Decreto sull’iscrizione della celebrazione di San Paolo VI, Papa, nel calendario Romano Generale
Commento dell’Em.mo Card. Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
“Memoria ad libitum” di San Paolo VI, Papa, nel Libro del Rito Romano
Decreto sull’iscrizione della celebrazione di San Paolo VI, Papa, nel calendario Romano Generale
Testo in lingua originale
Traduzione in lingua italiana
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Testo in lingua originale
DECRETUM
De celebratione Sancti Pauli VI, papæ,
in Calendario Romano Generali inscribenda
Iesus Christus hominis plenitudo, vivens et operans in Ecclesia, omnes homines invitat ad transfigurantem occursationem cum Eo, qui est «via, veritas et vita» (Io 14, 6). Sancti quidem hoc iter confecerunt. Hoc Paulus VI perfecit, exemplum sectans Apostoli cuius nomen assumpsit, in illo temporis vestigio quo Spiritus Sanctus eum selegit tamquam Petri successorem.
Paulus VI (in sæculo: Ioannes Baptista Montini) die 26 mensis septembris anno 1897 in vico Concesio prope Brixiam in Italia natus est. Die 29 mensis maii anno 1920, presbyteratu auctus est. Inde ab anno 1924 in adiuvandis Summis Pontificibus Pio XI et Pio XII incubuit simulque ministerium sacerdotale pro iuvenibus universitariis exercuit. Substitutus Secretariæ Status nominatus, tempore secundi totius mundi belli, de Hebræis persecutis et profugis suscipiendis molitus est. Deinde Pro-Secretarius Status pro Ordinariis Ecclesiæ Negotiis factus, pro singulari officio etiam fautores oecumenici motus complures cognovit atque convenit. Archiepiscopus Mediolanensis nominatus diversimode dioecesim coluit. Anno 1958, ad dignitatem Cardinalis Sanctæ Romanæ Ecclesiæ a Sancto Ioanne XXIII evectus est, post cuius mortem, die 21 mensis iunii anno 1963, ad Petri cathedram electus est. In opere a præcessoribus inito alacriter perseverans, præsertim Concilium Vaticanum II perfecit atque incepta innumera inchoavit, quæ vividæ eius sollicitudinis erga Ecclesiam et mundum eius ætatis fuerunt signum, in quibus memoranda ipsiusmet peregrinantis itinera, apostolici muneris causa suscepta, quæ quidem cum ad Christianorum unitatem parandam, tum ad vindicanda primaria hominum iura maximi momenti evaserunt. Item Magisterium pacis summum exercuit, populorum progressionem atque fidei inculturationem promovit, instaurationem denique liturgicam, qua ritus et preces, servata traditione et simul ad nova tempora accommodatione, probavit ita ut Calendarium, Missale, Liturgiam Horarum, Pontificale et fere totum Rituale pro ritu Romano auctoritate sua promulgaret ad actuosam populi fidelis participationem liturgiæ fovendam. Eodem modo celebrationes pontificias ad simpliciorem formam exsequi curavit. Die 6 mensis augusti anno 1978, in Arce Gandulphi, Deo spiritum reddidit, et, iuxta suam dispositionem, humiliter sicut vixerat sepultus est.
Deus, omnium fidelium pastor et rector, curam Ecclesiæ suæ, peregrinantis in tempora, illis tradit quos Ipse vicarios Filii sui constituit. Ex iis sanctus Paulus VI fulget, qui in se fidem puram sancti Petri et missionalem sedulitatem sancti Pauli iunxit. Conscientia sua se Petrum sentiendi clarescit si meminimus eum, in die 10 iunii 1969, Consilium Oecumenicum Ecclesiarum Genevæ visitantem, se obtulisse dicentem: «Mihi nomen est Petrus». Sed ille autem missionem suam, pro qua se electum agnoscebat, ab ipso nomine selecto mutuabat. Tamquam Paulus, vitam suam profudit pro Christi Evangelio, novos fines superans et testimonium Eius afferens in opere nuntiandi et dialogum promovendi, propheta Ecclesiæ ad externum convertendæ, quæ longinquos intuetur et pauperes curat.Ecclesia vero semper fuit amor eius constans, navitas eius primigenia, assidua cogitatio, primum et præcipuum vestigium illius pontificatus: nam volebat Ecclesiam in se ipsam penitus introspicere ad magis magisque opus Evangelii nuntiandi dilatandum.
Vitæ sanctitate huius Summi Pontificis perspecta, operibus verbisque testificata, et magno pondere eius ministerii apostolici perpenso pro Ecclesia in toto orbe terrarum diffusa, Summus Pontifex FRANCISCUS, postulationes et desideria populi Dei annuens, celebrationem sancti Pauli VI, papæ, die 29 maii, gradu memoriæ ad libitum, in Calendarium Romanum inseri decrevit.
Nova igitur memoria cunctis Calendariis Librisque liturgicis pro Missæ et Liturgiæ Horarum celebratione erit inserenda; textus liturgici adhibendi hoc decreto adnexi, cura Coetuum Episcoporum vertendi, approbandi et post huius Dicasterii confirmationem edendi sunt.
Contrariis quibuslibet minime obstantibus.
Ex ædibus Congregationis de Cultu Divino e Disciplina Sacramentorum die 25 ianuarii 2019, in festo Conversionis S. Pauli, apostoli.
Robertus Card. Sarah
Præfectus
+ Arturus Roche
Archiepiscopus a Secretis
[00210-LA.01] [Testo originale: Latino]
Traduzione in lingua italiana
DECRETO
SULL’ISCRIZIONE DELLA CELEBRAZIONE DI SAN PAOLO VI, PAPA,
NEL CALENDARIO ROMANO GENERALE
Gesù Cristo, pienezza dell’uomo, vivente e operante nella Chiesa, invita tutti gli uomini all’incontro trasfigurante con lui, «via, verità e vita» (Gv 14, 6). I Santi hanno percorso questo cammino. L’ha fatto Paolo VI, sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome, nel momento in cui lo Spirito Santo lo scelse come Successore di Pietro.
Paolo VI (al secolo Giovanni Battista Montini) nacque il 26 settembre 1897 a Concesio (Brescia), in Italia. Il 29 maggio 1920 fu ordinato sacerdote. Dal 1924 prestò la propria collaborazione ai Sommi Pontefici Pio XI e Pio XII e, contemporaneamente, esercitò il ministero sacerdotale a favore dei giovani universitari. Nominato Sostituto della Segreteria di Stato, durante la Seconda Guerra Mondiale si impegnò a cercare rifugio ad ebrei perseguitati e a profughi. Designato successivamente Pro-Segretario di Stato per gli Affari Generali della Chiesa, a ragione del suo particolare ufficio conobbe e incontrò anche molti fautori del movimento ecumenico. Nominato Arcivescovo di Milano, si prese cura della diocesi in molti modi. Nel 1958 fu elevato alla dignità di Cardinale di Santa Romana Chiesa da san Giovanni XXIII e, dopo la morte di questi, fu eletto alla cattedra di Pietro il 21 giugno 1963. Perseverando alacremente nell’opera iniziata dai predecessori, portò a compimento in particolare il Concilio Vaticano II e diede avvio a numerose iniziative, segni della sua viva sollecitudine nei confronti della Chiesa e del mondo contemporaneo, tra cui vanno ricordati i suoi viaggi in qualità di pellegrino, intrapresi a motivo del servizio apostolico e che servirono sia a preparare l’unità dei Cristiani, sia a rivendicare l’importanza dei diritti fondamentali degli uomini. Esercitò inoltre il sommo magistero in favore della pace, promosse il progresso dei popoli e l’inculturazione della fede, nonché la riforma liturgica, approvando riti e preghiere in linea al contempo con la tradizione e l’adattamento ai nuovi tempi, e promulgando con la sua autorità, per il Rito Romano, il Calendario, il Messale, la Liturgia delle Ore, il Pontificale e quasi tutto il Rituale, al fine di favorire l’attiva partecipazione alla liturgia del popolo fedele. Parimenti, curò che le celebrazioni pontificie rivestissero una forma più semplice. Il 6 agosto 1978, a Castel Gandolfo, rese l’anima a Dio e, secondo le sue disposizioni, fu inumato in maniera umile così come aveva vissuto.
