Accoglienza Ufficiale all’Aeroporto Internazionale di Rabat-Salé
Cerimonia di benvenuto in Marocco
Incontro con il Popolo marocchino, le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico
Accoglienza Ufficiale all’Aeroporto Internazionale di Rabat-Salé
Al suo arrivo all’Aeroporto Internazionale di Rabat-Salé, il Santo Padre Francesco è stato accolto dal Re del Marocco Mohammed VI. Due bambini in abito tradizionale hanno consegnato un omaggio floreale al Papa.
Dopo il Picchetto d’Onore, il Santo Padre, accompagnato dal Re, ha salutato l’Arcivescovo di Rabat, S.E. Mons. Cristóbal López Romero, S.D.B., prima di recarsi al Salon Royal dove gli sono stati offerti datteri e latte di mandorla in segno di ospitalità e accoglienza. Quindi si è trasferito in auto alla spianata della Tour Hassan per la cerimonia di benvenuto in Marocco.
[00543-IT.01]
Cerimonia di benvenuto in Marocco
Al Suo arrivo alla spianata della Tour Hassan, alle ore 14.40, il Santo Padre, accompagnato da Sua Maestà Mohammed VI, si è recato all’ingresso principale della spianata per la cerimonia di benvenuto.
Dopo l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle Delegazioni, il Santo Padre e il Re si sono avviati insieme al podio per l’incontro con il popolo del Marocco, le Autorità, i rappresentanti della Società Civile e i membri del Corpo Diplomatico.
[00544-IT.01]
Incontro con il Popolo marocchino, le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico
Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Alle ore 15 di questo pomeriggio, nella spianata della Tour Hassan, il Santo Padre Francesco ha incontrato il popolo del Marocco, le Autorità, i rappresentanti della Società Civile e i membri del Corpo Diplomatico. All'incontro erano presenti circa 12mila persone, altre 13mila hanno seguito l'Incontro attraverso i maxischermi posizionati in diversi punti nella città di Rabat.
Dopo il discorso del Re del Marocco, Sua Maestà Mohammed VI, Papa Francesco ha pronunciato il suo discorso.
Al termine, il Santo Padre si è recato a piedi al Mausoleo Mohammed V.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto al popolo marocchino, alle Autorità, ai rappresentanti della Società Civile e ai membri del Corpo Diplomatico:
Discorso del Santo Padre
Maestà,
Altezze Reali,
distinte Autorità del Regno del Marocco,
Membri del Corpo diplomatico,
cari amici Marocchini,
As-Salam Alaikum!
Sono felice di calcare il suolo di questo Paese, ricco di molte bellezze naturali, custode di vestigia di antiche civiltà e testimone di una storia affascinante. Desidero anzitutto esprimere la mia sincera e cordiale gratitudine a Sua Maestà Mohammed VI per il suo gentile invito e per la calorosa accoglienza che, a nome di tutto il popolo marocchino, mi ha pocanzi riservato, in particolare per le cortesi parole che mi ha rivolto.
Questa visita è per me motivo di gioia e gratitudine perché mi consente anzitutto di scoprire le ricchezze della vostra terra, del vostro popolo e delle vostre tradizioni. Gratitudine che si trasforma in importante opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle nostre due religioni, mentre facciamo memoria – ottocento anni dopo – dello storico incontro tra San Francesco d’Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil. Quell’evento profetico dimostra che il coraggio dell’incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l’umanità, là dove l’estremismo e l’odio sono fattori di divisione e di distruzione. Inoltre, auspico che la stima, il rispetto e la collaborazione tra di noi contribuiscano ad approfondire i nostri legami di amicizia sincera, per consentire alle nostre comunità di preparare un futuro migliore alle nuove generazioni.
Qui su questa terra, ponte naturale tra l’Africa e l’Europa, desidero ribadire la necessità di unire i nostri sforzi per dare un nuovo impulso alla costruzione di un mondo più solidale, più impegnato nello sforzo onesto, coraggioso e indispensabile di un dialogo rispettoso delle ricchezze e delle specificità di ogni popolo e di ogni persona. Questa è una sfida che tutti siamo chiamati a raccogliere, soprattutto in questo tempo in cui si rischia di fare delle differenze e del misconoscimento reciproco dei motivi di rivalità e disgregazione.
È quindi essenziale, per partecipare all’edificazione di una società aperta, plurale e solidale, sviluppare e assumere costantemente e senza cedimenti la cultura del dialogo come strada da percorrere; la collaborazione come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio (cfr Documento sulla fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019). È questa via che siamo chiamati a seguire senza mai stancarci, per aiutarci a superare insieme le tensioni e le incomprensioni, le maschere e gli stereotipi che portano sempre alla paura e alla contrapposizione; e così aprire la strada a uno spirito di collaborazione proficua e rispettosa. È infatti indispensabile opporre al fanatismo e al fondamentalismo la solidarietà di tutti i credenti, avendo come riferimenti inestimabili del nostro agire i valori che ci sono comuni. In questa prospettiva, sono lieto di poter visitare tra poco l’Istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici, voluto da Vostra Maestà, allo scopo di fornire una formazione adeguata e sana contro tutte le forme di estremismo, che portano spesso alla violenza e al terrorismo e che, in ogni caso, costituiscono un’offesa alla religione e a Dio stesso. Sappiamo infatti quanto sia necessaria una preparazione appropriata delle future guide religiose, se vogliamo ravvivare il vero senso religioso nei cuori delle nuove generazioni.
Pertanto, un dialogo autentico ci invita a non sottovalutare l’importanza del fattore religioso per costruire ponti tra gli uomini e per affrontare con successo le sfide precedentemente evocate. Infatti, nel rispetto delle nostre differenze, la fede in Dio ci porta a riconoscere l’eminente dignità di ogni essere umano, come pure i suoi diritti inalienabili. Noi crediamo che Dio ha creato gli esseri umani uguali in diritti, doveri e dignità e che li ha chiamati a vivere come fratelli e a diffondere i valori del bene, della carità e della pace. Ecco perché la libertà di coscienza e la libertà religiosa – che non si limita alla sola libertà di culto ma deve consentire a ciascuno di vivere secondo la propria convinzione religiosa – sono inseparabilmente legate alla dignità umana. In questo spirito, abbiamo sempre bisogno di passare dalla semplice tolleranza al rispetto e alla stima per gli altri. Perché si tratta di scoprire e accogliere l’altro nella peculiarità della sua fede e di arricchirsi a vicenda con la differenza, in una relazione segnata dalla benevolenza e dalla ricerca di ciò che possiamo fare insieme. Così intesa, la costruzione di ponti tra gli uomini, dal punto di vista del dialogo interreligioso, chiede di essere vissuta sotto il segno della convivialità, dell’amicizia e, ancor più, della fraternità.
La Conferenza internazionale sui diritti delle minoranze religiose nel mondo islamico, tenutasi a Marrakech nel gennaio 2016, ha affrontato tale questione. E mi rallegro che essa abbia permesso di condannare qualsiasi uso strumentale di una religione per discriminare o aggredire le altre, sottolineando la necessità di andare oltre il concetto di minoranza religiosa in favore di quello di cittadinanza e del riconoscimento del valore della persona, che deve rivestire un carattere centrale in ogni ordinamento giuridico.
Considero anche un segno profetico la creazione dell’Istituto Ecumenico Al Mowafaqa, a Rabat, nel 2012, per iniziativa cattolica e protestante in Marocco, Istituto che vuole contribuire alla promozione dell’ecumenismo, come pure del dialogo con la cultura e con l’Islam. Questa lodevole iniziativa esprime la preoccupazione e la volontà dei cristiani che vivono in questo Paese di costruire ponti per manifestare e servire la fraternità umana.
Sono tutti percorsi che fermeranno la «strumentalizzazione delle religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo o al fanatismo cieco e porranno fine all’uso del nome di Dio per giustificare atti di omicidio, esilio, terrorismo e oppressione» (Documento sulla fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019).
Il genuino dialogo che vogliamo sviluppare ci porta anche a prendere in considerazione il mondo in cui viviamo, la nostra casa comune. Pertanto, la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, COP 22, tenutasi pure qui in Marocco, ha attestato ancora una volta la presa di coscienza di molte Nazioni della necessità di proteggere il pianeta in cui Dio ci ha posto a vivere e di contribuire a una vera conversione ecologica per uno sviluppo umano integrale. Esprimo apprezzamento per tutti i passi avanti compiuti in questo campo e mi rallegro della messa in atto di una vera solidarietà tra le Nazioni e i popoli, al fine di trovare soluzioni giuste e durature ai flagelli che minacciano la casa comune e la sopravvivenza stessa della famiglia umana. È insieme, in un dialogo paziente e prudente, franco e sincero, che possiamo sperare di trovare risposte adeguate, per invertire la curva del riscaldamento globale e riuscire a sradicare la povertà (cfr Enc. Laudato si’, 175).
Ugualmente, la grave crisi migratoria che oggi stiamo affrontando è per tutti un appello urgente a cercare i mezzi concreti per sradicare le cause che costringono tante persone a lasciare il loro Paese, la loro famiglia, e a ritrovarsi spesso emarginate, rifiutate. Da questo punto di vista, sempre qui in Marocco, lo scorso dicembre, la Conferenza intergovernativa sul Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare ha adottato un documento che vuole essere un punto di riferimento per l'intera comunità internazionale. Nello stesso tempo, è vero che resta ancora molto da fare, specialmente perché occorre passare dagli impegni presi con quel documento, almeno a livello morale, ad azioni concrete e, specialmente, ad un cambiamento di disposizione verso i migranti, che li affermi come persone, non come numeri, che ne riconosca nei fatti e nelle decisioni politiche i diritti e la dignità. Voi sapete quanto ho a cuore la sorte, spesso terribile, di queste persone, che, in gran parte, non lascerebbero i loro Paesi se non fossero costrette. Spero che il Marocco, che con grande disponibilità e squisita ospitalità ha accolto quella Conferenza, vorrà continuare ad essere, nella comunità internazionale, un esempio di umanità per i migranti e i rifugiati, affinché essi possano essere, qui, come altrove, accolti con umanità e protetti, si possa promuovere la loro situazione e vengano integrati con dignità. Quando le condizioni lo consentiranno, essi potranno decidere di tornare a casa in condizioni di sicurezza, rispettose della loro dignità e dei loro diritti. Si tratta di un fenomeno che non troverà mai una soluzione nella costruzione di barriere, nella diffusione della paura dell'altro o nella negazione di assistenza a quanti aspirano a un legittimo miglioramento per sé stessi e per le loro famiglie. Sappiamo anche che il consolidamento di una vera pace passa attraverso la ricerca della giustizia sociale, indispensabile per correggere gli squilibri economici e i disordini politici che sono sempre stati fattori principali di tensione e di minaccia per l’intera umanità.
