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L’Udienza Generale, 08.08.2018


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.30 nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il nuovo ciclo di catechesi sui Comandamenti, ha incentrato la sua meditazione sull’idolatria (Brano biblico: Es, 32,7-8).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Continuiamo oggi a meditare il Decalogo, approfondendo il tema dell’idolatria, ne abbiamo parlato la settimana scorsa. Ora riprendiamo il tema perché è molto importante conoscerlo. E prendiamo spunto dall’idolo per eccellenza, il vitello d’oro, di cui parla il Libro dell’Esodo (32,1-8) – ne abbiamo appena ascoltato un brano. Questo episodio ha un preciso contesto: il deserto, dove il popolo attende Mosè, che è salito sul monte per ricevere le istruzioni da Dio.

Che cos’è il deserto? È un luogo dove regnano la precarietà e l’insicurezza - nel deserto non c’è nulla - dove mancano acqua, manca il cibo e manca il riparo. Il deserto è un’immagine della vita umana, la cui condizione è incerta e non possiede garanzie inviolabili. Questa insicurezza genera nell’uomo ansie primarie, che Gesù menziona nel Vangelo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?» (Mt 6,31). Sono le ansie primarie. E il deserto provoca queste ansie.

E in quel deserto accade qualcosa che innesca l’idolatria. «Mosè tardava a scendere dal monte» (Es 32,1). È rimasto lì 40 giorni e la gente si è spazientita. Manca il punto di riferimento che era Mosè: il leader, il capo, la guida rassicurante, e ciò diventa insostenibile. Allora il popolo chiede un dio visibile – questo è il tranello nel quale cade il popolo - per potersi identificare e orientare. E dicono ad Aronne: «Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa!», “Facci un capo, facci un leader”. La natura umana, per sfuggire alla precarietà – la precarietà è il deserto - cerca una religione “fai-da-te”: se Dio non si fa vedere, ci facciamo un dio su misura. «Davanti all’idolo non si rischia la possibilità di una chiamata che faccia uscire dalle proprie sicurezze, perché gli idoli “hanno bocca e non parlano” (Sal 115,5). Capiamo allora che l’idolo è un pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell’adorazione dell’opera delle proprie mani» (Enc. Lumen fidei, 13).

Aronne non sa opporsi alla richiesta della gente e crea un vitello d’oro. Il vitello aveva un senso duplice nel vicino oriente antico: da una parte rappresentava fecondità e abbondanza, e dall’altra energia e forza. Ma anzitutto è d’oro, perciò è simbolo di ricchezza, successo, potere e denaro. Questi sono i grandi idoli: successo, potere e denaro. Sono le tentazioni di sempre! Ecco che cos’è il vitello d’oro: il simbolo di tutti i desideri che danno l’illusione della libertà e invece schiavizzano, perché l’idolo sempre schiavizza. C’è il fascino e tu vai. Quel fascino del serpente, che guarda l’uccellino e l’uccellino rimane senza potersi muovere e il serpente lo prende. Aronne non ha saputo opporsi.

Ma tutto nasce dall’incapacità di confidare soprattutto in Dio, di riporre in Lui le nostre sicurezze, di lasciare che sia Lui a dare vera profondità ai desideri del nostro cuore. Questo permette di sostenere anche la debolezza, l’incertezza e la precarietà. Il riferimento a Dio ci fa forti nella debolezza, nell’incertezza e anche nella precarietà. Senza primato di Dio si cade facilmente nell’idolatria e ci si accontenta di misere rassicurazioni. Ma questa è una tentazione che noi leggiamo sempre nella Bibbia. E pensate bene questo: liberare il popolo dall’Egitto a Dio non è costato tanto lavoro; lo ha fatto con segni di potenza, di amore. Ma il grande lavoro di Dio è stato togliere l’Egitto dal cuore del popolo, cioè togliere l’idolatria dal cuore del popolo. E ancora Dio continua a lavorare per toglierla dai nostri cuori. Questo è il grande lavoro di Dio: togliere “quell’Egitto” che noi portiamo dentro, che è il fascino dell’idolatria.

Quando si accoglie il Dio di Gesù Cristo, che da ricco si è fatto povero per noi (cfr 2 Cor 8,9), si scopre allora che riconoscere la propria debolezza non è la disgrazia della vita umana, ma è la condizione per aprirsi a colui che è veramente forte. Allora, per la porta della debolezza entra la salvezza di Dio (cfr 2 Cor 12,10); è in forza della propria insufficienza che l’uomo si apre alla paternità di Dio. La libertà dell’uomo nasce dal lasciare che il vero Dio sia l’unico Signore. E questo permette di accettare la propria fragilità e rifiutare gli idoli del nostro cuore.

