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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Irlanda in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie a Dublino (25-26 agosto 2018) – Visita alla Procattedrale di Santa Maria, 25.08.2018


Visita alla Procattedrale di Santa Maria a Dublino

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Nel pomeriggio, il Santo Padre si è recato in Visita alla Procattedrale di Santa Maria di Dublino.

Nel tragitto tra la Nunziatura e la Procattedrale, il Papa ha fatto una sosta davanti alla Chiesa in cui è sepolto il venerabile Matt Talbot, un operaio che visse tra l’Ottocento e il Novecento, molto amato in Irlanda.

Al Suo arrivo in papamobile, alle ore 15.30 locali (16.30 ora di Roma), il Santo Padre è stato accolto dal Capitolo Metropolitano e dall’Arcivescovo di Dublino e Primate d’Irlanda, S.E. Mons. Diarmuid Martin, che ha porto al Papa il crocifisso e l’acqua benedetta per l’aspersione, mentre l’assemblea eseguiva un canto.

All’ingresso della Cappella del Santissimo Sacramento una coppia di giovani hanno offerto al Santo Padre dei fiori, che il Papa ha deposto sull’altare della Cappella, dove arde dal febbraio 2011 una candela in memoria delle vittime di tutti gli abusi. Il Santo Padre si è raccolto in preghiera silenziosa davanti all’altare.

Successivamente, dopo la breve testimonianza di una coppia di nonni, che hanno da poco festeggiato il loro 50.mo anniversario di matrimonio e le domande di due giovani coppie, il Santo Padre ha rivolto un discorso, rispondendo alle domande rivoltegli. Quindi, prima della benedizione, ha recitato insieme ai presenti la Preghiera Ufficiale per l’Incontro delle Famiglie 2018.

Riportiamo di seguito le parole che il Santo Padre ha rivolto nel corso dell’incontro alle coppie e alle famiglie nella Procattedrale di Santa Maria:

Discorso del Santo Padre

Good afternoon!

Cari amici,

sono lieto di potervi incontrare in questa storica Procattedrale di Santa Maria, che negli anni ha visto innumerevoli celebrazioni del sacramento del matrimonio. Guardando voi, così giovani, io mi domando: ma allora non è vero quello che dicono, che i giovani non vogliono sposarsi? Grazie! Sposarsi e condividere la vita è una cosa bella. C’è un detto in spagnolo che dice così: “Dolori in due, mezzo dolore; gioia in due, una gioia e mezza”. Questa è la strada del matrimonio. Quanto amore è stato manifestato, quante grazie sono state ricevute in questo luogo sacro! Ringrazio l’Arcivescovo Martin per il suo cordiale benvenuto. Sono particolarmente contento di stare con voi, coppie di fidanzati e sposi che vi trovate in diverse fasi del percorso dell’amore sacramentale. È bello anche sentire quella musica che viene da lì: i bambini che piangono… Quella è una speranza, è la più bella musica; ma anche la più bella predica, sentire un bambino che piange, perché è il grido della speranza, che la vita continua, che la vita va avanti, che l’amore è fecondo. Guardare i bambini… Ma ho salutato anche una persona anziana: bisogna anche guardare gli anziani, perché gli anziani sono pieni di saggezza. Ascoltare gli anziani: “Come è stata la tua vita?...”. Questo mi è piaciuto, che siete stati voi [si rivolge alla coppia anziana che ha parlato per prima] a incominciare, dopo 50 anni di matrimonio, perché avete tanta esperienza da condividere. Il futuro e il passato si incontrano nel presente. Loro, i vecchi – permettetemi la parola: i vecchi, the old – hanno la saggezza. Anche le suocere hanno la saggezza… [ridono, ride]. E i bambini devono ascoltare la saggezza, voi giovani dovete ascoltare la saggezza, e parlare con loro per andare avanti, perché loro sono le radici. Loro sono le radici, e voi prendete dalle le radici per andare avanti. Questo di sicuro lo dirò più avanti, ma mi viene di dirlo dal cuore.

In modo speciale, come ho detto, sono grato per la testimonianza di Vincent e Teresa, che ci hanno parlato della loro esperienza di cinquant’anni di matrimonio e di vita familiare. Grazie sia per le parole di incoraggiamento sia per le sfide che avete presentato alle nuove generazioni di sposi novelli e di fidanzati, non solo qui in Irlanda ma in tutto il mondo. Loro non saranno come voi, saranno diversi. Ma hanno bisogno della vostra esperienza per essere diversi, per andare più avanti. È così importante ascoltare gli anziani, ascoltare i nonni! Abbiamo molto da imparare dalla vostra esperienza di vita matrimoniale sostenuta ogni giorno dalla grazia del sacramento. Mi viene voglia di domandarvi: avete litigato molto? Ma questo fa parte del matrimonio! Un matrimonio in cui non si litiga è un po’ noioso… [ridono] Ma c’è un segreto: possono anche volare i piatti, ma il segreto è fare la pace prima che finisca la giornata. E per fare la pace non è necessario un discorso, basta una carezza, così, e la pace è fatta. E sapete perché è importante? Perché se non si fa la pace prima di andare a letto, la “guerra fredda” del giorno dopo è troppo pericolosa, incomincia il rancore... Sì, litigate finché volete, ma alla sera fate la pace. D’accordo? Non dimenticatelo, voi giovani. Crescendo insieme in questa comunità di vita e di amore, voi avete provato molte gioie e, certamente, anche non poche sofferenze. Insieme a tutti gli sposi che hanno fatto tanto cammino lungo la strada, siete i custodi della nostra memoria collettiva. Avremo sempre bisogno della vostra testimonianza piena di fede. È una risorsa preziosa per le giovani coppie, che guardano al futuro con emozione e speranza… e anche, forse, con un pizzico di ansia: come sarà questo futuro?

Ringrazio anche le giovani coppie che mi hanno rivolto alcune domande schiette. Non è facile rispondere a queste domande! Denis e Sinead stanno per imbarcarsi in un viaggio di amore che secondo il progetto di Dio comporta un impegno per tutta la vita. Hanno chiesto come possono aiutare altri a capire che il matrimonio non è semplicemente un’istituzione ma una vocazione, una vita che va avanti, una decisione consapevole e per tutta la vita di prendersi cura, aiutarsi e proteggersi a vicenda.

Certamente dobbiamo riconoscere che oggi non siamo abituati a qualcosa che realmente dura per tutta la vita. Noi viviamo una cultura del provvisorio, non siamo abituati. Se sento che ho fame o sete, posso nutrirmi, ma la mia sensazione di essere sazio non dura nemmeno un giorno. Se ho un lavoro, so che potrei perderlo contro la mia volontà o che potrei dover scegliere una carriera diversa. È difficile persino star dietro al mondo, in quanto tutto intorno a noi cambia, le persone vanno e vengono nelle nostre vite, le promesse vengono fatte ma spesso sono infrante o lasciate incompiute. Forse quello che mi state chiedendo è in realtà qualcosa di ancora più fondamentale: “Non c’è davvero niente di prezioso che possa durare?”. Questa è la domanda. Sembra che nessuna cosa bella, nessuna cosa preziosa duri. “Ma non c’è davvero qualcosa di prezioso che possa durare? Neanche l’amore?”. E c’è la tentazione che quel “per tutta la vita” che voi direte l’uno all’altro, si trasformi e, col tempo, muoia. Se l’amore non si fa crescere con l’amore, dura poco. Quel “per tutta la vita” è un impegno da far crescere l’amore, perché nell’amore non c’è il provvisorio. Se no si chiama entusiasmo, si chiama, non so, incantamento, ma l’amore amore è definitivo, è un “io e tu”. Come si dice da noi, è “la metà dell’arancia”: tu sei la mia metà arancia, io sono la tua metà arancia. L’amore è così: tutto e per tutta la vita. È facile rimanere prigionieri della cultura dell’effimero, e questa cultura aggredisce le radici stesse dei nostri processi di maturazione, della nostra crescita nella speranza e nell’amore. Come possiamo sperimentare, in questa cultura dell’effimero, ciò che veramente dura? Questa è una domanda forte: come possiamo sperimentare, in questa cultura dell’effimero, ciò che veramente dura?

Ecco quello che vorrei dirvi. Tra tutte le forme dell’umana fecondità, il matrimonio è unico. È un amore che dà origine a una nuova vita. Implica la mutua responsabilità nel trasmettere il dono divino della vita e offre un ambiente stabile nel quale la nuova vita può crescere e fiorire. Il matrimonio nella Chiesa, cioè il sacramento del matrimonio, partecipa in modo speciale al mistero dell’amore eterno di Dio. Quando un uomo e una donna cristiani si uniscono nel vincolo del matrimonio, la grazia di Dio li abilita a promettersi liberamente l’uno all’altro un amore esclusivo e duraturo. Così la loro unione diventa segno sacramentale – questo è importante: il sacramento del matrimonio – diventa segno sacramentale della nuova ed eterna alleanza tra il Signore e la sua sposa, la Chiesa. Gesù è sempre presente in mezzo a loro. Li sostiene nel corso della vita nel reciproco dono di sé, nella fedeltà e nell’unità indissolubile (cfr Gaudium et spes, 48). L’amore di Gesù per le coppie è una roccia, è un rifugio nei tempi di prova, ma soprattutto è fonte di crescita costante in un amore puro e per sempre. Fate scommesse forti, per tutta la vita. Rischiate! Perché il matrimonio è anche un rischio, ma è un rischio che vale la pena. Per tutta la vita, perché l’amore è così.

Sappiamo che l’amore è il sogno di Dio per noi e per l’intera famiglia umana. Per favore, non dimenticatelo mai! Dio ha un sogno per noi e chiede a noi di farlo proprio. Non abbiate paura di quel sogno! Sognate in grande! Fatene tesoro e sognatelo insieme ogni giorno nuovamente. In questo modo sarete in grado di sostenervi a vicenda con speranza, con forza e col perdono nei momenti in cui il percorso si fa arduo, diventa difficile scorgere la via. Nella Bibbia, Dio si impegna a rimanere fedele alla sua alleanza, anche quando noi lo rattristiamo e il nostro amore s’indebolisce. Cosa dice Dio nella Bibbia al suo popolo? Ascoltate bene: «Non ti lascerò e non ti abbandonerò» (Eb 13,5). E voi, come marito e moglie, ungetevi a vicenda con queste parole di promessa, ogni giorno per il resto della vita. E non smettete mai di sognare! Sempre ripetere nel cuore: “Non ti lascerò, non ti abbandonerò”.

Stephen e Jordan sono sposi novelli e hanno posto la domanda, molto importante, di come i genitori possono trasmettere la fede ai figli. So che la Chiesa qui in Irlanda ha accuratamente preparato programmi di catechesi per educare alla fede nelle scuole e nelle parrocchie. Ciò è certamente essenziale. Ma il primo e più importante luogo per far passare la fede è la casa: si impara a credere a casa, attraverso il calmo e quotidiano esempio di genitori che amano il Signore e confidano nella sua parola. Lì, nella casa, che possiamo chiamare la “Chiesa domestica”, i figli imparano il significato della fedeltà, dell’onestà e del sacrificio. Vedono come mamma e papà si comportano tra di loro, come si prendono cura l’uno dell’altro e degli altri, come amano Dio e la Chiesa. Così i figli possono respirare l’aria fresca del Vangelo e imparare a comprendere, giudicare e agire in modo degno della fede che hanno ereditato. La fede, fratelli e sorelle, viene trasmessa intorno alla tavola domestica, a casa, nella conversazione ordinaria, attraverso il linguaggio che solo l’amore perseverante sa parlare. Non dimenticatevi mai, fratelli e sorelle: la fede si trasmette in dialetto! Il dialetto della casa, il dialetto della vita domestica, lì, della vita di famiglia. Pensate ai sette fratelli Maccabei, come la madre parlava loro “in dialetto”, cioè a quello che da piccoli avevano imparato su Dio. È più difficile ricevere la fede – si può fare, ma è più difficile – se non è stata ricevuta in quella lingua materna, a casa, in dialetto. Io sono tentato di parlare di un’esperienza mia, da bambino… Se serve, la dico. Ricordo una volta – avrò avuto cinque anni –, sono entrato a casa e lì, nella sala da pranzo, papà arrivava dal lavoro, in quel momento, prima di me, e ho visto papà e mamma che si baciavano. Non lo dimentico mai! Che cosa bella! Stanco del lavoro, ma ha avuto la forza di esprimere l’amore a sua moglie! Che i vostri figli vi vedano così, che vi accarezzate, vi baciate, vi abbracciate; questo è bellissimo, perché così imparano questo dialetto dell’amore, e la fede, in questo dialetto dell’amore.

