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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Lituania, Lettonia ed Estonia (22 – 25 settembre 2018) – Congedo da Vilnius, Cerimonia di benvenuto in Estonia, Visita di cortesia alla Presidente della Repubblica e Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico, 25.09.2018


Cerimonia di congedo dalla Lituania

Telegrammi ai Capi di Stato

Accoglienza ufficiale all’Aeroporto Internazionale di Tallinn

Cerimonia di benvenuto presso il Palazzo Presidenziale di Tallinn

Visita di cortesia alla Presidente della Repubblica di Estonia

Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico nel Palazzo Presidenziale di Tallinn

Cerimonia di congedo dalla Lituania

Questa mattina, alle ore 7.30 locali (6.30 ora di Roma), il Santo Padre Francesco ha lasciato la Nunziatura Apostolica e si è trasferito in auto all’Aeroporto Internazionale di Vilnius dove, alle ore 8.15 locali (7.15 ora di Roma) ha avuto luogo la cerimonia di congedo dalla Lituania.

Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto dalla Presidente della Repubblica, la Sig.ra Dalia Grybauskaitė, in un’area riservata per un breve incontro. Erano presenti circa 200 volontari che hanno eseguito un canto; due di essi hanno offerto al Santo Padre un dono in ricordo della visita. Dopo gli onori militari e il saluto delle rispettive delegazioni, alle ore 8.30 locali (7.30 ora di Roma) il Papa è salito a bordo di un CS300 dell’airBaltic alla volta di Tallinn in Estonia.

[01454-IT.01]

Telegrammi ai Capi di Stato

Nell’atto di lasciare il territorio della Lituania e nel sorvolare poi la Lettonia, il Santo Padre Francesco ha fatto pervenire ai rispettivi Capi di Stato i seguenti messaggi telegrafici:

HER EXCELLENCY DALIA GRYBAUSKAITĖ
PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF LITHUANIA
VILNIUS

AS I DEPART AGAIN FROM LITHUANIA TO CONTINUE MY APOSTOLIC JOURNEY TO ESTONIA, I RENEW TO YOUR EXCELLENCY AND THE PEOPLE OF THE NATION THE ASSURANCE OF MY PRAYERS, AND I WILLINGLY INVOKE GOD’S ABUNDANT BLESSINGS UPON YOU ALL.

FRANCISCUS PP.

 

HIS EXCELLENCY RAIMONDS VĒJONIS
PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF LATVIA
RIGA

AS MY JOURNEY TO ESTONIA TAKES ME OVER LATVIA, I SEND CORDIAL GREETINGS TO YOUR EXCELLENCY AND YOUR FELLOW CITIZENS. WITH GRATITUDE TO GOD FOR MY TIME IN LATVIA, I WILLINGLY INVOKE THE DIVINE BLESSINGS OF PEACE AND JOY UPON THE NATION.

FRANCISCUS PP.

[01421-EN.01] [Original text: English]

Accoglienza ufficiale all’Aeroporto Internazionale di Tallinn

L’aereo con a bordo il Santo Padre Francesco è arriva alle ore 9.40 locali (8.40 ora di Roma) all’Aeroporto Internazionale di Tallinn.

Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto dalla Presidente della Repubblica dell’Estonia, la Sig.ra Kersti Kaljulaid.

La Presidente ha accompagnato il Santo Padre alla Sala VIP mentre il coro dei bambini ha eseguito un canto. Quindi il Papa si è trasferito in auto al Palazzo Presidenziale di Tallinn per la cerimonia di benvenuto in Estonia.

[01455-IT.01]

Cerimonia di benvenuto presso il Palazzo Presidenziale di Tallinn

Alle ore 10.15 (9.15 ora di Roma), il Santo Padre Francesco è arrivato al Palazzo Presidenziale di Tallinn dove ha avuto luogo la cerimonia di benvenuto.

Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto all’ingresso del Palazzo dalla Presidente della Repubblica, la Sig.ra Kersti Kaljulaid.

Quindi, dopo l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle rispettive Delegazioni, il Santo Padre è entrato nell’edificio per la visita di cortesia alla Presidente della Repubblica dell’Estonia.

[01456-IT.01]

Visita di cortesia alla Presidente della Repubblica di Estonia

Alle ore 10.30 locali (9.30 ora di Roma), il Santo Padre si è recato in visita di cortesia alla Presidente della Repubblica di Estonia.

Dopo la foto ufficiale e la firma del Libro d’onore, ha avuto luogo lo scambio dei doni. Quindi, nello studio presidenziale, si è svolto l’incontro privato.

Al termine, dopo la presentazione della famiglia, la Presidente ha accompagnato il Papa nel Giardino delle Rose per l’incontro con le Autorità.

[01457-IT.01]

Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico nel Palazzo Presidenziale di Tallinn

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione di lavoro in lingua estone

Alle ore 11.00 locali (10.00 ora di Roma) ha avuto luogo l’incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico nel Giardino delle Rose del Palazzo Presidenziale di Tallinn.

Dopo l’indirizzo di saluto della Presidente, la Sig.ra Kersti Kaljulaid, il Santo Padre Francesco ha pronunciato il suo discorso.

Infine il Papa, accompagnato dalla Presidente, si è congedato dal Palazzo Presidenziale per trasferirsi alla Kaarli Lutheran Church a Tallinn.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha pronunciato nel corso dell’incontro con le Autorità, la Società Civile e con i membri del Corpo Diplomatico:

Discorso del Santo Padre

Signora Presidente,
Membri del Governo e Autorità,
Distinti Membri del Corpo Diplomatico,
Eccellenze, Signore e Signori,

Sono molto felice di essere tra voi, qui a Tallinn, la capitale più settentrionale che il Signore mi ha dato di visitare. La ringrazio, Signora Presidente, per le Sue parole di benvenuto e per l’opportunità di incontrare i rappresentanti di questo popolo dell’Estonia. So che tra voi c’è anche una delegazione dei settori della società civile e del mondo della cultura che mi permette di esprimere la mia intenzione di conoscere un po’ di più la vostra cultura, specialmente quella capacità di resilienza che vi ha permesso di ricominciare di fronte a tante situazioni di avversità.

