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Santa Messa nella Solennità di Pentecoste, 20.05.2018


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Alle ore 10 di questa mattina, Domenica di Pentecoste, il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa nella Basilica Vaticana. Hanno concelebrano Cardinali, Vescovi e Sacerdoti.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la lettura del Vangelo, il Papa ha pronunciato l’omelia che riportiamo di seguito:

Omelia del Santo Padre

Nella prima Lettura della liturgia di oggi, la venuta dello Spirito Santo a Pentecoste è paragonata a «un vento che si abbatte impetuoso» (At 2,2). Che cosa ci dice questa immagine? Il vento impetuoso fa pensare a una forza grande, ma non fine a sé stessa: è una forza che cambia la realtà. Il vento infatti porta cambiamento: correnti calde quando fa freddo, fresche quando fa caldo, pioggia quand’è secco... così fa. Anche lo Spirito Santo, a ben altro livello, fa così: Egli è la forza divina che cambia, che cambia il mondo. La Sequenza ce l’ha ricordato: lo Spirito è «nella fatica, riposo; nel pianto, conforto»; e così lo supplichiamo: «Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina». Egli entra nelle situazioni e le trasforma; cambia i cuori e cambia le vicende.

Cambia i cuori. Gesù aveva detto ai suoi Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo […] e di me sarete testimoni» (At 1,8). E avvenne proprio così: quei discepoli, prima paurosi, rintanati a porte chiuse anche dopo la risurrezione del Maestro, vengono trasformati dallo Spirito e, come annuncia Gesù nel Vangelo odierno, “gli danno testimonianza” (cfr Gv 15,27). Da titubanti diventano coraggiosi e, partendo da Gerusalemme, si spingono ai confini del mondo. Timorosi quando Gesù era tra loro, sono audaci senza di Lui, perché lo Spirito ha cambiato i loro cuori.

Lo Spirito sblocca gli animi sigillati dalla paura. Vince le resistenze. A chi si accontenta di mezze misure prospetta slanci di dono. Dilata i cuori ristretti. Spinge al servizio chi si adagia nella comodità. Fa camminare chi si sente arrivato. Fa sognare chi è affetto da tiepidezza. Ecco il cambiamento del cuore. Tanti promettono stagioni di cambiamento, nuovi inizi, rinnovamenti portentosi, ma l’esperienza insegna che nessun tentativo terreno di cambiare le cose soddisfa pienamente il cuore dell’uomo. Il cambiamento dello Spirito è diverso: non rivoluziona la vita attorno a noi, ma cambia il nostro cuore; non ci libera di colpo dai problemi, ma ci libera dentro per affrontarli; non ci dà tutto subito, ma ci fa camminare fiduciosi, senza farci mai stancare della vita. Lo Spirito mantiene giovane il cuore quella rinnovata giovinezza. La giovinezza, nonostante tutti i tentativi di prolungarla, prima o poi passa; è lo Spirito, invece, che previene l’unico invecchiamento malsano, quello interiore. Come fa? Rinnovando il cuore, trasformandolo da peccatore in perdonato. Questo è il grande cambiamento: da colpevoli ci rende giusti e così tutto cambia, perché da schiavi del peccato diventiamo liberi, da servi figli, da scartati preziosi, da delusi speranzosi. Così lo Spirito Santo fa rinascere la gioia, così fa fiorire nel cuore la pace.

Oggi, dunque, impariamo che cosa fare quando abbiamo bisogno di un cambiamento vero. Chi di noi non ne ha bisogno? Soprattutto quando siamo a terra, quando fatichiamo sotto il peso della vita, quando le nostre debolezze ci opprimono, quando andare avanti è difficile e amare sembra impossibile. Allora ci servirebbe un “ricostituente” forte: è Lui, la forza di Dio. È Lui che, come professiamo nel “Credo”, «dà la vita». Quanto ci farebbe bene assumere ogni giorno questo ricostituente di vita! Dire, al risveglio: “Vieni, Spirito Santo, vieni nel mio cuore, vieni nella mia giornata”.

Lo Spirito, dopo i cuori, cambia le vicende. Come il vento soffia ovunque, così Egli raggiunge anche le situazioni più impensate. Negli Atti degli Apostoli – che è un libro tutto da scoprire, dove lo Spirito è protagonista – assistiamo a un dinamismo continuo, ricco di sorprese. Quando i discepoli non se l’aspettano, lo Spirito li invia ai pagani. Apre vie nuove, come nell’episodio del diacono Filippo. Lo Spirito lo sospinge su una strada deserta, da Gerusalemme a Gaza – come suona doloroso, oggi, questo nome! Lo Spirito cambi i cuori e le vicende e porti pace nella Terra santa –. Su quella strada Filippo predica al funzionario etiope e lo battezza; poi lo Spirito lo porta ad Azoto, poi a Cesarea: sempre in nuove situazioni, perché diffonda la novità di Dio. C’è poi Paolo, che «costretto dallo Spirito» (At 20,22) viaggia fino agli estremi confini, portando il Vangelo a popolazioni che non aveva mai visto. Quando c’è lo Spirito succede sempre qualcosa, quando Egli soffia non c’è mai bonaccia, mai.

Quando la vita delle nostre comunità attraversa periodi di “fiacca”, dove si preferisce la quiete domestica alla novità di Dio, è un brutto segno. Vuol dire che si cerca riparo dal vento dello Spirito. Quando si vive per l’autoconservazione e non si va ai lontani, non è un bel segno. Lo Spirito soffia, ma noi ammainiamo le vele. Eppure tante volte l’abbiamo visto operare meraviglie. Spesso, proprio nei periodi più bui, lo Spirito ha suscitato la santità più luminosa! Perché Egli è l’anima della Chiesa, sempre la rianima di speranza, la colma di gioia, la feconda di novità, le dona germogli di vita. Come quando, in una famiglia, nasce un bambino: scombina gli orari, fa perdere il sonno, ma porta una gioia che rinnova la vita, spingendola in avanti, dilatandola nell’amore. Ecco, lo Spirito porta un “sapore di infanzia” nella Chiesa. Opera continue rinascite. Ravviva l’amore degli inizi. Lo Spirito ricorda alla Chiesa che, nonostante i suoi secoli di storia, è sempre una ventenne, la giovane Sposa di cui il Signore è perdutamente innamorato. Non stanchiamoci allora di invitare lo Spirito nei nostri ambienti, di invocarlo prima delle nostre attività: “Vieni, Spirito Santo!”.

