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Santa Messa in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno, 03.11.2018


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Alle ore 11.30 di questa mattina, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Santa Messa in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato dopo la proclamazione del Vangelo:

Omelia del Santo Padre

Abbiamo ascoltato nella parabola del Vangelo che le vergini «uscirono incontro allo sposo» (Mt 25,1), tutte e dieci. Per tutti la vita è una chiamata continua ad uscire: dal grembo della madre, dalla casa dove si è nati, dall’infanzia alla gioventù e dalla gioventù all’età adulta, fino all’uscita da questo mondo. Anche per i ministri del Vangelo la vita è in continua uscita: dalla casa di famiglia a quella dove la Chiesa ci manda, da un servizio all’altro; siamo sempre di passaggio, fino al passaggio finale.

Il Vangelo ricorda il senso di questa uscita continua che è la vita: andare incontro allo sposo. Ecco per che cosa vivere: per quell’annuncio che nel Vangelo risuona nella notte e che potremo accogliere pienamente nel momento della morte: «Ecco lo sposo, andategli incontro!» (v. 6). L’incontro con Gesù, Sposo che «ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25), dà senso e orientamento alla vita. Non altro. È il finale che illumina ciò che precede. E come la semina si giudica dal raccolto, così il cammino della vita si imposta a partire dalla meta.

Allora la vita, se è un cammino in uscita verso lo sposo, è il tempo donatoci per crescere nell’amore. Vivere è una quotidiana preparazione alle nozze, un grande fidanzamento. Chiediamoci: vivo come uno che prepara l’incontro con lo sposo? Nel ministero, dietro a tutti gli incontri, le attività da organizzare e le pratiche da trattare, non va scordato il filo che unisce tutta la trama: l’attesa dello sposo. Il centro non può che essere un cuore che ama il Signore. Solo così il corpo visibile del nostro ministero sarà sorretto da un’anima invisibile. Comprendiamo allora quanto dice l’Apostolo Paolo nella seconda Lettura: «Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne» (2 Cor 4,18). Non fissiamoci sulle dinamiche terrene, guardiamo oltre. È vera quella celebre espressione: «l’essenziale è invisibile agli occhi». L’essenziale nella vita è ascoltare la voce dello sposo. Essa ci invita a intravedere ogni giorno il Signore che viene e a trasformare ogni attività in un preparativo per le nozze con Lui.

Ce lo ricorda l’elemento che nel Vangelo è essenziale per le vergini in attesa delle nozze: non l’abito, nemmeno le lampade, ma l’olio, custodito in piccoli vasi.

Emerge una prima caratteristica di quest’olio: non è vistoso. Resta nascosto, non appare, ma senza di esso non c’è luce. Che cosa ci suggerisce questo? Che di fronte al Signore non contano le apparenze, conta il cuore (cfr 1 Sam 16,8). Quello che il mondo cerca e ostenta – gli onori, la potenza, le apparenze, la gloria – passa, senza lasciare nulla. Prendere le distanze dalle apparenze mondane è indispensabile per prepararsi al cielo. Occorre dire no alla “cultura del trucco”, che insegna a curare le apparenze. Va invece purificato e custodito il cuore, l’interno dell’uomo, prezioso agli occhi di Dio; non l’esterno, che svanisce.

Dopo questa prima caratteristica – non essere vistoso ma essenziale – c’è un secondo aspetto dell’olio: esiste per farsi consumare. Solo bruciandosi illumina. Così la vita: diffonde luce solo se si consuma, se si spende nel servizio. Il segreto per vivere è vivere per servire. Il servizio è il biglietto da esibire all’ingresso delle nozze eterne. Ciò che della vita resta, davanti alla soglia dell’eternità, non è quanto abbiamo guadagnato, ma quanto abbiamo donato (cfr Mt 6,19-21; 1 Cor 13,8). Il senso del vivere è dare risposta alla proposta d’amore di Dio. E la risposta passa attraverso l’amore vero, il dono di sé, il servizio. Servire costa, perché significa spendersi, consumarsi, ma nel nostro ministero non serve per vivere chi non vive per servire. Chi custodisce troppo la propria vita, la perde.

