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L’Udienza Generale, 12.09.2018


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.25 in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sui Comandamenti, ha incentrato la sua meditazione su: Il giorno del riposo, profezia di liberazione (Brano biblico: Dal Libro del Deuteronomio, 5,12-15).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nella catechesi di oggi torniamo ancora sul terzo comandamento, quello sul giorno del risposo. Il Decalogo, promulgato nel libro dell’Esodo, viene ripetuto nel libro del Deuteronomio in modo pressoché identico, ad eccezione di questa Terza Parola, dove compare una preziosa differenza: mentre nell’Esodo il motivo del riposo è la benedizione della creazione, nel Deuteronomio, invece, esso commemora la fine della schiavitù. In questo giorno lo schiavo si deve riposare come il padrone, per celebrare la memoria della Pasqua di liberazione.

Gli schiavi, infatti, per definizione non possono riposare. Ma esistono tanti tipi di schiavitù, sia esteriore che interiore. Ci sono le costrizioni esterne come le oppressioni, le vite sequestrate dalla violenza e da altri tipi di ingiustizia. Esistono poi le prigionie interiori, che sono, ad esempio, i blocchi psicologici, i complessi, i limiti caratteriali e altro. Esiste riposo in queste condizioni? Un uomo recluso o oppresso può restare comunque libero? E una persona tormentata da difficoltà interiori può essere libera?

In effetti, ci sono persone che, persino in carcere, vivono una grande libertà d’animo. Pensiamo, ad esempio, a San Massimiliano Kolbe, o al Cardinale Van Thuan, che trasformarono delle oscure oppressioni in luoghi di luce. Come pure ci sono persone segnate da grandi fragilità interiori che però conoscono il riposo della misericordia e lo sanno trasmettere. La misericordia di Dio ci libera. E quando tu ti incontri con la misericordia di Dio, hai una libertà interiore grande e sei anche capace di trasmetterla. Per questo è tanto importante aprirsi alla misericordia di Dio per non essere schiavi di noi stessi.

Che cos’è dunque la vera libertà? Consiste forse nella libertà di scelta? Certamente questa è una parte della libertà, e ci impegniamo perché sia assicurata ad ogni uomo e donna (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 73). Ma sappiamo bene che poter fare ciò che si desidera non basta per essere veramente liberi, e nemmeno felici. La vera libertà è molto di più.

Infatti, c’è una schiavitù che incatena più di una prigione, più di una crisi di panico, più di una imposizione di qualsiasi genere: è la schiavitù del proprio ego.[1] Quella gente che tutta la giornata si specchia per vedere l’ego. E il proprio ego ha una statura più alta del proprio corpo. Sono schiavi dell’ego. L’ego può diventare un aguzzino che tortura l’uomo ovunque sia e gli procura la più profonda oppressione, quella che si chiama “peccato”, che non è banale violazione di un codice, ma fallimento dell’esistenza e condizione di schiavi (cfr Gv 8,34).[2] Il peccato è, alla fine, dire e fare ego. “Io voglio fare questo e non mi importa se c’è un limite, se c’è un comandamento, neppure mi importa se c’è l’amore”.

L’ego, per esempio, pensiamo nelle passioni umane: il goloso, il lussurioso, l’avaro, l’iracondo, l’invidioso, l’accidioso, il superbo – e così via - sono schiavi dei loro vizi, che li tiranneggiano e li tormentano. Non c’è tregua per il goloso, perché la gola è l’ipocrisia dello stomaco, che è pieno ma ci fa credere che è vuoto. Lo stomaco ipocrita ci fa golosi. Siamo schiavi di uno stomaco ipocrita. Non c’è tregua per il goloso e il lussurioso che devono vivere di piacere; l’ansia del possesso distrugge l’avaro, sempre ammucchiano soldi, facendo male agli altri; il fuoco dell’ira e il tarlo dell’invidia rovinano le relazioni. Gli scrittori dicono che l’invidia fa venire giallo il corpo e l’anima, come quando una persona ha l’epatite: diventa gialla. Gli invidiosi hanno gialla l’anima, perché mai possono avere la freschezza della salute dell’anima. L’invidia distrugge. L’accidia che scansa ogni fatica rende incapaci di vivere; l’egocentrismo – quell’ego di cui parlavo - superbo scava un fosso profondo fra sé e gli altri.

