Omelia del Santo Padre
Messaggio di ringraziamento del Santo Padre
Santa Messa al Phoenix Park di Dublino
Questo pomeriggio, alle ore 14.30 locali (15.30 ora di Roma), il Santo Padre Francesco è arrivato al Phoenix Park di Dublino per celebrare la Santa Messa conclusiva del IX Incontro Mondiale delle Famiglie.
Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto dall’Arcivescovo di Dublino e Primate d’Irlanda, S.E. Mons. Diarmuid Martin, che lo ha accompagnato sulla papamobile per compiere il giro tra i fedeli.
Dopo l’indirizzo di saluto dell’Arcivescovo di Dublino, il Papa ha fatto un Atto penitenziale.
Subito dopo ha avuto inizio la Santa Messa nella XXI Domenica del tempo ordinario e dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato l’omelia.
Prima della benedizione finale, l’Em.mo Card. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, nel suo saluto a conclusione dell’Incontro, ha annunciato la decisione del Santo Padre di tenere il X Incontro Mondiale delle Famiglie a Roma nel 2021, nel V anniversario dell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia.
Infine il Papa ha rivolto a tutti i fedeli presenti il Suo Messaggio di ringraziamento e impartito la benedizione finale.
Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre è rientrato in Sagrestia, dove ha saluto dieci persone del Comitato organizzativo.
Subito dopo si è trasferito al Convento delle Suore Domenicane per l’Incontro con i Vescovi.
Pubblichiamo di seguito l’omelia del Santo Padre e il Messaggio di ringraziamento che il Papa ha rivolto ai presenti al termine della Messa:
Omelia del Santo Padre
Omelia del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Omelia del Santo Padre
«Tu hai parole di vita eterna!» (Gv 6,68).
A conclusione di questo Incontro Mondiale delle Famiglie, ci riuniamo come famiglia attorno alla mensa del Signore. Ringraziamo il Signore per le tante benedizioni ricevute nelle nostre famiglie. Vogliamo impegnarci a vivere pienamente la nostra vocazione per essere, secondo le toccanti parole di Santa Teresa di Gesù Bambino, “l’amore nel cuore della Chiesa”.
In questo prezioso momento di comunione gli uni con gli altri e con il Signore, è bene fare una sosta e considerare la fonte di tutte le cose buone che abbiamo ricevuto. Gesù rivela l’origine di queste benedizioni nel Vangelo di oggi, quando parla ai suoi discepoli. Molti di loro erano sconvolti, confusi e anche arrabbiati, dibattuti se accettare le sue “parole dure”, così contrarie alla sapienza di questo mondo. In risposta, il Signore dice loro direttamente: «Le parole che vi ho detto sono spirito e vita» (Gv 6,63).
Queste parole, con la loro promessa del dono dello Spirito Santo, sono traboccanti di vita per noi che le accogliamo nella fede. Esse indicano la fonte ultima di tutto il bene che abbiamo sperimentato e celebrato qui in questi giorni: lo Spirito di Dio, che costantemente soffia nuova vita sul mondo, nei cuori, nelle famiglie, nelle case e nelle parrocchie. Ogni nuovo giorno nella vita delle nostre famiglie, e ogni nuova generazione, porta con sé la promessa di una nuova Pentecoste, una Pentecoste domestica, una nuova effusione dello Spirito, il Paraclito, che Gesù ci manda come nostro Avvocato, nostro Consolatore e Colui che veramente ci dà coraggio.
Quanto ha bisogno il mondo di questo incoraggiamento che è dono e promessa di Dio! Come uno dei frutti di questa celebrazione della vita familiare, possiate tornare alle vostre case e diventare fonte di incoraggiamento per gli altri, per condividere con loro “le parole di vita eterna” di Gesù. Le vostre famiglie infatti sono sia un luogo privilegiato sia un importante mezzo per diffondere quelle parole come “buone notizie” per ciascuno, specialmente per quelli che desiderano lasciare il deserto e la “casa di schiavitù” (cfr Gs 24,17) per andare verso la terra promessa della speranza e della libertà.
Nella seconda lettura odierna, San Paolo ci dice che il matrimonio è una partecipazione al mistero della perenne fedeltà di Cristo alla sua sposa, la Chiesa (cfr Ef 5,32). Tuttavia questo insegnamento, seppure magnifico, può apparire a qualcuno come una “parola dura”. Perché vivere nell’amore, come Cristo ci ha amato (cfr Ef 5,2), comporta l’imitazione del suo stesso sacrificio di sé, comporta morire a noi stessi per rinascere a un amore più grande e più duraturo. Quell’amore che solo può salvare il mondo dalla schiavitù del peccato, dall’egoismo, dall’avidità e dall’indifferenza verso i bisogni dei meno fortunati. Questo è l’amore che abbiamo conosciuto in Gesù Cristo. Esso si è incarnato nel nostro mondo mediante una famiglia, e mediante la testimonianza delle famiglie cristiane in ogni generazione ha il potere di infrangere ogni barriera per riconciliare il mondo con Dio e fare di noi ciò che da sempre siamo destinati a essere: un’unica famiglia umana che vive insieme nella giustizia, nella santità, nella pace.
Il compito di dare testimonianza a questa Buona Notizia non è facile. Tuttavia, le sfide che i cristiani oggi hanno di fronte sono, a loro modo, non meno difficili di quelle che dovettero affrontare i primi missionari irlandesi. Penso a San Colombano, che col suo piccolo gruppo di compagni portò la luce del Vangelo nelle terre europee in un’epoca di oscurità e di decadenza culturale. Il loro straordinario successo missionario non era basato su metodi tattici o piani strategici, no, ma su una umile e liberante docilità ai suggerimenti dello Spirito Santo. Fu la loro quotidiana testimonianza di fedeltà a Cristo e tra di loro che conquistò i cuori che desideravano ardentemente una parola di grazia e che contribuì a far nascere la cultura europea. Tale testimonianza rimane una perenne fonte di rinnovamento spirituale e missionario per il popolo santo e fedele di Dio.
Naturalmente, ci saranno sempre persone che si opporranno alla Buona Notizia, che “mormoreranno” contro le sue “parole dure”. Tuttavia, come San Colombano e i suoi compagni, che affrontarono acque ghiacciate e mari tempestosi per seguire Gesù, non lasciamoci mai influenzare o scoraggiare dallo sguardo gelido dell'indifferenza o dai venti burrascosi dell’ostilità.
Tuttavia, riconosciamo umilmente che, se siamo onesti con noi stessi, possiamo anche noi trovare duri gli insegnamenti di Gesù. Quanto è sempre difficile perdonare quelli che ci feriscono! Che sfida è sempre quella di accogliere il migrante e lo straniero! Com’è doloroso sopportare la delusione, il rifiuto, il tradimento! Quanto è scomodo proteggere i diritti dei più fragili, dei non ancora nati o dei più anziani, che sembrano disturbare il nostro senso di libertà.
