Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Incontro del Santo Padre Francesco con i Capi delle Chiese e delle Comunità cristiane del Medio Oriente a Bari (7 luglio 2018) (I), 07.07.2018


Monizione introduttiva del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua araba

 

Alle ore 7 di questa mattina, il Santo Padre Francesco è partito in elicottero dall’eliporto vaticano per recarsi a Bari per l’incontro con i Capi delle Chiese e delle Comunità cristiane del Medio Oriente sul tema: “Su di te sia pace! Cristiani insieme per il Medio Oriente”.

Al Suo arrivo, dopo l’atterraggio dell’elicottero nel Piazzale Cristoforo Colombo, è stato accolto dall’Arcivescovo di Bari-Bitonto, S.E. Mons. Francesco Cacucci, dal Presidente della Regione Puglia, On. Michele Emiliano, dal Prefetto di Bari, Dott.ssa Marilisa Magno, e dal Sindaco della Città, On. Antonio Decaro. Quindi si è trasferito in auto alla Basilica Pontificia di San Nicola mentre i Patriarchi hanno raggiunto la Basilica dalle loro residenze.

Giunto davanti alla Basilica di San Nicola, il Santo Padre ha accolto i Patriarchi e li ha salutati singolarmente. Quindi i Patriarchi sono scesi nella cripta per venerare le reliquie di San Nicola. Entrando per ultimo in Basilica il Papa ha salutato i membri della comunità dei Frati Domenicani ed è sceso anch’egli nella cripta per la venerazione delle reliquie del Santo e l’accensione della lampada uniflamma.

Il Santo Padre e i Patriarchi sono usciti quindi dalla Basilica di San Nicola e in pullman hanno raggiunto la “Rotonda” sul Lungomare di Bari dove, alle ore 9.15, ha avuto luogo l’incontro di preghiera. Al termine dell’incontro di preghiera comune, il Papa e i Patriarchi sono ritornati in pullman alla Basilica di San Nicola dove, dalle ore 10.30, si è svolto il Dialogo a porte chiuse.

Pubblichiamo di seguito la monizione introduttiva del Papa alla preghiera ecumenica per la pace:

Monizione introduttiva del Santo Padre

Cari Fratelli,

siamo giunti pellegrini a Bari, finestra spalancata sul vicino Oriente, portando nel cuore le nostre Chiese, i popoli e le molte persone che vivono situazioni di grande sofferenza. A loro diciamo: “vi siamo vicini”. Cari Fratelli, grazie di cuore per essere venuti qui con generosità e prontezza. E sono tanto grato a tutti voi che ci ospitate in questa città, città dell’incontro, città dell’accoglienza.

Nel nostro cammino comune ci sostiene la Santa Madre di Dio, qui venerata come Odegitria: colei che mostra la via. Qui riposano le reliquie di San Nicola, vescovo dell’Oriente la cui venerazione solca i mari e valica i confini tra le Chiese. Il Santo taumaturgo interceda per guarire le ferite che tanti portano dentro. Qui contempliamo l’orizzonte e il mare e ci sentiamo spinti a vivere questa giornata con la mente e il cuore rivolti al Medio Oriente, crocevia di civiltà e culla delle grandi religioni monoteistiche.

Lì è venuto a visitarci il Signore, «sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78). Da lì si è propagata nel mondo intero la luce della fede. Lì sono sgorgate le fresche sorgenti della spiritualità e del monachesimo. Lì si conservano riti antichi unici e ricchezze inestimabili dell’arte sacra e della teologia, lì dimora l’eredità di grandi Padri nella fede. Questa tradizione è un tesoro da custodire con tutte le nostre forze, perché in Medio Oriente ci sono le radici delle nostre stesse anime.

Ma su questa splendida regione si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti. Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente.

Questa giornata inizia con la preghiera, perché la luce divina diradi le tenebre del mondo. Abbiamo già acceso, davanti a San Nicola, la “lampada uniflamma”, simbolo della Chiesa una. Insieme desideriamo accendere oggi una fiamma di speranza. Le lampade che poseremo siano segno di una luce che ancora brilla nella notte. I cristiani, infatti, sono luce del mondo (cfr Mt 5,14) non solo quando tutto intorno è radioso, ma anche quando, nei momenti bui della storia, non si rassegnano all’oscurità che tutto avvolge e alimentano lo stoppino della speranza con l’olio della preghiera e dell’amore. Perché, quando si tendono le mani al cielo in preghiera e quando si tende la mano al fratello senza cercare il proprio interesse, arde e risplende il fuoco dello Spirito, Spirito di unità, Spirito di pace.

Preghiamo uniti, per invocare dal Signore del cielo quella pace che i potenti in terra non sono ancora riusciti a trovare. Dal corso del Nilo alla Valle del Giordano e oltre, passando per l’Oronte fino al Tigri e all’Eufrate, risuoni il grido del Salmo: «Su di te sia pace!» (122,8). Per i fratelli che soffrono e per gli amici di ogni popolo e credo, ripetiamo: Su di te sia pace! Col salmista imploriamolo in modo particolare per Gerusalemme, città santa amata da Dio e ferita dagli uomini, sulla quale ancora il Signore piange: Su di te sia pace!

