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L’Udienza Generale, 01.08.2018


Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.30 nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana il Papa, riprendendo il nuovo ciclo di catechesi sui Comandamenti, ha incentrato la sua meditazione sul tema: “Non avrai altri dei di fronte a me” (Brano biblico: Es 20,3-5a).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo ascoltato il primo comandamento del Decalogo: «Non avrai altri dei di fronte a me» (Es 20,3). È bene soffermarsi sul tema dell’idolatria, che è di grande portata e attualità.

Il comando vieta di fare idoli[1] o immagini[2] di ogni tipo di realtà:[3] tutto, infatti, può essere usato come idolo. Stiamo parlando di una tendenza umana, che non risparmia né credenti né atei. Per esempio, noi cristiani possiamo chiederci: quale è veramente il mio Dio? È l’Amore Uno e Trino oppure è la mia immagine, il mio successo personale, magari all’interno della Chiesa? «L’idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2113).

Che cos’è un “dio” sul piano esistenziale? È ciò che sta al centro della propria vita e da cui dipende quello che si fa e si pensa.[4] Si può crescere in una famiglia nominalmente cristiana ma centrata, in realtà, su punti di riferimento estranei al Vangelo.[5] L’essere umano non vive senza centrarsi su qualcosa. Allora ecco che il mondo offre il “supermarket” degli idoli, che possono essere oggetti, immagini, idee, ruoli. Per esempio, anche la preghiera. Noi dobbiamo pregare Dio, il nostro Padre. ricordo una volta che ero andato in una parrocchia nella diocesi di Buenos Aires per celebrare una Messa e poi dovevo fare le cresime in un’altra parrocchia a distanza di un kilometro. Sono andato, camminando, e ho attraversato un parco, bello. Ma in quel parco c’erano più di 50 tavolini ciascuno con due sedie e la gente seduta una davanti all’altra. Che cosa si faceva? I tarocchi. Andavano lì “a pregare” l’idolo. Invece di pregare Dio che è provvidenza del futuro, andavano lì perché leggevano le carte per vedere il futuro. Questa è una idolatria dei nostri tempi. Io vi domando: quanti di voi siete andati a farvi Leggere le carte per vedere il futuro? Quanti di voi, per esempio, siete andati a farvi leggere le mani per vedere il futuro, invece di pregare Il Signore? Questa è la differenza: il Signore è vivo; gli altri sono idoli, idolatrie che non servono.

Come si sviluppa un’idolatria? Il comandamento descrive delle fasi: «Non ti farai idolo né immagine […]. / Non ti prostrerai davanti a loro / e non li servirai» (Es 20,4-5).

La parola “idolo” in greco deriva dal verbo “vedere”.[6] Un idolo è una “visione” che tende a diventare una fissazione, un’ossessione. L’idolo è in realtà una proiezione di sé stessi negli oggetti o nei progetti. Di questa dinamica si serve, ad esempio, la pubblicità: non vedo l’oggetto in sé ma percepisco quell’automobile, quello smartphone, quel ruolo – o altre cose – come un mezzo per realizzarmi e rispondere ai miei bisogni essenziali. E lo cerco, parlo di quello, penso a quello; l’idea di possedere quell’oggetto o realizzare quel progetto, raggiungere quella posizione, sembra una via meravigliosa per la felicità, una torre per raggiungere il cielo (cfr Gen 11,1-9), e tutto diventa funzionale a quella meta.

Allora si entra nella seconda fase: «Non ti prostrerai davanti a loro». Gli idoli esigono un culto, dei rituali; ad essi ci si prostra e si sacrifica tutto. In antichità si facevano sacrifici umani agli idoli, ma anche oggi: per la carriera si sacrificano i figli, trascurandoli o semplicemente non generandoli; la bellezza chiede sacrifici umani. Quante ore davanti allo specchio! Certe persone, certe donne quanto spendono per truccarsi?! Anche questa è un’idolatria. Non è cattivo truccarsi; ma in modo normale, non per diventare una dea. La bellezza chiede sacrifici umani. La fama chiede l’immolazione di sé stessi, della propria innocenza e autenticità. Gli idoli chiedono sangue. Il denaro ruba la vita e il piacere porta alla solitudine. Le strutture economiche sacrificano vite umane per utili maggiori. Pensiamo a tanta gente senza lavoro. Perché? Perché a volte capita che gli imprenditori di quell’impresa, di quella ditta, hanno deciso di congedare gente, per guadagnare più soldi. L’idolo dei soldi. Si vive nell’ipocrisia, facendo e dicendo quel che gli altri si aspettano, perché il dio della propria affermazione lo impone. E si rovinano vite, si distruggono famiglie e si abbandonano giovani in mano a modelli distruttivi, pur di aumentare il profitto. Anche la droga è un idolo. Quanti giovani rovinano la salute, persino la vita, adorando quest’idolo della droga.