Pastore e guida di tutti i fedeli, Dio affida la sua Chiesa, pellegrina nel tempo, a coloro che egli stesso ha costituito vicari del suo Figlio. Tra costoro risplende san Paolo VI, che unì nella sua persona la fede limpida di san Pietro e lo zelo missionario di san Paolo. La sua coscienza di essere Pietro, appare bene se si ricorda che il 10 giugno 1969, in visita al Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra, si è presentato dicendo: «Il mio nome è Pietro». Ma la missione per la quale si sapeva eletto la derivava anche dal nome scelto. Come Paolo ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri. La Chiesa infatti è sempre stata il suo amore costante, la sua sollecitudine primordiale, il suo pensiero fisso, il primo fondamentale filo conduttore del suo pontificato, perché voleva che la Chiesa avesse maggior coscienza di se stessa per estendere sempre più l’annuncio del Vangelo.
Considerata la santità di vita di questo Sommo Pontefice, testimoniata nelle opere e nelle parole, tenendo conto del grande influsso esercitato dal suo ministero apostolico per la Chiesa sparsa su tutta la terra, il Santo Padre Francesco, accogliendo le petizioni e i desideri del Popolo di Dio, ha disposto che la celebrazione di san Paolo VI, papa, sia iscritta nel Calendario Romano Generale, il 29 maggio, con il grado di memoria facoltativa.
Questa nuova memoria dovrà essere inserita in tutti i Calendari e Libri liturgici per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore; i testi liturgici da adottare, allegati al presente decreto, devono essere tradotti, approvati e, dopo la conferma di questo Dicastero, pubblicati a cura delle Conferenze Episcopali.
Nonostante qualsiasi cosa in contrario.
Dalla sede della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 25 gennaio 2019, festa della Conversione di S. Paolo, apostolo.
Robert Card. Sarah
Prefetto
+ Arthur Roche
Arcivescovo Segretario
[00210-IT.01] [Testo originale: Latino]
Traduzione in lingua francese
DECRET
D’INSCRIPTION DE LA CELEBRATION DE SAINT PAUL VI, PAPE,
DANS LE CALENDRIER ROMAIN GENERAL
Jésus Christ, qui est la plénitude de l’homme, qui vit et agit dans l’Eglise, invite tous les hommes à la rencontre transfigurante avec lui, qui est “le chemin, la vérité et la vie” (Jn 14, 6). Les saints ont parcouru ce chemin. Ainsi a fait Paul VI, sur l’exemple de l’Apôtre dont il a pris le nom, lorsque l’Esprit Saint l’a choisi comme Successeur de Pierre.
Paul VI (Giovanni Battista Montini) est né le 26 septembre 1897 à Concesio (Brescia), en Italie. Le 29 mai 1920 il a été ordonné prêtre. A partir de 1924, il prêta sa collaboration aux Souverains Pontifes Pie XI et Pie XII et, parallèlement, il exerça le ministère sacerdotal auprès des jeunes universitaires. Nommé Substitut de la Secrétairerie d’Etat, il s’est prodigué, pendant la Deuxième Guerre Mondiale, à trouver un abri pour des juifs persécutés et des réfugiés. Désigné par la suite Pro-Secrétaire d’Etat pour les Affaires Générales de l’Eglise, il a connu et rencontré, en raison de sa charge spécifique, beaucoup de promoteurs du mouvement œcuménique. Nommé Archevêque de Milan, il a eu soin de son diocèse avec zèle, de plusieurs façons. En 1958, il fut élevé à la dignité de Cardinal de la Sainte Eglise Romaine par Jean XXIII et, après la mort de celui-ci, il fut élu à la chaire de Pierre le 21 juin 1963. En poursuivant sans relâche l’œuvre commencée par ses prédécesseurs, il porta à son achèvement, en particulier, le Concile Vatican II et il entama de nombreuses initiatives, signes de la vive sollicitude qu’il avait envers l’Eglise et le monde contemporain, parmi lesquelles il faut rappeler ses voyages comme pèlerin, entrepris à cause du service apostolique et qui ont servi d’une part à préparer l’unité des Chrétiens, et d’autre part à revendiquer l’importance des droits fondamentaux de l’homme. Il a exercé le magistère suprême en faveur de la paix, il a promu le progrès des peuples et l’inculturation de la foi, ainsi que la réforme liturgique, approuvant des rites et des prières conformes à la fois à la tradition et à l’adaptation aux temps nouveaux, et promulguant avec son autorité, pour le Rite Romain, le Calendrier, le Missel, la Liturgie des Heures, le Pontifical et presque tout le Rituel, dans le but de favoriser la participation active du peuple fidèle aux célébrations liturgiques. Egalement, il s’assura que les célébrations pontificales aient une forme plus simple. Le 6 août 1978, à Castel Gandolfo, il rendit son âme à Dieu et, selon ses dispositions, il fut inhumé de manière humble, comme il avait vécu.
Dieu, pasteur et guide de tous les fidèles, confie son Eglise, pèlerine dans le temps, à ceux qu’il a lui-même constitués vicaires de son Fils. Parmi ceux-ci resplendit saint Paul VI, qui a uni en sa personne la foi limpide de saint Pierre et le zèle missionnaire de saint Paul. La conscience qu’il avait d’être Pierre, apparaît bien si l’on se rappelle que le 10 juin 1969, alors qu’il était en visite au Conseil Œcuménique des Eglises à Genève, il se présenta en disant: « Mon nom est Pierre». Mais la mission pour laquelle il savait avoir été élu découlait aussi du nom qu’il avait choisi. Comme Paul il a consacré sa vie à l’Evangile du Christ, en traversant de nouvelles frontières et en se faisant son témoin dans l’annonce et le dialogue, prophète d’une Eglise ouverte qui regarde ceux qui sont loin et qui prend soin des pauvres. L’Eglise, en effet, a été son amour constant, sa sollicitude primordiale, sa pensée fixe, le premier fil conducteur fondamental de son pontificat, parce qu’il voulait que l’Eglise ait une plus grande conscience d’elle-même pour étendre toujours davantage l’annonce de l’Evangile.
Ayant considéré la sainteté de vie de ce Souverain Pontife, attestée dans ses œuvres et dans ses paroles, en tenant compte de la grande incidence exercée par son ministère apostolique pour l’Eglise répandue sur toute la terre, le Saint Père François, accueillant les pétitions et les désirs du Peuple de Dieu, a disposé que la célébration de saint Paul VI, pape, soit inscrite dans le Calendrier Romain Général, le 29 mai, avec le degré de mémoire facultative.
Cette nouvelle mémoire devra être insérée dans tous les Calendriers et les Livres liturgiques pour la célébration de la Messe et de la Liturgie des Heures; les textes liturgiques à adopter, en pièce jointe à ce décret, devront être traduits, approuvés et publiés par les Conférences Episcopales, après la confirmation de la part de ce Dicastère.
Nonobstant toute chose contraire.
De la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements, le 25 janvier 2019, fête de la Conversion de saint Paul, apôtre.
Robert Card. Sarah
Préfet
+ Arthur Roche
Archevêque Secrétaire
[00210-FR.01] [Texte original: Latin]
Traduzione in lingua inglese
DECREE
ON THE INSCRIPTION OF THE CELEBRATION OF SAINT PAUL VI, POPE,
IN THE GENERAL ROMAN CALENDAR
Jesus Christ, the fullness of humanity, living and working in the Church, invites all people to a transforming encounter with Him, who is “the way, the truth and the life” (Jn 14:6). This is the journey of the Saints. Paul VI made it following the example of the Apostle whose name he assumed at the moment when the Holy Spirit chose him as Successor of Peter.
Pope Paul VI (Giovanni Battista Montini) was born on 26 September 1897 at Concesio (Brescia), in Italy. On 29 May 1920 he was ordained to the priesthood. In 1924 he began his service to the Supreme Pontiffs, Pius XI and Pius XII, and at the same time exercised his priestly ministry among university students. Nominated as the Substitute of the Secretariat of State he worked during the Second World War to find shelter for persecuted Jews and refugees. He was later designated Pro-Secretary of State for the General Affairs of the Church, also because of which he knew and encountered many of the proponents of the ecumenical movement. Appointed as Archbishop of Milan, he worked with great care for the diocese. In 1958, he was elevated to the dignity of a Cardinal of the Holy Roman Church by Pope Saint John XXIII, and following his death was elected on 21 June 1963 to the See of Peter. He immediately continued the work begun by his predecessors, in particular he brought the Second Vatican Council to its completion and he began many initiatives that showed his solicitude for the Church and for the contemporary world. Among these initiatives we ought to recall his voyages as a pilgrim, undertaken as an apostolic service which served both as a preparation for the unity of Christians and in asserting the importance of fundamental human rights. Furthermore, he exercised his Supreme Magisterium favouring peace, promoting the progress of peoples and the inculturation of the faith, as well as the liturgical reform, approving Rites and prayers at once in line with tradition and with adaptation for a new age. By his authority he promulgated the Calendar, the Missal, the Liturgy of the Hours, the Pontifical and nearly all of the Ritual for the Roman Rite with the purpose of promoting the active participation of the faithful in the Liturgy. At the same time he saw to it that papal celebrations should take on a more simple form. At Castel Gandolfo on 6 August 1978, he gave his spirit back to God and, according to his wishes, he was buried just as he had lived, in a humble manner.