Cari fratelli e sorelle, chi è dunque il vero schiavo? Chi è colui che non conosce riposo? Chi non è capace di amare! E tutti questi vizi, questi peccati, questo egoismo ci allontanano dall’amore e ci fanno incapaci di amare. Siamo schiavi di noi stessi e non possiamo amare, perché l’amore è sempre verso gli altri.

Il terzo comandamento, che invita a celebrare nel riposo la liberazione, per noi cristiani è profezia del Signore Gesù, che spezza la schiavitù interiore del peccato per rendere l’uomo capace di amare. L’amore vero è la vera libertà: distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione. L’amore rende liberi anche in carcere, anche se deboli e limitati.

Questa è la libertà che riceviamo dal nostro Redentore, il Signore nostro Gesù Cristo.

________________________
[1]
Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1733: «La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato».
[2]
Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1739: «La libertà dell’uomo è finita e fallibile. Di fatto, l’uomo ha sbagliato. Liberamente ha peccato. Rifiutando il disegno d’amore di Dio, si è ingannato da sé; è divenuto schiavo del peccato. Questa prima alienazione ne ha generate molte altre. La storia dell’umanità, a partire dalle origini, sta a testimoniare le sventure e le oppressioni nate dal cuore dell’uomo, in conseguenza di un cattivo uso della libertà».

[01339-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

Speaker:
Frères et sœurs, je voudrais revenir aujourd’hui encore sur le troisième commandement, celui sur le jour du repos. Dans le Livre du Deutéronome, le motif du repos est la fin de l’esclavage. En ce jour, l’esclave doit se reposer, comme son patron, pour célébrer la mémoire de la Pâque de libération. Il y a de nombreux types d’esclavage, aussi bien extérieurs qu’intérieurs. Comment une personne peut-elle rester libre lorsqu’elle y est soumise? Il y a un esclavage qui enchaîne plus que tout autre, c’est l’esclavage de son propre ego, qui procure la plus profonde oppression. C’est ce qu’on appelle le «péché», qui est un échec de l’existence et une condition d’esclave. Le véritable esclave, celui qui ne connaît pas le repos, c’est celui qui n’est pas capable d’aimer! Le troisième commandement, qui nous invite à célébrer notre libération dans le repos, est pour nous chrétiens une prophétie du Seigneur Jésus, qui brise l’esclavage intérieur du péché pour rendre l’homme capable d’aimer. L’amour vrai est la vraie liberté. Il rend libre, même en prison, même si l’on est faible et limité. C’est cela la liberté que nous recevons de notre Rédempteur, le Seigneur Jésus, qui sait vaincre l’esclavage de notre cœur par son amour et son salut. Lui, qui nous a aimés alors qu’il était cloué sur la croix, nous ouvre un passage à travers la mer de nos peurs et nous donne la vraie liberté. En lui, tout homme peut trouver le repos de la miséricorde et de la vérité qui nous rendent libres.

 

Santo Padre:
Saluto cordialmente i pellegrini francofoni provenienti dalla Francia, dal Belgio e da altri paesi, in particolare i giovani belgi rurali. Cari amici, chiedete con fede al Signore di aiutarvi a liberarvi da tutte le schiavitù della vita, rendendovi capaci di amare sempre di più. Dio vi benedica!

Speaker:
Je salue cordialement les pèlerins de langue française, venus de France, de Belgique et d’autres pays, en particulier les jeunes ruraux belges. Chers amis, demandez avec foi au Seigneur de vous aider à devenir libres face à tous les esclavages de la vie, en vous rendant capables d’aimer toujours plus. Que Dieu vous bénisse !