Qui arriva il terzo e più tragico stadio: «…e non li servirai», dice. Gli idoli schiavizzano. Promettono felicità ma non la danno; e ci si ritrova a vivere per quella cosa o per quella visione, presi in un vortice auto-distruttivo, in attesa di un risultato che non arriva mai.

Cari fratelli e sorelle, gli idoli promettono vita, ma in realtà la tolgono. Il Dio vero non chiede la vita ma la dona, la regala. Il Dio vero non offre una proiezione del nostro successo, ma insegna ad amare. Il Dio vero non chiede figli, ma dona suo Figlio per noi. Gli idoli proiettano ipotesi future e fanno disprezzare il presente; il Dio vero insegna a vivere nella realtà di ogni giorno, nel concreto, non con illusioni sul futuro: oggi e domani e dopodomani camminando verso il futuro. La concretezza del Dio vero contro la liquidità degli idoli. Io vi invito a pensare oggi: quanto idoli ho o qual è il mio idolo preferito? Perché riconoscere le proprie idolatrie è un inizio di grazia, e mette sulla strada dell’amore. Infatti, l’amore è incompatibile con l’idolatria: se un qualcosa diventa assoluto e intoccabile, allora è più importante di un coniuge, di un figlio, o di un’amicizia. L’attaccamento a un oggetto o a un’idea rende ciechi all’amore. E così per andare dietro agli idoli, a un idolo, possiamo persino rinnegare il padre, la madre, i figli, la moglie, lo sposo, la famiglia … le cose più care. L’attaccamento a un oggetto o a un’idea rende ciechi all’amore. Portate questo nel cuore: gli idoli ci rubano l’amore, gli idoli ci rendono ciechi all’amore e per amare davvero bisogna esseri liberi da ogni idolo dagli idoli.

Qual è il mio idolo? Toglilo e buttalo dalla finestra!

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[1] Il termine Pesel indica «un’immagine divina originariamente scolpita in legno o in pietra, e soprattutto in metallo» (L. Koehler - W. Baumgartner, The Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament, vol. 3, p. 949).

[2] Il termine Temunah ha un significato molto ampio, riconducibile a “somiglianza, forma”; quindi, il divieto è assai ampio e queste immagini possono essere di ogni tipo (cfr L. Koehler - W. Baumgartner, Op. cit., vol. 1, p. 504).

[3] Il comando non vieta le immagini in sé – Dio stesso comanderà a Mosè di realizzare i cherubini d’oro sul coperchio dell’arca (cfr Es 25,18) e un serpente di bronzo (cfr Nm 21,8) – ma vieta di adorarle e servirle, cioè l’intero processo di deificazione di qualcosa, non la sola riproduzione.

[4] La Bibbia Ebraica si riferisce alle idolatrie cananee col termine Baal, che significa “signoria, relazione intima, realtà da cui si dipende”. L’idolo è ciò che spadroneggia, prende il cuore e diventa perno della vita (cfr Theological Lexicon of the Old Testament, vol. 1, 247-251).

[5] Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2114: «L’idolatria è una perversione del senso religioso innato nell’uomo. L’idolatra è colui che “riferisce la sua indistruttibile nozione di Dio a chicchessia anziché a Dio” (Origene, Contra Celsum, 2, 40)».

[6] L’etimologia del greco eidolon, derivata da eidos, è dalla radice weid che significa vedere (cfr Grande Lessico dell’Antico Testamento, Brescia 1967, vol. III, p. 127).