Dunque, è importante pregare insieme in famiglia; parlate di cose buone e sante; e lasciate che Maria nostra Madre entri nella vostra vita, la vita familiare. Celebrate le feste cristiane: che i vostri figli sappiano che cosa è una festa in famiglia. Vivete in profonda solidarietà con quanti soffrono e sono ai margini della società, e che i figli imparino. Un altro aneddoto. Ho conosciuto una signora che aveva tre figli, di sette, cinque e tre anni più o meno; erano bravi coniugi, avevano tanta fede e insegnavano ai figli ad aiutare i poveri, perché loro li aiutavano tanto. E una volta erano a pranzo, la mamma con i tre figli – il papà era al lavoro. Bussano alla porta, e il più grande va ad aprire, poi torna e dice: “Mamma, c’è un povero che chiede da mangiare”. Stavano mangiando bistecche alla milanese, impanate – sono buonissime! [ridono] – e la mamma domanda ai figli: “Cosa facciamo?”. Tutti e tre: “Sì, mamma, dagli qualcosa”. C’erano anche alcune bistecche avanzate, ma la mamma prende un coltello e comincia a tagliare a metà ciascuna di quelle figli. E i figli: “No, mamma, dagli quelle, non della nostra!” – “Ah no: ai poveri dai del tuo, non di quello che avanza!”. Così quella donna di fede ha insegnato ai suoi figli a dare del proprio ai poveri. Ma tutte queste cose si possono fare a casa, quando c’è l’amore, quando c’è la fede, quando si parla quel dialetto di fede. Insomma, i vostri figli impareranno da voi come vivere da cristiani; voi sarete i loro primi maestri nella fede, i trasmettitori della fede.

Le virtù e le verità che il Signore ci insegna non sono sempre popolari nel mondo di oggi – a volte, il Signore chiede cose che non sono popolari – il mondo di oggi ha scarsa considerazione per i deboli, i vulnerabili e per tutti coloro che ritiene “improduttivi”. Il mondo ci dice di essere forti e indipendenti, curandosi poco di quanti sono soli o tristi, rifiutati o ammalati, non ancora nati o moribondi. Tra poco andrò privatamente a incontrare alcune famiglie che affrontano sfide serie e disagi reali, ma a cui i Padri Cappuccini dimostrano amore e sostegno. Il nostro mondo ha bisogno di una rivoluzione dell’amore! La “bufera” che noi viviamo è piuttosto di egoismo, di interessi personali… il mondo ha bisogno di una rivoluzione dell’amore. Che questa rivoluzione inizi da voi e dalle vostre famiglie!

Qualche mese fa qualcuno mi ha detto che stiamo perdendo la nostra capacità di amare. Lentamente ma decisamente stiamo dimenticando il linguaggio diretto di una carezza, la forza della tenerezza. Sembra che la parola tenerezza sia stata tolta dal dizionario. Non ci potrà essere una rivoluzione di amore senza la rivoluzione della tenerezza! Col vostro esempio, possano i vostri figli essere guidati a diventare una generazione più premurosa, amorevole, ricca di fede, per il rinnovamento della Chiesa e di tutta la società irlandese.

Così il vostro amore, che è dono di Dio, affonderà radici ancora più profonde. Nessuna famiglia può crescere se dimentica le proprie radici. I bambini non crescono nell’amore se non imparano a comunicare con i loro nonni. Dunque lasciate che il vostro amore affondi radici profonde! Non dimentichiamo che «tutto ciò che sull’albero è fiorito / vive di ciò che giace sotterrato» (F.L. Bernárdez, sonetto Si para recobrar lo recobrado). Così dice una poesia argentina, permettetemi la pubblicità.

Insieme al Papa, possano le famiglie di tutta la Chiesa, rappresentate questo pomeriggio dalle coppie anziane e giovani, ringraziare Dio per il dono della fede e la grazia del matrimonio cristiano. Da parte nostra, ci impegniamo con il Signore a servire la venuta del suo regno di santità, giustizia e pace con la fedeltà alle promesse che abbiamo fatto e con la costanza nell’amore!

Grazie per questo incontro!

E adesso, vi invito a pregare insieme la preghiera per il Meeting delle famiglie. Poi vi darò la benedizione. E vi chiedo di pregare per me, non dimenticatelo!

[01263-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Good afternoon!

Chers amis,

Je suis heureux de pouvoir vous rencontrer dans cette Pro cathédrale historique Sainte Marie, qui, au fil des ans, a vu d’innombrables célébrations du sacrement de mariage. En vous voyant, si jeunes, je me demande: mais alors, ce n’est pas vrai ce que l’on dit, que les jeunes ne veulent pas se marier? Merci! Se marier et partager la vie est une belle chose. Il y a un dicton espagnol qui dit: «souffrance à deux, souffrance à moitié; joie à deux, une joie et demi». C’est cela la route du mariage. Tant d’amour a été manifesté, tant de grâces ont été reçues dans ce lieu sacré! Je remercie l’Archevêque Martin pour son accueil cordial. Je suis particulièrement heureux d’être avec vous, couples de fiancés et d’époux qui vous trouvez à différentes étapes du parcours de l’amour sacramentel. C’est beau aussi d’entendre cette musique qui vient de là-bas : les enfants qui pleurent… Elle est une espérance, elle est la plus belle des musiques; mais aussi la plus belle prédication, entendre un enfant qui pleure, car c’est le cri de l’espérance, que la vie continue, que la vie va de l’avant, que l’amour est fécond. Regarder les enfants… Mais j’ai salué aussi une personne âgée: il faut aussi regarder les personnes âgées, car les personnes âgées sont pleines de sagesse. Ecouter les personnes âgées: «Comment s’est passée ta vie?...» Cela m’a plu que ce soit vous [il s’adresse au couple âgé qui a parlé en premier] qui ayez commencé, après 50 ans de mariage, car vous avez beaucoup d’expérience à partager. L’avenir et le passé se rencontrent dans le présent. Les vieux – permettez-moi cette expression: les vieux, the old – ont la sagesse. Les belles-mères aussi ont la sagesse… [rires]. Et les enfants doivent écouter la sagesse; vous les jeunes vous devez écouter la sagesse, et parler avec eux pour aller de l’avant, parce qu’ils sont les racines. Ils sont les racines, et vous prenez aux racines pour aller de l’avant. Je dirai cela plus loin, mais je voulais le dire avec le cœur.

De manière spéciale, comme je l’ai dit, je remercie pour leur témoignage Vincent et Teresa, qui nous ont parlé de leur expérience de cinquante ans de mariage et de vie familiale. Merci et pour les paroles d’encouragement et pour les défis que vous avez présentés aux nouvelles générations de nouveaux mariés et de fiancés, non seulement ici en Irlande mais dans le monde entier. Ils ne seront pas comme vous, ils seront différents. Mais ils ont besoin de votre expérience pour être différents, pour progresser. C’est si important d’écouter les anciens, d’écouter les grands-parents! Nous avons beaucoup à apprendre de votre expérience de vie matrimoniale soutenue chaque jour par la grâce du sacrement. J’ai envie de vous demander: vous-êtes-vous beaucoup disputés? Mais ça fait partie du mariage! Un mariage où on ne se dispute pas est un peu ennuyeux… [rires] Mais il y a un secret: les assiettes peuvent même voler, mais le secret et de faire la paix avant la fin de la journée. Et pour faire la paix, pas besoin d’un discours, une caresse suffit, comme ça, et la paix est faite. Et savez-vous pourquoi c’est important? Parce que si on ne fait pas la paix avant d’aller se coucher, la «guerre froide» du lendemain est trop dangereuse, la rancune commence… Oui, disputez-vous tant que vous voulez, mais le soir, faites la paix. D’accord? Ne l’oubliez pas, vous les jeunes. Grandissant ensemble dans cette communauté de vie et d’amour, vous avez éprouvé beaucoup de joies et, certainement, aussi bien des souffrances. Avec tous les époux qui ont parcouru tant de chemin sur la route, vous êtes les gardiens de notre mémoire collective. Nous aurons toujours besoin de votre témoignage plein de foi. C’est un atout précieux pour les jeunes couples, qui regardent vers l’avenir avec émotion et espérance… et peut-être aussi avec une pincée d’anxiété: comment sera l’avenir?

Je remercie aussi les jeunes couples qui m’ont adressé quelques questions franches. Il n’est pas facile de répondre à ces questions. Denis et Sinead vont s’embarquer pour un voyage d’amour qui, selon le projet de Dieu, comporte un engagement pour toute la vie. Ils ont demandé comment ils peuvent aider les autres à comprendre que le mariage n’est pas simplement une institution mais une vocation, une vie qui va de l’avant, une décision consciente et pour toute la vie de prendre soin l’un de l’autre, de s’aider et de se protéger mutuellement.

Assurément nous devons reconnaître que nous ne sommes pas habitués aujourd’hui à quelque chose qui dure réellement pour toute la vie. Nous vivons dans une culture du provisoire, nous sommes habitués. Si je sens que j’ai faim ou soif, je peux me nourrir, mais ma sensation d’être rassasié ne dure même pas un jour. Si j’ai un travail, je sais que je pourrais le perdre contre ma volonté ou que je pourrais devoir choisir une carrière différente. Il est même difficile de suivre ce monde, dans la mesure où tout autour de nous change, les personnes vont et viennent dans nos vies, les promesses sont faites mais elles sont souvent rompues ou laissées inachevées. Peut-être que ce que vous venez de me demander est en réalité quelque chose de plus fondamental: "N’y-a-t-il vraiment rien de précieux qui puisse durer?". C’est cela la question. Il semble que rien de beau, rien de précieux ne dure. "Mais il n’y a vraiment rien de précieux qui puisse durer? Pas même l’amour? " Et il y a la tentation que ce "pour toute la vie" que vous direz l’un à l’autre se transforme et, avec le temps, meure. Si l’amour ne grandit pas par l’amour, il dure peu. Ce "pour toute la vie" est un engagement à faire grandir l’amour, car dans l’amour il n’y a pas de provisoire. S’il ne s’appelle pas enthousiasme, il s’appelle, je ne sais pas, fascination, mais l’amour est définitif, il est un «moi et toi». Comme on dit chez nous, il est «la moitié de l’orange»: tu es ma moitié d’orange. L’amour est ainsi: tout et pour toute la vie. Il est facile de rester prisonniers de la culture de l’éphémère, et cette culture attaque les racines mêmes de notre processus de maturation, de notre croissance dans l’espérance et dans l’amour. Comment pouvons-nous faire l’expérience, dans cette culture de l’éphémère, de ce qui dure vraiment? C’est une question forte: comment pouvons-nous faire l’expérience, dans cette culture de l’éphémère, de ce qui dure vraiment?

Voilà ce que je voudrais vous dire. Parmi toutes les formes de la fécondité humaine, le mariage est unique. C’est un amour qui donne origine à une nouvelle vie. Il implique la responsabilité mutuelle dans la transmission du don divin de la vie et offre un milieu stable dans lequel la vie nouvelle peut grandir et s’épanouir. Le mariage dans l’Église, autrement dit le sacrement du mariage, participe d’une manière particulière au mystère de l’amour éternel de Dieu. Quand un homme et une femme chrétiens s’unissent par le lien du mariage, la grâce de Dieu les habilite à se promettre librement l’un à l’autre un amour exclusif et durable. Ainsi leur union devient signe sacramentel - cela est important: le sacrement du mariage - devient signe sacramentel de l’alliance nouvelle et éternelle entre le Seigneur et son épouse, l’Église. Jésus est toujours présent au milieu d’eux. Il les soutient au cours de leur vie dans le don mutuel de soi, dans la fidélité et dans l’unité indissoluble (Cf. Gaudium et spes, n. 48). L’amour de Jésus pour les couples est un rocher, il est un refuge dans les temps d’épreuve, mais par-dessus tout, il est source de croissance constante dans un amour pur et pour toujours. Faites un gros pari, pour toute la vie. Prenez des risques. Parce que le mariage est aussi un risque, mais un risque qui vaut la peine. Pour toute la vie, parce que l’amour est ainsi.

Nous savons que l’amour est le rêve de Dieu pour nous et pour toute la famille humaine. S’il vous plaît, ne l’oubliez jamais! Dieu a un rêve pour nous et il nous demande de le faire notre. N’ayez pas peur de ce rêve! Faites de grands rêves! Faites-en un trésor et rêvez-le de nouveau chaque jour ensemble. De cette manière, vous serez en mesure de vous soutenir mutuellement avec espérance, avec force et avec le pardon, dans les moments où le parcours se fait ardu et où il devient difficile d’apercevoir le chemin. Dans la Bible, Dieu s’engage à rester fidèle à son alliance, même quand nous, nous l’attristons et que notre amour s’affaiblit. Que dit Dieu, dans la Bible, à son peuple? Ecoutez bien: «Jamais je ne te lâcherai, jamais je ne t’abandonnerai» (He 13,5). Et vous, comme mari et femme, imprégnez-vous mutuellement de ces paroles de promesse, chaque jour pour le reste de la vie. Et n’arrêtez jamais de rêver! Répétez toujours dans votre cœur: «Je ne te laisserai pas, je ne t’abandonnerai pas».

