Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Udienza ai Partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 12.11.2018


Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Alle ore 12.30 di oggi, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze dal tema Ruoli trasformativi della scienza nella società: Dalla scienza emergente alle soluzioni per il benessere delle persone, in corso in Vaticano, presso la Casina Pio IV, dal 12 novembre al 14 novembre 2018.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’incontro:

Discorso del Santo Padre

Illustri Signore e Signori,

è una gioia per me ritrovare la Pontificia Accademia delle Scienze al completo. Rivolgo un cordiale benvenuto ai nuovi Accademici e ringrazio per le sue cortesi parole l’Ex-Presidente, Prof. Werner Arber, mentre auguro un buon recupero al Presidente Prof. Joachim von Braun. Estendo la mia riconoscenza a tutte le personalità che sono intervenute portando il loro prezioso contributo.

Il mondo della scienza, che in passato ha assunto posizioni di autonomia e di autosufficienza, con atteggiamenti di sfiducia nei confronti dei valori spirituali e religiosi, oggi invece sembra aver preso maggiore coscienza della sempre più complessa realtà del mondo e dell’essere umano. Sono subentrati una certa insicurezza e qualche timore di fronte alla possibile evoluzione di una scienza e di una tecnologia che, se abbandonate senza controllo a sé stesse, possono voltare le spalle al bene delle persone e dei popoli. È vero, la scienza e la tecnologia influiscono sulla società, ma anche i popoli con i loro valori e i loro costumi influenzano a loro volta la scienza. Spesso la direzione e l’enfasi che vengono date ad alcuni sviluppi della ricerca scientifica sono influenzate da opinioni ampiamente condivise e dal desiderio di felicità insito nella natura umana. Tuttavia, abbiamo bisogno di maggiore attenzione ai valori e ai beni fondamentali che sono alla base della relazione tra popoli, società e scienza. Tale relazione richiede un ripensamento, in ordine a promuovere il progresso integrale di ciascun essere umano e del bene comune. Dialogo aperto e attento discernimento sono indispensabili, specialmente quando la scienza diventa più complessa e l’orizzonte che essa dischiude fa emergere sfide decisive per il futuro dell’umanità. Oggi, infatti, sia l’evoluzione sociale sia i cambiamenti scientifici avvengono sempre più rapidamente e si rincorrono. E’ importante che la Pontificia Accademia delle Scienze consideri come questi cambiamenti tra loro interconnessi richiedano un impegno saggio e responsabile da parte di tutta la comunità scientifica. La bella sicurezza della torre d’avorio dei primi tempi moderni ha lasciato il posto, in molti, a una salutare inquietudine, per cui lo scienziato di oggi si apre più facilmente ai valori religiosi e intravede, al di là delle acquisizioni della scienza, la ricchezza del mondo spirituale dei popoli e la luce della trascendenza divina. La comunità scientifica è parte della società e non deve considerarsi come separata e indipendente, anzi, essa è chiamata a servire la famiglia umana e il suo sviluppo integrale.

I possibili frutti di questa missione di servizio sono innumerevoli; in questa sede vorrei fare qualche breve cenno. Anzitutto c’è l’immensa crisi dei cambiamenti climatici in atto e la minaccia nucleare. Sulla scia dei miei Predecessori, ribadisco la fondamentale importanza di impegnarsi a favore di un mondo senza armi nucleari (cfr Messaggio alla Conferenza dell’ONU per negoziare un trattato sulla proibizione delle armi nucleari, 23 marzo 2017), e chiedo – come fecero San Paolo VI e San Giovanni Paolo II – agli scienziati l’attiva collaborazione al fine di convincere i governanti della inaccettabilità etica di tale armamento a causa dei danni irreparabili che esso causa all’umanità e al pianeta. Pertanto ribadisco altresì la necessità di un disarmo di cui oggi sembra non si parli più a quei tavoli intorno ai quali si prendono le grandi decisioni. Che anch’io possa ringraziare Dio, come fece San Giovanni Paolo II nel suo testamento, perché nel mio pontificato è stata risparmiata al mondo la tragedia immane di una guerra atomica.

I cambiamenti globali sono sempre più influenzati dalle azioni umane. Perciò sono necessarie anche risposte adeguate per la salvaguardia della salute del pianeta e delle popolazioni, una salute messa a rischio da tutte quelle attività umane che usano combustibile fossile e deforestano il pianeta (Lett. enc. Laudato si’, 23). La comunità scientifica, così come ha fatto progressi nell’identificare questi rischi, è ora chiamata a prospettare valide soluzioni e a convincere le società e i loro leader a perseguirle.