[01196-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Sintesi della catechesi e saluti nelle diverse lingue

In lingua francese

Speaker:

Voici le résumé en français de la catéchèse que vient de prononcer le Saint-Père:Frères et sœurs, nous avons entendu le premier commandement du Décalogue: «Tu n’auras pas d’autres dieux en face de moi». Il est bon de nous arrêter sur le thème de l’idolâtrie, qui est d’une grande importance. Il s’agit d’une tendance humaine qui n’épargne ni les croyants ni les athées. Par exemple, nous chrétiens, nous pouvons nous demander que signifie l’expression «mon Dieu»? Est-ce l’Amour un et trine ou mon image, mon succès personnel. L’idolâtrie est une tentation constante de la foi, elle consiste à diviniser ce qui n’est pas Dieu. Une idole est une «vision» qui tend à devenir une fixation, une obsession. C’est en réalité une projection de soi-même dans des objets ou des projets. Les idoles exigent un culte, des rituels. On se prosterne devant elles et on sacrifie tout. Dans l’antiquité on faisait des sacrifices humains aux idoles, mais aujourd’hui aussi: pour la carrière on sacrifie les enfants, les délaissant ou simplement en ne les engendrant pas; la beauté demande des sacrifices humains; la renommée demande l’immolation de soi-même, de son innocence et authenticité. Les idoles asservissent. Elles promettent le bonheur mais ne le donnent pas. Elles promettent la vie mais en réalité l’enlèvent. Le vrai Dieu n’enlève pas la vie, il la donne. Il enseigne à aimer, il nous donne son fils. Il nous enseigne à vivre dans la réalité de chaque jour. L’amour est incompatible avec l’idolâtrie. Pour aimer vraiment il faut être libres des idoles.

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani della parrocchia Saint-Germain-des-prés, di Parigi, accompagnati dal loro Arcivescovo. Cari amici, in questo periodo di riposo, dedicate il vostro tempo ad individuare gli idoli che schiavizzano e chiedete al Signore di liberarvi da essi. Dio vi benedica!

Vous saluant en Italien, le Saint Père vient de dire: Je salue cordialement les pèlerins francophones. Je salue en particulier les jeunes de la paroisse Saint-Germain-des-prés, de Paris, accompagnés de l’archevêque Mgr Michel Aupetit. Chers amis, en cette période de repos, prenez le temps de repérer les idoles qui vous asservissent et demandez au Seigneur de vous en libérer. Que Dieu vous bénisse!

[01197-FR.02] [Texte original: Français]

In lingua inglese

Speaker:

Dear brothers and sisters: As we resume our catechesis on the Ten Commandments, we now consider the first commandment: “I am the Lord, your God… You shall have no other gods before me” (Ex 20:3). The Lord alone is God; he must be the ultimate centre of our lives and our values, rather than some object, image or idea of our own making. All of us are tempted to this kind of idolatry: to turn away from the true God and to fashion a false god that is no more than a projection of our own selfish desires. Such idols then demand our worship and sacrifices (cf. vv. 4-5). How often in our world does money become an idol to which we are willing to sacrifice our children, by ignoring them or even by refusing to bring them into the world? In the end, idols enslave; they promise a happiness that they simply cannot deliver. The worship of the true God, on the other hand, teaches us, in love, to find freedom, happiness and life in abundance. Let us ask for the grace to make God the centre of our lives, to reject every temptation to idolatry, and to open our eyes to the divine love that alone brings lasting joy and fulfilment.

Santo Padre:

Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’Udienza odierna, specialmente i gruppi provenienti dagli Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo. Dio vi benedica!

Speaker:

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, particularly the groups from the United States of America. Upon all of you, and your families, I invoke the joy and peace of our Lord Jesus Christ. God bless you!

[01198-EN.01] [Original text: English]

In lingua tedesca

Speaker:

Liebe Brüder und Schwestern,

heute nehmen wir die Katechesenreihe über die Zehn Gebote wieder auf. „Du sollst neben mir keine anderen Götter haben“ (Ex 20,3), so lautet das Erste Gebot. Wir meinen, dieses Gebot betrifft uns weniger, weil wir ja an den Gott der Bibel glauben. Doch in Wirklichkeit ist es auch für uns aktuell, weil wir eine gewisse Neigung haben, uns unsere eigenen Götter zu machen. Der Mensch kann nicht ohne einen Bezugspunkt leben, ohne etwas, das ihm wertvoll ist. Da bietet ihm die Welt einen „Supermarkt“ an Ersatzgöttern an: materielle Dinge, Bilder, Ideen, Rollen. So kann der Mensch leicht einer Art von Götzendienst verfallen. Dabei schafft er letztlich Projektionen von sich selbst und seinen Wünschen in die Dinge, die absolut gesetzt werden. Die Gefahr besteht dann, sich davor niederzuwerfen, das heißt, einen Kult daraus zu machen, dafür alles andere zu opfern. Und noch schlimmer: Manche dienen diesen Götzenbildern, sie werden zu ihren Sklaven. Die Dinge, die zu sehr in den Mittelpunkt gerückt werden, machen unfrei und werden zu einer Belastung. Die Idole versprechen das Leben, nehmen es aber in Wirklichkeit weg. Der wahre Gott hingegen fordert nicht das Leben, sondern er schenkt es. Der wahre Gott bietet uns nicht eine Projektion unseres Erfolges, sondern lehrt uns zu lieben.