Stephen et Jordan sont de nouveaux époux et ils ont posé la question très importante sur la manière dont les parents peuvent transmettre la foi à leurs enfants. Je sais que l’Eglise ici en Irlande a soigneusement préparé des programmes de catéchèse pour éduquer à la foi dans les écoles et dans les paroisses. Cela est certainement essentiel. Mais le premier et le plus important lieu pour transmettre la foi est la maison: on apprend à croire à la maison, à travers l’exemple paisible et quotidien des parents qui aiment le Seigneur et font confiance à sa parole. Là, à la maison, qu’on peut appeler "l’Église domestique", les enfants apprennent le sens de la fidélité, de l’honnêteté et du sacrifice. Ils voient comment maman et papa se comportent entre eux, comment ils prennent soin l’un de l’autre et des autres, comment ils aiment Dieu et l’Eglise. Ainsi les enfants peuvent respirer l’air frais de l’Evangile et apprendre à comprendre, à juger et à agir d’une manière digne de la foi dont ils ont hérité. La foi, frères et sœurs, est transmise autour de la table domestique, à la maison, dans la conversation ordinaire, à travers le langage que seul l’amour persévérant sait parler. N’oubliez jamais, frères et sœurs: la foi se transmet dans le dialecte! Le dialecte de la maison, le dialecte de la vie domestique, là, de la vie de famille. Pensez aux sept frères Maccabées, comment la mère leur parlait «dans le dialecte», c’est-à-dire de ce qu’ils avaient, petits, appris sur Dieu. Il est plus difficile de recevoir la foi – c’est possible, mais c’est plus difficile – si elle n’a pas été reçue dans cette langue maternelle, à la maison, dans le dialecte. J’ai envie de parler d’une expérience que j’ai faite, enfant… Si c’est utile, je la dis. Je me rappelle une fois – je devais avoir cinq ans -, je suis entré dans la maison et là, dans la salle à manger, papa revenait à ce moment du travail, avant moi, et j’ai vu papa et maman qui s’embrassaient. Je ne l’oublierai jamais! Quelle belle chose! Fatigué du travail, mais il a eu la force d’exprimer son amour pour sa femme! Que vos enfants vous voient comme ça, vous caresser, vous embrasser; c’est très beau, car ils apprennent ainsi ce dialecte de l’amour, et de la foi dans ce dialecte de l’amour.

Donc, c’est important de prier ensemble en famille; parlez de choses bonnes et saintes; et laissez Marie notre Mère entrer dans votre vie, la vie de famille. Célébrez les fêtes chrétiennes: que vos enfants sachent ce qu’est une fête de famille. Vivez en profonde solidarité avec ceux qui souffrent et qui sont aux marges de la société, et que les enfants apprennent. Une autre anecdote. J’ai connu une dame qui avait trois enfants, de sept, cinq et trois ans, plus ou moins. Ils étaient de bons époux, avaient une grande foi et enseignaient aux enfants à aider les pauvres, car eux les aidaient beaucoup. Et une fois, ils déjeunaient, la maman et les trois enfants – le papa était au travail. On frappe à la porte, et le plus grand va ouvrir, puis revient et dit: «Maman, il y a un pauvre qui demande à manger». Ils étaient en train de manger des steaks à la milanaise, avec de la crème, - ils sont très bons! – [rires] et la maman demande aux enfants: «qu’est-ce que l’on fait? ». Tous les trois: «Oui, maman, donne-lui quelque chose». Il y avait aussi quelques steaks préparés, mais la maman prend un couteau et commence à couper la moitié de ceux des enfants. Et les enfants: «Non maman, donne lui ceux-là, pas les nôtres!» «Non: aux pauvres, tu donnes du tien, pas de celui qui est préparé!» Comme ça, cette femme de foi a enseigné à ses enfants à donner du sien aux pauvres. Mais tout cela peut se faire à la maison, quand il y a l’amour, quand il y a la foi, quand on parle ce dialecte de la foi. En bref, vos enfants apprendront de vous comment vivre en chrétiens; vous, vous serez leurs premiers maîtres dans la foi, les transmetteurs de la foi.

Les vertus et les vérités que le Seigneur nous enseigne ne sont pas toujours populaires dans le monde d’aujourd’hui – parfois, le Seigneur demande des choses qui ne sont pas populaires – le monde d’aujourd’hui a peu de considération pour les faibles, les personnes vulnérables et pour tous ceux qui sont jugés ”improductifs”. Le monde nous dit d’être forts et indépendants, peu soucieux de ceux qui sont seuls ou tristes, rejetés ou malades, pas encore nés ou mourants. Tout à l’heure j’irai rencontrer en privé quelques familles qui font face à de sérieux défis et à de réelles difficultés, mais auxquelles les Pères Capucins manifestent amour et soutien. Notre monde a besoin d’une révolution de l’amour! La «tempête» que nous vivons est plutôt d’égoïsme, d’intérêts personnels… Le monde a besoin d’une révolution de l’amour. Que cette révolution commence chez vous et dans vos familles!

Il y a quelques mois, quelqu’un m’a dit que nous sommes en train de perdre notre capacité d’aimer. Lentement mais résolument nous oublions le langage direct d’une caresse, la force de la tendresse. On a l’impression que le mot tendresse a été retiré du dictionnaire. Il ne peut y avoir une révolution de l’amour sans la révolution de la tendresse! Avec votre exemple, puissent vos enfants être guidés pour devenir une génération plus prévenante, affectueuse, riche de foi, pour le renouvellement de l’Église et de toute la société irlandaise.

Ainsi, votre amour, qui est un don de Dieu, prendra racines encore plus profondément. Aucune famille ne peut grandir si elle oublie ses propres racines. Les enfants ne peuvent pas grandir dans l’amour s’ils n’apprennent pas à communiquer avec leurs grands-parents. Par conséquent laissez votre amour plonger des racines profondes! N’oublions pas que «tout ce qui sur l’arbre est fleuri / vit de ce qui se trouve enfoui » (F.L. Bernárdez, sonnet Si para recobrar lo recobrado). Une poésie argentine le dit comme ça, permettez-moi la publicité.

Avec le Pape, puissent les familles de toute l’Église, représentées cet après-midi par des couples anciens et jeunes, rendre grâce à Dieu pour le don de la foi et la grâce du mariage chrétien. Pour notre part, nous nous engageons avec le Seigneur à servir la venue de son règne de sainteté, de justice et de paix avec la fidélité aux promesses que nous avons faites et avec la persévérance dans l’amour!

Merci pour cette rencontre!

Et maintenant, je vous invite à prier ensemble la prière pour le meeting des familles. Ensuite je vous donnerai la Bénédiction. Et je vous demande de prier pour moi, ne l’oubliez pas!

[01263-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Good afternoon!

Dear friends,

I am pleased that we can meet in this historic Pro-Cathedral of Saint Mary’s, which has seen countless celebrations of the sacrament of matrimony over the years. Looking out at you, at your youth, I ask myself: so then it isn’t true what everybody says, that young people don’t want to get married! Thank you. Getting married and sharing one’s life is something beautiful. We have a saying in Spanish: “Sorrow shared by two is half a sorrow; joy shared by two is joy and a half”. That is what marriage is like.

How much love has been expressed here, and how many graces have been received in this holy place! I thank Archbishop Martin for his cordial welcome. I am especially happy to be with all of you, engaged couples and married couples at different stages on the journey of sacramental love. It is also nice to hear the beautiful music coming from over there … the sound of babies crying! That is a sign of hope, the loveliest music, but it is also the best sermon, to hear a baby crying, because it is a cry of hope, [a sign] that life goes on, that life goes forward, that love is fruitful. Look at the babies… But I greeted an elderly person too: we also have to look at the elderly, because the elderly are full of wisdom. Listen to what the elderly have to say, [ask them] “What was your life like?”.

I liked the fact that you [turning to Vincent and Teresa, the elderly couple who were the first to speak] spoke first, after fifty years of marriage, because you have so much experience to share. The future and the past meet in the present. They – let me use the word – the “old”, have wisdom. Even mothers-in-law have wisdom! [laughter] And children must listen to their wisdom, you young people ought to listen to their wisdom, and talk to them in order to keep going, because they are your roots. They are the roots and you draw from those roots in order to keep moving forward. I am going to come back to this later on, for sure, but I want to say it now, from the heart.

As I mentioned, I am particularly grateful for the testimony of Vincent and Teresa, who spoke to us of their experience of fifty years of marriage and family life. Thank you both for your words of encouragement and challenge addressed to a new generation of newlyweds and engaged couples, not only here in Ireland but throughout the world. They are not going to be like you; they are different. But they need your experience to be different, to keep moving forward. It is so important to listen to the elderly, to our grandparents! We have much to learn from your experience of a married life sustained daily by the grace of the sacrament.

I want to ask you: did you quarrel a lot? But that is part of marriage! A marriage without arguments is pretty boring… [laughter]. Yet there is a secret: plates can even fly, but the secret is to make up before the end of the day. And to make up there is no need to talk; a caress is enough, like that, and peace returns. Do you know why this is important? Because if you do not make up before going to bed, the “cold war” of the following day is too dangerous, resentment builds up… Yes, fight all you want, but make up at night. All right? Don’t forget this, you young people…

In growing together in this “partnership of life and love”, you have experienced many joys and, to be sure, not a few sorrows as well. Together with all spouses who have come far along this path, you are the keepers of our collective memory. We will always need your faith-filled witness. It is a precious resource for young couples, who look to the future with excitement and hope and, perhaps… a touch of trepidation: what will that future be like?

I also thank the young couples who have asked me several forthright questions. They are not easy to answer! Denis and Sinead are about to embark on a journey of love that, in God’s plan, entails a life-long commitment. They asked how they can help others to see that marriage is not simply an institution but a vocation, a life that moves forward, a conscious and life-long decision to cherish, assist and protect one another.

Surely we have to acknowledge that nowadays we are not used to anything that really lasts for the whole of our lives. We are living in a “culture of the provisional”, we are used to it. If I feel hungry or thirsty, I can eat; but my feeling of being full does not last even a day. If I have a job, I know that I might lose it against my will, or I may have to choose a different career. It is even hard to keep track of the world as it changes all around us, as people come and go in our lives, as promises are made but often broken or left unfulfilled. Perhaps what you are really asking me is something even more basic: Is there anything precious that endures at all? This is the question. It seems that nothing beautiful or precious lasts. “Isn’t there anything precious that lasts? Even love itself?”

There is a temptation that the phrase “all the days of my life” that you will say to one another may change and, in time, die. If love does grow by more love, it doesn’t last long. Those words “all the days of my life” are a commitment to make love grow, because love has nothing of the provisional. Call it excitement, call it, I don’t know, enchantment, but real love is definitive, a “you and I”. As we say in my country, it is “half of the orange”: you are my half of the orange and I am your half of the orange. That is what love is like: everything and every day for all the days of your life. It is easy to find ourselves caught up in the culture of the provisional, the ephemeral, and that culture strikes at the very roots of our processes of maturation, our growth in hope and love. How can we experience “what truly lasts” in this culture of the ephemeral? This is a tough question: how can we experience, in this culture of the ephemeral, what is truly lasting?

Here is what I would say to you. Of all the kinds of human fruitfulness, marriage is unique. It is about a love that gives rise to new life. It involves mutual responsibility for the transmission of God’s gift of life, and it provides a stable environment in which that new life can grow and flourish. Marriage in the Church, that is, the sacrament of matrimony, shares in a special way in the mystery of God’s eternal love. When a Christian man and woman enter the bond of marriage, God’s grace enables them freely to promise one another an exclusive and enduring love. Their union thus becomes a sacramental sign – this is important – the sacrament of marriage becomes a sacramental sign of the new and eternal covenant between the Lord and his bride, the Church. Jesus is ever present in their midst. He sustains them throughout life in their mutual gift of self, in fidelity and in indissoluble unity (cf. Gaudium et Spes, 48). Jesus’ love is, for couples, a rock and refuge in times of trial, but more importantly, a source of constant growth in pure and enduring love. Gamble big, for your entire life! Take a risk! Because marriage is also a risk, but it is a risk worth taking. For your whole life, because that is how love is.

We know that love is God’s dream for us and for the whole human family. Please, never forget this! God has a dream for us and he asks us to make it our own. So do not be afraid of that dream! Dream big! Cherish that dream and dream it together each day anew. In this way, you will be able to support one another with hope, strength and forgiveness at those moments when the path grows rocky and it becomes hard to see the road ahead. In the Bible, God binds himself to remain faithful to his covenant, even when we grieve him or grow weak in our love. What does God say in the Bible to his people? Listen carefully: “I will never fail you nor forsake you!” (Heb 13:5). And you, as husbands and wives, anoint one another with those words of promise, every day for the rest of your lives. And never stop dreaming! Keep repeating in your heart: “I will never fail you or forsake you!”

Stephen and Jordan are newlyweds and they asked the very important question of how parents can pass the faith on to their children. I know that the Church here in Ireland has carefully prepared catechism programmes for teaching the faith in schools and parishes. This is, of course, essential. Yet the first and most important place for passing on the faith is the home. It is in the home that we learn to believe, through the quiet daily example of parents who love our Lord and trust in his word. There, in the home, which we can call the “domestic church”, children learn the meaning of fidelity, integrity and sacrifice. They see how their mother and father interact with each other, how they care for each other and for others, how they love God and love the Church. In this way, children can breathe in the fresh air of the Gospel and learn to understand, judge and act in a manner worthy of the legacy of faith they have received. The faith, brothers and sisters, is passed on “around the family table”, at home in ordinary conversation, in the language that persevering love alone knows how to speak.

Never forget this, brothers and sisters: faith is passed on in everyday speech! The speech of the home, everyday life, life in the family. Think of the seven Maccabee brothers, how their mother spoke to them “in everyday speech”, the language in which they first learned about God. It is more difficult to receive the faith – it can be done, but it is more difficult – if it has not been received in your native language, at home, in everyday speech. I am tempted to mention an experience I had as a child… If it helps, I’ll tell you. I remember once – I was about five years old – I came home and there, in the dining room, I saw my mother and my father (who had come home from work just before me) kissing. I will never forget it! How beautiful! Though weary from work, he had the strength to express his love for his wife. May your children see you do the same, caressing one another, kissing one another, embracing one another. This is magnificent, because that is how they learn the everyday speech of love, and faith. This everyday speech of love.