So che, in tale prospettiva, nelle vostre sedute individuate le conoscenze che emergono dalla scienza di base e siete abituati a collegarle con visioni strategiche che tendano a studiare a fondo i problemi. È vostra vocazione individuare gli sviluppi innovativi in tutte le principali discipline della scienza di base e riconoscere le frontiere tra i vari settori scientifici, in particolare in fisica, astronomia, biologia, genetica e chimica. Questo è parte del servizio che fate all’umanità.

Accolgo con favore il fatto che l’Accademia si concentri anche sulle nuove conoscenze necessarie per affrontare le piaghe della società contemporanea. I popoli chiedono giustamente di partecipare alla costruzione delle proprie società. I proclamati diritti universali devono diventare realtà per tutti, e la scienza può contribuire in modo decisivo a tale processo e all’abbattimento delle barriere che lo ostacolano. Ringrazio l’Accademia delle Scienze per la sua preziosa collaborazione nel contrastare quel crimine contro l’umanità che è la tratta delle persone finalizzata a lavoro forzato, prostituzione e traffico di organi. Vi accompagno in questa battaglia di umanità.

Molta strada c’è ancora da fare verso uno sviluppo che sia allo stesso tempo integrale e sostenibile. Il superamento della fame e della sete, dell’elevata mortalità e della povertà, specialmente tra gli ottocento milioni di bisognosi ed esclusi della Terra, non verrà raggiunto senza un cambiamento negli stili di vita. Nell’Enciclica Laudato si’ ho presentato alcune proposte-chiave per il raggiungimento di questo traguardo. Tuttavia, mi sembra di poter dire che mancano volontà e determinazione politica per arrestare la corsa agli armamenti e porre fine alle guerre, per passare con urgenza alle energie rinnovabili, ai programmi volti ad assicurare l’acqua, il cibo e la salute per tutti, ad investire per il bene comune gli enormi capitali che restano inattivi nei paradisi fiscali.

La Chiesa non si attende dalla scienza che segua soltanto i principi dell’etica, che sono un patrimonio inestimabile del genere umano. Essa si aspetta un servizio positivo, che possiamo chiamare con San Paolo VI la «carità del sapere». A voi, cari scienziati e amici della scienza, sono state affidate le chiavi del sapere. Vorrei essere presso di voi l’avvocato dei popoli ai quali non arrivano che da lontano e raramente i benefici del vasto sapere umano e delle sue conquiste, specialmente in materia di alimentazione, salute, educazione, connettività, benessere e pace. Permettetemi di dirvi a nome loro: la vostra ricerca possa giovare a tutti, al fine che i popoli della terra ne siano sfamati, dissetati, sanati e formati; la politica e l’economia dei popoli vi attingano indicazioni per procedere con maggiore certezza verso il bene comune, a vantaggio specialmente dei poveri e dei bisognosi, e verso il rispetto del pianeta. Questo è l’immenso panorama che si dischiude agli uomini e alle donne di scienza quando si affacciano sulle attese dei popoli: attese animate da fiduciosa speranza ma anche da inquietudine e ansietà.

Benedico di cuore tutti voi, benedico il vostro lavoro e benedico le vostre iniziative. Vi ringrazio tanto per quello che fate. Vi accompagno con la mia preghiera; e anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

[01812-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Distinguished Ladies and Gentlemen,

I am pleased to meet the full complement of the Pontifical Academy of Sciences. I offer cordial welcome to the new Members and I am grateful to the former President, Professor Werner Arber for his gracious words of introduction, while I pray that Professor Joachim von Braun may be restored to full health. I also thank the distinguished speakers for the valued contribution that they have made to this meeting.