Da secoli queste terre sono chiamate “Terra di Maria”, Maarjamaa. Un nome che non solo appartiene alla vostra storia, ma fa parte della vostra cultura. Pensare a Maria evoca in me due parole: memoria e fecondità. Lei è la donna della memoria, che custodisce tutto ciò che vive, come un tesoro, nel suo cuore (Lc 2,19); ed è la madre feconda che genera la vita di suo Figlio. Ecco perché mi piacerebbe pensare all’Estonia come terra di memoria e di fecondità.

Terra di memoria
Il vostro popolo ha dovuto sopportare in diversi periodi storici duri momenti di sofferenza e tribolazione. Lotte per la libertà e l’indipendenza, che sono sempre state messe in discussione o minacciate. Tuttavia, negli ultimi poco più di 25 anni – in cui siete rientrati a pieno titolo nella famiglia delle nazioni – la società estone ha compiuto “passi da gigante” e il vostro Paese, pur essendo piccolo, si trova tra i primi per l’indice di sviluppo umano, per la sua capacità di innovazione, oltre a dimostrare un alto livello riguardo a libertà di stampa, democrazia e libertà politica. Inoltre avete rafforzato i legami di cooperazione e amicizia con diversi Paesi. Considerando il vostro passato e il vostro presente, troviamo motivi per guardare al futuro con speranza di fronte alle nuove sfide che vi si presentano. Essere terra della memoria significa saper ricordare che il posto che avete raggiunto oggi è dovuto allo sforzo, al lavoro, allo spirito e alla fede dei vostri padri. Coltivare la memoria riconoscente permette di identificare tutti i risultati di cui oggi godete con una storia di uomini e donne che hanno combattuto per rendere possibile questa libertà, e che a sua volta vi chiama a rendere loro omaggio aprendo strade per coloro che verranno dopo.

Terra di fecondità
Come ho sottolineato all’inizio del mio ministero di Vescovo di Roma, «l’umanità vive in questo momento una svolta storica che possiamo vedere nei progressi che si producono in diversi campi. Si devono lodare i successi che contribuiscono al benessere delle persone» (Esort. ap, Evangelii gaudium, 52); tuttavia, occorre sempre ricordare che il benessere non è sempre sinonimo di vivere bene.

Uno dei fenomeni che possiamo osservare nelle nostre società tecnocratiche è la perdita del senso della vita, della gioia di vivere e, quindi, uno spegnersi lento e silenzioso della capacità di meraviglia, che spesso immerge la gente in una fatica esistenziale. La consapevolezza di appartenere e di lottare per gli altri, di essere radicati in un popolo, in una cultura, in una famiglia può andare perduta a poco a poco privando, soprattutto i più giovani, di radici a partire dalle quali costruire il proprio presente e il proprio futuro, perché li si priva della capacità di sognare, di rischiare, di creare. Mettere tutta la fiducia nel progresso tecnologico come unica via possibile di sviluppo può causare la perdita della capacità di creare legami interpersonali, intergenerazionali e interculturali, vale a dire di quel tessuto vitale così importante per sentirci parte l’uno dell’altro e partecipi di un progetto comune nel senso più ampio del termine. Di conseguenza, una delle responsabilità più rilevanti che abbiamo quanti assumiamo un incarico sociale, politico, educativo, religioso sta proprio nel modo in cui diventiamo artigiani di legami.

Una terra feconda richiede scenari a partire dai quali radicare e creare una rete vitale in grado di far sì che i membri delle comunità si sentano “a casa”. Non c’è peggior alienazione che sperimentare di non avere radici, di non appartenere a nessuno. Una terra sarà feconda, un popolo darà frutti e sarà in grado di generare futuro solo nella misura in cui dà vita a relazioni di appartenenza tra i suoi membri, nella misura in cui crea legami di integrazione tra le generazioni e le diverse comunità che lo compongono; e anche nella misura in cui rompe le spirali che annebbiano i sensi, allontanandoci sempre gli uni dagli altri. In questo sforzo, cari amici, voglio assicurarvi che potete sempre contare sul sostegno e sull’aiuto della Chiesa Cattolica, una piccola comunità tra di voi, ma con tanta voglia di contribuire alla fecondità di questa terra.

Signora Presidente, Signore e Signori, vi ringrazio ancora per l’accoglienza e l’ospitalità. Il Signore benedica voi e l’amato popolo estone. In modo speciale, benedica gli anziani e i giovani affinché, conservando la memoria e facendosi carico di essa, facciano di questa terra un modello di fecondità. Grazie!

[01443-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Madame la Présidente,
Membres du Gouvernement et Autorités,
Distingués Membres du Corps Diplomatique
Excellences, Mesdames et Messieurs,

Je suis très heureux d’être parmi vous, ici à Tallinn, la capitale la plus septentrionale que le Seigneur m’ait donné de visiter. Je vous remercie, Madame la Présidente, pour vos paroles de bienvenue et pour l’opportunité de rencontrer les représentants de ce peuple d’Estonie. Je sais que parmi vous, il y a aussi une délégation des secteurs de la société civile et du monde de la culture, ce qui me permet d’exprimer mon désir de connaître un peu plus votre culture, surtout cette capacité d’endurance qui vous a permis de recommencer face à de nombreuses situations d’adversité.

Depuis des siècles ces terres sont appelées ‘‘Terre de Marie’’, Maajamaa. Un nom qui non seulement appartient à votre histoire, mais aussi fait partie de votre culture. Penser à Marie évoque en moi deux mots: mémoire et fécondité. Elle est la femme de la mémoire, qui garde tout ce qu’elle vit, comme un trésor, dans son cœur (Lc 2, 19); et elle est la mère féconde qui donne la vie à son Fils. Voilà pourquoi j’aime penser à l’Estonie ‘‘comme à une terre de mémoire et de fécondité.

