Omelia del Santo Padre
Dialogo del Santo Padre con i Ministranti
Alle ore 17.50 di oggi, il Santo Padre Francesco ha fatto il suo ingresso in Piazza San Pietro, dove ha incontrato i partecipanti al 12mo Pellegrinaggio Internazionale dei Ministranti dell’Associazione Coetus internationalis ministrantium (CIM), in corso a Roma dal 30 luglio al 3 agosto e il cui motto, ispirato al versetto 14 del Salmo 34, è: “Cerca la pace e perseguila”.
Al Suo arrivo, dopo il giro in papamobile tra i giovani e il saluto del Vescovo di Zrenjanin (Serbia), S.E. Mons. Ladislav Nemet, Presidente del CIM, il Santo Padre ha risposto alle domande che gli sono state rivolte da cinque ministranti provenienti dal Lussemburgo, dal Portogallo, da Antigua e Barbuda, dalla Germania e dalla Serbia.
Subito dopo ha avuto inizio un momento di preghiera comunitaria presieduta dal Santo Padre, nel corso della quale Papa Francesco ha pronunciato una breve omelia.
Presenti oltre 60.000 ragazze e ragazzi provenienti da 18 Paesi (Italia, Belgio, Francia, Croazia, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Russia, Svizzera, Serbia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ucraina, Ungheria, Stati Uniti e terre caraibiche come Antigua e Barbuda) ed accompagnati dal S.E. Mons. Ladislav Nemet.
Dalla Germania è arrivato il gruppo più numeroso di ministranti - circa 50.000 chierichetti - accompagnato dal Presidente della Commissione per i giovani della Conferenza Episcopale Tedesca, Mons. Stefan Oster, S.D.B., Vescovo di Passau, e da numerosi altri presuli membri della Conferenza Episcopale.
Riportiamo di seguito il testo dell’omelia e il dialogo del Santo Padre con i giovani presenti in Piazza San Pietro:
Omelia del Santo Padre
Testo in lingua italiana
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Testo in lingua italiana
«Fate tutto per la gloria di Dio»: così San Paolo ci esorta nella lettura appena ascoltata. Servire la gloria di Dio in ogni cosa che facciamo è il criterio decisivo per il nostro agire, la sintesi massima di ciò che significa vivere l’amicizia con Gesù. È l’indicazione che ci orienta quando non siamo sicuri di quale sia la cosa giusta da fare; ci aiuta a riconoscere la voce di Dio dentro di noi, che ci parla nella coscienza perché possiamo discernere la sua volontà. La gloria di Dio è l’ago della bussola della nostra coscienza.
San Paolo ci parla anche di un altro criterio: sforzarsi di piacere a tutti in tutto perché giungano alla salvezza. Siamo tutti figli di Dio, abbiamo gli stessi desideri, sogni e ideali. A volte qualcuno resta deluso, e siamo noi che possiamo riaccendere la luce, trasmettere un po’ di buonumore. Così è più facile andare d’accordo e testimoniare nella vita di ogni giorno l’amore di Dio e la gioia della fede. Dipende dalla nostra coerenza che i nostri fratelli riconoscano Gesù Cristo, l’unico salvatore e la speranza del mondo.
Forse vi chiedete: “Come posso farlo io? Non è un compito troppo alto?”. È vero, è una missione grande, ma è possibile. Ancora San Paolo ci incoraggia: «Fatevi i miei imitatori, come io lo sono di Cristo». Sì, possiamo vivere questa missione imitando Gesù come hanno fatto l’apostolo Paolo e tutti i santi. Guardiamo ai santi, che sono il Vangelo vissuto, perché hanno saputo tradurre il messaggio di Cristo nella propria vita. Il santo di oggi, Ignazio di Loyola, che da giovane soldato pensava alla propria gloria, al momento buono è stato attirato dalla gloria di Dio, e ha scoperto che lì è il centro e il senso della vita. Facciamoci imitatori dei santi; facciamo tutto per la gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli. Ma, state attenti e ricordatevi: in questa strada di seguire i santi, in questa strada della santità, non c’è posto per i giovani pigri. Grazie!
[01193-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
“Do everything for the glory of God” (1 Cor 10:31). So Saint Paul told us in the reading we just heard. To give glory to God in everything we do: that is the ultimate criterion for all our words and actions. It sums up what it means to be a friend of Jesus. It shows us the way when we are unsure about the right thing to do. It helps us recognize God’s voice speaking in the depths of our conscience so that we can know his will. God’s glory is the needle of our moral compass.
Saint Paul also gives us another criterion: “Try to please everyone in everything, so that they may be saved. All of us are God’s children; we all have the same desires, hopes and aspirations. When some of us grow discouraged, the rest of us should try to brighten their day and cheer them up. This helps all of us to remain friends and to show the love of God and the joy of faith in our everyday lives. If we keep doing this, it will help our brothers and sisters to come to know Jesus, our one Saviour and the hope of the world.