Egli porterà la sua forza di cambiamento, una forza unica che è, per così dire, al tempo stesso centripeta e centrifuga. È centripeta, cioè spinge verso il centro, perché agisce nell’intimo del cuore. Porta unità nella frammentarietà, pace nelle afflizioni, fortezza nelle tentazioni. Lo ricorda Paolo nella seconda Lettura, scrivendo che il frutto dello Spirito è gioia, pace, fedeltà, dominio di sé (cfr Gal 5,22). Lo Spirito dona l’intimità con Dio, la forza interiore per andare avanti. Ma nello stesso tempo Egli è forza centrifuga, spinge cioè verso l’esterno. Colui che porta al centro è lo stesso che manda in periferia, verso ogni periferia umana; Colui che ci rivela Dio ci spinge verso i fratelli. Invia, rende testimoni e per questo infonde – scrive ancora Paolo – amore, benevolenza, bontà, mitezza. Solo nello Spirito Consolatore diciamo parole di vita e incoraggiamo veramente gli altri. Chi vive secondo lo Spirito sta in questa tensione spirituale: si trova proteso insieme verso Dio e verso il mondo.

Chiediamogli di essere così. Spirito Santo, vento impetuoso di Dio, soffia su di noi. Soffia nei nostri cuori e facci respirare la tenerezza del Padre. Soffia sulla Chiesa e spingila fino agli estremi confini perché, portata da te, non porti nient’altro che te. Soffia sul mondo il tepore delicato della pace e il fresco ristoro della speranza. Vieni, Spirito Santo, cambiaci dentro e rinnova la faccia della terra. Amen.

[00801-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Dans la première Lecture de la liturgie d’aujourd’hui, la venue de l’Esprit Saint à la Pentecôte est comparée à «un violent coup de vent» (Ac 2, 2). Que nous dit cette image? Le coup de vent violent fait penser à une grande force, mais qui n’est pas une fin en soi: c’est une force qui change la réalité. Le vent, en effet, apporte du changement: des courants chauds quand il fait froid, des courants frais quand il fait chaud, la pluie quand il fait sec…Ainsi fait-il. L’Esprit Saint aussi, à un tout autre niveau, fait de même: il est la force divine qui change, qui change le monde. La Séquence nous l’a rappelé: l’Esprit est «dans le labeur, le repos, dans les pleurs, le réconfort»; et nous le supplions ainsi: «Lave ce qui est souillé, baigne ce qui est aride, guéris ce qui est blessé». Il entre dans les situations et les transforme; il change les cœurs et il change les événements.

Il change les cœurs. Jésus avait dit à ses Apôtres: «Vous allez recevoir une force quand le Saint Esprit viendra sur vous; vous serez alors mes témoins» (Ac 1, 8). Et il en fut exactement ainsi: ces disciples, auparavant craintifs, confinés dans une chambre fermée même après la résurrection du Maître, sont transformés par l’Esprit et, comme Jésus l’annonce dans l’Évangile de ce jour, lui rendent témoignage (cf. Jn 15, 27). Titubants, ils sont devenus courageux et, en partant de Jérusalem, ils vont aux confins du monde. Craintifs quand Jésus était parmi eux, ils sont devenus audacieux sans lui, car l’Esprit a changé leurs cœurs.

L’Esprit libère les esprits paralysés par la peur. Il vainc les résistances. À celui qui se contente de demi-mesures, il donne des élans de don. Il dilate les cœurs étriqués. Il pousse au service celui qui se vautre dans le confort. Il fait marcher celui qui croit être arrivé. Il fait rêver celui qui est gagné par la tiédeur. Voilà le changement du cœur. Beaucoup promettent des saisons de changement, de nouveaux départs, de prodigieux renouvellements, mais l’expérience enseigne qu’aucune tentative terrestre de changer les choses ne satisfait pleinement le cœur de l’homme. Le changement de l’Esprit est différent: il ne révolutionne pas la vie autour de nous, mais il change notre cœur; il ne nous libère pas d’un seul coup des problèmes, mais il nous libère intérieurement pour les affronter; il ne nous donne pas tout immédiatement, mais il nous fait marcher avec confiance, sans jamais nous lasser de la vie. L’Esprit garde le cœur jeune –c’est lui qui en renouvelle la jeunesse. La jeunesse, malgré tous les efforts pour la prolonger, passe tôt ou tard; c’est l’Esprit qui, au contraire, prémunit contre l’unique vieillissement malsain, le vieillissement intérieur. Comment procède-t-il? En renouvelant le cœur, en le transformant de pécheur en pardonné. Voilà le grand changement: de coupables, il nous fait devenir des justes et ainsi tout change, car esclaves du péché nous devenons libres, serviteurs nous devenons des fils, marginalisés nous devenons des personnes importantes, déçus nous devenons des personnes remplies d’espérance. Ainsi, l’Esprit Saint fait renaître la joie, il fait ainsi fleurir la paix dans le cœur.

Aujourd’hui donc, nous apprenons ce qu’il faut faire quand nous avons besoin d’un vrai changement. Qui d’entre nous n’en a pas besoin? Surtout quand nous sommes à terre, quand nous peinons sous le poids de la vie, quand nos faiblesses nous oppriment, quand aller de l’avant est difficile et aimer semble impossible. Alors, il nous faudrait un ‘‘fortifiant’’ efficace: c’est lui, la force de Dieu. C’est lui qui, comme nous le professons dans le ‘‘Credo’’, «donne la vie». Comme il nous ferait du bien de prendre chaque jour ce fortifiant de vie! Dire, au réveil: «Viens, Esprit Saint, viens dans mon cœur, viens dans ma journée».