Una terza caratteristica dell’olio emerge in modo rilevante nel Vangelo: la preparazione. L’olio va preparato per tempo e portato con sé (cfr vv. 4.7). L’amore, certo, è spontaneo, ma non si improvvisa. Proprio nella mancanza di preparazione sta la stoltezza delle vergini che restano fuori dalle nozze. Adesso è il tempo dei preparativi: nel momento presente, giorno dopo giorno, va alimentato l’amore. Chiediamo la grazia di rinnovare ogni giorno il primo amore col Signore (cfr Ap 2,4), di non lasciarlo spegnere. La grande tentazione è appiattirsi in una vita senza amore, che è come un vaso vuoto, come una lampada spenta. Se non si investe nell’amore, la vita si spegne. I chiamati alle nozze con Dio non possono adagiarsi in una vita sedentaria, piatta e orizzontale, che va avanti senza slancio, cercando piccole soddisfazioni e inseguendo riconoscimenti effimeri. Una vita scialba, abitudinaria, che si accontenta di fare i propri doveri senza donarsi, non è degna dello Sposo.

Mentre preghiamo per i Cardinali e i Vescovi defunti nel corso dell’anno, domandiamo l’intercessione di chi ha vissuto senza voler apparire, di chi ha servito di cuore, di chi si è preparato giorno per giorno all’incontro col Signore. Sull’esempio di questi testimoni, che grazie a Dio ci sono, e sono tanti, non accontentiamoci di una vista breve sull’oggi; desideriamo invece uno sguardo che va oltre, alle nozze che ci attendono. Una vita attraversata dal desiderio di Dio e allenata all’amore sarà pronta a entrare nella dimora dello Sposo, e questo per sempre. Grazie

[01758-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Nous avons entendu dans la parabole de l’Evangile que les vierges «sortirent à la rencontre de l’époux» (Mt 25, 1), toutes les dix. Pour chacun, la vie est un appel continuel à sortir: du sein de sa mère, de la maison où il est né, de l’enfance à la jeunesse, et de la jeunesse à l’âge adulte, jusqu’à la sortie de ce monde. Pour les ministres de l’Evangile également, la vie est une sortie continuelle: de la maison de famille à celle où l’Eglise nous envoie, d’un service à l’autre; nous sommes toujours de passage, jusqu’au passage définitif.

L’Evangile rappelle le sens de cette sortie continuelle qu’est la vie: aller à la rencontre de l’époux. Voilà la raison de vivre: pour cette annonce qui, dans l’Evangile, résonne dans la nuit et que nous pourrons accueillir pleinement au moment de la mort: «Voici l’époux, sortez à sa rencontre!» (v. 6). La rencontre avec Jésus, un Epoux qui «a aimé l’Eglise et s’est livré lui-même pour elle» (Ep 5, 25), donne sens et orientation à la vie. Rien d’autre. C’est la fin qui éclaire ce qui précède. Et de même que la semence se détermine en fonction la récolte, le chemin de la vie se trace à partir du but.

Alors, si la vie est un chemin en sortie vers l’époux, elle est le temps qui nous est donné pour grandir en amour. Vivre est une préparation quotidienne aux noces, de grandes fiançailles. Demandons-nous: est-ce que je vis comme quelqu’un qui prépare ma rencontre avec l’époux? Dans le ministère, derrière toutes les rencontres, les activités à organiser et les dossiers à traiter, le fil qui unit toute la trame ne doit pas être oublié: l’attente de l’époux. Le centre ne peut qu’être un cœur qui aime le Seigneur. C’est seulement ainsi que le corps visible de notre ministère sera soutenu par une âme invisible. Nous comprenons alors ce que dit l’Apôtre Paul dans la seconde lecture: «Notre regard ne s’attache pas à ce qui se voit, mais à ce qui ne se voit pas; ce qui se voit est provisoire, mais ce qui ne se voit pas est éternel » (2Co 4, 18). Nous ne nous fixons pas sur les dynamiques terrestres, nous regardons au-delà. Cette célèbre expression: «l’essentiel est invisible pour les yeux», est vraie. L’essentiel dans la vie c’est d’écouter la voix de l’époux. Elle nous invite à entrevoir chaque jour le Seigneur qui vient et à transformer toute activité en une préparation aux noces avec lui.

Dans l’Evangile, l’élément qui est essentiel pour les vierges en attente des nocesnous le rappelle : non pas le vêtement, ni même les lampes, mais l’huile, conservée dans de petits vases.

Une première caractéristique de cette huileapparaît : elle n’est pas voyante. Elle reste cachée, elle n’apparaît pas, mais sans elle, il n’y a pas de lumière. Qu’est-ce que cela nous suggère? Que face au Seigneur les apparences ne comptent pas, c’est le cœur qui compte (cf. 1Sm 16, 7). Ce que le monde cherche et étale – les honneurs, la puissance, les apparences, la gloire – passe sans rien laisser. Prendre les distances par rapport aux apparences mondaines est indispensable pour se préparer au ciel. Il faut dire non à la “culture du maquillage” qui apprend à soigner les apparences. Le cœur doit, au contraire, être purifié et gardé, l’intérieur de l’homme, précieux aux yeux de Dieu; non pas l’extérieur qui disparaît.