Tuttavia, è proprio in quelle circostanze che il Signore ci chiede: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67). Con la forza dello Spirito che ci incoraggia e con il Signore sempre al nostro fianco, possiamo rispondere: «Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (v. 69). Con il popolo d’Israele, possiamo ripetere: «Anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio» (Gs 24,18).
Con i sacramenti del Battesimo e della Confermazione, ogni cristiano viene inviato per essere un missionario, un “discepolo missionario” (cfr Evangelii gaudium, 120). La Chiesa nel suo insieme è chiamata ad “uscire” per portare le parole di vita eterna alle periferie del mondo. Possa questa nostra celebrazione di oggi confermare ciascuno di voi, genitori e nonni, bambini e giovani, uomini e donne, frati e suore, contemplativi e missionari, diaconi e sacerdoti e vescovi, nel condividere la gioia del Vangelo! Possiate condividere il Vangelo della famiglia come gioia per il mondo!
Nel prepararci a riprendere ciascuno la propria strada, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore e alla vocazione alla quale ha chiamato ciascuno di noi. Facendo nostra la preghiera di San Patrizio, ripetiamo ciascuno con gioia: “Cristo dentro di me, Cristo dietro di me, Cristo accanto a me, Cristo sotto di me, Cristo sopra di me” [lo ripete in gaelico]. Con la gioia e la forza conferita dallo Spirito Santo, diciamogli con fiducia: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).
[01267-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
«Tu as les paroles de la vie éternelle» (Jn 6, 68).
Au terme de cette Rencontre Mondiale des Familles, nous sommes rassemblés comme une famille autour de la table du Seigneur. Nous remercions le Seigneur pour toutes les bénédictions reçues dans nos familles. Nous voulons nous engager à vivre pleinement notre vocation pour être, selon les paroles touchantes de Sainte Thérèse de l’Enfant-Jésus, "l’amour dans le cœur de l’Église".
Dans ce précieux moment de communion les uns avec les autres et avec le Seigneur, il est bon de faire une halte et de considérer la source de toutes les bonnes choses que nous avons reçues. Jésus révèle l’origine de ces bénédictions dans l’Évangile d’aujourd’hui, quand il parle à ses disciples. Beaucoup d’entre eux étaient bouleversés, désorientés et aussi en colère, discutant pour savoir s’il fallait accepter ses "paroles dures", tellement contraires à la sagesse de ce monde. En réponse, le Seigneur leur dit directement: «Les paroles que je vous ai dites sont esprit et elles sont vie» (Jn 6,63).
Ces paroles, avec leur promesse du don de l’Esprit Saint, sont débordantes de vie pour nous qui les accueillons dans la foi. Elles montrent la source ultime de tout le bien que nous avons expérimenté et célébré ici en ces jours: l’Esprit de Dieu, qui souffle constamment une vie nouvelle sur le monde, dans les cœurs, dans les familles, dans les maisons et dans les paroisses. Chaque nouveau jour dans la vie de nos familles, et chaque nouvelle génération, porte avec soi la promesse d’une nouvelle Pentecôte, une Pentecôte domestique, une nouvelle effusion de l’Esprit, le Paraclet, que Jésus nous envoie comme notre Avocat, notre Consolateur et Celui qui vraiment nous donne du courage.
Combien le monde a besoin de cet encouragement qui est don et promesse de Dieu! Comme un des fruits de cette célébration de la vie familiale, puissiez-vous revenir chez vous et devenir une source d’encouragement pour les autres, pour partager avec eux "les paroles de la vie éternelle" de Jésus. Vos familles en effet sont à la fois un lieu privilégié et un moyen important pour transmettre ces paroles comme de "bonnes nouvelles" pour chacun, et en particulier pour ceux qui désirent quitter le désert et la "maison d’esclavage" (Cf. Jos 24,17), pour aller vers la terre promise de l’espérance et de la liberté.
Dans la deuxième lecture de ce jour, Saint Paul nous dit que le mariage est une participation au mystère de la fidélité permanente du Christ à son épouse, l’Église (Cf. Ep 5,32). Cependant cet enseignement, quoique magnifique, peut apparaître à certains comme une "parole dure". Parce que vivre dans l’amour, comme le Christ nous a aimés (Cf. Ep 5,2), comporte l’imitation de son propre sacrifice, comporte de mourir à nous-mêmes pour renaître à un amour plus grand et plus durable. Cet amour qui seul peut sauver le monde de l’esclavage du péché, de l’égoïsme, de l’avidité et de l’indifférence envers les besoins de ceux qui ont moins de chance. C’est cet amour que nous avons connu en Jésus-Christ. Il s’est incarné dans notre monde grâce à une famille, et par le témoignage des familles chrétiennes à chaque génération, il a le pouvoir de briser toutes les barrières pour réconcilier le monde avec Dieu et pour faire de nous ce que depuis toujours nous sommes destinés à être: une unique famille humaine vivant ensemble dans la justice, dans la sainteté et la paix.
La mission de témoigner de cette Bonne Nouvelle n’est pas facile. Cependant les défis auxquels les chrétiens aujourd’hui sont confrontés, sont, à leur manière, non moins difficiles que ceux qu’ont dû affronter les premiers missionnaires irlandais. Je pense à saint Colomban, qui avec son petit groupe de compagnons a porté la lumière de l’Évangile sur les terres européennes à une époque d’obscurité et de décadence culturelle. Leur extraordinaire succès missionnaire n’était pas basé sur des méthodes tactiques ou sur des plans stratégiques, non, mais sur une docilité humble et libératrice aux suggestions de l’Esprit Saint. Ce fut leur témoignage quotidien de fidélité au Christ et entre eux qui a conquis les cœurs qui désiraient ardemment une parole de grâce et qui a contribué à faire naître la culture européenne. Ce témoignage reste une source permanente de renouvellement spirituel et missionnaire pour le peuple saint et fidèle de Dieu.
Naturellement, il y aura toujours des personnes qui s’opposeront à la Bonne Nouvelle, qui "murmureront" contre ses "paroles dures". Cependant, comme saint Colomban et ses compagnons qui affrontèrent des eaux glacées et des flots déchaînés pour suivre Jésus, ne nous laissons jamais influencer ou décourager par le regard glacial de l’indifférence ou par les vents tempétueux de l’hostilité.
Toutefois, reconnaissons humblement que, si nous sommes honnêtes avec nous-mêmes, nous pouvons nous aussi trouver durs les enseignements de Jésus. Combien il est toujours difficile de pardonner à ceux qui nous blessent! Quel défi est toujours celui d’accueillir le migrant et l’étranger! Comme il est douloureux de supporter la déception, le refus, la trahison! Combien il est gênant de protéger les droits des plus fragiles, de ceux qui ne sont pas encore nés ou des plus anciens, qui semblent déranger notre sens de la liberté.
Pourtant, c’est justement dans ces circonstances que le Seigneur nous demande: " Voulez-vous partir, vous aussi?" (Jn 6, 67). Avec la force de l’Esprit qui nous encourage et avec le Seigneur toujours à nos côtés, nous pouvons répondre: «Quant à nous, nous croyons et nous savons que tu es le Saint de Dieu» ( v. 69). Avec le peuple d’Israël, nous pouvons redire: «Nous aussi, nous voulons servir le Seigneur, car c’est lui notre Dieu» (Jos 24,18).