Maybe you are wondering: “Can I do this? Isn’t it too much for me?” Certainly, it is a great mission, but it is not impossible. Once again, Saint Paul encourages us: “Be imitators of me, as I am of Christ”. We can carry out this mission by imitating Jesus, like the apostle Paul and all the saints. Let us look to the saints. They are the living Gospel, because they translated the message of Christ in their own lives. Today is the feast of Saint Ignatius of Loyola. As a young soldier, he was concerned with his own glory yet, in good time, he was attracted by the glory of God, and there he discovered the heart and meaning of life itself. So let us imitate the saints. Let everything we do be for God’s glory and the salvation of our brothers and sisters. But be attentive and remember: follow the saints on this path. On this path of holiness there is no room for the lazy. Thank you!
[01193-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
»Tut alles zur Verherrlichung Gottes!« (1Kor 10,31), dazu ermuntert uns der heilige Paulus in der eben gehörten Lesung. Der Verherrlichung Gottes in allem zu dienen, was wir tun, ist das entscheidende Kriterium für unser Handeln, die kürzeste Zusammenfassung dessen, was es bedeutet, die Freundschaft mit Jesus zu leben. Es ist der Wegweiser, der uns Orientierung gibt, wenn wir nicht sicher sind, was das Richtige zu tun ist. Es hilft uns, in unserem Inneren die Stimme Gottes zu vernehmen, der im Gewissen zu uns spricht, damit wir seinen Willen erkennen können. Die Verherrlichung Gottes ist die Kompassnadel für unser Gewissen.
Der heilige Paulus spricht von einem weiteren Kriterium: sich bemühen, allen in allem entgegenzukommen, damit sie gerettet werden (vgl. 1Kor 10,33). Wir alle sind Kinder Gottes; wir haben dieselben Wünsche, Träume und Ideale. Zuweilen ist jemand enttäuscht, und wir sind diejenigen, die das Licht wieder entzünden, ein wenig gute Laune vermitteln können. So ist es leichter, gut miteinander auszukommen und im alltäglichen Leben die Liebe Gottes und die Freude des Glaubens zu bezeugen. Es hängt von der Stimmigkeit unseres Lebens ab, ob unsere Brüder und Schwestern Jesus Christus erkennen, den einzigen Erlöser und die Hoffnung der Welt.
Vielleicht fragt ihr euch: »Wie kann ich das tun? Ist das nicht eine zu schwierige Aufgabe für mich?« Es ist wahr, das ist eine anspruchsvolle Mission, aber sie ist möglich. Wieder ist es der heilige Paulus, der uns ermutigt: »Nehmt mich zum Vorbild, wie ich Christus zum Vorbild nehme!« (1Kor 11,1). Ja, wir können diese Mission leben, wenn wir Jesus nachahmen, wie dies der Apostel Paulus und alle Heiligen getan haben. Blicken wir auf die Heiligen, sie sind das gelebte Evangelium, weil sie die Botschaft Christi in das eigene Leben zu übersetzen wussten. Der heutige Tagesheilige Ignatius von Loyola, der als junger Soldat an den eigenen Ruhm dachte, wurde im geeigneten Moment von der Verherrlichung Gottes angezogen und hat entdeckt, dass darin der Mittelpunkt und der Sinn des Lebens besteht. Ahmen wir die Heiligen nach! Tun wir alles zur Verherrlichung Gottes und für das Heil unserer Brüder und Schwestern! Aber passt auf und denkt daran: Auf diesem Weg der Nachfolge der Heiligen, auf diesem Weg der Heiligkeit, ist kein Platz für junge Faulpelze! Danke.
[01193-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
Dialogo del Santo Padre con i Ministranti
Testo in lingua originale
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Testo in lingua originale
Cari ministranti, buonasera!
mi dà gioia vedervi così numerosi qui in Piazza San Pietro, adornata con i colori delle vostre bandiere. Ho avuto anche la gioia di vedervi già verso mezzogiorno, con questo caldo: siete coraggiosi! Complimenti! Mi avete consegnato i segni distintivi del vostro pellegrinaggio: grazie di cuore! Sono pellegrino con voi che venite da tanti Paesi del mondo. Siamo uniti nella fede in Gesù Cristo, siamo in cammino con Lui che è la nostra pace. Ringrazio il vostro Presidente Monsignor Nemet per il saluto che mi ha rivolto a nome vostro. Mi ha chiesto di incoraggiarvi, ha chiesto: “Ermutigen Sie sie, Heiliger Vater!”. Devo incoraggiarvi. Per questo do il posto a voi, e voi fate le domande.
1. Dal Lussemburgo (area linguistica francese)
Saint-Père, en tant que servants d’autel et aussi comme croyants, nous nous donnons la paix par le signe de la paix pendant la Sainte Messe. Comment pouvons-nous contribuer à faire sortir cette paix également hors des murs de nos églises et ainsi être des bâtisseurs de paix dans nos communautés, dans nos pays, dans nos familles et dans le monde?
