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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Lituania, Lettonia ed Estonia (22 – 25 settembre 2018) – Partenza da Vilnius e Telegramma alla Presidente della Repubblica di Lituania, Accoglienza ufficiale, Cerimonia di benvenuto in Lettonia, Visita di cortesia al Presidente della Repubblica e Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico, 24.09.2018


Partenza da Vilnius e Telegramma alla Presidente della Repubblica di Lituania

Accoglienza ufficiale all’Aeroporto Internazionale di Riga

Cerimonia di benvenuto in Lettonia

Visita di Cortesia al Presidente della Repubblica di Lettonia e Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico

Partenza da Vilnius e Telegramma alla Presidente della Repubblica di Lituania

Questa mattina, alle ore 7.00 locali (6.00 ora di Roma), il Santo Padre Francesco ha lasciato la Nunziatura Apostolica e si è trasferito in auto all’Aeroporto Internazionale di Vilnius, da dove alle ore 7.20 (6.20 ora di Roma), a bordo di un CS 300 dell’airBaltic, è partito alla volta della Lettonia.

Nell’atto di lasciare il territorio lituano, il Papa ha fatto pervenire alla Presidente della Repubblica di Lituania, la Sig.ra Dalia Grybauskaitė, il seguente messaggio telegrafico:

HER EXCELLENCY DALIA GRYBAUSKAITĖ
PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF LITHUANIA
VILNIUS

AS I DEPART FROM LITHUANIA TO CONTINUE MY APOSTOLIC JOURNEY TO LATVIA AND ESTONIA, I RENEW MY DEEP APPRECIATION TO YOUR EXCELLENCY, THE GOVERNMENT AND THE BELOVED PEOPLE OF LITHUANIA FOR YOUR WARM WELCOME AND GENEROUS HOSPITALITY. IN OFFERING THE ASSURANCE OF MY PRAYERS FOR PEACE AND HARMONY IN THE NATION, I INVOKE ABUNDANT DIVINE BLESSINGS UPON ALL OF YOU.

FRANCISCUS PP.

[01419-EN.01] [Original text: English]

Accoglienza ufficiale all’Aeroporto Internazionale di Riga

L’aereo con a bordo il Santo Padre, partito questa mattina da Vilnius, è atterrato alle ore 8.10 locali (7.10 ora di Roma) all’Aeroporto Internazionale di Riga, in Lettonia.

Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto dal Presidente della Repubblica di Lettonia, il Sig. Raimonds Vējonis e da due bambini in abito tradizionale che gli hanno donato dei fiori.

Erano presenti anche l’Ambasciatore di Lettonia presso la Santa Sede, Sig.ra Veronika Erte; il Presidente della Conferenza Episcopale e Vescovo di Rēzekne-Aglona, S.E. Mons, Jānis Bulis; e l’Arcivescovo di Riga, S.E. Mons. Zbigņevs Stankevičs.

Quindi, passando davanti al Picchetto d’Onore, il Presidente della Repubblica ha accompagnato il Papa alla Sala Vip, dove lo attendevano dei giovani in abito tradizionale che hanno eseguito musiche e canti lettoni.

Subito dopo, il Papa si è trasferito in auto al Palazzo Presidenziale di Riga.

[01449-IT.01]

Cerimonia di benvenuto in Lettonia

Al Suo arrivo al Palazzo Presidenziale di Riga, Papa Francesco è stato accolto dal Presidente della Repubblica di Lettonia, il Sig. Raimonds Vējonis.

Quindi, dopo l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle rispettive Delegazioni, il Presidente ha accompagnato il Santo Padre al secondo piano del Palazzo Presidenziale ove ha avuto luogo la Visita di cortesia.

[01450-IT.01]

Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Lettonia e Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione di lavoro in lingua lettone

Il Presidente e il Papa sono giunti nel “Salone Bianco” del Palazzo Presidenziale, dove ha avuto luogo la Firma del libro d’onore e lo scambio dei doni.

Quindi il Santo Padre e il Presidente si sono trasferiti nell’attiguo “Salone degli Ambasciatori” per l’incontro privato. Al termine, nella Sala adiacente, il Presidente ha presentato la sua famiglia al Papa.

Subito dopo, hanno raggiunto insieme il Salone dove, alle ore 9.20 locali (8.20 ora di Roma), alla presenza di circa 500 persone, ha avuto luogo l’Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico.

Dopo l’indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica di Lettonia, il Santo Padre ha pronunciato il Suo discorso.

Infine, il Papa, accompagnato dal Presidente, si è congedato dal Palazzo Presidenziale per trasferirsi in auto al Monumento della Libertà.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha rivolto ai presenti nel corso dell’Incontro con le Autorità, la Società Civile e con i Membri del Corpo Diplomatico:

Discorso del Santo Padre

Signor Presidente,
Membri del Governo e Autorità,
Membri del Corpo Diplomatico e della società civile,
cari amici tutti!

La ringrazio, Signor Presidente, per le sue gentili parole di benvenuto, come pure per l’invito a farvi visita rivoltomi durante l’incontro che abbiamo avuto in Vaticano. È motivo di gioia potermi trovare per la prima volta in Lettonia e in questa città, che, come tutto il vostro Paese, è stata segnata da dure prove sociali, politiche, economiche e anche spirituali – dovute alle divisioni e ai conflitti del passato – ma che oggi è diventata uno dei principali centri culturali, politici e portuali della regione. I vostri rappresentanti nel campo della cultura e dell’arte, in particolare del mondo musicale, sono ben conosciuti all’estero. Anch’io oggi ho potuto apprezzarli al mio arrivo in aeroporto. Perciò penso che a voi si possano ben applicare le parole del salmista: «Hai mutato il mio lamento in danza» (Sal 30,12). La Lettonia, terra dei “dainas”, ha saputo cambiare il suo lamento e il suo dolore in canto e danza e si è sforzata di trasformarsi in un luogo di dialogo e di incontro, di convivenza pacifica che cerca di guardare avanti.