Avec les sacrements du Baptême et de la Confirmation, tout chrétien est envoyé pour être missionnaire, un "disciple missionnaire" (Cf. Evangelii gaudium, n. 24). L’Église dans son ensemble est appelée à "sortir" pour porter les paroles de la vie éternelle aux périphéries du monde. Puisse notre célébration d’aujourd’hui confirmer chacun de vous, parents et grand- parents, enfants et jeunes, hommes et femmes, frères et sœurs, contemplatifs et missionnaires, diacres, prêtres et évêques, à partager la joie de l’Évangile! Puissiez-vous partager l’Évangile de la famille comme une joie pour le monde!
En nous préparant à reprendre chacun notre propre route, renouvelons notre fidélité au Seigneur et à la vocation à laquelle il a appelé chacun de nous. En faisant nôtre la prière de Saint Patrick, redisons chacun avec joie: «Christ en moi, Christ derrière moi, Christ avec moi, Christ sous moi, Christ sur moi». Avec la joie et la force données par l’Esprit Saint, disons-lui avec confiance:«Seigneur, à qui irions-nous? Tu as les paroles de la vie éternelle.» (Jn 6,68).
[01267-FR.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
“You have the words of eternal life!” (Jn 6:68)
At the end of this World Meeting of Families, we gather as a family around the table of the Lord. We thank God for the many blessings we have received in our families. And we want to commit ourselves to living fully our vocation to be, in the touching words of Saint Therese, “love in the heart of the Church”.
In this precious moment of communion with one another and with the Lord, it is good to pause and consider the source of all the good things we have received. Jesus reveals the origin of these blessings in today’s Gospel, when he speaks to his disciples. Many of them were upset, confused or even angry, struggling to accept his “hard sayings”, so contrary to the wisdom of this world. In response, the Lord tells them directly: “The words I have spoken to you are spirit and life” (Jn 6:63).
These words, with their promise of the gift of the Holy Spirit, are teeming with life for us who accept them in faith. They point to the ultimate source of all the good that we have experienced and celebrated here in these past few days: the Spirit of God, who constantly breathes new life into our world, into our hearts, into our families, into our homes and parishes. Each new day in the life of our families, and each new generation, brings the promise of a new Pentecost, a domestic Pentecost, a fresh outpouring of the Spirit, the Paraclete, whom Jesus sends as our Advocate, our Consoler and indeed our Encourager.
How much our world needs this encouragement that is God’s gift and promise! As one of the fruits of this celebration of family life, may you go back to your homes and become a source of encouragement to others, to share with them Jesus’ “words of eternal life”. For your families are both a privileged place for, and an important means of, spreading those words as “Good News” for everyone, especially those who long to leave behind the desert and the “house of bondage” (cf. Jos 24:17) for the promised land of hope and freedom.
In today’s second reading, Saint Paul tells us that marriage is a sharing in the mystery of Christ’s undying fidelity to his bride, the Church (cf. Eph 5:32). Yet this teaching, as magnificent as it is, can appear to some as a “hard saying”. Because living in love, even as Christ loved us (cf. Eph 5:2), entails imitating his own self-sacrifice, dying to ourselves in order to be reborn to a greater and more enduring love. The love that alone can save our world from its bondage to sin, selfishness, greed and indifference to the needs of the less fortunate. That is the love we have come to know in Christ Jesus. It became incarnate in our world through a family, and through the witness of Christian families in every age it has the power to break down every barrier in order to reconcile the world to God and to make us what we were always meant to be: a single human family dwelling together in justice, holiness and peace.
The task of bearing witness to this Good News is not easy. Yet the challenges that Christians face today are, in their own way, no less difficult than those faced by the earliest Irish missionaries. I think of Saint Columbanus, who with his small band of companions brought the light of the Gospel to the lands of Europe in an age of darkness and cultural dissolution. Their extraordinary missionary success was not based on tactical methods or strategic plans, no, but on a humble and liberating docility to the promptings of the Holy Spirit. It was their daily witness of fidelity to Christ and to each other that won hearts yearning for a word of grace and helped give birth to the culture of Europe. That witness remains a perennial source of spiritual and missionary renewal for God’s holy and faithful people.
Of course, there will always be people who resist the Good News, who “murmur” at its “hard words”. Yet like Saint Columbanus and his companions, who faced icy waters and stormy seas to follow Jesus, may we never be swayed or discouraged by the icy stare of indifference or the stormy winds of hostility.
But let us also humbly acknowledge that, if we are honest with ourselves, we too can find the teachings of Jesus hard. How difficult it is always to forgive those who hurt us; how challenging always to welcome the migrant and the stranger; how painful joyfully to bear disappointment, rejection, betrayal; how inconvenient to protect the rights of the most vulnerable, the unborn or the elderly, who seem to impinge upon our own sense of freedom.
Yet it is precisely at those times that the Lord asks us: “What about you, do you want to go away too?” (Jn 6:67). With the strength of the Spirit to “encourage” us and with the Lord always at our side, we can answer: “We believe; we know that you are the Holy One of God” (v. 69). With the people of Israel, we can repeat: “We too will serve the Lord, for he is our God” (Jos 24:18).
Through the sacraments of Baptism and Confirmation, each Christian is sent forth to be a missionary, “a missionary disciple” (cf. Evangelii Gaudium, 120). The Church as a whole is called to “go forth” to bring the words of eternal life to all the peripheries of our world. May our celebration today confirm each of you, parents and grandparents, children and young people, men and women, religious brothers and sisters, contemplatives and missionaries, deacons, priests and bishops, to share the joy of the Gospel! Share the Gospel of the family as joy for the world!
As we now prepare to go our separate ways, let us renew our fidelity to the Lord and to the vocation he has given to each of us. Taking up the prayer of Saint Patrick, let each of us repeat with joy: “Christ within me, Christ behind me, Christ before me, Christ beside me, Christ beneath me, Christ above me” [repeated in Irish]. With the joy and strength given by the Holy Spirit, let us say to him with confidence: “Lord, to whom shall we go? You have the words of eternal life” (Jn 6:68).
[01267-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
»Du hast Worte des ewigen Lebens.« (Joh 6,68).
Am Ende dieses Weltfamilientreffens versammeln wir uns als Familie um den Tisch des Herrn. Wir danken dem Herrn für die vielen Segnungen, die wir in unseren Familien empfangen haben. Wir wollen uns verpflichten, unsere Berufung vollkommen zu leben, um gemäß den berührenden Worten der heiligen Theresia vom Kinde Jesu, „die Liebe im Herzen der Kirche“ zu sein.
In diesem kostbaren Moment der Gemeinschaft miteinander und mit dem Herrn ist es gut, innezuhalten und über die Quelle all der guten Dinge nachzudenken, die wir empfangen haben. Jesus offenbart im heutigen Evangelium den Ursprung dieser Segnungen, wenn er zu seinen Jüngern spricht. Viele von ihnen waren bestürzt, verwirrt oder sogar verärgert, innerlich darum ringend, ob sie seine „harten Worte“ akzeptieren sollten, die der Weisheit dieser Welt so sehr widersprechen. Als Antwort sagt der Herr ihnen direkt: »Die Worte, die ich zu euch gesprochen habe, sind Geist und sind Leben« (Joh 6,63).