Santo Padre:

Rivolgo un saluto di cuore ai pellegrini di lingua tedesca, in particolare ai tanti giovani. Lo Spirito Santo vi accompagni in questo tempo di vacanze, affinché possiate portare la gioia e la pace del Signore a quanti incontrate sulla vostra strada. Dio benedica voi e le vostre famiglie.

Speaker:

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger deutscher Sprache, besonders an die vielen Jugendlichen. Der Heilige Geist begleite euch in dieser Ferienzeit, damit ihr die Freude und den Frieden des Herrn zu allen bringen könnt, denen ihr auf euren Wegen begegnet. Gott segne euch und eure Familien!

[01199-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

In lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

El primer mandamiento del decálogo, que dice: «No tendrás otros dioses frente a mí» (Ex 20,3), nos lleva a reflexionar sobre el tema de la idolatría, que es de gran actualidad. Al dar este mandamiento, Dios añade: «No te fabricarás ídolos ni figura alguna, […] no te postrarás ante ellos, ni les darás culto» (Ex 20,4-5).

El ser humano, sea creyente o no, es propenso a crearse ídolos. La palabra “ídolo” en griego viene del verbo “ver”. Un ídolo es una “visión” que llega a ser una fijación, una obsesión sobre algo que pudiera responder a las propias necesidades y, por tanto, se busca y se hace todo por alcanzarla, pensando que en ella está la felicidad.

Sin embargo, los ídolos exigen un culto y a ellos se sacrifica la propia vida con tal de alcanzarlos. Se antepone el dinero, la fama o el éxito a la familia, a los hijos y a la integridad de la vida. Los ídolos son mentirosos; prometen felicidad, pero no la dan, sino que esclavizan y terminan haciéndose dueños de nuestra existencia. En cambio, el verdadero Dios no nos ofrece ilusiones ficticias ni hace despreciar el momento presente, sino que enseña a amar a los demás y a vivir la realidad de cada día.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española venidos de España y Latinoamérica.

Los animo a que entren en su interior para reconocer y erradicar los ídolos que los tienen esclavizados y, en su lugar, pongan al verdadero Dios, que los hará libres y plenamente felices.

Que Dios los bendiga. Muchas gracias.

[01200-ES.02] [Texto original: Español]

In lingua portoghese

Speaker:

O primeiro dos Dez Mandamentos – «Adorar a Deus e amá-Lo sobre todas as coisas» –, proíbe a idolatria, que consiste em divinizar o que não é Deus. O que é um «deus», no plano existencial? É aquilo que está no centro da minha vida e do qual depende tudo o que faço e penso. O ser humano não consegue viver sem estar centrado em qualquer coisa. Qual é então o meu Deus? É o Deus-Amor Uno e Trino ou a minha imagem, o meu sucesso pessoal, a minha carreira? Não faltam ídolos... Como se chega à idolatria? Primeira fase: um certo objeto, um sonho ocupa-nos a cabeça até ao ponto de se tornar uma fixação, uma obsessão; por exemplo, considerar o carro, o telemóvel ou a carreira como o meio para me realizar, dando resposta às minhas necessidades essenciais. Então falo disso, penso nisso e tudo passa a estar em função de tal objetivo. Numa segunda fase: prostramo-nos diante do ídolo e sacrificamos-lhe tudo. Na antiguidade, faziam-se sacrifícios humanos aos ídolos, mas hoje também: pela carreira, sacrificam-se os filhos, transcurando-os ou nem os gerando sequer; as estruturas económicas, para ter maiores lucros, sacrificam vidas humanas. E assim se chega à terceira fase: servi-los. Prometem a felicidade mas não a dão e acabamos por viver à espera dum resultado que nunca chega: é como uma voragem que me engole vivo. Os ídolos prometem vida, quando, na realidade, a tiram; o Deus verdadeiro não pede a vida, mas concede-a. O Deus verdadeiro não pede filhos, mas entrega o seu Filho por nós. O Deus verdadeiro não oferece uma projeção do nosso sucesso, mas ensina a amar. Os ídolos lançam hipóteses de futuro e fazem desprezar o presente; o Deus verdadeiro ensina-nos a viver na realidade de cada dia.