So it is important pray together as a family; speak of good and holy things, and let our Mother Mary into your life and the life of your family. Celebrate the feasts of the Christian people; let you children see what it is to celebrate a family feast. Live in deep solidarity with those who suffer and are at the edges of society, and let your children learn to do the same. Another story. I knew a lady who had three children, about seven, five and three years of age. The couple had a good marriage, they had great faith and they taught their children to help the poor, because they themselves used to help them. Once while they were at lunch, the mother and three children (their father was at work), there was a knock on the door and the oldest one went to answer it. He came back and said: “Mom, there is a poor person who is asking for something to eat”. They were eating breaded beef – which is very tasty! [laughter] – and the mother asked the children: “What should we do?” All three replied: “Mom, give him something!” There were a few slices of beef left over, but the mother took a knife and started to take half of everyone’s steak. The children protested: “No, Mom”, give him one of those, not ours!” [The mother replied:] “No, you give the poor from what you have, not from what is left over!” That is how that faith-filled woman taught her children to give of their own to the poor. All these things can be done at home, when there is love, when there is faith, when everyone speaks the “everyday speech” of faith. In a word, your children will learn from you how to live a Christian life; you will be their first teachers in the faith, handing on the faith.

The virtues and truths the Lord teaches us are not necessarily popular in today’s world – sometimes the Lord asks things that are not popular. Today’s world has little use for the weak, the vulnerable and all those it deems “unproductive”. The world tells us to be strong and independent, with little care for those who are alone or sad, rejected or sick, not yet born or dying. In a moment, I will go privately to meet some families facing grave challenges and real hardship, but who are being shown love and support by the Capuchin Fathers. Our world needs a revolution of love! The tumult of our times is really one of selfishness, of personal interests… The world needs a revolution of love. Let that revolution begin with you and your families!

A few months ago, someone told me that we are losing our ability to love. Slowly but surely, we are forgetting the direct language of a caress, the strength of tenderness. There will be no revolution of love without a revolution of tenderness! It is as if the word “tenderness” has been taken out of the dictionary. By your example, may your children be guided to become a kinder, more loving, more faith-filled generation, for the renewal of the Church and of all Irish society.

In this way, your love, which is God’s gift, will sink ever deeper roots. No family can grow if it forgets its roots. Children will not grow in love if they do not learn how to converse with their grandparents. So let your love sink deep roots! Let us never forget that “all the blossoms on the tree draw life from what lies buried beneath” (F.L. Bernárdez, sonnet, Si para recobrar lo recobrado). Those are the words of an Argentinian poem, let me give it a little publicity!

Together with the Pope, may the families of the whole Church, represented this afternoon by couples old and young, give thanks to God for the gift of faith and the grace of Christian marriage. In turn, let us promise the Lord that we will serve the coming of his kingdom of holiness, justice and peace by our fidelity to the vows we have made, and by our steadfastness in love!

Thank you for this meeting!

And now I ask you to pray together the Prayer for the Meeting of Families. Then I will give you my blessing. And I ask you to pray for me. Don’t forget!

[01263-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Good afternoon!

Liebe Freunde,

ich freue mich über diese Begegnung mit euch in dieser geschichtsträchtigen Prokathedrale St. Mary’s, wo im Laufe der Jahre viele Male das Sakrament der Ehe gefeiert wurde. Wenn ich euch so junge Menschen anschaue, frage ich mich: Aber dann ist es doch nicht wahr, was gesagt wird, dass die jungen Leute nicht heiraten wollen? Danke! Heiraten und das Leben teilen ist etwas Schönes. Es gibt ein Sprichwort auf Spanisch, das sagt: „Geteiltes Leid ist halbes Leid, geteilte Freude ist doppelte Freude.“ Dies ist der Weg der Ehe. Wie viel Liebe wurde hier sichtbar, wie viele Gnaden wurden an diesem heiligen Ort empfangen! Ich danke Erzbischof Martin für seinen herzlichen Willkommensgruß. Es ist mir eine besondere Freude, bei euch zu sein, den Verlobten und Eheleuten, die ihr euch auf verschiedenen Abschnitten des Weges der sakramentalen Liebe befindet. Es ist auch schön, diese Musik zu hören, die von dort kommt: Kinder, die weinen ... Dies ist eine Hoffnung, es ist die schönste Musik; aber es ist auch die schönste Predigt, ein schreiendes Kind zu hören, denn es ist der Schrei der Hoffnung, dass das Leben vorangeht, dass das Leben weitergeht, dass die Liebe fruchtbar ist. Die Kinder anschauen ... Aber ich habe auch eine ältere Person begrüßt: Wir müssen auch die älteren Menschen anschauen, weil die Alten voller Weisheit sind. Den Älteren zuhören: „Wie war dein Leben? ...“ Mir hat das gefallen, dass ihr [er wendet sich dem älteren Ehepaar zu, das zuerst gesprochen hat] begonnen habt, denn nach 50 Jahren Ehe habt ihr so viel Erfahrung zu teilen. Zukunft und Vergangenheit treffen sich in der Gegenwart. Sie, die Alten – erlaubt mir das Wort: die Alten, the old – haben die Weisheit. Sogar die Schwiegermütter haben die Weisheit ... [alle lachen]. Und die Kinder müssen die Weisheit hören, ihr jungen Leute müsst die Weisheit hören und mit ihnen reden, um weiterzumachen, weil sie die Wurzeln sind. Sie sind die Wurzeln, und ihr nehmt von den Wurzeln, um weiterzugehen. Das werde ich sicher später sagen, aber dieses Wort kommt mir aus dem Herzen.

Vor allem, wie ich gesagt habe, danke ich für das Zeugnis, das uns Vincent und Teresa gegeben haben. Sie haben uns von ihrer Erfahrung von fünfzig Jahren Ehe und Familienleben erzählt. Vielen Dank für die Worte der Ermutigung wie auch der Herausforderung, die ihr an die jungen Generationen von Neuvermählten und Verlobten nicht nur hier in Irland, sondern in der ganzen Welt gerichtet habt. Sie werden nicht wie ihr sein, sie werden anders sein. Aber sie brauchen eure Erfahrung, um anders zu sein, um voranzugehen. Es ist so wichtig, auf die Älteren zu hören, auf die Großeltern zu hören! Wir haben viel zu lernen von eurer Erfahrung eines Ehelebens, das täglich von der Gnade des Sakraments getragenen wird. Ich möchte euch fragen: Habt ihr viel gestritten? Aber das gehört zur Ehe dazu! Eine Ehe, in der man nicht streitet, ist ein bisschen langweilig ... [Lachen] Aber es gibt ein Geheimnis: Es können auch die Teller fliegen – aber das Geheimnis ist – bevor der Tag zu Ende geht Frieden zu schließen. Und um Frieden zu schließen, ist es nicht notwendig, eine Rede zu halten, sondern es reicht eine Liebkosung, und so ist wieder Frieden. Und wisst ihr, warum das wichtig ist? Wenn man nämlich vor dem Zubettgehen keinen Frieden schließt, ist der „kalte Krieg“ des nächsten Tages zu gefährlich, der Groll beginnt ... Ja, streitet so viel ihr wollt, aber am Abend schließt Frieden. Einverstanden? Vergesst das nicht, ihr jungen Leute. Ihr seid gemeinsam in dieser Lebens- und Liebesgemeinschaft gewachsen und habt dabei viele Freuden und gewiss auch nicht wenige Leiden erfahren. Zusammen mit allen Eheleuten, die auf diesem Weg schon weit gegangen sind, seid ihr die Hüter unseres kollektiven Gedächtnisses. Wir werden immer euer vom Glauben erfülltes Zeugnis brauchen. Es ist eine wertvolle Quelle für die jungen Paare, die gespannt und hoffnungsvoll in die Zukunft sehen … und vielleicht auch ein bisschen besorgt: Wie wird diese Zukunft sein?

Ebenso danke ich den jungen Paaren, die einige freimütige Fragen an mich gerichtet haben. Es ist nicht einfach, auf diese Fragen zu antworten! Denis und Sinead sind gerade dabei, sich auf eine Reise der Liebe zu begeben, die nach Gottes Plan eine Verpflichtung für das ganze Leben mit sich bringt. Sie haben gefragt, wie sie anderen helfen können zu verstehen, dass die Ehe nicht einfach eine Institution, sondern eine Berufung ist, ein Leben, das vorangeht, eine bewusste Entscheidung für das ganze Leben, sich umeinander zu kümmern, sich gegenseitig zu helfen und zu beschützen.

Gewiss müssen wir anerkennen, dass wir heutzutage nicht an etwas gewöhnt sind, das wirklich das ganze Leben hält. Wir leben in einer Kultur des Vorläufigen, wir sind nicht daran gewöhnt. Wenn ich Hunger oder Durst verspüre, kann ich etwas zu mir nehmen, aber das Gefühl, satt zu sein, hält nicht einmal einen Tag an. Wenn ich eine Arbeit habe, weiß ich, dass ich sie gegen meinen Willen verlieren könnte oder eventuell eine andere Laufbahn wählen muss. Es ist sogar schwierig, die Welt zu überblicken, da sich alles um uns herum ändert: Menschen in unserem Leben kommen und gehen, es werden Versprechen gemacht, aber oft gebrochen oder nicht eingelöst. Vielleicht betrifft das, was ihr mich gerade fragt, in Wirklichkeit etwas noch Grundlegenderes: „Gibt es überhaupt etwas Wertvolles, das halten könnte?“ Das ist die Frage. Es scheint, dass nichts Schönes, nichts Wertvolles fortdauert. Aber gibt es wirklich nichts Wertvolles, das halten kann? Nicht einmal die Liebe?“ Und es gibt die Versuchung, dass das „für das ganze Leben“, das ihr zu einander sagen werdet, sich ändert und mit der Zeit stirbt. Wenn man die Liebe nicht mit Liebe wachsen lässt, ist sie von kurzer Dauer. Das „für das ganze Leben“ ist eine Verpflichtung, die Liebe wachsen zu lassen, denn in der Liebe gibt es keine Vorläufigkeit. Wenn man es nicht Begeisterung nennt, sagt man, ich weiß nicht, Verzauberung, aber die wahre Liebe ist definitiv, es ist ein „ich und du“. Wie man bei uns sagt, das ist „die Hälfte der Orange“: Du bist meine Orangenhälfte, ich bin deine Orangenhälfte. Liebe ist so: Alles und für das ganze Leben. Es ist leicht, dass wir zu Gefangenen einer Kultur der Kurzlebigkeit werden. Und diese Kultur greift eben die Wurzeln unserer Reifungsprozesse, unseres Wachstums in der Hoffnung und Liebe an. Wie können wir in dieser Kultur der Kurzlebigkeit erfahren, was wirklich hält? Das ist eine wichtige Frage: Wie können wir in dieser Kultur der Kurzlebigkeit erfahren, was wirklich hält?

Das möchte ich euch nun sagen. Unter allen Formen menschlicher Fruchtbarkeit ist die Ehe einzigartig. Sie ist eine Liebe, die neues Leben hervorbringt. Sie schließt gegenseitige Verantwortung bei der Weitergabe des göttlichen Geschenks des Lebens mit ein und bietet das sichere Umfeld, in der neues Leben wachsen und gedeihen kann. Die Ehe in der Kirche, d.h. das Sakrament der Ehe, nimmt auf besondere Weise am Geheimnis der ewigen Liebe Gottes teil. Wenn ein christlicher Mann und eine christliche Frau sich durch das Eheband miteinander verbinden, macht die Gnade Gottes sie fähig, frei eine ausschließliche und dauerhafte Liebe einander zu versprechen. So wird ihre Verbindung zum sakramentalen Zeichen – das ist wichtig: das Ehesakrament – wird zum sakramentalen Zeichen des neuen und ewigen Bundes zwischen dem Herrn und seiner Braut, der Kirche. Jesus ist immer in ihrer Mitte gegenwärtig. Er unterstützt sie während ihres Lebens im gegenseitigen Sich-Schenken, in der Treue und in der unauflöslichen Einheit (vgl. Gaudium et spes, 48). Die Liebe Jesu für die Paare ist Fels, sie ist Zuflucht in Zeiten der Prüfung, vor allem aber ist sie Quelle für ein stetes Wachsen in reiner und beständiger Liebe. Macht das ganze Leben lang hohe Wetteinsätze. Riskiert etwas! Denn die Ehe ist auch ein Risiko, aber es ist ein Risiko, das sich lohnt. Für das ganze Leben, denn die Liebe ist so.