L’Esprit, après les cœurs, change les événements. Comme le vent souffle partout, de même il atteint également les situations les plus impensables. Dans les Actes des Apôtres – qui est un livre tout à découvrir, où l’Esprit est protagoniste – nous voyons un dynamisme continuel, riche de surprises. Quand les disciples ne s’y attendent pas, l’Esprit les envoie vers les païens. Il ouvre des chemins nouveaux, comme dans l’épisode du diacre Philippe. L’Esprit le pousse sur une route déserte, conduisant de Jérusalem à Gaza – comme ce nom sonne douloureusement aujourd’hui! Que l’Esprit change les cœurs ainsi que les événements et apporte la paix en Terre sainte ! – Sur cette route, Philippe prêche au fonctionnaire éthiopien et le baptise; ensuite l’Esprit le conduit à Ashdod, puis à Césarée: toujours dans de nouvelles situations, pour qu’il diffuse la nouveauté de Dieu. Il y a, en outre, Paul, qui «contraintpar l’Esprit » (Ac 20, 22) voyage jusqu’aux confins lointains, en portant l’Évangile à des populations qu’il n’avait jamais vues. Quand il y a l’Esprit, il se passe toujours quelque chose, quand il souffle il n’y a pas d’accalmie, jamais!

Quand la vie de nos communautés traverse des périodes ‘‘d’essoufflement’’, où on préfère la quiétude de la maison à la nouveauté de Dieu, c’est un mauvais signe. Cela veut dire qu’on cherche un refuge contre le vent de l’Esprit. Quand on vit pour l’autoconservation et qu’on ne va pas vers ceux qui sont loin, ce n’est pas bon signe. L’Esprit souffle, mais nous baissons pavillon. Pourtant tant de fois nous l’avons vu faire des merveilles. Souvent, précisément dans les moments les plus obscurs, l’Esprit a suscité la sainteté la plus lumineuse! Parce qu’il est l’âme de l’Eglise, il la ranime toujours par l’espérance, la comble de joie, la féconde de nouveautés, lui donne des germes de vie. C’est comme quand, dans une famille, naît un enfant: il bouleverse les horaires, fait perdre le sommeil, mais il apporte une joie qui renouvelle la vie, en la faisant progresser, en la dilatant dans l’amour. Voilà, l’Esprit apporte une ‘‘saveur d’enfance’’ dans l’Eglise! Il réalise des renaissances continuelles. Il ravive l’amour des débuts. L’Esprit rappelle à l’Église que, malgré ses siècles d’histoire, elle a toujours vingt ans, la jeune Épouse dont le Seigneur est éperdument amoureux. Ne nous lassons pas alors d’inviter l’Esprit dans nos milieux, de l’invoquer avant nos activités: «Viens, Esprit Saint! ».

Il apportera sa force de changement, une force unique qui est, pour ainsi dire, en même temps centripète et centrifuge. Elle est centripète, c’est-à-dire qu’elle pousse vers le centre, car elle agit dans l’intime du cœur. Elle apporte l’unité dans ce qui est fragmentaire, la paix dans les afflictions, le courage dans les tentations. Paul le rappelle dans la Deuxième Lecture, en écrivant que le fruit de l’Esprit est joie, paix, fidélité, maîtrise de soi (cf. Ga 5, 22). L’Esprit donne l’intimité avec Dieu, la force intérieure pour aller de l’avant. Mais en même temps, il est une force centrifuge, c’est-à-dire qu’il pousse vers l’extérieur. Celui qui conduit vers le centre est le même qui envoie vers la périphérie, vers toute périphérie humaine; celui qui nous révèle Dieu nous pousse vers nos frères. Il envoie, il fait de nous des témoins et pour cela il répand – écrit encore Paul - amour, bienveillance, bonté, douceur. Seulement dans l’Esprit Consolateur, nous disons des paroles de vie et encourageons vraiment les autres. Celui qui vit selon l’Esprit est dans cette tension spirituelle: il est tendu à la fois vers Dieu et vers le monde.

Demandons-lui d’être ainsi. Esprit Saint, vent impétueux de Dieu, souffle sur nous. Souffle dans nos cœurs et fais-nous respirer la tendresse du Père. Souffle sur l’Église et pousse-la vers les confins lointains afin que, guidée par toi, elle n’apporte rien d’autre que toi. Souffle sur le monde la tiédeur délicate de la paix et la fraicheur rénovatrice de l’espérance. Viens, Esprit Saint, change-nous intérieurement et renouvelle la face de la terre! Amen.

[00801-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

In the first reading of today’s Liturgy, the coming of the Holy Spirit at Pentecost is compared to “the rush of a violent wind” (Acts 2:2). What does this image tell us? It makes us think of a powerful force that is not an end in itself, but effects change. Wind in fact brings change: warmth when it is cold, cool when it is hot, rain when the land is parched… this is way it brings change. The Holy Spirit, on a very different level, does the same. He is the divine force that changes the world. The Sequence reminded us of this: the Spirit is “in toil, comfort sweet; solace in the midst of woe”. And so we beseech him: “Heal our wounds, our strength renew; on our dryness pour your dew; wash the stains of guilt away”. The Spirit enters into situations and transforms them. He changes hearts and he changes situations.

The Holy Spirit changes hearts. Jesus had told his disciples: “You will receive power when the Holy Spirit has come upon you; and you will be my witnesses” (Acts 1:8). That is exactly what happened. Those disciples, at first fearful, huddled behind closed doors even after the Master’s resurrection, are transformed by the Spirit and, as Jesus says in today’s Gospel, “they bear witness to him” (cf. Jn 15:27). No longer hesitant, they are courageous and starting from Jerusalem, they go forth to the ends of the earth. Timid while Jesus was still among them, they are bold when he is gone, because the Spirit changed their hearts.

