Alle ore 15.35 di questo pomeriggio, nella Commemorazione di tutti i fedeli defunti, il Santo Padre Francesco si è recato al Cimitero Laurentino, per celebrare la Santa Messa.
Durante il percorso, Papa Francesco ha fatto una breve sosta nella zona del cimitero dove sono sepolti i bambini e dopo essersi raccolto in preghiera qualche minuto ha deposto in alcune tombe dei mazzi di fiori bianchi.
Subito dopo, davanti alla chiesa di Gesù Risorto, situata all’interno del cimitero, il Papa è stato accolto dal Vicario di Roma, l’Em.mo Card. Angelo De Donatis; dal Vescovo Ausiliare per il Settore Sud, S.E. Mons. Paolo Lojudice; dal Cappellano della chiesa di Gesù Risorto, Mons. Claudio Palma, e dal Sindaco di Roma, Virginia Raggi.
Alle ore 16 ha avuto luogo la Celebrazione eucaristica davanti alla Cappella dedicata a “Gesù Risorto”.
Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’omelia che il Santo Padre ha pronunciato a braccio nel corso della Santa Messa:
Omelia del Santo Padre
La liturgia di oggi è realistica, è concreta. Ci inquadra nelle tre dimensioni della vita, dimensioni che anche i bambini capiscono: il passato, il futuro, il presente.
Oggi è un giorno di memoria del passato, un giorno per ricordare coloro che hanno camminato prima di noi, che ci hanno anche accompagnato, ci hanno dato la vita. Ricordare, fare memoria. La memoria è ciò che fa forte un popolo, perché si sente radicato in un cammino, radicato in una storia, radicato in un popolo. La memoria ci fa capire che non siamo soli, siamo un popolo: un popolo che ha storia, che ha passato, che ha vita. Memoria di tanti che hanno condiviso con noi un cammino, e sono qui [indica le tombe intorno]. Non è facile fare memoria. Noi, tante volte, facciamo fatica a tornare indietro col pensiero a quello che è successo nella mia vita, nella mia famiglia, nel mio popolo… Ma oggi è un giorno di memoria, la memoria che ci porta alle radici: alle mie radici, alle radici del mio popolo.
E oggi è anche un giorno di speranza: la seconda Lettura ci ha fatto vedere cosa ci aspetta. Un cielo nuovo, una terra nuova e la santa città di Gerusalemme, nuova. Bella l’immagine che usa per farci capire quello che ci aspetta: “L’ho vista scendere dal cielo, scendere da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo” (cfr Ap 21,2). Ci aspetta la bellezza… Memoria e speranza, speranza di incontrarci, speranza di arrivare dove c’è l’Amore che ci ha creati, dove c’è l’Amore che ci aspetta: l’amore di Padre.
E fra memoria e speranza c’è la terza dimensione, quella della strada che noi dobbiamo fare e che noi facciamo. E come fare la strada senza sbagliare? Quali sono le luci che mi aiuteranno a non sbagliare la strada? Qual è il “navigatore” che lo stesso Dio ci ha dato, per non sbagliare la strada? Sono le Beatitudini che nel Vangelo Gesù ci ha insegnato. Queste Beatitudini – la mitezza, la povertà di spirito, la giustizia, la misericordia, la purezza di cuore – sono le luci che ci accompagnano per non sbagliare strada: questo è il nostro presente.
In questo cimitero ci sono le tre dimensioni della vita: la memoria, possiamo vederla lì [indica le tombe]; la speranza, la celebreremo adesso nella fede, non nella visione; e le luci per guidarci nel cammino per non sbagliare strada, le abbiamo sentite nel Vangelo: sono le Beatitudini.
Chiediamo oggi al Signore che ci dia la grazia di mai perdere la memoria, mai nascondere la memoria – memoria di persona, memoria di famiglia, memoria di popolo –; e che ci dia la grazia della speranza, perché la speranza è un dono suo: saper sperare, guardare l’orizzonte, non rimanere chiusi davanti a un muro. Guardare sempre l’orizzonte e la speranza. E ci dia la grazia di capire quali sono le luci che ci accompagneranno sulla strada per non sbagliare, e così arrivare dove ci aspettano con tanto amore.
[01748-IT.02]