Diese Worte mit ihrer Verheißung der Gabe des Heiligen Geistes sind für uns, die wir sie im Glauben aufnehmen, übervoll mit Leben. Sie zeigen die äußerste Quelle all des Guten, das wir hier in diesen Tagen erlebt und gefeiert haben: den Geist Gottes, der der Welt, den Herzen, den Familien, den Häusern und Pfarreien ständig neues Leben einhaucht. Jeder neue Tag im Leben unserer Familien und jede neue Generation bringt mit sich die Verheißung eines neuen Pfingsten, eines häuslichen Pfingstfestes, einer neuen Ausgießung des Geistes, des Parakleten, den Jesus uns als unseren Anwalt, unseren Tröster und als denjenigen sendet, der uns wirklich Mut gibt.
Wie sehr braucht die Welt diese Ermutigung, die eine Gabe und eine Verheißung Gottes ist! Als eine der Früchte dieser Feier des Familienlebens mögt Ihr in Eure Häuser zurückkehren und eine Quelle der Ermutigung für andere werden, um mit ihnen Jesu „Worte ewigen Lebens“ zu teilen. In der Tat sind eure Familien ein privilegierter Ort und ein wichtiges Mittel, um diese Worte als „gute Nachricht“ für alle zu verbreiten, besonders für diejenigen, die die Wüste und das „Sklavenhaus“ (vgl. Jos 24,17) verlassen wollen, um in das gelobte Land der Hoffnung und der Freiheit zu ziehen.
In der heutigen zweiten Lesung sagt uns der heilige Paulus, dass die Ehe eine Teilhabe am Geheimnis der ewigen Treue Christi zu seiner Braut, der Kirche, ist (vgl. Eph 5,32). Doch diese Lehre, so großartig sie auch ist, mag manchen als „hartes Wort“ erscheinen. Denn in der Liebe zu leben, mit der Christus uns geliebt hat (vgl. Eph 5,2), bedeutet seine Selbsthingabe nachzuahmen, es bedeutet, sich selbst zu sterben, um zu einer größeren und nachhaltigeren Liebe wiedergeboren zu werden. Diese Liebe allein kann die Welt von der Sklaverei der Sünde, von Egoismus, von Gier und von der Gleichgültigkeit gegenüber den Bedürfnissen der weniger Erfolgreichen erlösen. Das ist die Liebe, die wir in Jesus Christus erkannt haben. Sie hat sich über eine Familie in unserer Welt inkarniert, und über das Zeugnis christlicher Familien in jeder Generation hat sie die Macht, alle Barrieren zu durchbrechen, um die Welt mit Gott zu versöhnen und aus uns das zu machen, wozu wir seit jeher bestimmt waren: eine einzige Menschheitsfamilie zu sein, die in Gerechtigkeit, Heiligkeit und Frieden zusammenlebt.
Die Aufgabe, diese Gute Nachricht zu bezeugen, ist nicht einfach. Doch sind die Herausforderungen, vor denen Christen heute stehen, auf ihre Weise nicht weniger schwierig als diejenigen, die die ersten irischen Missionare zu meistern hatten. Ich denke an den heiligen Kolumban, der mit seiner kleinen Gruppe von Gefährten das Licht des Evangeliums in einer Zeit der Dunkelheit und der kulturellen Dekadenz in die Länder Europas brachte. Ihr außerordentlicher missionarischer Erfolg basierte nicht auf taktischen Methoden oder strategischen Plänen, nein, sondern auf einer demütigen und befreienden Fügsamkeit gegenüber den Eingebungen des Heiligen Geistes. Es war ihr tägliches Zeugnis der Treue zu Christus und zueinander, das die Herzen eroberte, die sich nach einem Wort der Gnade sehnten und das zur Geburt der europäischen Kultur beitrug. Dieses Zeugnis bleibt eine beständige Quelle geistlicher und missionarischer Erneuerung für das heilige und gläubige Volk Gottes.
Natürlich wird es immer Menschen geben, die sich der Frohen Botschaft widersetzen und gegen ihre „harten Worte“ „murren“ werden. Doch wie der heilige Kolumban und seine Gefährten, die es, um Jesus zu folgen, mit eisigen Gewässern und stürmischen Meeren aufnahmen, lassen auch wir uns niemals von dem eisigen Blick der Gleichgültigkeit oder den stürmischen Winden der Feindseligkeit beeinflussen oder entmutigen.
Aber lasst uns ebenfalls demütig zugeben, dass, wenn wir ehrlich zu uns selbst sind, auch uns die Lehren Jesu Schwierigkeiten bereiten können. Wie schwer ist es doch, immer denen zu vergeben, die uns verletzt haben! Was für eine Herausforderung ist es jedes Mal, den Migranten und Ausländer willkommen zu heißen! Wie schmerzhaft ist es, Enttäuschung, Ablehnung oder Verrat zu ertragen! Wie unangenehm ist es, die Rechte der Schwächsten, der Ungeborenen oder der älteren Menschen zu schützen, die unser Freiheitsgefühl zu stören scheinen.
Doch gerade unter diesen Umständen fragt uns der Herr: „Wollt auch Ihr weggehen?“ (Joh 6,67). Mit der Kraft des Geistes, der uns ermutigt und mit dem Herrn, der immer an unserer Seite ist, können wir antworten: »Wir sind zum Glauben gekommen und haben erkannt: Du bist der Heilige Gottes« (V. 69). Mit dem Volk Israel können wir wiederholen: »Auch wir wollen dem Herrn dienen; denn er ist unser Gott« (Jos 24,18).
Durch die Sakramente der Taufe und Firmung wird jeder Christ dazu ausgesandt, ein Missionar, ein „missionarischer Jünger“ zu sein (vgl. Evangelii gaudium, 24). Die Kirche als Ganze ist aufgerufen, „hinauszugehen“, um die Worte des ewigen Lebens an die Peripherien der Welt zu bringen. Möge diese unsere heutige Feier jeden von euch, Eltern und Großeltern, Kinder und Jugendliche, Männer und Frauen, Ordensleute, Kontemplative und Missionare, Diakone und Priester und Bischöfe, darin bestärken, die Freude des Evangeliums mit anderen zu teilen! Möget Ihr dazu in der Lage sein, das Evangelium der Familie als Freude für die Welt mitzuteilen!
Während wir uns darauf vorbereiten, unseren je eigenen Weg wiederaufzunehmen, erneuern wir unsere Treue zum Herrn und zu der Berufung, die er einen jedem von uns gegeben hat. Indem wir uns das Gebet des Heiligen Patrick zu eigen machen, wiederholen wir, ein jeder, mit Freude: „Christus in mir, Christus hinter mir, Christus vor mir, Christus neben mir, Christus unter mir, Christus über mir“ [er wiederholt es auf Gälisch]. Mit der Freude und der Kraft des Heiligen Geistes lasst uns zu ihm voll Vertrauen sagen: »Herr, zu wem sollen wir gehen? Du hast Worte des ewigen Lebens« (Joh 6,68).