The Spirit frees hearts chained by fear. He overcomes all resistance. To those content with half measures he inspires whole-hearted generosity. He opens hearts that are closed. He impels the comfortable to go out and serve. He drives the self-satisfied to set out in new directions. He makes the lukewarm thrill to new dreams. That is what it means to change hearts. Plenty of people promise change, new beginnings, prodigious renewals, but experience teaches us that no earthly attempt to change reality can ever completely satisfy the human heart. Yet the change that the Spirit brings is different. It does not revolutionize life around us, but changes our hearts. It does not free us from the weight of our problems, but liberates us within so that we can face them. It does not give us everything at once, but makes us press on confidently, never growing weary of life. The Spirit keeps our hearts young – a renewed youth. Youth, for all our attempts to prolong it, sooner or later fades away; the Spirit, instead, prevents the only kind of aging that is unhealthy: namely, growing old within. How does he do this? By renewing our hearts, by pardoning sinners. Here is the great change: from guilty he makes us righteous and thus changes everything. From slaves of sin we become free, from servants we become beloved children, from worthless worthy, from disillusioned filled with hope. By the working of the Holy Spirit, joy is reborn and peace blossoms in our hearts.

Today, then, let us learn what to do when we are in need of real change. And who among us does not need a change? Particularly when we are downcast, wearied by life’s burdens, oppressed by our own weakness, at those times when it is hard to keep going and loving seems impossible. In those moments, we need a powerful “jolt”: the Holy Spirit, the power of God. In the Creed we profess that he is the “giver of life”. How good it would be for us each day to feel this jolt of life! To say when we wake up each morning: “Come, Holy Spirit, come into my heart, come into my day”.

The Spirit does not only change hearts; he changes situations. Like the wind that blows everywhere, he penetrates to the most unimaginable situations. In the Acts of the Apostles – a book we need to pick up and read, whose main character is the Holy Spirit – we are caught up in an amazing series of events. When the disciples least expect it, the Holy Spirit sends them out to the pagans. He opens up new paths, as in the episode of the deacon Philip. The Spirit drives Philip to a desert road from Jerusalem to Gaza… (How heartrending that name sounds to us today! May the Spirit change hearts and situations and bring peace to the Holy Land!) Along the way, Philip preaches to an Ethiopian court official and baptizes him. Then the Spirit brings him to Azotus, and then on to Caesarea, in constantly new situations, to spread the newness of God. Then too, there is Paul, “compelled by the Spirit” (Acts 20:22), who travels far and wide, bringing the Gospel to peoples he had never seen. Where the Spirit is, something is always happening; where he blows, things are never calm.

When, in the life of our communities, we experience a certain “listlessness”, when we prefer peace and quiet to the newness of God, it is a bad sign. It means that we are trying to find shelter from the wind of the Spirit. When we live for self-preservation and keep close to home, it is not a good sign. The Spirit blows, but we lower our sails. And yet, how often have we seen him work wonders! Frequently, even in the bleakest of times, the Spirit has raised up the most outstanding holiness! Because he is the soul of the Church, who constantly enlivens her with renewed hope, fills her with joy, makes her fruitful, and causes new life to blossom. In a family, when a new baby is born, it upsets our schedules, it makes us lose sleep, but it also brings us a joy that renews our lives, driving us on, expanding us in love. So it is with the Spirit: he brings a “taste of childhood” to the Church. Time and time again he gives new birth. He revives our first love. The Spirit reminds the Church that, for all her centuries of history, she is always the youthful bride with whom the Lord is madly in love. Let us never tire of welcoming the Spirit into our lives, of invoking him before everything we do: “Come, Holy Spirit!”

He will bring his power of change, a unique power that is, so to say, both centripetal and centrifugal. It is centripetal, that is, it seeks the centre, because it works deep within our hearts. It brings unity amid division, peace amid affliction, strength amid temptations. Paul reminds us of this in the second reading, when he writes that the fruits of the Spirit are joy, peace, faithfulness and self-control (cf. Gal 5:22). The Spirit grants intimacy with God, the inner strength to keep going. Yet, at the same time, he is a centrifugal force, that is, one pushing outward. The one who centres us is also the one who drives us to the peripheries, to every human periphery. The one who reveals God also opens our hearts to our brothers and sisters. He sends us, he makes us witnesses, and so he pours out on us – again in the words of Paul – love, kindness, generosity and gentleness. Only in the Consoler Spirit do we speak words of life and truly encourage others. Those who live by the Spirit live in this constant spiritual tension: they find themselves pulled both towards God and towards the world.

Let us ask him to make us live in exactly that way. Holy Spirit, violent wind of God, blow upon us, blow into our hearts and make us breathe forth the tenderness of the Father! Blow upon the Church and impel her to the ends of the earth, so that, brought by you, she may bring nothing other than you. Blow upon our world the soothing warmth of peace and the refreshing cool of hope. Come Holy Spirit, change us within and renew the face of the earth. Amen.

[00801-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

In der ersten Lesung der heutigen Liturgie wird das Kommen des Heiligen Geistes an Pfingsten mit einem heftigen Sturm (vgl. Apg 2,2) verglichen. Was sagt uns dieses Bild? Der heftige Sturm lässt uns an eine große Kraft denken, die aber nicht um ihrer selbst willen da ist: Es ist eine Kraft, die die Wirklichkeit verändert. Der Wind bringt tatsächlich Veränderung: warme Strömungen bei Kälte, kühle Strömungen bei Hitze, Regen bei Trockenheit... So wirkt er. Auch der Heilige Geist bewirkt solches, wenn auch auf einer anderen Ebene: Er ist die göttliche Kraft, die die Welt verwandelt. Die Sequenz hat uns daran erinnert. Der Geist ist die Ruhe in der Unrast; der Trost in Leid und Tod; und so bitten wir ihn: »Was befleckt ist, wasche rein, Dürrem gieße Leben ein, heile du, wo Krankheit quält«. Er begibt sich in Situationen hinein und verwandelt sie; er verwandelt die Herzen und verändert das Zeitgeschehen.