[01340-FR.01] [Texte original: Français]

In lingua inglese

Speaker:
Dear brothers and sisters: In our catechesis on the Ten Commandments, we have been reflecting on the third commandment: to keep holy the Lord’s Day. In the version of the Decalogue found in the Book of Deuteronomy, the command to rest on the Sabbath is linked to the memory of Israel’s liberation from the slavery of Egypt. Slaves, as we know, cannot rest. In our own day, so many of our brothers and sisters suffer various forms of enslavement, injustice and inner torment; they long for rest and freedom. Yet, as the example of the martyrs shows us, even in the darkest prisons, it is possible to experience profound interior freedom and repose. True freedom is more than choice. It is liberation from the bondage of selfishness, sin and lovelessness; from such slavery there can be no rest. As Christians, we read, and observe, the third commandment in the light of Christ’s coming. By his sacrifice on the Cross, Jesus redeems us from the slavery of sin and enables us to rest in the freedom born of his truth, his mercy and his undying love.

Santo Padre:
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’Udienza odierna, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Svezia, Nigeria, Australia, Malesia, Canada e Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare al gruppo internazionale di giovani studenti cattolici, venuti a Roma per un incontro di studio in vista del prossimo Sinodo sui Giovani. Saluto anche i giornalisti e gli insegnanti che partecipano al seminario organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce. Il mio saluto va inoltre ai membri del progetto Green Affordable Housing, provenienti dagli Stati Uniti. Su tutti voi, e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace del Signore. Dio vi benedica!

Speaker:
I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially those from England, Ireland, Denmark, Norway, Sweden, Nigeria, Australia, Malaysia, Canada and the United States of America. In particular I greet the International Young Catholic Students meeting in Rome in preparation for the forthcoming Synod on Young People. I also greet the journalists and teachers taking part in a seminar organized by the Pontifical University of Santa Croce. I welcome too the members of the Green Affordable Housing Project from the United States. Upon all of you, and your families, I invoke the Lord’s blessings of joy and peace. God bless you!

[01341-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:
Liebe Brüder und Schwestern, in der heutigen Katechese betrachten wir noch einmal das dritte Gebot über den Ruhetag. Die Zehn Gebote sind uns zweimal überliefert, im Buch Exodus und im Buch Deuteronomium. Die Texte sind großenteils identisch, nur beim dritten Gebot gibt es einen bemerkenswerten Unterschied: Während in Exodus an die Ruhe des Schöpfers und die Heiligung der Schöpfung am siebten Tag erinnert wird, ist der Ruhetag in Deuteronomium das Gedächtnis des Pascha, des Moments der Befreiung der Israeliten aus der Sklaverei Ägyptens. In der Tat haben Sklaven keinen Ruhetag. Die Sklaverei ist meist Folge von Unterdrückung und Gewalt; es gibt aber auch die verschiedenen Formen von innerer Unfreiheit, Blockierungen, Komplexe, charakterliche Grenzen. Sie weisen hin auf die Sklaverei durch das eigene Ich, die den Menschen in die Knechtschaft der Sünde führt. Diese äußert sich in den Hauptlastern: Stolz, Habsucht, Neid, Zorn, Wollust, Unmäßigkeit und Überdruss. Aus der Gefangenschaft des Ich kann uns nur die wahre Liebe retten, die uns Jesus Christus geschenkt hat, der uns geliebt hat bis zum Tod am Kreuz. Das dritte Gebot lädt also ein, in der Ruhe die Befreiung zu feiern, die Christus gewirkt hat, der die innere Knechtschaft der Sünde gebrochen hat und den Menschen fähig macht, wirklich zu lieben.

Santo Padre:
Saluto con affetto i pellegrini di lingua tedesca, in particolare i tanti giovani. Spero che il vostro soggiorno a Roma vi dia un po’ di riposo interiore, affinché, tornati a casa, possiate compiere, con sempre più dedizione, i vostri compiti quotidiani nella famiglia, nella scuola e nel lavoro. Il Signore benedica voi e i vostri cari.