Maestà e Onorevoli Autorità, cari amici! I cristiani si rallegrano per il posto fatto loro nella società marocchina. Essi vogliono fare la loro parte nell’edificazione di una nazione solidale e prospera, avendo a cuore il bene comune del popolo. Da questo punto di vista, l’impegno della Chiesa Cattolica in Marocco, nelle sue opere sociali e nel campo dell’educazione attraverso le sue scuole aperte agli studenti di ogni confessione, religione e origine, mi sembra significativo. Per questo, mentre rendo grazie a Dio per il cammino fatto, permettetemi di incoraggiare i cattolici e i cristiani ad essere qui, in Marocco, servitori, promotori e difensori della fraternità umana.
Maestà, distinte Autorità, cari amici! Vi ringrazio ancora una volta, così come tutto il popolo marocchino, per la vostra accoglienza così calorosa e per la vostra cortese attenzione. Shukran bi-saf! L’Onnipotente, clemente e misericordioso, vi protegga e benedica il Marocco! Grazie.
[00533-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Majesté,
Altesses Royales,
Distinguées Autorités du Royaume du Maroc,
Membres du Corps diplomatique,
Chers amis Marocains,
As-Salam Alaikoum!
Je suis heureux de fouler le sol de ce pays riche de beautés naturelles multiformes, gardien de vestiges de civilisations antiques et témoin d’une histoire fascinante. Je voudrais avant tout exprimer ma sincère et cordiale gratitude à Sa Majesté Mohammed VI, pour son aimable invitation et pour le chaleureux accueil qu’au nom de tout le peuple marocain, il m’a réservé tout à l’heure, en particulier pour les aimables paroles qu’il m’a adressées.
Cette visite est pour moi un motif de joie et de gratitude parce qu’elle me permet tout d’abord de découvrir les richesses de votre terre, de votre peuple et de vos traditions. Gratitude qui se transforme en une importante opportunité pour promouvoir le dialogue interreligieux et la connaissance réciproque entre les fidèles de nos deux religions, alors que nous faisons mémoire – huit cents ans après – de la rencontre historique entre saint François d’Assise et le Sultan al-Malik al-Kamil. Cet évènement prophétique manifeste que le courage de la rencontre et de la main tendue est un chemin de paix et d’harmonie pour l’humanité, là où l’extrémisme et la haine sont des facteurs de division et de destruction. Aussi, je forme le vœu que l’estime, le respect et la collaboration entre nous contribuent à approfondir nos liens de sincère amitié, afin de permettre à nos communautés de préparer un avenir meilleur pour les nouvelles générations.
Ici sur cette terre, pont naturel entre l’Afrique et l’Europe, je souhaite redire la nécessité d’unir nos efforts, pour donner une nouvelle impulsion à la construction d’un monde plus solidaire, plus engagé dans l’effort honnête, courageux et indispensable d’un dialogue respectueux des richesses et des spécificités de chaque peuple et de chaque personne. C’est là un défi que nous sommes tous appelés à relever, surtout en ce temps où on risque de faire des différences et de la méconnaissance réciproque des motifs de rivalité et de désagrégation.
Il est donc essentiel, pour participer à l’édification d’une société ouverte, plurielle et solidaire, de développer et d’assumer constamment et sans faiblesse la culture du dialogue comme chemin à parcourir; la collaboration comme conduite; la connaissance réciproque comme méthode et critère (cf. Document sur la fraternité humaine, Abu Dhabi, 4 février 2019). C’est ce chemin que nous sommes appelés à parcourir sans jamais nous fatiguer, pour nous aider à dépasser ensemble les tensions et les incompréhensions, les masques et les stéréotypes qui conduisent toujours à la peur et à l’opposition; et ainsi ouvrir le chemin à un esprit de collaboration fructueux et respectueux. Il est en effet indispensable d’opposer au fanatisme et au fondamentalisme la solidarité de tous les croyants, ayant comme références inestimables de notre agir les valeurs qui nous sont communes. Dans cette perspective, je suis heureux de pouvoir visiter dans un moment l’Institut Mohammed VI pour les Imams, les prédicateurs et prédicatrices, voulu par Votre Majesté, dans le but de fournir une formation adéquate et saine contre toutes les formes d’extrémisme, qui conduisent souvent à la violence et au terrorisme et qui, en tout cas, constituent une offense à la religion et à Dieu lui-même. Nous savons en effet combien une préparation appropriée des futurs guides religieux est nécessaire, si nous voulons raviver le véritable sens religieux dans les cœurs des nouvelles générations.
Ainsi donc, un dialogue authentique nous invite à ne pas sous-estimer l’importance du facteur religieux pour construire des ponts entre les hommes et pour affronter avec succès les défis précédemment évoqués. Dans le respect de nos différences, la foi en Dieu nous conduit, en effet, à reconnaître l’éminente dignité de tout être humain, ainsi que ses droits inaliénables. Nous croyons que Dieu a créé les êtres humains égaux en droits, en devoirs et en dignité et qu’il les a appelés à vivre en frères et à répandre les valeurs du bien, de la charité et de la paix. Voilà pourquoi, la liberté de conscience et la liberté religieuse – qui ne se limitent pas à la seule liberté de culte mais qui doivent permettre à chacun de vivre selon sa propre conviction religieuse – sont inséparablement liées à la dignité humaine. Dans cet esprit, il nous faut toujours passer de la simple tolérance au respect et à l’estime d’autrui. Car il s’agit de découvrir et d’accueillir l’autre dans la particularité de sa foi et de s’enrichir mutuellement de la différence, dans une relation marquée par la bienveillance et la recherche de ce que nous pouvons faire ensemble. Ainsi comprise, la construction de ponts entre les hommes, du point de vue du dialogue interreligieux, est appelée à se vivre sous le signe de la convivialité, de l’amitié, et plus encore de la fraternité.
La Conférence internationale sur les droits des minorités religieuses dans le monde islamique, qui a eu lieu à Marrakech en janvier 2016, s’est penchée sur cette question. Et je me réjouis qu’elle ait permis de condamner toute utilisation instrumentale d’une religion pour discriminer ou agresser les autres, en soulignant la nécessité de dépasser le concept de minorité religieuse, au profit de celui de citoyenneté et de la reconnaissance de la valeur de la personne, qui doit revêtir un caractère central dans tout ordonnancement juridique.
Je considère aussi comme un signe prophétique la création de l’Institut Œcuménique Al Mowafaqa, à Rabat en 2012, par une initiative catholique et protestante au Maroc, Institut qui veut contribuer à promouvoir l’œcuménisme ainsi que le dialogue avec la culture et avec l’Islam. Cette louable initiative traduit le souci et la volonté des chrétiens vivant dans ce pays de construire des ponts pour manifester et servir la fraternité humaine.
Ce sont tous des parcours qui arrêteront «l’instrumentalisation des religions pour inciter à la haine, à la violence, à l’extrémisme et au fanatisme aveugle et mettront fin à l’utilisation du nom de Dieu pour justifier des actes d’homicide, d’exil, de terrorisme et d’oppression » (Document sur la fraternité humaine, Abu Dhabi, 4 février 2019).
Le dialogue authentique que nous voulons développer nous conduit aussi à tenir compte du monde dans lequel nous vivons, notre maison commune. Ainsi la Conférence internationale sur les changements climatiques, COP 22, qui s’est tenue ici même au Maroc, a témoigné, une fois encore, de la prise de conscience par de nombreuses Nations de la nécessité de protéger la planète sur laquelle Dieu nous a placés pour vivre et de contribuer à une véritable conversion écologique pour un développement humain intégral. Je salue toutes les avancées accomplies dans ce domaine et je me réjouis de la mise en œuvre d’une véritable solidarité entre les Nations et les peuples, afin de trouver des solutions justes et durables aux fléaux qui menacent la maison commune, ainsi que la survie même de la famille humaine. C’est ensemble, dans un dialogue patient et prudent, franc et sincère, que nous pouvons espérer trouver des solutions adéquates, pour inverser la courbe du réchauffement global et pour réussir à éradiquer la pauvreté (cf. Encyclique Laudato Si’, n.175).
Egalement, la grave crise migratoire à laquelle nous sommes affrontés aujourd’hui, est pour tous un appel pressant à rechercher les moyens concrets d’éradiquer les causes qui obligent tant de personnes à quitter leur pays, leur famille, et à se retrouver souvent marginalisées, rejetées. De ce point de vue, toujours ici au Maroc, en décembre dernier, la Conférence intergouvernementale sur le Pacte mondial pour une migration sûre, ordonnée et régulière a adopté un document qui entend être un point de référence pour toute la communauté internationale. En même temps, il est vrai que beaucoup reste encore à faire, surtout parce qu’il faut passer des engagements pris avec ce document, au moins au niveau moral, à des actions concrètes et, spécialement, à un changement de disposition envers les migrants, qui les considère comme des personnes, non comme des numéros, qui en reconnaisse dans les faits et dans les décisions politiques les droits et la dignité. Vous savez combien j’ai à cœur le sort, souvent terrible, de ces personnes, qui, en grande partie, ne laisseraient pas leurs pays s’ils n’y étaient pas contraints. J’espère que le Maroc, qui avec une grande disponibilité et une délicate hospitalité a accueilli cette Conférence, voudra continuer à être, dans la communauté internationale, un exemple d’humanité pour les migrants et les réfugiés, afin qu’ils puissent être, ici, comme ailleurs, accueillis avec humanité et protégés, qu’on puisse promouvoir leur situation et qu’ils soient intégrés avec dignité. Quand les conditions le permettront, ils pourront décider de retourner chez eux dans des conditions de sécurité, respectueuses de leur dignité et de leurs droits. Il s’agit d’un phénomène qui ne trouvera jamais de solution dans la construction de barrières, dans la diffusion de la peur de l’autre ou dans la négation de l’assistance à tous ceux qui aspirent à un légitime mieux-être pour eux-mêmes et pour leurs familles. Nous savons aussi que la consolidation d’une véritable paix passe par la recherche de la justice sociale, indispensable pour corriger les déséquilibres économiques et les désordres politiques qui ont toujours été des facteurs principaux de tension et de menace pour l’humanité tout entière.
Majesté et Honorables Autorités, chers amis! Les chrétiens se réjouissent de la place qui leur est faite dans la société marocaine. Ils ont la volonté de prendre leur part à l’édification d’une nation solidaire et prospère, en ayant à cœur le bien commun du peuple. De ce point de vue, l’engagement de l’Église catholique au Maroc, dans ses œuvres sociales et dans le domaine de l’éducation à travers ses écoles ouvertes aux élèves de toute confession, religion et origine, me semble significatif. Aussi, en rendant grâce à Dieu pour le chemin parcouru, permettez-moi d’encourager les catholiques et les chrétiens à être ici, au Maroc, des serviteurs, des promoteurs et des défenseurs de la fraternité humaine.