Noi cristiani volgiamo lo sguardo a Cristo crocifisso (cfr Gv 19,37), che è debole, disprezzato e spogliato di ogni possesso. Ma in Lui si rivela il volto del Dio vero, la gloria dell’amore e non quella dell’inganno luccicante. Isaia dice: «Per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (53,5). Siamo stati guariti proprio dalla debolezza di un uomo che era Dio, dalle sue piaghe. E dalle nostre debolezze possiamo aprirci alla salvezza di Dio. La nostra guarigione viene da Colui che si è fatto povero, che ha accolto il fallimento, che ha preso fino in fondo la nostra precarietà per riempirla di amore e di forza. Lui viene a rivelarci la paternità di Dio; in Cristo la nostra fragilità non è più una maledizione, ma luogo di incontro con il Padre e sorgente di una nuova forza dall’alto.

[01217-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

Speaker:

Frères et sœurs, nous approfondissons aujourd’hui le thème de l’idolâtrie avec l’idole par excellence, le veau d’or. Dans le désert, lieu où règnent la précarité et l’insécurité, alors que Moïse tarde à redescendre de la montagne, le peuple demande un dieu visible pour pouvoir s’identifier et s’orienter. Car la nature humaine, pour fuir la précarité, cherche une religion "à faire soi-même". Nous comprenons ainsi que l’idole est un prétexte pour se placer au centre de la réalité, en adorant les œuvres de ses propres mains. De fait, le peuple obtient d’Aaron un veau d’or, symbole de la richesse et de tous les désirs qui donnent l’illusion de la liberté mais qui asservissent l’homme en réalité. Tout vient de l’incapacité à faire confiance à Dieu, à placer en lui notre assurance, à lui laisser donner une vraie profondeur aux désirs de notre cœur. Or, quand on accueille le Dieu de Jésus-Christ, on découvre que la reconnaissance de notre faiblesse n’est pas un malheur mais la porte par laquelle entre le salut de Dieu qui nous permet de refuser les idoles de notre cœur. Ainsi, en Jésus-Christ, visage du vrai Dieu, notre fragilité n’est plus une malédiction mais le lieu de la rencontre avec le Père et la source d’une nouvelle force venue d’en haut.

Santo Padre:

Sono lieto di salutare i pellegrini provenienti dalla Francia, dalla Costa d'Avorio e dai vari paesi francofoni. Spero che questo periodo estivo ci aiuti a volgere il nostro sguardo a Cristo crocifisso, che ha preso fino in fondo la nostra precarietà per riempirla di amore e di forza. Possa il Signore aiutarci a rifiutare gli idoli del nostro cuore. Dio vi benedica!

Speaker:

Je suis heureux de saluer les pèlerins venus de France, de Côte d’Ivoire et de divers pays francophones. Je souhaite que cette période estivale nous aide à tourner notre regard vers le Christ crucifié qui a pris jusqu’au bout notre précarité pour la combler d’amour et de force. Que le Seigneur nous aide ainsi à refuser les idoles de notre cœur. Que Dieu vous bénisse!

[01218-FR.01] [Texte original: Français]

In lingua inglese

Speaker:

Dear brothers and sisters: In our continuing catechesis on the Ten Commandments, we now consider the question of idolatry. When the people of Israel turned away from God to worship a golden calf, they did so in the desert. This is significant, for the desert symbolizes our human frailty, weakness and uncertainty. How often we seek to avoid the fears of our own desert experience by creating idols and artificial answers in a kind of “do-it-yourself” religion. Like the people instructed by Aaron to use flashy golden ornaments to make a false god, we too can be tempted to seek our identity in illusions and idols. Yet God, revealed in Jesus Christ, announces the authentic way to respond to the challenges of the desert. It is only the Lord who can answer and fulfil the deepest yearnings of our hearts. He teaches us this most powerfully from the cross, where Jesus shows that our fragility is no longer to be seen as a curse, but a place to encounter our heavenly Father, who strengthens us for the journey.

Santo Padre:

Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i gruppi provenienti da Malta e Indonesia. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo. Dio vi benedica!

Speaker:

I greet all the English-speaking pilgrims taking part in today’s Audience, particularly the groups from Malta and Indonesia. Upon all of you, and your families, I invoke the joy and peace of Our Lord Jesus Christ. God bless you all!