Er verwandelt die Herzen. Jesus hatte zu seinen Aposteln gesagt: Ihr »werdet die Kraft des Heiligen Geistes empfangen […] und ihr werdet meine Zeugen sein« (Apg 1,8). Und genau so ist es geschehen: Die Jünger, die anfangs ängstlich waren und sich auch nach der Auferstehung des Meisters hinter verschlossenen Türen versteckt hielten, werden vom Geist verwandelt und, wie Jesus im heutigen Evangelium verkündet, »legen für ihn Zeugnis ab« (vgl. Joh 15,27). Aus zaudernden werden mutige Jünger, und von Jerusalem aus machen sie sich auf bis zu den Enden der Erde. Als Jesus unter ihnen war, waren sie furchtsam, ohne ihn nun sind sie mutig, denn der Geist hat ihre Herzen verwandelt.

Der Geist befreit die von der Angst versiegelten Seelen. Er überwindet Widerstände. Diejenigen, die sich mit dem Mittelmäßigen begnügen, konfrontiert er mit einem Überschwang an Gaben. Er weitet die engen Herzen. Er drängt diejenigen zum Dienst, die es sich bequem gemacht haben. Er bringt die zum Gehen, die meinen, sie seien am Ziel angekommen. Er lässt diejenigen träumen, die von Lauheit befallen sind. Darin also besteht die Verwandlung der Herzen. Viele versprechen Zeiten der Veränderung, Neuanfänge, grandiose Neuerungen, aber die Erfahrung zeigt, dass kein irdischer Versuch, die Dinge zu verändern, das menschliche Herz vollständig befriedigt. Die Verwandlung durch den Geist ist anders: Er revolutioniert nicht das Leben um uns herum, sondern verändert unser Herz; er befreit uns nicht mit einem Schlag von unseren Problemen, sondern er macht uns im Innern frei, damit wir sie in Angriff nehmen; er gibt uns nicht alles auf einmal, aber er lässt uns zuversichtlich weitergehen, ohne jemals des Lebens müde zu werden. Der Geist hält das Herz jung – jene neue Jugend. Früher oder später vergeht die Jugendzeit trotz aller Versuche, sie zu verlängern; der Geist hingegen ist es, der das einzig ungesunde Altern, nämlich das innere, verhindert. Wie macht er das? Indem er das Herz erneuert und dem sündigen Herzen Vergebung zuteilwerden lässt. Das ist die große Veränderung: Uns Schuldige macht er zu Gerechten, und so ändert sich alles, denn aus Sklaven der Sünde werden wir zu freien Menschen, aus Knechten zu Söhnen, aus Verworfenen zu geschätzten Freunden, aus Enttäuschten zu Hoffenden. Auf diese Weise lässt der Heilige Geist die Freude neu erstehen und im Herzen den Frieden erblühen.

Wir lernen also heute, was zu tun ist, wenn wir echter Veränderungen bedürfen. Wer von uns braucht sie nicht? Vor allem, wenn wir am Boden sind, wenn wir unter der Last des Lebens stöhnen, wenn unsere Schwächen uns bedrücken, wenn es schwierig ist vorwärts zu gehen und wenn es unmöglich erscheint zu lieben. Dann brauchen wir einen kräftiges „Stärkungsmittel“: Und das ist Er, das ist die Kraft Gottes. Der Geist ist es, der „Leben gibt“, wie wir im „Credo“ bekennen. Wie gut täte es uns, jeden Tag dieses Stärkungsmittel des Lebens zu uns zu nehmen und etwa beim Aufwachen zu sagen: „Komm, Heiliger Geist, komm in mein Herz, komm in meinen Tag“.

Außer den Herzen verändert der Geist das Zeitgeschehen. Wie der Wind überall weht, so bahnt auch er sich seinen Weg in die unwahrscheinlichsten Situationen hinein. In der Apostelgeschichte – einem Buch, das es wirklich zu entdecken gilt und in dem der Geist die Hauptrolle spielt – erleben wir eine kontinuierliche Dynamik voller Überraschungen. Als die Jünger es nicht erwarten, sendet der Geist sie zu den Heiden. Er eröffnet neue Wege, wie in der Begebenheit mit dem Diakon Philippus. Der Geist führt ihn auf eine verlassene Straße zwischen Jerusalem und Gaza – Was für einen traurigen Klang dieser Name heute hat! Der Geist verändere die Herzen und die Verhältnisse und bringe Frieden ins Heilige Land –. Auf diesem Weg predigt Philippus dem äthiopischen Beamten und tauft ihn; dann führt ihn der Geist nach Aschdot und nach Cäsarea: immer in neue Situationen, damit er Gottes Botschaft verbreite. Dann ist da auch Paulus, der »gebunden durch den Geist« (Apg 20,22), bis an die Enden der Erde reist und Völkern das Evangelium bringt, die er noch nie zuvor gesehen hatte. Wenn der Geist da ist, geschieht immer etwas; wenn er weht, gibt es keine Flaute.

Wenn das Leben unserer Gemeinschaften durch Zeiten der „Mattheit“ geht, in denen die häusliche Idylle der Neuheit Gottes vorgezogen wird, ist das ein schlechtes Zeichen. Es bedeutet nämlich, dass man Schutz vor dem Wind des Geistes sucht. Wenn man für die Selbsterhaltung lebt und darüber nicht hinauskommt, ist das kein schönes Zeichen. Der Geist weht, aber wir holen die Segel ein. Und doch haben wir viele Male gesehen, wie er Wunderbares bewirkt. Oft, gerade in den dunkelsten Zeiten, hat der Geist die strahlendste Heiligkeit hervorgebracht! Denn er ist die Seele der Kirche, er beseelt sie immer neu mit Hoffnung, erfüllt sie mit Freude, befruchtet sie mit Neuem, schenkt ihr Knospen neuen Lebens. Es ist, wie wenn in einer Familie ein Kind geboren wird: Es bringt den Zeitplan durcheinander, lässt einen nicht schlafen, schenkt dafür aber eine Freude, die das Leben erneuert, die ihm Antrieb verleiht und es in der Liebe weit macht. Ja, der Geist bringt ein „Aroma“ von Kindheit in die Kirche. Er bewirkt ein beständiges Wiederaufleben. Er frischt die Liebe des Anfangs wieder auf. Der Geist erinnert die Kirche daran, dass sie trotz ihrer jahrhundertealten Geschichte immer eine zwanzigjährige ist, die junge Braut, in die der Herr hoffnungslos verliebt ist. So lasst uns nicht müde werden, den Geist in unser Lebensumfeld einzuladen, und ihn vor jeder Tätigkeit unsererseits anzurufen: „Komm, Heiliger Geist!“.