Celebrate i cento anni della vostra indipendenza, momento significativo per la vita dell’intera società. Voi conoscete molto bene il prezzo di questa libertà che avete dovuto conquistare e riconquistare. Una libertà resa possibile grazie alle radici che vi costituiscono, come amava ricordare Zenta Maurina che ha ispirato tanti di voi: «Le mie radici sono in cielo». Senza questa capacità di guardare in alto, di fare appello a orizzonti più alti che ci ricordano quella “dignità trascendente” che è parte integrante di ogni essere umano (cfr Discorso al Parlamento Europeo, 25 novembre 2014), non sarebbe stata possibile la ricostruzione della vostra Nazione. Tale capacità spirituale di guardare oltre, che si fa concreta in piccoli gesti quotidiani di solidarietà, di compassione e di aiuto reciproco, vi ha sostenuto e, a sua volta, vi ha dato la creatività necessaria per dar vita a nuove dinamiche sociali di fronte a tutti i tentativi riduzionisti e di esclusione che minacciano sempre il tessuto sociale.

Sono lieto di sapere che nel cuore delle radici che costituiscono questa terra si trova la Chiesa Cattolica, in un’opera di piena collaborazione con le altre Chiese cristiane, il che è segno di come sia possibile sviluppare una comunione nelle differenze. Realtà che si verifica quando le persone hanno il coraggio di andare al di là della superficie conflittuale e si guardano nella loro dignità più profonda. Così possiamo affermare che ogni volta che, come persone e comunità, impariamo a puntare più in alto di noi stessi e dei nostri interessi particolari, la comprensione e l’impegno reciproci si trasformano in solidarietà; e questa, intesa nel suo significato più profondo e di sfida, diventa un modo di fare la storia, in un ambito dove i conflitti, le tensioni e anche quelli che si sarebbero potuti considerare opposti in passato, possono raggiungere un’unità multiforme che genera nuova vita (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 228). Così come ha nutrito la vita del vostro popolo, oggi il Vangelo può continuare ad aprire strade per affrontare le sfide attuali, valorizzando le differenze e soprattutto promuovendo la comune-unione tra tutti.

La celebrazione del centenario ricorda l’importanza di continuare a scommettere sulla libertà e l’indipendenza della Lettonia, che certamente sono un dono, ma sono anche un compito che coinvolge tutti. Lavorare per la libertà significa impegnarsi in uno sviluppo integrale e integrante delle persone e della comunità. Se oggi si può fare festa è grazie a tanti che hanno aperto strade, porte, futuro, e vi hanno lasciato in eredità la stessa responsabilità: aprire futuro avendo di mira che tutto sia al servizio della vita, generi vita. E, in tale prospettiva, al termine di questo incontro ci recheremo al Monumento alla Libertà, dove saranno presenti bambini, giovani e famiglie. Essi ci ricordano che la “maternità” della Lettonia – analogia suggerita dal motto di questo viaggio – trova eco nella capacità di promuovere strategie che siano veramente efficaci e focalizzate sui volti concreti di queste famiglie, di questi anziani, bambini e giovani, più che sul primato dell’economia sopra la vita. La “maternità” della Lettonia si manifesta anche nella capacità di creare opportunità di lavoro, in modo che nessuno debba sradicarsi per costruire il proprio futuro. L’indice di sviluppo umano si misura anche dalla capacità di crescere e moltiplicarsi. Lo sviluppo delle comunità non si attua e nemmeno si misura unicamente per la capacità di beni e risorse che si possiedono, ma per il desiderio che si ha di generare vita e creare futuro. Questo è possibile solo nella misura in cui ci sono radicamento nel passato, creatività nel presente e fiducia e speranza nel domani. E si misura dalla capacità di spendersi e di scommettere così come le generazioni passate ci hanno saputo testimoniare.

Signor Presidente, amici tutti, inizio qui il mio pellegrinaggio in questa terra, chiedendo a Dio di continuare ad accompagnare, benedire e rendere prospera l’opera delle vostre mani per questa Nazione.

[01438-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Monsieur le Président,
Membres du Gouvernement et Autorités,
Membres du Corps Diplomatique et de la société civile,
Distinguées Autorités,
Vous tous, chers amis,

Je vous remercie, Monsieur le Président, pour vos aimables paroles de bienvenue, ainsi que pour l’invitation qui m’a été adressée à vous rendre visite, lors de la rencontre que nous avons eue au Vatican. C’est un motif de joie de pouvoir me retrouver pour la première fois en Lettonie et dans cette ville qui, comme tout votre pays, a été marquée par de dures épreuves sociales, politiques, économiques et aussi spirituelles – dues aux divisions et aux conflits du passé – mais qui aujourd’hui est devenue l’un des principaux centres culturels, politiques et portuaires de la région. Vos représentants dans le domaine de la culture et de l’art, et en particulier du monde de la musique, sont bien connus à l’étranger. Aujourd’hui aussi j’ai pu les apprécier à mon arrivée à l’aéroport. C’est pourquoi je crois que l’on peut bien vous appliquer les paroles du Psalmiste: «Tu as changé mon deuil en une danse» (Ps 29, 12). La Lettonie, terre des ‘‘dainas’’, a su changer son deuil et sa souffrance en chant et en danse et elle s’est efforcée de se transformer en un lieu de dialogue et de rencontre, de cohabitation pacifique qui cherche à regarder en avant.

Vous célébrez les cent ans de votre indépendance, moment significatif pour la vie de la société tout entière. Vous connaissez très bien le prix de cette liberté que vous avez dû conquérir et reconquérir. Une liberté rendue possible grâce aux racines qui vous constituent, aimait rappeler Zenta Maurina qui a inspiré beaucoup d’entre vous: «Mes racines sont au ciel». Sans cette capacité de regarder vers le haut, de faire appel à des horizons plus hauts qui nous rappellent cette ‘‘dignité transcendante’’ qui est une partie intégrante de chaque être humain (cf. Discours au Parlement Européen, 25 novembre 2014), la reconstruction de votre nation n’aurait pas été possible. Cette capacité spirituelle de regarder au-delà, et qui se concrétise dans de petits gestes quotidiens de solidarité, de compassion et d’aide réciproque, vous a soutenus et, en même temps, vous a donné la créativité nécessaire pour donner vie à de nouvelles dynamiques sociales face à toutes les tentatives réductionnistes et d’exclusion qui menacent toujours le tissu social.