The scientific world, which in the past tended to assert its independence and self-sufficiency, and to show a certain distrust vis-à-vis spiritual and religious values, seems today instead to be increasingly aware of the ever more complex reality of the world and of the human being. We see signs of a certain lack of security and some fear before the possible evolution of a science and technology that, if left to their own devices, could turn their back on the good of individuals and of peoples. True, science and technology influence society, yet the world’s peoples with their values and their customs in turn influence science. Often the direction and emphasis given to certain developments of scientific research are influenced by commonly shared opinions and by the desire for happiness deeply rooted in human nature. Nonetheless, greater attention should be paid to the values and fundamental goods that are at the basis of the relationship between peoples, society and science. This relationship demands a rethinking aimed at promoting the integral advancement of each human being and of the common good. Open dialogue and attentive discernment are indispensable, especially as science becomes more complex and the horizons that it opens up bring decisive challenges for the future of humanity. For today, both the evolution of society and scientific changes are taking place ever more rapidly, each following the other. It is important that the Pontifical Academy of Sciences consider how these interconnected changes require a wise and responsible commitment on the part of the entire scientific community. The splendid ivory tower security of early modern times has given way, in many, to a salutary unrest, for which today’s scientists are more easily open to religious values and can glimpse, beyond the achievements of science, the richness of the spiritual world of peoples and the light of divine transcendence. The scientific community is a part of society, and must not be considered separate and independent; indeed, it is called to serve the human family and its integral development.

The possible fruits of this mission of service are countless: here I would like to mention only a few. First, there is the immense and ongoing crisis of climate change and the nuclear menace. Following in the footsteps of my predecessors, I reaffirm the fundamental importance of commitment to a world without nuclear arms (cf. Message to the United Nations Conference to Negotiate a Legally Binding Instrument to Prohibit Nuclear Weapons, Leading Towards their Total Elimination, 23 March 2017), and I ask – as did Saint Paul VI and Saint John Paul II – that scientists actively cooperate to convince government leaders of the ethical unacceptability of such weaponry, because of the irreparable harm that it causes to humanity and to the planet. Consequently, I too reaffirm the need for a disarmament which today seems a subject less and less raised at the tables around which great decisions are made. May I be able to thank God, as did Saint John Paul II in his Testament, that in my Pontificate the world was spared the immense tragedy of an atomic war.

Global changes are increasingly influenced by human actions. Hence there is also a need for adequate responses aimed at protecting the health of the planet and its inhabitants, a health put at risk by all those human activities that employ fossil fuels and deforest the planet (cf. Laudato Si’, 23). Just as the scientific community has made progress in identifying these risks, it is now called to propose workable solutions and to convince societies and their leaders to pursue them.

In this regard, I am aware that in your sessions you have identified the insights that emerge from basic science and have worked to link them with strategic visions aimed at studying the problems in depth. It is your calling to come up with innovative developments in all the principal disciplines of basic science and to acknowledge the boundaries between the various scientific sectors, particularly in physics, astronomy, biology, genetics and chemistry. This is part of the service that you render to humanity.

I welcome the fact that the Academy also concentrates on the new knowledge necessary to confront the scourges of contemporary society. The world’s peoples rightly ask to take part in forming their own societies. The universal rights we proclaim must become reality for all, and science can contribute decisively to this process and to breaking down the barriers that stand in its way. I thank the Academy of Sciences for its valued cooperation in combating the crime against humanity that is human trafficking for the sake of forced labor, prostitution and organ trafficking. I stand at your side in this battle for humanity.

There is a long way to go towards a development that is both integral and sustainable. The elimination of hunger and thirst, high levels of mortality and poverty, especially among the eight hundred million needy and excluded of our earth, will not be achieved without a change in our way of living. In the encyclical Laudato Si’, I presented some key proposals for attaining this goal. Nonetheless I believe I can say that there is a lack of will and political determination to halt the arms race and to put an end to wars, in order to pass urgently to sources of renewable energy, programmes aimed at ensuring water, food and health for all, and investing for the common good the enormous capital that remains inactive in fiscal paradises.

The Church does not expect science merely to follow principles of ethics, which are a priceless patrimony of the human race. It expects a positive service that we can call with Saint Paul VI the “charity of knowledge”. You, dear scientists and friends of science, have been entrusted with the keys of knowledge. I would like to stand before you as the advocate of the peoples that receive only rarely and from afar the benefits of vast human knowledge and its achievements, especially in the areas of nutrition, health, education, connectivity, well-being and peace. Allow me to say to you in their name: may your research benefit all, so that the peoples of the earth will be fed, given to drink, healed and educated; may political life and economy of peoples receive from you indications on how to advance with greater certainty towards the common good, for the benefit especially of the poor and those in need, and towards respect for our planet. This is the immense panorama that opens up before men and women of science when they take stock of the expectations of peoples: expectations animated by trusting hope, but also by anxiety and unrest.

I bless all of you from the heart, I bless your work and I bless your initiatives. I thank you heartily for all that you do. I accompany you with my prayers and I ask you please, do not forget to pray for me. Thank you.

[01812-EN.02] [Original text: Italian]

[B0837-XX.02]