Catechesi del Santo Padre in lingua italiana
Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue
Appello del Santo Padre
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.20 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sul “Padre nostro”, ha incentrato la sua meditazione sul tema: «Abbà, Padre!» (Brano biblico: Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, 8, 14-16).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha rivolto un appello in occasione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani che ha inizio venerdì prossimo, 18 gennaio.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Catechesi del Santo Padre in lingua italiana
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Proseguendo le catechesi sul “Padre nostro”, oggi partiamo dall’osservazione che, nel Nuovo Testamento, la preghiera sembra voler arrivare all’essenziale, fino a concentrarsi in una sola parola: Abbà, Padre.
Abbiamo ascoltato ciò che scrive San Paolo nella Lettera ai Romani: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (8,15). E ai Galati l’Apostolo dice: «E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”» (Gal 4,6). Ritorna per due volte la stessa invocazione, nella quale si condensa tutta la novità del Vangelo. Dopo aver conosciuto Gesù e ascoltato la sua predicazione, il cristiano non considera più Dio come un tiranno da temere, non ne ha più paura ma sente fiorire nel suo cuore la fiducia in Lui: può parlare con il Creatore chiamandolo “Padre”. L’espressione è talmente importante per i cristiani che spesso si è conservata intatta nella sua forma originaria: “Abbà”.
È raro che nel Nuovo Testamento le espressioni aramaiche non vengano tradotte in greco. Dobbiamo immaginare che in queste parole aramaiche sia rimasta come “registrata” la voce di Gesù stesso: hanno rispettato l’idioma di Gesù. Nella prima parola del “Padre nostro” troviamo subito la radicale novità della preghiera cristiana.
Non si tratta solo di usare un simbolo – in questo caso, la figura del padre – da legare al mistero di Dio; si tratta invece di avere, per così dire, tutto il mondo di Gesù travasato nel proprio cuore. Se compiamo questa operazione, possiamo pregare con verità il “Padre nostro”. Dire “Abbà” è qualcosa di molto più intimo, e più commovente che semplicemente chiamare Dio “Padre”. Ecco perché qualcuno ha proposto di tradurre questa parola aramaica originaria “Abbà” con “Papà” o “Babbo”. Invece di dire “Padre nostro”, dire “Papà, Babbo”. Noi continuiamo a dire “Padre nostro”, ma con il cuore siamo invitati a dire “Papà”, ad avere un rapporto con Dio come quello di un bambino con il suo papà, che dice “papà” e dice “babbo”. Infatti queste espressioni evocano affetto, evocano calore, qualcosa che ci proietta nel contesto dell’età infantile: l’immagine di un bambino completamente avvolto dall’abbraccio di un padre che prova infinita tenerezza per lui. E per questo, cari fratelli e sorelle, per pregare bene, bisogna arrivare ad avere un cuore di bambino. Non un cuore sufficiente: così non si può pregare bene. Come un bambino nelle braccia di suo padre, del suo papà, del suo babbo.
Ma sicuramente sono i Vangeli a introdurci meglio nel senso di questa parola. Cosa significa per Gesù, questa parola? Il “Padre nostro” prende senso e colore se impariamo a pregarlo dopo aver letto, per esempio, la parabola del padre misericordioso, nel capitolo 15° di Luca (cfr Lc 15,11-32). Immaginiamo questa preghiera pronunciata dal figlio prodigo, dopo aver sperimentato l’abbraccio di suo padre che lo aveva atteso a lungo, un padre che non ricorda le parole offensive che lui gli aveva detto, un padre che adesso gli fa capire semplicemente quanto gli sia mancato. Allora scopriamo come quelle parole prendono vita, prendono forza. E ci chiediamo: è mai possibile che Tu, o Dio, conosca solo amore? Tu non conosci l’odio? No – risponderebbe Dio – io conosco solo amore. Dov’è in Te la vendetta, la pretesa di giustizia, la rabbia per il tuo onore ferito? E Dio risponderebbe: Io conosco solo amore.
Il padre di quella parabola ha nei suoi modi di fare qualcosa che molto ricorda l’animo di una madre. Sono soprattutto le madri a scusare i figli, a coprirli, a non interrompere l’empatia nei loro confronti, a continuare a voler bene, anche quando questi non meriterebbero più niente.
Basta evocare questa sola espressione – Abbà – perché si sviluppi una preghiera cristiana. E San Paolo, nelle sue lettere, segue questa stessa strada, e non potrebbe essere altrimenti, perché è la strada insegnata da Gesù: in questa invocazione c’è una forza che attira tutto il resto della preghiera.