Terre de mémoire
Votre peuple a dû supporter, à diverses époques historiques, de durs moments de souffrance et de tribulations: des luttes pour la liberté et pour l’indépendance qui ont toujours été remises en cause ou menacées. Cependant, au cours de cette dernière période d’un peu plus de 25 ans – où vous êtes rentrés à part entière dans la famille des nations – la société estonienne a fait des ‘‘pas de géant’’ et votre pays, même en étant petit, se trouve parmi les premiers, selon les indicateurs de développement, par sa capacité d’innovation, sans compter qu’il révèle un niveau élevé de liberté de presse, de démocratie et de liberté politique. En outre, vous avez renforcé les liens de coopération et d’amitié avec divers pays. En considérant votre passé et votre présent, nous trouvons des motifs de regarder l’avenir avec espérance, face aux nouveaux défis qui se présentent à vous. Être terre de mémoire signifie savoir se souvenir que le niveau auquel vous êtes parvenus aujourd’hui est dû à l’effort, au travail, à l’esprit et à la foi de vos ancêtres. Cultiver la mémoire reconnaissante permet de rapporter tous les résultats dont vous jouissez aujourd’hui à une histoire d’hommes et de femmes qui ont combattu pour rendre possible cette liberté, et qui à son tour vous place devant le défi de leur rendre hommage en ouvrant des voies pour ceux qui arriveront après.

Terre de fécondité
Comme je l’ai souligné au début de mon ministère d’Évêque de Rome, «l’humanité vit en ce moment un tournant historique que nous pouvons voir dans les progrès qui se produisent dans différents domaines. On doit louer les succès qui contribuent au bien-être des personnes» (Exhort. Ap. Evangelii gaudium, n. 52); cependant, il faut rappeler avec insistance que le bien-être n’est pas toujours synonyme de vivre bien.

L’une des conséquences que nous pouvons observer dans nos sociétés technocratiques, c’est la perte du sens de la vie, de la joie de vivre et, donc, une extinction lente et silencieuse de la capacité d’émerveillement, qui plonge souvent les gens dans une lassitude existentielle. La conscience d’appartenance et de lutte pour les autres, d’enracinement dans un peuple, dans une culture, dans une famille, peut se perdre peu à peu en privant les plus jeunes – en particulier - de racines à partir desquelles on construit son présent et son avenir, car on les prive de la capacité de rêver, de risquer, de créer. Mettre toute sa ‘‘confiance’’ dans le progrès technologique comme unique voie possible de développement peut causer la perte de la capacité de créer des liens interpersonnels, intergénérationnels et interculturels. Bref, ce tissu vital si important pour se sentir faire partie l’un de l’autre et partie prenante d’un projet commun dans le sens le plus large du terme. Par conséquent, l’une des responsabilités les importantes que nous ayons, nous qui assumons une charge sociale, politique, éducative, religieuse, se trouve précisément dans la manière dont nous devenons des artisans de liens.

Une terre féconde demande des environnements dans lesquels il faut enraciner et créer un réseau à même de faire en sorte que les membres des communautés se sentent ‘‘à la maison’’. Il n’y a pas pire aliénation que de faire l’expérience de ne pas avoir de racines, de n’appartenir à personne. Une terre sera féconde, un peuple portera des fruits et sera en mesure de générer l’avenir uniquement dans la mesure où il donne vie à des relations d’appartenance entre ses membres, dans la mesure où il crée des liens d’intégration entre les générations et les diverses communautés qui le composent; et également dans la mesure où il rompt les spirales qui embrouillent les sens, en nous éloignant toujours les uns des autres. Dans cet effort, chers amis, je veux vous assurer que vous pouvez toujours compter sur le soutien et sur l’aide de l’Église catholique, une petite communauté parmi vous, mais très désireuse de contribuer à la fécondité de cette terre.

Madame la Présidente, Mesdames et Messieurs, je vous remercie pour l’accueil et pour l’hospitalité. Que le Seigneur vous bénisse vous et votre bien-aimé peuple estonien. De manière spéciale, qu’il bénisse les personnes âgées et les jeunes afin que, gardant la mémoire et en l’assumant, ils fassent de cette terre un modèle de fécondité. Merci!

[01443-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Madam President,
Members of Government and State Authorities,
Distinguished Members of the Diplomatic Corps,
Your Excellencies, Ladies and Gentlemen,

I am very pleased to meet with you here in Tallinn, the northernmost capital that the Lord has allowed me to visit. I thank you, Madam President, for your words of welcome and for this opportunity to meet the representatives of the people of Estonia. I know that among you there is also a delegation from the sectors of civil society and from the world of culture. This allows me to express to them my desire to learn more about your culture, and especially the capacity for resilience that has enabled you to begin anew in the face of so many situations of adversity.

For centuries these lands have been known as “the Land of Mary”, Maarjmaa. A name that is not simply part of your history, but also part of your culture. Thinking of Mary reminds me of two words: memory and fruitfulness. Mary is a woman of memory who treasures all living things in her heart (cf. Lk 2:19) and the fruitful mother who begets the life of her Son. Hence, I would like to think of Estonia as a land of memory and of fruitfulness.

A land of memory
Your people had to endure, at different times in history, moments of bitter suffering and tribulation. Struggles for a freedom and independence that was constantly disputed or threatened. Nonetheless, in the last twenty-five years or so – since you once again took your proper place in the family of nations – Estonian society has taken “giant steps” forward. Your country, despite its small size, is a leader as concerns the indices of human development and the capacity for innovation; it also ranks high in the areas of freedom of the press, democracy and political freedom. You have also forged bonds of cooperation and friendship with a number of countries. As you consider your past and present, you have good reason to look to the future with hope and to confront new challenges. To be a land of memory is to keep remembering that what you have attained today is due to the efforts, the hard work, the spirit and the faith of your predecessors. Cultivating a grateful memory makes it possible for you to identify today’s achievements as the fruit of a history made up of all those men and women who strove to make freedom possible. In turn, it challenges you to honour them by blazing new trails for generations yet to come.

A land of fruitfulness
As I observed at the beginning of my ministry as Bishop of Rome, “in our time, humanity is experiencing a turning point in its history, as we can see from the advances being made in so many fields. We can only praise the steps being taken to improve people’s welfare” (Evangelii Gaudium, 52). Still, we do well never to forget that “the good life” and a life well lived are not the same thing.

