Alle ore 12.00 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i membri dell’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro (ANMIL).
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai partecipanti all’Udienza:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
rivolgo il mio affettuoso saluto a tutti voi, al Presidente, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto, e a tutti i membri della vostra Associazione. Riunendo e sostenendo quanti hanno subito mutilazioni o invalidità nel lavoro, e sforzandosi di promuovere una cultura e una prassi attente alla salute e alla sicurezza, l’ANMIL svolge una funzione sociale molto importante, per la quale, a nome del popolo di Dio, vi manifesto stima e gratitudine.
Quanti, sul lavoro, si sono infortunati con conseguenze permanenti e debilitanti, vivono una situazione di particolare sofferenza, soprattutto quando l’handicap che portano impedisce loro di continuare a lavorare e di provvedere a sé e ai loro cari, come un tempo facevano. A tutti costoro esprimo la mia vicinanza. Dio consola chi soffre avendo Egli stesso sofferto, e si fa vicino ad ogni situazione di indigenza e di umiltà. Con la sua forza, ognuno è chiamato a un impegno fattivo di solidarietà e di sostegno nei confronti di chi è vittima di incidenti sul lavoro; sostegno che deve estendersi alle famiglie, ugualmente colpite e bisognose di conforto. Facendo questo, l’ANMIL svolge un compito nobile ed essenziale, e richiama a tutta la società il dovere di riconoscenza e aiuto concreto verso quanti si sono infortunati nello svolgimento dell’attività lavorativa. La scarsità delle risorse, che giustamente preoccupa i governi, non può certo toccare ambiti delicati come questo, perché i tagli devono riguardare gli sprechi, ma non va mai tagliata la solidarietà!
L’indispensabile dimensione assistenziale non esaurisce i compiti della società e dell’Associazione stessa, che nello Statuto (cfr art. 3) prevede che si miri all’inserimento o reinserimento professionale e sociale, ed è attenta a che la solidarietà si coniughi sempre con la sussidiarietà, che ne rappresenta il completamento, in modo che ad ognuno sia permesso di offrire al bene comune il proprio contributo. L’insegnamento sociale della Chiesa, al quale vi esorto a ispirarvi sempre, richiama costantemente questo equilibrio tra solidarietà e sussidiarietà. Esso va ricercato e costruito in ogni circostanza e ambito sociale, in modo che, da un lato, non venga mai a mancare la solidarietà e, dall’altro, non ci si limiti ad essa rendendo passivo chi ancora può dare un importante contributo al mondo del lavoro, ma lo si coinvolga attivamente, mettendo a frutto le sue capacità.
Lo stile sussidiario, che ora ho richiamato, aiuta tutta la comunità civile a superare la fallace e dannosa equivalenza tra lavoro e produttività, che porta a misurare il valore delle persone in base alla quantità di beni o di ricchezza che producono, riducendole a ingranaggio di un sistema, e svilendo la loro peculiarità e ricchezza personale. Questo sguardo malato contiene in sé il germe dello sfruttamento e dell’asservimento, e si radica in una concezione utilitaristica della persona umana.
Proprio per questo è preziosa l’instancabile attività dell’ANMIL a favore dei diritti dei lavoratori, a partire dai più deboli e meno tutelati, quali non di rado sono le donne, i più anziani e gli immigrati. Il nostro mondo ha bisogno qui di un sussulto di umanità, che porti ad aprire gli occhi e vedere che chi ci sta davanti non è una merce, ma una persona e un fratello in umanità.
Non posso che rallegrarmi, a questo proposito, per l’impegno che profondete in collaborazione con le istituzioni civili, e in particolare con il Ministero del Lavoro e con quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Avete dato vita a moltissimi progetti di formazione, rivolti agli studenti delle scuole e ai lavoratori, ai dirigenti e ai responsabili delle aziende, in modo che si prenda maggiormente coscienza delle esigenze della sicurezza e della tutela della salute dei lavoratori. Tale sinergia ha anche prodotto, ormai dieci anni fa, l’importante Testo unico sulla sicurezza, sulla cui piena attuazione siete chiamati a vigilare. Questa costante attenzione all’ambito legislativo, oltre che all’impegno solidale, rivela da parte vostra la consapevolezza che la creazione di una nuova cultura del lavoro non può fare a meno di un più adeguato quadro legislativo, che risponda alle reali esigenze dei lavoratori, oltre che di una più profonda coscienza sociale sul problema della tutela della salute e della sicurezza, senza la quale le leggi resterebbero lettera morta.
Al perfezionamento del piano legislativo, oltre che alla formazione di una cultura più attenta alla sicurezza del lavoro, mira il dettagliato e prezioso Rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, che avete presentato pochi giorni fa. Esso testimonia la vostra dedizione e concretezza e rivela, a chiunque lo prenda in mano, che le battaglie che portate avanti da 75 anni con impegno e determinazione, non riguardano solo chi è stato vittima del lavoro o svolga lavori pericolosi e usuranti, ma ogni cittadino, perché insieme alla cultura del lavoro e della sicurezza è in gioco la sostanza stessa della democrazia, che si fonda sul rispetto e la tutela della vita di ognuno.
Cari amici, vi esorto a portare avanti questa nobile missione, che contrasta l’indifferenza e la tristezza e aumenta la fraternità e la gioia. Vi accompagno con la mia preghiera e la mia benedizione. E anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
[01412-IT.02] [Testo originale: Italiano]
[B0662-XX.02]