[01219-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern, in unseren Katechesen zu den Zehn Geboten wollen wir das Thema des Götzendienstes vertiefen. Das Götzenbild schlechthin ist das Goldene Kalb im Buch Exodus. Das Volk Israel macht die Erfahrung der Wüste, des Orts bedrohlicher Unsicherheit, wo Mangel an Wasser, Nahrung und Schutz herrscht. Die Wüste ist ein Bild für das Leben, das über keine sicheren Garantien verfügt. Wenn der Bezugspunkt fehlt, sucht sich die menschliche Natur Ersatz in einer „Selfmade-Religion“. Wir schaffen uns einen Gott nach eigenem Maß, und der Götze ist ein Vorwand, „sich selbst ins Zentrum der Wirklichkeit zu setzen“ (Lumen fidei¸ 13). Das Goldene Kalb versinnbildlicht Erfolg, Macht, Reichtum – die ewigen Versuchungen und Wünsche, welche Freiheit vortäuschen, stattdessen aber versklaven. Der Götzendienst entspringt letztlich unserer Unfähigkeit, in Gott unser Vertrauen und unsere Sicherheiten zu setzen. Die eigene Schwäche anzuerkennen ist die Bedingung, sich dem zu öffnen, der wirklich stark ist. So besteht die Freiheit des Menschen darin, zuzulassen, dass der wahre Gott der einzige Herr ist. Ihn erkennen wir im gekreuzigten Christus, der unser schwaches Menschsein gänzlich auf sich genommen hat, um es mit Liebe und Kraft zu erfüllen.

Santo Padre:

Sono lieto di accogliere i pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca. Questo tempo di vacanze ci invita ad ammirare la bellezza della creazione di Dio e a far crescere la nostra relazione con il Signore nella preghiera. Solo Dio può dare vera profondità ai desideri dei nostri cuori. Lo Spirito Santo vi ricolmi della sua gioia. Buon soggiorno a Roma.

Speaker:

Gerne heiße ich die Pilger aus den Ländern deutscher Sprache willkommen. Diese Urlaubszeit lädt uns ein, die Schönheit der Schöpfung Gottes zu bewundern und im Gebet unsere Beziehung zum Herrn wachsen zu lassen. Gott allein kann den Wünschen unseres Herzens echte Tiefe schenken. Der Heilige Geist erfülle euch mit seiner Freude. Schönen Aufenthalt in Rom.

[01220-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos:

Hoy continuamos la reflexión sobre el primer mandamiento del Decálogo, profundizando en la idolatría con la escena bíblica del becerro de oro, que representa el ídolo por excelencia.

El Pueblo de Israel estaba en el desierto, donde experimentaba una angustia vital, no tenía agua, ni alimento y esperaba a Moisés que había subido al monte para encontrar al Señor. El pueblo quería certezas y se construyó un ídolo hecho a su medida y mudo, que no le exigiera salir de sus propias seguridades.

Veían en la imagen del becerro un signo de fecundidad y de abundancia y a la vez de energía y fuerza, que se adaptaba perfectamente a sus necesidades. Además, lo fabricaron de oro, como símbolo de riqueza, éxito y poder, que son las tentaciones de siempre.

Los ídolos nos prometen libertad pero, en cambio, nos hacen sus esclavos. La idolatría nace de nuestra incapacidad de fiarnos de Dios, de reconocerlo como el Señor de nuestra vida, él único que nos puede dar la verdadera libertad. Jesucristo se hizo pobre por nosotros, abriendo la puerta de nuestra salvación, que pasa por aceptar nuestra fragilidad y rechazar los ídolos de nuestro corazón.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en modo particular a los grupos provenientes de España y América Latina. Los animo a mirar a Cristo crucificado. Él nos revela el verdadero rostro de Dios y nos enseña que la debilidad no es una maldición, sino un lugar de encuentro con Dios Padre y su amor la fuente de nuestra fuerza y alegría. Que el Señor los bendiga. Muchas gracias.