Je suis heureux de savoir qu’au cœur des racines qui constituent cette terre, se trouve l’Église catholique agissant en pleine collaboration avec les autres Églises chrétiennes, ce qui est signe de la façon dont il est possible de promouvoir une communion dans les différences. Réalité qui se vérifie quand les personnes ont le courage d’aller au-delà de la surface des conflits et se regardent dans leur dignité la plus profonde. Ainsi, nous pouvons affirmer que chaque fois que, en tant que personnes et communautés, nous apprenons à viser plus haut que nous-mêmes et que nos intérêts particuliers, la compréhension et l’engagement réciproques se transforment en solidarité; et celle-ci, entendue dans son sens le plus profond et comme défi, devient une manière de faire l’histoire, dans un domaine où les conflits, les tensions et aussi ceux qui auraient pu se considérer comme des adversaires par le passé, peuvent atteindre une unité multiforme qui engendre une nouvelle vie (cf. Exhort. Apo. Evangelii gaudium, n. 228). Tout comme il a nourri la vie de votre peuple, de même l’Évangile peut aujourd’hui continuer à ouvrir des routes pour affronter les défis actuels, en valorisant les différences et surtout en promouvant la commune-union entre tous.

La célébration du centenaire rappelle l’importance de continuer à parier sur la liberté et sur l’indépendance de la Lettonie, qui sont, à n’en pas douter, un don, mais aussi une tâche qui implique chacun. Travailler pour la liberté signifie s’engager dans un développement intégral et qui intègre les personnes et la communauté. Si aujourd’hui on peut célébrer la fête, c’est grâce à de nombreuses personnes qui ont ouvert des voies, des portes, l’avenir, et qui vous ont laissé en héritage la même responsabilité: ouvrir l’avenir en veillant à ce que tout soit au service de la vie, engendre la vie. Et en ce sens, au terme de cette rencontre, nous nous rendrons au Monument de la Liberté, où seront présents des enfants, des jeunes et des familles. Ils nous rappellent que la ‘‘maternité’’ de la Lettonie – analogie suggérée par la devise de ce voyage –trouve un écho dans la capacité de promouvoir des stratégies qui soient vraiment efficaces et centrées sur les visages concrets de ces familles, de ces personnes âgées, enfants et jeunes, plus que sur la primauté de l’économie sur la vie. La ‘‘maternité’’ de la Lettonie se manifeste aussi dans la capacité à créer des opportunités de travail, en sorte que personne ne doive se déraciner pour construire son propre avenir. L’indicateur de développement humain se mesure aussi par la capacité à croître et à se multiplier. Le développement des communautés ne se réalise pas et ne se mesure pas non plus uniquement par le potentiel des biens et des ressources qu’on possède, mais par le désir qu’on a d’engendrer la vie et de créer l’avenir. Cela n’est possible que dans la mesure où il y a un enracinement dans le passé, de la créativité dans le présent ainsi que de la confiance et de l’espérance dans l’avenir. Et cela se mesure par la capacité à se dépenser et à parier aussi, comme les générations passées ont su nous en témoigner.

Monsieur le Président, vous tous chers amis, je commence ici mon pèlerinage en cette terre, en demandant à Dieu de continuer à accompagner, à bénir et à rendre prospère l’œuvre de vos mains pour cette nation.

[01438-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Mr President,
Members of Government and State Authorities,
Members of the Diplomatic Corps and Representatives of Civil Society,
Dear Friends,

I am grateful, Mr President, for your kind words of welcome, and for the invitation to visit Latvia that you extended to me during our meeting in the Vatican. I am happy to be here for the first time, both in Latvia and in this city, that, like the entire country, has known difficult social, political, economic and spiritual struggles, the fruit of past divisions and conflicts, yet today has become one of the principal cultural, political and shipping centres of the region. Your contributions to culture, art and music in particular are well known beyond your borders. And today I also was able to appreciate these on my arrival at the airport. With the words of the Psalmist, you can indeed say: “You have turned my mourning into dancing (Ps 30:12). Latvia, the land of the Dainas, has turned its sorrows and pain into singing and dancing, and has sought to become a place of dialogue and encounter, of a coexistence that is peaceful and looks to the future.

This year you are celebrating the centenary of your nation’s independence, a significant moment for the life of society as a whole. You know all too well the price of that freedom, which you have had to win over and over again. It is a freedom made possible thanks to your roots that, as Zenta Maurina, who inspired so many of you, observed, “are in heaven”. Without this ability to look up, to appeal to greater horizons that remind us of that “transcendent dignity” with which all of us, as human beings, have been endowed (cf. Address to the European Parliament, 25 November 2014), the rebuilding of your nation would not have been possible. That spiritual capacity to see more deeply, as expressed in small and daily gestures of solidarity, compassion and mutual assistance, has sustained you and in turn has given you the creativity needed to generate new social processes, despite the currents of reductionism and exclusion that always threaten the fabric of society.

I am happy to know that the Catholic Church, in cooperation with other Christian churches, is an important part of those roots. This cooperation shows that it is possible to build communion within differences. It happens when people are motivated to leave superficial conflicts behind and to see one another in their deeper dignity. Indeed, when we, as individuals and communities, learn to look beyond ourselves and our particular interests, then understanding and mutual commitment bear fruit in solidarity. Such solidarity, understood in its deepest and most challenging sense, becomes a way of making history in a region where conflicts, tensions and even groups once considered inimical can attain a multifaceted unity that gives rise to new life (cf. Evangelii Gaudium, 228). The Gospel has nourished the life of your people in the past; today it can continue to open new paths enabling you to face present challenges, to value differences and, above all, to encourage “com-union” between all.