Dio ti cerca, anche se tu non lo cerchi. Dio ti ama, anche se tu ti sei dimenticato di Lui. Dio scorge in te una bellezza, anche se tu pensi di aver sperperato inutilmente tutti i tuoi talenti. Dio è non solo un padre, è come una madre che non smette mai di amare la sua creatura. D’altra parte, c’è una “gestazione” che dura per sempre, ben oltre i nove mesi di quella fisica; è una gestazione che genera un circuito infinito d’amore.
Per un cristiano, pregare è dire semplicemente “Abbà”, dire “Papà”, dire “Babbo”, dire “Padre” ma con la fiducia di un bambino.
Può darsi che anche a noi capiti di camminare su sentieri lontani da Dio, come è successo al figlio prodigo; oppure di precipitare in una solitudine che ci fa sentire abbandonati nel mondo; o, ancora, di sbagliare ed essere paralizzati da un senso di colpa. In quei momenti difficili, possiamo trovare ancora la forza di pregare, ricominciando dalla parola “Padre”, ma detta con il senso tenero di un bambino: “Abbà”, “Papà”. Lui non ci nasconderà il suo volto. Ricordate bene: forse qualcuno ha dentro di sé cose brutte, cose che non sa come risolvere, tanta amarezza per avere fatto questo e quest’altro… Lui non nasconderà il suo volto. Lui non si chiuderà nel silenzio. Tu digli “Padre” e Lui ti risponderà. Tu hai un padre. “Sì, ma io sono un delinquente…”. Ma hai un padre che ti ama! Digli “Padre”, incomincia a pregare così, e nel silenzio ci dirà che mai ci ha persi di vista. “Ma, Padre, io ho fatto questo…” – “Mai ti ho perso di vista, ho visto tutto. Ma sono rimasto sempre lì, vicino a te, fedele al mio amore per te”. Quella sarà la risposta. Non dimenticatevi mai di dire “Padre”. Grazie.
[00072-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue
In lingua francese
Speaker:
Frères et sœurs, après avoir connu Jésus et écouté sa prédication, le chrétien ne considère plus Dieu comme un tyran à craindre, il n’a plus peur mais il entend faire germer en son cœur la confiance en lui: il peut parler avec le Créateur en l’appelant «Père». L’expression est tellement importante pour les chrétiens que souvent on l’a conservée intacte dans sa forme d’origine «Abba». Dans la première parole du Notre Père nous trouvons la nouveauté radicale de la prière chrétienne. Dire «Abba» c’est bien plus intime et émouvant que d’appeler simplement Dieu «Père». C’est l’appeler «papa», à l’image d’un petit enfant complètement enveloppé par le baiser d’un père qui éprouve une infinie tendresse pour lui. Le Notre Père prend tout son sens si nous apprenons à le prier après avoir lu la parabole du père miséricordieux qui accueille son enfant prodigue en lui faisant comprendre combien il lui a manqué. Dans cette expression Abba, il y a une force qui attire tout le reste de la prière. Dieu te cherche même si tu ne le cherches pas. Dieu t’aime même si tu l’as oublié. Dieu est comme une mère qui ne cesse jamais d’aimer sa créature. Pour un chrétien, prier c’est simplement dire «Abba».
Santo Padre:
Sono lieto di dare il benvenuto ai pellegrini francofoni, specialmente ai giovani di Bordeaux e di Lione. Alla vigilia dell'apertura della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, vi invito a rivolgervi al nostro Padre comune, chiamandolo Abba!
Dio vi benedica!
Speaker:
Je suis heureux d’accueillir les pèlerins francophones, en particulier les jeunes de Bordeaux et de Lyon. A la veille de l’ouverture de la semaine de prière pour l’unité des chrétiens, je vous invite à nous tourner ensemble vers notre Père commun, en lui disant nous aussi Abba! Que Dieu vous bénisse !
