Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Traduzione in lingua araba
Traduzione di lavoro in lingua lituana
Nel pomeriggio, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è recato in visita al Santuario Mater Misericordiae a Vilnius. Al Suo arrivo alle ore 16.15 è stato accolto dal Metropolita Ortodosso e dal Parroco della chiesa cattolica di Santa Teresa.
Lungo la strada che porta alla cappellina del Santuario e alla Porta dell'Aurora (Gate of Dawn) erano presenti molti fedeli tra i quali alcune centinaia di bambini orfani e di famiglie affidatarie e un gruppo di malati.
All’interno della Cappella si trovavano la Presidente della Repubblica, l’Ambasciatore presso la Santa Sede e i membri del Seguito Papale.
Dopo il canto d’ingresso, il Papa ha pronunciato il suo discorso dal balcone della vetrata centrale della cappellina della Mater Misericordiae e ha guidato la recita del terzo mistero gioioso del Santo Rosario, quindi i bambini e le famiglie hanno pregato una decina del Rosario in lituano. Al termine il Papa si è trasferito in auto alla Cattedrale di Vilnius per l’Incontro con i giovani.
Pubblichiamo di seguito il discorso che Papa Francesco ha pronunciato nel corso della recita del Rosario:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle!
Siamo di fronte alla “Porta dell’Aurora”, quello che rimane delle mura di questa città che servivano per difendersi da qualsiasi pericolo e provocazione, e che nel 1799 l’esercito invasore distrusse totalmente, lasciando solo questa porta: già allora era lì collocata l’immagine della “Vergine della Misericordia”, la Santa Madre di Dio che è sempre disposta a soccorrerci, a venire in nostro aiuto.
Già da quei giorni, ella voleva insegnarci che si può proteggere senza attaccare, che è possibile essere prudenti senza il malsano bisogno di diffidare di tutti. Questa Madre, senza il Bambino, tutta dorata, è la Madre di tutti; in ognuno di quanti vengono fin qui, lei vede ciò che tante volte nemmeno noi stessi riusciamo a percepire: il volto di suo Figlio Gesù impresso nel nostro cuore.
E dal momento che l’immagine di Gesù è posta come un sigillo in ogni cuore umano, ogni uomo e ogni donna ci offrono la possibilità di incontrarci con Dio. Quando ci chiudiamo in noi stessi per paura degli altri, quando costruiamo muri e barricate, finiamo per privarci della Buona Notizia di Gesù che conduce la storia e la vita degli altri. Abbiamo costruito troppe fortezze nel nostro passato, ma oggi sentiamo il bisogno di guardarci in faccia e riconoscerci come fratelli, di camminare insieme scoprendo e sperimentando con gioia e pace il valore della fraternità (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 87). Ogni giorno in questo luogo visita la Madre della Misericordia una moltitudine di persone provenienti da tanti Paesi: lituani, polacchi, bielorussi e russi; cattolici e ortodossi. Oggi lo rende possibile la facilità delle comunicazioni, la libertà di circolazione tra i nostri Paesi. Come sarebbe bello se a questa facilità di muoversi da un posto all’altro si aggiungesse anche la facilità di stabilire punti d’incontro e solidarietà fra tutti, di far circolare i doni che gratuitamente abbiamo ricevuto, di uscire da noi stessi e donarci agli altri, accogliendo a nostra volta la presenza e la diversità degli altri come un dono e una ricchezza nella nostra vita.
A volte sembra che aprirci al mondo ci proietti in spazi di competizione, dove “l’uomo è lupo per l’uomo” e dove c’è posto solo per il conflitto che ci divide, per le tensioni che ci consumano, per l’odio e l’inimicizia che non ci portano da nessuna parte (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 71-72).
La Madre della Misericordia, come ogni buona madre, tenta di riunire la famiglia e ci dice all’orecchio: “cerca tuo fratello”. Così ci apre la porta a un’alba nuova, a una nuova aurora. Ci porta fino alla soglia, come alla porta del ricco Epulone del Vangelo (cfr Lc 16,19-31). Oggi ci aspettano bambini e famiglie con le piaghe sanguinanti; non sono quelle di Lazzaro nella parabola, sono quelle di Gesù; sono reali, concrete e, dal loro dolore e dalla loro oscurità, gridano perché noi portiamo ad esse la luce risanatrice della carità. Perché è la carità la chiave che ci apre la porta del cielo.
Cari fratelli e sorelle! Che, attraversando questa soglia, possiamo sperimentare la forza che purifica il nostro modo di rapportarci agli altri e la Madre ci conceda di guardare i loro limiti e difetti con misericordia e umiltà, senza crederci superiori a nessuno (cfr Fil 2,3). Che, nel contemplare i misteri del Rosario, le chiediamo di essere una comunità che sa annunciare Gesù Cristo, nostra speranza, al fine di costruire una Patria capace di accogliere tutti, di ricevere dalla Vergine Madre i doni del dialogo e della pazienza, della vicinanza e dell’accoglienza che ama, perdona e non condanna (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 165); una Patria che sceglie di costruire ponti e non muri, che preferisce la misericordia e non il giudizio. Che Maria sia sempre la Porta dell’Aurora per tutta questa terra benedetta!