The celebration of this centenary reminds us of how important it is to treasure Latvia’s freedom and independence. These are certainly a gift, but also a task for everyone. To work for liberty is to commit oneself to the integral and integrating development of individuals and the community. If today we can celebrate, it is due to all those who blazed trails and opened a door to the future, and bequeathed to you that same responsibility: to open a door to the future by looking to everything that stands at the service of life, of generating life. At the conclusion of our meeting, we will go to the Freedom Monument, where children, young people and families will be present. They remind us that “the motherhood” of Latvia – analogously echoed in the theme of this Visit – is reflected in the ability to promote truly effective strategies centred more on the concrete faces of these families, elderly persons, children and young people, than in the primacy of economy over life. Latvia’s “motherhood” is also manifested in her ability to generate employment opportunities, so that no one will need to be uprooted in order to build a future. The index of human development is likewise measured by the capacity to increase and multiply. The development of communities is not produced, much less measured, solely by the amount of goods or resources they possess, but rather by their desire to engender life and build for the future. This is only possible to the extent that they are rooted in the past, creative in the present, and confident and hopeful in looking to the future. Then too, it is measured by their capacity for self-sacrifice and commitment, in imitation of the example of past generations.

Mr President, dear friends: As I begin my pilgrimage in this land, I ask God to continue to accompany, bless and prosper the work of your hands in the service of this nation.

[01438-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Sehr geehrter Herr Präsident,
verehrte Mitglieder der Regierung und Verantwortungsträger,
werte Mitglieder des Diplomatischen Korps und Vertreter der Zivilgesellschaft,
meine lieben Freunde,

ich danke Ihnen, Herr Präsident, für Ihre freundlichen Begrüßungsworte wie auch für die Einladung zu diesem Besuch, die sie mir während unserer Begegnung im Vatikan ausgesprochen haben. Es ist mir eine Freude, erstmals hier in Lettland zu sein und in dieser Stadt, die, wie Ihr ganzes Land, von harten sozialen, politischen, wirtschaftlichen und auch geistlichen Prüfungen gezeichnet wurde – welche von den Spaltungen und Konflikten der Vergangenheit herrührten –, die aber heute zu einem der wichtigsten kulturellen und politischen Zentren und einer der bedeutendsten Hafenstädte der Region geworden ist. Die Vertreter Ihres Landes aus dem Bereich der Kunst und Kultur und insbesondere auch der Musik sind im Ausland wohl bekannt. Auch ich konnte das heute bei meiner Ankunft am Flughafen würdigen. Daher glaube ich, dass die Worte des Psalmisten »Du hast meine Klagen in Tanzen verwandelt« (Ps 30,12) gut hierher passen. Lettland, das Land der „Dainas“, war in der Lage, seine Trauer und seinen Schmerz in Gesang und Tanz zu verwandeln und hat sich bemüht, ein Ort des Dialogs, der Begegnung und des friedlichen Zusammenlebens zu werden, der den Blick in die Zukunft richten will.

Sie feiern hundert Jahre Ihrer Unabhängigkeit, einen wichtigen Moment im Leben der ganzen Gesellschaft. Sie kennen sehr wohl den Preis dieser Freiheit, die Sie erobern und zurückerobern mussten. Diese Freiheit wurde ermöglicht durch die Wurzeln, auf denen Sie gründen, wie es Zenta Maurina einmal formuliert hat, die viele von Ihnen inspiriert hat: »Meine Wurzeln sind im Himmel«. Ohne diese Fähigkeit nach oben zu schauen, ohne diesen Bezug zu dem Höheren, das uns an die „transzendente Würde“ erinnert, die jedem Menschen zusteht (vgl. Ansprache an das Europäische Parlament, 25. November 2014), wäre der Wiederaufbau Ihrer Nation nicht möglich gewesen. Diese spirituelle Fähigkeit, über den Tellerrand hinauszuschauen, die sich in kleinen, täglichen Gesten der Solidarität, des Mitgefühls und der gegenseitigen Hilfe konkretisiert, hat Ihnen Halt gegeben und Ihnen jeweils die nötige Kreativität verliehen, trotz aller reduktionistischen und ausgrenzenden Bestrebungen, die das soziale Gefüge stets bedrohen, eine neue soziale Dynamik in Gang zu bringen.

Ich freue mich zu hören, dass sich inmitten der Wurzeln, auf denen dieses Land aufbaut, die katholische Kirche befindet, die mit den anderen christlichen Kirchen in vollem Maße zusammenarbeitet. Dies macht deutlich, wie man bei allen Unterschieden dennoch eine Gemeinschaft bilden kann. Eine solche Wirklichkeit ist gegeben, wenn Menschen wagen, über die Ebene des Konflikts hinauszugehen und den anderen in seiner tiefsten Würde zu sehen. Wir können behaupten, dass sich immer dann, wenn wir als Einzelner oder Gemeinschaft lernen, etwas Größeres als uns selbst und unsere persönlichen Interessen anzuzielen, sich gegenseitiges Verständnis und Engagement in Solidarität verwandeln. Diese ist in ihrem tiefsten und herausfordernden Sinn ein Weg, in einem Umfeld Geschichte zu schreiben, wo Konflikte und Spannungen – auch jene, die man einst für unversöhnlich gehalten hätte – zu einer vielgestaltigen Einheit führen können, die neues Leben hervorbringt (vgl. Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 228). So wie es das Leben Ihres Volkes genährt hat, kann das Evangelium heute auch weiterhin Wege eröffnen, um den aktuellen Herausforderungen zu begegnen, wobei es die Unterschiede würdigt, vor allem aber die Einheit aller in Gemeinschaft fördert.