[01267-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
«Tú tienes palabras de vida eterna» (Jn 6,68).
En la conclusión de este Encuentro Mundial de las Familias, nos reunimos como familia alrededor de la mesa del Señor. Agradecemos al Señor por tantas bendiciones que ha derramado en nuestras familias. Queremos comprometernos a vivir plenamente nuestra vocación para ser, según las conmovedoras palabras de santa Teresa del Niño Jesús, «el amor en el corazón de la Iglesia».
En este momento maravilloso de comunión entre nosotros y con el Señor, es bueno que nos detengamos un momento para considerar la fuente de todo lo bueno que hemos recibido. En el Evangelio de hoy, Jesús revela el origen de estas bendiciones cuando habla a sus discípulos. Muchos de ellos estaban desolados, confusos y también enfadados, debatiendo sobre aceptar o no sus “palabras duras”, tan contrarias a la sabiduría de este mundo. Como respuesta, el Señor les dice directamente: «Las palabras que os he dicho son espíritu y vida» (Jn 6,63).
Estas palabras, con su promesa del don del Espíritu Santo, rebosan de vida para nosotros que las acogemos desde la fe. Ellas indican la fuente última de todo el bien que hemos experimentado y celebrado aquí en estos días: el Espíritu de Dios, que sopla constantemente vida nueva en el mundo, en los corazones, en las familias, en los hogares y en las parroquias. Cada nuevo día en la vida de nuestras familias y cada nueva generación trae consigo la promesa de un nuevo Pentecostés, un Pentecostés doméstico, una nueva efusión del Espíritu, el Paráclito, que Jesús nos envía como nuestro Abogado, nuestro Consolador y quien verdaderamente nos da valentía.
Cuánta necesidad tiene el mundo de este aliento que es don y promesa de Dios. Como uno de los frutos de esta celebración de la vida familiar, que podáis regresar a vuestros hogares y convertiros en fuente de ánimo para los demás, para compartir con ellos “las palabras de vida eterna” de Jesús. Vuestras familias son un lugar privilegiado y un importante medio para difundir esas palabras como “buena noticia” para todos, especialmente para aquellos que desean dejar el desierto y la “casa de esclavitud” (cf. Jos 24,17) para ir hacia la tierra prometida de la esperanza y de la libertad.
En la segunda lectura de hoy, san Pablo nos dice que el matrimonio es una participación en el misterio de la fidelidad eterna de Cristo a su esposa, la Iglesia (cf. Ef 5,32). Pero esta enseñanza, aunque magnífica, tal vez pueda parecer a alguno una “palabra dura”. Porque vivir en el amor, como Cristo nos ha amado (cf. Ef 5,2), supone la imitación de su propio sacrificio, implica morir a nosotros mismos para renacer a un amor más grande y duradero. Solo ese amor puede salvar el mundo de la esclavitud del pecado, del egoísmo, de la codicia y de la indiferencia hacia las necesidades de los menos afortunados. Este es el amor que hemos conocido en Jesucristo, que se ha encarnado en nuestro mundo por medio de una familia y que a través del testimonio de las familias cristianas tiene el poder, en cada generación, de derribar las barreras para reconciliar al mundo con Dios y hacer de nosotros lo que desde siempre estamos destinados a ser: una única familia humana que vive junta en la justicia, en la santidad, en la paz.
La tarea de dar testimonio de esta Buena Noticia no es fácil. Sin embargo, los desafíos que los cristianos de hoy tienen delante no son, a su manera, más difíciles de los que debieron afrontar los primeros misioneros irlandeses. Pienso en san Columbano, que con su pequeño grupo de compañeros llevó la luz del Evangelio a las tierras europeas en una época de oscuridad y decadencia cultural. Su extraordinario éxito misionero no estaba basado en métodos tácticos o planes estratégicos, no, sino en una humilde y liberadora docilidad a las inspiraciones del Espíritu Santo. Su testimonio cotidiano de fidelidad a Cristo y entre ellos fue lo que conquistó los corazones que deseaban ardientemente una palabra de gracia y lo que contribuyó al nacimiento de la cultura europea. Ese testimonio permanece como una fuente perenne de renovación espiritual y misionera para el pueblo santo y fiel de Dios.
Naturalmente, siempre habrá personas que se opondrán a la Buena Noticia, que “murmurarán” contra sus “palabras duras”. Pero, como san Columbano y sus compañeros, que afrontaron aguas congeladas y mares tempestuosos para seguir a Jesús, no nos dejemos influenciar o desanimar jamás ante la mirada fría de la indiferencia o los vientos borrascosos de la hostilidad.
Incluso, reconozcamos humildemente que, si somos honestos con nosotros mismos, también nosotros podemos encontrar duras las enseñanzas de Jesús. Qué difícil es perdonar siempre a quienes nos hieren. Qué desafiante es acoger siempre al emigrante y al extranjero. Qué doloroso es soportar la desilusión, el rechazo, la traición. Qué incómodo es proteger los derechos de los más frágiles, de los que aún no han nacido o de los más ancianos, que parece que obstaculizan nuestro sentido de libertad.
Sin embargo, es justamente en esas circunstancias en las que el Señor nos pregunta: «¿También vosotros os queréis marchar?» (Jn 6,67). Con la fuerza del Espíritu que nos anima y con el Señor siempre a nuestro lado, podemos responder: «Nosotros creemos y sabemos que tú eres el Santo de Dios» (v. 69). Con el pueblo de Israel, podemos repetir: «También nosotros serviremos al Señor, ¡porque él es nuestro Dios!» (Jos 24,18).
Con los sacramentos del bautismo y de la confirmación, cada cristiano es enviado para ser un misionero, un “discípulo misionero” (cf. Evangelii gaudium, 24). Toda la Iglesia en su conjunto está llamada a “salir” para llevar las palabras de vida eterna a las periferias del mundo. Que esta celebración nuestra de hoy pueda confirmar a cada uno de vosotros, padres y abuelos, niños y jóvenes, hombres y mujeres, religiosos y religiosas, contemplativos y misioneros, diáconos y sacerdotes, y obispos, para compartir la alegría del Evangelio. Que podáis compartir el Evangelio de la familia como alegría para el mundo.
Mientras nos disponemos a reemprender cada uno su propio camino, renovemos nuestra fidelidad al Señor y a la vocación a la que nos ha llamado. Haciendo nuestra la oración de san Patricio, repitamos con alegría: «Cristo en mí, Cristo detrás de mí, Cristo junto a mí, Cristo debajo de mí, Cristo sobre mí» [lo repite en gaélico]. Con la alegría y la fuerza conferida por el Espíritu Santo, digámosle con confianza: «Señor, ¿a quién vamos a acudir? Tú tienes palabras de vida eterna» (Jn 6,68).