[00073-FR.01] [Texte original: Français]
In lingua inglese
Speaker:
Dear brothers and sisters: In our catechesis on the Lord’s Prayer, we now reflect on its very first words: “Our Father”. Saint Paul’s letters testify that the earliest Christians, guided by the Holy Spirit, prayed using the Aramaic word for “father” that Jesus himself had used: “Abba” (cf. Rom 8:15; Gal 4:6). At the beginning of the Lord’s Prayer, then, we hear an echo of the voice of Jesus himself, who teaches the disciples that to pray is to share in his own intimate and trusting relationship with the Father. The parable of the prodigal son shows us most vividly how Jesus wants us to understand our heavenly Father and his infinite love, mercy and forgiveness. Indeed, there is also something maternal about this love of the Father, which accompanies and nurtures the development of our new life in Christ as his adoptive sons and daughters. All the newness of the Gospel, and the very heart of our prayer as Christians, is in some sense summed up in the one word: “Abba”. Even in the most difficult times in our lives, may we never be afraid to turn in trust and confidence to the Father, praying in the words that Jesus taught us: “Abba”, “Our Father”.
Santo Padre:
Do il benvenuto ai pellegrini di lingua inglese presenti all’Udienza odierna, specialmente ai gruppi provenienti dalla Corea e dagli Stati Uniti d’America. Nel contesto della prossima Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, rivolgo un saluto particolare agli alunni dell’Istituto Ecumenico di Bossey. Il mio cordiale saluto va inoltre ai sacerdoti alunni del Pontificio Collegio Americano. Su tutti voi invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo. Dio vi benedica!
Speaker:
I welcome the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially the groups coming from Korea and the United States of America. In the context of the forthcoming Week of Prayer for Christian Unity, I offer a special greeting to the group from the Bossey Ecumenical Institute. My cordial greeting also goes to the priest alumni of the Pontifical North American College. Upon all of you I invoke the joy and peace of our Lord Jesus Christ. God bless you!
[00074-EN.01] [Original text: English]
In lingua tedesca
Speaker:
Liebe Brüder und Schwestern, wenn wir das Vaterunser betrachten, sehen wir, dass sich alle Neuheit des Evangeliums in der Anrede „Abba“ – Vater verdichtet. Dieser aramäische Ausdruck gibt gewissermaßen die Stimme Jesu selbst wieder. Wer Jesus kennengelernt und seine Verkündigung gehört hat, spürt in seinem Innern solches Vertrauen zu Gott, dass er ihn Vater nennen kann. Es geht nicht darum, ein Symbol für das Geheimnis Gottes zu verwenden, sondern Jesu ganze Welt ins eigene Herz hineinzunehmen. Wer das tut, kann wirklich das Vaterunser beten. „Abba“ ist die vertraute, innige Anrede eines Kindes an den Vater und drückt die Liebe und Wärme aus, die es in der Geborgenheit bei seinem Vater empfindet. Anhand des Gleichnisses vom barmherzigen Vater lernen wir das Vaterunser in dieser Vertrautheit zu beten. Die offenen Arme des Vaters erinnern auch an das Gemüt einer Mutter, die ihr Kind immer liebt. So reicht schon allein die Anrede „Abba“, die das Beten entfaltet: Denn Gott sucht dich, selbst wenn du ihn nicht suchst, er liebt dich, selbst wenn du ihn vergessen hast, er erkennt in dir eine Schönheit, selbst wenn du meinst, alle Talente vergeudet zu haben. Für einen Christen ist es schon ein Gebet, einfach „Abba“ – Vater zu sagen.
Santo Padre:
Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. Saluto in particolare la Delegazione del Burgenland, accompagnata dal Vescovo Mons. Ägidius Zsifkovics, nonché il Comitato Festivo del Carnevale di Colonia, insieme al Cardinale Rainer Woelki. Dio è il nostro Padre, e possiamo essere del tutto certi del suo amore fedele per noi. Lo Spirito Santo ci renda veri figli di Dio e ci guidi sempre.
Speaker:
Herzlich heiße ich die Pilger deutscher Sprache willkommen. Besonders grüße ich die Delegation des Burgenlandes in Begleitung von Bischof Ägidius Zsifkovics sowie das Festkomitee des Kölner Karnevals zusammen mit Kardinal Rainer Woelki. Gott ist unser Vater, und wir dürfen seiner treuen Liebe zu uns ganz gewiss sein. Der Heilige Geist mache uns zu wahren Kindern Gottes und leite uns allezeit.
[00075-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]
In lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
Seguimos con la catequesis sobre el “Padre nuestro” y lo hacemos observando que esta oración se centra en la palabra: “Abba, Padre”. Esta expresión es tan importante para los cristianos que se ha conservado en su forma original, escuchando en ella la misma voz de Jesús.
San Pablo nos dice que no hemos recibido un espíritu de esclavitud, sino un espíritu de hijos adoptivos, que nos hace gritar: “¡Abba!, Padre”. El cristiano que ha conocido a Dios y ha escuchado su palabra no lo considera como un tirano al que debe temer, sino que siente confianza y afecto hacia él, como un niño en los brazos de su “papá”.