Majesté, Distinguées Autorités, chers amis! Je vous remercie une fois encore, ainsi que tout le peuple marocain, pour votre accueil si chaleureux et pour votre aimable attention. Shukran bi-saf!
Que le Tout-Puissant, clément et miséricordieux, vous protège et qu’il bénisse le Maroc! Merci.
[00533-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Your Majesty,
Your Royal Highnesses,
Distinguished Authorities of the Kingdom of Morocco,
Members of the Diplomatic Corps,
Dear Friends,
As-Salam Alaikum!
I am pleased to set foot in this country so filled with natural beauty, while at the same time preserving the traces of ancient civilizations and bearing witness to a long and fascinating history. Before all else, I would like to express my deep gratitude to His Majesty King Mohammed VI for his kind invitation, for the warm welcome which he has given me in the name of the entire Moroccan people, and, in particular, for his gracious introduction.
This visit is for me an occasion of joy and gratitude, for it allows me to see at first hand the richness of your land, your people and your traditions. I am also grateful that my visit offers a significant opportunity for advancing interreligious dialogue and mutual understanding among the followers of our two religions, as we commemorate – at a distance of eight centuries – the historic meeting between Saint Francis of Assisi and Sultan al-Malik al-Kamil. That prophetic event shows that the courage to encounter one another and extend a hand of friendship is a pathway of peace and harmony for humanity, whereas extremism and hatred cause division and destruction. It is my hope that our mutual esteem, respect and cooperation will help strengthen the bonds of sincere friendship, and enable our communities to prepare a better future for coming generations.
In this land, a natural bridge between Africa and Europe, I would like to affirm once more our need for cooperation in giving new impetus to the building of a world of greater solidarity, marked by honest, courageous and indispensable efforts to promote a dialogue respectful of the richness and distinctiveness of each people and every individual. All of us are called to rise to this challenge, especially at the present time, when our differences and our lack of reciprocal knowledge risk being exploited as a cause for conflict and division.
If we wish, then, to share in the building a society that is open, fraternal and respectful of differences, it is vital to foster the culture of dialogue and adhere to it unfailingly, to adopt mutual cooperation as our code of conduct and reciprocal understanding as our method and standard (cf. Document on Human Fraternity, Abu Dhabi, 4 February 2019). We are called to pursue this path tirelessly, in the effort to help each other overcome tensions and misunderstandings, clichés and stereotypes that generate fear and opposition. In this way, we will encourage the growth of a fruitful and respectful spirit of cooperation. It is likewise essential that fanaticism and extremism be countered by solidarity on the part of all believers, grounded in the lofty shared values that inspire our actions. For this reason, I am happy that I will shortly visit the Mohammed VI Institute for the Training of Imams, Morchidines and Morchidates. Established by Your Majesty, the Institute seeks to provide effective and sound training to combat all forms of extremism, which so often lead to violence and terrorism, and which, in any event, constitute an offense against religion and against God himself. We know how important it is to provide a suitable preparation for future religious leaders, if we wish to awaken a genuinely religious spirit in the heart of future generations.
Authentic dialogue, then, makes us appreciate more fully the importance of religion for building bridges between people and successfully meeting the challenges that I mentioned above. While respecting our differences, faith in God leads us to acknowledge the eminent dignity of each human being, as well as his or her inalienable rights. We believe that God created human beings equal in rights, duties and dignity, and he calls them to live as brothers and sisters and to spread the values of goodness, love and peace. That is why freedom of conscience and religious freedom – which is not limited to freedom of worship alone, but allows all to live in accordance with their religious convictions – are inseparably linked to human dignity. In this regard, there is a constant need to progress beyond mere tolerance to respect and esteem for others. This entails encountering and accepting others in their distinctive religious beliefs and enriching one another through our diversity, in a relationship marked by good will and by the pursuit of ways we can work together. Understood in this way, creating bridges between people – from the point of view of interreligious dialogue – calls for a spirit of mutual regard, friendship and indeed fraternity.
The International Conference on the rights of religious minorities in Muslim countries, held in Marrakech in January 2016, addressed this issue, and I am pleased to note that it condemned, in effect, any exploitation of religion as a means of discriminating against or attacking others. It also stressed the need to move beyond the concept of religious minority in favour of that of citizenship and the recognition of the value of the person, which must have a central place in every legal system.
I also see as a prophetic sign the creation in 2012 of the Al Mowafaqa Ecumenical Institute in Rabat. The Institute, an initiative of Catholics and other Christian denominations in Morocco, seeks to help promote ecumenism, as well as dialogue with culture and with Islam. This praiseworthy undertaking manifests the concern and the desire of the Christians living in this country to build bridges as a means of expressing and serving human fraternity.
All these are ways to halt the misuse of religion to incite hatred, violence, extremism and blind fanaticism, and the invocation of the name of God to justify acts of murder, exile, terrorism and oppression (Document on Human Fraternity, Abu Dhabi, 4 February 2019).
The genuine dialogue we want to encourage also leads to a consideration of the world in which we live, our common home. The International Conference on Climate Change, COP 22, also held here in Morocco, once more demonstrated that many nations are conscious of the need to protect this planet where God has placed us to live and to contribute to a true ecological conversion for the sake of integral human development. I express my appreciation for the progress being made in this area and I am gratified by the growth of authentic solidarity between nations and peoples in the effort to find just and lasting solutions to the scourges that threaten our common home and the very survival of the human family. Only together, in patient, judicious, candid and sincere dialogue, can we hope to devise adequate solutions for reversing the trend of global warming and to achieve the goal of eliminating poverty (cf. Laudato Si’, 175).
Similarly, today’s grave migration crisis represents an urgent summons for concrete actions aimed at eliminating the causes that force many people to leave country and family behind, often only to find themselves marginalized and rejected. Last December, once more here in Morocco, the Intergovernmental Conference on the Global Compact for safe, orderly and regular migration adopted a document intended to serve as a point of reference for the entire international community. At the same time, much still remains to be done, especially in passing from the commitments undertaken there, at least in principle, to concrete actions, and, more particularly, to a change of attitude towards migrants, one that sees them as persons, not numbers, and acknowledges their rights and dignity in daily life and in political decisions. You are aware of my great concern for the frequently grim fate of such people, who for the most part would not have left their countries were they not forced to do so. I trust that Morocco, which hosted that Conference with great openness and exceptional hospitality, will continue to be an example of humanity for migrants and refugees within the international community, so that here, as elsewhere, they can find generous welcome and protection, a better life and a dignified integration into society. When conditions permit, they can then decide to return home in conditions of safety and respect for their dignity and rights. The issue of migration will never be resolved by raising barriers, fomenting fear of others or denying assistance to those who legitimately aspire to a better life for themselves and their families. We know too that the consolidation of true peace comes through the pursuit of social justice, which is indispensable for correcting the economic imbalances and political unrest that have always had a major role in generating conflicts and threatening the whole of humanity.
Your Majesty, distinguished Authorities, dear friends! Christians are deeply appreciative of the place accorded them in Moroccan society. They wish to do their part in building a fraternal and prosperous nation, out of concern for the common good of its people. In this regard, I think of the significant work of the Catholic Church in Morocco in providing social services and in the field of education, thanks to its schools, which are open to students of every confession, religion and background. In thanking God for all that has been accomplished, allow me to encourage Catholics and all Christians to be servants, promoters and defenders of human fraternity here in Morocco.
Your Majesty, distinguished Authorities, dear friends! I thank you and all the Moroccan people once more for your warm welcome and your kind attention. Shukran bi-saf! May the Almighty, Gracious and Merciful, protect you and bless Morocco! Thank you.
[00533-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Majestät,
Königliche Hoheiten,
sehr geehrte Vertreter des Königreichs Marokko,
werte Mitglieder des Diplomatischen Korps,
lieber marokkanische Freunde,
As-Salam Alaikum!
Ich bin froh, den Boden dieses Landes zu betreten, das an Naturschönheiten reich ist, Spuren alter Kulturen bewahrt und Zeuge einer faszinierenden Geschichte ist. Ich möchte zunächst Seiner Majestät Mohammed VI. meine aufrichtige und innige Dankbarkeit zum Ausdruck bringen für seine freundliche Einladung und den herzlichen Empfang, den er mir soeben im Namen des ganzen marokkanischen Volkes hat zuteilwerden lassen, insbesondere aber für die aufmerksamen Worte, die er an mich gerichtet hat.
Dieser Besuch ist für mich Anlass zur Freude und zur Dankbarkeit, vor allem weil er mir gestattet, die Reichtümer Ihres Landes, Ihres Volkes und Ihrer Traditionen zu entdecken. Diese Dankbarkeit bietet eine wichtige Gelegenheit, den interreligiösen Dialog und die gegenseitige Kenntnis unter den Gläubigen unserer beiden Religionen zu fördern, während wir der historischen Begegnung zwischen dem heiligen Franz von Assisi und Sultan al-Malik al-Kamil vor achthundert Jahren gedenken. Dieses prophetische Ereignis zeigt, dass der Mut, einander zu begegnen und die Hände zu reichen, dort ein Weg des Friedens und der Harmonie für die Menschheit sind, wo Extremismus und Hass Spaltung und Zerstörung bewirken. Darüber hinaus hoffe ich, dass die Wertschätzung, die Achtung und die Zusammenarbeit unter uns dazu beitragen, unsere Bande aufrichtiger Freundschaft zu vertiefen, damit unsere Gemeinschaften den neuen Generationen eine bessere Zukunft bereiten können.
Hier in diesem Land, einer natürlichen Brücke zwischen Afrika und Europa, möchte ich die Notwendigkeit bekräftigen, unsere Anstrengungen zu vereinen, um dem Aufbau einer solidarischeren Welt neuen Impuls zu geben; einer Welt, die sich im aufrichtigen, mutigen und unverzichtbaren Bemühen um einen respektvollen Dialog der Reichtümer und der Besonderheiten jedes Volkes und jeder Person stärker engagiert. Das ist eine Herausforderung, die wir alle annehmen müssen, vor allem in dieser Zeit, in der man Gefahr läuft, Unterschiede und fehlende gegenseitige Kenntnis zum Vorwand für Rivalität und Spaltung zu nehmen.