Après cette première caractéristique – ne pas être voyante mais essentielle – il y a un autre aspect de l’huile: elle existe pour se consumer. Elle brille seulement en brûlant. Il en est de même pour la vie: elle répand la lumière seulement si elle se consume, si elle se dépense dans le service. Le secret pour vivre c’est de vivre pour servir. Le service est le billet à présenter à l’entrée des noces éternelles. Ce qui reste de la vie au seuil de l’éternité, ce n’est pas ce que nous avons gagné, mais ce que nous avons donné (cf. Mt 6, 19-21; 1Co 13, 8). Le sens de la vie c’est donner réponse à la proposition d’amour de Dieu. Et la réponse, elle passe à travers le véritable amour, le don de soi, le service. Servir coûte, car il signifie se dépenser, se consumer, mais dans notre ministère, celui qui ne vit pas pour servir ne sert pas à la vie. Celui qui garde trop sa vie, la perd.

Une troisième caractéristique de l’huile apparait de manière significative dans l’Evangile: la préparation. L’huile doit être préparée à temps et portée avec soi (cf. v. 7.7). L’amour, certes, est spontané, mais il ne s’improvise pas. C’est dans le manque de préparation que réside la sottise des vierges qui restent au dehors des noces. C’est maintenant le temps des préparatifs: l’amour doit être alimenté dans le moment présent, jour après jour. Demandons la grâce de renouveler chaque jour notre premier amour avec le Seigneur (cf. Ap 2, 4), de ne pas le laisser s’éteindre. La grande tentation est de s’aplatir dans une vie sans amour, qui est comme un vase vide, comme une lampe éteinte. Si l’on ne s’investit pas dans l’amour, la vie s’éteint. Les appelés aux noces avec Dieu ne peuvent pas se coucher dans une vie sédentaire, plate et horizontale, qui se poursuit sans élan, cherchant de petites satisfactions et courant après des reconnaissances éphémères. Une vie terne, de routine, qui se contente de faire son devoir sans se donner, n’est pas digne de l’Epoux.

Alors que nous prions pour les Cardinaux et les Evêques décédés dans le cours de l’année, demandons l’intercession de ceux qui ont vécu sans vouloir paraître, de ceux qui ont servi avec cœur, de ceux qui se sont préparés jour après jour à la rencontre avec le Seigneur. A l’exemple de ces témoins - grâce à Dieu il y en a, et nombreux – ne nous contentons pas d’un regard court sur l’aujourd’hui; désirons au contraire un regard qui porte au-delà, aux noces qui nous attendent. Une vie traversée du désir de Dieu et formée à l’amour sera prête à entrer dans la demeure de l’Epoux, et ceci pour toujours. Merci.

[01758-FR.02] [Texte original: Italien]

 

Traduzione in lingua inglese

In the parable of today’s Gospel, we heard that the bridesmaids, all ten of them, “went forth to meet the bridegroom” (Mt 25:1). For all of us, life is a constant call to go forth: from our mother’s womb, from the house where we are born, from infancy to youth, from youth to adulthood, all the way to our going forth from this world. For ministers of the Gospel too, life is in constant movement, as we go forth from our family home to wherever the Church sends us, from one variety of service to another. We are always on the move, until we make our final journey.

The Gospel shows us the meaning of this constant wayfaring that is life: it is a going forth to meet the Bridegroom. This is what life is meant to be lived for: the call that resounds in the night, according to the Gospel, and which we will hear at the hour of our death: “Here is the Bridegroom! Come out to meet him!” (v. 6). The encounter with Jesus, the Bridegroom who “loved the Church and gave himself up for her” (Eph 5:25), gives meaning and direction to our lives. That and nothing more. It is the finale that illuminates everything that preceded it. Just as the seeding is judged by the harvest, so the journey of life is shaped by its ultimate goal.