One of the evident effects of technocratic societies is a loss of meaning in life and the joy of living. As a result, slowly and silently the capacity for wonder is dampened, often leaving citizens in an existential ennui. A sense of belonging and commitment to others, of being rooted in a people, a culture and a family, can gradually be lost, depriving the young in particular of their roots and the foundations needed to build their presence and their future. Depriving them of the capacity to dream, to risk and to create. To put all our “trust” in technological progress, as the only way possible, can lead to a loss of the capacity to create interpersonal, intergenerational and intercultural bonds. Ultimately, that vital fabric so important for us to feel part of one another and share in a common project in the broadest sense of the word. Consequently, one of the most important obligations incumbent on all of us who have social, political, educational and religious responsibilities has to do precisely with how we can keep building bonds.

A land of fruitfulness demands contexts in which roots can be planted and give rise to a vital network capable of ensuring that the members of its communities feel “at home”. There is no worse form of alienation than to feel uprooted, belonging to no one. A land will be fruitful, and its people bear fruit and give birth to the future, only to the extent that it can foster a sense of belonging among its members, create bonds of integration between generations and different communities; and avoid all that make us insensitive to others and lead to further alienation. In this effort, dear friends, I wish to assure you that you can count always on the support and help of Catholic Church, a small community in your midst, yet one most desirous of contributing to the fruitfulness of this land.

Madam President, Ladies and Gentlemen: I thank you once more for your welcome and hospitality. May the Lord bless you and the beloved Estonian people. In a special way, may he bless the elderly and the young, so that, by cherishing memory and upholding it, they may make this land a model of fruitfulness. Thank you!

[01443-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Verehrte Frau Präsidentin,
werte Mitglieder der Regierung und Vertreter des öffentlichen Lebens,
geschätzte Mitglieder des Diplomatischen Korps,
Exzellenzen, meine Damen und Herren,

es freut mich sehr, bei Ihnen hier in Tallinn zu sein, der nördlichsten Hauptstadt, die mich der Herr besuchen ließ. Ich danke Ihnen, Frau Präsidentin, für Ihre Willkommensworte und für die Gelegenheit, den Vertretern des Volkes von Estland zu begegnen. Wie ich weiß, ist unter Ihnen auch eine Delegation der verschiedenen Bereiche der Zivilgesellschaft und der Welt der Kultur zugegen. Dies gestattet mir, meiner Absicht Ausdruck zu verleihen, Ihre Kultur etwas besser kennenzulernen, vor allem die Widerstandsfähigkeit, die es Ihnen möglich gemacht hat, angesichts vieler widriger Situationen wieder neu zu beginnen.

Seit Jahrhunderten wird diese Region „Marienland“ – „Maarjamaa“ – genannt. Dieser Name ist nicht nur Teil Ihrer Geschichte, sondern gehört zu Ihrer Kultur. An Maria zu denken ruft in mir zwei Worte hervor: Gedächtnis und Fruchtbarkeit. Maria ist die Frau mit Gedächtnis, die alles, was lebt, wie einen Schatz in ihrem Herzen bewahrt (vgl. Lk 2,19); und sie ist die fruchtbare Mutter, die das Leben ihres Sohnes hervorbringt. Deswegen gefällt es mir, an Estland als ein Land mit Gedächtnis und ein Land der Fruchtbarkeit zu denken.

Land mit Gedächtnis:
Ihr Volk musste in verschiedenen Perioden der Geschichte harte Zeiten voll Leiden und Sorgen ertragen. Es musste um Freiheit und Unabhängigkeit kämpfen, die immer wieder in Frage gestellt oder bedroht wurden. Dennoch hat in den letzten etwas mehr als 25 Jahren – seit dem vollen Eintritt in die Völkerfamilie – die estnische Gesellschaft Riesenschritte gemacht. Ihr Land, auch wenn es klein ist, findet sich unter den ersten hinsichtlich des Index für menschliche Entwicklung, für seine Innovationsfähigkeit. Daneben zeigt es ein hohes Niveau in Bezug auf Pressefreiheit, Demokratie und politische Freiheit. Zudem haben Sie die Bande der Zusammenarbeit und Freundschaft mit verschiedenen Ländern gefestigt. In Anbetracht Ihrer Vergangenheit und Ihrer Gegenwart finden wir viele Gründe, hoffnungsfroh in die Zukunft zu blicken gegenüber den neuen Herausforderungen, die sie bringt. Land mit Gedächtnis zu sein bedeutet sich daran zu erinnern, dass der heute erreichte Platz der Mühe, der Arbeit, dem Geist und dem Glauben Ihrer Väter und Mütter geschuldet ist. Die Pflege eines dankbaren Gedächtnisses erlaubt es, alle Früchte, die Sie heute genießen, mit der Geschichte von Männern und Frauen zu identifizieren, die dafür gekämpft haben, dass diese Freiheit möglich wurde. Dies wiederum stellt Sie vor die Herausforderung, ihnen Ehre zu erweisen, indem Sie den Nachfolgenden Wege eröffnen.

Land der Fruchtbarkeit
Wie ich zu Beginn meines Dienstes als Bischof von Rom hervorgehoben habe, »erlebt die Menschheit im Moment eine historische Wende, die wir an den Fortschritten ablesen können, die auf verschiedenen Gebieten gemacht werden. Lobenswert sind die Erfolge, die zum Wohl der Menschen beitragen« (vgl. Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 52); dennoch ist es notwendig, nachdrücklich daran zu erinnern, dass Wohlstand nicht immer bedeutungsgleich mit gut leben ist.

Eine in unseren technokratischen Gesellschaften zu beobachtende Folge ist der Verlust des Sinns des Lebens, der Freude am Leben. So erlischt langsam und leise die Fähigkeit des Staunens, was die Menschen oft in eine Existenzmüdigkeit fallen lässt. Das Bewusstsein, zu anderen zu gehören und für sie zu kämpfen, in einem Volk, in einer Kultur, in einer Familie verwurzelt zu sein, kann allmählich verloren gehen. Dabei werden vor allem die jüngeren Generationen ihrer Wurzeln beraubt, von denen aus sie ihre Gegenwart und ihre Zukunft aufbauen sollen, weil ihnen die Fähigkeit zu träumen, zu wagen, zu schaffen genommen wird. Alles „Vertrauen“ in den technologischen Fortschritt als einzigen möglichen Weg der Entwicklung zu setzen kann bewirken, dass die Fähigkeit verloren geht, zwischenmenschliche, generationen- und kulturübergreifende Bindungen zu schaffen. Kurz gesagt, das lebendige Gefüge, das so wichtig ist, damit wir spüren, dass wir zueinander gehören und an einem gemeinsamen Plan im umfassenderen Sinn des Wortes teilnehmen. Folglich besteht eine unserer wichtigsten Verantwortungen als Amtsträger in Gesellschaft, Politik, Bildung und Religion eben genau darin, wie es uns gelingt, Bindungen aufzubauen.