Er wird seine Kraft der Veränderung mit sich bringen, eine einzigartige Kraft, die sozusagen gleichzeitig zentripetal als auch zentrifugal ist. Sie ist zentripetal, d.h. sie ist auf das Zentrum hin ausgerichtet, weil sie im Inneren des Herzens wirkt. Sie führt zu Einheit in der Zersplitterung, zu Frieden in der Not, zu Standhaftigkeit in der Versuchung. Paulus erinnert in der Zweiten Lesung daran, wenn er schreibt, dass die Frucht des Geistes Freude, Friede, Treue und Selbstbeherrschung ist (vgl. Gal 5,22). Der Geist schenkt Intimität mit Gott, die innere Kraft um weiterzukommen. Aber gleichzeitig ist er eine Zentrifugalkraft, die nach außen wirkt. Derjenige, der zum Zentrum führt, ist derselbe, der an die Peripherie sendet, an jede menschliche Peripherie. Er, der uns Gott offenbart, drängt uns zu unseren Brüdern und Schwestern. Er sendet uns, er macht uns zu Zeugen und dazu gießt er uns – wie Paulus schreibt – Liebe, Wohlwollen, Güte und Sanftmut ein. Nur im Geist, der unser Beistand ist, sagen wir Worte des Lebens und ermutigen wir andere wirklich. Wer nach dem Geist lebt, steht in dieser geistlichen Spannung: er steht gleichzeitig in Beziehung zu Gott und zur Welt.

Bitten wir ihn darum, so sein zu dürfen. Heiliger Geist, Gottes heftiger Sturm, erfasse uns. Wehe in unseren Herzen und lass uns die Zärtlichkeit des Vaters atmen. Erfasse die Kirche und treibe sie bis zu den Enden der Erde, damit sie von dir getragen, nichts Anderes bringe als dich. Hauche der Welt die sanfte Frühlingswärme des Friedens und die frische Erquickung der Hoffnung ein. Komm, Heiliger Geist, verwandle unser Inneres und erneuere das Antlitz der Erde. Amen.

[00801-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

En la primera lectura de la liturgia de hoy, la venida del Espíritu Santo en Pentecostés se compara a «un viento que soplaba fuertemente» (Hch 2,2). ¿Qué significa esta imagen? El viento impetuoso nos hace pensar en una gran fuerza, pero que acaba en sí misma: es una fuerza que cambia la realidad. El viento trae cambios: corrientes cálidas cuando hace frío, frescas cuando hace calor, lluvia cuando hay sequía... así actúa. También el Espíritu Santo, aunque a nivel totalmente distinto, actúa así: Él es la fuerza divina que cambia, que cambia el mundo. La Secuencia nos lo ha recordado: el Espíritu es «descanso de nuestro esfuerzo, gozo que enjuga las lágrimas»; y lo pedimos de esta manera: «Riega la tierra en sequía, sana el corazón enfermo, lava las manchas». Él entra en las situaciones y las transforma, cambia los corazones y cambia los acontecimientos.

Cambia los corazones. Jesús dijo a sus Apóstoles: «Recibiréis la fuerza del Espíritu Santo […] y seréis mis testigos» (Hch 1,8). Y aconteció precisamente así: los discípulos, que al principio estaban llenos de miedo, atrincherados con las puertas cerradas también después de la resurrección del Maestro, son transformados por el Espíritu y, como anuncia Jesús en el Evangelio de hoy, “dan testimonio de él” (cf. Jn 15,27). De vacilantes pasan a ser valientes y, dejando Jerusalén, van hasta los confines del mundo. Llenos de temor cuando Jesús estaba con ellos; son valientes sin él, porque el Espíritu cambió sus corazones.

El Espíritu libera los corazones cerrados por el miedo. Vence las resistencias. A quien se conforma con medias tintas, le ofrece ímpetus de entrega. Ensancha los corazones estrechos. Anima a servir a quien se apoltrona en la comodidad. Hace caminar al que se cree que ya ha llegado. Hace soñar al que cae en tibieza. He aquí el cambio del corazón. Muchos prometen períodos de cambio, nuevos comienzos, renovaciones portentosas, pero la experiencia enseña que ningún esfuerzo terreno por cambiar las cosas satisface plenamente el corazón del hombre. El cambio del Espíritu es diferente: no revoluciona la vida a nuestro alrededor, pero cambia nuestro corazón; no nos libera de repente de los problemas, pero nos hace libres por dentro para afrontarlos; no nos da todo inmediatamente, sino que nos hace caminar con confianza, haciendo que no nos cansemos jamás de la vida. El Espíritu mantiene joven el corazón esa renovada juventud. La juventud, a pesar de todos los esfuerzos para alargarla, antes o después pasa; el Espíritu, en cambio, es el que previene el único envejecimiento malsano, el interior. ¿Cómo lo hace? Renovando el corazón, transformándolo de pecador en perdonado. Este es el gran cambio: de culpables nos hace justos y, así, todo cambia, porque de esclavos del pecado pasamos a ser libres, de siervos a hijos, de descartados a valiosos, de decepcionados a esperanzados. De este modo, el Espíritu Santo hace que renazca la alegría, que florezca la paz en el corazón.

En este día, aprendemos qué hacer cuando necesitamos un cambio verdadero. ¿Quién de nosotros no lo necesita? Sobre todo cuando estamos hundidos, cuando estamos cansados por el peso de la vida, cuando nuestras debilidades nos oprimen, cuando avanzar es difícil y amar parece imposible. Entonces necesitamos un fuerte “reconstituyente”: es él, la fuerza de Dios. Es él que, como profesamos en el “Credo”, «da la vida». Qué bien nos vendrá asumir cada día este reconstituyente de vida. Decir, cuando despertamos: “Ven, Espíritu Santo, ven a mi corazón, ven a mi jornada”.