If our life is a journey to meet the Bridegroom, it is also the time we have been granted to grow in love. Every day of our lives is a preparation for the wedding banquet, a great period of betrothal. Let us ask ourselves: do I live like someone preparing to meet the Bridegroom? In the ministry, amid all our meetings, activities and paperwork, we must never lose sight of the one thread that holds the entire fabric together: our expectation of the Bridegroom. The centre of it all can only be a heart in love with the Lord. Only in this way will the visible body of our ministry be sustained by an invisible soul. Here we begin to realize what the Apostle tells us in the second reading: “We look not at what can be seen but at what cannot be seen; for what can be seen is temporary, but what cannot be seen is eternal” (2 Cor 4:18). Let us not keep our gaze fixed on earthly affairs, but look beyond them. It is true when they say that the really important things are invisible to our eyes. The really important thing in life is hearing the voice of the Bridegroom. That voice asks us daily to catch sight of the Lord who comes, and to make our every activity a means of preparation for his wedding banquet.

We are reminded of this by what the Gospel tells is the one essential thing for the bridesmaids awaiting the wedding banquet. It is not their gowns, or their lamps, but rather the oil kept in small jars.

Here we see a first feature of oil: it is not impressive. It remains hidden; it does not appear, yet without it there is no light. What does this suggest to us? That in the Lord’s eyes what matters is not appearances but the heart (cf. 1 Sam 16:7). Everything that the world runs after and then parades – honours, power, appearances, glory – passes away and leaves nothing behind. Detachment from worldly appearances is essential to our preparation for heaven. We need to say no to the “cosmetic culture” that tells us to worry about how we look. Instead of our outward appearance that passes away, we should purify and keep custody of our heart, our inner self, which is precious in the eyes of God.

Along with this first feature – not to be flashy but essential – there is another aspect of oil: it exists in order to be consumed. Only when it is burned does it spread light. Our lives are like that: they radiate light only if they are consumed, if they spend themselves in service. The secret to live is to live to serve. Service is the ticket to be presented at the door of the eternal wedding banquet. Whatever will remain of life, at the doorstep of eternity, is not what we gained but what we gave away (cf. Mt 6:19-21; 1 Cor 13:8). The meaning of life is found in our response to God’s offer of love. And that response is made up of true love, self-giving and service. Serving others involved a cost, since it involves spending ourselves, letting ourselves be consumed. In our ministry, those who do not live to serve do not de-serve to live. Those who hold on too tightly to their lives will lose them.

A third feature of oil is clearly present in the Gospel: it must be prepared. Oil has to be stored up ahead of time and carried with one (cf. vv. 4, 7). Love is certainly spontaneous, but it is not impromptu. It was precisely by their lack of preparation that the bridesmaids excluded from the wedding banquet showed their foolishness. Now is the time for preparation: here and now, day by day, love has to be stored up and fostered. Let us ask for grace to renew daily our first love with the Lord (cf. Rev 2:4), lest its flame die out. It is a great temptation to sink into a life without love, which ends up being like an empty vase, a snuffed lamp. If we do not invest in love, life will stifle it. Those called to God’s wedding feast cannot be content with a sedentary, flat and humdrum life that plods on without enthusiasm, seeking petty satisfactions and pursuing fleeting rewards. A dreary and predictable life, content to carry out its duties without giving of itself, is unworthy of the Bridegroom.

As we pray for the Cardinals and Bishops who have passed away in this last year, let us beg the intercession of all those who lived unassuming lives, content to prepare daily to meet the Lord. Following the example of these witnesses, who praise God are all around us in great numbers, let us not be content with a quick glance at this day and nothing else. Instead, let us desire to look farther ahead, to the wedding banquet that awaits us. A life burning with desire for God and trained by love will be prepared to enter the chamber of the Bridegroom, and this, forever. Thank you.

[01758-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Im Gleichnis des Evangeliums haben wir gehört, dass die Jungfrauen »dem Bräutigam entgegengingen« (Mt 25,1), alle zehn. Für alle ist das Leben ein ständiger Ruf hinauszugehen: aus dem Mutterleib, aus dem Haus, wo man geboren ist, aus der Kindheit in die Jugend und aus der Jugend in das Erwachsenenalter, bis zum Hinausgehen aus dieser Welt. Auch für die Diener des Evangeliums verläuft das Leben im fortwährenden Hinausgehen: aus dem Elternhaus an den Ort, wo die Kirche uns hinschickt, von einem Dienst zum anderen; wir befinden uns immer im Vorbeigehen, bis zum endgültigen Vorbei-Gehen.

Das Evangelium macht uns den Sinn dieses fortwährenden Hinausgehens des Lebens deutlich: dem Bräutigam entgegengehen. Das ist es, wofür wir leben: für jenen Aufruf, der im Evangelium des Nachts erschallt und den wir im Moment des Todes vollkommen annehmen können: »Siehe, der Bräutigam! Geht ihm entgegen!« (V. 6). Die Begegnung mit Jesus, dem Bräutigam, der »die Kirche geliebt und sich für sie hingegeben hat« (Eph 5,25), gibt dem Leben Sinn und Orientierung. Nichts anderes. Es ist das Ende, das Licht wirft auf das, was vorausgeht. Und wie die Aussaat von der Ernte her beurteilt wird, so erschließt sich der Lebensweg von seinem Ende her.