Ein fruchtbares Land erfordert Rahmenbedingungen, in denen ein lebendiges Netz verankert und geschaffen werden kann, das in der Lage ist, dafür zu sorgen, dass sich die Mitglieder der Gemeinschaften „zu Hause“ fühlen. Es gibt keine schlimmere Entfremdung als erfahren zu müssen, keine Wurzeln zu haben und zu niemanden zu gehören. Ein Land wird nur in dem Maß fruchtbar sein, ein Volk wird nur in dem Maß Früchte tragen und Zukunft schaffen können, wie es Beziehungen der Zusammengehörigkeit unter seinen Mitgliedern hervorbringt und Bindungen zur Integration unter den Generationen und seinen verschiedenen Gemeinschaften schafft; und wie es die Spiralen durchbricht, welche die Sinne trüben und so uns immer mehr voneinander entfernen. Ich möchte Ihnen, liebe Freunde, versichern, dass Sie bei diesen Anstrengungen immer auf die Unterstützung und Hilfe der katholischen Kirche zählen können. Sie ist bei Ihnen eine kleine Gemeinschaft, doch möchte sie sehr gerne zur Fruchtbarkeit dieses Landes beitragen.

Frau Präsidentin, meine Damen und Herren, ich danke Ihnen nochmals für die Aufnahme und Gastfreundschaft. Der Herr segne Sie und das geliebte estnische Volk. Vor allem segne er die Alten und die Jungen, damit sie durch Bewahrung des Gedächtnisses und seiner Weiterführung aus diesem Land ein Vorbild an Fruchtbarkeit machen. Danke!

[01443-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Señora Presidenta,
Miembros del Gobierno y autoridades,
Distinguidos Miembros del Cuerpo Diplomático,
Excelencias, señoras y señores:

Estoy muy contento de encontrarme entre vosotros, aquí en Tallin, la capital más septentrional que el Señor me ha regalado visitar. Le agradezco señora Presidenta sus palabras de bienvenida, así como la oportunidad de encontrarme con los representantes del pueblo de Estonia. Sé que entre vosotros hay también una delegación de los sectores de la sociedad civil y del mundo de la cultura, lo que me permite expresaros mi intención de conocer un poco más vuestra cultura, especialmente esa capacidad de resiliencia que os ha permitido recomenzar frente a tantas situaciones de adversidad.

Desde hace siglos, esta tierra es llamada “Tierra de María”, Maarjamaa. Un nombre que no pertenece solamente a vuestra historia, sino que es parte de vuestra cultura. Pensar en María, me evoca dos palabras: memoria y fecundidad. Ella es la mujer de la memoria, que guarda todo lo que vive, como un tesoro en su corazón (cf. Lc 2,19) y es la madre fecunda que engendra la vida de su hijo. De ahí que me gustaría pensar en Estonia como tierra de memoria y de fecundidad.

Tierra de memoria
Vuestro pueblo debió soportar en diversos períodos de la historia momentos duros de sufrimientos y tribulaciones. Luchas por la libertad y la independencia que siempre se veían cuestionadas o amenazadas. Sin embargo, en los últimos poco más de 25 años —en los que habéis reingresado con título pleno en la familia de las naciones— la sociedad de Estonia ha dado “pasos de gigante” y vuestro país, aun siendo pequeño, se encuentra en primera línea en el índice de desarrollo humano, en su capacidad de innovación, además de demostrar un alto nivel en lo relativo a la libertad de prensa, democracia y libertad política. También habéis estrechado vínculos de cooperación y amistad con varios países. Mirando vuestro pasado y vuestro presente, encontramos razones para mirar el futuro con esperanza frente a los nuevos desafíos que se os presentan. Ser tierra de la memoria es animarse a recordar que el lugar que habéis alcanzado hoy día es gracias al esfuerzo, al trabajo, al espíritu y a la fe de vuestros mayores. Cultivar la memoria agradecida permite identificar todos los logros de los que hoy gozáis con una historia de hombres y mujeres que lucharon para que esta libertad fuera posible, y que a su vez os desafía a rendirles homenaje abriendo caminos para los que vendrán después.

Tierra de fecundidad
Como lo señalé al inicio de mi ministerio como obispo de Roma, «la humanidad vive en este momento un giro histórico, que podemos ver en los adelantos que se producen en diversos campos. Son de alabar los avances que contribuyen al bienestar de la gente» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 52); sin embargo, es necesario recordar con insistencia que el bienestar y el vivir bien no siempre son sinónimos.

Una de las consecuencias que podemos observar en nuestras sociedades tecnocráticas es la pérdida del sentido de la vida, de la alegría de vivir y, por tanto, un apagarse lento y silencioso de la capacidad de asombro, lo cual sumerge muchas veces a los ciudadanos en un cansancio existencial. La conciencia de pertenecer y de luchar por otros, de estar enraizados en un pueblo, en una cultura, en una familia poco a poco se puede perder privando, especialmente a los más jóvenes, de raíces desde donde construir su presente y su futuro, ya que se les priva de la capacidad de soñar, de arriesgar, de crear. Poner toda la confianza en el progreso tecnológico como única vía posible de desarrollo puede provocar que se pierda la capacidad de crear vínculos interpersonales, intergeneracionales, interculturales. En definitiva, ese tejido vital tan importante para sentirnos parte los unos de los otros y partícipes de un proyecto común en el sentido más amplio de la palabra. De ahí que una de las responsabilidades más importantes que tenemos todos aquellos que asumimos una responsabilidad social, política, educativa, religiosa radica precisamente en cómo nos convertimos en artesanos de vínculos.