 Wir wissen, dass die Liebe der Traum Gottes für uns und die gesamte Menschheitsfamilie ist. Bitte vergesst dies nie! Gott hat einen Traum für uns und bittet uns, ihn uns zu eigen zu machen. Habt keine Angst vor diesem Traum! Träumt einen großen Traum! Beherzigt ihn und träumt ihn gemeinsam jeden Tag neu. So werdet ihr imstande sein, euch gegenseitig in Hoffnung, Stärke und Vergebung zu stützen, in den Momenten, wenn der Pfad beschwerlich ist und es schwierig wird, den Weg auszumachen. In der Bibel verpflichtet sich Gott dazu, seinem Bund treu zu bleiben, auch wenn wir ihn betrüben und unsere Liebe schwächer wird. Was sagt Gott in der Heiligen Schrift zu seinem Volk? Hört gut zu: »Ich werde dich keineswegs aufgeben und niemals verlasse ich dich« (Hebr 13,5). Und ihr, stärkt euch als Eheleute gegenseitig mit diesem Versprechen, alle Tage für den Rest eures Lebens. Und hört niemals auf zu träumen! Wiederholt immer wieder im Herzen: „Ich verlasse dich nicht, ich lasse dich nicht los.“

Stephen und Jordan sind Brautleute und haben die – sehr wichtige – Frage gestellt, wie sie als Eltern ihren Kindern den Glauben weitergeben können. Ich weiß, dass die Kirche hier in Irland sorgfältig Programme für die Katechese ausgearbeitet hat, um in den Schulen und in den Pfarreien den Glauben zu unterrichten. Das ist sicherlich wichtig. Doch der erste und wichtigste Ort für die Glaubensweitergabe ist das Zuhause: man lernt zuhause zu glauben, durch das ruhige und tägliche Vorbild der Eltern, die den Herrn lieben und seinem Wort vertrauen. Dort im Haus, das wir „Hauskirche“ nennen können, lernen die Kinder die Bedeutung von Treue, Ehrlichkeit und Opfer. Sie sehen, wie Mutter und Vater sich untereinander verhalten, wie sie füreinander und für die anderen Sorge tragen, wie sie Gott und die Kirche lieben. So können die Kinder die frische Luft des Evangeliums atmen und auf eine Weise verstehen, urteilen und handeln lernen, die dem ererbten Glauben würdig ist. Der Glaube, Brüder und Schwestern, wird am Familientisch, zuhause, in den alltäglichen Gesprächen und durch die Sprache weitergegeben, die nur die beharrliche Liebe zu sprechen weiß. Vergesst nie, Brüder und Schwestern, dass man den Glauben im Dialekt weitergibt! Der Dialekt des Zuhauses, der Dialekt des häuslichen Lebens, des Familienlebens vor Ort. Denkt an die sieben Makkabäerbrüder, wie die Mutter „im Dialekt“ zu ihnen sprach, das heißt, was sie über Gott als Kinder gelernt hatten. Es ist schwieriger, den Glauben zu empfangen – es ist möglich, aber es ist schwieriger – wenn er nicht in dieser Muttersprache, zuhause, im Dialekt empfangen wurde. Ich bin versucht, über eine eigene Erfahrung als Kind zu sprechen ... Falls es weiterhilft, sage ich es. Ich erinnere mich – ich war etwa fünf Jahre alt – da kam ich nach Hause und sah dort im Esszimmer Papa, der gerade vor mir von der Arbeit heimgekommen war. Und in diesem Moment sah ich, wie Papa und Mama sich gegenseitig küssten. Ich vergesse das nie! Wie schön war das! Er war müde von der Arbeit, aber er hatte die Kraft, seiner Frau die Liebe zu bezeigen! Mögen eure Kinder euch so sehen, wie ihr euch streichelt, küsst, umarmt; das ist schön, weil sie so diesen Dialekt der Liebe lernen und, in diesem Dialekt der Liebe, den Glauben erlernen.

Also, es ist wichtig gemeinsam in der Familie zu beten; sprecht über Gutes und Heiliges; und lasst zu, dass unsere Mutter Maria in euer Leben, das Familienleben eintritt. Feiert die christlichen Feste, damit eure Kinder wissen, was ein Fest in der Familie ist. Lebt in echter Solidarität mit den Leidenden und den Randständigen der Gesellschaft, damit die Kinder das lernen. Eine andere Anekdote. Ich traf eine Frau, die drei Kinder hatte, etwa sieben, fünf und drei Jahre alt; sie waren gute Ehepartner, sie hatten einen großen Glauben und lehrten ihre Kinder, den Armen zu helfen, da sie ihnen sehr halfen. Und einmal saßen sie am Mittagstisch, die Mutter mit den drei Kindern – der Vater war bei der Arbeit. Da klopft es an der Tür und der Größte steht auf, um zu öffnen. Dann kommt er zurück und sagt: „Mama, da ist ein armer Mann, der um Essen bittet.“ Sie aßen panierte Koteletts – die sind köstlich! [Lachen] – und die Mutter fragt ihre Kinder: „Was machen wir?“ Alle drei: „Ja, Mama, gib ihm etwas.“ Es gab auch einige nicht mehr so frische Koteletts, aber die Mutter nimmt ein Messer und beginnt jedes Kotelett der Kinder in der Mitte auseinanderzuschneiden. Und die Kinder: „Nein, Mama, gib ihm diese, nicht die unseren!“ – „Oh nein, gib den Armen etwas von dir, nicht von dem, was schon alt ist!“ So lehrte diese Frau des Glaubens ihre Kinder, etwas von sich selbst den Armen zu geben. Aber all diese Dinge kann man zu Hause machen, wenn es Liebe gibt, wenn es Glauben gibt, wenn man diesen Dialekt des Glaubens spricht. Kurz und gut, eure Kinder werden von euch lernen, wie man als Christen lebt; ihr seid ihre ersten Lehrer im Glauben, die Verkünder des Glaubens.

Die Tugenden und die Wahrheit, die uns der Herr lehrt, sind nicht immer populär in der heutigen Welt, - manchmal verlangt der Herr von uns Dinge, die unpopulär sind – die heutige Welt bringt den Schwachen, den Schutzlosen und allen, die sie für „unproduktiv“ hält, geringe Achtung entgegen. Die Welt sagt uns, dass wir stark und unabhängig sein müssen und uns dabei wenig um die kümmern sollen, die allein oder traurig, ausgestoßen oder krank sind, die noch nicht geboren sind oder im Sterben lieben. Gleich werde ich privat einige Familien treffen, die schwierige Herausforderungen und echte Not bewältigen müssen, denen aber die Kapuzinerpatres Liebe und Unterstützung erweisen. Unsere Welt braucht eine Revolution der Liebe! Der „Sturm“, in dem wir leben, ist eher Egoismus, persönliche Interessen ... die Welt braucht eine Revolution der Liebe. Möge diese Revolution bei euch und euren Familien beginnen!

Vor einigen Monaten sagte mir jemand, dass wir im Begriff sind, unsere Fähigkeit zu lieben zu verlieren. Langsam, aber sicher vergessen wir gerade die direkte Sprache einer Liebkosung, die Kraft der Zärtlichkeit. Es scheint, dass das Wort Zärtlichkeit aus dem Wörterbuch gestrichen wurde. Es kann keine Revolution der Liebe geben ohne die Revolution der Zärtlichkeit! Euer Beispiel möge eure Kinder dazu führen, eine noch aufmerksamere, liebevollere, an Glauben reichere Generation zu werden, um an der Erneuerung der Kirche und der ganzen Gesellschaft Irlands mitzuwirken.

So wird eure Liebe, die Gottes Geschenk ist, noch tiefere Wurzeln einsenken. Keine Familie kann wachsen, wenn sie die eigenen Wurzeln vergisst. Die Kinder wachsen nicht in der Liebe, wenn sie nicht lernen, sich mit den Großeltern zu unterhalten. Lasst also zu, dass eure Liebe tiefe Wurzeln einsenkt! Vergessen wir nicht: »Was der Baum an Blüten trägt, lebt von dem, was er unter der Erde hat« (Francisco Luis Bernárdez, Sonett »Si para recobrar lo recobrado«). So sagt eine argentinische Poesie, erlaubt mir die Werbung.

Zusammen mit dem Papst mögen die Familien der ganzen Kirche, die hier heute Nachmittag von älteren und jüngeren Paaren vertreten werden, Gott für das Geschenk des Glaubens und die Gnade der christlichen Ehe danken. Unsererseits bemühen wir uns mit der Hilfe des Herrn, treu gegenüber unseren Versprechen und beharrlich in der Liebe, dem Kommen seines Reiches der Heiligkeit, der Gerechtigkeit und des Friedens zu dienen!

Danke für diese Begegnung!

Und jetzt lade ich euch ein, gemeinsam das Gebet für das Familientreffen zu sprechen. Dann werde ich euch den Segen geben. Und ich bitte euch, für mich zu beten, vergesst es nicht!

[01263-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Good Afternoon!

Queridos amigos:

Me alegro de poder encontraros en esta histórica pro-catedral de Santa María, que durante estos años ha visto innumerables celebraciones del sacramento del matrimonio. Cuando os miro a vosotros, tan jóvenes, me pregunto: pero, entonces, ¿no es cierto lo que dicen, que los jóvenes no quieren casarse? ¡Gracias! Casarse y compartir la vida es algo hermoso. Hay un dicho español que dice así: “dolor compartido es medio dolor; alegría compartida es doble alegría”. Este es el camino del matrimonio. Cuánto amor se ha manifestado, cuántas gracias se han recibido en este sagrado lugar. Agradezco al arzobispo Martin su cordial bienvenida. Estoy particularmente contento de estar con vosotros, parejas de novios y esposos que os encontráis en distintas fases del itinerario del amor sacramental.

Es bonito escuchar también esa música que viene de ahí: los niños que lloran... Esa es una esperanza, es la música más hermosa; aún más que la más bella predicación, escuchar el llanto de un niño, porque es el grito de esperanza, de que la vida sigue, la vida continúa, que el amor es fecundo. Ver a los niños... Pero he saludado también a una persona anciana. Se necesita también mirar a los ancianos, porque las personas mayores están llenas de sabiduría. Escuchar a los ancianos: “¿Cómo ha sido tu vida?”. Esto me ha gustado, que habéis sido vosotros [se dirige al matrimonio anciano que habló en primer lugar] a empezar, después los de 50 años de matrimonio, porque tenéis mucha experiencia para compartir. El pasado y el futuro confluyen en el presente. Ellos, los viejos —permitidme la palabra: los viejos, the old— tienen la sabiduría. Incluso las suegras tienen sabiduría... [ríen]. Y los niños deben escuchar la sabiduría, vosotros jóvenes tenéis que escuchar la sabiduría y hablar con ellos para seguir adelante, porque ellos son las raíces. Ellos son las raíces, y vosotros tomáis de las raíces para continuar adelante. Esto seguro que lo diré más adelante, pero me mueve decirlo desde el corazón.

De modo especial, como he dicho, agradezco el testimonio de Vincent y Teresa, que nos han hablado de su experiencia de 50 años de matrimonio y de vida familiar. Gracias por las palabras de ánimo como también por los desafíos que habéis expuesto a las nuevas generaciones de recién casados y de novios, no solo de aquí, en Irlanda, sino del mundo entero. Ellos no serán como vosotros, serán diferentes. Sin embargo, tienen necesidad de vuestra experiencia para ser diferentes, para ir más allá. Es muy importante escuchar a los ancianos, a los abuelos. Tenemos mucho que aprender de vuestra experiencia de vida matrimonial sostenida cada día por la gracia del sacramento. Deseo preguntaros: ¿Os habéis peleado mucho? Pero, ¡esto hace parte del matrimonio! Un matrimonio que no riñe es un poco aburrido… [ríen]. Pero hay un secreto: pueden volar también los platos, pero el secreto está en hacer las paces antes de que termine el día. Y para hacer las paces no es necesario un discurso, basta una caricia, y así se hacen las paces. ¿Y sabéis por qué es importante? Porque si no se hacen las paces antes de acostarse, la “guerra fría” del día siguiente es demasiado peligrosa, empieza el rencor... Sí, pelead lo que queráis, pero por la noche se haced las paces. ¿De acuerdo? No lo olvides, vosotros jóvenes. Creciendo juntos en esta comunidad de vida y de amor, vosotros habéis experimentado muchas alegrías y, ciertamente, también muchos sufrimientos. Junto con todos los matrimonios que han recorrido un largo trecho en este camino, sois los guardianes de nuestra memoria colectiva. Tenemos siempre necesidad de vuestro testimonio lleno de fe. Es un recurso maravilloso para las jóvenes parejas, que miran al futuro con emoción y esperanza… y, también, puede que con un poquito de inquietud: ¿Cómo será este futuro?

Agradezco también a las parejas jóvenes que me han dirigido algunas preguntas con franqueza. No es fácil responder a estas preguntas. Denis y Sinead están a punto de embarcarse en un viaje de amor que según el proyecto de Dios lleva consigo un compromiso para toda la vida. Han preguntado cómo pueden ayudar a otros a comprender que el matrimonio no es simplemente una institución sino una vocación, una vida que va adelante, una decisión consciente y para toda la vida, a cuidarse, ayudarse y protegerse mutuamente.

Ciertamente debemos reconocer que hoy no estamos acostumbrados a algo que dure realmente toda la vida. Vivimos en una cultura de lo provisional; no estamos acostumbrados. Si siento que tengo hambre o sed, puedo nutrirme, pero mi sensación de estar saciado no dura ni siquiera un día. Si tengo un trabajo, sé que podría perderlo aun contra mi voluntad o que podría verme obligado a elegir otra carrera diferente. Es difícil incluso estar al día en el mundo de hoy, pues todo lo que nos rodea cambia, las personas van y vienen en nuestras vidas, las promesas se hacen, pero con frecuencia no se cumplen o se rompen. Puede que lo que me estáis pidiendo en realidad sea algo todavía más fundamental: “¿No hay nada verdaderamente importante que dure?”. Esta es la pregunta. Parece que nada hermoso, ni precioso dura. “¿Pero es verdad que nada precioso que pueda durar? ¿Ni siquiera el amor?”. Y está la tentación de que ese “para toda la vida”, que vosotros os diréis el uno al otro, se transforme y muera con el tiempo. Si el amor no se hace crecer con el amor, dura poco. Ese “para toda la vida” es un compromiso para hacer crecer el amor, porque en el amor no existe lo provisional. Si no se llama entusiasmo, se llama, no sé, encanto, pero el amor es definitivo, es un “yo” y un “tú”. Como decimos, es “mi media naranja”: tú eres mi media naranja, yo soy tu media naranja. El amor es así: todo y para toda la vida. Es fácil caer prisioneros de la cultura de lo efímero, y esta cultura ataca las raíces mismas de nuestros procesos de maduración, de nuestro crecimiento en la esperanza y el amor. ¿Cómo podemos experimentar, en esta cultura de lo efímero, lo que es verdaderamente duradero? Esta es una pregunta seria: ¿Cómo podemos experimentar, en esta cultura de lo efímero, lo que es verdaderamente duradero?