Sia pace: è il grido dei tanti Abele di oggi che sale al trono di Dio. Per loro non possiamo più permetterci, in Medio Oriente come ovunque nel mondo, di dire: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). L’indifferenza uccide, e noi vogliamo essere voce che contrasta l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, oggi soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze. Per i piccoli, i semplici, i feriti, per loro dalla cui parte sta Dio, noi imploriamo: sia pace! Il «Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1,3), che risana i cuori affranti e fascia le ferite (cfr Sal 147,3), ascolti oggi la nostra preghiera.

[01143-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Chers frères,

nous sommes venus en pèlerins à Bari, fenêtre grande ouverte sur le Proche-Orient, en portant dans le cœur nos Eglises, les peuples et les nombreuses personnes qui vivent des situations de grande souffrance. Nous leur disons: “Nous sommes proches de vous”. Chers Frères, merci de tout cœur d’être venus ici avec générosité et promptitude! Et je suis très reconnaissant à vous qui nous accueillez dans cette ville, ville de rencontre, ville d’accueil.

Dans notre cheminement commun, nous soutient la Sainte Mère de Dieu, vénérée ici comme Odegitria: celle qui montre le chemin. Ici reposent les reliques de saint Nicolas, évêque d’Orient dont la vénération sillonne les mers et traverse les frontières entre les Églises. Que le Saint thaumaturge intercède pour guérir les blessures que beaucoup portent en eux. Ici nous contemplons l’horizon et la mer, et nous nous sentons poussés à vivre cette journée en ayant l’esprit et le cœur tournés vers le Moyen-Orient, carrefour de civilisations et berceau des grandes religions monothéistes.

C’est là que le Seigneur, «l’astre d’en-haut» (Lc 1, 78) est venu nous visiter. Là, la lumière de la foi s’est répandue dans le monde entier. Là, ont jailli les fraîches sources de la spiritualité et du monachisme. Là, se conservent des rites antiques uniques et des richesses inestimables de l’art sacré et de la théologie, là demeure l’héritage de Pères grands dans la foi. Cette tradition est un trésor à conserver de toutes nos forces, parce qu’au Moyen-Orient, il y a les racines de nos âmes-mêmes.

Mais dans cette région splendide s’est condensée, particulièrement au cours des dernières années, une couche épaisse de ténèbres: guerre, violence et destruction, occupations et formes de fondamentalisme, migrations forcées et abandon, le tout dans le silence de beaucoup et avec la complicité de beaucoup. Le Moyen-Orient est devenu une terre de gens qui quittent leur propre terre. Et il y a le risque que la présence de nos frères et sœurs dans la foi soit effacée, défigurant le visage même de la région, parce qu’un Moyen-Orient sans chrétiens ne serait pas un Moyen-Orient.

Cette journée commence avec la prière, afin que la lumière divine dissipe les ténèbres du monde. Nous avons déjà allumé, devant saint Nicolas, la “lampe à flamme unique”, symbole de l’Eglise une. Ensemble, nous souhaitons allumer aujourd’hui une flamme d’espérance. Que les lampes que nous déposerons soient signe d’une lumière qui brille encore dans la nuit. Les chrétiens, en effet, sont lumière du monde (cf. Mt 5, 14) non seulement quand tout est radieux autour de nous, mais aussi quand, dans les moments sombres de l’histoire, ils ne se résignent pas à l’obscurité qui enveloppe tout et qu’ils alimentent la mèche de l’espérance avec l’huile de la prière et de l’amour. Car, lorsqu’on tend les mains vers le ciel dans la prière et qu’on tend la main au frère sans chercher son propre intérêt, brûle et resplendit le feu de l’Esprit, Esprit d’unité, Esprit de paix.

Prions ensemble, afin d’invoquer le Seigneur du ciel pour cette paix que les puissants de la terre n’ont pas encore réussi à trouver. Du cours du Nil à la vallée du Jourdain et au-delà, en passant par l’Oronte jusqu’au Tigre et à l’Euphrate, que résonne le cri du psaume: «Paix sur toi!» (121, 8). Pour les frères qui souffrent et pour les amis de chaque peuple et croyance, répétons: Paix sur toi! Avec le psalmiste, implorons-la d’une manière particulière pour Jérusalem, ville sainte bien-aimée de Dieu et blessée par les hommes, sur laquelle le Seigneur pleure encore : Paix sur toi!