[01221-ES.02] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:

Dando continuidade às catequeses sobre os Dez mandamentos, hoje aprofundaremos o tema da idolatria, refletindo sobre o bezerro de ouro, narrado no Livro do Êxodo. O texto fala que o povo hebreu se encontrava no deserto, à espera de Moisés que subira ao monte para estar com Deus. O deserto, de fato, é o lugar da precariedade, da insegurança, sendo também um símbolo das incertezas da vida humana. Na falta de um ponto de referência, o povo hebreu pede que Aarão, irmão de Moisés, lhes construísse um ídolo com que eles pudessem se identificar e orientar: é a eterna tentação de fazer um deus sob medida. O bezerro de ouro representa, desse modo, a falta de confiança em Deus, deixando-se levar pelas tentações que conduzem à escravidão do pecado: poder, liberdade, riqueza, etc. Como nos mostrou Jesus, o Deus verdadeiro é Aquele que se faz pobre para nos tornar participantes da sua riqueza. É um Deus que se mostra fraco, pregado na Cruz, para nos ensinar que devemos reconhecer a nossa fragilidade, pois é ali onde encontramos a força do Alto que nos enche com o seu amor misericordioso.

Santo Padre:

Carissimi pellegrini di lingua portoghese, un cordiale benvenuto a tutti, in particolare ai gruppi provenienti dal Portogallo e dal Brasile. Vi auguro che questo pellegrinaggio a Roma vi confermi nel proposito di seguire il Signore con coraggio, portando a tutti la testimonianza luminosa del suo amore. Dio vi benedica.

Speaker:

Queridos peregrinos de língua portuguesa: uma saudação cordial a todos, particularmente aos grupos vindos de Portugal e do Brasil. Faço votos de que esta peregrinação a Roma vos confirme no propósito de seguir o Senhor com coragem, levando a todos o testemunho luminoso do seu amor. Deus vos abençoe!

[01222-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua araba

Speaker:

[تابع قداسة البابا اليوم تعاليمه حول الوصايا العشر، متعمقا في موضوع عبادة الأوثان، انطلاقا من ‏العجل الذهبي، الذي صنعه شعب إسرائيل في الصحراء. وأوضح البابا أن الصحراء هي المكان الذي تسود ‏فيه ‏ الاخطار وانعدام الأمن، وهو صورة للحياة البشرية، ولحالتها الغامضة والمفتقدة لضمانات أكيدة. فالشعب ‏الذي لم يعد ‏يحتمل غياب المرجعية قد صنع إلها مرئيا، عجلا ذهبيا، يرمز إلى الخصوبة والطاقة والقوة والثروة ‏والنجاح‏ والقوة والمال؛ إنه يرمز لجميع الرغبات التي تعد بالحرية لتبيعنا الوهم وتستعبدنا. وأكد البابا أنه‏ بدون ‏أولوية الله، يسقط المرء بسهولة في عبادة الأصنام ويكتفي بالضمانات الهزيلة؛ وأنه فقط عندما نقبل إله‏ يسوع ‏المسيح - والذي كغني قد أفتقر من أجلنا - حينئذ نكتشف أن الاعتراف بضعفنا هو الشرط كي ننفتح على‏ ‏خلاص الله، لأن حرية الإنسان تكمن في السماح للإله الحقيقي بأن يكون هو الرب الأوحد لحياته. ففي ‏هشاشة‏ الصليب نكتشف وجه الله الحق، وفي المسيح لم تعد هشاشتنا لعنة، بل مكان اللقاء مع الآب ومصدر ‏قوة ‏ جديدة تأتي من فوق‏‏].

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini di ‎lingua ‎araba, ‎in ‎‎‎particolare quelli provenienti dalla ‎Terra Santa, dalla Giordania e dal Medio Oriente. Nel volto di Cristo crocifisso ‎noi scopriamo la ricchezza dell’Amore del Dio che si è impoverito per arricchirci, ‎invece gli idoli ci impoveriscono e ci rendono sempre più schiavi. Nessuna libertà ‎è vera senza liberarci prima dalla schiavitù degli idoli, per accogliere Cristo che ci ‎rende figli dell’unico Dio e fratelli tra di noi. Il Signore vi benedica e vi proteg‎ga ‎dal‎ maligno‎‎!‎

Speaker:

أرحب بمودة بالحاضرين الناطقين باللغة العربية، وخاصة بالقادمين من الأراضي المقدسة ومن الأردن ‏ ‏ومن الشرق الأوسط. في وجه المسيح المصلوب نكتشف غنى محبة الله الذي أفتقر ليغنينا. إن الأصنام، ‏بعكس هذا، تفقرنا ولتحولنا إلى عبيد أكثر فأكثر. لا وجود لحرية حقيقية بدون تحرير أنفسنا أولا من عبودية ‏الأصنام لنقبل بالمسيح الذي يجعلنا أبناء للإله الأوحد وإخوة فيما بيننا. ليبارككم الرب جميعا ويحرسكم من ‏الشرير‏!