Lo que quisiera deciros es esto. Entre todas las formas de la fecundidad humana, el matrimonio es único. Es un amor que da origen a una vida nueva. Implica la responsabilidad mutua en la trasmisión del don divino de la vida y ofrece un ambiente estable en el que la vida nueva puede crecer y florecer. El matrimonio en la Iglesia, es decir el sacramento del matrimonio, participa de modo especial en el misterio del amor eterno de Dios. Cuando un hombre y una mujer cristianos se unen en el vínculo del matrimonio, la gracia de Dios los habilita a prometerse libremente el uno al otro un amor exclusivo y duradero. De ese modo su unión se convierte en signo sacramental —esto es importante: el sacramento del matrimonio— se convierte en signo sacramental de la nueva y eterna alianza entre el Señor y su esposa, la Iglesia. Jesús está siempre presente en medio de ellos. Los sostiene en el curso de la vida, en su recíproca entrega, en la fidelidad y en la unidad indisoluble (cf. Gaudium et spes, 48). El amor de Jesús para las parejas es una roca, es un refugio en los tiempos de prueba, pero sobre todo es una fuente de crecimiento constante en un amor puro y para siempre. Haced apuestas serias, para toda la vida. Arriesgad. Porque el matrimonio es también un riesgo, pero es un riesgo que vale la pena. Para toda la vida, porque el amor es así.

Sabemos que el amor es lo que Dios sueña para nosotros y para toda la familia humana. Por favor, no lo olvidéis nunca. Dios tiene un sueño para nosotros y nos pide que lo hagamos nuestro. No tengáis miedo de ese sueño. Soñad a lo grande. Custodiadlo como un tesoro y soñadlo juntos cada día de nuevo. Así, seréis capaces de sosteneros mutuamente con esperanza, con fuerza, y con el perdón en los momentos en los que el camino se hace arduo y resulta difícil recorrerlo. En la Biblia, Dios se compromete a permanecer fiel a su alianza, aun cuando lo entristecemos y nuestro amor se debilita. ¿Qué dice Dios a su pueblo en la Biblia? Escuchad bien: «Nunca te dejaré ni te abandonaré» (Hb 13,5). Y vosotros, como marido y mujer, ungiros mutuamente con estas palabras de promesa, cada día por el resto de vuestras vidas. Y no dejéis nunca de soñar. Repetid siempre en el corazón: «Nunca te dejaré ni te abandonaré».

Stephen y Jordan están recién casados y han preguntado algo muy importante: cómo pueden los padres trasmitir la fe a los hijos. Sé que aquí en Irlanda la Iglesia ha preparado cuidadosamente programas de catequesis para educar en la fe dentro de las escuelas y de las parroquias. Pero el primer y más importante lugar para trasmitir la fe es el hogar: se aprende a creer en el hogar, a través del sereno y cotidiano ejemplo de los padres que aman al Señor y confían en su palabra. Ahí, en el hogar, que podemos llamar la «iglesia doméstica», los hijos aprenden el significado de la fidelidad, de la honestidad y del sacrificio. Ven cómo mamá y papá se comportan entre ellos, cómo se cuidan el uno al otro y a los demás, cómo aman a Dios y a la Iglesia. Así los hijos pueden respirar el aire fresco del Evangelio y aprender a comprender, juzgar y actuar en modo coherente con la fe que han heredado. La fe, hermanos y hermanas, se trasmite alrededor de la mesa doméstica, en el hogar, en la conversación ordinaria, a través del lenguaje que solo el amor perseverante sabe hablar. No olvidéis nunca, hermanos y hermanas: la fe se transmite en dialecto. El dialecto del hogar, el dialecto de la vida doméstica, ahí, en la vida de familia. Pensad a los siete hermanos Macabeos. Cómo la madre les hablaba “en dialecto”; es decir, lo que habían aprendido desde pequeños sobre Dios. Es más difícil recibir la fe —se puede hacer, pero es más difícil— si no ha sido recibida en la lengua materna, en el hogar, en dialecto. Me siento tentado de hablar de una experiencia personal, de pequeño. Si sirve la digo. Recuerdo una vez —tendría cinco años— que entré a la casa y allí, en el comedor, mi padre llegaba del trabajo en ese momento, antes que yo, y vi a mi padre y a mi madre que se daban un beso. Nunca lo olvido. Qué hermoso. Él estaba cansado del trabajo, pero tuvo fuerzas para manifestar su amor a su mujer. Que vuestros hijos os vean así, que os acariciéis, os deis besos, os abracéis; esto es muy hermoso, porque aprenden así este dialecto del amor, y la fe, es este dialecto del amor.

Por tanto, es importante, rezad juntos en familia, hablad de cosas buenas y santas, y dejad que María nuestra Madre entre en vuestra vida, la vida familiar. Celebrad las fiestas cristianas. Que vuestros hijos sepan qué es una fiesta en familia. Vivid en profunda solidaridad con cuantos sufren y están al margen de la sociedad, y que los hijos aprendan. Otra anécdota. Conocí una mujer que tenía tres hijos, de siete, cinco y tres años más o menos; eran buenos esposos, tenían mucha fe y enseñaban a sus hijos a ayudar a los pobres, porque ellos los ayudaban mucho. Y una vez estaban almorzando, la mamá con los tres hijos, el papá estaba trabajando. Llaman a la puerta, y el mayor va a abrir, después vuelve y dice: “Mamá, es un pobre que pide comida”. Estaban comiendo un filete a la milanesa, rebozado —son muy buenos— [ríen]. Y la mamá pregunta a los hijos: “¿Qué hacemos?”. Todos los tres: “Sí, mamá, dale algo”. Había también algunos filetes que habían sobrado, pero la mamá tomó un cuchillo y comenzó a cortar por la mitad cada uno de los que tenían los hijos. Y los hijos dicen: “No, mamá, dale esos, no los nuestros”. “Ah, no: a los pobres se les da de lo tuyo, no de lo que sobra”. Así esa mujer de fe enseñó a sus hijos a dar a los pobres de lo propio. Pero todas estas cosas se pueden hacer en casa, cuando hay amor, cuando hay fe, cuando se habla ese dialecto de fe. En fin, vuestros hijos aprenderán de vosotros el modo de vivir cristiano; vosotros seréis sus primeros maestros en la fe, los transmisores de la fe.

Las virtudes y las verdades que el Señor nos enseña no siempre son estimadas por el mundo de hoy —a veces, el Señor pide cosas que no son populares— el mundo de hoy tiene poca consideración por los débiles, los vulnerables y todos aquellos que considera “improductivos”. El mundo nos dice que seamos fuertes e independientes; que no nos importen los que están solos o tristes, rechazados o enfermos, los no nacidos o los moribundos. Dentro de poco iré privadamente a encontrarme con algunas familias que afrontan desafíos serios y dificultades reales, pero los padres capuchinos les dan amor y ayuda. Nuestro mundo tiene necesidad de una revolución del amor. La “tormenta” que vivimos es sobre todo de egoísmo, de intereses personales… el mundo necesita de una revolución del amor. Que esta revolución comience desde vosotros y desde vuestras familias.

Hace algunos meses alguien me dijo que estamos perdiendo nuestra capacidad de amar. Estamos olvidando de forma lenta pero inexorablemente el lenguaje directo de una caricia, la fuerza de la ternura. Parece que la palabra ternura haya sido eliminada del diccionario. No habrá una revolución de amor sin una revolución de la ternura. Que, con vuestro ejemplo, vuestros hijos puedan ser guiados para que se conviertan en una generación más solícita, amable y rica de fe, para la renovación de la Iglesia y de toda la sociedad irlandesa.

Así vuestro amor, que es un don de Dios, ahondará todavía más sus raíces. Ninguna familia puede crecer si olvida sus propias raíces. Los niños no crecen en el amor si no aprenden a hablar con sus abuelos. Por tanto, dejad que vuestro amor eche raíces profundas. No olvidemos que «lo que el árbol tiene de florido/ vive de lo que tiene sepultado» (F. L. Bernárdez, soneto Si para recobrar lo recobrado). Así dice una poesía argentina, permitidme la publicidad.

Que, junto con el Papa, todas las familias de la Iglesia, representadas esta tarde por parejas ancianas y jóvenes, puedan agradecer a Dios el don de la fe y la gracia del matrimonio cristiano. Por nuestra parte, nos comprometemos con el Señor a trabajar por la venida de su reino de santidad, justicia y paz, con la fidelidad a las promesas que hemos hecho y con la constancia en el amor.

Gracias por este encuentro.

Y ahora, os invito a rezar juntos la oración por el Encuentro de las familias. Después os daré la bendición. Y os pido que recéis por mí, no lo olvidéis.

[01263-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Good afternoon!

Queridos amigos!

Sinto-me feliz pela possibilidade de vos encontrar nesta histórica pró-Catedral de Santa Maria, que, ao longo dos anos, foi testemunha de inúmeras celebrações do sacramento do matrimónio. Vendo a vós, tão jovens, eu me pergunto: mas então não é verdade o que dizem, que os jovens não querem casar-se? Obrigado! Casar-se e compartilhar a vida é algo belo. Há um ditado espanhol que diz assim: “Dores em dois, dor pela metade”. Este é o caminho do matrimónio. Neste lugar sagrado, quanto amor se manifestou, quantas graças foram recebidas! Agradeço ao Arcebispo Martin as suas cordiais boas-vindas. Motivo de particular alegria para mim é poder estar convosco, casais de noivos e de esposos que vos encontrais nas diferentes fases do percurso do amor sacramental. É igualmente belo escutar aquela música que vem das crianças que choram... trata-se de uma esperança, é a mais bela música; mas também é a mais bela pregação – escutar uma criança que chora – pois é um clamor de esperança, de que a vida continua, de que a vida segue adiante, de que o amor é fecundo. Olhar às crianças... mas saudei também uma pessoa idosa: é preciso olhar para os idosos, pois os idosos estão cheios de sabedoria. Escutar os idosos: «Como foi a tua vida?» Isto me agradou, que tenhais sido vós [NT: dirigindo-se a um casal idoso que falou em primeiro lugar] a começar, depois de 50 anos de matrimónio, pois tentes tanta experiência para partilhar. O futuro e o passado se encontram no presente. Eles, os velhos – permiti-me a palavra: os velhos, the old – possuem a sabedoria. Também as sogras possuem a sabedoria [NT: todos riem]. E as crianças devem escutar a sabedoria; vós jovens deveis escutar a sabedoria e falar com eles para avançar, pois eles são as raízes. Eles são as raízes, e vós colheis das raízes para avançar. Isto certamente direi mais adiante, mas me veio dizê-lo do coração.

De modo especial, como disse, agradeço o testemunho de Vincent e Teresa, que nos falaram da sua experiência de cinquenta anos de matrimónio e de vida familiar. Obrigado quer pelas palavras de encorajamento quer pelos desafios que apresentastes às novas gerações de recém-casados e de noivos, não apenas aqui na Irlanda, mas em todo o mundo. Eles não serão como vós, serão diferentes. Mas precisam da vossa experiência para serem diferentes, para avançarem ainda mais. Como é importante ouvir os idosos, ouvir os avós! Temos muito a aprender da vossa experiência de vida matrimonial, sustentada dia a dia pela graça do sacramento. Vem-me a vontade de perguntar-vos: brigastes muito? Mas isso faz parte do matrimónio! Um matrimónio onde não se briga é um pouco chato... [NT: todos riem] Mas existe um segredo: podem até voar os pratos, mas o segredo é fazer a paz antes que termine o dia. E para fazer a paz, não é preciso um discurso, basta uma carícia e, assim, faz-se a paz. E sabeis por que é importante? Porque se não se faz a paz antes de ir para a cama, a “guerra fria” do dia seguinte é demasiado perigosa; começa o rancor... Sim, brigueis o que queirais, mas no final da noite fazei a paz. Estais de acordo? Não o esqueçais, vós jovens. Crescendo juntos nesta comunidade de vida e de amor, experimentastes muitas alegrias e também, certamente, não poucos sofrimentos. Juntamente com todos os esposos que já percorreram um longo pedaço do caminho, sois os guardiões da nossa memória coletiva. Precisaremos sempre do vosso testemunho, cheio de fé. É um recurso precioso para os noivos, que olham para o futuro com emoção e esperança... e, também, talvez com um pouco de ansiedade: como será este futuro?

Agradeço também aos noivos que me fizeram algumas perguntas ousadas. Não é fácil responder a estas perguntas! Denis e Sinead estão prestes a embarcar num percurso de amor que, segundo o desígnio de Deus, implica um compromisso para a vida inteira. Perguntaram como podem ajudar outros a compreenderem que o matrimónio não é simplesmente uma instituição, mas uma vocação, uma vida que avança, uma decisão consciente e para toda a vida de ocupar-se, ajudar-se e proteger-se mutuamente.