Für eine Teilnahme am Aufbau einer offenen, pluralen und solidarischen Gesellschaft ist es somit wesentlich, die Kultur des Dialogs als zu gehender Weg sowie die Zusammenarbeit als Verhaltensregel und das gegenseitige Verständnis als Methode und Maßstab beständig und ohne Nachlassen fortzuentwickeln und zu übernehmen (vgl. Dokument über die Brüderlichkeit aller Menschen, Abu Dhabi, 4. Februar 2019). Dies ist der Weg, den wir unermüdlich beschreiten sollen, damit wir gemeinsam die Spannungen und das Unverständnis, die Masken und die Klischees überwinden können, die stets zu Angst und Konfrontation führen; und so soll einem Geist fruchtbarer und respektvoller Zusammenarbeit der Weg eröffnet werden. Es ist in der Tat unverzichtbar, dem Fanatismus und Fundamentalismus die Solidarität aller Glaubenden entgegenzusetzen. Hierbei haben wir als unschätzbare Bezugspunkte für unser Handeln die Werte, die uns gemeinsam sind. In dieser Hinsicht ist es mir eine Freude, in Kürze das Institut Mohammed VI. für Imame, Prediger und Predigerinnen besuchen zu dürfen, das nach dem Wunsch Eurer Majestät eine angemessene, gesunde Ausbildung gegen alle Formen von Extremismus anbieten soll. Denn diese führen oft zu Gewalt und Terrorismus und stellen in jedem Fall eine Beleidigung der Religion und Gottes selbst dar. Wir wissen, wie sehr eine angemessene Vorbereitung der künftigen religiösen Verantwortungsträger vonnöten ist, wenn wir den wahren religiösen Sinn in den Herzen der neuen Generationen wiederbeleben wollen.
Daher lädt uns ein authentischer Dialog ein, nicht zu unterschätzen, wie wichtig der religiöse Faktor ist, um zwischen den Menschen Brücken zu bauen und die zuvor erwähnten Herausforderungen erfolgreich anzugehen. In der Tat führt uns der Glaube an Gott unter Achtung unserer Unterschiede dazu, die herausragende Würde jedes Menschen wie auch seine unveräußerlichen Rechte anzuerkennen. Wir glauben, dass Gott die Menschen in Bezug auf Rechte, Pflichten und Würde gleich erschaffen hat und dass er sie berufen hat, als Geschwister zu leben und die Werte des Guten, der Liebe und des Friedens zu verbreiten. Deshalb ist die Gewissens- und Religionsfreiheit – die sich nicht auf die Kultfreiheit allein beschränkt, sondern jedem erlauben muss, entsprechend der eigenen religiösen Überzeugung zu leben –untrennbar mit der menschlichen Würde verbunden. In diesem Geist ist es immer nötig, dass wir von der einfachen Toleranz zur Achtung und Wertschätzung der anderen gelangen. Denn es geht darum, den anderen in der Besonderheit seines Glaubens zu entdecken und anzunehmen wie auch sich gegenseitig von der Verschiedenheit bereichern zu lassen. Dies geschieht in einer Beziehung, die vom Wohlwollen und von der Suche nach dem, was wir gemeinsam tun können, gekennzeichnet ist. So verstanden muss das Bauen von Brücken zwischen den Menschen unter dem Gesichtspunkt des interreligiösen Dialogs im Zeichen des Zusammenlebens, der Freundschaft und noch mehr der Brüderlichkeit erfolgen.
Die im Januar 2016 in Marrakesch abgehaltene internationale Konferenz über die Rechte der religiösen Minderheiten in der islamischen Welt hat sich mit dieser Frage beschäftigt. Und ich freue mich, dass diese Konferenz es möglich gemacht hat, jeden instrumentalisierenden Gebrauch einer Religion zur Diskriminierung oder Aggression gegen andere Religionen zu verurteilen, während die Notwendigkeit herausgestellt wurde, über den Begriff der religiösen Minderheit hinaus zum Konzept der Bürgerschaft und der Anerkennung des Wertes der Person zu gelangen, die in jeder Rechtsordnung eine zentrale Rolle einnehmen muss.
Ich betrachte auch die im Jahr 2012 auf Initiative von Katholiken und Protestanten in Marokko erfolgte Schaffung des Ökumenischen Instituts Al Mowafaqa in Rabat als prophetisches Zeichen; dieses Institut will zur Förderung der Ökumene wie auch zum Dialog mit der Kultur und dem Islam beitragen. Diese lobenswerte Initiative bringt die Sorge und den Willen der in diesem Land lebenden Christen zum Ausdruck, Brücken zu bauen, um die menschliche Brüderlichkeit sichtbar zu machen und ihr zu dienen.
Dies sind alles Wege, die unterbinden werden, »die Religionen zu instrumentalisieren, um Hass, Gewalt, Extremismus und blinden Fanatismus zu entfachen, und der Verwendung des Namens Gottes, um Mord, Exil, Terrorismus und Unterdrückung zu rechtfertigen, ein Ende bereiten werden« (vgl. Dokument über die Brüderlichkeit aller Menschen, Abu Dhabi, 4. Februar 2019).
Der echte Dialog, den wir fortentwickeln wollen, führt uns auch dazu, die Welt, in der wir leben, – unser gemeinsames Haus – in unsere Überlegungen einzubeziehen. Daher hat die internationale Konferenz über den Klimawandel COP 22, die ebenfalls hier in Marokko stattgefunden hat, ein weiteres Mal bestätigt, dass viele Nationen sich der Notwendigkeit bewusst sind, den Planeten zu schützen, den Gott uns zugewiesen hat, und zu einer wahren ökologischen Umkehr für eine ganzheitliche menschliche Entwicklung beizutragen. Ich schätze alle weiterführenden Schritte, die in diesem Bereich gemacht wurden, und freue mich über die Umsetzung einer echten Solidarität unter den Nationen und den Völkern, um gerechte und dauerhafte Lösungen für die Plagen zu finden, die das gemeinsame Haus und das Überleben der Menschheitsfamilie selbst bedrohen. Nur gemeinsam, in einem geduldigen und klugen, offenen und ehrlichen Dialog können wir hoffen, entsprechende Antworten zu finden, um die Tendenz zur Erderwärmung umzukehren und die Armut ausrotten zu können (vgl. Enzyklika Laudato si’, 175).
Desgleichen stellt die ernste Migrationskrise, der wir gegenüberstehen, einen dringenden Appell an alle dar, konkrete Mittel zu suchen, um die Gründe zu beseitigen, die viele Menschen zwingen, ihr Land, ihre Familie zu verlassen und sich oftmals in Situationen der Ausgrenzung und Ablehnung wiederzufinden. Unter diesem Gesichtspunkt hat wiederum hier in Marokko die zwischenstaatliche Konferenz zur Annahme des Globalen Pakts für sichere, geordnete und geregelte Migration ein Dokument verabschiedet, welches ein Bezugspunkt für die gesamte internationale Gemeinschaft sein will. Gleichwohl ist es wahr, dass noch viel zu tun bleibt, vor allem weil man von den mit diesem Dokument zumindest auf moralischer Ebene übernommenen Verpflichtungen zu konkreten Handlungen übergehen muss. Insbesondere gegenüber den Migranten muss man zu einer Einstellungsänderung gelangen, die sie als Personen betrachtet, nicht als Nummern, und ihre Rechte und Würde durch Taten und politische Entscheidungen anerkennt. Sie wissen, wie sehr mir das – oft schreckliche – Schicksal dieser Personen am Herzen liegt, die größtenteils ihre Länder nicht verlassen würden, wenn sie nicht dazu gezwungen wären. Marokko hat mit großer Bereitwilligkeit und ausgenommener Gastfreundschaft diese Konferenz beherbergt. So hoffe ich, dass es in der internationalen Gemeinschaft weiter ein Beispiel an Menschlichkeit für Migranten und Flüchtlinge darstellt, damit diese hier wie andernorts mit Menschlichkeit aufgenommen und geschützt werden als auch in ihrer Situation Förderung erfahren und mit Würde integriert werden können. Sollten die Umstände es zulassen, werden sie sich für eine Rückkehr nach Hause entscheiden können, sofern die Bedingungen für ihre Sicherheit gegeben sind, die ihre Würde und ihre Rechte achten. Es geht um ein Phänomen, das niemals durch den Bau von Barrieren gelöst werden wird, ebenso wenig durch die Verbreitung von Angst vor dem anderen oder die Verweigerung von Unterstützung für die, welche eine legitime Verbesserung ihrer Lage für sich und ihre Familien erhoffen. Wir wissen auch, dass die Festigung eines wahren Friedens über die Suche nach sozialer Gerechtigkeit geht; diese ist unerlässlich, um ökonomische Ungleichgewichte und politische Unordnung zu beheben, welche immer schon Hauptfaktoren von Spannungen und Bedrohungen für die gesamte Menschheit gewesen sind.
Majestät, ehrenwerte Vertreter des öffentlichen Lebens, liebe Freunde! Die Christen freuen sich über ihren Platz in der marokkanischen Gesellschaft. Sie wollen ihren Beitrag zum Aufbau einer solidarischen und blühenden Nation leisten, da ihnen das Gemeinwohl des Volkes am Herzen liegt. In dieser Hinsicht scheint mir das Engagement der katholischen Kirche in Marokko bedeutsam, das sie durch ihre sozialen Werke zeigt wie auch im Bereich der Erziehung durch Schulen, die Schülern jeder Konfession, Religion und Herkunft offen stehen. Zusammen mit meinem Dank an Gott für den zurückgelegten Weg lassen Sie mich die Katholiken und die Christen ermutigen, hier in Marokko Diener, Förderer und Verteidiger der Brüderlichkeit aller Menschen zu sein.
Majestät, sehr verehrte Vertreter des öffentlichen Lebens, liebe Freunde! Nochmals danke ich Ihnen und dem ganzen marokkanischen Volk für Ihren herzlichen Empfang und Ihre freundliche Aufmerksamkeit. Shukran bi-saf! Der Allmächtige, Gütige und Barmherzige beschütze Sie und segne Marokko! Danke.
[00533-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Majestad,
Altezas reales,
distinguidas Autoridades del Reino de Marruecos,
miembros del Cuerpo diplomático,
queridos amigos marroquíes,
As-Salam Alaikum!
Me alegro de pisar el suelo de este país, rico en tantas bellezas naturales, custodio de vestigios de antiguas civilizaciones y testigo de una historia fascinante. Ante todo, deseo expresar mi sincero y cordial agradecimiento a Su Majestad Mohammed VI por su gentil invitación y por la calurosa acogida que me ha dispensado en nombre de todo el pueblo marroquí, y especialmente por las amables palabras que me ha dirigido.