[01223-AR.01] [Testo originale: Arabo]

In lingua polacca

Speaker:

Ojciec Święty kontynuował dziś rozważanie Dekalogu, pogłębiając temat bałwochwalstwa w nawiązaniu do złotego cielca, o którym mówi Księga Wyjścia (32,1- 8). Wydarzenie ma miejsce na pustyni, gdzie panuje brak perspektyw i niepewność, gdzie brakuje wody, jedzenia i schronienia. To obraz ludzkiego życia, które jest niepewne i nie ma żadnych nienaruszalnych zabezpieczeń. „Mojżesz opóźniał swój powrót z góry” (Wj 32, 1). Zabrakło punktu odniesienia, przekonującego przewodnika i stało się to nie do zniesienia. Wówczas lud zażądał boga widzialnego, aby mógł się z nim utożsamić i ukierunkować. Natura ludzka, by uniknąć braku perspektyw, szuka religii stworzonej o własnych siłach. Bożek jest pretekstem do tego, by postawić samych siebie w centrum rzeczywistości, adorując dzieło własnych rąk. Na starożytnym Bliskim Wschodzie cielec oznaczał płodność i obfitość, energię i moc. Uczyniony ze złota, był znakiem bogactwa. Sukces, władza i pieniądze. To są pokusy wszechczasów! Złoty cielec jest symbolem wszelkich pragnień, które dają złudzenie wolności, a zamiast tego zniewalają. A wszystko to rodzi się z braku zaufania prawdziwemu Bogu i zgody, aby On nadał prawdziwą głębię pragnieniom naszego serca. Bez prymatu Boga łatwo popadamy w bałwochwalstwo i zadowalamy się nędznymi pocieszeniami. Kiedy przyjmujemy Boga Jezusa Chrystusa, który „będąc bogaty dla nas stał się ubogim” (por. 2 Kor 8,9), odkrywamy, że uznanie swojej słabości nie jest niedolą ludzkiego życia, ale warunkiem, by otworzyć się na Tego, który naprawdę jest mocny. Wolność człowieka rodzi się, gdy pozwala on, aby prawdziwy Bóg był jego jedynym Panem. To pozwala nam zaakceptować naszą kruchość i wyrzucić bożków z naszych serc.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Fratelli e sorelle, in Cristo spogliato e disprezzato si rivela il volto del Dio vero, la gloria dell’amore e non quella dell’inganno luccicante. «Per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (53,5). Sempre, e soprattutto quando sorgono le difficoltà e mancano le prospettive, ricordatevi che in Cristo la nostra fragilità non è più una maledizione, ma luogo di incontro con il Padre e sorgente di una nuova forza dall’alto. La sua benedizione vi accompagni sempre!

Speaker:

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Bracia i siostry, w Chrystusie ogołoconym i pogardzanym objawia się oblicze prawdziwego Boga, chwała miłości, a nie błyskotliwa ułuda. „W Jego ranach jest nasze zdrowie” (53, 5). Zawsze, a szczególnie wtedy, gdy pojawiają się trudności i brak perspektyw, pamiętajcie, że w Chrystusie nasza kruchość nie jest już przekleństwem, lecz miejscem spotkania z Ojcem i źródłem nowej mocy z wysoka. Niech Jego błogosławieństwo stale Wam towarzyszy!

[01224-PL.01] [Testo originale: Polacco]

In lingua italiana

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

Sono lieto di accogliere le Suore Terziarie Cappuccine della Sacra Famiglia.

Saluto i gruppi parrocchiali, l’Istituto Buon Pastore di Piacenza, il Gruppo Scout di Palermo, i Partecipanti al Campo-scuola “Sacro Cuore” di Padova, l’Associazione “Aspettando un angelo” e i Membri della “Fiaccolata per la pace” di Val Brembilla: a ciascuno auguro di diffondere con credibile entusiasmo la gioia del Vangelo.

Un particolare pensiero rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi ricorre la memoria liturgica di San Domenico di Guzmán, fondatore dell’Ordine dei Predicatori. Il suo esempio di fedele servitore di Cristo e della sua Chiesa sia di incoraggiamento e di stimolo per tutti noi. Un augurio particolare a chi porta questo nome. E domani, in Europa, si celebra la festa di Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Martire, donna di coerenza, donna che cerca Dio con onestà, con amore e donna martire del suo popolo ebraico e cristiano. Che lei, Patrona d’Europa, preghi e custodisca l’Europa dal Cielo. Dio benedica tutti voi!

[01225-IT.02] [Testo originale: Italiano]

 

[B0561-XX.02]