La parábola del padre misericordioso nos enseña el sentido de la palabra “abba” a través de los sentimientos del hijo pródigo. La actitud de la figura del padre de esa parábola, que abraza al hijo después de haberlo esperado por mucho tiempo, nos recuerda el espíritu de la “madre”, que sigue amando y perdonando a los hijos, aunque no lo merezcan.
Para un cristiano, rezar es decir simplemente “abba”. En cualquier momento de nuestra vida podemos encontrar la fuerza y la alegría del corazón dirigiéndonos con confianza a nuestro Padre.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española venidos de España y Latinoamérica. Los animo a dirigirse a Dios como un Padre que nos ama y que sale a nuestro encuentro. No se cansen de llamarlo; porque él como Padre bueno viene a sanar nuestras heridas y a restablecer la alegría de ser sus hijos.
Que Dios los bendiga. Muchas gracias.
[00076-ES.01] [Texto original: Español]
In lingua portoghese
Speaker:
O cristão, depois de ter conhecido Jesus e ouvido a sua pregação, já não considera Deus como um tirano que mete medo, mas sente florescer no seu coração a confiança e confidência com Ele. Pode falar com o Criador, chamando-Lhe «Pai». Não se trata simplesmente de usar um símbolo – a figura do pai – associando-a ao mistério de Deus, mas todo o mundo de Jesus é transvasado no nosso coração. No texto lido da Carta aos Romanos (e o mesmo aparece na Carta aos Gálatas), ouvimos a palavra aramaica: «Abbá, Pai!» Ora, no Novo Testamento, é raro que as palavras aramaicas não sejam traduzidas para grego, pelo que devemos imaginar que nelas esteja de certo modo «gravada» a voz do próprio Jesus. De facto, «Abbá» é muito mais íntimo e sentido do que tratar a Deus simplesmente pela palavra «Pai»; alguém chegou mesmo a propor que se traduzisse «Abbá» pela forma meiga e carinhosa de «Papá», o tratamento usado pela criança que se sente completamente envolvida pelo abraço do pai numa ternura sem fim. Esta imagem aplicada a Deus, será um exagero? Se o fizéssemos nós, a alguém poderia vir a dúvida. Mas é o próprio Jesus que a aplica ao Pai misericordioso, na parábola do filho pródigo. Este experimenta o abraço dum pai que há tanto tempo o esperava, que já não se recorda das palavras ofensivas pronunciadas pelo filho antes de partir, que procura apenas dizer-lhe como sentia falta dele. Nisto, o Pai misericordioso revela os traços do ânimo duma mãe. Pois é sobretudo esta que sempre desculpa o filho, conserva viva a empatia com ele e continua a querer-lhe bem mesmo quando já não o merece. Deus é como uma mãe que nunca deixa de amar a sua criatura! Trata-se duma gestação que se prolonga muito para além dos nove meses da gestação física, dura para sempre e gera um circuito infinito de amor. Nos momentos negros da vida, podemos encontrar a força de rezar, recomeçando pela palavra «Abbá; Papá».
Santo Padre:
Carissimi pellegrini di lingua portoghese e in particolare quelli di Terrugem, benvenuti! Dopodomani inizia l'Ottavario di Preghiera per l'Unità dei Cristiani; in quei giorni, intensifichiamo le nostre suppliche e penitenze, affinché si affretti l’ora in cui trovi pieno compimento l’anelito di Gesù: «Abbá…, ut unum sint – perché tutti siano una sola cosa!» Scenda la benedizione di Dio sui vostri passi e sulle vostre preghiere comuni per la riunificazione della Chiesa. Grazie.
Speaker:
Queridos peregrinos de língua portuguesa, particularmente os de Terrugem, bem-vindos! Depois de amanhã, começa o Oitavário de Oração pela Unidade dos Cristãos; durante aqueles dias intensifiquemos as nossas preces e penitências, para que se apresse a hora em que se realize plenamente o anseio de Jesus: «Abbá…, ut unum sint – que todos sejam um só!» Desça a bênção de Deus sobre os vossos passos e sobre as vossas preces comuns pela reunificação da Igreja. Obrigado!