Esta visita es para mí motivo de gozo y gratitud porque me permite descubrir la riqueza de vuestra tierra, de vuestro pueblo y de vuestras tradiciones. Gratitud que se transforma en una importante oportunidad para promover el diálogo interreligioso y el conocimiento recíproco entre los fieles de nuestras dos religiones, al mismo tiempo que recordamos —ochocientos años después— el histórico encuentro entre san Francisco de Asís y el sultán al-Malik al-Kamil. Aquel acontecimiento profético manifiesta que la valentía del encuentro y de la mano tendida son un camino de paz y de armonía para la humanidad, allí donde el extremismo y el odio son factores de división y destrucción. Además, deseo que la estima, el respeto y la colaboración entre nosotros contribuyan a profundizar nuestros lazos de amistad sincera, para que nuestras comunidades preparen un futuro mejor para las nuevas generaciones.
Aquí en esta tierra, puente natural entre África y Europa, deseo insistir en la necesidad de unir nuestros esfuerzos para dar un nuevo impulso a la construcción de un mundo más solidario, más comprometido en el empeño honesto, valiente e indispensable por un diálogo que respete las riquezas y particularidades de cada pueblo y de cada persona. Este es un desafío que todos nosotros estamos llamados a afrontar, sobre todo en este tiempo en el que se corre el riesgo de hacer de las diferencias y el desconocimiento recíproco motivos de rivalidad y disgregación.
Por tanto, para participar en la edificación de una sociedad abierta, plural y solidaria, es esencial desarrollar y asumir constantemente y sin flaquear la cultura del diálogo como el camino a seguir; la colaboración, como conducta; el conocimiento recíproco, como método y criterio (cf. Documento sobre la fraternidad humana, Abu Dabi, 4 febrero 2019). Este es el camino que estamos llamados a recorrer sin cansarnos nunca, para ayudarnos a superar juntos las tensiones y las incomprensiones, las máscaras y los estereotipos que conducen siempre al miedo y a las contraposiciones; y así abrir el camino a un espíritu de colaboración fructífera y respetuosa. En efecto, es indispensable oponer al fanatismo y al fundamentalismo la solidaridad de todos los creyentes, teniendo como referencias inestimables de nuestro actuar los valores que nos son comunes. En este sentido, me alegro de poder visitar en unos momentos el Instituto Mohammed VI para imanes, predicadores y predicadoras, que Vuestra Majestad ha deseado para ofrecer una formación adecuada y sana contra todas las formas de extremismo, que llevan a menudo a la violencia y al terrorismo y que, en todo caso, constituyen una ofensa a la religión y a Dios mismo. De hecho, sabemos que los futuros líderes religiosos necesitan una preparación apropiada, si queremos reavivar el verdadero sentido religioso en el corazón de las nuevas generaciones.
Por tanto, un diálogo auténtico nos invita a no subestimar la importancia del factor religioso para construir puentes entre los hombres y para afrontar con éxito los desafíos mencionados anteriormente. Ciertamente, y en el respeto de nuestras diferencias, la fe en Dios nos lleva a reconocer la eminente dignidad de todo ser humano, como también sus derechos inalienables. Nosotros creemos que Dios ha creado los seres humanos iguales en derechos, deberes y dignidad, y que los ha llamado a vivir como hermanos y a difundir los valores del bien, de la caridad y de la paz. Por esa razón, la libertad de conciencia y la libertad religiosa —que no se limita solo a la libertad de culto, sino a permitir que cada uno viva según la propia convicción religiosa— están inseparablemente unidas a la dignidad humana. Con este espíritu, es necesario que pasemos siempre de la simple tolerancia al respeto y a la estima de los demás. Porque se trata de descubrir y aceptar al otro en la peculiaridad de su fe y enriquecerse mutuamente con la diferencia, en una relación marcada por la benevolencia y la búsqueda de lo que podemos hacer juntos. Así entendida, la construcción de puentes entre los hombres, desde el punto de vista interreligioso, pide ser vivida bajo el signo de la convivencia, de la amistad y, más aún, de la fraternidad.
La Conferencia internacional sobre los derechos de las minorías religiosas en el mundo islámico, realizada en Marrakech en enero de 2016, afrontó dicha cuestión. Y me alegro que ella haya permitido condenar cualquier uso instrumental de una religión para discriminar o agredir a las otras, evidenciando la necesidad de ir más allá del concepto de minoría religiosa en favor de aquel de ciudadanía y de reconocimiento del valor de la persona, que debe poseer un carácter central en todo ordenamiento jurídico.
También considero un gesto profético la creación del Instituto Ecuménico Al Mowafaqa, en Rabat, en el año 2012, por iniciativa católica y protestante en Marruecos, Instituto que quiere contribuir a la promoción del ecumenismo, como también del diálogo con la cultura y con el Islam. Esta loable iniciativa expresa la preocupación y la voluntad de los cristianos que viven en este país en construir puentes que manifiesten y sirvan a la fraternidad humana.
Todos estos procesos que detendrán la «instrumentalización de las religiones para incitar al odio, a la violencia, al extremismo o al fanatismo ciego y que se deje de usar el nombre de Dios para justificar actos de homicidio, exilio, terrorismo y opresión» (Documento sobre la fraternidad humana, Abu Dabi, 4 febrero 2019).
El diálogo genuino que queremos desarrollar nos lleva también a tomar en consideración el mundo en el que vivimos, nuestra casa común. Por esta razón, la Conferencia internacional sobre el cambio climático, COP 22, también realizada aquí en Marruecos, ha confirmado una vez más la toma de conciencia, por parte de muchas naciones, sobre la necesidad de proteger el planeta en el que Dios nos ha dado la vida y de contribuir a una verdadera conversión ecológica para un desarrollo humano integral. Expreso mi agradecimiento por todos los avances realizados en este campo y celebro la puesta en acto de una verdadera solidaridad entre las naciones y los pueblos, con el fin de encontrar soluciones justas y duraderas a los flagelos que amenazan la casa común y la supervivencia misma de la familia humana. De forma conjunta y en un diálogo paciente y prudente, franco y sincero, es como esperamos que se puedan encontrar respuestas adecuadas, para invertir el proceso del calentamiento global y lograr erradicar la pobreza (cf. Carta enc. Laudato si’, 175).
Del mismo modo, la grave crisis migratoria que hoy estamos afrontando es una llamada urgente para que todos busquemos los medios concretos para erradicar las causas que obligan a tantas personas a dejar su país, su familia, y a encontrarse frecuentemente marginadas, rechazadas. Desde este punto de vista, el pasado mes de diciembre, aquí en Marruecos, la Conferencia intergubernamental sobre el Pacto mundial para una migración segura, ordenada y regular aprobó un documento que quiere ser un punto de referencia para toda la comunidad internacional. Al mismo tiempo, es verdad que aún queda mucho por hacer, sobre todo porque es necesario pasar de los compromisos contraídos con ese documento, al menos a nivel moral, a acciones concretas y, en especial, a un cambio de disposición hacia los migrantes, que los afirme como personas, no como números, que reconozca sus derechos y su dignidad en los hechos y en las decisiones políticas. Vosotros sabéis cuánto me preocupa la suerte, a menudo terrible, de estas personas que en gran parte no dejarían sus países si no estuvieran obligadas a hacerlo. Espero que Marruecos, que con gran disponibilidad y exquisita hospitalidad acogió esa Conferencia, quiera continuar siendo, en la comunidad internacional, un ejemplo de humanidad para los migrantes y los refugiados, de manera que puedan ser, aquí, como en cualquier otro lugar, acogidos y protegidos con humanidad, se promueva su situación y sean integrados con dignidad. Que, cuando las condiciones lo permitan, puedan decidir regresar a casa en condiciones de seguridad, que respeten su dignidad y sus derechos. Se trata de un fenómeno que nunca encontrará una solución en la construcción de barreras, en la difusión del miedo al otro o en la negación de asistencia a cuantos aspiran a una legítima mejora para sí mismos y para sus familias. Sabemos también que la consolidación de una paz verdadera pasa a través de la búsqueda de justicia social, indispensable para corregir los desequilibrios económicos y los desórdenes políticos que han sido siempre los principales factores de tensión y de amenaza para toda la humanidad.
Majestad y honorables autoridades, queridos amigos: Los cristianos se alegran por el lugar que les han hecho en la sociedad marroquí. Ellos quieren contribuir en la edificación de una nación solidaria y próspera, teniendo como preocupación el bien común del pueblo. Desde este punto de vista, me parece significativo el compromiso de la Iglesia Católica en Marruecos, en sus obras sociales y en el campo de la educación a través de sus escuelas abiertas a los estudiantes de cualquier confesión, religión y origen. Por eso, mientras doy gracias a Dios por el camino realizado, permitidme animar a los católicos y cristianos a ser aquí, en Marruecos, servidores, promotores y defensores de la fraternidad humana.
Majestad, distinguidas autoridades, queridos amigos: Os agradezco una vez más, así como a todo el pueblo marroquí, vuestra acogida tan calurosa y vuestra cortés atención. Shukran bi-saf! El Omnipotente, clemente y misericordioso, os proteja y bendiga a Marruecos. Gracias.
[00533-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Majestade,
Altezas Reais,
Ilustres Autoridades do Reino de Marrocos,
membros do Corpo Diplomático,
queridos amigos marroquinos,
As-Salam Alaikum!
Estou feliz por pisar o solo deste país, rico de muitas belezas naturais, guardião de vestígios de antigas civilizações e testemunha duma história fascinante. Desejo, antes de mais nada, expressar a minha sincera e cordial gratidão a Sua Majestade Mohammed VI pelo seu amável convite e a calorosa receção que há pouco, em nome de todo o povo marroquino, me reservou, particularmente pelas palavras gentis que me dirigiu.
Esta visita é, para mim, motivo de alegria e gratidão, porque me permite, antes de tudo, descobrir as riquezas da vossa terra, do vosso povo e das vossas tradições e, depois, pela grande oportunidade de promover o diálogo inter-religioso e o conhecimento mútuo entre os fiéis das nossas duas religiões, ao mesmo tempo que recordamos – oitocentos anos depois – o histórico encontro entre São Francisco de Assis e o Sultão al-Malik al-Kamil. Este profético evento demonstra que a coragem do encontro e da mão estendida é um caminho de paz e harmonia para a humanidade nas situações onde o extremismo e o ódio são fatores de divisão e destruição. Além disso, almejo que a estima, o respeito e a colaboração entre nós contribuam para aprofundar os nossos laços de sincera amizade, consentindo que as nossas comunidades preparem um futuro melhor para as novas gerações.