Una tierra fecunda reclama escenarios desde los cuales arraigar y crear una red vital que sea capaz de hacer que los miembros de sus comunidades se sientan “en casa”. No existe peor alienación que experimentar que no se tienen raíces, que no se pertenece a nadie. Una tierra será fecunda, un pueblo dará fruto, y podrá engendrar el día de mañana solo en la medida que genere relaciones de pertenencia entre sus miembros, que cree lazos de integración entre las generaciones y las distintas comunidades que la conforman; y también en la medida que rompa los círculos que aturden los sentidos alejándonos cada vez más los unos de los otros. En este esfuerzo, queridos amigos, quiero aseguraros que contáis siempre con el apoyo y la ayuda de la Iglesia católica, pequeña comunidad entre vosotros, pero con muchas ganas de contribuir a la fecundidad de esta tierra.

Señora Presidenta, señoras y señores: Os agradezco de nuevo la bienvenida y la hospitalidad. El Señor os bendiga a vosotros y al querido pueblo estonio. De manera especial, bendiga a los ancianos y a los jóvenes para que, preservando la memoria y haciéndose cargo de ella, hagan de esta tierra un modelo de fecundidad. Gracias!

[01443-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Senhora Presidente,
Membros do Governo e Autoridades,
Ilustres Membros do Corpo Diplomático,
Excelências, Senhoras e Senhores!

Sinto-me muito feliz por me encontrar convosco aqui em Tallinn, a capital mais setentrional que o Senhor me concedeu visitar. Agradeço-lhe, Senhora Presidente, as suas palavras de boas-vindas e a oportunidade de encontrar os representantes deste povo da Estónia. Sei que, entre vós, há também uma delegação dos setores da sociedade civil e do mundo da cultura, motivo este que me levou a conhecer um pouco mais da vossa cultura, especialmente aquela capacidade de resiliência que vos permitiu recomeçar face a tantas situações adversas.

Há séculos que estas terras são chamadas «Terra de Maria», Maarjamaa. Um nome que não só pertence à vossa história, mas faz parte da vossa cultura. A evocação de Maria sugere-me duas palavras: memória e fecundidade. Maria é a mulher da memória, que guarda tudo o que vive, como um tesouro, em seu coração (cf. Lc 2, 19); mas é também a mãe fecunda que gera a vida de seu Filho. Por isso mesmo, gostava de pensar na Estónia como terra de memória e de fecundidade.

Terra de memória
O vosso povo teve que suportar, em diferentes períodos históricos, duros momentos de sofrimento e tribulação. Lutas pela liberdade e independência, que sempre se viram postas em questão ou ameaçadas. No entanto, nos últimos cerca de vinte e cinco anos – em que voltastes a entrar, a título pleno, na família das nações – a sociedade estoniana realizou «passos de gigante» e o vosso país, apesar de ser pequeno, está entre os primeiros pelo índice de desenvolvimento humano, pela sua capacidade de inovação, bem como pela demonstração dum alto nível de liberdade de imprensa, democracia e liberdade política. Além disso, reforçastes os laços de cooperação e amizade com vários países. Quando consideramos o vosso passado e o vosso presente, encontramos motivos para olhar com esperança o futuro nos novos desafios que surgem. Ser terra de memória significa saber lembrar que o lugar que alcançastes atualmente se deve ao esforço, ao trabalho, ao espírito e à fé dos vossos pais. Cultivar, agradecidos, a memória permite identificar todos os resultados que hoje desfrutais com uma história de homens e mulheres que lutaram para tornar possível essa liberdade e que, por sua vez, vos desafia a prestar-lhes homenagem, abrindo caminhos para aqueles que virão a seguir.

Terra de fecundidade
Como assinalei no início do meu ministério de Bispo de Roma, «a humanidade vive, neste momento, uma viragem histórica, que podemos constatar nos progressos que se verificam em vários campos. São louváveis os sucessos que contribuem para o bem-estar das pessoas» (Exort. ap. Evangelii gaudium, 52); no entanto, é preciso lembrar com insistência que o bem-estar nem sempre é sinónimo de viver bem.

Um dos fenómenos que podemos observar nas nossas sociedades tecnocráticas é a perda do sentido da vida, a perda da alegria de viver e, consequentemente, um lento e silencioso amortecimento da capacidade de maravilhar-se, que muitas vezes mergulha as pessoas num cansaço existencial. A consciência de pertencer e lutar pelos outros, de estar enraizado num povo, numa cultura, numa família pode-se ir perdendo pouco a pouco, privando, sobretudo os mais jovens, de raízes a partir das quais possam construir o seu presente e o seu futuro, porque os priva da capacidade de sonhar, arriscar, criar. Colocar toda a «confiança» no progresso tecnológico como o único meio possível de desenvolvimento pode causar a perda da capacidade de criar vínculos interpessoais, intergeracionais e interculturais. Em resumo, aquele tecido vital que é tão importante para nos sentirmos parte um do outro e participantes dum projeto comum no sentido mais amplo da palavra. Por conseguinte, uma das responsabilidades mais importantes que temos – nós que assumimos uma função social, política, educacional, religiosa – é precisamente a maneira como nos tornamos artesãos de vínculos.

Uma terra fecunda requer cenários a partir dos quais enraizar-se e criar uma rede vital capaz de fazer com que os membros da comunidade se sintam «em casa». Não há alienação pior do que experimentar que não se tem raízes, não se pertence a ninguém. Uma terra será fecunda, um povo dará frutos e será capaz de gerar o amanhã apenas na medida em que dá vida a relações de pertença entre os seus membros, na medida em que cria laços de integração entre as gerações e as diferentes comunidades que o compõem, e ainda na medida em que quebra as espirais que obscurecem os sentidos, afastando-nos sempre uns dos outros. Neste esforço, queridos amigos, quero garantir-vos que podem contar sempre com o apoio e a ajuda da Igreja Católica, uma pequena comunidade entre vós, mas com tanta vontade de contribuir para a fecundidade desta terra.

Senhora Presidente, senhoras e senhores! Agradeço-vos mais uma vez a receção e a hospitalidade. Que o Senhor vos abençoe a vós e ao amado povo estoniano. De modo especial, abençoe os idosos e os jovens para que, preservando a memória e cuidando dela, façam desta terra um modelo de fecundidade. Obrigado!