God, the Shepherd and Guide of all the faithful, entrusts his pilgrim Church through the ages, to those whom he himself has established as Vicars of his Son. Among these, Paul VI shines out as one who united in himself the pure faith of Saint Peter and the missionary zeal of Saint Paul. His consciousness of being the Successor of Peter is evident when we recall that on 10 June 1969, during a visit to the World Council of Churches in Geneva, he introduced himself by saying “My name is Peter”. Nevertheless, he also acknowledged by the name he chose the mission for which he had been elected. Like Saint Paul he spent his life for the Gospel of Christ, crossing new boundaries and becoming its witness by proclamation and dialogue, a prophet of a Church facing outwards, looking to those far away and caring for the poor. The Church was always, indeed his constant love, his principal concern, the object of constant reflection, the first and most fundamental thread of his whole pontificate. He wished nothing other than the Church would have a greater knowledge of herself in order to be ever more effective in proclaiming the Gospel.
Having considered this Pope’s holiness of life, witnessed to by his works and words, and having taken account of the great influence of his apostolic ministry for the Church throughout the whole world, Pope Francis, assenting to the petitions and desires of the People of God, has decreed that the celebration of Pope Saint Paul VI, should be inserted into the Roman Calendar on 29 May with the rank of optional memorial.
This new memorial will be inserted into all Calendars and Liturgical Books for the celebration of the Mass and the Liturgy of the Hours; the liturgical texts to be adopted, attached to this Decree, must be translated, approved and, after the confirmation of this Dicastery, be published by the Episcopal Conferences.
Anything to the contrary notwithstanding.
From the offices of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments, 25 January 2019, on the Feast of the Conversion of Saint Paul, Apostle.
Robert Card. Sarah
Prefect
+ Arthur Roche
Archbishop Secretary
[00210-EN.01] [Original text: Latin]
Traduzione in lingua tedesca
DEKRET
Über die Aufnahme der liturgischen Feier des heiligen Papstes Pauls VI.
in den Römischen Generalkalender.
Jesus Christus, der Mensch in Vollendung, der in der Kirche lebt und wirkt, lädt alle Menschen ein zur verwandelnden Begegnung mit ihm, der „Weg, Wahrheit und Leben“ ist (Joh 14,6). Diesen Weg haben die Heiligen durchlaufen. So tat es auch Paul VI. nach dem Beispiel des Apostels, dessen Namen er annahm, zu der Zeit, da ihn der Heilige Geist zum Nachfolger Petri erwählte.
Paul VI. (mit bürgerlichem Namen Giovanni Battista Montini) wurde am 26. September 1897 in Concesio bei Brescia in Italien geboren. Am 29. Mai 1920 wurde er zum Priester geweiht. Ab 1924 stand er im Dienst der Päpste Pius XI. und Pius XII. und übte gleichzeitig seinen priesterlichen Dienst für Universitätsstudenten aus. Zum Substituten im Staatssekretariat ernannt, engagierte er sich während des 2. Weltkriegs für die Aufnahme von Flüchtlinge und verfolgten Juden. Später wurde er zum Prostaatssekretär für die allgemeinen Angelegenheiten der Kirche bestellt und lernte in diesem speziellen Amt auch viele Förderer der Ökumenischen Bewegung kennen und traf mit ihnen zusammen. Zum Erzbischof von Mailand ernannt kümmerte er sich in vielfältiger Weise um die Diözese. 1958 wurde er vom heiligen Johannes XXIII. zur Würde eines Kardinals der Heiligen Römischen Kirche erhoben und, nach dessen Tod, am 21. Juni 1963 auf den Stuhl Petri gewählt. Er setzte das von seinen Vorgängern begonnene Werk mit Eifer fort, brachte insbesondere das Zweite Vatikanische Konzil zum Abschluss und startete zahlreiche Initiativen, Zeichen seiner eifrigen Sorge für die Kirche und die Welt seiner Zeit, unter denen seine Pilgerreisen denkwürdig sind, die er in seinem apostolischen Dienst unternahm, sowohl um die Einheit der Christen zu fördern als auch um die fundamentalen Menschenrechte einzufordern. Darüber hinaus übte er sein oberstes Lehramt für den Frieden aus, förderte den Fortschritt der Völker, die Inkulturation des Glaubens sowie die Erneuerung der Liturgie, indem er Riten und Gebete approbierte, die zugleich die Tradition bewahren und an neue Zeiten angepasst sind, so dass er schließlich unter seiner Autorität für den Römischen Ritus den Kalender promulgierte, das Messbuch, die Stundenliturgie, das Pontifikale und fast das ganze Rituale, um die aktive Teilnahme des gläubigen Volkes an der Liturgie zu fördern. In gleicher Weise sorgte er dafür, dass die päpstlichen Feiern eine einfachere Form annahmen. Am 6. August 1978 gab er in Castel Gandolfo seine Seele Gott zurück und wurde dann nach seiner Verfügung in der demütigen Weise beerdigt, in der er gelebt hatte.
Gott, der Hirt und Lenker aller Gläubigen, vertraut seine Kirche, die durch die Zeiten pilgert, jenen an, die er selbst als Stellvertreter seines Sohnes eingesetzt hat. Unter diesen strahlt der heilige Paul VI hervor, der in seiner Person den reinen Glauben des heiligen Petrus vereinte mit dem missionarischen Eifer des heiligen Paulus. Sein Bewusstsein, selber Petrus zu sein, wird erkennbar, wenn man sich erinnert, dass er beim Besuch des Ökumenischen Weltrats der Kirchen in Genf am 10. Juni 1969 sich vorstellte mit den Worten: „Mein Name ist Petrus“. Er leitete aber die Sendung, für die er sich erwählt wusste, auch vom ausgewählten Namen ab. Wie Paulus hat er sein Leben aufgerieben für das Evangelium Christi indem er neue Grenzen überschritt und sein Zeugnis ablegte in Verkündigung und Dialog als Prophet einer Kirche, die sich nach außen wenden muss, die auf die schaut, die fern sind, und sich um die Armen kümmert. Die Kirche war tatsächlich immer seine beständige Liebe, seine hauptsächliche Sorge, sein steter Gedanke, die erste und grundlegende Leitschnur seines Pontifikats, wollte er doch, dass die Kirche sich mehr ihrer selbst vergewissere, um das Werk der Verkündigung des Evangeliums immer mehr auszubreiten.
In Anbetracht der Heiligkeit des Lebens dieses obersten Pontifex, die sich in Wort und Tat bezeugte, und unter Berücksichtigung der großen Bedeutung, die sein apostolischer Dienst für die Kirche auf der ganzen Erde hat, hat der Heilige Vater FRANZISKUS, auf die Bitten und Wünsche des Volkes Gottes hin, verfügt, dass die liturgische Feier des heiligen Papstes Pauls VI. am 29. Mai als nichtgebotener Gedenktag in den Römischen Generalkalender aufgenommen wird.
Dieser neue Gedenktag ist einzufügen in alle Kalender und liturgischen Bücher für die Feier der heiligen Messe und des Stundengebets. Die zu verwendenden liturgischen Texte, die diesem Dekret beigefügt sind, müssen übersetzt, approbiert und nach der Bestätigung durch dieses Dikasterium, durch die Bischofskonferenzen veröffentlicht werden.
Alle entgegenstehenden Bestimmungen sind hiermit aufgehoben.
Aus der Kongregation für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung, 25. Januar 2019, Fest der Bekehrung des heiligen Apostels Paulus.