Wenn nun das Leben ein Hinausgehen ist auf den Bräutigam zu, so ist das Leben die Zeit, die uns geschenkt ist, um in der Liebe zu wachsen. Leben ist eine tägliche Vorbereitung auf die Hochzeit, eine große Verlobung. Fragen wir uns: Lebe ich wie einer, der die Begegnung mit dem Bräutigam vorbereitet? Im Dienst, hinter all den Terminen, den zu organisierenden Aktivitäten und den zu erledigenden Aufgaben dürfen wir den Faden nicht aus den Augen verlieren, der die ganze

Geschichte zusammenhält: die Erwartung des Bräutigams. Die Mitte kann nichts anderes sein als ein Herz, das den Herrn liebt. Nur so wird der sichtbare Leib unseres Dienstes von einer unsichtbaren Seele belebt. Wir verstehen nun, was der Apostel Paulus in der zweiten Lesung sagt, dass »wir nicht auf das Sichtbare, sondern auf das Unsichtbare blicken; denn das Sichtbare ist vergänglich, das Unsichtbare ist ewig« (2Kor 4,18). Bleiben wir nicht auf die irdischen Dynamiken fixiert, sondern schauen wir darüber hinaus. Jener berühmte Ausspruch ist wahr: »Das Wesentliche ist für die Augen unsichtbar«. Das Wesentliche im Leben ist, die Stimme des Bräutigams zu hören. Das Leben lädt uns ein, nach dem kommenden Herrn Ausschau zu halten und jede Tätigkeit in eine Vorbereitung für die Hochzeit mit ihm zu verwandeln.

Daran erinnert uns das Element, das im Evangelium für die auf die Hochzeit wartenden Jungfrauen wesentlich ist: nicht das Kleid, auch nicht die Lampen, vielmehr das Öl, das in kleinen Krügen verwahrt wird.

Es zeigt sich ein erstes Merkmal dieses Öls: es fällt nicht auf. Es bleibt verborgen, es kommt nicht zum Vorschein, aber ohne es gibt es kein Licht. Was will uns das sagen? Dass vor dem Herrn nicht die Äußerlichkeiten, sondern das Herz zählt (vgl. 1Sam 16,7). Was die Welt sucht und zur Schau stellt – die Ehrungen, die Macht, die Äußerlichkeiten, der Ruhm –, all das vergeht, ohne etwas zurückzulassen. Abstand zu nehmen von den weltlichen Erscheinungen ist unabdingbar, um sich auf den Himmel vorzubereiten. Man muss zur „Kultur der Schminke“ nein sagen, die uns dazu bringt, die Äußerlichkeiten zu pflegen. Es ist vielmehr das Herz zu reinigen und zu behüten, das Innere des Menschen, das in den Augen des Herrn kostbar ist, und nicht das Äußere, das vergeht.

Nach diesem ersten Merkmal – nicht auffallen, aber notwendig sein – gibt es beim Öl einen zweiten Aspekt: es ist da, um verbraucht zu werden. Nur wenn es verbrennt, schenkt es Licht. So ist es auch mit dem Leben: es verbreitet nur dann Licht, wenn es sich verbraucht und im Dienst verzehrt. Das Geheimnis des Lebens besteht darin, zu leben, um zu dienen. Der Dienst ist die Eintrittskarte, die am Eingang zur ewigen Hochzeit vorzuzeigen ist. Was vom Leben an der Schwelle zur Ewigkeit bleibt, ist nicht das, was wir verdient, sondern was wir verschenkt haben (vgl. Mt 6,19-21; 1Kor 13,8). Der Sinn des Lebens ist, eine Antwort zu geben auf das Angebot der Liebe Gottes. Und die Antwort geht durch die wahre Liebe, die Selbsthingabe, den Dienst. Dienen kostet etwas, weil es ein Sich-Verzehren, ein Sich-Verbrauchen bedeutet. Aber in unserem Dienst taugt der nicht zum Leben, wer nicht lebt, um zu dienen. Wer zu sehr auf sein eigenes Leben achtet, verliert es.