Traduzione in lingua polacca

Pani Prezydent,
Członkowie rządu i Przedstawiciele władz,
Szanowni Członkowie korpusu dyplomatycznego,
Ekscelencje, Panie i Panowie,

Cieszę się, że jestem wśród was tutaj w Tallinie, stolicy najdalej wysuniętej na północ, którą Pan pozwolił mi odwiedzić. Dziękuję, Pani Prezydent za uprzejme słowa powitania oraz możliwość spotkania się z przedstawicielami narodu estońskiego. Wiem, że są wśród was także przedstawiciele społeczeństwa obywatelskiego i świata kultury. Pozwala mi to wyrazić moje pragnienie nieco lepszego poznania waszej kultury, zwłaszcza tej zdolności do oporu, która pozwoliła wam zaczynać od nowa w obliczu wielu przeciwieństw.

Od wieków te ziemie nazywane są „Krainą Maryi”, Maarjamaa. Imię to należy nie tylko do waszej historii, ale jest częścią waszej kultury. Myśl o Maryi przywołuje we mnie dwa słowa: pamięć i owocność. Jest Ona kobietą pamięci, która strzeże wszystkiego, czym żyje, jak skarb, w swoim sercu (Łk 2, 19). Jest też płodną Matką, która rodzi życie swego Syna. Dlatego chciałbym myśleć o Estonii, jako ziemi pamięci i owocności.

Ziemia pamięci
Wasz naród musiał w różnych okresach historii znosić trudne chwile cierpienia i ucisku. Była to walka o wolność i niezależność, zawsze kwestionowane lub zagrożone. Jednak w ciągu ostatnich nieco ponad 25 lat - w czasie których pełnoprawnie weszliście ponownie do rodziny narodów – społeczeństwo estońskie uczyniło „gigantyczne kroki”, a wasz kraj, będąc małym, jest jednym z pierwszych pod względem rozwoju społecznego i potencjału innowacyjnego. Wykazuje ponadto wysoki poziom wolności prasy, demokracji i wolności politycznej. Zacieśniliście również więzy współpracy i przyjaźni z różnymi krajami. Myśląc o waszej przeszłości i teraźniejszości, znajdujemy motywy, aby w obliczu pojawiających się nowych wyzwań spoglądać w przyszłość z nadzieją. Bycie krajem pamięci oznacza umiejętność, by pamiętać, że miejsce, jakie dzisiaj osiągnęliście, jest wynikiem wysiłku, pracy, ducha i wiary waszych ojców. Pielęgnowanie wdzięcznej pamięci pozwala utożsamić wszystkie wyniki, jakimi się dzisiaj cieszycie, z historią mężczyzn i kobiet, którzy walczyli, aby uczynić tę wolność możliwą, a która z kolei stawia wam wyzwanie, by oddać im hołd, otwierając drogi dla tych, którzy przyjdą później.

Ziemia owocności
Jak wskazałem na początku mojej posługi jako Biskupa Rzymu, „Ludzkość przeżywa w tym momencie historyczny przełom, który możemy dostrzec w postępie dokonującym się na różnych polach. Trzeba pochwalić sukcesy przyczyniające się do poprawy warunków życia osób” (Adhort. ap, Evangelii gaudium, 52), jednak trzeba zdecydowanie pamiętać, że dobrobyt nie zawsze jest równoznaczny z dobrym życiem.

Jedną z konsekwencji, jakie możemy zaobserwować w naszych społeczeństwach technokratycznych, jest utrata sensu życia, radości życia, a zatem powolne i ciche zamieranie zdolności do zadziwienia, które często pogrąża ludzi we frustracji egzystencjalnej. Świadomość przynależności i walki dla innych, zakorzenienia w narodzie, w kulturze, w rodzinie, może zostać utracona stopniowo, pozbawiając, zwłaszcza najmłodszych, korzeni, na podstawie których można budować swoją teraźniejszość i swoją przyszłość; pozbawia się ich bowiem zdolności do marzeń, do podejmowania ryzyka, do tworzenia. Pokładanie całego „zaufania” w postępie technologicznym, jako jedynej możliwej drogi rozwoju, może spowodować utratę zdolności do tworzenia więzi międzyludzkich, międzypokoleniowych i międzykulturowych. Krótko mówiąc, tej tak istotnej tkanki życiowej, aby czuć się częścią jedni drugich i uczestnikami wspólnego projektu w najszerszym tego słowa znaczeniu. W rezultacie jedna z najważniejszych odpowiedzialności, jakie mamy, podejmując pewną rolę społeczną, polityczną, edukacyjną lub religijną, polega właśnie na tym, w jaki sposób stajemy się budowniczymi więzi.

Żyzna gleba wymaga scenariuszy, na podstawie których można zakorzenić i stworzyć żywotną sieć, zdolną sprawić, aby członkowie wspólnot poczuli się „jak u siebie w domu”. Nie ma gorszej alienacji, niż doświadczać, że nie mamy korzeni, nie należymy do nikogo. Gleba będzie żyzna, naród przyniesie owoce i będzie zdolny do rodzenia jutra tylko o tyle, o ile zrodzi relacje przynależności między swoimi członkami, o tyle, o ile stworzy więzi integracyjne między pokoleniami i różnymi tworzącymi go wspólnotami; a także w takim stopniu, na ile przełamie spirale, które zaślepiają zmysły, oddalając stale jednych od drugich. Pragnę was zapewnić, drodzy przyjaciele, że w tym wysiłku zawsze możecie liczyć na wsparcie i pomoc Kościoła katolickiego, małej wspólnoty między wami, ale z wielką chęcią przyczynienia się do płodności tej ziemi.

Pani Prezydent, Panie i Panowie, jeszcze raz dziękuję za wasze przyjęcie i gościnność. Niech Pan błogosławi was i umiłowany naród estoński. Niech w szczególny sposób pobłogosławi osoby starsze i młodzież, aby, zachowując ich pamięć i biorąc ją na siebie, uczynili z tej ziemi wzorzec owocności. Dziękuję.