Aqui nesta terra, ponte natural entre a África e a Europa, desejo reiterar a necessidade de unirmos os nossos esforços para dar novo impulso à construção dum mundo mais solidário, mais empenhado num diálogo honesto, corajoso e necessário que respeite as riquezas e especificidades de cada povo e de cada pessoa. Trata-se dum desafio que todos somos chamados a assumir, sobretudo neste tempo em que se corre o risco de fazer das diferenças e mútuo desconhecimento motivos de rivalidade e desagregação.
Por conseguinte, para participar na construção duma sociedade aberta, plural e solidária, é essencial desenvolver e assumir, com constância e sem abdicação, como caminho a seguir a cultura do diálogo; como conduta, a colaboração; como método e critério, o conhecimento mútuo (cf. Documento sobre A Fraternidade Humana, Abu Dhabi, 4 de fevereiro de 2019). Tal é a estrada que somos chamados a percorrer, sem nunca nos cansarmos, para nos ajudar a superar, juntos, as tensões e os mal-entendidos, as máscaras e os estereótipos, que sempre levam ao medo e à contraposição; e, assim, abrir caminho a um espírito de colaboração frutuosa e respeitadora. Com efeito, é indispensável contrapor ao fanatismo e ao fundamentalismo a solidariedade de todos os crentes, tendo como preciosas referências das nossas ações os valores que nos são comuns. Nesta perspetiva, sinto-me feliz por poder visitar, daqui a pouco, o Instituto Mohammed VI para imãs, pregadores e pregadoras, criado por Vossa Majestade para proporcionar uma formação adequada e sadia contra todas as formas de extremismo, que levam muitas vezes à violência e ao terrorismo e constituem, em todo o caso, uma ofensa à religião e ao próprio Deus. Na realidade, sabemos como é necessária uma condigna preparação dos futuros guias religiosos, se quisermos reavivar o verdadeiro sentido religioso no coração das novas gerações.
Portanto um diálogo autêntico convida-nos a não subestimar a importância do fator religioso para construir pontes entre os homens e enfrentar com êxito os desafios antes mencionados. De facto, no respeito das nossas diferenças, a fé em Deus leva-nos a reconhecer a eminente dignidade de todo o ser humano, bem como os seus direitos inalienáveis. Acreditamos que Deus criou os seres humanos iguais em direitos, deveres e dignidade, e chamou-os a viverem como irmãos e espalharem os valores do bem, da caridade e da paz. É por isso que a liberdade de consciência e a liberdade religiosa – esta não se limita à mera liberdade de culto, mas deve consentir a cada um viver segundo a própria convicção religiosa – estão inseparavelmente ligadas à dignidade humana. Neste espírito, precisamos sempre de passar da simples tolerância ao respeito e estima pelos outros, já que se trata de descobrir e aceitar o outro na peculiaridade da sua fé e enriquecer-se mutuamente com a diferença num relacionamento marcado pela benignidade e a busca daquilo que podemos fazer juntos. Assim entendida, a construção de pontes entre os seres humanos, vista da perspetiva do diálogo inter-religioso pede para ser vivida sob o signo da convivência, da amizade e, mais ainda, da fraternidade.
A Conferência Internacional sobre os Direitos das Minorias Religiosas no Mundo Islâmico, realizada em Marraquexe no mês de janeiro de 2016, abordou esta questão. E congratulo-me por a mesma ter permitido condenar qualquer instrumentalização duma religião para discriminar ou agredir as outras, destacando a necessidade de ir mais além do conceito de minoria religiosa para nos fixarmos no conceito de cidadania e no reconhecimento do valor da pessoa, que deve ter um caráter central em todo o ordenamento jurídico.
Considero também um sinal profético a criação do Instituto Ecuménico Al Mowafaqa, em Rabat no ano de 2012, por iniciativa católica e protestante em Marrocos; um Instituto que quer contribuir para a promoção do ecumenismo, bem como do diálogo com a cultura e com o Islã. Esta louvável iniciativa expressa a preocupação e a vontade dos cristãos, que vivem neste país, de construir pontes para manifestar e servir a fraternidade humana.
Constituem, todos eles, percursos que visam impedir de «instrumentalizar as religiões para incitar ao ódio, à violência, ao extremismo e ao fanatismo cego e (…) usar o nome de Deus para justificar atos de homicídio, de exílio, de terrorismo e de opressão» (Documento sobre A Fraternidade Humana, Abu Dhabi, 4 de fevereiro de 2019).
O diálogo genuíno que queremos desenvolver leva-nos também a tomar em consideração o mundo onde vivemos, a nossa casa comum. Assim, a Conferência Internacional sobre as Alterações Climáticas, COP 22, também realizada aqui em Marrocos, comprovou mais uma vez a tomada de consciência por parte de muitas nações sobre a necessidade de proteger o planeta, onde Deus nos colocou a viver, e contribuir para uma verdadeira conversão ecológica ao desenvolvimento humano integral. Manifesto o meu apreço por todos os avanços verificados neste campo e alegro-me com a implementação duma verdadeira solidariedade entre as nações e os povos a fim de se encontrar soluções justas e duradouras para os flagelos que ameaçam a casa comum e a própria sobrevivência da família humana. Juntos, num diálogo paciente e prudente, franco e sincero, podemos esperar encontrar respostas adequadas para inverter a tendência ao aquecimento global e conseguir a erradicação da pobreza (cf. Enc. Laudato si’, 175).
De igual modo a grave crise migratória, que atualmente enfrentamos, constitui para todos um apelo urgente a procurar os meios concretos para erradicar as causas que forçam tantas pessoas a deixar o seu país, a sua família, acabando muitas vezes marginadas, rejeitadas. Nesta linha, realizou-se em dezembro passado, sempre aqui em Marrocos, a Conferência Intergovernamental sobre o Pacto Mundial para uma Migração Segura, Ordenada e Regular; ela adotou um documento que pretende ser um ponto de referência para toda a comunidade internacional. Naturalmente há ainda muito a fazer, já que é preciso passar, dos compromissos assumidos – ao menos a nível moral – com aquele documento, a ações concretas e sobretudo a uma mudança de ordenamento sobre os migrantes, que os considere como pessoas e não como números, e reconheça em atos e decisões políticas os seus direitos e a sua dignidade. Sabeis como tenho a peito a sorte – muitas vezes terrível – destas pessoas, que, em grande parte, não deixariam os seus países se não fossem forçadas. Espero que Marrocos, depois de ter acolhido a referida Conferência com grande disponibilidade e requintada hospitalidade, continue a ser – na comunidade internacional – um exemplo de humanidade para os migrantes e os refugiados, a fim de poderem, aqui como noutros lados, sentir-se acolhidos com humanidade e protegidos, ver favorecida a sua situação e ser integrados com dignidade. Quando as condições o permitirem, hão de poder decidir voltar a casa em condições de segurança, respeitadoras da sua dignidade e dos seus direitos. Trata-se dum fenómeno que nunca encontrará uma solução na construção de barreiras, na propagação do medo do outro nem na negação de assistência a quantos aspiram por uma legítima melhoria para si próprio e sua família. Sabemos também que a consolidação duma paz verdadeira passa pela busca da justiça social, indispensável para corrigir os desequilíbrios económicos e as desordens políticas que foram sempre os principais fatores de tensão e ameaça para a humanidade inteira.
Majestade e ilustres Autoridades, queridos amigos! Os cristãos alegram-se com o seu lugar na sociedade marroquina. Querem fazer a sua parte na edificação duma nação solidária e próspera, tendo a peito o bem comum do povo. Sob este ponto de vista, acho significativa a colaboração da Igreja Católica em Marrocos com as suas obras sociais e, no campo da educação, através das suas escolas abertas aos estudantes de todas as confissões, religiões e proveniência. Por isso, ao mesmo tempo que dou graças a Deus pelo caminho realizado seja-me permitido encorajar os católicos e os cristãos a serem aqui, em Marrocos, servidores, promotores e defensores da fraternidade humana.
Majestade, ilustres Autoridades, queridos amigos! Uma vez mais vos agradeço – a vós e a todo o povo marroquino – a calorosa receção e a vossa amável atenção. Shukran bi-saf! O Todo-Poderoso, clemente e misericordioso, vos proteja, e abençoe Marrocos! Obrigado.
[00533-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Wasza Królewska Wysokość,
Wasze Królewskie Wysokości,
Szanowni przedstawiciele władz Królestwa Maroka,
Członkowie korpusu dyplomatycznego,
Drodzy marokańscy przyjaciele,
As-Salam Alaikum!
Cieszę się stąpając po ziemi tego kraju, bogatego w piękno naturalne, opiekuna śladów starożytnych cywilizacji i świadka fascynującej historii. Przede wszystkim pragnę wyrazić moją szczerą i serdeczną wdzięczność Jego Wysokości Mohammedowi VI za uprzejme zaproszenie i serdeczne przyjęcie, zgotowane mi imieniu całego narodu marokańskiego, a w szczególności za miłe słowa, które do mnie skierował.
Obecna wizyta jest dla mnie motywem do radości i wdzięczności, ponieważ pozwala mi przede wszystkim odkryć bogactwo waszej ziemi, waszego ludu i waszych tradycji. Wdzięczność ta staje się ważną okazją do krzewienia dialogu międzyreligijnego i wzajemnego poznania między wiernymi naszych dwóch religii, kiedy upamiętniamy – po ośmiuset latach – historyczne spotkanie św. Franciszka z Asyżu i sułtana al-Malika al-Kamila. To prorocze wydarzenie ukazuje, że odwaga spotkania i wyciągniętej ręki jest drogą pokoju i zgody dla ludzkości tam, gdzie ekstremizm i nienawiść są czynnikami podziału i zniszczenia. Ponadto pragnę, by poważanie, szacunek i współpraca między nami przyczyniły się do pogłębienia naszych więzi szczerej przyjaźni, aby umożliwić naszym wspólnotom przygotowanie lepszej przyszłości dla nowych pokoleń.
Tutaj, na tej ziemi, będącej naturalnym pomostem między Afryką a Europą, chciałbym podkreślić potrzebę połączenia naszych wysiłków, aby nadać nowy impuls budowie świata bardziej solidarnego, bardziej zaangażowanego w uczciwy, odważny i niezbędny trud dialogu szanującego bogactwa i specyfikę każdego narodu i każdej osoby. Jest to wyzwanie, do którego podjęcia jesteśmy wezwani wszyscy, szczególnie w tym czasie, kiedy zachodzi ryzyko czynienia z różnic i wzajemnej nieznajomości motywu rywalizacji i dezintegracji.