[01267-ES.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
«Tu tens palavras de vida eterna!» (Jo 6, 68).
No termo deste Encontro Mundial das Famílias, reunimo-nos como família ao redor da mesa do Senhor. Agradecemos ao Senhor pelas inúmeras bênçãos recebidas nas nossas famílias. Queremos empenhar-nos a viver plenamente a nossa vocação, para sermos, segundo as comoventes palavras de Santa Teresa do Menino Jesus, «o amor no coração da Igreja».
Neste momento precioso de comunhão de uns com os outros e com o Senhor, é bom fazer uma pausa e considerar a fonte de todas as coisas boas que recebemos. Jesus revela a origem destas bênçãos no Evangelho de hoje, quando fala aos seus discípulos. Muitos deles estavam perplexos, confusos e até irados, hesitando se aceitar ou não as suas «palavras duras», tão contrárias à sabedoria deste mundo. Em resposta, o Senhor diz-lhes diretamente: «As palavras que vos disse são espírito e são vida» (Jo 6, 63).
Com a sua promessa do dom do Espírito Santo, estas palavras aparecem transbordantes de vida para nós que as acolhemos na fé. Indicam a fonte última de todo o bem que experimentamos e celebramos aqui nestes dias: o Espírito de Deus, que sopra constantemente nova vida sobre o mundo, nos corações, nas famílias, nos lares e nas paróquias. Cada dia novo na vida das nossas famílias e cada nova geração trazem consigo a promessa dum novo Pentecostes, um Pentecostes doméstico, uma nova efusão do Espírito, o Paráclito, que Jesus nos envia como nosso Advogado, nosso Consolador e Aquele que verdadeiramente nos dá coragem.
Quanta necessidade tem o mundo deste encorajamento que é dom e promessa de Deus! Que vós possais, como um dos frutos desta celebração da vida familiar, regressar às vossas casas e tornar-vos fonte de encorajamento para os outros, para partilhar com eles «as palavras de vida eterna» de Jesus. Na verdade, as vossas famílias são quer um lugar privilegiado quer um meio importante para difundir estas palavras como «boas notícias» para cada um, especialmente para quantos desejam deixar o deserto e a «casa da escravidão» (cf. Js 24, 17) a fim de irem para a terra prometida da esperança e da liberdade.
Na segunda Leitura de hoje, São Paulo diz-nos que o matrimónio é uma participação no mistério da fidelidade perene de Cristo à sua esposa, a Igreja (cf. Ef 5, 32). Mas esta doutrina, embora magnífica, pode aparecer a alguém como uma «palavra dura». Porque viver no amor, como Cristo nos amou (cf. Ef 5, 2), implica a imitação do próprio sacrifício de Si mesmo, implica morrer para nós mesmos a fim de renascer para um amor maior e mais duradouro: aquele amor, o único que pode salvar o mundo da escravidão do pecado, do egoísmo, da ganância e da indiferença às necessidades dos menos afortunados. Este é o amor que conhecemos em Jesus Cristo. Encarnou-Se no nosso mundo por meio duma família, e em cada geração, através do testemunho das famílias cristãs, tem o poder de romper todas as barreiras para reconciliar o mundo com Deus e fazer de nós aquilo que desde sempre estamos destinados a ser: uma única família humana que vive conjuntamente na justiça, na santidade, na paz.
A tarefa de dar testemunho desta Boa Nova não é fácil. Mas, de certo modo, os desafios que hoje enfrentam os cristãos não são mais difíceis do que aqueles que tiveram de enfrentar os primeiros missionários irlandeses. Penso em São Columbano, que, com o seu pequeno grupo de companheiros, levou a luz do Evangelho às terras da Europa numa época de obscuridade e decadência cultural. O seu extraordinário sucesso missionário não se baseara em métodos táticos ou planos estratégicos, não, mas numa humilde e libertadora docilidade às sugestões do Espírito Santo. Foi o seu testemunho diário de fidelidade a Cristo e entre eles que conquistou os corações que desejavam ardentemente uma palavra de graça e que contribuiu para fazer nascer a cultura europeia. Tal testemunho permanece uma fonte perene de renovação espiritual e missionária para o povo santo e fiel de Deus.
Naturalmente, haverá sempre pessoas que se oporão à Boa Nova, que «murmurarão» contra as suas «palavras duras». Todavia, como São Columbano e os seus companheiros que enfrentaram águas geladas e mares tempestuosos para seguir Jesus, não nos deixemos jamais influenciar ou desanimar pelo olhar gelado da indiferença ou pelos ventos borrascosos da hostilidade.
Contudo reconheçamos humildemente que, se formos honestos com nós mesmos, poderemos também nós achar duros os ensinamentos de Jesus. Como permanece difícil perdoar àqueles que nos magoam! Que grande desafio continua a ser o acolhimento do migrante e do estrangeiro! Como é doloroso suportar a desilusão, a rejeição, a traição! Como é incómodo proteger os direitos dos mais frágeis, dos nascituros ou dos mais idosos, que parecem estorvar o nosso sentido de liberdade!
Mas é precisamente em tais circunstâncias que o Senhor nos pergunta: «Também vós quereis ir embora?» (Jo 6,67). Com a força do Espírito que nos encoraja e com o Senhor sempre ao nosso lado, podemos responder: «Nós cremos e sabemos que Tu é que és o Santo de Deus» (v. 69). Com o povo de Israel, podemos repetir: «Também nós serviremos o Senhor, porque Ele é o nosso Deus» (Js 24,18).
Com os sacramentos do Batismo e da Confirmação, cada cristão é enviado para ser um missionário, um «discípulo missionário» (cf. Evangelii gaudium, 24). A Igreja, no seu conjunto, é chamada a «sair» para levar as palavras de vida eterna às periferias do mundo. Que esta nossa celebração de hoje confirme cada um de vós – pais e avós, crianças e jovens, homens e mulheres, frades e freiras, contemplativos e missionários, diáconos e sacerdotes e bispos – na partilha da alegria do Evangelho! Possais partilhar o Evangelho da família como alegria para o mundo.
Ao preparar-se cada um para retomar a própria estrada, renovemos a nossa fidelidade ao Senhor e à vocação a que chamou cada um de nós. Fazendo nossa a oração de São Patrício, repita cada um com alegria: «Cristo dentro de mim, Cristo atrás de mim, Cristo ao meu lado, Cristo debaixo de mim, Cristo acima de mim» [repete-o em gaélico]. Com a alegria e a força conferidas pelo Espírito Santo, digamos-Lhe confiadamente: «A quem iremos nós, Senhor? Tu tens palavras de vida eterna» (Jo 6, 68).
[01267-PO.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
„Ty masz słowa życia wiecznego!” (J 6, 68).
Na zakończenie tego Światowego Spotkania Rodzin gromadzimy się jako rodzina wokół stołu Pana. Dziękujemy Panu za liczne błogosławieństwa otrzymane w naszych rodzinach. Pragniemy angażować się, aby żyć w pełni naszym powołaniem, aby być, zgodnie z poruszającymi słowami św. Teresy od Dzieciątka Jezus, „miłością w sercu Kościoła ".