[00077-PO.02] [Texto original: Português]
In lingua araba
Speaker:
أيها الإخوة والأخوات الأعزاء، إذ نتابع التعاليم حول "صلاة الأبانا" ننطلق اليوم من الملاحظة بأنّه يبدو أنَّ الصلاة في العهد الجديد تريد أن تصل إلى الجوهري، إلى أن تتركز في كلمة واحدة: "أَبَّا"، أيها الآب. لقد سمعنا ما يكتبه القديس بولس في الرسالة إلى أهل روما: "لم تَتلَقَّوا روحَ عُبودِيَّةٍ لِتَعودوا إِلى الخَوف، بل روحَ تَبَنٍّ بِه نُنادي: أَبًّا، يا أَبَتِ!". ويقول الرسول إلى أهل غلاطية: "والدَّليلُ على كَونِكُم أَبناء أَنَّ اللهَ أَرسَلَ رُوحَ ابنِه إِلى قُلوبِنا، الرُّوحَ الَّذي يُنادي: "أَبَّا"، "يا أَبتِ". يتكرّر مرتين الدعاء نفسه الذي تتركّز فيه حداثة الإنجيل بأسرها. بعد أن تعرّف على يسوع واصغى إلى وعظه، لا يعتبر المسيحي الله بعدها كطاغية ينبغي أن نخاف منه، فهو لا يخاف منه بعد الآن بل يشعر بالثقة به تزهر في قلبه: يمكنه أن يتكلّم مع الخالق ويناديه "أيها الآب". لا يتعلّق الأمر باستعمال رمز وحسب – أي صورة الأب – ونربطه بسرِّ الله؛ وإنما بأن نملك عالم يسوع بأسره مسكوبًا في قلوبنا. لكنَّ الأناجيل بالتأكيد هي التي تدخلنا بشكل أفضل في معنى هذه الكلمة. تأخذ "صلاة الأبانا" معنى ولونًا إن تعلّمنا أن نصلّيها بعد قراءة مثل الأب الرحوم. لنتخيّل هذه الصلاة يلفظها الابن الضال بعدما اختبر عناق أبيه الذي انتظره طويلاً، أب لا يذكر الكلمات المُهينة التي قالها له، أب يجعله الآن يفهم ببساطة كم اشتاق إليه. فنكتشف عندها كيف تأخذ تلك الكلمات حياة وقوّة. قد يحصل لنا أيضًا أن نسير على دروب بعيدة عن الله، كما حصل مع الابن الضال؛ أو أن نسقط في وحدة تجعلنا نشعر بأننا متروكون في العالم، أو تجعلنا نخطئ ونسمح للشعور بالذنب أن يشلّنا. في هذه الأوقات الصعبة يمكننا أن نجد أيضًا القوّة لنصلّي، إذ نبدأ مجددًا من كلمة "أَبَّا". هو لن يخفي وجهه عنا ولن ينغلق في الصمت بل سيقول لنا إنّه لم يحد نظره عنا أبدًا وإنّه بقي هناك على الدوام أميناً لمحبّته لنا.
Santo Padre:
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, ricordatevi sempre che Dio-Amore ci comunica il suo desiderio di essere chiamato “Abba” Padre, con la totale confidenza di un bimbo che si abbandona nelle braccia di chi gli ha dato la vita. Ricominciamo da questa parola e sperimenteremo la gioia di essere figli amati da Dio. Il Signore vi benedica!
Speaker:
أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللّغةِ العربيّة، وخاصةً بالقادمينَ من الشرق الأوسط. أيّها الإخوةُ والأخواتُ الأعزّاء، تذكّروا على الدوام أنَّ الله-المحبّة ينقل إلينا رغبته في أن ندعوه "أبّا" أيها الآب، بالثقة الكاملة التي يتحلّى بها الطفل الذي يسلّم ذاته بين يديّ ذاك الذي منحه الحياة. لننطلق مجدّدًا من هذه الكلمة وسنختبر فرح أن نكون أبناء محبوبين من الله. ليبارككم الرب!