Dlatego też, aby uczestniczyć w budowaniu społeczeństwa otwartego, pluralistycznego i solidarnego, niezbędne jest ciągłe rozwijanie i podejmowanie kultury dialogu jako drogi, którą trzeba przebyć, współpracy jako postawy, wzajemnego poznania jako metody i kryterium (por. Dokument o Ludzkim Braterstwie, Abu Zabi, 4 lutego 2019). Jesteśmy powołani do przemierzania tej drogi, nigdy nie ulegając znużeniu, aby pomóc nam w przezwyciężeniu napięcia i nieporozumień, masek i stereotypów, które zawsze prowadzą do lęku i konfliktu, aby w ten sposób otworzyć drogę dla ducha owocnej i naznaczonej szacunkiem współpracy. Fanatyzmowi i fundamentalizmowi trzeba bowiem koniecznie przeciwstawić solidarność wszystkich wierzących, mając za bezcenne punkty odniesienia dla naszego działania wartości dla nas wspólne. W tej perspektywie cieszę się, że zgodnie z prośbą Waszej Wysokości, będę mógł wkrótce odwiedzić Instytut Mohammeda VI dla imamów, kaznodziejów i kaznodziejek, utworzony przez Waszą Wysokość w celu zapewnienia odpowiedniej i zdrowej formacji przeciwstawiającej się wszelkim formom ekstremizmu, które często prowadzą do przemocy i do terroryzmu, a które w każdym przypadku stanowią zniewagę wobec religii i samego Boga. Wiemy bowiem, jak konieczne jest odpowiednie przygotowanie przyszłych przewodników religijnych, jeśli chcemy ożywić prawdziwy zmysł religijny w sercach nowych pokoleń.
Zatem autentyczny dialog zachęca nas, byśmy nie lekceważyli znaczenia czynnika religijnego w budowaniu mostów między ludźmi i skutecznie stawiali czoło wspomnianym wcześniej wyzwaniom. Istotnie szanując istniejące między nami różnice, wiara w Boga prowadzi nas do uznania niezwykłej godności każdego człowieka, jak również jego niezbywalnych praw. Wierzymy, że Bóg stworzył ludzi równych w prawach, obowiązkach i godności, i że powołał ich, aby żyli jak bracia i szerzyli wartości dobra, miłości i pokoju. Dlatego właśnie wolność sumienia i wolność religijna – która nie ogranicza się do swobody kultu, ale musi pozwalać wszystkim, by żyli zgodnie ze swoimi przekonaniami religijnymi – są nierozerwalnie związane z godnością ludzką. W tym duchu zawsze musimy przechodzić od zwykłej tolerancji do szacunku i poważania dla innych. Chodzi bowiem o kwestię odkrywania i akceptowania drugiego w specyfice jego wiary i o wzajemne ubogacanie się różnicą, w relacji naznaczonej życzliwością i poszukiwaniem tego, co możemy uczynić razem. Tak rozumiane budowanie mostów między ludźmi, z punktu widzenia dialogu międzyreligijnego, wymaga przeżywania go pod znakiem serdeczności, życzliwości, a nawet więcej – braterstwa.
Kwestię tę podjęła Międzynarodowa Konferencja na temat Praw Mniejszości Religijnych w Świecie Islamskim, która odbyła się w Marrakeszu w styczniu 2016 r. Cieszę się, że pozwoliła ona potępić wszelkie instrumentalne wykorzystywanie religii do dyskryminowania lub atakowania innych, podkreślając potrzebę wyjścia poza koncepcję mniejszości religijnej na rzecz pojęcia obywatelstwa i uznania wartości osoby, która musi mieć centralny charakter w każdym porządku prawnym.
Za proroczy znak uważam również utworzenie z inicjatywy Kościołów katolickiego i protestanckich w Maroku Instytutu Ekumenicznego Al Mowafaqa w Rabacie w 2012 r. Instytut ten pragnie przyczynić się do promowania ekumenizmu, a także dialogu z kulturą i z islamem. Ta chwalebna inicjatywa wyraża troskę i wolę mieszkających w tym kraju chrześcijan, by budować mosty, aby wyrazić ludzkie braterstwo i jemu służyć.
Są to drogi, które powstrzymają „posługiwanie się religią w celu wzbudzania nienawiści, przemocy, ekstremizmu oraz ślepego fanatyzmu, które położą kres używaniu imienia Boga dla usprawiedliwiania zabójstw, eksterminacji, terroryzmu oraz ucisku” (Dokument o Ludzkim Braterstwie, Abu Zabi, 4 lutego 2019).
Autentyczny dialog, jaki pragniemy rozwijać, prowadzi nas także do zastanowienia się nad światem, w którym żyjemy, nad naszym wspólnym domem. Dlatego też Międzynarodowa Konferencja na temat Zmian Klimatycznych COP 22, która odbyła się również tutaj w Maroku, po raz kolejny zaświadczyła o uświadomieniu sobie przez wiele państw konieczności ochrony planety, na której Bóg nas umieścił, byśmy żyli i przyczyniali się do prawdziwego nawrócenia ekologicznego dla integralnego rozwoju człowieka. Wyrażam uznanie dla wszystkich postępów poczynionych w tej dziedzinie i z zadowoleniem przyjmuję realizację prawdziwej solidarności między państwami i narodami, aby znaleźć sprawiedliwe i trwałe rozwiązania plag zagrażających wspólnemu domowi i samemu przetrwaniu rodziny ludzkiej. Razem, w cierpliwym i roztropnym, swobodnym i szczerym dialogu, możemy mieć nadzieję na znalezienie stosownych odpowiedzi, aby odwrócić krzywą globalnego ocieplenia i odnieść sukces w zwalczaniu ubóstwa (por. Enc. Laudato si’, 175).
Podobnie pilnym wezwaniem dla wszystkich jest poważny kryzys migracyjny, z którym mamy dziś do czynienia. Trzeba bowiem szukać konkretnych środków w celu wyeliminowania przyczyn, które zmuszają wielu ludzi do opuszczenia swojej ojczyzny, rodziny i często są usuwani na margines, odrzucani. Z tego punktu widzenia w grudniu ubiegłego roku, także w Maroku, Międzyrządowa Konferencja na temat Globalnego porozumienia w sprawie bezpiecznej, uporządkowanej i regularnej migracji przyjęła dokument, który ma być punktem odniesienia dla całej społeczności międzynarodowej. Jednocześnie to prawda, że jest jeszcze wiele do zrobienia, zwłaszcza dlatego, że trzeba przejść od zobowiązań podjętych wraz tym dokumentem, przynajmniej na poziomie moralnym, do konkretnych działań, a zwłaszcza do zmiany usposobienia wobec migrantów, które widziałoby w nich osoby, a nie jako liczby, które uznałoby ich prawa i godność, wyrażając to w faktach i decyzjach politycznych. Wiecie, jak bardzo leży mi na sercu często straszny los tych osób, które w większości nie opuszczałyby swoich krajów, gdyby nie były do tego zmuszone. Mam nadzieję, że Maroko, które bardzo chętnie i z niezwykłą gościnnością przyjęło tę konferencję, będzie nadal chciało być we wspólnocie międzynarodowej przykładem humanizmu wobec migrantów i uchodźców, aby mogli być tutaj, podobnie jak gdzie indziej, humanitarnie przyjęci i chronieni, by możliwe było wspieranie ich sytuacji i byli integrowani w sposób godny. Kiedy pozwolą na to okoliczności, będą oni mogli zdecydować czy powrócić do domu w warunkach bezpieczeństwa, szanujących ich godność oraz prawa. Chodzi o zjawisko, które nigdy nie znajdzie rozwiązania w budowie barier, w upowszechnianiu lęku przed innymi lub w odmowie pomocy tym, którzy aspirują do uzasadnionej poprawy warunków życia dla siebie i dla swoich rodzin. Wiemy również, że umocnienie prawdziwego pokoju wymaga poszukiwania sprawiedliwości społecznej, niezbędnej dla skorygowania dysproporcji gospodarczych i niepokojów politycznych, które zawsze były głównymi czynnikami napięcia i zagrożenia dla całej ludzkości.
Wasza Wysokość i szanowni przedstawiciele władz, drodzy przyjaciele! Chrześcijanie radują się z miejsca, jakie im przyznano w społeczeństwie marokańskim. Chcą odgrywać należną im rolę w budowaniu solidarnego i dostatniego państwa, i zależy im na dobru wspólnym narodu. Z tego punktu widzenia wydaje mi się istotne zaangażowanie Kościoła katolickiego w Maroku w jego dzieła społeczne oraz w dziedzinie edukacji poprzez szkoły otwarte dla uczniów każdego wyznania, religii i pochodzenia,. Z tego powodu, dziękując Bogu za przebytą drogę, pozwólcie mi zachęcić katolików i chrześcijan, aby byli tutaj, w Maroku, sługami, promotorami i obrońcami ludzkiego braterstwa.
Wasza Wysokość i szanowni przedstawiciele władz, drodzy przyjaciele! Dziękuję wam jeszcze raz, a także całemu narodowi marokańskiemu, za wasze jakże serdeczne przyjęcie i za życzliwą uwagę. Shukran bi-saf! Niech Bóg Wszechmogący, łaskawy i miłosierny, chroni was i niech błogosławi Maroko! Dziękuję.
[00533-PL.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
الزيارة الرسولية إلى مملكة المغرب
كلمة قداسة البابا فرنسيس
إلى الشعب المغربي، والسلطات، وممثلي المجتمع المدني
وأعضاء السلك الدبلوماسي
مدينة الرباط، 30 مارس / آذار 2019
صاحب الجلالة،
أصحاب السمو الملكي،
سلطات المملكة المغربية الموقرة،
أعضاء السلك الدبلوماسي،
أيها الأصدقاء المغاربة الأعزاء،
السلام عليكم!
يسرني أن تطأ قدماي أرض هذا البلد، الغني بالجمال الطبيعي، الحارس لبصمات حضارات عريقة والشاهد على تاريخ مدهش. أود قبل كل شيء أن أعبر عن امتناني الصادق والودي لجلالة الملك محمد السادس على دعوته الكريمة، وعلى الاستقبال الحار الذي خصني به، باسم الشعب المغربي كله، وأشكره بنوع خاص على الكلمات الطيبة التي وجهها لي.
تشكل هذه الزيارة بالنسبة لي مدعاة فرح وامتنان لأنها تسمح لي، قبل كل شيء، أن أكتشف غنى أرضكم وشعبكم وتقاليدكم. امتنان يتحول إلى فرصة هامة لتعزيز الحوار بين الأديان والتعارف المتبادل بين مؤمني ديانتينا، فيما نحيي ذكرى اللقاء التاريخي –في مئويته الثامنة- بين القديس فرنسيس الأسيزي والسلطان الملك الكامل. ويظهر هذا الحدث النبوي أن شجاعة اللقاء واليد الممدودة هما سبيل للسلام والتناغم للبشرية، حيث يشكل التطرف والحقد عاملين للانقسام والدمار. كما أتمنى أن يساهم التقدير والاحترام والتعاون بيننا في توطيد روابط الصداقة الحقيقية، كي تتاح الفرصة أمام جماعاتنا لإعداد مستقبل أفضل للأجيال الصاعدة.