Diese Hundertjahrfeier erinnert uns daran, wie wichtig es ist, sich weiterhin für die Freiheit und Unabhängigkeit Lettlands einzusetzen, die sicherlich ein Geschenk, aber auch eine Aufgabe sind, die alle angeht. Für die Freiheit zu arbeiten bedeutet, sich für die integrale und integrative Entwicklung der Menschen und der Gemeinschaft einzusetzen. Dass wir heute feiern können verdanken wir den vielen, die Wege, Türen und Zukunft eröffnet haben und Ihnen als Erbe die gleiche Verantwortung hinterlassen haben. Sie besteht darin, Zukunft zu ermöglichen und dabei ist darauf zu achten, dass alles im Dienst des Lebens steht und Leben hervorbringt. In diesem Sinne werden wir uns am Ende dieser Begegnung zum Freiheitsdenkmal begeben, wo uns Kinder, Jugendliche und Familien erwarten. Sie erinnern uns daran, dass Lettlands „Mütterlichkeit“ – in Analogie zum Motto dieser Reise – an der Fähigkeit sichtbar wird, Strategien zu fördern, die wirklich effektiv sind und ihren Fokus mehr auf die konkreten Gesichter dieser Familien, dieser älteren Menschen, dieser Kinder und Jugendlichen richten als auf einen Primat der Wirtschaft über das Leben. Lettlands „Mütterlichkeit“ zeigt sich auch an der Fähigkeit, Arbeitsplätze so zu schaffen, dass sich niemand zum Aufbau seiner Zukunft seiner Wurzeln entledigen muss. Der Index der menschlichen Entwicklung bemisst sich auch nach der Fähigkeit zu wachsen und sich zu vermehren. Die Entwicklung der Gemeinschaft vollzieht sich nicht und lässt sich auch nicht allein am Umfang der Güter oder Ressourcen ablesen, die man besitzt, sondern am Wunsch, Leben zu zeugen und Zukunft zu schaffen. Dies ist nur insoweit möglich, als es Verwurzelung in der Vergangenheit, Kreativität in der Gegenwart und Vertrauen und Hoffnung in das Morgen gibt. Sie bemisst sich in der Fähigkeit zur Hingabe und zum Einsatz, wie es uns die früheren Generationen bezeugt haben.

Herr Präsident, meine lieben Freunde, ich beginne hier meine Pilgerreise in diesem Land und bitte Gott, Ihr Wirken für diese Nation weiterhin zu begleiten, zu segnen und fruchtbar werden zu lassen.

[01438-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Señor Presidente,
Miembros del Gobierno y autoridades,
Miembros del Cuerpo Diplomático y de la sociedad civil,
queridos amigos todos:

Agradezco, señor Presidente, sus amables palabras de bienvenida así como la invitación que me hizo para visitarlos durante el encuentro que mantuvimos en el Vaticano. Es motivo de alegría poder estar por primera vez en Letonia y en esta ciudad que, como todo vuestro país, ha estado marcada por duras pruebas sociales, políticas, económicas y también espirituales —fruto de las divisiones y conflictos del pasado—, pero que hoy se ha convertido en uno de los principales centros culturales, políticos y portuarios de la región. Vuestros representantes del ámbito de la cultura y del arte y, en particular, del mundo musical son bien conocidos fuera de vuestras fronteras. También lo he podido apreciar a mi llegada en el aeropuerto. De ahí creo que pueden aplicarse bien las palabras del salmista: «Cambiaste mi luto en danza» (Sal 30,12). Letonia, tierra de las “dainas”, ha sabido cambiar su luto y dolor en canto y danza y se ha esforzado en transformarse en lugar de diálogo y de encuentro, de convivencia pacífica que busca mirar hacia adelante.

Celebráis los 100 años de vuestra independencia, momento significativo para la vida de toda la sociedad. Vosotros conocéis muy bien el precio de esta libertad que habéis tenido que conquistar y reconquistar. Una libertad hecha posible gracias a las raíces que os constituyen, como le gustaba recordar a Zenta Maurina que ha inspirado a tantos de vosotros: «Mis raíces están en el cielo». Sin esa capacidad de mirar hacia arriba, de apelar a horizontes más altos que nos recuerden esa «dignidad trascendente» de la que todos los seres humanos estamos formados (cf. Discurso al Parlamento Europeo, 25 noviembre 2014), la reconstrucción de vuestra nación no hubiera sido posible. Esa capacidad espiritual de mirar más allá, y que se hace concreta en pequeños y cotidianos gestos de solidaridad, compasión y auxilio mutuo, los ha sostenido y, a su vez, les ha dado la creatividad necesaria para generar nuevas dinámicas sociales frente a todos los intentos reduccionistas y de exclusión que siempre amenazan el tejido social.

Me alegra saber que en el corazón de las raíces que constituyen esta tierra se encuentra la Iglesia Católica, en un trabajo de plena colaboración con las otras Iglesias cristianas, lo cual es signo de cómo es posible desarrollar una comunión en las diferencias. Realidad que ocurre cuando las personas se animan a ir más allá de la superficie conflictiva y se miran en su dignidad más profunda. Así, podemos afirmar que cada vez que las personas y las comunidades aprendemos a apuntar más alto de nosotros mismos y de nuestros intereses particulares, la comprensión y el compromiso mutuo se transforman en solidaridad; la cual, entendida en su sentido más hondo y desafiante, se convierte en un modo de hacer la historia, en un ámbito donde los conflictos, las tensiones e incluso los que se podrían haber considerados opuestos en el pasado, pueden alcanzar una unidad multiforme que engendra nueva vida (cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium, 228). Así como nutrió la vida de vuestro pueblo, hoy el Evangelio puede seguir abriendo caminos para afrontar los desafíos actuales, valorando las diferencias y especialmente fomentando la común-unión entre todos.

La celebración del centenario recuerda la importancia de seguir apostando por la libertad y la independencia de Letonia, que ciertamente son un don, pero también una tarea que implica a todos. Trabajar por la libertad es comprometerse por un desarrollo integral e integrador de las personas y de la comunidad. Si hoy se puede hacer fiesta es gracias a tantos que han abierto caminos, puertas, futuro, y les han dejado en herencia la misma responsabilidad: abrir futuro poniendo la mirada en que todo esté al servicio de la vida, generando vida. Y en este sentido, al finalizar este encuentro, iremos hacia el Monumento de la Libertad donde estarán presentes niños, jóvenes y familias. Ellos nos recuerdan que «la maternidad» de Letonia —analogía sugerida por el lema de este viaje— encuentra eco en la capacidad de promover estrategias que sean realmente eficaces y estén más centradas en los rostros concretos de estas familias, ancianos, niños y jóvenes, que en el primado de la economía sobre la vida. La “maternidad” de Letonia se manifiesta también en la capacidad de generar fuentes de trabajo para que nadie necesite desarraigarse por construir su futuro. El índice de desarrollo humano también se mide por la capacidad de crecer y multiplicarse. El desarrollo de las comunidades no se produce únicamente, y menos se mide, por la capacidad de bienes o recursos que se posean, sino por las ganas que se tenga de engendrar vida y crear futuro. Esto solo es posible en la medida que haya arraigo en el pasado, creatividad en el presente y confianza y esperanza en el mañana. Y se mide en la capacidad de entrega y de apuesta tal como las generaciones pasadas nos supieron testimoniar.