Ein drittes Kennzeichen des Öls zeigt sich in maßgeblicher Weise im Evangelium: die Bereitstellung. Das Öl muss im Voraus bereitgestellt und mitgenommen werden (vgl. VV. 4.7). Die Liebe ist sicherlich spontan, aber geht nicht aufs Geratewohl. Gerade in der mangelnden Vorbereitung besteht die Torheit der Jungfrauen, die bei der Hochzeit draußen bleiben. Jetzt ist die Zeit, sich zu rüsten: im gegenwärtigen Augenblick, Tag für Tag gilt es, die Liebe lebendig zu halten. Bitten wir um die Gnade, jeden Tag die erste Liebe für den Herrn (vgl. Offb 2,4) zu erneuern, sie nicht erlöschen zu lassen. Die große Versuchung besteht darin, in ein Leben ohne Liebe zurückzufallen, das wie ein leeres Gefäß ist, wie eine erloschene Lampe. Wenn man nicht in die Liebe investiert, erlischt das Leben. Die zur Hochzeit mit Gott Gerufenen dürfen sich nicht einem Leben im Sofa hingeben, einem flachen und horizontalen Leben, das ohne Schwung verläuft, indem es kleine Befriedigungen sucht und flüchtigen Anerkennungen nachläuft. Ein schales, routinemäßiges Leben, das sich damit begnügt, seine Pflicht zu tun, ohne sich zu verschenken, ist des Bräutigams nicht würdig.

Wenn wir hier für die im vergangenen Jahr verstorbenen Kardinäle und Bischöfe beten, wollen wir um die Fürsprache all derer bitten, die ohne großes Aufheben ihr Leben geführt haben, die von Herzen gedient haben und die sich Tag für Tag auf die Begegnung mit dem Herrn vorbereitet haben. Durch das Beispiel dieser Zeugen, die es Gott sei Dank gibt und die so viele sind, geben wir uns nicht mit einer Nahperspektive auf die Gegenwart zufrieden; wir sehnen uns vielmehr nach einem Blick, der weiter geht, auf die Hochzeit, die auf uns wartet. Ein Leben, das vom Verlangen nach Gott durchdrungen und in der Liebe geübt ist, wird bereit sein, in die Wohnung des Bräutigams einzutreten, und das für immer. Dank.

[01758-DE.01] [Originalsprache: Italien]

Traduzione in lingua spagnola

Hemos escuchado en la parábola del Evangelio que las diez vírgenes «salieron al encuentro del esposo» (Mt 25,1). Para todos, la vida es una llamada continua a salir: del seno materno, de la casa donde nacimos, de la infancia a la juventud y de la juventud a la edad adulta, hasta que salgamos de este mundo.

También para los ministros del Evangelio la vida es una salida continua: de la casa de nuestra familia hacia donde la Iglesia nos envía, de un servicio a otro; estamos siempre de paso, hasta el paso final.

El Evangelio nos recuerda el sentido de esta continua salida que es la vida: ir al encuentro del esposo. Vivimos por ese anuncio que en el Evangelio resuena en la noche, y que podremos acoger plenamente en el momento de la muerte: «¡Que llega el esposo, salid a su encuentro!» (v. 6). El encuentro con Jesús, Esposo que «amó a su Iglesia y se entregó a sí mismo por ella» (Ef 5,25-26), da sentido y orientación a la vida. No hay otro. El final ilumina lo que precede. Y como la siembra se evalúa por la cosecha, así el camino de la vida se plantea a partir de la meta.

Entonces la vida, si es un camino en salida hacia el esposo, es el tiempo que se nos da para crecer en el amor. Vivir es una cotidiana preparación a las nupcias, un gran noviazgo. Preguntémonos: ¿Vivo como quien prepara el encuentro con el esposo? En el ministerio, ante todos los encuentros, las actividades que se organizan y las prácticas que se tramitan, no se debe olvidar el hilo conductor de toda la historia: la espera del esposo. El centro está en un corazón que ama al Señor. Solo así el cuerpo visible de nuestro ministerio estará sostenido por un alma invisible. Podemos comprender entonces lo que dice el apóstol Pablo en la segunda Lectura: «No nos fijamos en lo que se ve, sino en lo que no se ve; en efecto, lo que se ve es transitorio; lo que no se ve es eterno» (2 Co 4,18). No nos quedemos en las dinámicas terrenas, miremos más allá. Es verdad lo que dice la célebre expresión: «Lo esencial es invisible a los ojos». Lo esencial de la vida es escuchar la voz del esposo. Esta nos invita a que vislumbremos cada día al Señor que viene y a que transformemos cada actividad en una preparación para las bodas con él.