El Espíritu, después de cambiar los corazones, cambia los acontecimientos. Como el viento sopla por doquier, así él llega también a las situaciones más inimaginables. En los Hechos de los Apóstoles —que es un libro que tenemos que conocer, donde el protagonista es el Espíritu— asistimos a un dinamismo continuo, lleno de sorpresas. Cuando los discípulos no se lo esperan, el Espíritu los envía a los gentiles. Abre nuevos caminos, como en el episodio del diácono Felipe. El Espíritu lo lleva por un camino desierto, de Jerusalén a Gaza —cómo suena doloroso hoy este nombre. Que el Espíritu cambie los corazones y los acontecimientos y conceda paz a Tierra Santa—. En aquel camino Felipe predica al funcionario etíope y lo bautiza; luego el Espíritu lo lleva a Azoto, después a Cesarea: siempre en situaciones nuevas, para que difunda la novedad de Dios. Luego está Pablo, que «encadenado por el Espíritu» (Hch 20,22), viaja hasta los más lejanos confines, llevando el Evangelio a pueblos que nunca había visto. Cuando está el Espíritu siempre sucede algo, cuando él sopla jamás existe calma, jamás.

Cuando la vida de nuestras comunidades atraviesa períodos de “flojedad”, donde se prefiere la tranquilidad doméstica a la novedad de Dios, es una mala señal. Quiere decir que se busca resguardarse del viento del Espíritu. Cuando se vive para la auto-conservación y no se va a los lejanos, no es un buen signo. El Espíritu sopla, pero nosotros arriamos las velas. Sin embargo, tantas veces hemos visto obrar maravillas. A menudo, precisamente en los períodos más oscuros, el Espíritu ha suscitado la santidad más luminosa. Porque Él es el alma de la Iglesia, siempre la reanima de esperanza, la colma de alegría, la fecunda de novedad, le da brotes de vida. Como cuando, en una familia, nace un niño: trastorna los horarios, hace perder el sueño, pero lleva una alegría que renueva la vida, la impulsa hacia adelante, dilatándola en el amor. De este modo, el Espíritu trae un “sabor de infancia” a la Iglesia. Obra un continuo renacer. Reaviva el amor de los comienzos. El Espíritu recuerda a la Iglesia que, a pesar de sus siglos de historia, es siempre una veinteañera, la esposa joven de la que el Señor está apasionadamente enamorado. No nos cansemos por tanto de invitar al Espíritu a nuestros ambientes, de invocarlo antes de nuestras actividades: “Ven, Espíritu Santo”.

Él traerá su fuerza de cambio, una fuerza única que es, por así decir, al mismo tiempo centrípeta y centrífuga. Es centrípeta, es decir empuja hacia el centro, porque actúa en lo más profundo del corazón. Trae unidad en la fragmentariedad, paz en las aflicciones, fortaleza en las tentaciones. Lo recuerda Pablo en la segunda lectura, escribiendo que el fruto del Espíritu es alegría, paz, fidelidad, dominio de sí (cf. Ga 5,22). El Espíritu regala la intimidad con Dios, la fuerza interior para ir adelante. Pero al mismo tiempo él es fuerza centrífuga, es decir empuja hacia el exterior. El que lleva al centro es el mismo que manda a la periferia, hacia toda periferia humana; aquel que nos revela a Dios nos empuja hacia los hermanos. Envía, convierte en testigos y por eso infunde —escribe Pablo— amor, misericordia, bondad, mansedumbre. Solo en el Espíritu Consolador decimos palabras de vida y alentamos realmente a los demás. Quien vive según el Espíritu está en esta tensión espiritual: se encuentra orientado a la vez hacia Dios y hacia el mundo.

Pidámosle que seamos así. Espíritu Santo, viento impetuoso de Dios, sopla sobre nosotros. Sopla en nuestros corazones y haznos respirar la ternura del Padre. Sopla sobre la Iglesia y empújala hasta los confines lejanos para que, llevada por ti, no lleve nada más que a ti. Sopla sobre el mundo el calor suave de la paz y la brisa que restaura la esperanza. Ven, Espíritu Santo, cámbianos por dentro y renueva la faz de la tierra. Amén.

[00801-ES.02] [Texto original: Italiano]

 

Traduzione in língua portoghese

Na Primeira Leitura da liturgia de hoje, a vinda do Espírito Santo no Pentecostes é comparada a uma «forte rajada de vento» (At 2, 2). Que nos diz esta imagem? A rajada de vento sugere uma força grande, mas não finalizada em si mesma: é uma força que muda a realidade. De facto, o vento traz mudança: correntes quentes quando está frio, frescas quando está calor, chuva quando há secura... O vento faz assim. O mesmo, embora a nível muito diferente, faz o Espírito Santo: Ele é a força divina que muda, que muda o mundo. Assim no-lo recordou a Sequência: o Espírito é «descanso na luta, conforto no pranto»; e, por isso, Lhe suplicamos: «Lavai nossas manchas, a aridez regai, sarai os enfermos e a todos salvai». Ele penetra nas situações e transforma-as; muda os corações e muda as vicissitudes.

Muda os corações. Jesus dissera aos seus Apóstolos: «Ides receber uma força, a do Espírito Santo (…) e sereis minhas testemunhas» (At 1, 8). E assim aconteceu: aqueles discípulos que antes viviam no medo, fechados em casa, mesmo depois da ressurreição do Mestre, são transformados pelo Espírito e – como Jesus anuncia no Evangelho de hoje – «dão testemunho d’Ele» (cf. Jo 15, 27). De hesitantes, tornam-se corajosos e, partindo de Jerusalém, lançam-se até aos confins do mundo. Medrosos quando Jesus estava entre eles, agora são ousados sem Ele, porque o Espírito mudou os seus corações.