Señor Presidente, amigos todos: Comienzo aquí mi peregrinación por esta tierra, pidiéndole a Dios que siga acompañando, bendiciendo y haciendo próspera la labor de vuestras manos para esta nación.

[01438-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Senhor Presidente
Membros do Governo e Autoridades,
Membros do Corpo Diplomático e da sociedade civil,
Queridos amigos todos!

Agradeço-lhe, Senhor Presidente, as suas amáveis palavras de boas-vindas bem como o convite para vos visitar, que me fez durante o encontro que tivemos no Vaticano. É motivo de alegria poder-me encontrar pela primeira vez na Letónia e nesta cidade que, como todo o vosso país, sofreu duras provações sociais, políticas, económicas e mesmo espirituais, devidas às divisões e conflitos do passado; hoje, porém, tornou-se um dos principais centros culturais, políticos e portuários da região. Os vossos expoentes nos campos da cultura e da arte e, em particular, do mundo musical são bem conhecidos além-fronteiras. Hoje mesmo, tive a possibilidade de os apreciar na minha chegada ao aeroporto. Por isso, creio que bem se podem aplicar a vós as palavras do Salmista: «Tu converteste o meu pranto em festa» (Sal 30/29, 12). A Letónia, terra dos dainas, soube mudar o seu pranto e o seu sofrimento em canto e festa e esforçou-se por se transformar num lugar de diálogo e encontro, de convivência pacífica que procura olhar para diante.

Estais a celebrar o centenário da vossa independência, momento significativo na vida da sociedade inteira. Conheceis bem o preço desta liberdade, que tivestes de conquistar uma e outra vez. Uma liberdade que se tornou possível graças às raízes que vos constituem, como gostava de lembrar Zenta Maurina que serviu de inspiração a muitos de vós: «As minhas raízes estão no céu». Sem esta capacidade de olhar para o alto, de fazer apelo a horizontes mais altos, que nos lembram aquela «dignidade transcendente» que é parte integrante de todo o ser humano (cf. Discurso ao Parlamento Europeu, 25 de novembro de 2014), não teria sido possível a reconstrução da vossa nação. Esta capacidade espiritual de olhar mais além, que se concretiza em pequenos gestos diários de solidariedade, compaixão e ajuda mútua, sustentou-vos conferindo-vos, por sua vez, a criatividade necessária para dar vida a novas dinâmicas sociais contra todas as tentativas reducionistas e de exclusão que sempre ameaçam o tecido social.

Alegra-me saber que, no coração das raízes que constituem esta terra, encontra-se a Igreja Católica numa obra de plena colaboração com as outras Igrejas cristãs, sinal de que é possível desenvolver uma comunhão nas diferenças; isto verifica-se quando as pessoas têm a coragem de ultrapassar a superfície conflitual e se contemplam na sua dignidade mais profunda. Assim, podemos afirmar que todas as vezes que aprendemos, como pessoas e comunidades, a olhar para mais alto do que nós mesmos e os nossos interesses particulares, a compreensão e o compromisso recíprocos transformam-se em solidariedade; e esta, entendida no seu significado mais profundo e desafiador, torna-se um modo de construir a história, numa área onde os conflitos, as tensões e mesmo aqueles a quem seria possível considerar como contrapostos no passado, podem alcançar uma unidade multiforme que gera nova vida (cf. Exort. ap. Evangelii gaudium, 228). O Evangelho, tal como alimentou a vida do vosso povo, assim hoje pode continuar a abrir estradas para enfrentar os desafios atuais, valorizando as diferenças e sobretudo promovendo a comum-união entre todos.

A celebração do centenário lembra-nos a importância de continuar a apostar na liberdade e na independência da Letónia, que são certamente um dom mas também uma tarefa que incumbe sobre todos. Trabalhar pela liberdade significa comprometer-se num desenvolvimento integral e integrante das pessoas e da comunidade. Se hoje podemos celebrá-lo é graças a muitos que abriram estradas, portas, futuro e vos deixaram em herança a mesma responsabilidade: abrir futuro tendo em vista que tudo esteja ao serviço da vida, gere vida. Neste sentido, no final deste encontro, iremos ao Monumento da Liberdade, onde estarão presentes crianças, jovens e famílias. Eles lembram-nos que a «maternidade» da Letónia – analogia sugerida pelo lema desta viagem – encontra eco na capacidade de promover estratégias que sejam verdadeiramente eficazes e focalizadas mais nos rostos concretos destas famílias, destes idosos, crianças e jovens, do que no primado da economia sobre a vida. A «maternidade» da Letónia manifesta-se também na capacidade de criar oportunidades de trabalho, para que ninguém precise de desenraizar-se para construir o seu futuro. O índice de desenvolvimento humano mede-se também pela capacidade de crescer e multiplicar-se. O desenvolvimento das comunidades não se realiza nem se mede apenas pela capacidade de bens e recursos que se possui, mas pelo desejo que se tem de gerar vida e criar futuro. Isto só é possível na medida em que houver enraizamento no passado, criatividade no presente, confiança e esperança no amanhã. E mede-se pela capacidade de se gastar e apostar, como nos souberam testemunhar as gerações passadas.

Senhor Presidente, amigos todos! Começo aqui a minha peregrinação por esta terra, pedindo a Deus que continue a acompanhar, abençoar e fazer prosperar a obra das vossas mãos em prol desta nação.

[01438-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Panie Prezydencie,
Członkowie rządu i władz,
Członkowie korpusu dyplomatycznego i społeczeństwa obywatelskiego,
Drodzy Przyjaciele!