[01443-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione di lavoro in lingua estone

Proua president,
valitsuse liikmed ja riigivõimu esindajad,
diplomaatilise korpuse auväärsed liikmed,
ekstsellentsid, daamid ja härrad!

Mul on väga hea meel kohtuda teiega siin, Tallinnas, kõige põhjapoolsemas pealinnas, mida Jumal on lasknud mul külastada. Ma tänan teid, proua president, teie tervitussõnade eest ja võimaluse eest kohtuda Eesti inimeste esindajatega. Ma tean, et teie seas on ka kodanikuühenduste ja kultuurimaailma delegatsioonid. See annab mulle võimaluse väljendada neile oma soovi õppida paremini tundma teie kultuuri, eriti selle vastupanuvõimelisust, mis on lubanud teil pärast nii rohkeid katsumusi uuesti alustada.

Sajandeid on seda maad tuntud nimetuse all „Maarjamaa”. See nimi pole ainult osa teie ajaloost, see on ka osa teie kultuurist. Maarja peale mõtlemine toob mulle meelde kaks sõna: mälu ja viljakus. Maarja on mäluga naine, kes peab oma südames kalliks kõiki elusolendeid (vrd Lk 2:19), ja ta on viljakas ema, kes andis oma Pojale elu.

Seega sooviksin ma mõtiskleda Eestist kui mäluga maast ja kui viljakast maast.

Mäluga maa
Teie rahvas on pidanud oma ajaloo eri etappidel taluma kibedaid kannatusi ja raskeid katsumusi, võitlema vabaduse ja iseseisvuse eest, mida pidevalt kahtluse alla seati ja ohustati. Sellest hoolimata on Eesti ühiskond viimase umbes kahekümne viie aastaga – alates ajast, kui võtsite taas sisse õiglase koha maailma rahvaste peres – liikunud edasi hiiglase sammudega. Teie riik on hoolimata väiksusest inimarengu indeksi ja innovatsioonivõimekuse poolest juhtivate riikide hulgas; samuti olete väga kõrgel kohal ajakirjandusvabaduse, demokraatia ja poliitiliste vabaduste poolest. Lisaks olete sõlminud tihedad koostöö- ja sõprussidemed paljude riikidega. Oma minevikku ja olevikku vaadates on teil igati põhjust vaadata tuleviku poole lootusrikkalt ja olla valmis uuteks ülesanneteks. Olla mäluga maa tähendab mäletada, et see, mille olete tänapäeval saavutanud, on saavutatud tänu eelkäijate pingutustele, raskele tööle, vaimsusele ja usule. Tänulike mälestuste hoidmine võimaldab tunda tänastes saavutustes ära ajaloo viljad, mille on loonud kõik need mehed ja naised, kes nägid vaeva selle nimel, et vabadus oleks võimalik. See omakorda kutsub teid üles neid austama, valgustades sellega välja uued rajad tulevastele põlvedele.

Viljakas maa
Nagu ma märkisin Rooma piiskopina teenimist alustades: „Meie ajal elab inimkond läbi pöördepunkti ajaloos, mis tähendab rohkeid edusamme väga paljudes valdkondades. Me võime vaid kiita neid samme, mis on astutud inimeste heaolu parandamiseks” („Evangelii Gaudium”, 52). Ometi ei tohiks kunagi unustada, et hea elu ja hästi elatud elu ei ole päris üks ja sama asi.

Üks tehnokraatlike ühiskondade kõige ilmsemaid tulemusi on tähenduse kadumine elust ja elurõõmu kadumine. Selle tagajärjel hakkab aeglaselt ja vaikselt tuhmuma inimeste imestamisvõime, mis sageli viib inimesed eksistentsiaalse tüdimuse seisundisse. Tasapisi võib kaotsi minna kuuluvuse ja teistele pühendumise tunne, inimeste, kultuuri ja perekonnaga seotuse tunne, mis jätab eriti noored inimesed ilma oma juurtest ja vundamendist, mida nad vajavad, et ehitada üles olevikku ja tulevikku. See jätab nad ilma võimest unistada, riskida ja luua. Kui loodame üksnes tehnoloogilise progressi kui ainuvõimaliku tee peale, siis võime jääda ilma võimest luua inimestevahelisi, põlvkondadevahelisi ja kultuuridevahelisi sidemeid. Lõppkokkuvõttes jääme ilma sellest elutähtsast kangast, mis on nii oluline selleks, et tunneksime üksteises osadust ja meil oleks ühine eesmärk selle sõna kõige laiemas mõttes. Seetõttu lasub kõigi meie peal, kes me vastutame sotsiaalsete, poliitiliste, hariduse ja usuasjade eest, kõige tähtsama kohustusena tähelepanu suunamine just nimelt sellele, kuidas ehitada üles seotust.

Viljakas maa tähendab keskkonda, millesse saab istutada juured, et sellest kasvaks välja elujõuline võrgustik, mis tagaks, et kõik kogukonna liikmed tunneksid end seal koduselt. Pole hullemat võõrandumise vormi, kui tunda end juurtetuna, mitte kellegi juurde kuuluvana. Maa on viljakas ning selle inimesed kannavad vilja ja kasvatavad tulevikku vaid sel määral, mil määral soodustatakse selle maa inimestes kuuluvustunnet, luuakse sidemeid, mis lõimivad põlvkondi ja erinevaid kogukondi, ning hoidutakse kõigest, mis muudab meid teiste suhtes tundetuteks ja tekitab veel suuremat võõrandumist. Selles töös, armsad sõbrad, võin ma teile kinnitada, et te saate alati loota katoliku kiriku toetusele ja abile, sellele väiksele kogukonnale teie keskel, kes ometi soovib väga anda ka oma panuse selle maa viljakusse.

Proua president, daamid ja härrad, ma tänan teid veelkord sooja ja sõbraliku vastuvõtu eest! Õnnistagu Jumal teid ja armastatud Eesti rahvast. Langegu Tema eriline õnnistus osaks vanadele ja noortele, et nemad muudaksid mälestuse kalliks pidamise ja hoidmise kaudu selle maa viljakuse musternäidiseks. Aitäh.

[01443-PO.01] [Testo originale: Italiano – traduzione di lavoro]

[B0688-XX.02]