Lasciandoci guidare da lei, preghiamo ora una decina del Rosario, contemplando il terzo mistero della gioia.
[01431-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Chers frères et sœurs!
Nous sommes devant la “Porte de l’Aurore”, ce qui reste des murs de cette ville qui défendaient de n’importe quel péril et provocation, et que l’armée des envahisseurs, en 1799, a détruits totalement, laissant seulement cette porte: alors, était déjà placée là l’image de la “Vierge de la Miséricorde”, la Sainte Mère de Dieu qui est toujours disposée à nous secourir, à venir à notre aide.
En ces jours-là déjà, elle voulait nous enseigner que l’on peut protéger sans attaquer, qu’il est possible d’être prudents sans avoir le besoin malsain de se méfier de tout le monde. Cette Mère, sans l’Enfant, entièrement dorée, est la Mère de tous; en chacun de ceux qui viennent jusqu’ici, elle voit ce que tant de fois pas même nous, nous n’arrivons à percevoir: le visage de son Fils Jésus imprimé dans notre cœur.
Et du moment que l’image de Jésus est posée comme un sceau en chaque cœur humain, chaque homme et chaque femme nous offre la possibilité de rencontrer Dieu. Lorsque nous nous fermons en nous-mêmes par peur des autres, lorsque nous construisons des murs et des barricades, nous finissons par nous priver de la Bonne Nouvelle de Jésus qui conduit l’histoire et la vie des autres. Nous avons construit trop de forteresses dans notre passé, mais aujourd’hui, nous sentons le besoin de nous regarder en face et de nous reconnaître comme frères, de marcher ensemble en découvrant et en expérimentant avec joie et paix la valeur de la fraternité (cf. Exhort.ap. Evangelii gaudium, n. 87). Chaque jour en ce lieu, une multitude de personnes provenant de nombreux pays viennent visiter la Mère de la Miséricorde: lithuaniens, polonais, biélorusses et russes; catholiques et orthodoxes. Aujourd’hui, la facilité des communications, la liberté de circulation entre nos pays rendent cela possible. Comme il serait beau si à cette facilité de se déplacer d’un lieu à un autre on ajoutait aussi la facilité d’établir des lieux de rencontre et de solidarité entre tous, de faire circuler les dons que gratuitement nous avons reçus, de sortir de nous-mêmes et de nous donner aux autres, en accueillant à notre tour la présence et la diversité des autres comme un don et une richesse dans notre vie.
Parfois, il semble que nous ouvrir au monde nous projette dans des espaces de compétition, où “l’homme est un loup pour l’homme” et où il y a place seulement pour le conflit qui nous divise, pour les tensions qui nous minent, pour la haine et l’inimitié qui nous conduisent nulle part (cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium n. 71-72).
La Mère de la Miséricorde, comme toute bonne mère, tente de réunir la famille et nous dit à l’oreille: “cherche ton frère”. Ainsi elle nous ouvre la porte à une aube nouvelle, à une nouvelle aurore. Elle nous porte jusqu’au seuil, comme à la porte du riche Epulone de l’Evangile (cf. Lc 16, 19-31). Aujourd’hui, des enfants et des familles aux plaies sanguinolentes nous attendent. Ce ne sont pas celles de Lazare dans la parabole, ce sont celles de Jésus; elles sont réelles, concrètes et, de leur souffrance et de leur obscurité elles crient afin que nous leur portions la lumière salutaire de la charité qui guérit. Parce que la charité est la clé qui nous ouvre la porte du ciel.
Chers frères et sœurs! En franchissant ce seuil, puissions-nous faire l’expérience de la force qui purifie notre manière d’être en relation avec les autres et que la Mère nous accorde de regarder leurs limites et leurs défauts avec miséricorde et humilité, sans nous croire supérieurs à personne (cf. Ph 2, 3). En contemplant les mystères du Rosaire, demandons-lui d’être une communauté qui sache annoncer Jésus Christ, notre espérance, dans le but de construire une patrie capable d’accueillir chacun, de recevoir de la Vierge Mère les dons du dialogue et de la patience, de la proximité et de l’accueil qui aime, pardonne et ne condamne pas (cf. Exhort.ap. Evangelii gaudium n. 165); une patrie qui choisisse de construire des ponts et non des murs, qui préfère la miséricorde et non le jugement. Que Marie soit toujours la Porte de l’Aurore pour toute cette terre bénie!
Nous laissant guider par elle, prions maintenant une dizaine du Rosaire, contemplant le troisième mystère de la joie.
[01431-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
We are standing before the Gate of Dawn, the only remnant of the defensive walls of this city, which served to defend it from all danger and threat. In 1799, the invading forces razed that wall, leaving only this gate. Even then, it sheltered the image of the Virgin Mary “Mother of Mercy”, the holy Mother of God who is always ready to help us, to come to our aid.
From that time forward, Mary has sought to teach us that we can defend without attacking, that we can keep safe without the unhealthy need to distrust others. This Mother without Child, radiant with gold, is the Mother of everyone. She sees in every person who comes here what we ourselves fail so often to see: the face of her Son Jesus impressed on our heart.