Robert Kardinal Sarah
Präfekt
+ Arthur Roche
Erzbischof Sekretär
[00210-DE.01] [Originalsprache: Latein]
Traduzione in lingua spagnola
DECRETO
DE INSCRIPCIÓN DE LA CELEBRACIÓN DE SAN PABLO VI, PAPA,
EN EL CALENDARIO ROMANO GENERAL
Jesucristo, plenitud del hombre, que vive y actúa en la Iglesia, invita a todos los hombres al encuentro transfigurador con él, «camino, verdad y vida» (Jn 14, 6). Los santos han recorrido este camino. Lo hizo Pablo VI, siguiendo el ejemplo del apóstol cuyo nombre asumió, en el momento que el Espíritu Santo lo eligió como Sucesor de Pedro.
Pablo VI (Giovanni Battista Montini) nació el 26 de septiembre de 1897 en Concesio (Brescia), Italia. El 29 de mayo de 1920 fue ordenado presbítero. Desde 1924 prestó su colaboración a los Sumos Pontífices Pío XI y Pío XII y, al mismo tiempo, ejerció el ministerio presbiteral con los jóvenes universitarios. Nombrado Sustituto de la Secretaría de Estado, durante la Segunda Guerra Mundial se dedicó a buscar refugio para los hebreos perseguidos y los prófugos. Más tarde, nombrado Pro-Secretario de Estado para los Asuntos Generales de la Iglesia, debido a su particular cargo, conoció y se reunió también con muchos promotores del movimiento ecuménico. Nombrado arzobispo de Milán, prestó una gran dedicación a la diócesis. En 1958 fue elevado a la dignidad de Cardenal de la Santa Iglesia Romana por san Juan XXIII y, tras la muerte de éste, fue elegido para la cátedra de Pedro el 21 de junio de 1963. Perseverando con entusiasmo en el trabajo iniciado por sus antecesores, llevó a cumplimiento particularmente el Concilio Vaticano II y dio inicio a numerosas iniciativas, signo de su gran solicitud por la Iglesia y el mundo contemporáneo, entre los cuales recordamos sus viajes como peregrino, realizados como servicio apostólico y que sirvieron tanto para preparar la unidad de los Cristianos, como para reivindicar la importancia de los derechos fundamentales de los hombres. También ejerció el magisterio supremo en favor de la paz, promovió el progreso de los pueblos y la inculturación de la fe, así como la reforma litúrgica, aprobando ritos y plegarias, teniendo en cuenta tanto la tradición como la adaptación a los nuevos tiempos, y promulgando con su autoridad, para el Rito Romano, el Calendario, el Misal, la Liturgia de las Horas, el Pontifical y casi todo el Ritual, a fin de favorecer la participación activa del pueblo fiel en la liturgia. Asimismo, trató que las celebraciones pontificias tuvieran una forma más sencilla. El 6 de agosto de 1978 entregó su alma a Dios en Castel Gandolfo y, según sus disposiciones, fue sepultado en humildad, tal como había vivido.
Dios, pastor y guía de todos los fieles, confía a su Iglesia, peregrina en el tiempo, a quienes ha constituido vicarios de su Hijo. Entre ellos resplandece san Pablo VI, quien unió en su persona la fe límpida de san Pedro y el celo misionero de san Pablo. Recordemos que, en su visita al Consejo ecuménico de las Iglesias en Ginebra, el 10 de junio de 1969, aparece con claridad su conciencia de ser Pedro, al presentarse diciendo: «Mi nombre es Pedro». Pero la misión para la cual se sentía elegido se derivaba también del nombre adoptado. Como Pablo, gastó su vida por el Evangelio de Cristo, atravesando nuevas fronteras y convirtiéndose en su testigo con el anuncio y el diálogo, profeta de una Iglesia extrovertida que mira a los lejanos y cuida de los pobres. De hecho, la Iglesia fue siempre su amor constante, su preocupación primordial, su pensamiento fijo, el primer y fundamental hilo conductor de su pontificado, porque quería que la Iglesia tuviera mayor conciencia de sí misma para difundir, cada vez más, el anuncio del Evangelio.
Considerando la santidad de vida de este Sumo Pontífice, testimoniada por sus obras y palabras, teniendo en cuenta la gran influencia ejercida por su ministerio apostólico para la Iglesia diseminada por toda la tierra, el Santo Padre Francisco, acogiendo las peticiones y los deseos del Pueblo de Dios, ha dispuesto que la celebración de san Pablo VI, papa, se inscriba en el Calendario Romano General, el 29 de mayo, con el grado de memoria libre.
Esta nueva memoria debe inscribirse en todos los Calendarios y Libros litúrgicos para la celebración de la Misa y de la Liturgia de las Horas; los textos litúrgicos que han de ser adoptados, adjuntos al presente decreto, deben ser traducidos, aprobados y, tras la confirmación de este Dicasterio, publicados por las Conferencias de Obispos.
No obstante cualquier disposición contraria.
En la sede de la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, a 25 de enero de 2019, fiesta de la Conversión de san Pablo, apóstol.
Robert Card. Sarah
Prefecto
+ Arthur Roche
Arzobispo secretario
[00210-ES.01] [Texto original: Latino]
Traduzione in lingua portoghese
DECRETO
SOBRE A INSCRIÇÃO DA CELEBRAÇÃO DE SÃO PAULO VI, PAPA,
NO CALENDÁRIO ROMANO GERAL
Jesus Cristo, plenitude do homem, vivo e agindo na Igreja, convida todos os homens ao encontro transfigurante com Ele, “caminho, verdade e vida” (Jo 14,6). Os Santos percorreram este caminho. Fê-lo Paulo VI, seguindo o exemplo do Apostolo do qual assumiu o nome no momento no qual o Espirito Santo o escolheu como Sucessor de Pedro.
Paulo VI (de nome, João Baptista Montini) nasceu a 26 de Setembro de 1897 em Concesio (Bréscia), na Itália e foi ordenado sacerdote a 29 de Maio de 1920. Desde 1924 colaborou com os Sumo Pontífices Pio XI e Pio XII e, ao mesmo tempo, exerceu o ministério sacerdotal junto dos jovens universitários. Nomeado Substituto da Secretaria de Estado, durante a Segunda Guerra Mundial, empenhou-se em dar exílio aos perseguidos hebreus e também aos refugiados. Sucessivamente foi nomeado Pro-Secretario de Estado para os Assuntos Gerais da Igreja, razão pela qual conheceu e encontrou muitos impulsionadores do movimento ecuménico. Nomeado Arcebispo de Milão, dedicou-se inteiramente ao cuidado da diocese. Em 1958, foi elevado à dignidade de Cardeal da Santa Romana Igreja por São João XXIII, e, depois da morte deste, foi eleito à cátedra de Pedro em 21 de Junho de 1963. Perseverou infatigavelmente na obra iniciada pelos seus predecessores, em particular, levando a cabo o Concílio Vaticano II. Levou a bom termo numerosas iniciativas como sinal da sua viva solicitude nos confrontos da Igreja com o mundo contemporâneo. Entre estas, recordam-se as suas viagens na qualidade de peregrino, realizadas como actividade apostólica e que serviam, por um lado a preparar a unidade dos Cristãos, e por outro, a reivindicar a importância dos direitos fundamentais dos homens. Exerceu ainda o seu Magistério em favor da paz, promoveu o progresso dos povos e a inculturação da fé. Deu cumprimento à reforma litúrgica aprovando ritos e orações seguindo ao mesmo tempo a tradição e adaptando-os aos novos tempos e promulgando com a sua autoridade, para o Rito Romano, o Calendário, o Missal, a Liturgia das Horas, o Pontifical e quase todos os Rituais, a fim de favorecer a participação dos fiéis na liturgia. Do mesmo modo, empenhou-se em que as celebrações pontifícias fossem revestidas de uma forma mais simples. A 6 de Agosto de 1978, no Castelo Gandolfo, entregou a alma a Deus e, segundo as suas directrizes, foi sepultado humildemente, do mesmo modo como tinha vivido.