La paix: c’est le cri des nombreux Abel d’aujourd’hui qui monte vers le trône de Dieu. Pour eux, nous ne pouvons plus nous permettre, au Moyen-Orient comme partout ailleurs dans le monde, de dire: «Suis-je le gardien de mon frère?» (Gn 4, 9). L’indifférence tue, et nous voulons être une voix qui lutte contre l’homicide de l’indifférence. Nous voulons donner voix à qui n’a pas de voix, à qui ne peut qu’avaler des larmes, parce que le Moyen-Orient aujourd’hui pleure, aujourd’hui souffre et se tait, tandis que d’autres le piétinent en quête de pouvoir et de richesses. Pour les petits, les humbles, les blessés, pour eux aux côtés desquels se tient Dieu, nous implorons: la paix! Que le «Dieu de toute consolation» (2 Co 1, 3), qui guérit les cœurs brisés et soigne les blessures (cf. Ps 147, 3), écoute notre prière!

[01143-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Dear Brothers,

We have come as pilgrims to Bari, this window open to the Near East, carrying in our hearts our Churches, our peoples and all those living in situations of great suffering. We are saying to them, “We are close to you”. I thank you from my heart, dear brothers, for coming here so generously and willingly. I am also profoundly grateful to all our hosts in this city of acceptance and encounter.

The Holy Mother of God sustains us as we journey together. Here in Bari she is venerated as Hodegetria: the one who shows us the way. Here lie the relics of Saint Nicholas, the Oriental Bishop whose veneration crosses seas and bridges boundaries between Churches. May Nicholas, the wonder-worker, intercede to heal the wounds that so many people bear within them. Here, as we contemplate the horizon and the sea, we feel drawn to live this day with minds and hearts turned towards the Middle East, the crossroads of civilizations and the cradle of the great monotheistic religions.

From the Middle East the Lord, the “sun from on high” (Lk 1:78), came forth to visit us. From there, the light of faith spread throughout the world. There ever-fresh streams of spirituality and monasticism have their source. There ancient and unique rites are preserved, together with an inestimable patrimony of sacred art and theology. There the heritage of our great Fathers in the faith lives on. This tradition is a treasure to be preserved to the utmost of our ability, for in the Middle East our very souls are rooted.

Yet this region so full of light, especially in recent years, has been covered by dark clouds of war, violence and destruction, instances of occupation and varieties of fundamentalism, forced migration and neglect. All this has taken place amid the complicit silence of many. The Middle East has become a land of people who leave their own lands behind. There is also the danger that the presence of our brothers and sisters in the faith will disappear, disfiguring the very face of the region. For a Middle East without Christians would not be the Middle East.

This day begins with our prayer that God’s light may disperse the darkness of the world. We have already lit, before Saint Nicholas, the “one-flame lamp”, a symbol of the one Church. Today, as one, we want to kindle a flame of hope. May the lamps we will place be so many signs of a light that continues to shine forth in the dark. Christians are the light of the world (cf. Mt 5:14) not only when everything is bright around them, but also when, in dark moments of history, they refuse to be resigned to the encircling gloom but instead feed the wick of hope with the oil of prayer and love. For when we lift up our hands to heaven in prayer, and we stretch out our hands to our brothers and sisters without seeking our own advantage, then the fire of the Spirit, the Spirit of unity and of peace, is kindled and leaps into flame.

Let us pray as one, begging the Lord of heaven for that peace which the powerful of our world have not yet been able to find. From the waters of the Nile to the Jordan Valley and beyond, through the Orontes to the Tigris and the Euphrates, may the plea of the Psalm resound: “Peace be upon you!” (122:8). For all our suffering brothers and sisters, and for our friends of every people and creed, let us say again and again: Peace be upon you! With the Psalmist, let us offer this prayer in a special way for Jerusalem, the holy city beloved of God and wounded by men, for which the Lord continues to weep: Peace be upon you!

Let there be peace! This is the cry of all those who are Abel today, a cry that rises up to God’s throne. For their sake, we have no right, in the Middle East or anywhere else in the world, to say, “Am I my brother’s keeper?” (Gen 4:9). Indifference kills, and we desire to lift up our voices in opposition to this murderous indifference. We want to give a voice to those who have none, to those who can only wipe away their tears. For the Middle East today is weeping, suffering and silent as others trample upon those lands in search of power or riches. On behalf of the little ones, the simple ones, the wounded, and all those at whose side God stands, let us beg, “Let there be peace!” May the “God of all consolation” (2 Cor 1:3), who heals the broken-hearted and binds up every wound (cf. Ps 147:3), hear our prayer today.

[01143-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern,

wir sind als Pilger nach Bari gekommen, das sich wie ein Fenster zum Nahen Osten hin öffnet. Im Herzen tragen wir unsere Kirchen, die Völker und die vielen Menschen, die in Situationen großen Leids leben. Ihnen sagen wir: „Wir sind euch nahe“. Liebe Brüder und Schwestern, ich danke euch von Herzen, dass ihr so gerne und bereitwillig gekommen seid. Und ich bin euch allen so dankbar, die ihr uns in dieser Stadt willkommen heißt, in dieser Stadt der Begegnung und der Gastfreundschaft.