Speaker:
Von Herzen grüße ich die Pilger deutscher Sprache, besonders die vielen Jugendlichen. Ich hoffe, dass euer Aufenthalt in Rom euch ein wenig innere Ruhe schenkt, und ihr, wenn ihr nach Hause zurückkehrt, die täglichen Aufgaben in der Familie, in der Schule und im Beruf mit immer mehr Hingabe vollbringt. Der Herr segne euch und eure Lieben.

[01342-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos:

En el tercer mandamiento del Decálogo se pide observar el día de reposo. A diferencia del Éxodo, el libro del Deuteronomio establece este mandamiento para que el esclavo también pueda descansar y celebrar así el recuerdo de la Pascua de liberación; es decir, conmemora el final de la esclavitud ya que los esclavos por definición no podrían descansar.

Hay muchos tipos de esclavitud, fruto de opresiones, violencias e injusticias; y también prisiones interiores, como los tormentos, los complejos o los obstáculos psicológicos. Pero hay una esclavitud que es más fuerte que cualquier otra: la esclavitud del propio yo. El “ego”, el yo, puede convertirse en un verdugo que tortura constantemente al hombre, procurándole la más profunda de las opresiones que es el “pecado”. No hay descanso para quien vive en la gula y en la lujuria; el ansia de poseer destruye al avaro, el fuego de la ira y la carcoma de la envidia corroen las relaciones; y el egocentrismo del soberbio lo aísla y aleja de los demás. La verdadera esclavitud es no saber amar.

El tercer mandamiento es una profecía de Nuestro Señor Jesucristo, que rompe las cadenas interiores del pecado y hace al hombre capaz de amar. En Cristo, el hombre encuentra el descanso de la misericordia y de la verdad que lo hace libre.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española provenientes de España y América Latina, y en particular al grupo de sacerdotes venezolanos, acompañados por el Cardenal Baltazar Porras. Y aprovecho para agradecer a quienes, en Venezuela, sean sacerdotes, religiosos o laicos, se dedican al trabajo de la educación, a los educadores venezolanos. Hoy celebramos la fiesta del Santísimo Nombre de María. Pidámosle a nuestra Madre del Cielo que nos ayude a vivir el descanso dominical como un tiempo privilegiado de encuentro con el Señor y con los demás, dejando que el amor de Jesús nos libere de todas nuestras esclavitudes. Que el Señor los bendiga a todos. Muchas gracias.

[01343-ES.02] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:
O terceiro mandamento da Lei de Deus, sobre repouso semanal, permite que agradeçamos e bendigamos pelo dom da criação, como também que celebremos a memória da libertação da escravidão. Há muitas formas de escravidão: a escravidão física, como a dos hebreus no Egito, como também formas de escravidão interior, sendo a pior de todas a escravidão do próprio ego. Este acaba por se converter num carrasco que nos atormenta e nos conduz à opressão do pecado, que nos impede de alcançar um verdadeiro repouso. De fato, o verdadeiro escravo é aquele que não é capaz de amar, porque está escravizado pelo orgulho, inveja, ira, gula, preguiça, luxúria e avareza. Neste sentido para nós cristãos, o dia de repouso, o domingo, é dia da liberdade: da vitória de Cristo que através do seu amor doado na cruz, arrancou-nos dos grilhões da morte e do pecado. Jesus nos liberta da escravidão do egoísmo e nos torna capazes de amar.

Santo Padre:
Cari pellegrini venuti dal Portogallo, dal Brasile e da altri paesi di lingua portoghese, rivolgo un cordiale benvenuto, in particolare ai fedeli di Tomar, Pernes e al gruppo dei Magistrati brasiliani. Viviamo l’Eucaristia domenicale con spirito di fede e di preghiera, sapendo che la carne di Gesù ci fortifica nella vera libertà dei figli di Dio. Su di voi e sulle vostre comunità scenda la benedizione del Signore. Grazie.