Deus, Pastor e guia de todos os fiéis, confia a sua Igreja, peregrina no tempo, àqueles que Ele mesmo constituiu vigários do seu Filho. Entre estes, resplandece São Paulo VI que uniu na sua pessoa a fé límpida de São Pedro e o zelo missionário de São Paulo. A sua consciência de ser Pedro, aparece clara se nos recordamos de que, em 10 de Junho de 1969, na visita ao Conselho Mundial das Igrejas, em Genebra, se apresentou dizendo: “ O meu nome é Pedro”; mas a missão pela qual se sentia eleito deriva, também, do nome escolhido. Como Paulo, consomou a sua vida pelo Evangelho de Cristo, cruzando novas fronteiras e fazendo-se testemunha d’Ele no anúncio e no diálogo, profeta de uma Igreja extroversa que olha para os distantes e cuida dos pobres. A Igreja, de facto, foi sempre o seu amor constante, a sua solicitude primordial, o seu pensamento fixo, o primeiro e fundamental fio condutor do seu pontificado, porque queria que a Igreja tivesse melhor consciência de si mesma e pudesse levar cada vez mais longe o anúncio do Evangelho.
Considerada a santidade de vida deste Sumo Pontífice, testemunhada nas obras e palavras, e tendo em conta o grande influxo exercitado pelo seu magistério apostólico pela Igreja dispersa por toda a terra, o Santo Padre Francisco, acolhendo a petição e os desejos do Povo de Deus, dispôs que a celebração de São Paulo VI, papa, seja inscrita mo Calendário Romano Geral, a 29 de Maio, com o grau de memoria facultativa.
Esta nova memória deverá ser inserida em todos os Calendários e Livros Litúrgicos para a celebração da Missa e da Liturgia das Horas. Os textos litúrgicos a adoptar, em anexo ao presente decreto, devem ser traduzidos, aprovados e, depois da confirmação deste Dicastério, publicados sob a autoridade da Conferência Episcopal.
Não obstante qualquer disposição contrária.
Da Congregação para o Culto Divino e a Disciplina dos Sacramentos, 25 de Janeiro de 2019, festa da Conversão de São Paulo, apóstolo.
Robert Card. Sarah
Prefeito
+ Arthur Roche
Arcebispo Secretário
[00210-PO.01] [Texto original: Latino]
Commento dell’Em.mo Card. Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Testo in lingua italiana
Testo in lingua francese
Testo in lingua inglese
Testo in lingua spagnola
Testo in lingua italiana
CORAGGIOSO APOSTOLO DEL VANGELO
Con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti datato 25 gennaio, papa Francesco ha stabilito che la memoria di san Paolo VI venga inserita nel Calendario generale della Chiesa di Rito Romano, tenuta presente sia l’importanza universale del suo agire sia l’esempio di santità dato al Popolo di Dio. Giorno celebrativo sarà il 29 maggio, data della sua ordinazione presbiterale nel 1920, essendo il 6 agosto, giorno della sua nascita al cielo, festa della Trasfigurazione del Signore. Se il santo è colui che, facendo fruttificare la divina grazia nelle opere, conforma la propria vita a Cristo, Paolo VI lo ha fatto rispondendo alla vocazione alla santità come battezzato, sacerdote, Vescovo, Sommo Pontefice, e ora contempla Dio faccia a faccia. Ha sempre sottolineato che «soltanto nella ricerca sincera di Dio, fatta con la preghiera, con la penitenza, con la metánoia di tutto l’essere, si possono assicurare i successi veri della vita cristiana e apostolica, e mettere in pratica il primo e sempre vivo appello del Signore alla santità: “Impletum est tempus, et appropinquavit regnum Dei; paenitemini et credite evangelio” (Marc. 1, 15). “Estote ergo vos perfecti sicut et Pater vester caelestis perfectus est”(Matth. 5, 48)» (Discorso al Sacro Collegio per gli auguri onomastici, 21 giugno 1976).
Da sacerdote, nel 1931, quando aveva già iniziato il suo servizio per la Santa Sede, dopo aver scritto che non voleva «nessuna regola, nessuna aggiunta straordinaria» che distinguesse la sua vita cristiana dalla forma normale, aggiunse che avrebbe voluto coltivare «un particolare amore a ciò che è essenziale e comune nella vita spirituale cattolica. Così – scriveva – avrò la Chiesa madre di carità: la sua Liturgia sarà la regola preferita per la mia spiritualità religiosa». E meditando sull’«imitamini quod tractatis», dal mistero dell’Eucaristia traeva la conseguente necessità dell’«immolazione della propria vita dovunque», indicandola come «la messa nella vita» unita al «semper gratias agentes» (Appunti per Esercizi spirituali a Montecassino).
Uniti al decreto sono pubblicati i testi da aggiungere nei Libri liturgici (Calendario, Messale, Liturgia delle Ore, Martirologio). L’orazione colletta fa risuonare ciò che Dio ha compiuto nel suo fedele servitore: «hai affidato la tua Chiesa alla guida del papa san Paolo VI, coraggioso apostolo del Vangelo del tuo Figlio», e gli chiede: «fa’ che, illuminati dai suoi insegnamenti, possiamo cooperare con te per dilatare nel mondo la civiltà dell’amore». Sono qui sintetizzate le principali caratteristiche del suo pontificato e del suo insegnamento: una Chiesa, che appartiene al Signore (Ecclesiam Suam), dedita all’annuncio del Vangelo, come ricordava nell’Evangelii nuntiandi, chiamata a testimoniare che Dio è amore.
Sono anche indicate le letture bibliche per la Messa, scelte dal Comune per i papi, e come lettura per l’Ufficio delle letture alcuni passi dell’omelia tenuta nell’ultima Sessione pubblica del Concilio, il 7 dicembre 1965, sintetizzata dal tema: Per conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo. Paolo VI ha vissuto, prima e dopo di essere papa, guardando costantemente a Cristo di cui sentiva e proclamava la necessità per ogni uomo. Lo aveva mostrato con la sua prima Lettera pastorale da Arcivescovo di Milano intitolata, con espressione di sant’Ambrogio: Omnia nobis est Christus.
In una riflessione del 5 agosto 1963, un mese e mezzo dopo la sua elezione alla Cattedra di Pietro, scriveva: «Devo ritornare al principio: il rapporto con Cristo... che deve essere fonte di sincerissima umiltà: “allontanati da me; che sono uomo peccatore...”; sia nella disponibilità: “vi farò diventare pescatori...”; sia nella simbiosi della volontà e della grazia: “per me la vita è Cristo...”». L’amore per Cristo è amore per la sua Chiesa. Nel Pensiero alla morte poteva a ragione scrivere: «Prego il Signore che mi dia la grazia di fare della mia prossima morte dono d'amore alla Chiesa. Potrei dire che l'ho sempre amata, e che per essa, e non per altro, mi pare d'aver vissuto».
Affascinato dalla figura e attività apostolica di san Paolo, quando lo Spirito Santo lo indicò quale successore di san Pietro, non risparmiò le sue energie a servizio del Vangelo di Cristo, della Chiesa e dell’umanità, vista alla luce del piano divino di salvezza. Difensore della vita umana, della pace e del vero progresso dell’umanità, come mostrano i suoi insegnamenti, volle che la Chiesa, ispirandosi al Concilio e mettendone in pratica i principi normativi, riscoprisse sempre più la sua identità, superando le divisioni del passato e molto attenta ai nuovi tempi: Chiesa di Cristo, che mette al primo posto Dio, l’annuncio del Vangelo, anche quando si prodiga per i fratelli, per costruire quella «civiltà dell’amore» inaugurata dallo Spirito nella Pentecoste.
Nelle Note per il mio testamento, Paolo VI aveva scritto: «Niente monumento per me». Anche se nell’ottobre del 1989 un monumento gli fu eretto nel duomo di Milano, il vero monumento Paolo VI se l’è costruito con la sua testimonianza, con le opere, con i viaggi apostolici, con il suo ecumenismo, con il lavoro per la Nova Vulgata, con il rinnovamento liturgico e con i suoi molteplici insegnamenti ed esempi, mostrando così il volto di Cristo, la missione della Chiesa, la vocazione dell'uomo moderno e conciliando il pensiero cristiano con le esigenze dell'ora difficile nella quale ha dovuto guidare, soffrendo molto, la Chiesa.