Dziękuję Panu, Panie Prezydencie za uprzejme słowa powitania, a także za zaproszenie skierowane do mnie podczas spotkania w Watykanie. Cieszę się, że po raz pierwszy udało mi się przybyć na Łotwę i do tego miasta, które podobnie, jak cała wasza ojczyzna zostało naznaczone trudnymi doświadczeniami społecznymi, politycznymi, gospodarczymi, a nawet duchowymi - z powodu podziałów i konfliktów z przeszłości - ale które dziś stało się jednym z głównych ośrodków kulturalnych, politycznych i portowych regionu. Wasi przedstawiciele w dziedzinie kultury i sztuki, a zwłaszcza świata muzycznego, są dobrze znani za granicą. Dziś również ja mogłem doświadczyć tego na lotnisku. Dlatego sądzę, że można do was słusznie zastosować słowa Psalmisty: „Zmieniłeś skargę moją w taniec” (Ps 30, 12). Łotwa, ziemia „dainy” [forma pieśni], potrafiła zmienić swoją skargę i cierpienie w śpiew i taniec, i dążyła do przekształcenia się w miejsce dialogu i spotkania, pokojowego współistnienia, które stara się patrzeć w przyszłość.

Świętujecie stulecie waszej niepodległości, ważnego momentu dla życia całego społeczeństwa. Bardzo dobrze znacie cenę tej wolności, którą musieliście zdobyć i odzyskać. Wolności, która stała się możliwa dzięki stanowiącym was korzeniom. Zenta Mauriņa, która zainspirowała wielu z was, lubiła mawiać: „Moje korzenie są w niebie”. Bez tej zdolności patrzenia w górę, odwołania się do wznioślejszych horyzontów, które przypominają nam o „transcendentnej godności”, będącej integralną częścią każdej istoty ludzkiej (por. Przemówienie do Parlamentu Europejskiego, 25 listopada 2014 roku), odbudowa waszego narodu nie byłaby możliwa. Taka zdolność duchowa, aby patrzeć poza to, co dostrzegalne, a która staje się konkretna w małych codziennych gestach solidarności, współczucia i pomocy wzajemnej, wspierała was i dała wam z kolei kreatywność, niezbędną dla zrodzenia nowych dynamik społecznych w obliczu wszelkich usiłowań redukcjonistycznych i wykluczających, które zawsze zagrażają strukturze społecznej.

Z radością dowiaduję się, że w sercu korzeni stanowiących tę ziemię znajduje się Kościół katolicki w dziele pełnej współpracy z innymi Kościołami chrześcijańskimi, co jest oznaką tego, jak możliwe jest rozwijanie komunii, pomimo istniejących różnic. Dzieje się tak, kiedy ludzie mają odwagę, aby wyjść poza konfliktową powierzchowność i spojrzeć na siebie w swojej najgłębszej godności. Możemy w ten sposób stwierdzić, że za każdym razem, kiedy jako osoby i wspólnoty uczymy się dążyć do tego, co nas przewyższa i przekracza nasze interesy partykularne, wzajemne zrozumienie i zaangażowanie przekształcają się w solidarność. Rozumiana w swoim najgłębszym znaczeniu i jako wyzwanie, staje się ona sposobem tworzenia historii w środowisku, gdzie konflikty, napięcia i różnice mogą tworzyć wieloraką jedność rodzącą nowe życie (por. Adhort. ap. Evangelii gaudium, 228). Ewangelia, podobnie jak karmiła życie waszego ludu, tak też i dzisiaj może nadal otwierać drogi do stawienia czoła aktualnym wyzwaniom, doceniając różnice, a przede wszystkim promując jedność między wszystkimi.

Obchody stulecia przypominają, że ważne jest stawianie na wolność i niezależność Łotwy, które z pewnością są darem, ale są także zadaniem angażującym wszystkich. Praca na rzecz wolności oznacza angażowanie się w rozwój integralny i integrujący ludzi i wspólnoty. Jeśli dzisiaj możemy świętować, to dzięki wielu, którzy otworzyli drogi, drzwi, przyszłość i pozostawili w spadku tę samą odpowiedzialność: otwierać przyszłość, dążąc do tego, aby wszystko służyło życiu, rodziło życie. I w związku z tym, pod koniec tego spotkania udamy się pod Pomnik Wolności, gdzie będą dzieci, młodzież i rodziny. Przypominają nam oni, że „macierzyństwo” Łotwy – jak sugeruje motto tej podróży - znajduje odzwierciedlenie w zdolności do promowania strategii, które byłyby naprawdę skuteczne i ukierunkowane na konkretne oblicza tych rodzin, tych osób starszych, dzieci i młodzieży, bardziej niż na prymat ekonomii nad życiem. „Macierzyństwo” Łotwy przejawia się również w zdolności do tworzenia możliwości zatrudnienia tak, żeby nikt nie musiał się wykorzeniać, by zbudować swoją przyszłość. Wskaźnik rozwoju społecznego mierzy się również zdolnością do wzrostu i rozmnażania się. Rozwój wspólnot nie dokonuje się, ani się nie mierzy wyłącznie potencjałem posiadanych dóbr i zasobów, ale także pragnieniem rodzenia życia i tworzenia przyszłości. Jest to możliwe tylko w takim stopniu, w jakim istnieje zakorzenienie w przeszłości, kreatywność w teraźniejszości oraz zaufanie i nadzieja w przyszłość. Miarą tego jest zdolność do poświęcenia się, o czym poprzednie pokolenia potrafiły dać nam świadectwo.

Panie prezydencie, wszyscy przyjaciele, rozpoczynam tutaj moją pielgrzymkę po tej ziemi, prosząc Boga, aby nadal towarzyszył, błogosławił i czynił pomyślną pracę waszych rąk dla tego narodu.

[01438-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione di lavoro in lingua lettone

Prezidenta kungs,
Valdības pārstāvji un augstākās amatpersonas,
Diplomātiskā korpusa un sabiedrības pārstāvji,
dārgie draugi!