Because the image of Jesus is impressed on every human heart, every man and every woman make it possible for us to encounter God. When we close our hearts for fear of others, when we build walls and barricades, we end up depriving ourselves of the Good News of Jesus, who shares in the history and the lives of others. In the past, we built all too many fortresses, but today we feel the need to look one another in the face and acknowledge one another as brothers and sisters, to walk side by side, and to discover and experience with joy and peace the value of fraternity (cf. Evangelii Gaudium, 87).
Here each day crowds of people from numerous countries come to visit the Mother of Mercy: Lithuanians, Poles, Belarusians and Russians; Catholics and Orthodox. Today this is possible, thanks to ready communications and the freedom of circulation between our countries. How good it would be if this ease in moving from one place to another could be accompanied by ease in establishing points of encounter and solidarity, so that we can share generously the gifts we have freely received. So that we can go out and give ourselves to one another, receiving in turn the presence and the diversity of others as a gift and a source of enrichment in our lives.
At times it might seem that openness to the world draws us into the ring of competition, where, “man is a wolf to man”, and there is room only for conflict that divides us, tensions that exhaust us, hatred and enmity that get us nowhere (cf. Gaudete et Exsultate, 71-72).
The Mother of Mercy, like every good mother, tries to bring her family together. She whispers in our ear: “Look for your brother, look for your sister”. In this way, she opens to us the door to a new dawn, a new day. She brings us to its very doorstep, like that of the rich man in the Gospel (cf. Lk 16:19-31), where today children and families with bleeding wounds await us. Their wounds are not the wounds of Lazarus in the parable; they are the wounds of Jesus, and they are altogether real. In their pain and darkness, they cry out for us to bring to them the healing light of charity. For charity is the key that opens to us the door of heaven.
Dear brothers and sisters, in crossing this doorstep, may we experience the power that purifies our way of dealing with our neighbours. May Mary our Mother grant that we may regard their limits and faults with mercy and humility, thinking ourselves superior to no one (cf. Phil 2:3). As we contemplate the mysteries of the Rosary, let us ask Mary that we may be a community capable of proclaiming Jesus Christ our hope. And that, in this way, we can build a country capable of accepting everyone, of receiving from the Virgin Mother the gifts of dialogue and patience, of closeness and welcome, a country that loves, pardons and does not condemn (cf. Evangelii Gaudium, 165). May we be a country that chooses to build bridges not walls, that prefers mercy not judgment.
May Mary always be the Gate of Dawn for this whole blessed land.
Allowing ourselves to guided by Mary, let us now pray a decade of the Rosary, contemplating the third joyful mystery.
[01431-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern,
wir stehen vor dem „Tor der Morgenröte“, einem Rest der Befestigungsmauer dieser Stadt, die zur Abwehr jeglicher Gefahr und Aggression diente. Sie wurde 1799 vom Heer der Invasoren völlig zerstört, wobei nur dieses Tor übrigblieb. Schon damals war hier das Bild der „Mutter der Barmherzigkeit“ angebracht, der heiligen Mutter Gottes, die immer bereit ist, uns zu Hilfe zu eilen und uns beizustehen.
Seither möchte sie uns beibringen, dass wir uns schützen können, ohne anzugreifen, dass es möglich ist, wachsam zu sein, ohne dass man dazu krankhaft misstrauisch sein muss. Diese Mutter, dargestellt ohne Kind, ganz aus Gold, ist die Mutter aller; in einem jedem, der hierherkommt, sieht sie das, was wir selbst so oft nicht wahrnehmen: das Gesicht ihres Sohnes Jesus, das in unsere Herzen eingeprägt ist.
Und da das Bild Jesu wie ein Siegel in jedes menschliche Herz gesetzt ist, gibt uns jeder Mann und jede Frau die Möglichkeit, Gott zu begegnen. Wenn wir uns aus Angst vor anderen in uns selbst einschließen, wenn wir Mauern und Barrikaden errichten, berauben wir uns letztlich der Guten Nachricht Jesu, welche die Geschichte und das Leben der Mitmenschen kennzeichnet. Wir haben in unserer Vergangenheit zu viele Festungen gebaut, heute aber spüren wir die Notwendigkeit, einander in die Augen zu sehen und uns als Brüder und Schwestern anzuerkennen, geeint unterwegs zu sein und mit Freude und in Frieden den Wert der Brüderlichkeit zu entdecken und zu erfahren (vgl. Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 87). Jeden Tag besuchen an diesem Ort zahlreiche Menschen aus vielen Ländern die Mutter der Barmherzigkeit: Litauer, Polen, Weißrussen und Russen; Katholiken und Orthodoxe. Heute macht dies die leichtere Kommunikation und die Bewegungsfreiheit zwischen unseren Ländern möglich. Wie schön wäre es, wenn mit dieser Freizügigkeit, sich von einem Ort zum anderen zu bewegen, auch die Möglichkeit verbunden wäre, Orte gegenseitiger Begegnung und Solidarität zu schaffen, damit wir die Gaben, die wir umsonst empfangen haben, weitergeben können; damit wir aus uns selbst herausgehen und uns anderen hingeben können, indem wir unsererseits auch die Gegenwart und Vielfalt der anderen als Geschenk und Reichtum für unser Leben anzunehmen vermögen.