Robert Card. Sarah
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
[00211-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua francese
COURAGEUX APOTRE DE L’EVANGILE
Avec le décret de la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements daté du 25 janvier, le pape François a établi que la mémoire de Saint Paul VI soit insérée dans le Calendrier Général Romain, tenant compte de l’importance universelle de son action et de l’exemple de sa sainteté donné au peuple de Dieu. Le jour de la célébration sera le 29 mai, date de son ordination presbytérale qui a eu lieu en 1920, puisque le 6 août, jour de sa naissance au ciel, on célèbre la fête de la Transfiguration du Seigneur. Si le saint est celui qui conforme sa propre vie au Christ, en faisant fructifier la grâce divine dans ses œuvres, Paul VI l’a fait en répondant à la vocation à la sainteté comme baptisé, comme prêtre, comme évêque et comme Souverain Pontife. Et maintenant, il contemple Dieu face à face. Il a toujours souligné quec’est «seulement dans la recherche sincère de Dieu, faite dans la prière, avec pénitence, avec la metanoia de tout l’être, qu’on peut assurer le vrai succès de la vie chrétienne et apostolique, et mettre en pratique le premier et toujours vibrant appel du Seigneur à la sainteté: “Impletum est tempus, et appropinquavit regnum Dei; paenitemini et credite evangelio (Marc. 1, 1, 15). Estote ergo vos perfecti sicut et Pater caelestis perfectus est” (Matth. 5, 48)» (Discorso al Sacro Collegio per gli auguri onomastici, 21 juin 1976).
Comme prêtre, en 1931, lorsqu’il avait déjà commencé son service pour le Saint Siège, après avoir écrit qu’il ne voulait «aucune règle, aucune adjonction extraordinaire» qui puisse distinguer sa vie chrétienne de la vie normale, il ajoute qu’il aurait voulu cultiver «un amour particulier pour ce qui est essentiel et commun à la vie spirituelle catholique. Ainsi - écrivait-il - j’aurai l’Église comme mère de charité: sa Liturgie sera la règle préférée pour ma spiritualité religieuse». En méditant sur «imitamini quod tractatis», il tirait du mystère eucharistique la conséquente nécessité de «l’immolation de sa propre vie partout», en l’indiquant comme «la messe de la vie», unie au semper gratias agentes (Appunti per Esercizi spirituali à Montecassino).
Unis au décret, sont publiés les textes à ajouter dans le livres Liturgiques (Calendrier, Missel, Liturgie des Heures, Martyrologe). La prière de la collecte fait résonner ce que Dieu a accompli en son fidèle serviteur : «tu as confié ton Église à la conduite du pape saint Paul VI, courageux apôtre de l’Évangile de ton Fils» et lui demande: «fais que, illuminés par ses enseignements, nous puissions coopérer avec toi pour étendre la civilisation de l’amour dans le monde». On trouve ici le résumé des caractéristiques principales de son pontificat et de son enseignement: une Église qui appartient au Seigneur (Ecclesiam suam), dédiée à l’annonce de l’Évangile, comme il le rappelait dans Evangelii nuntiandi, appelée à témoigner que Dieu est amour.
On y trouve aussi indiquées les lectures bibliques pour la Messe, choisies dans le Commun des papes, et comme lecture pour l’Office des lectures certains passages de l’homélie prononcée lors de la dernière session publique du Concile, le 7 décembre 1965, synthétisée sous le thème: Pour connaître Dieu, il faut connaître l’homme. Paul VI a vécu, avant et après être devenu pape, en regardant constamment le Christ dont il sentait la nécessité de le proclamer à tout homme. Il l’avait montré par sa première Lettre pastorale, en tant qu’Archevêque de Milan, intitulée, avec l’expression de saint Ambroise: Omnia nobis est Christus.
Dans une réflexion du 5 août 1963, un mois et demi après son élection à la Chaire de Pierre, il écrivait: «Je dois retourner au principe: le rapport avec le Christ… qui doit être la source de la plus sincère humilité: “éloignez-vous de moi qui suis un homme pécheur…”; soit la disponibilité: “je vous ferai devenir pêcheur…”; soit la symbiose de la volonté et de la grâce: “pour moi, la vie c’est le Christ”». L’amour pour le Christ est l’amour pour son Église. Dans Pensiero alla morte, il pouvait écrire : «Je prie le Seigneur qui m’a donné la grâce de faire de ma mort prochaine un don d’amour pour l’Église. Je pourrais dire que je l’ai toujours aimée, et que pour elle, et non pour un autre, je semble avoir vécu».
Fasciné par la figure et l’activité apostolique de saint Paul, quand l’Esprit Saint l’indiqua comme successeur de saint Pierre, il n’épargna nullement ses énergies au service de l’Évangile du Christ, de l’Église et de l’humanité, vue à la lumière du plan salvifique de Dieu. Défenseur de la vie humaine, de la paix, et du vrai progrès de l’humanité, comme le montrent ses enseignements, il voulait que l’Église, en s’inspirant du Concile et en mettant en pratique ses principes normatifs, redécouvre toujours davantage son identité, en dépassant les divisions du passé, et qu’elle soit plus attentive aux temps nouveaux: Église du Christ, qui met à la première place Dieu et l’annonce de l’Évangile, quand on s’emploie aussi pour les frères, pour construire cette «civilisation de l’amour», inaugurée par l’Esprit de la Pentecôte.
Dans Note per il mio testamento, Paul VI avait écrit: «Pas de monument pour moi». Même si en octobre 1989 un monument lui fut érigé, le vrai monument de Paul VI s’est construit avec son témoignage, avec les œuvres, avec les voyages apostoliques, avec l’œcuménisme, avec le travail de la Nova Vulgata, avec le renouvellement liturgique ainsi qu’avec ses multiples enseignements et exemples, en montrant ainsi le visage du Christ, la mission de l’Église et la vocation de l’homme moderne, tout en conciliant la pensée chrétienne avec les exigences du moment difficile dans lequel il a dû, non sans souffrance, conduire l’Église.
Robert Cardinal Sarah
Préfet de la Congrégation pour le Culte Divin et la Discipline des Sacrements
[00211-FR.01] [Texte original: Français]
Testo in lingua inglese
A COURAGIOUS APOSTLE OF THE GOSPEL
In a Decree of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments dated 25 January 2019, Pope Francis has established that the Memorial of Pope Saint Paul VI be inserted into the General Calendar of the Roman Rite, taking account both of the universal importance of his actions and the example of holiness given to the People of God. The Feast Day will be 29 May, the anniversary of the date of his priestly ordination in 1920, given that 6 August, the day of his birth to eternal life, is the Feast of the Transfiguration of the Lord. A saint is someone who brings divine grace to fruition in what they do, conforming their own life to Christ, Pope Saint Paul VI did this by responding to the call to holiness as a Baptised Christian, as a priest, as a Bishop, and Pope, and he now contemplates the face of God. He always underlined that “only in a sincere search for God, made with prayer, patience and with a conversion of one’s whole being can the true successes of Christian and apostolic life be assured, and the first and constant call of the Lord to holiness be put into practice: ‘The time is fulfilled, and the kingdom of God is at hand; repent and believe in the Gospel’ (Mk. 1:15). ‘You therefore must be perfect, as your heavenly Father is perfect’ (Mat. 5:48)” (Address to the Sacred College on the occasion of his name-day greetings, 21 June 1976).
As a priest, in 1931, when he had already begun his service for the Holy See, after having written that he did not wish “any extraordinary addition, or way of life” that would distinguish him as other than a normal Christian, he added that he would like to cultivate “a particular love for that which is essential and common in Catholic spiritual life”. “Thus” he wrote, “the Church will be the Mother of Charity: her Liturgy will be the preferred way for my religious spirituality”. Meditating on the Eucharist and reflecting upon the words in the Rite of Ordination of a Priest “imitate what you celebrate” he came to the resolve that the “immolation of one’s own life at all times” is a necessary requirement pointing to “the living out of the Mass” as being an act of “always giving thanks”. (Notes for Spiritual Exercises at Montecassino).
Together with the Decree, the texts to be added to the Liturgical Books (Calendar, Missal, Liturgy of the Hours, Martyrology) are published. The Collect prayer resonates with all that God accomplished in his faithful servant: “who entrusted your Church to the leadership of Pope Saint Paul VI, a courageous apostle of your Son’s Gospel”, and it asks: “grant that, illuminated by his teachings, we may work with you to expand the civilisation of love”. Here is synthesised the principal characteristics of his pontificate and his teaching: a Church, which belongs to the Lord (Ecclesiam Suam), dedicated to the proclamation of the Gospel, as recalled in Evangelii nuntiandi, and called to bear witness that God is love.
The biblical readings for the Mass are also indicated, chosen from the Common of Popes, and for the second reading at the Office of Readings some passages from the homily given during the last public session of the Second Vatican Council on 7 December 1965, summarised by the theme: To know God one must know Man. Before and after becoming Pope, Saint Paul VI lived with his gaze constantly fixed on Christ whom he considered and proclaimed as a necessity for everyone. He demonstrated this in his first Pastoral Letter as Archbishop of Milan, taking the title from a phrase of Saint Ambrose: Omnia nobis est Christus (To us all is Christ).