Pateicos Jums, Prezidenta kungs, par Jūsu laipno sagaidīšanas uzrunu, kā arī par uzaicinājumu ierasties vizītē, ko Jūs izteicāt mūsu tikšanās laikā Vatikānā. Ir patiess prieks, ka varu būt pirmo reizi Latvijā un šajā pilsētā, kura, tāpat kā visa Jūsu valsts, ir piedzīvojusi spēcīgus sociālos, politiskos, ekonomiskos un garīgos pārbaudījumus, kas saistīti ar atdalīšanos un konfliktiem pagātnē, bet šodien tā ir kļuvusi par vienu no galvenajiem kultūras, politikas un ostu centriem šajā reģionā. Jūsu kultūras un mākslas pārstāvji, un jo īpaši – no mūzikas pasaules, ir guvuši lielu ievērību ārvalstīs. Arī šodien man bija iespēja to novērtēt, manas ierašanās laikā lidostā. Tādēļ domāju, ka uz jums var ļoti labi attiecināt Psalmu autora teiktos vārdus: «Manas žēlabas Tu esi pārvērtis līksmē” (Ps 30:12). Latvija, “dainu” zeme, ir pratusi savas vaimanas un savas sāpes pārvērst par dziesmu un deju, un tā ir spējusi pārtapt par dialoga, satikšanās un mierpilnas sadzīvošanas vietu, ar aicinājumu raudzīties nākotnē.

Jūs svinat savas neatkarības simtgadi, kas ir nozīmīgs notikums visai sabiedrībai kopumā. Jūs ļoti labi apzināties savas iegūtās un atgūtās brīvības cenu. Tā ir brīvība, kas kļuva iespējama, pateicoties saknēm, uz kurām jūs esat balstīti, kā mēdza pieminēt Zenta Mauriņa, kas daudziem no jums ir sniegusi iedvesmu: «Manas saknes ir debesīs». Bez spējas skatīties augšup, bez aicinājuma pēc augstākiem horizontiem, kas mums atgādina par “visaugstāko cieņu”, kas ir katra cilvēka neatņemama daļa (skatīt Uzrunu Eiropas Parlamentā, 2014.gada 25. novembrī), nebūtu iespējama jūsu nācijas atjaunošana. Garīgā spēja saredzēt tālāk, kas konkrēti izpaužas ikdienišķos, mazos solidaritātes, līdzjūtības un savstarpējas palīdzības apliecinājumos, ir bijusi jums par balstu un ir devusi nepieciešamo radošumu, lai radītu jaunu sociālo dinamiku, saskaroties ar visiem reducēšanas un izslēgšanas mēģinājumiem, kas arvien vairāk apdraud sabiedrību.

Esmu priecīgs, jo zinu, ka šīs zemes saknēs ir katoļu Baznīca, kas cieši sadarbojas ar citām kristīgajām Baznīcām, kas ir apliecinājums tam, ka ir iespējams attīstīt kopību savā daudzveidībā. Šī realitāte kļūst iespējama tad, kad cilvēkiem ir drosme pacelties pāri konfliktu virsmai un ieskatīties visdziļākajā cieņā. Tādējādi mēs varam apgalvot, ka ikreiz, kad mēs kā cilvēki un kā sabiedrība iemācāmies raudzīties augstāk par mums pašiem un par mūsu pašu interesēm, savstarpējā sapratne un apņēmīga iesaistīšanās pārtop par solidaritāti; un tā savā dziļākajā būtībā un tajā ietvertajā izaicinājumā kļūst par vēstures veidošanas pamatu vidē, kur konflikti, spriedze un tie, kas pagātnē būtu bijuši uzskatāmi par pretiniekiem, var sasniegt daudzpusīgu vienotību, kas rada jaunu dzīvi (sk. Apustulisko pamudinājumu Evangelii gaudium (Evaņģēlija prieks), 228). Tieši tāpat kā tas ir bagātinājis jūsu tautas dzīvi, arī šodien Evaņģēlijs var turpināt pavērt ceļus, lai pārvarētu šī brīža izaicinājumus, lai novērtētu atšķirīgo un, galvenais, lai veicinātu kopību – vienotību starp visiem.

Simtgades svinības atgādina, ka ir svarīgi turpināt koncentrēties uz Latvijas brīvību un neatkarību, kas noteikti ir dāvana, bet kas vienlaikus ir arī uzdevums, kas iesaista visus. Strādāt brīvības labā nozīmē iesaistīties cilvēku un sabiedrības pilnīgā un visaptverošā attīstībā. Ja šodien var svinēt svētkus, tad tas ir pateicoties tiem daudzajiem cilvēkiem, kas ir atvēruši ceļu, durvis, nākotni, un kas jums mantojumā ir atstājuši tādu pašu atbildību: atvērt nākotni, koncentrējoties uz mērķi, lai viss kalpotu dzīvei un radītu dzīvību. Ar šādu skatījumu, noslēdzoties mūsu tikšanās, mēs dosimies pie Brīvības pieminekļa, kur būs bērni, jaunieši un ģimenes. Viņi mums atgādina, lai Latvijas “Mātes” sūtība – šāda analoģija sasaucas ar šīs vizītes moto, atbalsotos spējā īstenot stratēģijas, kas būtu patiesi iedarbīgas un mērķtiecīgas šo konkrēto ģimeņu, sirmgalvju, bērnu un jauniešu labā, ne tik daudz ekonomikas pārsvaram pār dzīvi. Latvijas sūtība būt par “Māti” izpaužas arī spējā radīt darba iespējas, lai nevienam nebūtu jāatraujas no savām saknēm, veidojot savu nākotni. Cilvēces attīstības rādītājs ir arī tās spēja augt un vairoties. Sabiedrības attīstību nevar sasniegt un izmērīt tikai un vienīgi pēc tai piederošiem īpašumiem un resursiem, bet arī pēc vēlmes radīt dzīvību un radīt nākotni. Tas kļūst iespējams tikai tik lielā mērā, cik stipras ir saknes pagātnē, cik daudz ir radošuma tagadnē, un cik daudz ir ticības un cerības nākotnē. To mēra pēc spējas veltīt savu ieguldījumu un mērķtiecīgi strādāt, kā to ir parādījušas iepriekšējās paaudzes.

Prezidenta kungs, dārgie draugi, no šejienes sākas mans svētceļojums šajā zemē, lūdzot no Dieva, lai Viņš turpina pavadīt, svētīt un darīt auglīgu jūsu roku darbu šīs nācijas labā.

[01438-AA.01] [Testo originale: Italiano - Traduzione di lavoro]

[B0683-XX.02]