[Santo Padre, come ministranti e anche come credenti ci doniamo a vicenda la pace dandoci il segno della pace durante la Santa Messa. Come possiamo contribuire a far uscire questa pace anche fuori dai muri delle nostre chiese e così essere costruttori di pace nelle nostre comunità, nei nostri Paesi, nelle nostre famiglie e nel mondo?]
Santo Padre
Grazie! Hai detto molto bene: la pace e la Santa Messa vanno insieme. Prima del segno della pace chiediamo al Signore di dare pace e unità alla comunità della Chiesa. La pace è il suo dono che ci trasforma affinché noi, come membra del suo corpo, possiamo provare gli stessi sentimenti di Gesù, possiamo pensare come Lui pensa – gli stessi sentimenti di Gesù, e pensare come Gesù pensa! –, amare come Lui ama. E questo dà pace. E alla fine della Messa siamo inviati con la parola: «Andate in pace», cioè: portate la pace con voi, per darla agli altri, darla con la vostra vita, con il sorriso, con le opere di carità. L’impegno concreto per la pace è la prova del fatto che siamo veramente discepoli di Gesù. La ricerca della pace comincia dalle piccole cose. Per esempio, a casa, dopo un litigio tra fratelli, mi chiudo in me stesso – domando – facendo l’offeso, o provo a fare un passo verso l’altro? So fare la pace nei piccoli gesti? Sono pronto a domandarmi in ogni situazione: “Che cosa farebbe Gesù al mio posto?”. Se facciamo questo, e cerchiamo di metterlo in pratica con decisione, porteremo la pace di Cristo nella vita di ogni giorno e saremo costruttori e strumenti di pace. Grazie.
2. Dal Portogallo (area linguistica portoghese)
Santo Padre, somos acólitos. Servimos o Senhor junto do altar e contemplamo-Lo na Eucaristia. Como poderemos viver a contemplação espiritual a exemplo de Maria e o serviço prático a exemplo de Marta, procurando reconhecer concretamente, na nossa vida, aquilo que Jesus quer de nós?
[Santo Padre, siamo ministranti, serviamo il Signore all’altare e lo contempliamo nell’Eucaristia. Come possiamo vivere la contemplazione spirituale sull’esempio di Maria e il servizio pratico sull’esempio di Marta in modo concreto, cercando di riconoscere che cosa vuole Gesù da noi nella nostra vita?]
Santo Padre
Come ministranti voi fate, in effetti, un po’ l’esperienza di Marta e Maria. E’ bello se, oltre ai vostri turni di servizio liturgico, sapete da una parte impegnarvi nella vita parrocchiale e dall’altra stare in silenzio alla presenza del Signore: tutt’e due le cose. E così, in questo intreccio di azione e di contemplazione, si riconosce anche il disegno di Dio su di noi: si vede quali sono i talenti e gli interessi che Dio ci mette nel cuore e come svilupparli; ma soprattutto ci si mette umilmente davanti a Dio, così come si è: come siamo, senza truccarci, senza travestirci, così come siamo, davanti a Dio, con i pregi e i limiti, chiedendo a Lui come meglio poter servire Lui e il nostro prossimo. E non abbiate paura di chiedere un buon consiglio quando vi domandate come poter servire Dio e le persone che hanno bisogno di aiuto nel mondo. Ricordatevi che quanto più vi donate agli altri, tanto più riceverete in pienezza voi stessi e sarete felici! Grazie.
3. Da Antigua e Barbuda (area linguistica inglese)
Holy Father, as altar servers it makes us sad to see how few of our own age group come to Mass or take part in the life of our parishes. In some countries, for various reasons, the Church is rapidly losing many young people. How can we, and our communities, reach out to these people and bring them back to Christ and to the family of the Church?
[Santo Padre, facendo i ministranti ci rattrista vedere pochi coetanei che partecipano alla Santa Messa e alla vita parrocchiale. La Chiesa, in alcuni paesi, sta perdendo velocemente, per differenti motivi, molti giovani. Come possiamo noi e le nostre comunità raggiungere queste persone e farle tornare a Cristo e alla famiglia della Chiesa?]
Santo Padre
Oggi voi, come giovani, potete essere apostoli che sanno attirare gli altri a Gesù. Questo succede se voi stessi siete pieni di entusiasmo per Lui, per Gesù, se Lo avete incontrato, conosciuto personalmente, e siete stati, voi per primi, “conquistati” da Lui. Per questo vi dico: cercate di conoscere e amare sempre di più il Signore Gesù – voglio ripeterlo: cercate di conoscere e amare sempre di più il Signore Gesù –, incontrandolo nella preghiera, nella Messa, nella lettura del Vangelo, nel volto dei piccoli e dei poveri. E cercate di essere amici, con gratuità, di chi è attorno a voi, perché un raggio della luce di Gesù possa arrivare a loro attraverso il vostro cuore innamorato di Lui. Carissimi ragazzi e ragazze, non c’è bisogno di tante parole, sono più importanti i fatti, la vicinanza, il servizio, lo sguardo silenzioso davanti al Santissimo Sacramento. I giovani – come tutti, del resto – hanno bisogno di amici che danno un buon esempio, che fanno senza pretendere, senza aspettarsi qualcosa in cambio. E in questo modo voi fate sentire anche com’è bella la comunità dei credenti perché il Signore abita in mezzo a loro, com’è bello far parte della famiglia della Chiesa. Grazie.