Com certeza, temos de reconhecer que hoje não estamos habituados a algo que dure realmente toda a vida. Nós vivemos numa cultura do provisório, não estamos habituados. Se sinto que tenho fome ou sede, posso alimentar-me, mas a minha sensação de estar saciado não dura um dia sequer. Se tenho um emprego, sei que poderia perdê-lo contra a minha vontade ou que poderia ver-me na obrigação de escolher uma carreira diferente. É difícil até mesmo acompanhar o mundo, já que tudo à nossa volta muda, as pessoas entram e saem das nossas vidas, fazem-se promessas, mas muitas vezes são quebradas ou deixadas a meio. Na realidade, o que me estais a perguntar talvez seja algo de mais fundamental ainda: «Não haverá verdadeiramente nada de precioso que possa durar?» Esta é a pergunta. Parece que nada de belo, nada de precioso dure. «Mas não haverá verdadeiramente algo de precioso que possa durar? Nem mesmo o amor?» E existe a tentação de que aquele «por toda a vida» que direis um ao outro, se transforme e, com o tempo, morra. Se o amor não se faz crescer com o amor, dura pouco. Aquele «por toda a vida» é um compromisso que deve crescer com o amor, porque no amor não existe provisório. Caso contrário, é chamado entusiasmo, chama-se, não sei, encantamento, mas o “amor amor” é definitivo, é um “eu e tu”. Como se diz entre nós, é a “metade da laranja”: tu és a minha metade da laranja, eu sou a tua metade da laranja. O amor é assim: tudo por toda a vida. É fácil ficar prisioneiros da cultura do efémero e essa cultura ataca as próprias raízes dos nossos processos de amadurecimento, do nosso crescimento na esperança e no amor. Nesta cultura do efémero, como podemos experimentar aquilo que verdadeiramente dura? Esta é uma pergunta forte: como podemos experimentar, nessa cultura do efêmero, aquilo que verdadeiramente dura?

Eis o que me apraz dizer-vos. Entre todas as formas da fecundidade humana, o matrimónio é único. É um amor que dá origem a uma nova vida. Implica a responsabilidade mútua na transmissão do dom divino da vida e oferece um ambiente estável no qual a nova vida pode crescer e florescer. O matrimónio na Igreja, isto é, o sacramento do matrimónio, participa de modo especial no mistério do amor eterno de Deus. Quando se unem pelo vínculo do matrimónio um homem e uma mulher cristãos, a graça de Deus habilita-os a prometerem-se livremente um ao outro um amor exclusivo e duradouro. Assim, a sua união torna-se sinal sacramental – e isso é importante: o sacramento do matrimónio - torna-se um sinal sacramental da nova e eterna aliança entre o Senhor e a sua esposa, a Igreja. Jesus está sempre presente no meio deles. Sustenta-os ao longo da vida no dom recíproco de si mesmos, na fidelidade e na unidade indissolúvel (cf. Gaudium et spes, 48). O amor de Jesus pelos casais é uma rocha, é um refúgio nos tempos de provação, mas sobretudo é fonte de crescimento constante num amor puro e para sempre. Fazei apostas fortes, para toda a vida. Arrisqueis! Pois o matrimónio é também um risco, mas um risco que vale a pena. Para toda a vida, pois o amor é assim.

Sabemos que o amor é o sonho de Deus para nós e para a família humana inteira. Por favor, nunca o esqueçais! Deus tem um sonho para nós, e pede-nos para o assumirmos. Não tenhais medo deste sonho! Sonhai alto! Guardai-o e, juntos, sonhai-o de novo todos os dias. Assim sereis capazes de vos apoiar mutuamente com esperança, com força e com o perdão, nos momentos em que o percurso se fizer árduo tornando-se difícil vislumbrar o caminho. Na Bíblia, Deus compromete-Se a permanecer fiel à sua aliança, mesmo quando nós O desgostamos e o nosso amor enfraquece. O que diz Deus na Bíblia para o seu povo? Escutai bem: «Não te deixarei nem te abandonarei» (Heb 13, 5). E vós, como marido e esposa, ungi-vos mutuamente com estas palavras de promessa, cada dia, pelo resto da vida. E nunca deixeis de sonhar! Repeti sempre no coração: «Não te deixarei nem te abandonarei».

Stephen e Jordan são esposos recém-casados e puseram a pergunta, muito importante, de como poderão os pais transmitir a fé aos filhos. Sei que a Igreja, aqui na Irlanda, preparou cuidadosamente programas de catequese visando educar para a fé nas escolas e paróquias. Isto é, sem dúvida, essencial. Mas o primeiro lugar, e o mais importante, para transmitir a fé é o lar: aprende-se a crer no lar, através do exemplo calmo e diário de pais que amam o Senhor e confiam na sua palavra. Lá, na casa, que podemos chamar de «igreja doméstica», os filhos aprendem o significado da fidelidade, da honestidade e do sacrifício. Veem como a mãe e o pai se comportam entre si, como cuidam um do outro e de todos, como amam a Deus e à Igreja. Assim os filhos podem respirar o ar fresco do Evangelho e aprender a compreender, julgar e agir de maneira digna da fé que herdaram. A fé, irmãos e irmãs, é transmitida ao redor da mesa doméstica, no lar, na conversa comum, através da linguagem que só o amor perseverante sabe falar. Nunca esqueçais, irmãos e irmãs: a fé se transmite em dialeto! O dialeto do lar, o dialeto da vida doméstica, da vida em família. Pensai nos sete irmãos Macabeus, como a mãe falava com eles em “dialeto”, ou seja, aquilo que eles tinham aprendido desde criança sobre Deus. É mais difícil receber a fé – é possível fazer, mas é mais difícil - se não foi recebido na língua materna, no lar, em dialeto. Sou tentado a falar de uma experiência minha, de criança... Se serve, eu digo. Lembro que uma vez – eu teria uns cinco anos – entrei em casa e lá, na sala de jantar, papai chegava do trabalho, naquele momento, antes de mim, e vi que papai e mamãe se beijavam. Nunca me esqueço! Que coisa bonita! Cansado do trabalho, mas teve a força de expressar o amor para a sua mulher! Que os vossos filhos vos vejam assim, que vos acariciais, vos beijais, vos abraçais; isso é belíssimo, porque aprendem assim este dialeto do amor, e a fé, neste dialeto do amor.

Por isso, é importante rezar juntos em família; falai de coisas boas e santas; e deixai que Maria, nossa Mãe, entre na vossa vida, a vida familiar. Celebrai as festividades cristãs: que os vossos filhos saibam o que é uma festa em família. Vivei em profunda solidariedade com aqueles que sofrem e estão à margem da sociedade, e que os vossos filhos aprendam. Outra história: conheci uma senhora que tinha três filhos, com mais ou menos sete, cinco e três anos; eram um bom casal, tinham muita fé e ensinavam os filhos a ajudarem os pobres, pois eles os ajudavam muito. E uma vez, almoçando, a mãe com os três filhos – o pai estava a trabalhar, alguém bate na porta, e o filho mais velho vai abrir e depois volta e diz: «Mamãe, tem um pobre que pede de comer». Estavam comendo bife à milanesa, empanados – são deliciosos [NT: risos] – e a mãe pergunta aos filhos: «O que faremos?» Os três respondem: «Sim, mamãe, dá-lhe algo». Tinham alguns bifes sobrando, mas a mãe pega uma faca e começa a cortar pela a metade os bifes dos filhos. E os filhos: «Não, mamãe, dá-lhes daqueles bifes, não dos nossos!» - «Ah, não: aos pobres dás do teu, não daquilo que sobra!» Assim aquela mulher de fé ensinou os seus filhos a dar do seu aos pobres. Mas todas essas coisas podem ser feitas em casa, quando há amor, quando há fé, quando se fala aquele dialeto de fé. Em suma, os vossos filhos aprenderão de vós a viver como cristãos; sereis os seus primeiros mestres na fé, os transmissores da fé.

As virtudes e as verdades que o Senhor nos ensina nem sempre são populares no mundo atual – às vezes, o Senhor pede coisas que não são muito populares – o mundo de hoje tem pouca consideração pelos fracos, os vulneráveis e por todos aqueles que considera «não-produtivos». O mundo diz-nos para sermos fortes e independentes, preocupando-nos pouco com aqueles que estão sozinhos ou tristes, rejeitados ou doentes, que ainda não nasceram ou estão moribundos. Daqui a pouco irei, de forma privada, encontrar algumas famílias que enfrentam desafios sérios e dificuldades reais, mas a quem os Padres Capuchinhos demonstram amor e apoio. O nosso mundo precisa duma revolução do amor! O furor que nos vivemos é antes que nada de egoísmo, de interesses pessoais... o mundo precisa de uma revolução do amor. Que esta revolução comece por vós e pelas vossas famílias!

Há alguns meses, dizia-me alguém que estamos a perder a nossa capacidade de amar. Lenta mas decisivamente estamos a esquecer a linguagem direta duma carícia, a força da ternura. Parece que a palavra ternura tenha sido arrancada do dicionário. Não poderá haver uma revolução de amor, sem a revolução da ternura! Com o vosso exemplo, possam os vossos filhos ser guiados para se tornarem uma geração mais solícita, amorosa, rica de fé, para a renovação da Igreja e de toda a sociedade irlandesa.

Assim o vosso amor, que é dom de Deus, lançará raízes ainda mais profundas. Nenhuma família pode crescer, se esquece as suas raízes. As crianças não crescem no amor se não aprendem a comunicar com os seus avós. Então deixai que o vosso amor lance raízes profundas! Não nos esqueçamos de que «tudo aquilo que na árvore floresceu / vive daquilo que está por debaixo» (F. L. Bernárdez, soneto Se para recuperar o recuperado). Assim fala uma poesia argentina, permiti-me a publicidade.

Juntamente com o Papa, possam as famílias da Igreja inteira, representadas nesta tarde pelos casais idosos e jovens, agradecer a Deus pelo dom da fé e pela graça do matrimónio cristão. Por nossa vez, comprometamo-nos com o Senhor a servir a vinda do seu reino de santidade, justiça e paz com a fidelidade às promessas que fizemos e com a perseverança no amor!

Obrigado por este encontro!

E agora, convido-vos a rezar juntos a oração para o Meeting das famílias. Depois, vos darei a bênção. E peço-vos que rezeis por mim, não vos esqueçais!

[01263-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Good afternoon!

Drodzy przyjaciele,

Cieszę się, że mogę was spotkać w tej historycznej prokatedrze Najświętszej Maryi Panny, która przez lata była świadkiem niezliczonych celebracji sakramentu małżeństwa. Ale patrząc na was, tak młodych, stawiam sobie pytanie: to chyba nieprawda, co mówią, że młodzi nie chcą się żenić! Dziękuję! Pobrać się i dzielić życie to coś pięknego. Jest takie hiszpańskie powiedzenie: cierpienia we dwoje, to połowa cierpienia, radość we dwoje jest podwójną radością. To właśnie droga małżeństwa. Jakże wiele okazano miłości, ileż łask zyskano w tym świętym miejscu! Dziękuję arcybiskupowi Martinowi za jego serdeczne powitanie. Szczególnie cieszę się, że mogę być z wami, parami narzeczonych i małżonków znajdujących się na różnych etapach drogi miłości sakramentalnej.

Piękna jest też ta muzyka płynąca z tej strony [papież wskazuje matki z niemowlakami], płaczące dzieci, to nadzieja - to najpiękniejsza muzyka ale i najpiękniejsze kazanie, gdy słyszymy jak płacze dziecko. Jest to bowiem wołanie nadziei, że życie trwa nadal, posuwa się naprzód, że miłość jest owocna, kiedy patrzymy na dzieci. Pozdrowiłem też pewną starszą panią. Trzeba także spojrzeć na starszych, bo są oni pełni mądrości. Warto słuchać starszych: jak potoczyło się twoje życie? Bardzo mi się spodobało, że zaczęliście mówić właśnie wy [Ojciec Święty zwraca się do starszej pary, która powitała go jako pierwsza] po pięćdziesięciu latach małżeństwa, bo macie wiele doświadczenia, którym możecie się podzielić. Przyszłość i przeszłość spotykają się w chwili obecnej. Oni – wybaczcie mi to słowo – staruszkowie, the old mają mądrość, nawet teściowe! [śmiech]. Natomiast dzieci i młodzież powinni słuchać mądrości i rozmawiać z nimi, żeby mogli iść naprzód, bo oni to korzenie. A wy czerpiecie z korzeni, by iść naprzód. To z pewnością powiem później, ale nasunęło mi się, aby powiedzieć od serca.

Jestem szczególnie wdzięczny, jak powiedziałem, za świadectwo Vincenta i Teresy, którzy mówili nam o swoim doświadczeniu pięćdziesięciu lat małżeństwa i życia rodzinnego. Dziękuję zarówno za słowa otuchy jak i wyzwania, jakie przedstawiliście nowym pokoleniom nowożeńców i narzeczonych, nie tylko tu w Irlandii, ale na całym świecie. Nie będą tacy, jak wy – będą inni, Ale potrzebują doświadczenia, aby być innymi, aby pójść dalej. Jakże ważne jest słuchanie osób starszych, dziadków! Możemy się wiele nauczyć z waszego doświadczenia życia małżeńskiego wspieranego codziennie łaską sakramentu.