أود أن أؤكد، من على هذه الأرض، التي تشكل جسرا طبيعيا بين قارتي أفريقيا وأوروبا، على ضرورة توحيد جهودنا من أجل إعطاء دفع جديد لعملية بناء عالم أكثر تضامنا، وأكثر التزاما في الجهد النزيه والشجاع والضروري لحوار يحترم غنى وخصوصيات كل شعب وكل شخص. وهذا تحد علينا أن نواجهه جميعا، خصوصا في هذا الزمن الذي قد تتحول فيه الاختلافات وسوء الفهم المتبادل، إلى أسباب للسجال والتشرذم.
يجب بالتالي، من أجل المشاركة في بناء مجتمع منفتح وتعددي ومتضامن، أن نطور ثقافة الحوار ونتبناها باستمرار وبدون تراجع، كدرب ينبغي اتباعها؛ ونتبنى التعاون المشترك كسلوك؛ والتعارف المتبادل كنهج ومعيار (را. وثيقة الأخوة الإنسانية، أبو ظبي، 4 فبراير / شباط 2019). هذا هو الدرب الذي نحن مدعوون لاتخاذه دون كلل، كي نساعد بعضنا البعض على تخطي التوترات وسوء الفهم، والأقنعة والصور النمطية التي تقود دوما إلى الخوف والتصادم؛ وهكذا نفتح الطريق أمام روح من التعاون المثمر والمتسم بالاحترام. فمن الضروري أن نجابه التعصب والأصولية عبر تضامن جميع المؤمنين، جاعلين من قيمنا المشتركة مرجعا ثمينا لتصرفاتنا. في هذا السياق، يسرني أن أزور بعد قليل "معهد محمد السادس لتكوين الأئمة والمرشدين والمرشدات"، والذي شئتموه يا صاحب الجلالة، بهدف توفير تنشئة ملائمة وسليمة ضد كل شكل من أشكال التطرف الذي غالبا ما يقود إلى العنف والإرهاب، ويمثل، في جميع الحالات، إساءة إلى الدين وإلى الله نفسه. إننا ندرك في الواقع مدى أهمية توفير تنشئة ملائمة للقادة الدينيين في المستقبل، إذا ما أردنا أن نعيد إحياء المعاني الدينية الحقيقية في قلوب الأجيال الصاعدة.
لذا فإن حوارا أصيلا يدعونا لعدم التقليل من أهمية العنصر الديني من أجل بناء جسور بين البشر والنجاح في مواجهة التحديات المشار إليها آنفا. في الواقع، إن الإيمان بالله، وفي إطار احترام اختلافاتنا، يحملنا على الإقرار بالكرامة السامية لكل كائن بشري، فضلا عن حقوقه غير القابلة للتصرف أو المساومة. إننا نؤمن بأن الله قد خلق الكائنات البشرية متساوية في الحقوق والواجبات والكرامة، ودعاها إلى العيش كأخوة وإلى نشر قيم الخير والمحبة والسلام. لهذا السبب بالذات إن حرية الضمير والحرية الدينية –التي لا تقتصر على حرية العبادة وحسب، بل يجب أن تسمح لكل فرد بالعيش بحسب قناعاته الدينية– ترتبطان ارتباطا وثيقا بالكرامة البشرية. بهذا الروح، نحن بحاجة دوما إلى الانتقال من مجرد التسامح إلى احترام الآخرين وتقديرهم. لأنها مسألة تتعلق باكتشاف الآخر وقبوله في خصوصية إيمانه، وأن نغتني من بعضنا البعض عبر الاختلاف، في إطار علاقة مطبوعة بحسن النوايا وبالبحث عما يمكن أن نحققه سويا. فبناء الجسور بين البشر، بهذا المفهوم، ومن وجهة نظر الحوار بين الأديان، يتطلب أن يعاش تحت راية التعايش والصداقة، بل والأخوة أيضا.
إن المؤتمر الدولي حول حقوق الأقليات الدينية في الديار الإسلامية، الذي عقد في مراكش في يناير / كانون الثاني 2016، قد تطرق إلى هذا الموضوع. ويسرني أن يكون هذا المؤتمر قد سمح بشجب كل استخدام لدين بهدف تبرير التمييز أو التهجم على باقي الأديان، مسلطا الضوء على أهمية تخطي مفهوم الأقلية الدينية، من أجل تعزيز مفهوم المواطنة والاعتراف بقيمة الشخص، الذي ينبغي أن يكتسب صفة مركزية في كل نظام قانوني.
أرى أيضا علامة نبوية في إنشاء معهد الموافقة المسكوني لعلم اللاهوت في الرباط، في العام 2012، بمبادرة كاثوليكية وبروتستانتية في المغرب، معهد يود الإسهام في تعزيز المسكونية، فضلا عن الحوار مع الثقافة ومع الإسلام. إن هذه المبادرة الجديرة بالثناء تعبر عن قلق المسيحيين المقيمين في هذا البلد ورغبتهم في بناء جسور للتعبير عن الأخوة البشرية وخدمتها.
إنها كلها مسارات ستوقف "استخدام الأديان في تأجيج الكراهية والعنف والتطرف والتعصب الأعمى، والكف عن استخدام اسم الله لتبرير أعمال القتل والتشريد والإرهاب والبطش" (وثيقة الأخوة الإنسانية، أبو ظبي، 4 فبراير / شباط 2019).
إن الحوار الأصيل الذي نريد تطويره يحملنا أيضا على الأخذ في عين الاعتبار العالم الذي نعيش فيه، بيتنا المشترك. لذا، فإن المؤتمر الدولي حول التغيرات المناخية، كوبCOP 22 ، الذي عقد هنا في المغرب، أظهر مرة أخرى وعي العديد من الدول لضرورة حماية الكوكب الذي جعلنا الله فيه، كي نعيش ونساهم في توبة إيكولوجية حقيقية، من أجل تنمية بشرية متكاملة. وأود التعبير عن تقديري لكل الخطوات التي اتخذت في هذا الاتجاه، وأرحب بإقامة تضامن حقيقي بين الأمم والشعوب، من أجل إيجاد حلول عادلة ودائمة للآفات التي تهدد البيت المشترك وبقاء العائلة البشرية. فسويا، وفي حوار صبور ورشيد وصريح وصادق، باستطاعتنا أن نأمل في إيجاد أجوبة ملائمة، من أجل تغيير مسار الاحتباس الحراري والنجاح في استئصال الفقر (را. الرسالة العامة كن مسبحا، 175).
على حد سواء، فإن أزمة الهجرة الخطيرة التي نواجهها اليوم تشكل بالنسبة للجميع دعوة ملحة إلى البحث عن الوسائل الملموسة من أجل استئصال الأسباب التي تجبر أشخاصا كثيرين على هجر بلادهم، وعائلاتهم، وغالبا ما يجدون أنفسهم مهمشين ومنبوذين. من هذا المنظار، عقد هنا في المغرب، في شهر ديسمبر / كانون الأول المنصرم، المؤتمر الحكومي الدولي لاعتماد الاتفاق العالمي من أجل الهجرة الآمنة والمنظمة والنظامية، وتبنى وثيقة تبتغي أن تكون نقطة مرجعية للمجتمع الدولي بأسره. إننا ندرك في الوقت نفسه أن الطريق أمامنا ما تزال طويلة خصوصا نظرا إلى ضرورة الانتقال من الالتزامات المعلنة من خلال تلك الوثيقة، أقله على المستوى الأدبي، إلى خطوات ملموسة، وتغيير الموقف، بنوع خاص، حيال المهاجرين كي يعاملوا كأشخاص، لا كأرقام، ويتم الإقرار بحقوقهم وكرامتهم، من خلال الأفعال الملموسة والقرارات السياسية. أنتم تعلمون مدى حرصي على مصير هؤلاء الأشخاص، الذي غالبا ما يكون مروعا، والذين بمعظمهم، ما كانوا ليتركوا بلادهم إن لم يجبروا على ذلك. آمل أن يبقى المغرب، الذي استضاف هذا المؤتمر بجهوزية كبيرة وحسن ضيافة، نموذجا للإنسانية –وسط الجماعة الدولية– بالنسبة للمهاجرين واللاجئين كي ينالوا، هنا كما في أماكن أخرى، الضيافة الإنسانية والحماية، وكي تحسن أوضاعهم ويتم دمجهم بكرامة. وعندما تسمح لهم الأوضاع، يكون بإمكانهم اختيار العودة إلى ديارهم في ظروف آمنة، تحترم كرامتهم وحقوقهم. إن الأمر يتعلق بظاهرة لن تحل على الاطلاق من خلال بناء الحواجز، ونشر الخوف من الآخر أو رفض مساعدة من يطمحون بطريقة مشروعة إلى تحسين أوضاعهم وأوضاع عائلاتهم. نعلم أيضا أن إرساء أسس سلام حقيقي، يمر عبر البحث عن العدالة الاجتماعية، التي لا مفر منها من أجل تصحيح الخلل الاقتصادي والسياسي الذي كان وما يزال عنصرا أساسيا للتوتر وعامل تهديد بالنسبة للبشرية بأسرها.
صاحب الجلالة، أيتها السلطات الموقرة، أيها الأصدقاء الأعزاء! يفرح المسيحيون بالمكانة التي خصصت لهم داخل المجتمع المغربي. إنهم يريدون أن يقوموا بدورهم في عملية بناء أمة متضامنة ومزدهرة، وهم حريصون على الخير العام للشعب. من هذا المنطلق، أرى أن التزام الكنيسة الكاثوليكية في المغرب عبر نشاطاتها الاجتماعية، وفي مجال التربية، من خلال مدارسها المفتوحة أمام الطلاب من كل طائفة ودين وعرق، هو أمر ذو دلالة. لذا، وفيما أرفع الشكر لله على المسيرة التي تم إنجازها، اسمحوا لي أن أشجع الكاثوليك والمسيحيين على أن يكونوا هنا، في المغرب، خداما للأخوة الإنسانية، ومروجين لها ومدافعين عنها.
صاحب الجلالة، أيتها السلطات الموقرة، أيها الأصدقاء الأعزاء! أشكركم مرة جديدة، كما أشكر الشعب المغربي بأسره، على ضيافتكم الحارة وعلى حسن إصغائكم. شكرا بزاف! ليحفظكم الكلي القدرة والرحمن الرحيم، وليبارك المغرب! شكرا.
[00533-AR.01] [Testo originale: Italiano]
[B0267-XX.02]