W tej cennej chwili komunii wzajemnej i z Panem, warto się zatrzymać i rozważyć źródło wszystkich dobrodziejstw, jakie otrzymaliśmy. Jezus objawia źródło tych błogosławieństw w dzisiejszej Ewangelii, kiedy mówi do swoich uczniów. Wielu z nich było wzburzonych, zdezorientowanych, a nawet rozzłoszczonych, zastanawiając się, czy zaakceptować Jego „trudną mowę”, tak bardzo sprzeczną z mądrością tego świata. Odpowiadając Pan mówi im wprost: „Słowa, które Ja wam powiedziałem, są duchem i życiem” (J 6, 63).
Te słowa, wraz z ich obietnicą daru Ducha Świętego, mają dla nas, przyjmujących je z wiarą, przeobfitą treść. Wskazują na definitywne źródło wszelkiego dobra, jakiego doświadczyliśmy i świętowaliśmy tutaj w tych dniach: Ducha Bożego, który nieustannie tchnie nowe życie w świat, w serca, w rodziny, w domy i parafie. Każdy nowy dzień w życiu naszych rodzin i w każdym nowym pokoleniu niesie ze sobą obietnicę nowej Pięćdziesiątnicy, Pięćdziesiątnicy domowej, nowego wylania Ducha Świętego, Parakleta, którego Jezus nam posyła jako naszego obrońcę, naszego pocieszyciela i tego, który naprawdę obdarza nas męstwem.
Jakże bardzo świat potrzebuje tego wsparcia, które jest Bożym darem i obietnicą! Obyście jako jeden z owoców tego świętowania życia rodzinnego powrócili do swoich domów i stali się źródłem wsparcia dla innych, aby dzielić się z nimi Jezusowymi „słowami życia wiecznego”. Wasze rodziny są bowiem zarówno uprzywilejowanym miejscem, jak i ważnym środkiem, aby upowszechniać te słowa jako „dobrą nowinę” dla wszystkich, zwłaszcza dla tych, którzy chcą opuścić pustynię i „dom niewoli” (por. Joz 24,17), aby przejść do ziemi obiecanej nadziei i wolności.
W drugim dzisiejszym czytaniu św. Paweł mówi nam, że małżeństwo jest udziałem w tajemnicy odwiecznej wierności Chrystusa dla swej oblubienicy, Kościoła (por. Ef 5,32). Jednak ta nauka, choć wspaniała, może się wydawać komuś „twardym słowem”. Ponieważ życie w miłości, tak jak Chrystus nas umiłował (Ef 5,2), wiąże się z naśladowaniem Jego ofiary z siebie samego, wiąże się z umieraniem dla siebie, by odrodzić się do wspanialszej i bardziej trwałej miłości. Tylko ta miłość może ocalić świat od niewoli grzechu, od egoizmu, od chciwości i obojętności wobec potrzeb tych, którym się mniej poszczęściło. To jest miłość, którą poznaliśmy w Jezusie Chrystusie. Ucieleśniła się ona w naszym świecie za pośrednictwem rodziny, i poprzez świadectwo rodzin chrześcijańskich w każdym pokoleniu ma moc przełamać wszelkie bariery, aby pojednać świat z Bogiem i uczynić z nas to, do czego jesteśmy od zawsze przeznaczeni: jedną rodziną ludzką, żyjącą razem w sprawiedliwości, świętości i pokoju.
Zadanie dawania świadectwa tej Dobrej Nowinie nie jest łatwe. Jednakże wyzwania, przed którymi stoją dzisiaj chrześcijanie są na swój sposób nie mniej trudne niż te, z którymi borykali się pierwsi irlandzcy misjonarze. Myślę o św. Kolumbanie, który wraz ze swoją małą grupą towarzyszy przyniósł światło Ewangelii na ziemie europejskie w czasach mroku i upadku kulturowego. Ich niezwykły sukces misyjny nie opierał się na metodach taktycznych lub planach strategicznych, nie, lecz na pokornej i wyzwalającej uległości wobec natchnień Ducha Świętego. To ich codzienne świadectwo wierności Chrystusowi oraz wobec siebie nawzajem, zdobyło serca żarliwie pragnące słowa łaski. Przyczyniło się ono do zrodzenia kultury europejskiej. Świadectwo to dla świętego i wiernego ludu Bożego jest odwiecznym źródłem odnowienia duchowego i misyjnego.
Oczywiście, zawsze znajdą się ludzie, którzy będą przeciwstawiać się Dobrej Nowinie, którzy będą „szemrać” przeciw jej „trudnym słowom”. Jednakże, podobnie jak św. Kolumban i jego towarzysze, którzy stawiali czoło lodowatym wodom i wzburzonym morzom, by podążać za Jezusem, nigdy nie pozwólmy, by wpływały na nas, czy zniechęcały lodowate spojrzenia obojętności czy też burzliwe wiatry wrogości.
Jednakże pokornie uznajemy, że o ile jesteśmy uczciwi wobec siebie, to także my możemy stwierdzić, iż nauczanie Jezusa jest trudne. Jakże zawsze trudno wybaczyć tym, którzy nas skrzywdzili! Jak wielkim wyzwaniem jest zawsze przyjęcie imigranta i obcego! Jakże bolesne jest znoszenie rozczarowania, odrzucenia lub zdrady! Jak niewygodne jest chronienie praw najsłabszych, nienarodzonych lub starszych, którzy zdają się zakłócać nasze poczucie wolności.
Jednak właśnie w tych okolicznościach Pan pyta nas: „Czyż i wy chcecie odejść?” (J 6, 67). Mocą Ducha, która nas wspiera, i z Panem będącym zawsze obok nas możemy odpowiedzieć: „A myśmy uwierzyli i poznali, że Ty jesteś Świętym Boga” (w. 69). Wraz z ludem Izraela możemy powtórzyć: „My również chcemy służyć Panu, bo On jest naszym Bogiem” (Joz 24,18).
Poprzez sakramenty chrztu i bierzmowania każdy chrześcijanin zostaje posłany, aby być misjonarzem, „uczniem-misjonarzem” (por. Evangelii gaudium, 24). Kościół jako całość jest wezwany do „wyjścia”, aby zanieść słowa życia wiecznego na obrzeża świata. Niech to nasze dzisiejsze świętowanie umocni każdego z was, rodziców i dziadków, dzieci i młodzież, mężczyzn i kobiety, braci i siostry zakonne, żyjących w zakonach kontemplacyjnych i misjonarzy, diakonów, księży i biskupów, w dzieleniu się radością Ewangelii! Obyście dzielili się Ewangelią rodziny jako radością dla świata!
Przygotowując się do podjęcia każdy własnej drogi, odnówmy naszą wierność Panu i powołaniu, do którego wezwał On każdego z nas. Cytując modlitwę świętego Patryka, powtarzajmy każdy z radością: „Chrystus we mnie, Chrystus za mną, Chrystus przy mnie, Chrystus pode mną, Chrystus nade mną” [Ojciec Święty powtarza to w języku celtyckim]. Z radością i mocą udzieloną przez Ducha Świętego, śmiało powiedzmy do Niego: „Panie, do kogóż pójdziemy? Ty masz słowa życia wiecznego” (J 6, 68).