Mam ochotę, żeby was zapytać: czy dużo się kłóciliście? Ależ to należy do małżeństwa! Małżeństwo bez kłótni jest trochę nudne [śmiech]. Ale jest pewien sekret. Tajemnica polega na tym, że mogą nawet latać talerze, ale trzeba się pogodzić, zanim zakończy się dzień. Nie trzeba do tego przemówień. Wystarcza przyjazny gest, pieszczota i pojednanie gotowe. Wiecie dlaczego? Bo jeśli się nie pogodzicie, zanim nie położycie się spać, to zbyt niebezpieczna jest zimna wojna dnia następnego. Zaczyna się niechęć. Tak kłóćcie się ile chcecie, ale wieczorem pojednajcie się. Zgoda? Wy, młodzi o tym nie zapominajcie! Wzrastając razem w tej wspólnocie życia i miłości, doświadczyliście wielu radości, a z pewnością także niemało cierpień. Wraz ze wszystkim małżonkami, którzy razem przeszli długą drogę, jesteście stróżami naszej zbiorowej pamięci. Zawsze będziemy potrzebować waszego świadectwa pełnego wiary. Jest to cenne bogactwo dla młodych par, które patrzą w przyszłość nie kryjąc wzruszenia i z nadzieją... a może ze szczyptą niepokoju! – jaka będzie ta przyszłość?

Dziękuję także młodym parom, które zadały mi kilka szczerych pytań. Nie łatwo jest na nie odpowiedzieć! Denis i Sinead rozpoczynają podróż miłości, która zgodnie z Bożym planem wiąże się z zaangażowaniem na całe życie. Pytali, jak mogą pomóc innym zrozumieć, że małżeństwo jest nie tylko instytucją, ale powołaniem, życiem, które posuwa się naprzód, świadomą decyzją, na całe życie, by troszczyć się o siebie, pomagać i wzajemnie chronić.

Oczywiście musimy przyznać, że dzisiaj nie jesteśmy przyzwyczajeni do czegoś, co naprawdę trwa przez całe życie. Żyjemy w kulturze tymczasowości. Nie jesteśmy nawykli do trwania przez całe życie. Jeśli odczuwam głód lub czuję się spragniony, mogę się posilić, ale moje poczucie zaspokojenia nie trwa nawet jeden dzień. Jeśli mam pracę, wiem, że mogę ją stracić wbrew mojej woli, lub że będę musiał wybrać inną karierę. Trudno nawet nadążyć za światem, bo wszystko wokół nas się zmienia, w naszym życiu ludzie przychodzą i odchodzą, składa się obietnice, ale często są one łamane lub niewypełniane. Może to, o co mnie pytacie, jest czymś jeszcze bardziej podstawowym: „Czy naprawdę nie ma nic cennego, co mogłoby trwać? Nawet miłość?”. Oto jest pytanie. Zdaje się, że nic pięknego, nic cennego, nie trwa. „Ależ czy naprawdę nie ma czegoś cennego, co mogło by trwać? Nawet miłość?”. Istnieje taka pokusa, że to „na całe życie”, które powiecie sobie nawzajem, się zmieni, a z czasem umrze. Jeśli miłość nie wzrasta z miłością, trwa krótko. To „na całe życie” to zobowiązanie do rozwijania miłości, bo w miłości nie ma prowizorki. Jeśli nie to nazywana entuzjazmem, albo oczarowaniem, ale miłością jest to jest definitywne, to „ty i ja”. Jak mówimy, są to dwie „połowy pomarańczy”: jesteś moją połową pomarańczy, ja jestem twoją połową pomarańczy. Taka jest miłość: obejmująca wszystko i na całe życie. Łatwo jest dziś być więźniem kultury tego, co ulotne. Ta kultura wymierzona jest w korzenie naszych procesów dojrzewania, naszego rozwoju w nadziei i miłości. Jak w tej kulturze ulotności możemy doświadczyć tego, co naprawdę trwa? To mocne pytanie: jak możemy doświadczyć w tej kulturze ulotności, tego co trwa naprawdę?

Oto, co chciałbym wam powiedzieć. Wśród wszystkich form ludzkiej płodności małżeństwo jest wyjątkowe. To miłość, która daje początek nowemu życiu. Zakłada wzajemną odpowiedzialność za przekazywanie Bożego daru życia i oferuje stabilne środowisko, w którym nowe życie może wzrastać i rozkwitać. Małżeństwo w Kościele, to znaczy sakrament małżeństwa, ma w sposób szczególny udział w tajemnicy odwiecznej miłości Boga. Kiedy chrześcijanie, mężczyzna i kobieta, łączą się w więzi małżeńskiej, łaska Boga uzdalnia ich, by dobrowolnie przyrzec sobie nawzajem miłość wyłączną i trwałą. W ten sposób ich związek staje się sakramentalnym znakiem - to ważne: sakrament małżeństwa staje się znakiem sakramentalnym nowego i wiecznego przymierza między Panem a Kościołem będącym Jego oblubienicą. Jezus jest zawsze pośród nich obecny. Wspiera ich w trakcie życia we wzajemnym darze z siebie, w wierności i nierozerwalnej jedności (por. Gaudium et spes, 48). Miłość Jezusa jest opoką i schronieniem w czasach próby, ale przede wszystkim jest źródłem stałego wzrostu w miłości czystej i na zawsze. Stawiacie wysoko, na całe życie. Ryzykujecie! Ponieważ małżeństwo jest również ryzykiem, ale jest ono warte ryzyka. Na całe życie, ponieważ taka właśnie jest miłość.

Wiemy, że miłość jest marzeniem Boga dla nas i dla całej rodziny ludzkiej. Proszę was: nigdy o tym nie zapominajcie! Bóg ma marzenie dotyczące każdego z nas, prosi, abyśmy je sobie przyswoili. Nie lękajcie się tego marzenia! Doceniajcie je i marzcie o nim wspólnie każdego dnia na nowo. W ten sposób będziecie mogli wspierać się nawzajem nadzieją, mocą i przebaczeniem w chwilach, kiedy droga staje się trudna i trudno dostrzec drogę. W Biblii Bóg zobowiązuje się do wierności swojemu przymierzu, nawet jeśli Go zasmucamy, a nasza miłość słabnie. Co Bóg mówi w Biblii do swego ludu. Słuchajcie uważnie: „Nie opuszczę cię i nie pozostawię” (Hbr 13,5). Jako mąż i żona namaszczajcie się nawzajem tymi słowami obietnicy, każdego dnia aż do końca życia. I nigdy nie przestawajcie marzyć! Zawsze trzeba powtarzać w sercu: „Nie opuszczę cię i nie pozostawię”

Stephen i Jordan są nowożeńcami i zadali bardzo ważne pytanie: w jaki sposób rodzice mogą przekazać wiarę swoim dzieciom. Wiem, że Kościół tutaj w Irlandii starannie przygotował programy katechezy, aby wychowywać do wiary w szkołach i parafiach. Jest to z pewnością niezbędne. Ale pierwszym i najważniejszym miejscem, przez które może być przekazywana wiara jest dom, poprzez spokojny i codzienny przykład rodziców, którzy kochają Pana i ufają Jego słowu. Tam, w domu, który możemy nazwać „domowym Kościołem”, dzieci uczą się znaczenia wierności, uczciwości i poświęcenia. Widzą, jak mama i tata zachowują się między sobą, jak troszczą się o siebie nawzajem i o innych, jak miłują Boga i Kościół. W ten sposób dzieci mogą oddychać świeżym powietrzem Ewangelii i uczyć się rozumieć, osądzać i działać w sposób godny wiary, którą odziedziczyli. Wiara, bracia i siostry, przekazywana jest wokół stołu domowego, w zwyczajnej rozmowie, poprzez język, którym potrafi mówić jedynie wytrwała miłość. Nigdy o tym nie zapominajcie, bracia i siostry: wiarę przekazuje się w dialekcie! W dialekcie domu, dialekcie życia domowego, życia rodzinnego. Pomyślmy o siedmiu braciach Machabejskich, jak matka mówiła do nich „w dialekcie”, to znaczy odwoływała się do tego, czego jako dzieci nauczyli się o Bogu. Trudniej przyjąć wiarę - można to uczynić, ale jest to trudniejsze - jeżeli nie została przyjęta w języku ojczystym, w domu, w dialekcie. Kusi mnie, by powiedzieć o moich doświadczeniach jako dziecko ... Jeśli się przyda, powiem o tym. Pamiętam, że pewnego razu - musiałem mieć z pięć lat - wszedłem do domu i tam, w jadalni, tata przyszedł do domu z pracy, w tej chwil, przede mną, i zobaczyłem, że mama i tata się całują. Nigdy tego nie zapomnę! Jakie to piękne! Zmęczony pracą, ale miał siłę, by wyrazić miłość swojej żonie! Niech tak was widzą wasze dzieci, obejmujecie. To bardzo piękne, bo w ten sposób uczą się tego dialektu miłości i wiary, w tym dialekcie miłości.

Zatem ważna jest wspólna modlitwa w rodzinie; rozmawiajcie to tym, co dobre i święte; i pozwólcie, by nasza Matka Maryja wkraczała w wasze życie rodzinne. Przeżywajcie święta chrześcijańskie, żeby wasze dzieci wiedziały, co znaczy święto w rodzinie. Żyjcie w głębokiej solidarności z tymi, którzy cierpią i znajdują się na marginesie społeczeństwa. Kolejna anegdota. Znałem pewną panią, która miała chyba troje dzieci w wieku siedmiu, pięciu i trzech lat. Byli dobrymi małżonkami, mieli wiele wiary i nauczali swoje dzieci, aby pomagały ubogim, ponieważ sami bardzo im pomagali. Kiedyś podczas obiadu - była matka z trójką dzieci - tata był w pracy ktoś zapukał do drzwi. Najstarsze poszło otworzyć, a potem wróciło i mówi: „Mamo, jest biedak, który prosi o coś do zjedzenia”. Jedli kotlety po mediolańsku, panierowane - są pyszne! [śmiech] - a matka zapytała dzieci: „Co robimy?”. Wszystkie trzy: „Tak, mamo, daj mu coś”. Było trochę kotletów w zapasie, ale mama wzięła nóż i zaczęła przecinać każdy z dziecięcych na pół. Na to dzieci: „Nie, mamo, z tamtych które zostały, ale nie z naszych!” – „Ależ nie: ubogim daj z tego, co twoje, a nie z tego co zbywa!”. W ten sposób ta kobieta wiary uczyła swoje dzieci, aby dawały ubogim to, co własne. Ale to wszystko można uczynić w domu, kiedy jest miłość, kiedy jest wiara, kiedy mówi się w tym dialekcie wiary. Krótko mówiąc, wasze dzieci nauczą się od was, jak żyć jako chrześcijanie; będziecie ich pierwszymi nauczycielami wiary, przekazującymi wiarę.

Cnoty i prawdy, których Pan nas naucza nie zawsze są popularne w dzisiejszym świecie, czasami Pan wymaga rzeczy, które nie są popularne w dzisiejszym świecie, nie ma wielkiego szacunku dla słabych, bezbronnych i dla tych wszystkich, których uważa za „bezproduktywnych”. Świat mówi nam, abyśmy byli silni i niezależni, nie troszcząc się zbytnio o tych, którzy są samotni lub smutni, odrzuceni lub chorzy, jeszcze nie narodzeni lub umierający. Niedługo udam się prywatnie, aby spotkać się z kilkoma rodzinami, które borykają się z poważnymi wyzwaniami i prawdziwymi trudnościami, ale którym ojcowie kapucyni okazują miłość i wsparcie. Nasz świat potrzebuje rewolucji miłości! „Burza”, którą przeżywamy, jest raczej egoizmem, osobistymi interesami ... świat potrzebuje rewolucji miłości. Niech ta rewolucja zacznie się od was i od waszych rodzin!

Kilka miesięcy temu ktoś powiedział mi, że tracimy zdolność do kochania. Powoli, ale zdecydowanie zapominamy bezpośredniego języka pieszczoty, o mocy czułości. Zdaje się, że słowo „czułość” zostało usunięte ze słownika. Nie może być rewolucji miłości bez rewolucji czułości! Oby poprzez wasz przykład wasze dzieci były prowadzone do stawania się pokoleniem bardziej opiekuńczym, życzliwym i pełnym wiary, by odnowić Kościół i całe społeczeństwo irlandzkie.

W ten sposób wasza miłość, będąca darem Boga, czerpać będzie z jeszcze głębszych korzeni. Żadna rodzina nie może się rozwijać, jeśli zapomni o swoich korzeniach. Dzieci nie rozwijają się w miłości, jeśli nie uczą się rozmawiać ze swoimi dziadkami. Pozwólcie zatem, aby wasza miłość sięgnęła głębszych korzeni! Nie zapominajmy, że „wszystkie kwiaty na drzewie pochodzą z tego, co jest pod ziemią” (F.L. Bernárdez, sonet Si para recobrar lo recobrado). Tak mówi argentyńska poezja. Wybaczcie mi reklamę.

Niech wraz z papieżem rodziny całego Kościoła, reprezentowane dziś przez pary starsze i młode, dziękują Bogu za dar wiary i łaskę chrześcijańskiego małżeństwa. Z naszej strony postanawiamy wraz z Panem służyć nadejściu Jego królestwa świętości, sprawiedliwości i pokoju, z wiernością złożonym przez nas przyrzeczeniom i ze stałością w miłości!

Dziękuję za to spotkanie!

A teraz, zapraszam was do wspólnej modlitwy w intencji spotkania rodzin. Potem udzielę wam błogosławieństwa. I proszę was o modlitwę za mnie, nie zapominajcie!

[01263-PL.02] [Testo originale: Italiano]

[B0588-XX.02]