4. Dalla Germania (area linguistica tedesca)
Heiliger Vater, viele Menschen sagen, sie brauchen Gott, Religion und Kirche nicht in ihrem Leben. Warum sollte man sich gerade für den katholischen Glauben entscheiden, was ist das wichtigste dabei? Und warum ist der Glaube für Sie so wichtig?
[Santo Padre, tanta gente dice di non aver bisogno di Dio, della religione e della Chiesa nella loro vita. Perché ci si dovrebbe decidere proprio per la fede cattolica? Qual è la cosa più importante? E perché la fede è tanto importante per Lei?]
Santo Padre
La fede è essenziale, la fede mi fa vivere. Direi che la fede è come l’aria che respiriamo. Non pensiamo ad ogni respiro quanto sia necessaria l’aria, ma quando manca o non è pulita ci accorgiamo di quant’è importante! La fede ci aiuta a cogliere il senso della vita: c’è qualcuno che ci ama infinitamente, e questo qualcuno è Dio. Lui ci ama infinitamente. Possiamo riconoscere Dio come nostro creatore e salvatore; amare Dio e accogliere la nostra vita come dono suo. Dio vuole entrare in una relazione vitale con noi; vuole creare relazioni, e noi siamo chiamati a fare altrettanto. Non possiamo credere in Dio e pensare di essere figli unici! Il solo Figlio Unico che ha Dio è Gesù. Unico perché è Dio. Ma fra gli uomini, non ci sono figli unici di Dio. Pensate a questo! Tutti siamo figli di Dio. Siamo chiamati a formare la famiglia di Dio, cioè la Chiesa, la comunità di fratelli e sorelle in Cristo – siamo «familiari di Dio» come dice San Paolo (Ef 2,19). E in questa famiglia della Chiesa il Signore nutre i suoi figli con la sua Parola e i suoi Sacramenti. Grazie.
5. Dalla Serbia (area linguistica ungherese)
Szentatya, a mi ministránsi szolgálatunk szép, nagyon szeretjük. Szolgálni akarjuk az Urat és felebarátunkat. De jót tenni nem mindig könnyű, nem vagyunk még szentek. Hogyan fordíthatnánk át szolgálatunkat a mindennapi életben a szeretet konkrét tetteire az életszentség felé vezető úton?
[Santo Padre, il nostro servizio da ministranti è bello, ci piace tanto. Vogliamo servire il Signore e il prossimo. Ma fare il bene non è sempre facile, non siamo ancora santi. Come possiamo tradurre il nostro servizio, nella vita quotidiana, in opere concrete di carità e in un cammino verso la santità?]
Santo Padre
Sì, ci vuole fatica per fare sempre il bene e diventare santi… Sai, la strada per la santità non è per i pigri: ci vuole fatica. Vedo che voi ministranti vi impegnate in questo cammino. Il Signore Gesù ci ha dato un programma semplice per camminare sulla via verso la santità: il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. Cerchiamo di essere ben radicati nell’amicizia con Dio, grati per il suo amore e desiderosi di servire Lui in tutto, e così non possiamo fare altro che condividere il dono del suo amore con gli altri. E per concretizzare il comandamento dell’amore, Gesù ci ha indicato le opere di misericordia. Mi piacerebbe domandare qui se tutti voi conoscete le opere di misericordia. Sono sicuro che i vostri vescovi ve le hanno insegnate. Ma voi, le conoscete bene, quali sono le opere di misericordia? Se voi non le conoscete, come potete farle? È importante: le opere di misericordia. Sono una via impegnativa ma alla portata di tutti. Per fare un’opera di misericordia, non è necessario andare all’università, prendere una laurea. Tutti, tutti possiamo fare le opere di misericordia. Sono alla portata di tutti. Basta che ciascuno di noi cominci a chiedersi: “Che cosa posso fare io, oggi, per venire incontro ai bisogni del mio prossimo?”, di questo prossimo: dei miei fratelli, di mio papà, di mamma, dei nonni, dei miei amici, dei poveri, degli ammalati…; ma uno, uno al giorno. Che cosa posso fare io per venire incontro ai bisogni del mio prossimo? E non importa se sia amico o sconosciuto, connazionale o straniero, è il prossimo. Credetemi, così facendo potete diventare davvero santi, uomini e donne che trasformano il mondo vivendo l’amore di Cristo. È vero, non è facile, costa fatica. Ma, ricordatevi, lo dico un’altra volta: la strada verso la santità non è per i pigri.