Speaker:
Queridos peregrinos vindos de Portugal, do Brasil e de outros países de língua portuguesa, de coração lhes desejo as boas-vindas, particularmente aos fiéis de Tomar, Pernes e ao grupo de Magistrados brasileiros. Vivamos a Eucaristia dominical com espírito de fé e de oração, sabendo que a carne de Jesus nos fortalece na verdadeira liberdade dos filhos de Deus. Sobre vós e sobre vossas comunidades, desça a benção do Senhor

[01344-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua araba

Speaker:أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، في تعليم اليوم نعود مجدّدًا إلى الوصيّة الثّالثة حول يوم الرّاحة. ونتوقّف عند هذه الوصيّة بحسب سفر تثنية الإشتراع الذي يذكّر من خلالها بنهاية العبوديّة. وبالتّالي ينبغي على العبد أن يرتاح في هذا النّهار مثل ربّ البيت ليحتفل بذكرى فصح التّحرير. في الواقع لا يمكن للعبيد أن يرتاحوا. ولكن هناك أنواع عديدة من العبوديّة، أكانت خارجيّة أو داخليّة. هناك ضغوطات خارجيّة كالإضطهادات وأرواح تُخطف بسبب العنف وأنواع ظلم أخرى. ومن ثمَّ هناك السّجون الدّاخليّة، على سبيل المثال، الموانع النفسيّة والعقد ومحدوديّة الطّبع وغيرها. في الواقع، هناك أشخاص، حتى وفي السّجن، يعيشون حريّة روح كبيرة. لنفكّر على سبيل المثال بالقدّيس مكسيميليان كولبي أو بالكاردينال فان توان اللذان حوّلا اضطهادات مُظلمة إلى أماكن نور. ما هي إذًا الحريّة الحقيقيّة؟ هل تقوم ربّما على إمكانية الإختيار؟ هذا بالتّأكيد جزء من الحريّة ونحن نلتزم لكي تُضمن لكلِّ رجل وامرأة. لكنّنا نعلم جيّدًا أنّه لكي نقوم بما نرغب فيه لا يكفي أن نكون أحرارًا حقًّا أو سعداء؛ لأنَّ الحريّة الحقيقيّة هي أكثر من ذلك. إنَّ الوصيّة الثّالثة التي تدعونا للإحتفال براحة التّحرير، هي بالنسبة لنا نحن المسيحيّين نبوءة الرّبّ يسوع الذي يكسر عبوديّة الخطيئة الداخليّة ليجعل الإنسان قادرًا على أن يُحبّ. لأنَّ الحبّ الحقيقي هو الحريّة الحقيقيّة. أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء، هذه هي الحريّة التي ننالها من فادينا، الرّبّ يسوع الذي يعرف كيف يتغلّب على عبوديات قلبنا بمحبّته وخلاصه. فهو، الذي قد أحبّنا عندما كان مُسمّرًا على الصليب، يفتح لنا الممرّ من خلال بحر مخاوفنا ويعطينا الحريّة الحقيقيّة.

Santo Padre:
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” (Gal 5,1). Siamo chiamati a trovare sempre in Lui il riposo della misericordia e della verità che ci fanno liberi. Il Signore vi benedica!

Speaker:أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللّغةِ العربيّة، وخاصةً بالقادمينَ من الشرق الأوسط. أيّها الإخوةُ والأخواتُ الأعزّاء، "إنَّ المسيحَ قد حَرَّرَنا لنبقى أحرارًا" (غلاطية ٥، ١). نحن مدعوون لنجد فيه على الدوام راحة الرحمة والحقيقة اللتان تحُرِّرَانَنا. ليبارككم الرب!