Nos lo recuerda el elemento que en el Evangelio es esencial para las vírgenes que esperan las nupcias: no el vestido, ni tampoco las lámparas, sino el aceite, custodiado en pequeños vasos.

Se evidencia una primera característica de este aceite: no es vistoso. Permanece escondido, no aparece, pero sin él no hay luz. ¿Qué nos sugiere esto? Que ante el Señor no cuentan las apariencias, sino el corazón (cf. 1 Sam 16,7). Lo que el mundo busca y ostenta —los honores, el poder, las apariencias, la gloria— pasa, sin dejar rastro. Tomar distancia de las apariencias mundanas es indispensable para prepararse para el cielo. Es necesario decir no a la “cultura del maquillaje”, que enseña a cuidar las formas externas. Sin embargo, debe purificarse y custodiarse el corazón, el interior del hombre, precioso a los ojos de Dios; no lo externo, que desaparece.

Después de esta primera característica —no ser vistoso sino esencial— hay un segundo aspecto del aceite: existe para ser consumido. Solo ilumina quemándose. Así es la vida: difunde luz solo si se consume, si se gasta en el servicio. El secreto de la vida es vivir para servir. El servicio es el billete que se debe presentar en la entrada de las bodas eternas. Lo que queda de la vida, ante el umbral de la eternidad, no es cuánto hemos ganado, sino cuánto hemos dado (cf. Mt 6,19-21; 1 Co 13,8). El sentido de la vida es dar respuesta a la propuesta de amor de Dios. Y la respuesta pasa a través del amor verdadero, del don de sí mismo, del servicio. Servir cuesta, porque significa gastarse, consumirse; pero, en nuestro ministerio, no sirve para vivir quien no vive para servir. Quien custodia demasiado la propia vida, la pierde.

Una tercera característica del aceite surge en el Evangelio de modo relevante: la preparación. El aceite se prepara con tiempo y se lleva consigo (cf. vv. 4.7). El amor es ciertamente espontáneo, pero no se improvisa. Precisamente en la falta de preparación está la imprudencia de las vírgenes que quedan fuera de las nupcias. Ahora es el tiempo de la preparación: en el momento presente, día tras día, el amor necesita ser alimentado. Pidamos la gracia para que se renueve cada día el primer amor con el Señor (cf. Ap 2,4), para no dejar que se apague. La gran tentación es conformarse con una vida sin amor, que es como un vaso vacío, como una lámpara apagada. Si no se invierte en amor, la vida se apaga. Los llamados a las bodas con Dios no pueden acomodarse a una vida sedentaria, siempre igual y horizontal, que va adelante sin ímpetu, buscando pequeñas satisfacciones y persiguiendo reconocimientos efímeros. Una vida desvaída, rutinaria, que se contenta con hacer su deber sin darse, no es digna del esposo.

Mientras rezamos por los cardenales y los obispos difuntos durante el año pasado, pidamos la intercesión de quien ha vivido sin querer aparentar, de quien ha servido de corazón, de quien se ha preparado día a día al encuentro con el Señor. Siguiendo el ejemplo de estos testigos, que gracias a Dios hay, y son muchos, no nos conformemos con una mirada furtiva a nuestro presente; deseemos más bien una mirada que vaya más allá, a las nupcias que nos esperan. Una vida atravesada por el deseo de Dios y entrenada en el amor estará preparada para entrar por siempre en la morada del Esposo. Y esto por siempre. Gracias.

[01758-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Ouvimos, na parábola do Evangelho, que as virgens «saíram ao encontro do noivo» (Mt 25, 1): todas elas, as dez. Para todos, a vida é uma contínua chamada a sair: do ventre da mãe, da casa onde se nasceu, da infância para a juventude e da juventude para a idade adulta, até à saída deste mundo. E, para os ministros do Evangelho, a vida apresenta-se também em saída contínua: da casa de família para onde a Igreja nos envia, dum serviço para outro; estamos sempre de passagem, até à passagem final.

O Evangelho lembra-nos o sentido desta saída contínua que é a vida: ir ao encontro do noivo. Eis o objetivo para que se vive: para aquele anúncio que, segundo o Evangelho, ressoa durante a noite e que poderemos acolher plenamente no momento da morte: «Aí vem o noivo, ide ao seu encontro!» (25, 6). O que confere sentido e orientação à vida é o encontro com Jesus, Noivo que «amou a Igreja e Se entregou por ela» (Ef 5, 25); nada mais. É o fim que projeta luz sobre aquilo que o precede. E, como a sementeira se avalia pela colheita, assim o caminho da vida se organiza a partir da meta.