Grazie per questo colloquio!
[01194-XX.02] [Testo originale: Plurilingue]
Traduzione in lingua inglese
Dear Servers, Good evening!
I am happy to see you in such great numbers here in Saint Peter’s Square, adorned with your colourful banners. I’ve already also had the joy of seeing you at midday, and in this heat: you are brave! Well done! Thank you very much for giving me the emblems of your pilgrimage! I am a pilgrim with you. You have come from many countries throughout the world, yet all of us are united by our faith in Jesus Christ. We are journeying together with him who is our peace. I thank your President, Bishop Nemet, for his kind greeting on your behalf. He asked me to encourage you, he said: “Ermutigen Sie sie, Heiliger Vater!” I must encourage you. I therefore hand over to you, so that you can ask the questions.
1. From Luxembourg
Saint-Père, en tant que servants d’autel et aussi comme croyants, nous nous donnons la paix par le signe de la paix pendant la Sainte Messe. Comment pouvons-nous contribuer à faire sortir cette paix également hors des murs de nos églises et ainsi être des bâtisseurs de paix dans nos communautés, dans nos pays, dans nos familles et dans le monde?
Holy Father
Thank you! You put it very well: peace and Holy Mass go together. Just before the sign of peace, we ask the Lord to grant peace and unity to the Church community. Peace is his gift; it transforms us, so that, as members of Jesus’ body, we can share in his sentiments, think as he thinks – the same sentiments as Jesus, and think as Jesus thinks! – love as he loves. And this brings peace. At the end of Mass, we are sent forth with the words: “Go in peace”, that is: take peace with you in order to give it to others, give it through your life, your smile, your works of charity. Concrete commitment to peace is proof of the fact that we are truly Christ’s disciples. Making peace begins with little things. For example, at home after a quarrel, do I go off by myself – let me ask you – and act hurt, or do I make an effort to go back and reach out? Do I know how to make peace with small gestures? Am I willing to ask myself in every situation: “What would Jesus do in my place?” If we can do this, if we really put it into practice, we will bring Christ’s peace to our everyday lives. Then we will be peacemakers and channels of God’s peace. Thank you.
2. From Portugal
Santo Padre, somos acólitos. Servimos o Senhor junto do altar e contemplamo-Lo na Eucaristia. Como poderemos viver a contemplação espiritual a exemplo de Maria e o serviço prático a exemplo de Marta, procurando reconhecer concretamente, na nossa vida, aquilo que Jesus quer de nós?
Holy Father
In a real way, as altar servers, you share in the experience of Martha and Mary. It would be wonderful if, alongside your service to the liturgy, you could become more involved in the life of your parish and also spend some time in silence in the Lord’s presence: both of these. In this interplay of action and contemplation, we come to realize God’s plan for us. We see the talents and interests God has given us and how best to develop them. Even more importantly, we place ourselves humbly before God, just as we are: as we are, without masks, just as we are, before God, with our good qualities and our limitations, and ask him how we can best serve him and our neighbour. Don’t be afraid to ask for a word of helpful advice when you are wondering how to serve God and all those people throughout the world who need our help. Remember: the more you give yourself to others, the more you will get back in personal fulfilment and true happiness! Thank you.
3. From Antigua and Barbuda
Holy Father, as altar servers it makes us sad to see how few of our own age group come to Mass or take part in the life of our parishes. In some countries, for a variety of reasons, the Church is rapidly losing many young people. How can we, and our communities, reach out to these people and bring them back to Christ and to the family of the Church?
Holy Father
Even now, as young people, you can be apostles, capable of drawing others to Jesus. This will happen if you are full of enthusiasm for him, for Jesus, if you have encountered him, if you have come to know him personally, and been yourselves “won over” by him. So here is what I would I say. Try to know and love the Lord Jesus more and more – I want to repeat this: try to know and love the Lord more and more, encountering him in prayer, at Mass, in the reading of the Gospel, in the faces of the lowly and the poor. Try also to be friends, with no strings attached, to all those around you, so that a ray of Jesus’ light can shine on them through your own heart in love with him. Dear young people, there is no need for lots of words; more important are your actions, your closeness, your desire to serve, your silent gaze before the Blessed Sacrament. Young people – and everyone else for that matter – need friends who can give a good example, who are ready to act without expecting anything in return. In this way, you will also help others to see how beautiful is the community of believers, because the Lord dwells in its midst. And to see how beautiful it is to be part of the family of the Church. Thank you.
4. From Germany
Heiliger Vater, viele Menschen sagen, sie brauchen Gott, Religion und Kirche nicht in ihrem Leben. Warum sollte man sich gerade für den katholischen Glauben entscheiden, was ist das wichtigste dabei? Und warum ist der Glaube für Sie so wichtig?