Manchmal scheint es, dass uns die Öffnung gegenüber der Welt in Konkurrenzsituationen bringt, wo „der Mensch dem Menschen ein Wolf“ ist und nur Platz ist für den Konflikt, der uns trennt, für die Spannungen, die uns erschöpfen, sowie für Hass und Feindschaft, die uns nirgendwo hinführen (vgl. Apostolisches Schreiben Gaudete et exsultate, 71-72).
Die Mutter der Barmherzigkeit sucht wie jede gute Mutter, die Familie wieder zu vereinen, und sie sagt uns ins Ohr: Suche deinen Bruder. So öffnet sie uns das Tor zu einer neuen Morgendämmerung, zu einer neuen Morgenröte. Sie führt uns zur Schwelle, gleichsam an die Tür des reichen Prassers im Evangelium (vgl. Lk 16,19-31). Heute erwarten uns dort Kinder und Familien mit blutenden Wunden; es sind nicht die Wunden des Lazarus aus dem Gleichnis, es sind die Wunden Jesu; sie sind real, konkret, und aus ihrem Schmerz und ihrer Dunkelheit schreien sie nach uns, damit wir ihnen das heilende Licht der Liebe bringen. Die Nächstenliebe nämlich ist der Schlüssel, der uns das Tor des Himmels öffnet.
Liebe Brüder und Schwestern, mögen wir beim Überschreiten dieser Schwelle die Kraft erfahren, die unser Verhältnis zu unseren Mitmenschen reinigt. Die Mutter befähige uns, die Grenzen und Fehler der anderen mit Barmherzigkeit und Demut zu sehen, ohne dass wir uns irgendjemandem überlegen fühlen (vgl. Phil 2,3). Lasst uns bei der Betrachtung der Rosenkranzgeheimnisse darum beten, dass wir eine Gemeinschaft sein dürfen, die in der Lage ist, Jesus Christus, unsere Hoffnung, zu verkünden, und so ein Land aufzubauen, das alle aufzunehmen weiß, und von der Muttergottes die Gaben des Dialogs und der Geduld, der Nähe und der Aufnahmebereitschaft zu empfangen, die liebt, vergibt und nicht verurteilt (vgl. Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 165); ein Land, das sich entscheidet, Brücken und nicht Mauern zu errichten; ein Land, das der Barmherzigkeit und nicht der Verurteilung den Vorzug gibt. Möge Maria für dieses ganze gesegnete Land immer das Tor der Morgenröte sein!
Lassen wir uns von ihr führen, und beten wir ein Gesätz des Rosenkranz, wo wir das dritte freudenreiche Geheimnis betrachten.
[01431-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas:
Estamos frente a la “Puerta de la Aurora”, lo que queda del muro protector de esta ciudad que servía para defenderse de cualquier peligro y provocación, y que en 1799 el ejército invasor destruyó en su totalidad, dejando solo esta puerta: ya entonces estaba allí la imagen de la “Virgen de la Misericordia”, la Santa Madre de Dios que siempre está dispuesta a socorrernos, a salir en nuestro auxilio.
Ya desde esos días, ella nos quería enseñar que se puede proteger sin atacar, que es posible cuidar sin la necesidad enfermiza de desconfiar de todos. Esta Madre, sin Niño, toda dorada, es la Madre de todos; ella ve en cada uno de los que vienen hasta aquí lo que tantas veces ni nosotros mismos alcanzamos a percibir: el rostro de su Hijo Jesús grabado en nuestro corazón.
Y porque la imagen de Jesucristo está puesta como un sello en todo corazón humano, todo hombre y toda mujer nos dan la posibilidad de encontrarnos con Dios. Cuando nos encerramos dentro de nosotros mismos por miedo a los demás, cuando construimos muros y barricadas, terminamos privándonos de la Buena Noticia de Jesús que conlleva la historia y la vida de los demás. Hemos construido demasiadas fortalezas en nuestro pasado, pero hoy sentimos la necesidad de mirarnos a la cara y reconocernos como hermanos, de caminar juntos descubriendo y experimentando con alegría y paz el valor de la fraternidad (cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium, 87). Cada día visitan a la Madre de la Misericordia en este lugar multitud de personas venidas de muchos países: lituanos, polacos, bielorrusos y rusos; católicos y ortodoxos. Hoy lo permite la fluidez de las comunicaciones, la libertad de circulación entre nuestros países. Qué bueno sería que a esta facilidad para movernos de un lugar a otro se le sumara también la facilidad para establecer puntos de encuentro y solidaridad entre todos, para hacer circular los dones que gratuitamente hemos recibido, para salir de nosotros mismos y darnos a los demás, acogiendo a su vez la presencia y la diversidad de los otros como un regalo y una riqueza en nuestras vidas.
A veces pareciera que abrirnos al mundo nos lanza a espacios de competencia, donde “el hombre es lobo para el hombre” y solo hay lugar para el conflicto que nos divide, las tensiones que nos agotan, el odio y la enemistad que no nos llevan a ninguna parte (cf. Exhort. ap. Gaudete et exsultate, 71-72).
