Alle ore 12.10 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Partecipanti al XVII Capitolo Generale degli Oblati di San Giuseppe (Giuseppini d’Asti), in corso a Roma, presso la Curia Generalizia, dal 3 al 31 agosto 2018, sul tema: “Et vocat ad se eos… ut essent cum illo et ut mitteret eos praedicare” (“E li chiamò a sé… perché stessero con Lui e per mandarli a predicare”).
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Udienza:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli, buongiorno!
Mi piace San Giuseppe, ha tanta “potenza”! Da più di quarant’anni io recito una preghiera che ho trovato in un antico messale francese che dice su San Giuseppe “… dont la puissance sait rendre possibles les choses impossibles”. Il potere di San Giuseppe. Mai, mai ha detto di no. Dobbiamo prendere coraggio da questo. Sono lieto di incontrarvi in occasione del vostro Capitolo Generale e vi do il mio cordiale benvenuto. Un pensiero particolare rivolgo a Padre Jan Pelczarski, eletto in questi giorni Superiore Generale, formulando a lui e ai suoi Consiglieri il mio augurio per la nuova missione. Al tempo stesso, esprimo riconoscenza a Padre Michele Piscopo per il suo generoso servizio alla guida della Congregazione. Grazie. Auguri! Estendo i miei sentimenti di affetto all’intera Famiglia religiosa che voi, Padri Capitolari, qui rappresentate, incoraggiando tutti a perseverare nel rispettivo ambito apostolico.
Il Capitolo Generale di un Istituto di vita consacrata è uno speciale momento di grazia, certamente per i suoi membri e le sue comunità, ma anche al di là di essi, per tante realtà ecclesiali, parrocchie, famiglie, aggregazioni laicali in vari modi collegate. La missione a voi trasmessa dal fondatore, San Giuseppe Marello, manifesta il vostro peculiare carisma di riprodurre nella vita e nell’apostolato l’ideale di servizio come lo visse San Giuseppe di Nazareth. A partire dall’imitazione del suo stile di vita discreto, umile e laborioso. Egli ha vissuto con fedeltà e semplicità la sua vocazione di custode di Maria e di Gesù. È stato vicino alla sua sposa nei momenti gioiosi e in quelli difficili, e con lei ha stabilito una meravigliosa familiarità con Gesù, che aveva continuamente sotto i suoi occhi.
Ricchi della semplicità operosa di san Giuseppe, siete chiamati ad essere nel mondo testimoni di un peculiare messaggio, di una consolante buona notizia: che cioè Dio si serve di tutti, in preferenza dei più piccoli e umanamente sprovveduti, per impiantare e far crescere il suo Regno. La prospettiva di servire Gesù nella Chiesa e nei fratelli, con particolare attenzione ai giovani e ai più umili, possa sempre improntare la vostra vita e la vostra gioia. Vi ispirino in questo le parole del vostro santo Fondatore, che sono sempre di grande attualità: «Poveri Giuseppini dell’Ospizio-Cronici, sacerdoti minori, non siete nulla e non avete nessuna di quelle che si dicono posizioni per l’avvenire, e intanto il Signore si serve anche di voi in bene delle anime. Dite pure: “servi inutiles sumus” [“siamo servi inutili”], ma tirate innanzi a far la parte che la divina volontà, per mezzo di chi la rappresenta, giorno per giorno vi assegna; e sia pure che gli uomini “videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui in coelis est” [“vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”]» (Epistolario, Lett. 241).
Vi incoraggio, pertanto, a continuare a vivere e operare nella Chiesa e nel mondo con le virtù semplici ed essenziali dello Sposo della Vergine Maria: l’umiltà, che attira la benevolenza del Padre; l’intimità con il Signore, che santifica tutto l’operato cristiano; il silenzio e il nascondimento, uniti allo zelo e alla laboriosità in favore della volontà del Signore, nello spirito di quella felice sintesi a voi lasciata dal Marello come motto e programma: «Siate certosini in casa e apostoli fuori casa». Questo insegnamento, sempre vivo nel vostro spirito, impegna tutti voi, cari fratelli, a custodire nelle case religiose un clima di raccoglimento e di preghiera, favorito dal silenzio e da opportuni incontri comunitari. Lo spirito di famiglia cementa l’unione delle comunità e di tutta la Congregazione.
San Giuseppe Marello esortava i suoi figli spirituali a mettere al primo posto l’amore e l’obbedienza agli insegnamenti e alle direttive del Sommo Pontefice. Erano tempi, allora, di razionalismo insofferente di ogni dogma spirituale; i nostri sono tempi di dilagante relativismo che mina alla base l’edificio della fede e spoglia di significato l’idea stessa di fedeltà cristiana. E’ dunque quanto mai attuale il mandato del vostro Fondatore ad essere dappertutto testimoni di amore e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Alla gente di ogni parte del mondo e ai giovani in particolare, ai quali si rivolge in gran parte il vostro apostolato, voi insegnate, con la vita e con le parole, che l’esempio di Giuseppe di Nazareth, consacrato pienamente al servizio di Gesù, è ancora la strada più semplice, più sicura e più affascinante per realizzare in maniera piena e gioiosa la vita e la vocazione cristiana.
Di fronte a una cultura superficiale che esalta il possesso dei beni materiali e promettendo felicità attraverso pericolose scorciatoie, voi non mancate di stimolare i giovani a temprare lo spirito e a formarsi una personalità matura, capace di forza ma anche di tenerezza. E la gioia più grande è parlare ai giovani di Gesù Cristo, leggendo con loro il Vangelo, confrontandolo insieme con la vita… Questa è la strada migliore per costruire un futuro solido.
L’intercessione dei due Giuseppe, il Patrono della Chiesa universale e il vostro Fondatore, renda fruttuoso il lavoro del Capitolo. Sostenga la missione della Famiglia marelliana: Oblati, Oblate, aggregati e laici che condividono la vostra spiritualità. Vi benedico tutti di cuore, e vi chiedo per favore di pregare per me.
[01296-IT.02] [Testo originale: Italiano]
[B0601-XX.02]