Holy Father
Faith is essential; faith gives me life. I would say that faith is like the air we breathe. We don’t think, with every breath we take, how necessary air is, but when it isn’t there, or it isn’t clean, we realize right away how important it is! Faith helps us to grasp the meaning of life: that there is Someone who loves us infinitely and that that Someone is God. He infinitely loves me. We can recognize God as our Creator and our Saviour; we can love God and accept that our life is his gift. God wants to enter into a living relationship with us. He wants to build relationships, and we are called to do the same. A person cannot believe in God and then think that he or she is an only child! The only Child God has is Jesus. An only child, because he is God. But among men, there is no such thing as an only child of God. Reflect on this! All of us are children of God. We are called to make up God’s family, the Church, the community of brothers and sisters in Christ. As Saint Paul says (Eph 2:19), we are “members of the household of God”. And in this family of the Church, the Lord nourishes his sons and daughters with his word and with his sacraments. Thank you.
5. From Serbia
Szentatya, a mi ministránsi szolgálatunk szép, nagyon szeretjük. Szolgálni akarjuk az Urat és felebarátunkat. De jót tenni nem mindig könnyű, nem vagyunk még szentek. Hogyan fordíthatnánk át szolgálatunkat a mindennapi életben a szeretet konkrét tetteire az életszentség felé vezető úton?
Holy Father
Yes, it does take effort to keep doing good and to become saints… You know, the path to holiness is not for the lazy: it requires effort. I see that you servers are committed to taking this path. The Lord Jesus gave us a simple plan for advancing in the way of holiness: the commandment of love of God and of neighbour. Let us make an effort to deepen our friendship with God, to be grateful for his love and to want to serve him in all things. In this way, we cannot help but share the gift of his love with others. To make the commandment of love all the more concrete, Jesus gave us the works of mercy. I would like to ask who among you knows the works of mercy. I am sure that your bishops have taught them to you. But you, do you know them well, the works of mercy? If you don’t know them, how can you practice them? This is important: the works of mercy. They are demanding, yet within the reach of all. To practice a work of mercy, it is not necessary to go to university and get a degree. All of us can practice the works of mercy. They are within everyone’s reach. We have only to start asking ourselves: “What can I do today to meet the needs of my neighbour”, of this neighbour: my brothers and sisters, my dad, my mum, my grandparents, my friends, the poor, the sick…; just one of them each day. What can I do to meet the needs of my neighbour? It makes no difference whether it is a friend or a stranger, a countryman or a foreigner: he or she is my neighbour. Believe me, by doing this, you can become real saints, men and woman who transform the world by living the love of Christ. It is true, it is not easy, it requires effort. Yet remember, I repeat it: the path to holiness is not for the lazy.
Thank you for this conversation!
[01194-EN.02] [Original text: Plurilingual]
Traduzione in lingua tedesca
Liebe Ministranten, guten Abend!
Es freut mich, euch so zahlreich hier auf dem Petersplatz zu sehen, der mit den Farben eurer Fahnen geschmückt ist. Ich hatte auch die Freude, euch bereits gegen Mittag zu sehen. Bei dieser Hitze! Ihr habt Mut! Bravo! Ihr habt mir die Abzeichen eurer Wallfahrt überreicht: herzlichen Dank dafür! Gemeinsam mit euch, die ihr aus vielen Ländern der Welt kommt, bin ich Pilger. Wir sind im Glauben an Jesus Christus vereint. Wir sind mit ihm, der unser Friede ist, auf dem Weg. Ich danke eurem Präsidenten, Bischof Nemet, für die Worte, die er in eurem Namen zur Begrüßung an mich gerichtet hat. Er hat mich gebeten, euch zu ermutigen. Er hat mich gebeten: »Ermutigen Sie sie, Heiliger Vater!« Ich muss euch ermutigen. Daher überlasse ich euch den Platz, und ihr stellt die Fragen.
[Frage aus Luxemburg auf Französisch]
Heiliger Vater, als Ministranten und Glaubende schenken wir einander beim Friedensgruß in der heiligen Messe den Frieden. Wie können wir dazu beitragen, dass dieser Friede auch aus den Mauern unserer Kirchen heraustritt und wir so Erbauer des Friedens sein können in unseren Gemeinden, in unseren Ländern, in unseren Familien und in der Welt?