[00078-AR.01] [Testo originale: Arabo]
In lingua polacca
Speaker:
Punktem wyjścia dzisiejszej katechezy jest spostrzeżenie, że w Nowym Testamencie modlitwa zdaje się dążyć do tego, co istotne, co zawiera się w jednym słowie: Abbà, Ojcze. Św. Paweł napisał: „Nie otrzymaliście przecież ducha niewoli, by się znowu pogrążyć w bojaźni, ale otrzymaliście ducha przybrania za synów, w którym możemy wołać: «Abbà, Ojcze!»” (Rz 8,15). „Na dowód tego, że jesteście synami, Bóg wysłał do serc naszych Ducha Syna swego, który woła: Abbà, Ojcze!” (Ga 4,6). W tym wezwaniu streszcza się cała nowość Ewangelii. Poznawszy Jezusa i Jego przepowiadanie, chrześcijanin nie uważa już Boga za tyrana, którego należy się bać, ale zwraca się do Niego z zaufaniem, nazywając go „Ojcem”. Nie chodzi tylko o odwołanie się do jakiegoś symbolu, do obrazu ojca w relacji z Bogiem. Powiedzenie „Abbà - Ojcze” jest czymś o wiele bardziej intymnym i poruszającym. Przywołuje miłość, ciepło, coś, co nas przenosi w sytuacje z dzieciństwa: odczucia dziecka całkowicie ogarniętego czułym objęciem ojca. Ewangelie wprowadzają nas lepiej w znaczenie tego słowa przez przypowieść o miłosiernym ojcu (por. Łk 15, 11-32). Możemy wejść w przeżycia syna marnotrawnego w objęciach ojca, który długo na niego czekał, który nie pamięta już obraźliwych słów, a jedynie daje mu do zrozumienia, jak bardzo mu go brakowało. Z tego jednego wyrażenia - Abbà - rozwija się modlitwa chrześcijańska. Gdy zdarzy się oddalić od Boga, popaść w samotność i poczucie opuszczenia w świecie; gdy popełnimy błąd i jesteśmy sparaliżowani poczuciem winy, wciąż możemy znaleźć siłę do modlitwy, rozpoczynając od słowa „Abbà”. Ojciec nie będzie przed nami ukrywał swojego oblicza. Nie zamknie się w milczeniu. Powie nam, że nigdy nie stracił nas z pola widzenia, i że zawsze jest wierny swej miłości do nas.
Santo Padre:
Saluto cordialmente i pellegrini polacchi, in particolare il gruppo del Santuario di San Stanislao, Patrono della Polonia, che si trova nel luogo di nascita del Vescovo e Martire, giunti qui per ricordare l’anniversario della visita che San Giovanni Paolo II vi fece, poco prima della sua elezione alla Sede di Pietro. Cari fratelli e sorelle, in comunione con i santi, pregate con filiale fiducia: “Abbà – Padre”, chiedendo la Sua benedizione per voi, per le vostre famiglie e – in questi giorni – per i giovani che tra breve incontrerò a Panama. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Sia lodato Gesù Cristo!
Speaker:
Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów, a szczególnie grupę z Sanktuarium św. Stanisława, Patrona Polski, w Szczepanowie, miejscu narodzenia tego Biskupa i Męczennika, którzy przybyli, aby przypomnieć o rocznicy wizyty, jaką św. Jan Paweł II złożył tuż przed wyborem na Stolicę Piotrową. Drodzy bracia i siostry, w komunii ze świętymi, z synowską ufnością módlcie się: „Abbà – Ojcze!”, prosząc o Jego błogosławieństwo dla was, dla waszych rodzin i – w tych dniach – dla młodych, których wkrótce spotkam w Panamie. Proszę, nie zapominajcie modlić się za mnie. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!
[00079-PL.01] [Testo originale: Polacco]
In lingua italiana
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
Sono lieto di accogliere l’Unità pastorale di Orbetello, l’Oratorio parrocchiale San Paolo e le Scuole del comprensorio.
Saluto i Gruppi parrocchiali, in particolare quelli di Montoro e di Talsano; l’Associazione Juppiter di Capranica e l’Istituto De Rosa di Sant’Anastasia.
Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli, che sono tanti.
Auguro a ciascuno che questo incontro ravvivi la comunione con il ministero universale del Successore di Pietro e, al contempo, sia occasione di rinnovamento e di grazie spirituali. Invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!
[00080-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Appello del Santo Padre
Venerdì prossimo, con la celebrazione dei Vespri nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, inizia la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, sul tema: “Cercate di essere veramente giusti”. Anche quest’anno siamo chiamati a pregare, affinché tutti i cristiani tornino ad essere un’unica famiglia, coerenti con la volontà divina che vuole «che tutti siano una sola cosa» (Gv 17, 21). L’ecumenismo non è una cosa opzionale. L’intenzione sarà quella di maturare una comune e concorde testimonianza nell’affermazione della vera giustizia e nel sostegno dei più deboli, mediante risposte concrete, appropriate ed efficaci.
[00082-IT.02] [Testo originale: Italiano]
[B0034-XX.02]