[01267-PL.02] [Testo originale: Italiano]
Messaggio di ringraziamento del Santo Padre
Messaggio di ringraziamento
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Traduzione in lingua polacca
Messaggio di ringraziamento
Al termine di questa Celebrazione eucaristica e di questo stupendo Incontro Mondiale delle Famiglie, dono di Dio a noi e a tutta la Chiesa, desidero dire un cordiale “grazie” a tutti coloro che in diversi modi hanno collaborato alla sua realizzazione. Ringrazio l’Arcivescovo Martin e l’Arcidiocesi di Dublino per il lavoro di preparazione e organizzazione. Speciale gratitudine esprimo per il supporto e l’assistenza assicurati dal Governo, dalle Autorità civili e dai tanti volontari, irlandesi e di vari Paesi, che con generosità hanno offerto tempo e fatica. In modo speciale desidero dire un “grazie” molto sentito a tutte le persone che hanno pregato per questa Giornata: anziani, bambini, religiosi e religiose, malati, carcerati… Sono sicuro che il successo di questa Giornata si deve alle loro semplici e perseveranti preghiere. Grazie a tutti! Il Signore vi ricompensi!
[01268-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
Au terme de cette Célébration eucharistique et de cette splendide Rencontre mondiale des Familles, don de Dieu pour nous et pour toute l’Eglise, je désire dire in cordial «merci» à tous ceux qui, de diverses manières, ont collaboré à sa réalisation. Je remercie l’Archevêque Martin et l’Archidiocèse de Dublin pour le travail de préparation et d’organisation. J’exprime une particulière gratitude pour l’appui et l’assistance assurés par le Gouvernement, par les Autorités civiles et par de nombreux volontaires, irlandais et de divers pays, qui avec générosité ont offert du temps et de la peine. De manière spéciale je désire dire un «merci» très chaleureux à toutes les personnes qui ont prié pour cette Journée: personnes âgées, enfants, religieux et religieuses, malades, prisonniers… Je suis sûr que le succès de cette Journée est dû à leurs prières simples et persévérantes. Merci à tous! Que le Seigneur vous récompense!
[01268-FR.01] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
At the conclusion of this Eucharistic celebration and this marvellous World Meeting of Families, which has been a gift of God to us and to the whole Church, I would like to say a heartfelt “thank you” to all those who contributed in any way to its realization. I thank Archbishop Martin and the Archdiocese of Dublin for their work of preparation and organization, and in a particular way, I express my gratitude for the support and assistance provided by the government, the civil authorities and the many volunteers from Ireland and other countries, who gave so generously of their time and effort. I want to say a special word of thanks to all those who prayed for this Meeting: the elderly, children, men and women religious, the infirm and those in prison… I am sure that the success of this Meeting is due to their quiet and persevering prayers. Thank you everyone! May the Lord repay you!
[01268-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Am Ende dieser Eucharistiefeier und dieses wunderbaren Weltfamilientreffens, das ein Geschenk Gottes an uns und die ganze Kirche ist, möchte ich gerne allen ein herzliches „Dankeschön“ sagen, die in unterschiedlicher Weise an der Realisierung dieses Treffens mitgewirkt haben. Ich danke Erzbischof Martin und der Erzdiözese Dublin für die Vorbereitung und Organisation. In besonderer Weise drücke ich meinen Dank der Regierung, den Behörden und den vielen freiwilligen Helfern aus Irland und verschiedenen anderen Ländern, die großzügig ihre Zeit und Kraft zur Verfügung gestellt haben, für alle geleistete Hilfe und Unterstützung aus. Ebenso möchte ich auch all den Menschen meinen tief empfundenen Dank aussprechen, die für dieses Ereignis gebetet haben: Alte, Kinder, Ordensleute, Kranke, Gefangene… Ich bin sicher, dass der Erfolg dieses Treffens ihrem einfachen und ausdauernden Gebet geschuldet ist. Dank an alle! Der Herr möge es euch vergelten!
[01268-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
Al concluir esta Celebración eucarística y este maravilloso Encuentro Mundial de las Familias, regalo de Dios para nosotros y para toda la Iglesia, deseo dar las gracias cordialmente a todos los que han colaborado en su realización de diversas maneras. Doy las gracias al arzobispo Martin y a la arquidiócesis de Dublín por el trabajo de preparación y organización. Agradezco especialmente el apoyo y la ayuda ofrecida por el Gobierno, las autoridades civiles y tantos voluntarios, de Irlanda y de otros países, que han entregado su tiempo y trabajo con generosidad. De modo especial, deseo dar las gracias de forma muy sentida a todas las personas que han rezado por este encuentro: ancianos, niños, religiosos y religiosas, enfermos, encarcelados… Estoy seguro de que el éxito de esta jornada se debe a sus oraciones sencillas y perseverantes. ¡Gracias a todos! ¡Que el Señor os lo pague!
[01268-ES.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
No termo da Celebração Eucarística que conclui este Encontro Mundial das Famílias, um dom maravilhoso de Deus para nós e toda a Igreja, desejo dizer «obrigado» de coração a todas as pessoas que colaboraram, de várias maneiras, para a sua realização. Agradeço ao arcebispo Martin e à arquidiocese de Dublin o trabalho de preparação e organização. Particular gratidão, exprimo pelo apoio e assistência assegurados pelo governo, as autoridades civis e tantos voluntários, da Irlanda e de vários outros países, que generosamente ofereceram o seu tempo e empenho. Um «obrigado» muito sentido, quero ainda expressar a todas as pessoas que rezaram por este Encontro: idosos, crianças, religiosos e religiosas, doentes, reclusos... Estou certo de que o sucesso da iniciativa se deve às orações, simples e perseverantes, de todos eles. Obrigado a todos. Que o Senhor vos recompense!
[01268-PO.01] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua polacca
Na zakończenie tej celebracji eucharystycznej i tego wspaniałego Światowego Spotkania Rodzin, będącego darem Boga dla nas i dla całego Kościoła, chciałbym serdecznie podziękować wszystkim, którzy na różne sposoby współpracowali w jego realizacji. Dziękuję arcybiskupowi Martinowi i archidiecezji dublińskiej za przygotowanie i pracę organizacyjną. Wyrażam szczególną wdzięczność za wsparcie i pomoc zapewnioną przez rząd, władze cywilne i wielu wolontariuszy, Irlandczyków oraz pochodzących z różnych krajów, którzy szczodrze ofiarowali swój czas i trud. W sposób szczególny chciałbym bardzo podziękować wszystkim, którzy modlili się w intencji tego dnia: osobom starszym, dzieciom, zakonnikom, chorym, więźniom... Jestem pewien, że sukces tego Dnia zawdzięczamy ich prostym i wytrwałym modlitwom. Dziękuję wszystkim! Niech Pan wam wynagrodzi!
[01268-PL.01] [Testo originale: Italiano]
[B0593-XX.02]