La Madre de la Misericordia, como toda buena madre, busca reunir a la familia y nos dice al oído: “Busca a tu hermano”. Así nos abre la puerta a un nuevo amanecer, a una nueva aurora. Nos lleva hasta el umbral, como en la puerta del rico Epulón del Evangelio (cf. Lc 16,19-31). Hoy nos han esperado niños y familias con las llagas sangrando; no son las de Lázaro en la parábola, son las de Jesús; son reales, concretas y, desde su dolor y oscuridad, claman para que nosotros les acerquemos la sanadora luz de la caridad. Porque es la caridad la llave que nos abre la puerta del cielo.
Queridos hermanos y hermanas: Que al cruzar este umbral experimentemos la fuerza que purifica nuestro modo de abordar a los demás, y la Madre nos permita mirar sus limitaciones y defectos con misericordia y humildad, sin creernos superiores a nadie (cf. Flp 2,3). Que al contemplar los misterios del rosario le pidamos ser una comunidad que sabe anunciar a Cristo Jesús, nuestra esperanza, a fin de construir una patria que sabe acoger a todos, que recibe de la Virgen Madre los dones del diálogo y la paciencia, de la cercanía y la acogida que ama, perdona y no condena (cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium, 165); una patria que elige construir puentes y no muros, que prefiere la misericordia y no el juicio. Que María sea siempre la Puerta de la Aurora para toda esta bendita tierra.
Dejándonos guiar por ella, recemos ahora una decena del Rosario, contemplando el tercer misterio gozoso.
[01431-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
Amados irmãos e irmãs!
Encontramo-nos diante da «Porta da Aurora», ou seja, tudo o que resta das muralhas desta cidade que serviam para se defender de qualquer perigo e provocação, mas que o exército invasor, em 1799, destruiu completamente, deixando apenas esta porta: já então estava ali colocada a imagem da «Virgem da Misericórdia», a Santíssima Mãe de Deus que está sempre pronta a socorrer-nos, a vir em nosso auxílio.
Ela, já desde então, queria ensinar-nos que se pode proteger sem atacar, que é possível ser prudentes sem a necessidade doentia de desconfiar de todos. Esta Mãe sem o Menino, toda dourada, é a Mãe de todos; em cada um daqueles que aqui se deslocam, Ela vê o que muitas vezes nós próprios não conseguimos sequer notar: o rosto de seu Filho Jesus gravado no nosso coração.
E, dado que a imagem de Jesus está colocada como um selo em todo o coração humano, cada homem e cada mulher oferecem-nos a possibilidade de nos encontrarmos com Deus. Quando nos fechamos em nós próprios com medo dos outros, quando construímos muros e barricadas, acabamos por nos privar da Boa Nova de Jesus, que conduz a história e a vida dos outros. Construímos demasiadas fortalezas no nosso passado, mas hoje sentimos a necessidade de nos olharmos de frente reconhecendo-nos como irmãos, de caminhar juntos descobrindo e experimentando, jubilosa e pacificamente, o valor da fraternidade (cf. Exort. ap. Evangelii gaudium, 87). Todos os dias vem aqui visitar a Mãe da Misericórdia uma multidão de pessoas provenientes de muitos países: lituanos, polacos, bielorrussos e russos; católicos e ortodoxos. Hoje isto tornou-se possível pela facilidade das comunicações, a liberdade de circulação entre os nossos países. Como seria bom se, à facilidade de se deslocar dum lugar para outro, se juntasse também a facilidade de estabelecer pontes de encontro e solidariedade entre todos, de fazer circular os dons que gratuitamente recebemos, de sair de nós mesmos para nos darmos aos outros, aceitando por nossa vez a presença e a diferença dos outros como um dom e uma riqueza na nossa vida.
Às vezes parece que o facto de nos abrimos ao mundo nos lance para espaços de competição, onde «o homem é lobo para o homem» e onde há lugar só para o conflito que nos divide, para as tensões que nos consomem, para o ódio e a inimizade que não levam a parte nenhuma (cf. Exort. ap. Gaudete et exsultate, 71-72).
Como toda a boa mãe, a Mãe da Misericórdia procura reunir a família e segreda-nos ao ouvido: «Procura o teu irmão». Deste modo, abre-nos a porta para uma alvorada nova, uma nova aurora. Leva-nos até ao limiar da porta, aquela porta do homem rico do Evangelho (cf. Lc 16, 19-31). Hoje aguardam por nós crianças e famílias com as chagas a sangrar; não são as de Lázaro na parábola, mas as de Jesus. São reais, concretas; e, a partir do seu sofrimento e escuridão, gritam por nós para que lhes levemos a luz sanadora da caridade. Porque a caridade é a chave que nos abre a porta do Céu.
Amados irmãos e irmãs, ao cruzar este limiar, possamos experimentar a força que purifica o nosso modo de nos relacionar com os outros, e que a Mãe nos conceda olhar para os seus limites e defeitos com misericórdia e humildade, sem nos julgarmos superiores a ninguém (cf. Flp 2, 3). Ao contemplar os mistérios do Rosário, peçamos-Lhe para ser uma comunidade que saiba anunciar Jesus Cristo, nossa esperança, a fim de construir um pátria capaz de acolher a todos, de receber da Virgem Mãe os dons do diálogo e da paciência, da proximidade e do acolhimento que ama, perdoa e não condena (cf. Exort. ap. Evangelii gaudium, 165); peçamos-Lhe para ser uma pátria que escolha construir pontes e não muros, que prefere a misericórdia e não o juízo. Que Maria seja sempre a Porta da Aurora para toda esta abençoada terra!