In a reflection from 5 August 1963, one and a half months after his election to the See of Peter, he wrote: “I must return to the beginning: relationship with Christ… that must be the source of the most sincere humility: ‘leave me, for I am a sinful man…’; be it in availability: ‘I will make you fishers…’; be it in the symbiosis of will and grace: ‘for me to live is Christ…’”. Love for Christ and love for his Church. With good reason he could write in Pensiero alla morte: «I pray that the Lord will give me the grace to make of my approaching death a gift of love to the Church. I can say that I have always loved her and I feel that I have lived my life for her and for nothing else”.
When the Holy Spirit chose him as the Successor of Saint Peter, someone already taken by the figure and apostolic activity of Saint Paul, he did not spare his energies in the service of the Gospel of Christ, of the Church and of humanity, seen in the light of the divine plan of salvation. As his teachings show he was a defender of human life, peace and true human progress. He wanted the Church, inspired by the Council and implementing its normative principles, to rediscover ever more her identity, overcoming the divisions of the past and by being ever more attentive to the new age. He wanted the Church of Christ to place the centrality of God and the preaching of the Gospel in the first place, even when she spends herself in the service of the brothers and sisters, in order to build that “civilisation of love” begun by the Holy Spirit at Pentecost.
In Notes for my Last Will and Testament, Paul VI wrote: «No monument for me». Even if a monument was erected in the Duomo of Milan in October 1989, the true monument to Saint Paul VI is the one built by his witness, his works, his apostolic journeys, his ecumenism, his work on the Nova Vulgata, in the Liturgical renewal and his many teachings and examples by which he showed forth the face of Christ, the mission of the Church, the vocation of contemporary humanity and reconciling Christian thought with the requirements of the difficult moment in which he, with much suffering, had to guide the Church.
Robert Card. Sarah
Prefect of the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments
[00211-EN.01] [Original text: English]
Testo in lingua spagnola
APÓSTOL VALIENTE DEL EVANGELO
Con decreto de la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, de fecha 25 de enero, el Papa Francisco estableció que la memoria de san Pablo VI sea inscrita en el Calendario General de la Iglesia de Rito Romano, teniendo en cuenta, tanto la importancia universal de su actividad como el ejemplo de santidad dado al Pueblo de Dios. El día de la celebración será el 29 de mayo, fecha de su ordenación presbiteral en 1920, ya que el 6 de agosto, día de su nacimiento para el cielo, es la fiesta de la Transfiguración del Señor. Si el santo es aquel que, haciendo fructificar la gracia divina en las obras, conforma su propia vida a Cristo, Pablo VI lo hizo respondiendo a la vocación a la santidad como bautizado, presbítero, obispo, Sumo Pontífice, y ahora contempla a Dios cara a cara. Siempre subrayó que «solo en la búsqueda sincera de Dios, hecha con la oración, con la penitencia y con la metánoia de todo el ser, se pueden asegurar los verdaderos éxitos de la vida cristiana y apostólica, y poner en práctica la primera y siempre viva llamada del Señor a la santidad: Impletum est tempus, et appropinquavit regnum Dei; paenitemini et credite evangelio (Mc 1, 15). Estote ergo vos perfecti sicut et Pater vester caelestis perfectus est (Mt 5, 48)» (Discurso al Sacro Colegio en la felicitación de la onomástica, 21 de junio de 1976).
En 1931, siendo presbítero, cuando ya había comenzado su servicio a la Santa Sede, después de haber escrito que no quería «ninguna regla, ninguna añadidura extraordinaria» que distinguiera su vida cristiana de la forma normal, agregó que quería cultivar «un particular amor por lo que es esencial y común en la vida espiritual católica. Así —escribía— tendré la Iglesia madre de la caridad: su Liturgia será la regla preferida para mi espiritualidad religiosa». Y meditando sobre el «imitamini quod tractatis», extraía del misterio de la Eucaristía la consecuente necesidad de la «inmolación de su propia vida donde fuera», indicándola como «la misa en la vida» unida al «semper gratias agentes» (Apuntes en los ejercicios espirituales en Montecasino).
Junto al decreto, se publican los textos que se insertarán en los Libros litúrgicos (Calendario, Misal, Liturgia de las Horas, Martirologio). La oración colecta hace resonar lo que Dios ha llevado a cabo en su fiel servidor: «has encomendado el cuidado de tu Iglesia al papa san Pablo, apóstol valiente del Evangelio de tu Hijo», y le pide: «haz que, iluminados por sus enseñanzas, podamos cooperar contigo para difundir en el mundo la civilización del amor». Aquí se resumen las características principales de su pontificado y de su enseñanza: una Iglesia, que pertenece al Señor (Ecclesiam Suam), dedicada al anuncio del Evangelio, como recordó en la Evangelii nuntiandi, llamada a testimoniar que Dios es amor.
Se indican también las lecturas bíblicas para la Misa, elegidas del Común para los papas, y, como lectura para el Oficio de lecturas, algunos párrafos de la homilía que pronunció en la última Sesión pública del Concilio, el 7 de diciembre de 1965, sintetizado en el tema: Para conocer a Dios necesitamos conocer al hombre. Pablo VI vivió, antes y después de ser papa, mirando constantemente a Cristo, de quien sintió y proclamó la necesidad para cada hombre. Lo había manifestado en su primera Carta pastoral como Arzobispo de Milán titulada, con una expresión de san Ambrosio: Omnia nobis est Christus.
En una reflexión del 5 de agosto de 1963, un mes y medio después de su elección para la Cátedra de Pedro, escribió: «Tengo que volver al inicio: la relación con Cristo... que debe ser fuente de sincerísima humildad: “aléjate de mí; que soy un pecador...”; tanto en la disponibilidad: “os haré pescadores...”, como en la simbiosis de la voluntad y de la gracia: “para mí la vida es Cristo ...”». El amor por Cristo es el amor por su Iglesia. En Meditación ante la muerte, escribió con razón: «Ruego al Señor que me dé la gracia de hacer de mi muerte, ya próxima, un don de amor a la Iglesia. Podría decir que la he amado siempre y me parece haber vivido para ella y no para otra cosa».
Fascinado por la figura y la actividad apostólica de san Pablo, cuando el Espíritu Santo lo señaló como sucesor de san Pedro, no escatimó sus energías al servicio del Evangelio de Cristo, de la Iglesia y de la humanidad, vista a la luz del plan divino de salvación. Defensor de la vida humana, de la paz y del verdadero progreso de la humanidad, como lo demuestran sus enseñanzas, quería que la Iglesia, inspirándose en el Concilio y poniendo en práctica sus principios normativos, redescubriera cada vez más su identidad, superando las divisiones del pasado y muy atenta a los nuevos tiempos: Iglesia de Cristo, que pone en primer lugar a Dios, el anuncio del Evangelio, incluso cuando se prodiga por los hermanos, para construir esa «civilización del amor» inaugurada por el Espíritu en Pentecostés.
En Algunas notas para mi testamento, Pablo VI escribió: «Ningún monumento para mí». Aunque en octubre de 1989 se le erigió un monumento en la catedral de Milán, el verdadero monumento lo construyó el mismo Pablo VI con su testimonio, con sus obras, con sus viajes apostólicos, con su ecumenismo, con su labor para la Nova Vulgata, con la renovación litúrgica y con sus múltiples enseñanzas y ejemplos, mostrando así el rostro de Cristo, la misión de la Iglesia, la vocación del hombre moderno y conciliando el pensamiento cristiano con las exigencias de la difícil hora en la cual tuvo que guiar, sufriendo mucho, la Iglesia.
Robert Card. Sarah
Prefecto de la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos
[00211-ES.01] [Texto original: Español]
“Memoria ad libitum” di San Paolo VI, Papa, nel Libro del Rito Romano
Adnexus decreto diei 25 ianuarii 2019
Additiones in Libris liturgicis Ritus Romani
de memoria ad libitum sancti Pauli VI, papæ
IN CALENDARIUM ROMANUM GENERALEM
MAIUS
29 S. Pauli VI, papæ
IN MISSALE ROMANUM
Die 29 maii
S. Pauli VI, papæ
De Communi pastorum: pro papa.