[01345-AR.01] [Testo originale: Arabo]

In lingua polacca

Speaker:
Drodzy bracia i siostry, w dzisiejszej katechezie powracamy do trzeciego przykazania Dekalogu, które przypomina o odpoczynku w dniu świątecznym. Księga Powtórzonego Prawa zaznacza, że odpoczynek ma upamiętniać Paschę, koniec zniewolenia, wyjście narodu wybranego z Egiptu. Przepis polecał, aby w tym dniu „wypoczywali niewolnik, niewolnica, jak i ich pan” (por. Pwt 5,14). Trzeba przypomnieć, że współczesny człowiek doświadcza wielu rodzajów zniewolenia, zarówno zewnętrznego, np. przemoc, ucisk, uwięzienie, tortury, jak również zniewolenia wewnętrznego, np. blokady psychiczne, kompleksy, niewolnictwo własnego ja, piętno grzechu. Rodzi się pytanie, czy w takich sytuacjach można myśleć o odpoczynku? Czy człowiek uwięziony, uciskany, dręczony swoimi myślami, może czuć się wolny? Owszem, byli i są ludzie, którzy nawet w więzieniu potrafili, czy potrafią żyć swobodą ducha, np. św. Maksymilian Maria Kolbe, czy kard. Van Thuan. Prawdziwym zniewoleniem jest brak miłości. Pan Jezus wyzwolił jednak człowieka z grzechu, uczynił go zdolnym do miłości, także miłości nieprzyjaciół. To ona czyni każdego wolnym również w więzieniu, w opresji, wyzwala ze słabości i ograniczeń. Pamiętajmy, że Bóg pragnie uwolnić nas z lęków i jest naszym światłem w mroku zniewolenia. W Nim każdy człowiek może znaleźć odpoczynek, miłosierdzie, prawdę i przebaczenie, które czynią go wolnym.

Santo Padre:
Saluto cordialmente i pellegrini Polacchi. Oggi nella liturgia celebriamo la memoria del Santissimo Nome di Maria. Nella storia del mondo le sorti, le speranze e le lacrime di tantissime persone si sono intrecciate con il Suo nome. Anche oggi Lei unisce nella preghiera i milioni di cuori che Le rendono omaggio, implorano la sua intercessione, il suo aiuto e il suo soccorso. La Madonna difende la fede e la Chiesa nei pericoli. Venerando il nome di Maria, rendiamo grazie per la sua presenza nella vita della Chiesa e di ognuno di noi. Affidandovi alla Madre di Dio vi benedico di cuore.

Speaker:
Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Dzisiaj w liturgii obchodzimy wspomnienie Najświętszego Imienia Maryi. Tak wiele ludzkich losów, nadziei i łez splatało się z Jej imieniem w historii świata. Także dzisiaj, łączy Ona w modlitwie miliony serc, które oddają Jej hołd, błagają o wstawiennictwo, pomoc i ratunek. Matka Boża w niebezpieczeństwach zawsze broni wiary i Kościoła. Oddając cześć Imieniu Maryi, dziękujmy za Jej obecność w życiu Kościoła i każdego z nas. Zawierzając was Matce Bożej, z serca wam błogosławię.

[01346-PL.01] [Testo originale: Polacco]

In lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.

In particolare saluto le Francescane dell’Immacolata Concezione; le Ancelle del Sacro cuore di Gesù e i gruppi parrocchiali, specialmente quelli di San Siro in Sanremo, con il Vescovo Mons. Antonio Suetta, di Santa Lucia in Uzzano e dei Santi Giacomo e Filippo in Merone.

Saluto i partecipanti al Meeting nazionale dei giornalisti accompagnati dal Vescovo Mons. Carlo Bresciani; la Federazione italiana sport cinofili; il gruppo Acli della Provincia di Brescia, la Federazione delle associazioni della terza età e l’Associazione di oncologia medica.

Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Agli sposi novelli dico che sono i coraggiosi, perché in questo tempo ci vuole coraggio per sposarsi. E sono bravi per questo. Oggi ricorre la memoria liturgica del Santissimo Nome di Maria. Tutti noi cristiani siamo invitati a cogliere nel nome di Maria, il grande progetto che Dio ha avuto su questa creatura eccelsa, e, allo stesso tempo, la risposta d’amore che, da Madre, diede al suo Figlio Gesù, collaborando, senza risparmio, alla sua opera di salvezza.

[01347-IT.02] [Testo originale: Italiano]

[B0630-XX.02]