Deixando-nos guiar por Ela, rezemos agora uma dezena do terço, contemplando o terceiro mistério gozoso.
[01431-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Drodzy Bracia i Siostry,
Jesteśmy przed „Ostrą Bramą”, będącą jedyną pozostałością po murach obronnych tego miasta, służących, by strzec przed wszelkim niebezpieczeństwem i prowokacją, a które w 1799 roku okupujące wojska zniszczyły w całości, pozostawiając tylko tę bramę. Już wówczas był w niej umieszczony obraz „Dziewicy Miłosierdzia”, Świętej Matki Boga, która zawsze jest gotowa nas ratować, przyjść nam z pomocą.
Już od tamtych czasów chciała nas nauczyć, że można bronić nie atakując, że można być roztropnym, bez niezdrowej nieufności wobec wszystkich. Ta Matka, bez Dzieciątka, cała ze złota, jest Matką wszystkich. W każdym z tych, którzy tu przychodzą, widzi to, czego my sami wielokrotnie nie potrafimy dostrzec: oblicze Jej Syna Jezusa, wyryte w naszych sercach.
A ponieważ obraz Jezusa Chrystusa jest odciśnięty w każdym ludzkim sercu, każdy mężczyzna i każda kobieta daje nam sposobność spotkania się z Bogiem. Kiedy zamykamy się w obawie przed innymi, gdy budujemy mury i barykady, odcinamy się ostatecznie od Dobrej Nowiny Jezusa, który prowadzi dzieje i życie innych. W naszej przeszłości wybudowaliśmy nazbyt wiele twierdz, ale dzisiaj odczuwamy potrzebę, by spojrzeć sobie w twarz i rozpoznać siebie jako bracia, aby iść razem, odkrywając i doświadczając z radością i pokojem wartość braterstwa (por. Adhort. ap. Evangelii gaudium, 87). Każdego dnia rzesze ludzi odwiedzają to miejsce, przychodząc do Matki Miłosierdzia. Pochodzą z wielu krajów: Litwini, Polacy, Białorusini i Rosjanie, katolicy i prawosławni. Dzisiaj pozwala na to łatwość komunikacji, swoboda przemieszczania się między naszymi krajami. Jakże wspaniale by było, gdyby do tej łatwości przemieszczania się z jednego miejsca w drugie, dołączyła także łatwość w tworzeniu punktów spotkania i solidarności między wszystkimi, by upowszechnić dary, jakie darmo otrzymaliśmy, żeby wydostać się z własnych ograniczeń i dawać siebie innym, przyjmując z kolei obecność i różnorodność innych jako dar i bogactwo w naszym życiu.
Czasami wydaje się, że otwarcie się na świat oznacza konieczne wejście w sytuacje rywalizacji, gdzie „człowiek staje się dla człowieka wilkiem” i gdzie jest miejsce jedynie dla konfliktu, który nas dzieli, dla napięć, które wyczerpują, dla nienawiści i wrogości, które nas prowadzą donikąd (zob. Adhort. ap. Gaudete et exsultate, 71-72).
Matka Miłosierdzia, jak każda dobra matka stara się zjednoczyć rodzinę i podpowiada: „szukaj swego brata”. W ten sposób otwiera drzwi do nowego świtu, do nowej jutrzenki. Prowadzi nas do progu, jakby do drzwi bogacza z Ewangelii (por. Łk 16, 19-31). Dzisiaj czekają na nas dzieci i rodziny z krwawiącymi ranami; nie są to rany Łazarza z przypowieści, ale rany Jezusa; są rzeczywiste, konkretne, a ze swego bólu i mroku wołają, abyśmy przybliżyli do nich jaśniejące światło miłosierdzia. To bowiem miłosierdzie jest kluczem otwierającym nam bramy nieba.
Drodzy Bracia i Siostry, obyśmy przekraczając ten próg mogli doświadczyć siły, która oczyszcza nasz sposób odnoszenia się do innych, a Matka niech pozwoli nam spojrzeć na ich ograniczenia i wady z miłosierdziem i pokorą, nie uważając siebie za doskonalszych od kogokolwiek (por. Flp 2, 3). Rozważając tajemnice różańca, prośmy, abyśmy byli wspólnotą, która potrafi głosić Jezusa Chrystusa, naszą nadzieję, aby budować ojczyznę umiejącą przyjąć każdego; abyśmy otrzymali od Matki Dziewicy dary dialogu i cierpliwości, bliskości i akceptacji, która miłuje, przebacza i nie potępia (por. Adhort. ap. Evangelii gaudium, 165), ojczyzny, która postanawia budować mosty a nie mury, która woli miłosierdzie zamiast osądu. Niech Maryja zawsze będzie Bramą Jutrzenki dla całej tej błogosławionej ziemi.
Pozwalając, by nas prowadziła, odmówmy teraz dziesiątek różańca, kontemplując trzecią tajemnicę radosną.