Santo Padre:

Cari amici di lingua portoghese, che oggi prendete parte a quest’incontro: grazie per la vostra presenza e soprattutto per le vostre preghiere! Saluto tutti voi, in particolare i membri delle Equipes de Nossa Senhora di Mogi da Cruzes e gli accoliti portoghesi guidati dal Vescovo José Cordeiro, incoraggiandovi a scommettere sui grandi ideali di servizio, che allargano il cuore e rendono fecondi i vostri talenti. Fidatevi di Dio, ad imitazione della Vergine Maria.

Speaker:

Queridos amigos de língua portuguesa, que hoje tomais parte neste Encontro: Obrigado pela vossa presença e sobretudo pelas vossas orações! A todos saúdo, especialmente aos membros das Equipes de Nossa Senhora de Mogi das Cruzes e aos acólitos portugueses guiados pelo Bispo D. José Cordeiro, encorajando-vos a apostar em ideais grandes de serviço, que engrandecem o coração e tornam fecundos os vossos talentos. Confiai em Deus, como a Virgem Maria.

[01201-PO.01] [Texto original: Português]

In lingua araba

Speaker:

[تابع قداسة البابا اليوم تعاليمه حول الوصايا العَشَر، وتوقّف عند الوصاية الأولى والتي تدعو إلى عبادة الله وحده، ونَبَّه قداسته، وبشدّة، من خطرِ الصنميّة، أي عبادة أيّ إله من الآلهة الكاذبة المتنوّعة التي يقدمها العالم، موضحا أنَّ الإله الحقيقي هو قلب ومحور حياتنا الشخصيّة، وعليه نَعتمدُ في كلِّ ما نصنع وما نفكّر. وحثّنا البابا هنا على أن نسأل أنفسنا: مَنْ هو محور حياتنا وعلى مَنْ نعتمد؟ أمور كثيرة، من صور وأفكارٍ وأدوار، قد تتحوَّل إلى آلهة كاذبة في حياتنا نراها أوّلا فتغويّنا، ثم نسجد لها فنضحِّي بحياِنا وبأبنائِنا وببراءتنا، ثمّ نعبدها كأصنام تعدنا بأمور لن تتحقّق أبدا، ولكنها تجعلنا نزدري حاضرنا فنفقد هكذا الحاضر والمستقبل. أمّا الإله الحقّ، فهو إله المحبّة، الذي يهب الحياة، ويضحّي بابِنه من أجلنا، ويعلّمنا كيف نعيش حاضرنا، وكيف نحبّ. واختتم قداسته مؤكدًا أن الوصيةَ الأولى تدعو إلى محبّة الله والتي لا تتوافق مع محبةِ الأصنام التي تحولُنا لعبيد، والعبد لا يستطيع أن يحب ما لم يتحرر أولا من كلّ أصنامِه‏‏].

Santo Padre:

Saluto cordialmente i pellegrini di ‎lingua ‎araba, ‎in ‎‎‎particolare dall’Egitto e dal Medio Oriente. Il Primo comandamento si basa sull’amore verso Dio che ci libera dalla schiavitù degli idoli. Per questo Dio ci mette in guardia contro l’adorazione di ogni falso dio. Il Dio vero è colui che ci dona la vita ed è fedele alle sue promesse. Ma gli idoli non possono dare la vita e conducono solo all’illusione. Il Signore vi benedica e vi protegga ‎dal‎ maligno!‎‎

Speaker:

أرحّبُ بمودّةٍ بالحاضرينَ الناطقينَ باللغةِ العربيّةِ، وخاصة بالقادمين من مِصرَ ومن الشرقِ الأوسط. تقوم الوصية الأولى على المحبة التي تحررنا من عبودية الأصنام. لهذا يحذرنا الله من التَعبد لأي إله كاذب. فالإله الحقّ هو من يعطيَّنا الحياة، وهو أمين في وعوده، أما الأصنام فلا يمكنها أن تعطيَ الحياة ولا تقود إلّا إلى الوهم. ليبارككم الربّ جميعًا ويحرسكم من الشرّير‏!

