozeznawać. Czy to, co przynosi mi ta osoba, jest rzeczą dobrą, czy jest zgodna z dziejami mojego narodu? Czy są to może „kolorowe szkiełka”? Aby nie dać się zwieść, ważne jest rozmawianie ze starcami, rozmawianie z osobami starszymi, które przekażą wam historię waszego ludu, korzenie waszego ludu. Porozmawiaj z ludźmi starszymi, aby się rozwijać. Porozmawiaj z naszą historią, aby zanieść ją jeszcze dalej. Porozmawiaj z naszymi korzeniami, aby wydać kwiaty i owoce.

A teraz muszę skończyć, bo czas biegnie. Ale wyznam wam jedno: od początku tej rozmowy z wami moją uwagę przyciągnęła pewna sytuacja. Patrzyłem na tę kobietę z przodu: oczekuje dziecka. Oczekuje dziecka, a niektórzy z was pomyślą: „Och! Co za nieszczęście, biedna kobieta, jak jej musi być trudno!”. Czy ktoś tak myśli? Nie. Nikt tak nie myśli: „Och, spędzi wiele nocy bezsennych z powodu płaczącego dziecka ...”. Nie. To dziecko jest obietnicą, patrzy w przyszłość! Ta kobieta zaryzykowała, aby urodzić dziecko, ponieważ patrzy w przyszłość, patrzy na historię. Ponieważ odczuwa siłę korzeni, aby rozwijać życie, rozwijać ojczyznę, rozwijać naród.

I zakończymy wszyscy razem aplauzem dla wszystkich młodych kobiet, dla wszystkich odważnych kobiet, które niosą historię w przyszłość.

I dziękuję tłumaczowi, który był doskonały!

Panie, chcesz moich rąk?
(Modlitwa Matki Teresy)

Panie, czy chcesz moich rąk,
by spędzić ten dzień pomagając biednym i chorym,
którzy ich potrzebują?
Panie, daję Ci dzisiaj moje ręce.
Panie, czy potrzebujesz moich nóg,
aby spędzić ten dzień,
odwiedzając tych, którzy potrzebują przyjaciela?
Panie, dzisiaj oddaję Ci moje nogi.
Panie, czy chcesz mego głosu,
aby spędzić ten dzień na rozmowie z tymi,
którzy potrzebują słów miłości?
Panie, dzisiaj daję Ci mój głos.
Panie, czy potrzebujesz mojego serca,
aby spędzić ten dzień, kochając każdego człowieka
tylko dlatego, że jest człowiekiem?
Panie, dzisiaj daję Ci moje serce.

[00750-PL.02] [Testo originale: Italiano]

[B0385-XX.02]