[01431-PL.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua araba
أيها الإخوة والأخوات الأعزاء،
إننا أمام "باب الفجر"، الباب الذي تبقّى من الجدار الواقي لهذه المدينة الذي كان يحميها من أيّ خطر أو هجوم، والذي هدمه بالكامل الجيش الغازي سنة 1799 تاركًا منه هذا الباب وحسب: وكانت قد وضعت عليه منذ ذاك الزمن صورة "عذراء الرحمة"، أمّ الله القدّيسة التي هي مستعدّة دومًا لإعانتنا، ولمساعدتنا.
ومنذ ذاك الوقت كانت ترغب بأن تعلّمنا أنه بإمكاننا أن نحميَ أنفسنا دون أن نهاجم، وأنه بإمكاننا أن نتزيّن بالفطنة دون الحاجة الخاطئة إلى الحذر من الجميع. هذه السيّدة، دون طفلها، كلّها مذهّبة، هي أمّ الجميع؛ وهي ترى في كلّ شخص يأتي إلى هنا ما لا نقدر نحن أنفسنا أن نراه غالبًا: وجه ابنها يسوع المحفور في قلوبنا.
وبما أن صورة يسوع المسيح مختومة في كلّ قلب بشري، إن كلّ امرأة وكلّ رجل يقدّم لنا الفرصة لأن نلتقي بالربّ. وعندما ننغلق في أنفسنا خوفًا من الآخرين، وعندما نبني الجدران والحواجز، ينتهي بنا الأمر إلى حرمان أنفسنا من بشارة الربّ يسوع الذي يقود تاريخ الآخرين وحياتهم. لقد بنينا الكثير من الأحصان في الماضي، لكنّنا اليوم نشعر بالحاجة لأن ننظر لبعضنا البعض وجهًا لوجه ولأن نعترف بالأخوّة التي تجمعنا، وأن نسير متّحدين، فنكتشف ونختبر بفرحٍ وسلام قيمة الأخوّة (را. الإرشاد الرسولي فرح الإنجيل، عدد 87). إن العديد من الناس يزورون يوميًّا أمَّ الرحمة في هذا المكان، قادمين من شتّى البلدان: ليتوانيون، بولونيون، بيلاروسيون وروس، كاثوليك وأرثوذكس. وما يَسمح به إنما هي سهولة التواصل وحرّية الحركة بين بلداننا. وكم يكون جميلًا إذا أضفنا إلى سهولة الانتقال من مكان إلى آخر، السهولةَ في إنشاء نقاط التقاء بين الجميع، كيما نسمح للمواهب التي نلناها مجّانًا بأن تتنقّل، كي نخرج من ذواتنا ونهب أنفسنا للآخرين، فنقبل بدورنا حضور الآخرين واختلافهم كهبة وغنى في حياتنا.
إن انفتاحنا على العالم يبدو لنا أحيانًا وكأنه يعني أن نضع أنفسنا في مواقف تنافسيّة، حيث "يصبح الانسان ذئبا للإنسان" وأنه هناك مكان فقط للصراع الذي يفرّق الناس، وللتوتّرات التي تستهلكنا، وللكراهية والعداوة التي لا تؤدّي لأيّ مكان (را. الإرشاد الرسولي افرحوا وابتهجوا، أعداد 71- 72).
إن أمّ الرحمة، مثل أيّ أمّ صالحة، تحاول أن تجمع العائلة وتهمس لنا: "ابحث عن أخيك". وبهذه الطريقة تفتح لنا الباب من أجل فجرٍ جديد، وإشراقٍ جديد. تقودنا إلى العتبة، كما على عتبة الرجل الغني في الإنجيل (را. لو 16، 19- 31). واليوم ينتظرنا الأطفال والأسر وجراحاتهم دامية؛ ليست جراحات لعازار في المثل إنما جراحات يسوع؛ جراحات حقيقيّة، ملموسة، ويصرخون من ألمهم ومن عتمتهم كيما نقرّب منهم نور المحبّة الشافي. لأن المحبّة هي المفتاح الذي يفتح باب السماء.
أيها الإخوة الأعزّاء: أتمنّى أن نختبر عند تخطّينا هذه العتبة القوّةَ التي تطهّر طريقةَ تواصلنا مع الآخرين وتسمح لنا أمّ الله أن ننظر إلى محدوديّتهم وعيوبهم برحمة ووداعة، دون أن نعدّ أنفسنا أفضل من غيرنا (را. فل 2، 3). ولنطلب، إذ نتأمّل بأسرار المسبحة الورديّة، أن نكون جماعةً تعرف كيف تبشّر بالمسيح يسوع، رجائنا، بهدف بناء وطنٍ يعرف كيف يستضيف الجميع، وكيف ينال من الأمّ العذراء مواهب الحوار والصبر، والقرب، والضيافة التي تحبّ وتسامح ولا تحكم على أحد (را. الإرشاد الرسولي فرح الإنجيل، عدد 165)؛ وطنٍ يختار أن يبني جسورًا لا جدرانًا، ويفضّل الرحمةَ على الأحكام. لتكن مريم دومًا باب الفجر لهذه الأرض المباركة بأسرها. لندعها ترشدنا، ولنصلّ الآن بيتًا من المسبحة الورديّة متأمّلين بالسرّ الثالث من أسرار الفرح.