Auf unserem gemeinsamen Weg werden wir von der heiligen Mutter Gottes unterstützt, die hier als Hodegitria verehrt wird: die den Weg weist. Hier ruhen die Reliquien des heiligen Nikolaus, des Bischofs aus dem Osten, dessen Verehrung über die Meere reicht und die Grenzen zwischen den Kirchen überschreitet. Möge der heilige Wundertäter bei Gott dafür eintreten, dass die Wunden heilen, die so viele in sich tragen. Wir schauen hier auf den Horizont und das Meer und verspüren den Drang, diesen Tag in unseren Gedanken und Herzen beim Nahen Osten zu verbringen, einem Kreuzungspunkt von Kulturen und der Wiege der großen monotheistischen Religionen.

Dort kam der Herr zu uns, das »aufstrahlende Licht aus der Höhe« (Lk 1,78). Von dort aus verbreitete sich das Licht des Glaubens in der ganzen Welt. Dort entsprangen die frischen Quellen der Spiritualität und des Mönchtums. Dort werden einzigartige alte Riten und unschätzbare Reichtümer der sakralen Kunst und der Theologie bewahrt, dort wohnt das Erbe großer Väter im Glauben. Diese Tradition ist ein Schatz, den wir mit aller Kraft wahren müssen, denn im Nahen Osten liegen die Wurzeln unserer eigenen Seelen.

Doch über diese wunderschöne Region hat sich besonders in den letzten Jahren eine dicke Decke der Dunkelheit gebreitet: Krieg, Gewalt und Zerstörung, Besetzungen und Formen des Fundamentalismus, zwangsmäßige Migration und Flucht. All das geschah unter dem Stillschweigen und der Mitschuld vieler. Der Nahe Osten ist zu einem Land von Menschen geworden, die ihre Heimat verlassen. Und es besteht die Gefahr, dass die Präsenz unserer Brüder und Schwestern im Glauben ausgelöscht wird. Dies würde das Gesicht der Region selbst entstellen, denn ein Naher Osten ohne Christen wäre nicht mehr der Nahe Osten.

Dieser Tag beginnt mit dem Gebet, damit das göttliche Licht die Dunkelheit der Welt vertreibt. Wir haben bereits vor dem heiligen Nikolaus das „einflammige Licht“, Symbol der einen Kirche, angezündet. Gemeinsam wollen wir heute eine Flamme der Hoffnung entzünden. Die Kerzen, die wir aufstellen werden, seien Zeichen für ein Licht, das noch in der Nacht weiterleuchtet. Die Christen sind in der Tat Licht der Welt (vgl. Mt 5,14), nicht nur, wenn alles um sie herum strahlt, sondern auch dann, wenn sie sich in den dunklen Momenten der Geschichte nicht mit der Dunkelheit ringsum abfinden und den Docht der Hoffnung mit dem Öl des Gebetes und der Liebe nähren. Denn wenn man im Gebet die Hände zum Himmel erhebt und wenn man dem Bruder und der Schwester die Hand reicht, ohne dabei eigene Interessen zu verfolgen, brennt und leuchtet das Feuer des Heiligen Geistes, der der Geist der Einheit, der Geist des Friedens ist.

Lasst uns gemeinsam beten, um vom Herrn des Himmels den Frieden zu erbitten, den die Mächtigen auf Erden noch nicht gefunden haben. Vom Nil bis zum Jordantal und weiter über den Orontes bis zum Tigris und Euphrat ertöne der Ruf des Psalms: »In dir sei Friede« (122,8). Für die leidenden Brüder und Schwestern und für die Freunde jedes Volkes und jeden Glaubensbekenntnisses wiederholen wir: In dir sei Friede! Mit dem Psalmisten bitten wir darum besonders für Jerusalem, die Heilige Stadt, die von Gott geliebt und von Menschen verletzt wird, über die der Herr immer noch weint: In dir sei Friede!

Es sei Frieden: Das ist der Schrei vieler Menschen, der Abels von heute, der zum Thron Gottes aufsteigt. Um ihretwillen können wir es uns – im Nahen Osten wie auch sonst überall auf der Welt – nicht mehr erlauben zu sagen: »Bin ich der Hüter meines Bruders? (Gen 4,9). Gleichgültigkeit tötet, und wir wollen eine Stimme gegen diese todbringende Gleichgültigkeit sein. Wir wollen denen eine Stimme geben, die keine Stimme haben, denen, die nur Tränen schlucken können, weil der Nahe Osten heute weint, heute leidet und schweigt, während andere auf der Suche nach Macht und Reichtum auf ihm herumtrampeln. Für die Kleinen, die Einfachen, die Verwundeten, für die, auf deren Seite Gott steht, bitten wir: Es sei Frieden! Möge der »Gott allen Trostes« (2 Kor 1,3), der die gebrochenen Herzen heilt und die Wunden verbindet (vgl. Ps 147,3), heute unser Gebet erhören.