[01202-AR.01] [Testo originale: Arabo]

In lingua polacca

Speaker:

W dzisiejszej katechezie, Ojciec Święty, wychodząc od Bożego przykazania: „Nie będziesz miał cudzych bogów obok Mnie!” (Wj 20, 3), zatrzymał się nad kwestią bałwochwalstwa. Jest to temat zawsze aktualny, bo – jak czytamy w katechizmie – „Bałwochwalstwo nie dotyczy tylko fałszywych kultów pogańskich. Pozostaje stałą pokusą wiary. Polega na ubóstwianiu tego, co nie jest Bogiem” (KKK, 2113).

Formuła biblijna przykazania opisuje fazy rozwoju bałwochwalstwa: „Nie będziesz czynił żadnej rzeźby ani żadnego obrazu [...] Nie będziesz oddawał im pokłonu i nie będziesz im służył” (Wj 20, 4-5).

Najpierw jest tworzenie obrazu. Bożek to „wizja”, która staje się fiksacją, obsesją. Idea posiadania jakiegoś przedmiotu lub zrealizowania jakiegoś planu, osiągnięcia określonej pozycji wydaje się cudowną drogą do szczęścia i wszystko zostaje podporządkowane temu celowi.

Drugą fazą jest „oddawanie pokłonu”. Idole domagają się kultu, rytuałów; dla nich padamy na twarz i wszystko poświęcamy: dla kariery poświęca się rodzinę i dzieci; dla sławy osobistą wolność, niewinność i autentyczność; dla pieniędzy życie…

Potem następuje trzeci i najbardziej tragiczny etap: „służba bożkom”. Bożki zniewalają. Obiecują szczęście, ale go nie dają. Żyjemy dla jakiejś rzeczy lub wizji, pochwyceni w wir samozniszczenia, czekając na rezultat, który nigdy nie nadejdzie.

Bożki obiecują życie, ale w rzeczywistości je odbierają. Prawdziwy Bóg nie domaga się życia, ale je daje. Prawdziwy Bóg nie oferuje mirażu sukcesu, ale uczy nas kochać. Prawdziwy Bóg nie żąda od nas ofiarowania dzieci, ale daje nam swojego Syna. Rozpoznanie naszych bałwochwalstw jest początkiem łaski i stawia nas na drodze prawdziwej, Bożej miłości.

Santo Padre

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, il periodo delle vacanze è un’occasione non solo per riposarsi e per ristorare le forze fisiche e psichiche, ma anche per rinvigorire la nostra vita spirituale e per rafforzare i nostri legami con Dio e con gli uomini. Sia questo un tempo di pace, di gioia e di contemplazione della bellezza del creato e dell’arte che testimonia la bontà di Dio per noi. Vi accompagni sempre la sua benedizione!

Speaker:

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, okres wakacji jest okazją nie tylko do wypoczynku i do odnowy sił fizycznych i psychicznych, ale także do pobudzenia naszego życia duchowego i umocnienia więzi z Bogiem i z ludźmi. Niech to będzie czas pokoju, radości i kontemplacji piękna stworzeń i sztuki, które świadczy o dobroci Boga dla nas. Niech wam stale towarzyszy Jego błogosławieństwo!

[01203-PL.01] [Testo originale: Polacco]

In lingua italiana

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle Figlie di Nostra Signora della Pietà, che celebrano il Capitolo generale, e alle Figlie di Nazareth nel 125° anniversario di fondazione. Care sorelle vi assicuro il mio orante ricordo affinché possiate rinnovare quotidianamente la dimensione oblativa della vostra vita nell’esercizio fedele delle virtù evangeliche. Saluto la cooperativa Auxilium, che assiste i minori con problematiche psichiche, e incoraggio a proseguire questo importante servizio alla società.

Saluto, infine, i giovani, gli anziani, i malati e gli sposi novelli. Oggi ricorre la memoria liturgica di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, zelante pastore che ha conquistato i cuori della gente con mitezza e tenerezza, frutti del rapporto con Dio, che è bontà infinità. Il suo esempio vi aiuti a vivere con gioia la vostra fede nelle semplici azioni di ogni giorno.

[01204-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0553-XX.02]