[01431- AR.01] [Original text: Italian]
Traduzione di lavoro in lingua lituana
Brangūs broliai ir seserys!
Esame priešais ”Aušros Vartus”, tiksliau prie to, kas liko iš šio miesto sienų, tarnavusių apsigynimui nuo visokių pavojų ir provokacijų, ir kuri 1799 metais užpuolikų kariuomenės buvo visiškai sugriauta ir liko tik šie vartai: kuriuose jau tada buvo “Gailestingumo Mergelės” atvaizdas, Šventosios Dievo Motinos, kuri visuomet yra pasiruošusi mums pagelbėti, ateiti mums į pagalbą.
Jau nuo tų dienų, Ji norėjo mus išmokyti, kad galima apginti be puolimo, kad galima būti išmintingais be liguisto nepasitikėjimo niekuo. Ši Motina, paveiksle pavaizduota be Kūdikio, auksu karūnuota, yra visų Motina; kiekviename, kurie čia atvyksta, ji mato tai, ko labai dažnai net mes patys nepajėgiame suvokti: Ji įžvelgia savo Sūnaus Jėzaus veidą, įspaustą mūsų širdyse.
Ir nuo tos akimirkos kai Jėzaus atvaizdas buvo įspaustas kaip anspaudas kiekvieno žmogaus širdyje, kiekvienas vyras ir kiekviena moteris mums suteikia galimybę susitikti Dievą. Kai mes užsidarome savyje iš baimės, kai statome sienas ir užtvaras, galiausiai užkertame kelią Jėzaus Gerajai Naujienai, kuri istoriją ir gyvenimą veda pirmyn. Praeityje statėme per daug tvirtovių, bet šiandien mes jaučiame poreikį pažvelgti vieni į kitus ir pripažinti vieni kitus kaip brolius, kad eitume kartu su džiaugsmu ir taika atrasdami ir patirdami brolystės vertę (cfr Esort. Ap. Evangelii gaudium, 87). Kiekvieną dieną šioje vietoje Gailestingumo Motiną aplanko daugybė žmonių iš įvairių šalių: lietuviai, lenkai, baltarusiai ir rusai; katalikai ir stačiatikiai. Šiandien tai tampa įmanoma komunikacijų ir tarp šalių esančios judėjimo laisvės dėka. Būtų nuostabu, jeigu kartu su šia judėjimo laisve augtume ir tarpusavio susitikimo bei solidarumo laisvėje, kad galėtume dalintis dovanomis, kurias dovanai gavome, kad išeitume iš savęs pačių ir dovanotume save kitiems, tuo pačiu priimdami ir kitus su jų skirtingumais kaip dovaną ir mūsų gyvenimo turtą.
Kartais atrodo, kad atsivėrimas pasauliui mus įmeta į konkurencijos erdvę, kur “žmogus žmogui yra vilkas”, kur vietos yra tik mus skaldantiems konfliktams, įtampai, kuri mus išsunkia, neapykantai ir priešiškumui, kurie mūsų niekur neveda (cfr Esort. Ap. Gaudete et exultate. 71-72).
Gailestingumo Motina, kaip kiekviena gera motina, mėgina suvienyti šeimą ir kužda kiekvienam į ausį: “ieškok savo brolio”. Taip mums atveria duris į naują pradžią, į naują aušrą. Mus veda prie slenksčio, atsistojame tarsi prie Evangelijoje minimo turtuolio rūmų slenksčio (Lk 16,19-31), prie kurio šiandien mūsų laukia vaikai ir šeimos aptekę kraujuojančiomis žaizdomis; ir tai nėra Lozoriaus žaizdos, kaip kad palyginime, tai Jėzaus žaizdos; kurios yra realios, tikros. Jie iš savo skausmo gelmių, iš savo tamsos šaukia, kad mes jiems atneštume gailestingosios meilės gydančią šviesą. Nes gailestingoji meilė yra raktas, kuris atrakina dangaus vartus.
Brangūs broliai ir seserys! Tegul peržengdami šį slenkstį patirsime mūsų tarpusavio santykius nutyrinančią jėgą, o Motina tepadeda mums gailestingai ir nuolankiai žvelgti į kitų trūkumus, neaukštinant savęs prieš kitus (plg. Fil 2,3). Mąstydami rožinio slėpinius prašykime Jos, kad būtume bendruomene, skelbiančia Kristų Jėzų, mūsų viltį, ir kurtume Tėvynę galinčią priimti visus, sugebančią iš Mergelės Motinos priimti dialogo ir kantrumo dovanas, artumo, mylinčio atleidimo ir nesmerkiančio svetingumo dovanas (plg Esort. ap. Evangelii gaudium 165); Tėvynę, kuri pasirenka statyti tiltus, bet ne sienas, kuri mieliau renkasi gailestingumą, bet ne teisimą. Te Marija visada būna Aušros Vartais visam šiam palaimintam kraštui!
Atsiduodami Jos vedimui dabar melskimės apmąstydami Rožinio trečiąjį džiaugsmo dalies slėpinį.
[01431-AA.01] [Testo originale: Italiano – traduzione di lavoro]
[B0677-XX.02]