[01143-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Queridos hermanos

Hemos llegado como peregrinos a Bari, ventana abierta al cercano Oriente, llevando en el corazón a nuestras Iglesias, a los pueblos y a tantas personas que viven en situación de gran sufrimiento. A ellos les decimos: «Estamos cerca de vosotros». Queridos hermanos, os agradezco de corazón por haber venido hasta aquí con generosidad y premura. Y estoy muy agradecido a todos vosotros, que nos hospedáis en esta ciudad, ciudad del encuentro, ciudad de la acogida.

En nuestro camino común nos sostiene la Santa Madre de Dios, venerada aquí como Odegitria: la que muestra el camino. Aquí descansan las reliquias de san Nicolás, obispo de Oriente, cuya veneración surca los mares y atraviesa las fronteras entre las Iglesias. Que el Santo milagroso interceda para curar las heridas que tantos llevan dentro. Aquí contemplamos el horizonte y el mar y nos sentimos impulsados a vivir esta jornada con la mente y el corazón dirigidos a Oriente Medio, encrucijada de civilizaciones y cuna de las grandes religiones monoteístas.

Allí nos visitó el Señor, «sol que nace de lo alto» (Lc 1,78). Desde allí, la luz de la fe se propagó por el mundo entero. Allí han surgido los frescos manantiales de la espiritualidad y del monacato. Allí se conservan ritos antiguos únicos e inestimables riquezas del arte sacro y de la teología; allí pervive la herencia de los grandes Padres en la fe. Esta tradición es un tesoro que hemos de custodiar con todas nuestras fuerzas, porque en Oriente Medio están las raíces de nuestras mismas almas.

Pero sobre esta espléndida región se ha ido concentrando, especialmente en los últimos años, una densa nube de tinieblas: guerra, violencia y destrucción, ocupaciones y diversas formas de fundamentalismo, migraciones forzosas y abandono, y todo esto en medio del silencio de tantos y la complicidad de muchos. Oriente Medio se ha vuelto una tierra de gente que deja la propia tierra. Y existe el riesgo de que se extinga la presencia de nuestros hermanos y hermanas en la fe, desfigurando el mismo rostro de la región, porque un Oriente Medio sin cristianos no sería Oriente Medio.

Esta jornada inicia con la oración, para que la luz divina disipe las tinieblas del mundo. Ya hemos encendido, delante de san Nicolás, la «lámpara de una sola llama», símbolo de la unicidad de la Iglesia. Juntos deseamos encender hoy una llama de esperanza. Que las lámparas que colocaremos sean signo de una luz que aun brilla en la noche. Los cristianos, de hecho, son luz del mundo (cf. Mt 5,14), pero no solo cuando todo a su alrededor es radiante, sino también cuando, en los momentos oscuros de la historia, no se resignan a las tinieblas que todo lo envuelven y alimentan la mecha de la esperanza con el aceite de la oración y del amor. Porque, cuando se tienden las manos hacia el cielo en oración y se da la mano al hermano sin buscar el propio interés, arde y resplandece el fuego del Espíritu, Espíritu de unidad, Espíritu de paz.

Recemos unidos, para pedir al Señor del cielo esa paz que los poderosos de la tierra todavía no han conseguido encontrar. Que desde el curso del Nilo hasta el Valle del Jordán y más allá, pasando por el Orontes, el Tigris y el Éufrates, resuene el grito del Salmo: «La paz contigo» (122,8). Por los hermanos que sufren y por los amigos de cada pueblo y religión, repitamos: La paz contigo. Con el salmista, lo imploramos de modo particular para Jerusalén, la ciudad santa amada por Dios y herida por los hombres, sobre la cual el Señor aún llora: La paz contigo.

La paz: es el grito de tantos Abeles de la actualidad que sube al trono de Dios. Pensando en ellos, no podemos ya más permitirnos decir ―ni en Oriente Medio ni en cualquier otra parte del mundo―: «¿Soy yo el guardián de mi hermano?» (Gn 4,9). La indiferencia mata, y nosotros queremos ser una voz que combate el homicidio de la indiferencia. Queremos dar voz a quien no tiene voz, a quien solo puede tragarse las lágrimas, porque hoy Oriente Medio llora, hoy sufre y calla, mientras otros lo pisotean en busca de poder y riquezas. Para los pequeños, los sencillos, los heridos, para aquellos que tienen a Dios de su parte, nosotros imploramos: La paz contigo. Que el «Dios de todo consuelo» (2 Co 1,3), que sana los corazones destrozados y venda las heridas (cf. Sal 147,3), escuche hoy nuestra oración.

[01143-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Amados irmãos!

Chegamos como peregrinos a Bari, janela aberta para o Oriente vizinho, trazendo no coração as nossas Igrejas, os povos e as inúmeras pessoas que vivem em situações de grande sofrimento. Dizemos-lhes: «Estamos convosco». Amados Irmãos, muito obrigado por terdes vindo, generosa e prontamente, aqui. E sinto-me muito grato a todos vós que nos acolheis nesta cidade, cidade do encontro, cidade da hospitalidade.