Collecta
Deus, qui Ecclésiam tuam regéndam
beáto Paulo papæ commisísti,
strénuo Fílii tui Evangélii apóstolo,
præsta, quǽsumus, ut, ab eius institútis illumináti,
ad civílem amóris cultum in mundum dilatándum
tibi collaboráre valeámus.
Per Dóminum.
IN ORDINEM LECTIONUM MISSÆ
571a Die 29 maii
S. Pauli VI, papæ
De Communi pastorum [pro papa].
Lectio I 1 Cor 9, 16-19. 22-23, n. 722, 4.
Ps. resp. Ps 95 (96), 1-2a. 2b-3. 7-8a. 10, n. 721, 5.
Alleluia Mc 1,17, n. 723, 3.
Evang. Mt 16, 13-19, n. 724, 2.
IN LITURGIAM HORARUM
Die 29 maii
S. PAULI VI, PAPÆ
Ioannes Baptista Montini, die 26 mensis septembris anno 1897 in vico Concesio prope Brixiam natus est. Presbyteratu auctus die 29 mensis maii anno 1920, ministerium suum Apostolicæ Sedi præstitit, donec Archiepiscopus Mediolanensis nominatus est. Ad Petri cathedram evectus, die 21 mensis iunii anno 1963, feliciter Concilium Vaticanum secundum perfecit, instaurationem vitæ ecclesialis promovit, Liturgiæ præsertim, dialogum œcumenicum et nuntium Evangelii mundo recentioris ætatis. Die 6 mensis augusti anno 1978, Deo spiritum reddidit.
De Communi pastorum: pro papa.
Ad Officium lectionis
LECTIO ALTERA
Ex Homilíis sancti Pauli Sexti, papæ
(In ultima Concilii Oecumenici Vaticani secundi publica Sessione, die 7 decembris 1965: AAS 58 [1966] 53. 55-56. 58-59)
Opus est cognoscere hominem, ut cognoscatur Deus
Ope huius Concílii, doctrína theocéntrica ac theológica, uti aiunt, de humána natúra ac de mundo ad se hóminum mentes convértit, quasi eos próvocans, qui illam a nostræ ætátis ratióne aliénam atque extráneam putent; atque tália sibi árrogat, quæ mundus primum quidem absúrda iúdicet, sed póstea, ut fore confídimus, humána, sapiéntia ac salutária ultro agnóscet: scílicet Deum esse. Utique Deus est; reápse exsístit; vivit; persóna est; est próvidus, infiníta bonitáte prǽditus, et quidem bonus non solum in se, sed maximópere etiam erga nos; est noster Creátor, nostra véritas, nostra felícitas; ádeo ut homo, cum mentem et cor suum in Deo defígere nítitur, contemplatióni vacándo, actum ánimi sui elíciat, qui ómnium nobilíssimus ac perfectíssimus est habéndus; actum dícimus, a quo nostris étiam tempóribus innúmeri humánæ navitátis campi suæ dignitátis gradum súmere possunt ac debent.
Verum enimvéro Ecclésia, in Concílio collécta, suam consideratiónem summópere inténdit – prætérquam in semetípsam, atque in necessitúdinem, qua cum Deo coniúngitur – in hóminem étiam, in hóminem, sícuti reápse hoc témpore se conspiciéndum præbet: hóminem, dícimus, qui vivit; hóminem, qui sibimetípsi uni provehéndo déditus est; hóminem, qui non modo sese dignum exístimat, ad quem unum, véluti ad quoddam centrum, omne stúdium conferátur, sed étiam affirmáre non verétur, se esse cuiúsvis rei princípium atque ratiónem. Totus homo phænoménicus, suis innúmeris ánimi habítibus indútus, quibus in conspéctum venit, se Concílii Pátribus obiécit, qui et ipsi hómines, immo omnes Pastóres atque fratres sunt, inténta cura atque amánti caritáte prǽditi: homo, qui suas luctuósas fortúnas animóse conquéritur; homo, qui et prætérito et nostro hoc témpore álios infra se pósitos exístimat, ideóque semper fluxus atque fucátus, sui cúpidus et ferox est; homo sibi dísplicens, qui risus edit et lácrimas fundit; homo ad ómnia versátilis, ad quáslibet partes agéndas fácilis; homo in unam sciéntiæ pervestigatiónem ácriter inténtus; homo, qui uti talis cógitat, amat, in labóribus desúdat, semper ad áliquid ánimum advértit; homo, qui sacra quadam cum religióne est considerándus, ob suæ infántiæ innocéntiam, ob suæ inópiæ arcánum, ob pietátem, quam suæ ægritúdines movent; homo hinc sui ipsíus tantum studiósus, hinc societáti favens; homo simul laudátor témporis acti, simul pósterum tempus præstólans, illúdque felícius quam prætéritum sómnians; homo ex áltera parte crimínibus obnóxius, ex áltera sanctis móribus ornátus; et deínde deínceps. Humanitátis illud láicum atque profánum stúdium, immáni qua est magnitúdine, tandem aliquándo pródiit, idémque ad certámen, ut ita dicámus, Concílium lacessívit. Relígio, id est cultus Dei, qui homo fíeri vóluit, atque relígio – talis enim est æstimánda – id est cultus hóminis, qui fíeri vult Deus, inter se congréssæ sunt. Quid tamen áccidit? Certámen, proélium, anáthema? Id sane habéri potúerat, sed plane non áccidit. Vetus illa de bono Samaritáno narrátio exémplum fuit atque norma, ad quam Concílii nostri spirituális rátio dirécta est. Etenim, imménsus quidam erga hómines amor Concílium pénitus pervásit. Perspéctæ et íterum considerátæ hóminum necessitátes, quæ eo molestióres fiunt, quo magis huius terræ fílius crescit, totum nostræ huius Sýnodi stúdium detinuérunt. Hanc saltem laudem Concílio tribúite, vos, nostra hac ætáte cultóres humanitátis, qui veritátes rerum natúram transcendéntes renúitis, iidémque novum nostrum humanitátis stúdium agnóscite: nam nos étiam, immo nos præ céteris, hóminis sumus cultóres.
Quæ cum ita sint, faténdum revéra est, cathólicam religiónem et humánam vitam inter se amíco foédere iungi, et utrámque simul conspiráre ad unum quoddam humánum bonum: religiónem scílicet cathólicam pro humáno génere esse, humaníque géneris esse quodámmodo vitam.
Quodsi omnes, qui hic præséntes adéstis, memínimus in vultu cuiúsvis hóminis, máxime si lácrimis ac dolóribus efféctus est translúcidus, agnoscéndum esse vultum Christi, Fílii hóminis; ac si in vultu Christi agnoscéndus est vultus Patris cæléstis, secúndum illud: Qui videt me, videt et Patrem, modus noster res humánas æstimándi mutátur in Christianísmum, qui in Deum ut in médium totus dirígitur; ita ut rem hoc étiam modo enuntiáre possímus: scílicet opus esse cognóscere hóminem, ut cognoscátur Deus.
Amáre hóminem, dícimus, non ut instruméntum, sed ut primum véluti finem, quo ad suprémum finem, humánas res transcendéntem, perveniámus.
Responsorium Cf. Phil 4, 8
R/. Quæcúmque sunt vera, pudíca, iusta, casta, amabília, bonæ famæ, *hæc cogitáte (T.P. allelúia).
V/. Si qua virtus et si qua laus, * hæc cogitáte (T.P. allelúia).
Oratio
Deus, qui Ecclésiam tuam regéndam beáto Paulo papæ commisísti, strénuo Fílii tui Evangélii apóstolo, præsta, quǽsumus, ut, ab eius institútis illumináti, ad civílem amóris cultum in mundum dilatándum tibi collaboráre valeámus. Per Dóminum.
IN MARTYROLOGIUM ROMANUM, die 29 maii, primo loco:
Sancti Pauli papæ Sexti, qui, hac die presbyterátu auctus est, dein Archiepíscopus Mediolanénsis, tandem Sedi Románæ eléctus, Concílium Œcuménicum Vaticánum Secúndum diligénter ac felíciter pértulit, renovationémque vitæ Ecclésiæ, sacræ præsértim Liturgíæ, promóvit, œcuménicum diálogum atque Evangélii núntium homínibus huius ætátis curávit, donec die sexto augústi in pace Dómini obdormívit.
[00212-LA.01] [Testo originale: Latino]
[B0103-XX.01]