O Espírito liberta os espíritos paralisados pelo medo. Vence as resistências. A quem se contenta com meias medidas, propõe ímpetos de doação. Dilata os corações mesquinhos. Impele ao serviço quem se desleixa na comodidade. Faz caminhar quem sente ter chegado. Faz sonhar quem sofre de tibieza. Esta é a mudança do coração. Muitos prometem estações de mudança, novos começos, renovações portentosas, mas a experiência ensina que nenhuma tentativa terrena de mudar as coisas satisfaz plenamente o coração do homem. A mudança do Espírito é diferente: não revoluciona a vida ao nosso redor, mas muda o nosso coração; não nos livra dum momento para o outro dos problemas, mas liberta-nos dentro para os enfrentar; não nos dá tudo imediatamente, mas faz-nos caminhar confiantes, sem nos deixar jamais cansar da vida. O Espírito mantém jovem o coração, uma renovada juventude. A juventude, apesar de todas as tentativas para a prolongar, mais cedo ou mais tarde passa; ao contrário, é o Espírito que impede o único envelhecimento maléfico: o interior. E como faz? Renovando o coração, transformando-o de pecador em perdoado. Esta é a grande mudança: de culpados que éramos, faz-nos justos e assim tudo muda, porque, de escravos do pecado, tornamo-nos livres; de servos, filhos; de descartados, preciosos; de desanimados, esperançosos. Deste modo, o Espírito Santo faz renascer a alegria, assim faz florescer no coração a paz.

Por isso, aprendamos hoje o que devemos fazer, quando precisamos duma verdadeira mudança. E quem de nós não precisa? Sobretudo quando nos encontramos por terra, quando nos debatemos sob o peso da vida, quando as nossas fraquezas nos oprimem, quando avançar é difícil e amar parece impossível. Então servir-nos-ia um forte «reconstituinte»: é Ele, a força de Deus. É Ele – como professamos no Credo - «que dá a vida». Como nos faria bem tomar diariamente este reconstituinte de vida! Dizer, ao acordar: «Vinde, Espírito Santo, vinde ao meu coração, vinde acompanhar o meu dia!»

Depois dos corações, o Espírito muda as vicissitudes. Como o vento sopra por todo o lado, assim Ele chega às situações mesmo as mais imprevistas. Nos Atos dos Apóstolos – um livro que necessitamos absolutamente de descobrir, onde é protagonista o Espírito – assistimos a um dinamismo contínuo, rico de surpresas. Quando os discípulos menos esperam, o Espírito envia-os aos pagãos. Abre caminhos novos, como no caso do diácono Filipe. O Espírito impele-o por uma estrada deserta, de Jerusalém a Gaza (como este nome soa doloroso, hoje! Que o Espírito mude os corações e as vicissitudes e dê paz à Terra Santa!). Naquela estrada, Filipe instrui o funcionário etíope e batiza-o; em seguida o Espírito leva-o a Azoto, depois a Cesareia: sempre em novas situações, para difundir a vida nova de Deus. Temos também Paulo, que, «obedecendo ao Espírito» (At 20, 22), viaja até aos últimos confins do mundo então conhecido, levando o Evangelho a populações que nunca tinha visto. Quando está presente o Espírito, acontece sempre qualquer coisa; quando Ele sopra, nunca há bonança, nunca.

Quando a vida das nossas comunidades atravessa períodos de «lassidão», em que se prefere a comodidade doméstica à vida nova de Deus, é um mau sinal. Quer dizer que se busca abrigo do vento do Espírito. Quando se vive para a autoconservação e não se vai ao encontro dos distantes, não é um bom sinal. O Espírito sopra, mas nós amainamos as velas. E todavia, muitas vezes O vimos realizar maravilhas! Muitas vezes, precisamente nos períodos mais escuros, o Espírito suscitou a santidade mais luminosa! Porque Ele é a alma da Igreja, sempre a reanima com a esperança, enche-a de alegria, fecunda-a de vida nova, dá-lhe rebentos de vida. Como na família, quando nasce uma criança, esta complica os horários, faz perder o sono, mas traz uma alegria que renova a vida, impelindo-a para a frente, dilatando-a no amor. Do mesmo modo o Espírito traz à Igreja um «sabor de infância». Realiza renascimentos contínuos. Reaviva o amor do começo. O Espírito lembra à Igreja que, não obstante os seus séculos de história, é sempre uma jovem de vinte anos, a Noiva jovem por quem está perdidamente apaixonado o Senhor. Não nos cansemos, então, de convidar o Espírito para os nossos ambientes, de O invocar antes das nossas atividades: «Vinde, Espírito Santo!»

Trazerá a sua força de mudança, uma força única que, por assim dizer, é ao mesmo tempo centrípeta e centrífuga. É centrípeta, isto é, impele para o centro, porque atua dentro do coração. Infunde unidade na fragmentação, paz nas aflições, fortaleza nas tentações. Assim no-lo recorda Paulo na Segunda Leitura, quando escreve que o fruto do Espírito é alegria, paz, fidelidade, autodomínio (cf. Gal 5, 22). O Espírito dá intimidade com Deus, a força interior para avançar. Mas, ao mesmo tempo, Ele é força centrífuga, isto é, impele para o exterior. Aquele que conduz ao centro é o Mesmo que envia para a periferia, rumo a toda a periferia humana; Aquele que nos revela Deus impele-nos para os irmãos. Envia, torna testemunhas e, para isso, infunde – escreve ainda Paulo – amor, benignidade, bondade, mansidão. Somente no Espírito Consolador proferimos palavras de vida e encorajamos verdadeiramente os outros. Quem vive segundo o Espírito permanece nesta tensão espiritual: encontra-se inclinado conjuntamente para Deus e para o mundo.

Peçamos-Lhe que nos faça assim. Espírito Santo, rajada de vento de Deus, soprai sobre nós. Soprai nos nossos corações e fazei-nos respirar a ternura do Pai. Soprai sobre a Igreja e impeli-a até aos últimos confins, para que, levada por Vós, nada mais leve senão Vós. Soprai sobre o mundo o suave calor da paz e a fresca restauração da esperança. Vinde, Espírito Santo, mudai-nos por dentro e renovai a face da terra. Amen.

[00801-PO.02] [Texto original: Italiano]

[B0372-XX.02]