Sustenta-nos, no nosso caminho comum, a Santa Mãe de Deus, aqui venerada como Odigitria, Aquela que mostra o caminho. Aqui repousam as relíquias de São Nicolau, bispo do Oriente, cuja veneração sulca os mares e cruza as fronteiras entre as Igrejas. O Santo taumaturgo interceda pela cura das feridas que muitos trazem dentro de si. Aqui contemplamos o horizonte e o mar, e sentimo-nos impelidos a viver esta jornada com a mente e o coração voltados para o Médio Oriente, encruzilhada de civilizações e berço das grandes religiões monoteístas.

Lá nos veio visitar o Senhor, «como sol nascente» (Lc 1, 78). A partir de lá, propagou-se pelo mundo inteiro a luz da fé. Lá brotaram, frescas, as fontes da espiritualidade e do monaquismo. Lá se conservam ritos antigos únicos e riquezas inestimáveis da arte sacra e da teologia, lá habita a herança dos nossos grandes Pais na fé. Esta tradição é um tesouro que deve ser guardado com todas as nossas forças, porque no Médio Oriente estão as raízes das nossas próprias almas.

Mas sobre esta região esplêndida adensou-se, especialmente nos últimos anos, uma espessa cortina de trevas: guerra, violência e destruição, ocupações e formas de fundamentalismo, migrações forçadas e abandono… Tudo no silêncio de tantos e com a cumplicidade de muitos. O Médio Oriente tornou-se terra de gente que deixa a própria terra. E há o risco de ser cancelada a presença de nossos irmãos e irmãs na fé, deturpando a própria fisionomia da região, porque um Médio Oriente sem cristãos não seria Médio Oriente.

Esta jornada começa pela oração, para que a luz divina rarefaça as trevas do mundo. Já acendemos diante de São Nicolau a «lâmpada uni-chama», símbolo da Igreja unida. Juntos, desejamos acender hoje uma chama de esperança. As lâmpadas que deporemos sejam sinal duma luz que ainda brilha na noite. De facto, os cristãos são luz do mundo (cf. Mt 5, 14), não apenas quando tudo em redor é radioso, mas também quando, nos momentos escuros da história, não se resignam com a escuridão, que tudo envolve, e alimentam o pavio da esperança com o azeite da oração e do amor. Porque, quando se estendem as mãos para o céu em oração e quando se estende a mão para o irmão sem buscar o próprio interesse, arde e resplandece o fogo do Espírito, Espírito de unidade, Espírito de paz.

Rezamos unidos, para implorar do Senhor do Céu aquela paz que os poderosos da terra ainda não conseguiram encontrar. Do curso do Nilo ao Vale do Jordão e mais além, passando pelo rio Orontes até ao Tigre e ao Eufrates, ressoe o grito do Salmo: «Para ti, haja paz!» (122, 8). Para os irmãos que sofrem e para os amigos de cada povo e credo, repetimos: Para ti, haja paz! Com o Salmista, imploramo-lo de modo particular para Jerusalém, cidade santa amada por Deus e ferida pelos homens, sobre a qual ainda chora o Senhor: Para ti, haja paz!

Haja paz: é o grito de tantos Abeis, de hoje, que sobe ao trono de Deus. Pensando neles, já não podemos, tanto no Médio Oriente como em qualquer parte do mundo, permitir-nos dizer: «Sou, porventura, guarda do meu irmão?» (Gn 4, 9). A indiferença mata, e nós queremos ser voz que contrasta o homicídio da indiferença. Queremos dar voz a quem não tem voz, a quem pode apenas engolir lágrimas, porque o Médio Oriente hoje chora, hoje sofre e emudece, enquanto outros o espezinham à procura de poder e riquezas. Para os pequenos, os simples, os feridos…, para eles que têm Deus da sua parte, nós imploramos: haja paz! O «Deus de toda a consolação» (2 Cor 1, 3), que cura os corações atribulados e faixa as feridas (cf. Sal 147, 3), escute hoje a nossa oração.

[01143-PO.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Drodzy bracia,

Przybyliśmy jako pielgrzymi do Bari, będącego szeroko otwartym oknem na Bliski Wschód, niosąc w sercu nasze Kościoły, narody i wielu ludzi przeżywających sytuacje wielkiego cierpienia. Mówimy im: „jesteśmy wam bliscy”. Drodzy bracia, serdecznie wam dziękuję za ochotne i wielkoduszne przybycie tutaj. Jestem bardzo wdzięczny wszystkim, którzy nas przyjmują w tym mieście, mieście spotkania, mieście gościnności.

W naszej wspólnej drodze wspiera nas Święta Matka Boża, czczona tutaj jako Hodegetria: jako Ta, która wskazuje drogę. Tu znajdują się relikwie św. Mikołaja, biskupa Wschodu, którego cześć przekracza morza i pokonuje granice między Kościołami. Święty cudotwórca niech wstawia się, by zostały uleczone rany, które wielu nosi w swym wnętrzu. Tutaj podziwiamy horyzont, i morze, i czujemy się pobudzeni, by przeżywać ten dzień z umysłem i sercem zwróconym ku Bliskiemu Wschodowi, będącemu rozdrożem cywilizacji i kolebką wielkich religii monoteistycznych.