Então, se é um caminho em saída para o noivo, a vida constitui o tempo que nos foi dado para crescer no amor. Viver é uma preparação diária para as núpcias, um grande namoro. Perguntemo-nos: Vivo eu como alguém que prepara o encontro com o noivo? No ministério, por trás de todos os encontros, das atividades a organizar e dos assuntos a tratar, não se deve esquecer o fio que une todo o enredo: a expetativa do noivo. O centro só pode ser um coração que ama o Senhor. Só assim o corpo visível do nosso ministério será sustentado por uma alma invisível. Assim se entende o que diz o apóstolo Paulo na segunda Leitura: «Não olhamos para as coisas visíveis, mas para as invisíveis, porque as visíveis são passageiras, ao passo que as invisíveis são eternas» (2 Cor 4, 18). Não nos fixamos nas dinâmicas terrenas; olhamos para além. É verdadeiro este famoso aforismo: «o essencial é invisível aos olhos». Na vida, o essencial é escutar a voz do noivo. Esta convida-nos a vislumbrar dia-a-dia o Senhor que vem e a transformar toda a atividade numa preparação para as núpcias com Ele.

Isto mesmo nos lembra o elemento que é essencial, no Evangelho, para as virgens à espera das núpcias: não o vestido, nem mesmo as lâmpadas, mas o azeite, guardado em pequenos vasos.

Eis uma primeira caraterística saliente deste azeite: não é vistoso. Permanece escondido, não se vê; mas, sem ele, não há luz. Que nos sugere isto? Que, diante do Senhor, não contam as aparências, conta o coração (cf. 1 Sam 16, 7). Aquilo que o mundo procura e ostenta – as honras, o poder, as aparências, a glória – passa, sem deixar qualquer vestígio. É indispensável afastar-se das aparências mundanas a fim de se preparar para o céu. É preciso dizer não à «cultura da maquilhagem», que ensina a cuidar das aparências. Em vez disso, há que purificar e guardar o coração, o íntimo do homem, precioso aos olhos de Deus; não o exterior, que desaparece.

Depois desta primeira caraterística – não ser vistoso, mas essencial –, há um segundo aspeto do azeite: existe para ser consumido. Só queimando-se é que ilumina. De igual modo a vida: só irradia luz, se se consumir, se se gastar no serviço. O segredo para viver é viver para servir. O serviço é o bilhete que se deve exibir à entrada para as núpcias eternas. O que resta da vida, frente ao limiar da eternidade, não é o que ganhamos, mas o que demos (cf. Mt 6, 19-21; 1 Cor 13, 8). O sentido da existência é responder à proposta de amor de Deus. E a resposta passa através do amor verdadeiro, do dom de si mesmo, do serviço. Servir custa, porque significa gastar-se, consumir-se; mas, no nosso ministério, não serve para viver quem não vive para servir. Quem guarda demais a sua vida, perde-a.

Uma terceira caraterística do azeite aparece de forma relevante no Evangelho: a preparação. O azeite deve ser preparado a tempo, e levado connosco (cf. 10, 4.7). O amor é, certamente, espontâneo, mas não se improvisa. É precisamente na falta de preparação que está a insensatez das virgens que ficaram fora das núpcias. Agora é o tempo da preparação: no momento presente, dia após dia, deve-se alimentar o amor. Peçamos a graça de renovar, cada dia, o nosso primitivo amor pelo Senhor (cf. Ap 2, 4), de não o deixar apagar-se. A grande tentação é decair numa vida sem amor, que é como um vaso vazio, como uma lâmpada apagada. Se não se investe no amor, a vida apaga-se. Os chamados às núpcias com Deus não podem acomodar-se numa vida sedentária, calma e rasteira, que prossegue sem ímpeto, procurando pequenas satisfações e perseguindo reconhecimentos efémeros. Uma vida desleixada, rotineira, que se contenta com o cumprimento dos próprios deveres mas sem se doar, não é digna do Noivo.

Enquanto rezamos pelos Cardeais e Bispos falecidos durante o ano, peçamos a intercessão de quem viveu sem querer sobressair, de quem serviu do fundo do coração, de quem se preparou dia após dia para o encontro com o Senhor. A exemplo destas testemunhas que, graças a Deus, existem e são muitas, não nos contentemos com uma vista restrita ao dia de hoje; mas desejemos um olhar que se estenda mais além, para as núpcias que nos esperam. Uma vida, permeada pelo desejo de Deus e treinada no amor, estará pronta para entrar na morada do Noivo, e isso para sempre. Obrigado.

[01758-PO.02] [Texto original: Italiano]

 

[B0812-XX.02]