Papst Franziskus: Danke! Du hast sehr richtig gesagt: Der Friede und die heilige Messe gehören zusammen. Vor dem Friedensgruß bitten wir den Herrn, der Gemeinschaft der Kirche Frieden und Einheit zu schenken. Der Friede ist sein Geschenk, das uns verwandelt, damit wir als Glieder seines Leibes dieselbe Gesinnung haben können wie Jesus, damit wir so denken können, wie er denkt – dieselbe Gesinnung wie Jesus, denken wie Jesus denkt! –, lieben, wie er liebt. Das schenkt Frieden. Und am Schluss der Messe werden wir mit dem Wort ausgesandt: »Gehet hin in Frieden!«, das heißt: Nehmt den Frieden mit euch, um ihn den anderen zu geben, ihn mit eurem Leben, mit dem Lächeln, mit den Werken der Nächstenliebe weiterzugeben. Der konkrete Einsatz für den Frieden ist der Beweis dafür, dass wir wirklich Jünger Jesu sind. Die Suche nach Frieden beginnt bei den kleinen Dingen. Zum Beispiel zu Hause: Verschließe ich mich nach einem Streit unter Geschwistern – so frage ich –, indem ich den Beleidigten spiele, oder versuche ich, einen Schritt auf den anderen zuzugehen? Weiß ich mit kleinen Gesten Frieden zu schließen? Bin ich bereit, mich in jeder Situation zu fragen: »Was würde Jesus an meiner Stelle tun?« Wenn wir das tun und uns bemühen, das entschieden in die Tat umzusetzen, dann werden wir den Frieden Christi in das alltägliche Leben bringen und Erbauer und Werkzeuge des Friedens sein. Danke.
[Frage aus Portugal auf Portugiesisch]
Heiliger Vater, wir sind Ministranten, wir dienen dem Herrn am Altar und betrachten ihn in der Eucharistie. Wie können wir konkret nach dem Beispiel Marias die geistliche Betrachtung und nach dem Vorbild Martas den praktischen Dienst leben und dabei versuchen zu erkennen, was Jesus in unserem Leben von uns will?
Papst Franziskus: Als Ministranten macht ihr in der Tat ein wenig die Erfahrung von Marta und Maria. Es ist schön, wenn ihr über eure Dienste bei der Liturgie hinaus euch einerseits im Leben der Pfarrei zu engagieren wisst und andererseits in Stille in der Gegenwart des Herrn verweilen könnt – beides. Und so, in dieser Verknüpfung von Aktion und Kontemplation, erkennt man auch den Plan Gottes für uns. Man sieht, welche Talente und Interessen Gott uns ins Herz legt und wie wir sie entfalten können. Aber vor allem stellt man sich demütig vor Gott, so wie man ist – so wie wir sind, ohne uns zu schminken, zu verkleiden; so wie wir sind, stellen wir uns vor Gott, mit unseren Vorzügen und Grenzen, und fragen ihn, wie wir ihm und unserem Nächsten am besten dienen können. Habt keine Angst, einen guten Rat zu erbitten, wenn ihr euch fragt, wie ihr Gott und den Menschen, die in der Welt Hilfe brauchen, dienen könnt. Denkt daran: Je mehr ihr euch an die anderen verschenkt, desto mehr werdet ihr selbst in Fülle empfangen und glücklich sein! Danke.
[Frage aus Antigua und Barbuda auf Englisch]
Heiliger Vater, als Ministranten macht es uns traurig, wenn wir sehen, wie wenige unserer Altersgenossen an der heiligen Messe und am Pfarreileben teilnehmen. In einigen Ländern verliert die Kirche aus unterschiedlichen Gründen rapide viele Jugendliche. Wie können wir und unsere Gemeinden sie erreichen und dafür sorgen, dass sie zu Christus und zur Familie der Kirche zurückkehren?
Papst Franziskus: Heute könnt ihr als Jugendliche Apostel sein, die andere zu Jesus bringen. Das geschieht, wenn ihr selbst voller Begeisterung für ihn, für Jesus, seid; wenn ihr ihm begegnet seid, ihn persönlich kennt und wenn ihr als erste von ihm »ergriffen« worden seid. Daher sage ich euch: Bemüht euch, Jesus, den Herrn immer besser kennenzulernen und immer mehr zu lieben! Ich möchte es wiederholen: Bemüht euch, Jesus, den Herrn immer besser kennenzulernen und immer mehr zu lieben, indem ihr ihm im Gebet, in der Messe, beim Lesen des Evangeliums, im Antlitz der Kleinen und Armen begegnet. Und bemüht euch, ganz ohne Eigennutz Freunde der Menschen eurer Umgebung zu sein, damit ein Strahl des Lichtes Jesu durch euer für ihn begeistertes Herz zu ihnen gelangen kann. Liebe Jungen und Mädchen, es sind nicht viele Worte nötig. Wichtiger sind Taten, die Nähe, das Dienen, das stille Verweilen vor dem Allerheiligsten Sakrament. Die jungen Menschen brauchen – wie übrigens alle – Freunde, die ein gutes Beispiel geben, die handeln, ohne etwas zu verlangen, ohne sich etwas als Gegenleistung zu erwarten. Und auf diese Weise lasst ihr die anderen spüren, wie schön die Gemeinschaft der Gläubigen ist, weil der Herr mitten unter ihnen wohnt, und wie schön es ist, Teil der Familie der Kirche zu sein. Danke.