Tam przybył, aby nas nawiedzić, Pan, „z wysoka Wschodzące Słońce” (Łk 1,78). Stamtąd światło wiary rozprzestrzeniło się po całym świecie. Tam wytrysnęły świeże źródła duchowości i monastycyzmu. Tam zachowywane są wyjątkowe, starożytne obrzędy i bezcenne skarby sztuki sakralnej i teologii, tam się mieści spuścizna wielkich Ojców w wierze. Ta tradycja jest skarbem, którego należy strzec ze wszystkich sił, bo na Bliskim Wschodzie są korzenie naszych dusz.

Ale nad tym pięknym regionem zebrały się, zwłaszcza w ostatnich latach, grube pokłady ciemności: wojny, przemoc i zniszczenie, okupacje i formy fundamentalizmu, przymusowe migracje i opuszczenia, wszystko przy milczeniu wielu i przy współudziale licznych. Bliski Wschód stał się ziemią ludzi opuszczających swą ojczyznę. Istnieje zagrożenie, że obecność naszych braci i sióstr w wierze zostanie przekreślona, oszpecając samo oblicze regionu, ponieważ bez chrześcijan Bliski Wschód nie byłby Bliskim Wschodem.

Ten dzień rozpoczyna się modlitwą, aby Boże światło rozproszyło ciemności świata. Już wcześniej zapaliliśmy przed św. Mikołajem „lampada uniflamma” [lampa oliwna, w której dwa płomienie łączą się w jeden], będącą symbolem jednego Kościoła. Wspólnie chcemy dziś rozpalić płomień nadziei. Lampy, które złożymy będą znakiem światła, które wciąż świeci w nocy. Chrześcijanie są bowiem światłem świata (por. Mt 5,14), nie tylko wtedy, gdy wszystko wokół jest jasne, lecz również kiedy w mrocznych momentach historii nie ulegają ciemnościom, które ogarniają wszystko, i posilają knotek nadziei oliwą modlitwy i miłości. Gdy bowiem wyciągamy ręce ku niebu w modlitwie i kiedy wyciągamy rękę do brata, nie szukając własnej korzyści, wówczas płonie i świeci ogień Ducha, Ducha jedności, Ducha pokoju.

Módlmy się razem, aby prosić Pana niebios o ten pokój, którego możnym ziemi jeszcze nie udało się znaleźć. Od Nilu do Doliny Jordanu i dalej, przez Orontes do Tygrysu i Eufratu rozbrzmiewa wołanie Psalmu: „Niech będzie w tobie pokój!” (122,8). Braciom, którzy cierpią, przyjaciołom każdego narodu i wyznania powtarzajmy: Niech będzie w tobie pokój! Wraz z psalmistą błagajmy o to szczególnie dla Jerozolimy, świętego miasta umiłowanego przez Boga i zranionego przez ludzi, nad którym Pan wciąż płacze: Niech będzie w tobie pokój!

Niech będzie pokój: to wołanie wielu dzisiejszych Ablów, wnoszone do tronu Boga. Nie możemy sobie pozwolić, aby im, na Bliskim Wschodzie, podobnie jak i w innych częściach świata, powiedzieć: „Czyż jestem stróżem brata mego?” (Rdz 4, 9). Obojętność zabija, a my chcemy być głosem, który przeciwstawia się morderstwu obojętności. Chcemy udzielić głosu tym, którzy nie mają głosu, tym, którzy mogą tylko przełknąć łzy, ponieważ Bliski Wschód dziś płacze, dziś cierpi i milczy, podczas gdy inni go znieważają, dążąc do władzy i bogactwa. Dla maluczkich, prostych, zranionych, dla tych, po których stronie staje Bóg, prosimy: Niech będzie pokój! „Bóg wszelkiej pociechy” (2 Kor 1, 3), który leczy serca złamane i opatruje rany (por. Ps 147, 3), niech wysłucha dziś naszej modlitwy.

[01143-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

أيها الإخوة الأعزاء،

لقد جئنا كحجّاج إلى مدينة باري، وهي نافذة مُشَرّعَة صوب الشرق القريب، ونحن نحمل في قلبنا كنائسنا، وشعوبنا والأشخاص العديدة التي تعيش أوضاعًا من المعاناة الكبيرة. ولهم نقول: "إننا قريبون منكم". أيها الإخوة الأعزّاء، شكرًا جزيلًا على مجيئكم إلى هنا بكلّ سخاء واستعداديّة. وأنا ممتنّ للغاية لكم جميعًا على ضيافتكم لنا في هذه المدينة، مدينة اللقاء، ومدينة الضيافة.

لتساندنا أمّ الله في مسيرتنا المشتركة، وهي تُكرّم هنا تحت اسم الـ أوديدجيتريا: أي التي تدلّ على الحياة. هنا ترقد رفات القديس نقولا، أسقف من الشرق، وتكريمه يجتاز البحار ويعبر الحدود بين الكنائس. ليتشفّع القديس العجائبي كي يشفي الجروح التي يحملها الكثيرون في داخلهم. هنا نتأمل بالأفق وبالبحر ونشعر بأننا مدفوعون لنعيش هذا اليوم وفكرنا وقلبنا متجهين نحو الشرق الأوسط، ملتقى الحضارات ومهد الديانات التوحيديّة الكبرى.

فيه جاء الربّ "الشَّارِقُ مِنَ العُلى" (لو 1، 78). ومنه انتشر نور الإيمان في العالم كلّه. فيه تفجّرت ينابيع الروحانيّة العذبة والحياة الرهبانية. وما زالت محفوظة فيه طقوس قديمة وفريدة، وغنى فنّي ولاهوتي لا يُقدّر بثمن، ولا يزال فيه تراث الآباء الكبار في الإيمان. إن هذا التقليد هو ثروة يجب المحافظة عليها بكلّ قوانا، لأن جذور أنفسنا بالذات هي في الشرق الأوسط.

ولكن قد تركّزت فوق هذه المنطقة الرائعة، ولا سيّما في السنين الأخيرة، غيمة ظلام كثيفة: حرب، وعنف، وخراب، واحتلالات وأشكال من الأصوليّة، والهجرة القسريّة والهَجر، وكلّ هذا أمام صمت الكثيرين وتواطؤ العديدين. وقد أصبح الشرق الأوسط أرض أشخاص تترك أرضها. وهناك خطر إلغاء وجود إخوتنا وأخواتنا بالإيمان، فيتشوّه وجه المنطقة بالذات، لأن الشرق الأوسط دون المسيحيّين لا يكون الشرق الأوسط.

يبدأ نهارنا هذا بالصلاة، كيما يَرفع النورُ الإلهي ظلمةَ العالم. لقد أضأنا، أمام القديس نقولا، "المصباح ذات الشعلة الوحيدة"، رمز الكنيسة الواحدة. ونريد اليوم معًا أن نضيء شعلة رجاء. ولتكن المصابيح التي سوف نضعها علامةً لنورٍ ما زال يشعّ في الليل. إن المسيحيّين في الواقع، هم نورُ العالم (را. متى 5، 14)، ليس عندما يكون كلّ شيء من حولهم منيرًا، إنما أيضًا حين لا يستسلمون، في الأوقات المعتمة من التاريخ، إلى الظلمة التي تغمر كلّ شيء، ويبلّلون فتيلة الرجاء بزيت الصلاة والمحبّة. لأنه، عندما تُرفع الأيدي إلى السماء في الصلاة، وعندما تُمدّ اليد إلى الأخ، دون البحث عن المصالح الشخصيّة، يتأجّج نار الروح القدس ويُشرق روح الوحدة وروح السلام.

لنصلّ متّحدين، كي نلتمس من ربّ السماء ذاك السلام الذي لم يستطع أقوياء الأرض أن يجدوه. فمِن مَجرى النيل إلى وادي الأردنّ وما بعده، ومرورًا بنهر العاصي وحتى الدجلة والفرات، تعلو صرخة المزمور: "لأَدْعُوَنَّ لَكِ بِالسَّلام" (122، 8). من أجل الإخوة الذين يتألّمون ومن أجل الأصدقاء من جميع الشعوب والمذاهب، لنردّد: لأَدْعُوَنَّ لَكِ بِالسَّلام! ولنتوسّل مع صاحب المزمور وبشكل خاص من أجل أورشليم، المدينة المقدّسة المحبّبة لدى الله والمجروحة من البشر، والتي ما زال الربّ يبكي عليها: لأَدْعُوَنَّ لَكِ بِالسَّلام!

ليحلّ السلام: هي صرخة الكثير من "هابيل" اليوم، التي تصعد أمام عرش الله. ومن أجلهم، لا يمكننا أن نسمح لأنفسنا بعد، في الشرق الأوسط كما في أيّ مكان من العالم، أن نقول: "أَحارِسٌ لأَخي أَنا؟" (تك 4، 9). اللامبالاة تقتل، ونحن نريد أن نكون أصواتًا تعارض جرائم اللامبالاة. نربد أن نكون صوتَ مَن لا صوتَ له، ومّن يستطيع فقط أن يخفي دموعه، لأن الشرق الأوسط اليوم يبكي، يتألّم اليوم ويصمت، فيما آخرين يدوسونه بحثًا عن السلطة والغنى. من أجل الصغار، والبسطاء، والمجروحين، من أجلهم، هم الذين يقف الله إلى جانبهم، نحن نبتهل: ليحلّ السلام! استجب لنا اليوم يا "إِله كُلِّ عَزاء" (2 قور 1، 3)، يا من تَثني مُنكَسرِي القُلوب وتُضَمَد الجِراحَ (را. مز 147، 3).

 

[01143-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0523-XX.02]