[Frage aus Deutschland auf Deutsch]
Heiliger Vater, viele Menschen sagen, sie brauchen Gott, Religion und Kirche nicht in ihrem Leben. Warum sollte man sich gerade für den katholischen Glauben entscheiden, was ist das wichtigste dabei? Und warum ist der Glaube für Sie so wichtig?
Papst Franziskus: Der Glaube ist wesentlich, der Glaube lässt mich leben. Ich würde sagen, dass der Glaube wie die Luft ist, die wir atmen. Wir denken nicht bei jedem Atemzug daran, wie notwendig die Luft ist, aber wenn sie fehlt oder nicht sauber ist, dann merken wir, wie wichtig sie ist! Der Glaube hilft uns, den Sinn des Lebens zu begreifen: Es gibt jemanden, der uns unendlich liebt, und dieser Jemand ist Gott. Er liebt uns unendlich. Wir können Gott als unseren Schöpfer und Retter erkennen. Wir können Gott lieben und unser Leben als sein Geschenk annehmen. Gott will in eine lebendige Beziehung zu uns treten, er möchte Beziehungen schaffen. Und wir sind aufgerufen, unsererseits dasselbe zu tun. Wir können nicht an Gott glauben und zugleich denken, wir wären Einzelkinder! Der eine einzige Sohn, den Gott hat, ist Jesus. Einzig, weil er Gott ist. Aber unter den Menschen gibt es keine Einzelkinder Gottes. Denkt daran! Wir alle sind Kinder Gottes. Wir sind aufgerufen, die Familie Gottes zu bilden, das heißt die Kirche, die Gemeinschaft der Brüder und Schwestern in Christus – wir sind »Hausgenossen Gottes«, wie der heilige Paulus sagt (vgl. Eph 2,19). Und in dieser Familie der Kirche nährt der Herr seine Kinder mit seinem Wort und seinen Sakramenten. Danke.
[Frage aus Serbien auf Ungarisch]
Heiliger Vater, unser Ministrantendienst ist schön, er gefällt uns sehr. Wir möchten dem Herrn und dem Nächsten dienen. Aber es ist nicht immer leicht, das Gute zu tun, wir sind noch keine Heiligen. Wie können wir im Alltag unseren Dienst in ganz konkrete Werke der Nächstenliebe umsetzen und zu einem Weg zur Heiligkeit machen?
Papst Franziskus: Ja, Anstrengung ist notwendig, um immer das Gute zu tun und heilig zu werden… Weißt du, der Weg zur Heiligkeit ist nichts für Faulpelze: Er verlangt Anstrengung. Ich sehe, dass ihr Ministranten euch auf diesem Weg engagiert. Jesus, der Herr, hat uns ein einfaches Programm gegeben, um den Weg zur Heiligkeit zu gehen: das Gebot, Gott und den Nächsten zu lieben. Bemühen wir uns, in der Freundschaft zu Gott fest verwurzelt zu sein, in Dankbarkeit für seine Liebe und mit dem Wunsch, ihm in allem zu dienen, und so können wir nicht anders, als die Gabe seiner Liebe mit den anderen Menschen zu teilen. Und um das Gebot der Liebe konkreter zu machen, hat uns Jesus die Werke der Barmherzigkeit gezeigt. Ich würde hier gerne fragen, ob ihr alle die Werke der Barmherzigkeit kennt. Ich bin mir sicher, dass eure Bischöfe sie euch gelehrt haben. Aber, ihr kennt sie sicher, welche sind die Werke der Barmherzigkeit? Wenn ihr sie nicht kennt, wie könnt ihr sie dann tun? Das ist wichtig: die Werke der Barmherzigkeit. Sie sind ein anspruchsvoller Weg, der aber für alle erreichbar ist. Um ein Werk der Barmherzigkeit zu vollbringen, muss man nicht zur Universität gehen, kein Diplom haben. Alle, wirklich wir alle können Werke der Barmherzigkeit tun. Sie sind für alle erreichbar. Es reicht, dass ein jeder von uns anfängt, sich zu fragen: »Was kann ich heute tun, um meinem Nächsten in seinen Bedürfnissen zu helfen?« Diesem konkreten Nächsten: meinen Geschwistern, meinem Vater, der Mutter, den Großeltern, meinen Freunden, den Armen, den Kranken … – nur einem einzigen, einem am Tag. Was kann ich tun, um meinem Nächsten in seinen Bedürfnissen zu helfen? Und es ist unwichtig, ob es ein Freund oder ein Unbekannter ist, ein Landsmann oder ein Fremder: er ist der Nächste. Glaubt mir, wenn ihr das tut, könnt ihr wahrhaft heilig werden, zu Männern und Frauen werden, die die Welt verändern, indem sie die Liebe Christi leben. Es stimmt, das ist nicht leicht, es ist anstrengend. Aber denkt daran, ich sage es noch einmal: Der Weg zur Heiligkeit ist nichts für Faulpelze.
Danke für dieses Gespräch!
[01194-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]
[B0552-XX.02]